Settembre 2017- Pagina 24

Io proprio io: Enrico Panattoni

Come sempre lo sport accoglie le persone che hanno una forza di volontà positiva, e, di solito, questa qualità tali individui la trasferiscono anche nella vita quotidiana.

Enrico Panattoni, coordinatore dell’Università Popolare di Torino ha questa qualità tangibile e sensibile fin dal primo istante in cui ti parla: energia allo stato puro. La voglia di fare e di costruire qualcosa nasce dai suoi occhi, passa dalla sua mente e, a seconda dei casi, si trasforma o in azioni strategiche per la conduzione dell’Università oppure in gesti motori se si tratta di sport.E’ un triatleta volitivo capace di competere ad alto livello sulle due ruote ciclistiche, così come con la corsa di cui è appassionato, e capace di “azzannare” l’acqua come uno squalo pur di non perdere contatto con gli avversari. E’ una qualità che trasferisce nel suo lavoro e che lo spinge a non rinunciare mai ad un’opportunità perché sa che con il lavoro e\o con l’allenamento i risultati si possono ottenere. Enrico Panattoni è laureato in Economia e Commercio e inizia il suo lavoro in ambito aziendale in vari ambienti fino a diventare Amministratore Delegato di una importante industria che lavora in ambito “auto e dintorni”. Lascia tutto e si getta a capofitto nell’avventura Unipop Torino (abbreviazione della fondazione Università Popolare di Torino). Ma non inizia come “capo del mondo”, ma come tutte le persone di qualità, dal basso, da “volantinatore” poi a co-coordinatore, da curare gli ingressi tutte le sere fino a guadagnarsi la fiducia al punto che ora, di tale istituzione è divenuto coordinatore didattico, responsabile marketing e pubblicità e responsabile delle segreterie organizzative.

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Gli aneddoti degli anni passati tra le mura dell’Unipop Torino sarebbero inenarrabili in questa sede (ma speriamo voglia avere del tempo per poterne scrivere alcuni in un libretto di memorie…) ma durante tale percorso gli studenti di tale istituzione sono passati da circa 1000 a quasi 5000 del momento attuale. Allora viene spontaneo chiedergli il percorso verso la crescita da cosa sia costituito e la sua risposta è condensata in tanta attenzione rivolta a chi potrà occuparsi della docenza, vero motore dell’università popolare. Riceve decine di curriculum ogni anno, e per ognuno crea almeno due o tre appuntamenti per valutare attentamente la persona. La fase successiva prevede la valutazione di impatto della materia che dovrà essere presentata al pubblico dei futuri studenti e comprendere in anticipo se avrà o meno successo. Questo lavoro, nascosto, oscuro ai più e molte volte sottovalutato è un’arma segreta che merita di essere messa in evidenza.Questo adoperarsi in maniera garbata e senza riflettori addosso ma efficace è un po’ quello che realizza nello sport, dove i suoi orari di allenamento sono molto più che mattinieri, a volte anche prima dell’alba, e i suoi allenamenti rubati…al tempo libero: i risultati sembrano apparire dal nulla, ma sono frutto di tanta fatica.Lo sport non è quindi solo divertimento ma è una vera scuola di vita e la disciplina conduce ad un’attitudine che è propria delle persone di livello. Solo pochi comprendono quanto lo sport, quando non produce denaro, crea in ogni caso persone di alto profilo morale. Difficile che chi sa sacrificare (con tutta la benevolenza che vorrete dare a questo termine) parte di sé sudando sotto il sole o la mattina presto o rinunciando ad alimentarsi “male”, non sappia poi gestire al meglio la propria quotidianità. Il senso del dover fare bene lo trasporti in ogni cosa che fai. E allora sembra tutto facile adesso, ma negli anni, in collaborazione con tutto lo staff Unipop, e in particolare con il presidente Dottor Eugenio Boccardo (tra le altre note… medico sportivo del Torino Calcio quando vinse lo scudetto del 1976… ) la crescita da 35 a 118 corsi, la realizzazione di collaborazioni in varie sedi per quel che riguarda lo svolgimento dei corsi, importante e preziosa tra le altre quella raggiunta in questi anni con il Collegio San Giuseppe di Torino, il conseguimento di numeri tra i più rilevanti in Italia, il recente riconoscimento come polo formativo del Ministero Istruzione italiano, e tante altre cose (concerti, proiezione di film, teatro…ecc) sono frutto di un “allenamento” costante e quotidiano paragonabile a quello sportivo.

