La decadenza della Superba che umiliando un eroe umilia sé stessa

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

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Gli inizi dei consigli comunali dopo le ferie non sono mai entusiasmanti e spesso ci sono consiglieri assenteisti che si prolungano  arbitrariamente le vacanze. Ma, nel caso di Genova , gli assenteisti della maggioranza che in giugno ha vinto le elezioni, non hanno giustificazioni  plausibili.

Con la loro assenza hanno consentito all’opposizione di far mancare il numero legale, assentandosi dall’aula, con lo scopo preciso di bloccare l’intitolazione di una via della Superba a Fabrizio Quattrocchi , medaglia d’oro al valor civile , nominato dal presidente Carlo Azeglio Ciampi. Quattrocchi venne assassinato brutalmente in Iraq dove venne fatto prigioniero  nel 2004.  Negli ultimi istanti di vita disse ai suoi carcerieri : “Così vedrete come sa morire un Italiano “.  Una frase di sapore risorgimentale che fa pensare ai fratelli Bandiera o ai Martiri di Belfiore ,eroi dimenticati dell’800. Una frase impensabile nel ‘900 ,se si esclude la Grande Guerra e qualche episodio della Seconda, e soprattutto impensabile  nel nuovo secolo in cui l’idea di patria sembra essere scomparsa. Disperatamente scomparsa ,come accadde a Fabrizio  per la sua vita, stroncata in giovane età  dalle Falangi Verdi di Maometto. Vide bene il Presidente che ci fece riprendere l’orgoglio del tricolore e di essere italiani, nel conferirgli l’Oro concesso ai benemeriti della Nazione. Ma ci fu chi non capì il gesto di Fabrizio perché lontani ad ogni valore patriottico. Tanto per intenderci ,chi vide in Giuliana Sgrena, un’eroina, anche se per causa sua venne ammazzato chi la stava proteggendo per dovere di servizio. Quattrocchi era per tanti  un volgare mercenario e tale doveva restare. Attorno a lui doveva restare il silenzio spezzato da chi ha proposto che la sua città gli dedicasse una via a tredici anni dalla sua morte.  In opposizione alla Genova di  Carlo Giuliani e di don Gallo,c’è anche una Genova civile fatta di gente che sa chi è stato Quattrocchi e  sa dirgli grazie.   E’ la Genova che nel passato ha avuto uomini come la M.O. al V.M. Luigi Durand de la Penne che violo’ con il suo coraggio il munito  porto inglese di Alessandria d’Egitto nel 1940. Quattrocchi  è una delle lanterne accese  di una città umiliata dal malgoverno di troppi anni e ,prima ancora ,dal terrorismo trionfante che la mise a ferro e fuoco.  Chi si si è opposto, assentandosi dall’aula,ha dimostrato la pochezza di sempre,non avendo neppure il coraggio di un voto contrario che andrebbe motivato .Chi ha continuato le ferie si è assunto una responsabilità morale di cui dovrà rendere conto ai Genovesi e agli Italiani.

 

quaglieni@gmail.com

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