Maggio 2017- Pagina 5

A Leo il premio romano “Vis iuridica”

Gian Piero Leo, già assessore regionale alla Cultura e attuale vicepresidente del Comitato Diritti umani del Piemonte è stato insignito a Roma del premio  “VIS IURIDICA”  conferito, da statuto, a chi si distingue per il particolare impegno profuso nella tutela dei valori di “LEGALITA’, GIUSTIZIA e SOLIDARIETA’ SOCIALE,  da parte di una associazione nazionale di magistrati e avvocati di alto livello.

“Con soddisfazione ho appreso che la motivazione – dice Leo – ha riguardato il mio impegno a favore del dialogo interreligioso e  di una cultura della cittadinanza, della legalità, dei diritti umani e della pace”

Alla serata, introdotta dalla presidente dell’associazione avv. Antonella Sotira erano presenti molte personalità tra le quali, esponenti di primo piano della magistratura e dell’avvocatura. Fra questi il dott. Antonello Racanelli segretario nazionale Magistratura indipendente, il dr. Giacomo Ebner vice procuratore Roma, la dott.ssa Fiammetta Palmieri, membro del C.S.M., il dr. Salvatore Cosentino vice procuratore di Locri, il dr. Corrado Cantoni vice presidente del A.N.M. l’avv. Mauro Vaglio presidente ordine avvocati di Roma, insieme a diversi altri presidenti dell’ordine degli avvocati di varie province italiane, il sostituto procuratore Luigia Spinelli membro della commssione per la lotta alla criminalità istituita da Nicola Gratteri, diversi professori costituzionalisti fra i quali il prof. Giovanni D’Alessandro, l’avv. Adele Zannoni Messina, prima avvocata donna della Sacra Rota insieme a molti altri avvocati illustri, Mons. Luigi Casolini di Sersale presidente associazione Cavalieri di S. Silvestro, insieme ad altre autorità ecclesiastiche ecc.

Nell’occasione dell’incontro il dr. Antonio Balsamo, Consigliere di Cassazione – Sostituto procuratore generale di Roma e responsabile per la magistratura dei progetti “invito a corte e settimana della legalità”(insieme al magistrato dr. Ebner),  ha rivolto l’invito ufficiale a Leo a partecipare – nella qualità di relatore – alle conferenze che si terranno il prossimo anno nel corso di queste iniziative.

Renata Guga Zunino: il figurativo si rinnova

Renata Guga Zunino accoglie, tramanda e rinnova un prototipo femminino liberato da preoccupazioni classiche, da deformazioni e astrattismi conservando l’oggettivazione dell’Idea a dimostrazione che il figurativo non smette mai di essere infinitamente nuovo se svolto da un vero artista.

Un’arte personalissima la sua che presenta una funzione liberatrice da strettoie accademiche e da omologazioni di certe imperanti accademie dell’avanguardie che banalizzano quelle che sono state le geniali provocazioni dei pionieri dell’avanguardia novecentesca.

Guga Zunino attua una rivalutazione della forma e dei contenuti mediante un caleidoscopio di visi e corpi femminili che paiono rimandare a un’eco di misteriosi ritratti del Fayum, di ieratiche icone bizantine, di sensuale sfrontatezza delle dame di Fontainebleau, con impronte surrealistiche di Magritte e Delvaux, che deve essere visto solo come suggestione formale.

Lo spirito che anima i dipinti è esclusivamente espressione di sublimazione di se stessa che invita ad una stagione di raffinati e preziosi piaceri innalzandola ad un mondo superiore, in una dimensione sacrale di sacerdotessa della seduzione.

Come in un rituale si pone al centro di un sipario teatrale per farsi ammirare e dare l’illusione di concedersi; in realtà è inafferrabile, quando si crede di averne possesso fisico e mentale, diventa qualcos’altro, si trasforma in cento, nessuna, centomila attraverso un processo vitalistico che la trasmuta ora in zarina ora in fumatrice di ricordi e ospite di un immaginario lussuoso Hotel Lisbona, equilibrista e clandestina ma anche madonna o santa Teresa d’Avila.