 

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Nulla nasce dal caso, ma dal lavoro delle persone. Ma Enrico Panattoni ci tiene a dire una cosa che vedo uscirgli dal “cuore degli occhi”. Mi dice infatti: “Il mio pensiero è sempre rivolto ai docenti, alcuni dei quali addirittura forniscono la loro opera gratuitamente tanto è forte il rapporto quasi di missione con l’Unipop. Sono loro il vero motore pulito dell’Università Popolare. Io posso anche essere il direttore d’orchestra, ma senza i musicisti l’opera non può realizzarsi. Ed è a loro che va tutto il mio ringraziamento per quello che in questi anni in tutte le sere hanno fatto e faranno”. Enrico nuota, pedala e corre (anche se bisognerebbe aggiungere che è maestro di sci, che pratica ed è trainer di body building, e altre cose che di solito non dice), è appassionato di archeologia, studia percorsi storici in montagna … ma non è questa la cosa importante. In realtà è una persona che ha coraggio, che non improvvisa, che prepara ogni evento con cura e meticolosità così come affronta una gara studiando percorsi, distanze, abbigliamento e particolari in abbondanza. L’effetto sembra sempre apparire dal nulla, ma come la maschera di chi recita non consente di vedere il vero volto della fatica nascosta sotto, così Enrico non vi dirà mai come l’ha fatto, ma non per presunzione, ma per indole timida, e non racconterebbe mai per vantarsi che è stato bravo perché ha fatto così…così e così. E’ abituato a sorridere nel suo ufficio dei risultati ottenuti insieme ai suoi oggetti di antiquariato che lo guardano, riservato e a volte un po’ orgoglioso di quanto fatto semplicemente per aver svolto il proprio dovere. Sembra facile, ma non lo è, e non è comune vederlo ai nostri giorni di esternazioni folli e inutili di “social estremi”. Atleti si nasce nello spirito, sul campo si prova la fatica, ma corretti e di stampo nobile lo si è nella semplicità di tutti i giorni. Enrico Panattoni, coordinatore dell’Università Popolare di Torino è tutto questo.

 

Paolo Michieletto

Torino Design of the City, la città diventa capitale mondiale dal 10 al 16 ottobre

Sono trascorsi quasi dieci anni da quando Torino è stata nominata World Design Capital, un riconoscimento assegnato ogni due anni dall’International Council of Societies of Industrial Design (ICSID) e che ha puntato i riflettori sulla capacità della città di riconoscere il design come fattore di crescita economica, sociale e culturale

Un percorso virtuoso iniziato nel 2008, che si è consolidato nel 2014 quando a Torino, unica in Italia, è stato attribuito il titolo di Creative City UNESCO per il Design e che ha trovato conferma quest’anno con la scelta di Torino come sede della convention biennale di World Design Organization (WDO)™.

Dopo Seoul, Helsinki, Città del Capo, Taipei, WDO™ (già ICSID) – l’organizzazione internazionale che promuove il design – sceglie una città italiana per ospitare la trentesima Assemblea Generale che vede coinvolti il 14 e 15 ottobre i propri referenti provenienti da tutto il mondo. Guidata attualmente dal professore e industrial designer africano Mugendi M’Rithaa, che in quei giorni passerà la presidenza all’architetto e designer piemontese Luisa Bocchietto, la World Design Organization (WDO)™ comprende 140 organizzazioni ed è attiva in 60 nazioni e 6 continenti in tutto il mondo.

In questa occasione, la Città promuove dal 10 al 16 ottobre Torino Design of the City, unasettimana di eventi, meeting, workshop, esposizioni e tour organizzati nei luoghi strategici della città che hanno vissuto e stanno vivendo il fenomeno della rigenerazione urbana, come via Sacchi, la Cavallerizza, Torino Incontra, Lingotto Fiere, BasicVillage, Toolbox, Hangar25, Circolo del Design, Mastio della Cittadella. Fulcro della manifestazione sarà quindi l’Assemblea Generale della WDO™, che coinvolgerà professionisti del design e addetti ai lavori provenienti da tutto il mondo e avrà luogo presso l’ILO, il Centro Internazionale di Formazione di Torino.

