Centro sinistra, ma si vuole fare si’ o no?

di Giorgio Merlo

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Ma insomma, il centro sinistra puo’ ancora rinascere in questo paese? La domanda non e’ retorica ne’ peregrina perche’ nel momento in cui il centro destra ritorna in auge e il movimento 5 stelle, checche’ se ne dica, resiste malgrado la pessima prova che fornisce governando qua e la’ nelle citta’ italiane, il centro sinistra continua a dibattersi in un confronto fatto di veti personali, pregiudiziali ad personam, accuse reciproche e delegittimazioni politiche violente. Tutti sappiamo tutto, o perlomeno quasi tutto. Il Pd renziano rinnega alla radice la logica della coalizione, dell’alleanza di cento sinistra; non fa mistero nel respingere al mittente qualunque ricordo del’Ulivo e men che meno dell’Unione; relega quasi tutti i padri fondatori del Pd nel quadro dei ricordi d’annata, importanti purche’ restino definitivamente in panchina. Al contempo, il movimento di D’Alema e di Bersani individua nel Pd renziano, ma non in tutto il Pd, la causa di tutti i mali nel dare un futuro credibile al centro sinistra nel nostro paese. E cosi’ Sinistra italiana e gli altri frammenti della sinistra qua e la’ disseminati. Ma non la pensa cosi’, almeno pare, Giuliano Pisapia. Ora, se si pensa che alle prossime elezioni politiche si corre anche per vincere e non solo per vedere quanti consensi porta a casa il proprio partito, ci sono almeno 3 elementi da rispettare rigorosamente. Innanzitutto in Italia la politica e’ sempre stata “politica delle alleanze”. Sia con il sistema maggioritario e sia, a maggior ragione, con quello proporzionale. Rivendicare l’autosufficienza elettorale, richiamare la centralita’ del partito ed esaltare l’isolamento della propria formazione politica, piu’ che un atto di coraggio e’ un gesto che rasenta l’irresponsabilita’ e la retorica. Fuorche’ si vagheggi di ottenere consensi del tutto avulsi dalla realta’. Come quando Berlusconi sostiene che la sua Forza iItalia puo’ tranquillamente raggiungere il 30% o alcuni esponente renziani quando dicono che il Pd superera’ altrettanto tranquillamente la soglia del 40%. Appunto, sogni e favole che possono essere raccontate una volta alla settimana per evitare di cadere nel ridicolo. In secondo luogo il centro sinistra decolla, e si puo’ fare, solo se tutti i partiti e i movimenti che si riconoscono – bene o male – in questa prospettiva politica la perseguono realmente. E’, questa, la prospettiva di tutti questo soggetti? Ovviamente no. E qui, di conseguenza, arrivano i nodi da sciogliere definitivamente. Ecco perche’, terza ed ultima considerazione, adesso inesorabilmente dovranno emergere le vere intenzioni dei singoli partiti e movimenti di centro sinistra. Al di la’ delle rituali rassicurazioni o delle ovvie ripetizioni. E cioe’, prima del voto – se resta, come restera’, questo sistema elettorale – si dira’ pubblicamente e chiaramente da parte di tutti che si vuol costruire una coalizione di centro sinistra in vista del governo del paese? Ben sapendo che nessuna forza politica raggiungera’, da sola, il 40% dei consensi? Se la risposta a questa domanda sara’ condita e condizionata dai soliti ed ormai nauseanti veti personali o se, di risulta, prevarranno veti politici/personali su alcune formazioni politiche, non dobbiamo stupirci se la soluzione finale sara’ il ritorno dell’intramontabile consociativismo. Condito, questa volta con certezza, con l’immancabile trasformismo. Perche’ di questo si tratta, alla fine. Se il Pd e Renzi dovranno dire con chiarezza se escludono a priori un’alleanza con Berlusconi e Forza Italia, gli altri partiti dovranno altresi’ esprimersi se l’alleanza con il Pd renziano, perche’ di questo si tratta, la vogliono fare o meno. Tutto il resto e’ mera propaganda, tatticismo e posizionamento. Adesso conta la politica. O almeno quella che un tempo era la politica. Cioe’ pensiero, strategia e coerenza.

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