Avvolta nella malia di un giardino delle delizie, si offre come femmina del proprio tempo con nostalgie di ori bizantini e secessionisti, di fluenti chiome preraffaellite, di arabeschi e gioielli liberty entrando nell’immaginario collettivo del simbolismo e del decadentismo stravolgendone i significati grazie a una sorta di divertissement.

Il serpente che spesso l’avvolge non è mortale avvertimento della crudele femme fatale di Von Stuch che porta l’uomo alla perdizione ma si trasforma in soffice sciarpa o pelle dei pantaloni della “Equilibrista”.

Coniugando serietà e humor, realtà e sogno, attraverso il comune denominatore della seduzione, l’astuta protagonista non si lascia sfuggire l’uomo in adorazione, lo incanta e lusinga con promesse, che chissà se poi manterrà, e lo inonda di gocce di sangue, simbolo del torbido eros, che prendono l’aspetto di una cascata di petali di rosa.

 

Giuliana Romano Bussola

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A.L.E.R.A.M.O Onlus e la direzione del Museo civico di Moncalvo organizzano con la collaborazione di Giuliana Romano Bussola ,critico d’arte, la mostra di  Renata Guga-Zunino “  Autoritratto ovvero caleidoscopio” dall’8 aprile al 4 giugno 2017 presso il salone della Biblioteca civica di Moncalvo, piazza Buronzo 2.

Orari di apertura: sabato e domenica dalle ore 10 alle 18

Durante la settimana su appuntamento per gruppi di almeno 10 persone:

cell 327 7841338 Info@aleramonlus.it ; museocivicomoncalvo@gmail.com

e in orario d’uffico (martedì-venerdì) al mattino da 0141917427

 

 

Allegri: “Cardiff c’è poco da prepararla. Bisogna vincerla”

“Questa vittoria  ci consente di andare a Cardiff con grande entusiasmo e  grande serenità. Sono molto contento di questi ragazzi. L’anno prossimo anche altri del settore giovanile troveranno un po’ di spazio“. Massimiliano Allegri  commenta così su Repubblica la vittoria  in rimonta a Bologna. 

“Per la finale c’è da preparare ben poco, – aggiunge – c’è solo da vincerla. Affrontiamo una squadra straordinaria, ma dobbiamo avvicinarci con serenità. Siamo pronti per affrontare questa bella settimana e poi andiamo in vacanza”.

Foto: Claudio Benedetto www.fotoegrafico.net

Bambino di 8 anni muore per la caduta dalla mini-moto

Dopo la morte del bimbo di sei anni al Rally, un’altra piccola vittima si registra nel Torinese. Si tratta di Alessio, di 8 anni, residente a  Rubiana. Il bambino è morto per le ferite che ha riportato sulla pista di Ferriera di Buttigliera Alta, a bordo  di  una mini moto. Il fatto è avvenuto nei giorni scorsi mentre stava prendendo una curva e ha perso il controllo della  moto. Caduto sull’asfalto ha battuto  la testa e forse gli si è sganciato il casco di protezione. E’ stato soccorso dall’elicottero del 118 e ricoverato al Regina Margherita, dove le sue condizioni non sembravano gravi. Poi il peggioramento e la morte, venerdì. I genitori hanno autorizzato l’espianto di organi.

 

(foto: archivio)

I consigli comunali dei ragazzi contro lo spreco alimentare

I Consigli comunali dei ragazzi (Ccr) del Piemonte s’impegnano a rispettare e a diffondere le buone pratiche per prevenire e combattere lo spreco alimentare, a farsi parte attiva presso le istituzioni pubbliche affinché siano adottati provvedimenti volti a promuovere tali pratiche e a coinvolgere le associazioni di categoria e le scuole favorendo percorsi formativi e didattici sul tema degli sprechi e dell’educazione alimentare e ambientale. È questo, in sintesi, il dispositivo del documento approvato dai 50 Consigli comunali dei ragazzi (Ccr) che sabato 27 maggio si sono dati appuntamento al Centro sportivo di Occimiano (Al) per il loro IV raduno regionale.