La manifestazione torinese nasce con l’obiettivo di portare all’attenzione dei cittadini e degli esperti del settore, nazionali e internazionali, lo stato dell’arte e le nuove tendenze del design contemporaneo e raccontare come, attraverso questa disciplina, si possa intervenire su un organismo complesso come la città. Torino Design of the City diventa quindi palcoscenico per confrontarsi sulle possibilità di innovare attraverso il design thinking applicato alla politica pubblica con soluzioni di mobilità sostenibile e rigenerazione urbana, creando reti eterogenee tra soggetti di vocazione e natura differente. L’ampio programma di eventi intende, inoltre, rilanciare la filiera del design, della creatività e della produzione presente sul territorio piemontese, attraverso azioni di valorizzazione del patrimonio esistente.

Torino Design of the City è realizzata grazie al lavoro congiunto del Tavolo consultivo del Design, che coinvolge oltre 30 soggetti pubblici e privati – tra cui associazioni di categoria, enti di formazione, archivi e musei – e di una cabina di regia formata dal Vicesindaco Guido Montanari e dagli Assessori alla Cultura Francesca Leon, alla Viabilità Maria Lapietra, all’Istruzione Federica Patti, all’Innovazione Paola Pisano e al Commercio Alberto Sacco.

La settimana di eventi è organizzata dalla Città di Torino con la Fondazione per la Cultura Torino e Turismo Torino e Provincia, con il sostegno di Compagnia di San PaoloFondazione Sviluppo e Crescita CRT, Camera di Commercio di TorinoUniversità degli Studi di TorinoPolitecnico di TorinoILO – International Labour Organization, con il patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e la collaborazione di World Design Organization (WDO)™.

 

LC – www.comune.torino.it

 

Reading per Vanchiglia

In occasione di LOV Vanchiglia Open Lab, Miraggi Edizioni anima Vanchiglia
dalle 16 con Miraggi Itineranti, reading di alcuni dei suoi autori più
rappresentativi (Luca Ragagnin, Claudio Marinaccio, Francesco Deiana,
simone carta, Carlo Molinaro), e alle 18 presenta alla Libreria Linea 451
i due nuovi romanzi in uscita a ottobre: San Francisco Rock di Marcello
Silvio Oliviero e Agenzia Pertica di Luca Ragagnin. I reading si terranno allo Studio 38, che per l’occasione inaugura la sua attività con un brindisi finale alle 18.30, al Chiosco dello Zoo, alla
libreria Linea 451, al Porto Ribeca e al Sofà Café Torino.
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Il programma

LIBRERIA 451 (via Santa Giulia, 40/a)
16.00 Marinaccio
16.25 Ragagnin
16.50 Carta
17.15 Molinaro
17.40 Deiana
18.05 Presentazione prossime uscite ottobre Miraggi: Oliviero / Ragagnin

PORTO RIBECA (via Tarino, 2)
16.00 Deiana
16.25 Marinaccio
16.50 Ragagnin
17.15 Carta
17.40 Molinaro

SOFA’ CAFE’ (via Balbo, 10/d)
16.00 Molinaro
16.25 Deiana
16.50 Marinaccio
17.15 Ragagnin
17.40 Carta

STUDIO 38 (via Bava 38) con la partecipazione esclusiva di Paolo Angelo
Parpaglione (Africa Unite – Bluebeaters)
16.00 Carta
16.25 Molinaro
16.50 Deiana
17.15 Marinaccio
17.40 Ragagnin

IL CHIOSCO DELLO ZOO (via Bava, 30/g)
16.00 Ragagnin
16.25 Carta
16.50 Molinaro
17.15 Deiana
17.40 Marinaccio

