L’Italia si è desta

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

Malgrado tutto, non sono un antiitaliano alla Bocca, alla Prezzolini e alla Montanelli e non sono neppure un seguace  delle vacanze  smodate alla Briatore che  anzi mi ripugnano .Io continuo ad amare disperatamente l ‘Italia , come diceva Francesco Carnelutti, grande  avvocato, ma anche grande italiano. E quando l’Italia va male, ci soffro

 

Sta per giungere in aula alla Camera, con qualche decennio di ritardo, la legge che stabilisce come inno ufficiale della Repubblica italiana il Canto degli italiani di Novaro -Mameli ,scelto come inno provvisorio il 12 ottobre 1946 dopo il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica, in seguito al referendum del 2 giugno di quell’anno. I comunisti ,anche supportati dal convertito al PCI Massimo Mila che godeva fama di critico musicale, anche se non riuscì mai a vincere una cattedra universitaria, volevano l’Inno di Garibaldi. Dopo l’ 8 settembre la Marcia Reale era stata paradossalmente  sostituita con la “Leggenda del Piave” che ricorda l’unica gloria militare Italiana culminata nelle vittoria del 4 novembre 1918.Ma forse fu anche un atto di orgoglio nazionale richiamarsi al Piave nel momento del disfacimento dello Stato e di quella che ,forse a torto, venne considerata la fuga di Pescara. Era lo  stesso re che nel 1917 salvo’ l’Italia a Peschiera con la resistenza sul Piave quello che nel 1943 trasferì il governo a Brindisi ,in territorio non occupato, sapendo che con quel gesto impopolare comprometteva il futuro della dinastia sabauda, ma salvava la continuità dello Stato.

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Adesso , dopo mille rinvii e ripensamenti, l’Inno di Mameli forse diventerà inno ufficiale, anche se c’è il solito sciocchino incolto e fazioso che gli oppone  la pur famosa canzone “Sole mio” ,forse per meglio  rappresentare ciò che è diventata l’Italia di oggi senza spina dorsale patriottica :un paese di furbi  disincantati , di mandolinisti, di pizzaioli, di disoccupati, di astenuti schifati e qualunquisti  alle  elezioni, di debosciati, di drogati, di mafiosi, di perseguitati da una giustizia troppo spesso  politicizzata , di evasori e di tartassati fiscali… Un’idea che neppure la Napoli di ” Sole mio” rispecchia perché la canzone esprime la gioia di vivere dei napoletani, espressa nel Sole con la s maiuscola , già amato da Foscolo e Carducci come simbolo di vita.  Certo quella di oggi  e’ un ‘Italia molto lontana da quella di Mameli che mori’  per i suoi ideali risorgimentali. Anche chi canta “Siam pronti alla morte ”  oggi lo fa con  fortissima riserva mentale  e ,in cuor suo ,fa anche le corna .I tempi del popolo di eroi e’ finito, irrimediabilmente finito da tanto tempo con il disastro della guerra perduta. Ci ha tentato Ciampi a  farci sentire orgogliosi di essere italiani, ma è durata poco .

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Il decomporsi dell’Italia che non ha più neppure l’acqua  in misura sufficiente ai suoi bisogni quotidiani  e brucia in incendi spesso dolosi, non consente più alla maggioranza di amarla .E ‘ un’Italia invasa di centinaia migliaia di immigrati economici camuffati da profughi che ci porteranno al collasso. Amare questa Italia non è possibile. Specie se ci si prepara alle vacanze e i pensieri sono rivolti a tutt’altro. Io vorrei invece provare, anche se sono stonato, a cantare o canticchiare sotto voce  l’Inno di Mameli e anche la leggenda del Piave. Malgrado tutto, non sono un antiitaliano alla Bocca, alla Prezzolini e alla Montanelli e non sono neppure un seguace  delle vacanze  smodate alla Briatore che  anzi mi ripugnano .Io continuo ad amare disperatamente l ‘Italia , come diceva Francesco Carnelutti, grande  avvocato, ma anche grande italiano. E quando l’Italia va male, ci soffro. Come sarebbe bello pensare ad un “‘Italia che s’e ‘ desta ” ,come dice il nostro Inno.

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