L’iniziativa, realizzata dall’Assemblea legislativa piemontese – che custodisce il Registro regionale dei Consigli comunali dei Ragazzi – ha come parola d’ordine l’hastag #nessunosiperda.

Dopo i saluti del consigliere delegato dal presidente dell’Assemblea regionale, che ha sottolineato “l’innegabile merito dei Ccr nell’offrire stimoli e nell’ideare iniziative in grado di migliorare le città”, della garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza Rita Turino, che ha definito l’evento “un esercizio di cittadinanza attiva e responsabile”, del presidente del Corecom Piemonte Alessandro De Cillis, che ha evidenziato l’importanza “per i giovani e per gli educatori di trovarsi insieme per incontrarsi e confrontarsi” e della sindaco di Occimiano, che ha espresso la propria soddisfazione di ospitare il raduno, i sindaci dei Ccr di Cartosio, Pozzolo Formigaro (Al) e Mombercelli (At) ufficializzeranno il proprio ingresso nel Registro regionale

Al termine di questo ampio preambolo è stato illustrato il tema della giornata: mettersi in gioco affinché Nessuno si perda perché emarginato a causa del bullismo o costretto a rinunciare al diritto allo studio e al dovere di sviluppare i propri talenti per il bene della società.

Dopo aver ascoltato la testimonianza di Amin, venticinquenne giunto in Italia a otto anni dal Marocco senza conoscere una sola parola d’italiano che, grazie all’aiuto deigli insegnanti, dei compagni e di alcuni benefattori che si sono presi cura della sua formazione, si è recentemente laureato in Scienze infermieristiche, i ragazzi si sono divisi in gruppi per prendere parte alle attività formative e didattiche di approfondimento.

Nel pomeriggio il presidente del Corecom De Cillis e il commissario Vittorio Del Monte hanno svolto – alla presenza dell’assessora regionale all’Istruzione – un intervento per illustrare ai giovani e agli educatori la “dieta” digitale ideale per navigare su Internet in maniera sicura e metterli in guardia sui danni del cyberbullismo e hanno dichiarato la disponibilità del Corecom a svolgere incontri nelle scuole dei Comuni sede di Ccr incontri ad hoc per approfondire tali tematiche.

Per far sì che davvero Nessuno si perda e sottolineare – nel contempo – l’importanza del valore della solidarietà, il raduno è terminato con una prima raccolta di ricevute delle donazioni effettuate dai Ccr a favore delle popolazioni terremotate, depositate sull’apposito conto corrente attivato nei mesi scorsi dall’Assemblea regionale.

 ct- www.cr.piemonte.it

Questi i Consigli comunali dei Ragazzi che hanno aderito all’iniziativa suddivisi per provincia:

– Alessandria: Cartosio, Conzano, Giarole, Mirabello Monferrato, Occimiano, Pozzolo Formigaro, Terruggia, Villanova Monferrato;

 Asti: Cellarengo, Monale, Mombercelli, Monastero Bormida, Montegrosso d’Asti, Unione dei Comuni Alto Astigiano;

– Biella: Ronco Biellese;

– Cuneo: Corneliano d’Alba, Costigliole Saluzzo, Grinzane Cavour, Monticello d’Alba, Rifreddo, Saluzzo, Vicoforte, Villanova Mondovì;

– Novara: Armeno, Castelletto Sopra Ticino, Gozzano, Novara, Orta San Giulio;

– Torino: Avigliana, Bruino, Brusasco, Casalborgone, Cavagnolo, Fiano, Ivrea, Mattie, Nichelino, Pino Torinese, Rivalba, Rondissone, Rubiana, Rueglio, San Raffaele Cimena, San Sebastiano da Po, Scalenghe, Sciolze, Verrua Savoia;

– Vco: Baveno, Varzo;

– Vercelli: Rive.