Mondiali Para-Archery, un titolo e un bronzo per Elisabetta Mijno

Splendida doppietta di medaglie iridate per Elisabetta Mijno, che ai Mondiali Para-Archery di Pechino ha raccolto un oro e un bronzo. Nella divisione arco olimpico, l’arciera paralimpica torinese delle Fiamme Azzurre ha conquistato il titolo nel mixed team insieme a Stefano Travisani e il bronzo a squadre con Annalisa Rosada e Veronica Floreno. Nel mixed team i due azzurri hanno vinto 6-0 la finale contro il Brasile di Cordeiro e Silva Carvalho (parziali di 33-23 32-30 34-29). Elisabetta Mijno ha così aggiunto così un altro importante tassello alla sua ricca bacheca, nella quale splendono l’argento delle Paralimpiadi di Londra 2012, il bronzo dei Mondiali 2015 e il bronzo del mixed team di Rio 2016, in coppia con l’altro piemontese Roberto Airoldi. Per il 32enne milanese Stefano Travisani si è trattato invece del primo podio mondiale, a due sole stagioni dal suo esordio nel tiro con l’arco e alla seconda apparizione con la maglia azzurra.

Come detto, Elisabetta Mijno ha conquistato un nuova medaglia nella prova a squadre, insieme alle compagne di nazionale Annalisa Rosada e Veronica Floreno. Il trio azzurro ha superato l’Iran (Delkhosh, Nemati, Rahimi Ghahderijani) in una finale molto combattuta e terminata 5-4 allo shoot off (parziali 43-45 49-48 47-49 51-48 24-18). Due volte in svantaggio nel conto dei set (0-2 e 2-4), le azzurre hanno pareggiato in entrambe le occasioni e poi dato il meglio nel momento decisivo.

Da segnalare i percorsi di Elisabetta Mijno nelle due gare. Nel mixed team gli azzurri hanno concluso le qualifiche al quarto posto (1234 punti) e poi superato 6-2 agli ottavi il Giappone (Shigesada-Ueyama), 6-2 ai quarti la Repubblica Ceca (Kostal-Sidkova) e 5-1 in semifinale l’Iran (Nemati-Jalalipour). Nella prova a squadre le italiane hanno perso 6-0 la semifinale contro la Russia (Barantseva, Batorova, Sidorenko), dopo aver chiuso la qualifica in seconda posizione con 1757 punti.

A livello individuale Elisabetta Mijno si è fermata ai quarti di finale. Nella prima giornata di gare ha concluso la qualifica al terzo posto, con 626 punti e con il nuovo record personale sulle 72 frecce. Ai 16esimi ha superato 6-0 la coreana Sam Suk Ha e agli ottavi ha battuto 6-2 la turca Zehra Torun Ozbey, prima di arrendersi 6-0 all’altra turca Nur Merve Eroglu.

Per quanto riguarda gli arcieri piemontesi ha vestito la maglia azzurra ai Mondiali di Pechino anche Roberto Airoldi, atleta originario di Galliate e portacolori degli Arcieri Cameri, impegnato nell’arco olimpico. 14esimo al termine della qualifica con 608 punti, nel primo scontro diretto ha superato 6-0 l’ucraino Roman Chayka e ai 16esimi ha piegato 6-2 il polacco Piotr Sawicki. Agli ottavi ha invece perso con analogo punteggio contro un altro polacco, Ireneusz Kapusta. Nella prova a squadre Roberto Airoldi, Stefano Travisani e Fabio Tomasulo si sono fermati ai quarti di finale, sconfitti 5-1 dalla Polonia (Daleszynski, Kapusta e Sawicki). In precedenza avevano superato la qualifica al terzo posto con 1816 punti.

Giovane mamma e figlia di sei anni uccise a coltellate. Probabile omicidio-suicidio

Aveva 31 anni la donna di origini romene trovata morta con la figlia di 6 anni , a causa delle  ferite dovute a un coltello, in una frazione di Perosa Argentina, nel Pinerolese. E’ probabile che si tratti di omicidio-suicidio. Il corpo della piccola, uccisa con una coltellata al petto, era nel soggiorno, quello della madre in cucina. La mamma della ragazza ha scoperto i corpi.  Vicino al corpo della donna, che si sarebbe data tre pugnalate al petto dopo avere ucciso la figlia, è stato trovato il coltello. La donna abitava in Italia da 15 anni,  viveva con un italiano, sposato due anni fa, che al momento sarebbe in Romania. Nella casa di via Nazionale della frazione Meano di Perosa Argentina, dove sono stati scoperti i corpi senza vita non sarebbero stati trovati biglietti. Le indagini sono affidate ai carabinieri del Nucleo Investigativo di Torino e di Pinerolo.

 

(foto archivio)

Javier “Stakanov” alla Mostra di Venezia

 

Javier Bardem

Sin da “L’amore ai tempi del colera”, tratto dal capolavoro di Gabriel Garcia Marquez, Javier Bardem, lo scialbo Florentino, nel film di Mike Newell, innamorato senza speranza di una splendida Fermina-Giovanna Mezzogiorno a sua volta attratta da quel gran bel fustaccione di Hactor Elizondo per tutta la durata del lungometraggio fino a quando, anziani (dopo 51 anni, 9 mesi e 4 giorni), questo sentimento viene misericordiosamente contraccambiato, ha dimostrato una grande capacità di interiorizzazione dei personaggi, tipica dei grandi attori. Se in film horror banali come “Mother”, di Darren Aronoksky (ho trovato questo film presentato alla 74ma Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, il cui termine è stato accolto da non pochi fischi e “buuu”, guardabile solo per il ritmo in cui si sono susseguiti per tutta la seconda parte della pellicola gli effetti speciali e, segnatamente, quelli acustici relativamente agli sbattimenti di porte), che presenta riferimenti a immagini fin troppo note del “genere”(a tratti delirante, privo di coerenza, insomma un fallimento mascherato da film grandioso) Javier non riesce ovviamente( ci vorrebbe Superman)ad imporsi( così come pure le brave e belle Jennifer Lawrence e Michelle Pfeiffer), in quelli dove c’è “cuore” ci riesce come pochi altri. Sicchè troviamo una Penelope Cruz, moglie dell’attore canarino, che ha dichiarato durante la Conferenza Stampa susseguita alla Prima, sempre nell’ambito della kermesse lagunare di quest’anno, di “Loving Pablo”, di Fernando Leon, di cui era co-protagonista ancora con Bardem, che il buon Javier era “tanto” Pablo (Escobar) da darle la nausea. In effetti, anche fisicamente, il Re dei Narcos era reso in modo perfetto (tanto che i 20 kg che Bardem aveva dovuto prendere per somigliare ancor più a Pablo ancora non parevano smaltiti durante la passeggiata sul Red Carpet). Storia avvincente e fedele ad un periodo che ha cambiato i peggio la vita di questo nostro Mondo, sempre più alla ricerca dell’effimero, la cui sostanza, parimenti negativa, spesso è solo più quella di rimpinguare gli Imperi finanziari del male.

Paolo Turati

 

 

Notte degli Archivi, un successone

Circa 6 mila i partecipanti ieri  alla seconda edizione della Notte degli Archivi. La rassegna culturale fatta di incontri, lezioni, e musica ha visto la presenza di 26 autori. Folla di ogni fascia di età, tra cui i bimbi che hanno dormito al Museo del Risparmio (nella foto), per riscoprire i tesori degli Archivi cittadini: le strutture erano sei in più quelle degli anni precedenti. Sono stati effettuati anche spostamenti con i tram storici.