Crisi, la cooperazione crea posti di lavoro. Ma all’estero

L’assessora regionale alla Cooperazione internazionale ne è convinta e, al seminario “Lavorare nella cooperazione”, svoltosi di recente a Torino, ha voluto ricordare gli accordi sottoscritti con la rete delle Ong piemontesi (Cop) e la rete dei Comuni per la Pace (Cocopa), collegando anche le politiche della cooperazione a quelle dell’accoglienza dei richiedenti asilo, difendendo innanzi tutto il buon operato delle organizzazioni non governative del proprio territorio.

Monica Cerutti ha così sottolineato “le  possibilità concrete di lavoro nell’ambito della cooperazione internazionale. Il Ministero degli Affari esteri ha un ruolo chiaramente fondamentale, ma il sistema della Regioni ne può giocare uno centrale costituendo l’anello di congiunzione con le realtà territoriali, istituzionali e della società civile, e lavorando alla cooperazione decentrata, che nella nuova legge nazionale viene chiamata partneriato territoriale”.

Al seminario è intervenuto il viceministro alla Cooperazione internazionale, che sottolineato la crescita di opportunità di lavoro all’estero per i giovani, che “non deve essere vista come una fuga dall’Italia ma, quando non diventa stabile, un’esperienza che nel curriculum di un giovane può fare la differenza”. Alcuni esempi sono i campi di lavoro di tre settimane e  gli agenti temporanei impiegati nell’Unione Europea con contratti di sei anni e una retribuzione fino a 5.800 euro, oppure  lo Junior Professional Officen nelle organizzazioni Onu (40 posti nel 2017). Tutti i dettagli sono su www.agenziacooperazione.gov.it

THINK DIFFERENT, PAY IN ITALY

 CONTRO L’ELUSIONE FISCALE DELLE MULTINAZIONALI DELL’ECONOMIA DIGITALE

 Giovedì 1 giugno ore 18,00 area pedonale di via Roma angolo via Bertola

 RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Da oggi parte la campagna di Sinistra Italiana “Think different, pay in Italy”, che si inserisce all’interno della mobilitazione “Robin Hood, i giorni della redistribuzione”, che vedrà l’organizzazione impegnata ogni primo del mese davanti ai luoghi simbolo della diseguaglianza e dell’elusione fiscale.

 

Cominceremo il 1 giugno a Torino, in collaborazione con Possibile, con un’iniziativa in via Roma in cui interverranno Marco Grimaldi (Segretario regionale di Sinistra Italiana), Misha Maselnikov (Oxfam Italia), Elly Schlein (europarlamentare, Possibile) e Nicola Fratoianni (Segretario nazionale di Sinistra Italiana).

 

 

Secondo le stime di Oxfam International, il costo annuale dell’elusione fiscale delle multinazionali a danno dei Paesi in tutto il mondo ammonta a duecentoquaranta miliardi di dollari

 

Secondo altre valutazioni, la perdita totale per gli Stati dell’Unione Europea derivante da pratiche di evasione ed elusione da parte di singoli e multinazionali ammonterebbe a quasi mille miliardi. Le pratiche di abuso fiscale di individui e grandi corporations rappresentano inoltre un elemento di rafforzamento delle disuguaglianze, a livello nazionale e internazionale, e fanno perdere ai Paesi poveri 170 miliardi di dollari l’anno in entrate di cui hanno disperatamente bisogno. 

 

Recenti scandali, come Panama Papers e Luxleaks, hanno portato di fronte agli occhi dei cittadini europei la gravità e l’enorme dimensione dei fenomeni di evasione ed elusione fiscale, che aumentano le disuguaglianze, sottraggono risorse necessarie agli Stati per investimenti e servizi pubblici e alimentano una situazione di concorrenza sleale verso le imprese oneste e responsabili. 

 

Questa situazione riguarda in maniera evidente alcune grandi multinazionali dell’economia digitaleI rapporti di UE, OCSE ed enti indipendenti dicono che tali imprese versano in Italia meno dello 0,1% di tasse, a fronte di un mercato e-commerce che vale più di 11 miliardi, in cui sono egemoni.

 

Significa che di fatto a pagare le tasse siamo noi lavoratori, partite IVA, piccoli e medi imprenditori, che non possiamo spostare la nostra sede legale o fiscale all’estero.