La spada di Enea

Savigliano incontra il mondo etrusco e quello romano a Palazzo Taffini d’Acceglio. C’è la spada di Enea, del VII secolo a.C., restituita dalla terra ma è solo leggenda e grande epopea, che faceva parte del corredo funebre di un guerriero vissuto nell’età degli Eroi, c’è la grande clava di bronzo di Ercole, che il figlio di Zeus, amato da Etruschi e Romani, usò per superare immani fatiche pur di raggiungere gli dèi nell’Olimpo celeste e c’è Eros bambino che dorme sulla pelle del leone, opera attribuita a Michelangelo conservata nel Museo di Antichità di Torino. Sono alcuni dei pezzi pregiati esposti nella mostra “Enea e gli Etruschi” allestita nella Sala degli Dei di Palazzo Taffini per iniziativa dell’Associazione “Le Terre dei Savoia” che riunisce una cinquantina di Comuni delle province di Torino, Asti e Cuneo, impegnati a valorizzare il territorio sotto il profilo culturale e turistico. Tra i suoi progetti, finanziati in parte dagli organismi europei, spicca il Mùses Accademia Europea delle Essenze, che oggi è un grande spazio museale all’interno dello storico edificio saviglianese. Storia e leggenda, dipinti e reperti si intrecciano idealmente nell’esposizione a Palazzo Taffini che un tempo accoglieva i regnanti e oggi ospita oggetti e sculture di grande valore provenienti dai principali musei etruschi del Lazio, della Toscana e dal Museo di Antichità di Torino. Gli antichi affreschi del Seicento sono ora visibili al pubblico e descrivono le gesta di Enea, eroe troiano progenitore dei Romani, intrecciandole con la celebrazione di Casa Savoia e della famiglia Taffini all’epoca di Maria Cristina di Francia. Trionfano il mito di Enea, l’origine etrusca dei Troiani e la storia della fondazione di Roma che danno vita a un mitico racconto in cui i Duchi di Savoia e la famiglia Taffini vengono esaltati e glorificati insieme. Gli otto affreschi mostrati ai visitatori rievocano alcuni episodi tratti dall’Eneide di Virgilio e dalle Historiae di Tito Livio e riguardano le armi di Ettore, Enea e Didone, la discesa di Enea agli Inferi, la madre Venere che consegna le armi a Enea, lo scudo di Enea: Orazio Coclite, l’assedio dei Troiani, il soccorso al campo di Troia e il duello finale tra Enea e Turno colpito a morte dalla spada di Enea. La rassegna è arricchita da splendidi gioielli, da un olfattorio di 24 vasi di vetro di Murano che ricordano i vasi etruschi, contenitori di rari e preziosi profumi, e da un omaggio ai personaggi di Caterina de Medici e Maria Cristina di Francia, duchessa di Savoia, rappresentate con lussuosi vestiti storici. La mostra è curata da Umberto Pecchini (Associazione Le Terre dei Savoia) , Loredana De Robertis, Gabriella Pantò e Simona Rafanelli con il sostegno della Cassa di Risparmio di Savigliano, proprietaria di Palazzo Taffini. É visitabile fino al 7 gennaio 2018, dal martedì alla domenica, dalle ore 10 alle 13 e dalle 14 alle 18.

 

Filippo Re

 

Il fanatismo non perdona la ragazzina “fascista”

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

A Noli, in Liguria, il 30 settembre verrà inaugurata una lapide in ricordo di una tredicenne  di Savona , Giuseppina Ghersi, violentata   e uccisa da partigiani comunisti nei giorni successivi al 25 aprile1945.  Era solo  una bambina, nel 1945 le tredicenni erano solo bambine e non ebbe compromissioni  con il fascismo, se non per  aver scritto un tema su Mussolini . La famiglia di Giuseppina non era fascista e l’accusa rivolta contro la tredicenne di essere stata una spia dei tedeschi del tutto infondata. Venne rapata a zero, la sua testa venne dipinta di rosso , la sfigurarono con le percosse e poi venne ammazzata con un colpo alla nuca .Il padre di Giuseppina fece un esposto alla Magistratura qualche anno dopo il misfatto, ma non ottenne soddisfazione. Fu Gianpaolo Pansa a denunciare il crimine rivoltante avvenuto nel clima irrespirabile  di una guerra civile che continuò ben oltre il 25 aprile 1945. Ci furono episodi atroci che hanno provocato degli  odi che hanno invelenito l’Italia per decenni. Le atrocità vennero commesse da fascisti, tedeschi e da partigiani. Le motivazioni non giustificano nessuno perché certi crimini non possono essere motivati se non con la barbarie inumana che non è di destra né di sinistra, ma ha un’unica matrice nel ricorso alla violenza belluina.  A Noli ( e non a Savona dove il fatto, avvenne ) vogliono apporre questa lapide :”Anni sono  passati, ma non ti abbiamo dimenticata ,sfortunata bambina oggetto di ignobile viltà ” . 

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Non ci sono riferimenti politici di sorta. Anzi, potrebbe persino essere considerato un testo reticente, ma certamente non di parte. Ma l’Anpi di Savona ha subito protestato vibratamente , denunciando nel cippo una strumentalizzazione politica. Il clima  creato da casa Pound da una parte e  ,dall’altra ,dalla proposta di legge Fiano sui reati di opinione in materia di apologia del fascismo   hanno determinato un ambiente  poco propenso a confrontarsi con franchezza e distacco critico  sul nostro passato dopo  oltre 70 anni. La sindaca di Forza Italia di Savona Caprioglio , prudentemente, si  e’ sfilata ,affermando come  si debba a guardare all’oggi e  non ad episodi di  decine di anni fa, pur denunciando, da donna ,da avvocato e da madre , l’abuso nei confronti di una bambina  avvenuto a Savona nel 1945.  Forse ha ragione la sindaca di Savona, ma forse questi episodi motivati da ragioni solo  apparentemente  politiche ,non potranno mai essere archiviati. Il testo proposto a Noli non offende nessuno e chi si oppone al ricordo di Giuseppina offende il buon senso  e  i più elementari  valori umani che proprio l’antifascismo ha affermato con la Resistenza  e che il nazifascismo ha sempre calpestato, spesso in modo sprezzante e persino orgoglioso. Che ci siano stati fatti bestiali durante e dopo la Liberazione non si può continuare a negarlo con una  stupida ipocrisia  che soprattutto i giovani non possono accettare.

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Solo i parrucconi legati ad un loro orgoglioso e  pur legittimo passato  possono cercare di bloccare un processo di smitizzazione che è storicamente inevitabile, anzi e’ indispensabile per non continuare a  confondere il grano con il loglio . Anche contestualizzando storicamente l’episodio di cui fu vittima Giuseppina, come sempre va fatto, ogni tentativo di attenuare le responsabilità dei suoi brutali assassini appare inutile e grottesco. Gli eccessi di questo tipo  sono crimini contro l’umanità che vanno oltre la  stessa guerra civile che divise gli Italiani  e che appaiono  totalmente ingiustificabili  sotto ogni punto di vista. L’antifascismo vero non ha paura di aprire i suoi armadi perché non ha scheletri da nascondere. Solo chi ha nefandezze da occultare, può  motivatamente urlare allo scandalo di Noli per creare la confusione necessaria a  tentare, in verità  un po’ pateticamente, di  mascherare certe pagine nefande di storia .Chi ha addirittura scomodato Italo Calvino per alleggerire certe colpe, ha fatto un’operazione incredibile. Calvino non avrebbe mai accettato di coprire le belve che torturarono e uccisero Giuseppina . Quel cippo di Noli servirà anche a riflettere sulle violenze  e gli stupri che ieri, oggi ,e purtroppo, anche domani si commetteranno contro le donne e le bambine.  Al di là delle etichette politiche, dietro cui  i barbari  intendono nascondere la loro barbarie.  Il Vice Presidente Nazionale della FIVL, il savonese   Lelio Speranza , partigiano cristiano agli ordini di Martini Mauri, mi disse una volta che, ripensando a quell’episodio del 1945  , sentiva un voltastomaco che lo faceva  ancora soffrire e indignare. Speranza fu un vero e valoroso  combattente per la libertà ,ma soprattutto fu un uomo autentico e coraggioso.

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quaglieni@gmail.com

Arrestato terzo aggressore del senatore Airola

Terzo arresto da parte della polizia per l’aggressione ad Alberto Airola, il senatore del Movimento 5 Stelle aggredito nel quartiere Aurora a Torino nella notte tra il 3 e il 4 settembre. In manette è finito  Hassan Issam, 35enne tunisino, irregolare sul territorio italiano e con diversi precedenti per rapina e traffico di droga. La Digos lo ha rintracciato e fermato ieri sera. Erano già stati presi  due dominicani, uno di 20 e l’altro di 28 anni. Il senatore pentastellato ha riportato una frattura della mandibola, per la quale è stato sottoposto a un intervento chirurgico.