 

Perché loro pagano meno di noi?

 

Perché queste aziende utilizzano meccanismi di elusione fiscale, per esempio attraverso forme di “tax rulings” e società di facciata dislocate nei cosiddetti “paradisi fiscali”, che non sono solo località lontane (come Panama, le isole Cayman o le Bermuda) ma anche Paesi che fanno parte della nostra stessa Europa (per esempio Regno Unito, Irlanda, Lussemburgo, Olanda e Malta).


Chiediamo che l’UE istituisca al più presto l’obbligo per le multinazionali di rendicontare pubblicamente le tasse che pagano Paese per Paese nelle giurisdizioni in cui sono presenti e norme comuni per la tassazione delle imprese. 

 

Chiediamo che i governi europei devono inoltre definire sanzioni efficaci contro i paradisi fiscali e contro le imprese che vi sono stabilite e smettere di competere tra di loro abbassando artificialmente le tasse per singoli e multinazionali, per sottrarre proventi fiscali ad altri Paesi. In questo senso l’Italia ha offerto recentemente un esempio molto negativo: la vergognosa “Flat tax” introdotta dal governo italiano per i residenti stranieri ad alto reddito, una misura profondamente sbagliata, dannosa per i normali contribuenti e sleale verso gli altri Paesi e i partner europei. 

 

Chiediamo infine che i redditi di impresa delle multinazionali del digitale siano tassati nei Paesi in cui vengono generati, per esempio attraverso una “web tax” o “digital tax”, che farebbe recuperare all’Italia fra i 2 e i 3 miliardi di euro.

 

Vi aspettiamo il 1 giugno, per dire: “think different, pay in Italy!”

Linea di confine. Spigolature di vita e storie torinesi

di Pier Franco Quaglieni

Il Tar del Lazio lascia in carica Pagella Twitter, il cinguettio che diventa urlo, la riflessione di una giovane studiosa   I due Gianni, lo storico controcorrente Oliva e l’avvocato e politico d’altri tempi  Oberto  L’elogio della cravatta  tra eleganza e rispetto istituzionale 

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Il Tar non ha toccato Enrica Pagella
La sentenza del Tar del Lazio che annulla le nomine di cinque direttori di Musei italiani su 20,
fa sicuramente discutere, come fecero discutere le nomine del ministro Franceschini in base ad un concorso che è stato considerato dal Tar non conforme alle norme vigenti.  La sentenza riguarda solo alcuni direttori perché solo due concorrenti scartati si sono rivolti al Tar, potremmo dire hanno avuto il coraggio di presentare un ricorso. Sicuramente aveva ragione Vittorio Sgarbi ad esprimere perplessità su questo concorso molto “privatizzato”, svoltosi a porte chiuse o addirittura in parte via Skipe. A costo di apparire un bastian contrario, continuo a pensare che i concorsi debbano essere pubblici e trasparenti. La sentenza del Tar pone infatti in evidenza dei criteri valutativi non accettabili a termini di legge.  Enrica Pagella, già presidente della Fondazione Torino Musei, che dal 2003 era direttore di Palazzo Madama e Borgo medievale, non è stata toccata dalla sentenza. Nel caso di Torino non era stata seguita la “linea straniera” e non erano stati umiliati i dirigenti di carriera, ma venne applicato il criterio “tradizionale”.E i buoni risultati si sono visti. Ovviamente nessuno discute di per sé le scelte di Franceschini, ma la forma-mi insegnava Mario Allara- nel diritto, è sostanza.

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Twitter come pietre?

Scriveva il torinese Carlo Levi che <<le parole sono pietre>>. Una vecchia frase degli anni immediatamente successivi alla fine della II guerra mondiale ed in effetti, allora, nel clima infuocato del dopoguerra italiano, le parole erano non solo pietre.Il “triangolo della morte” lo sta a testimoniare. Anche l’apolitico padre di Nicola Matteucci venne ammazzato per il solo fatto di essere un possidente. Un’analoga sorte era toccata al padre del filosofo torinese Vittorio Mathieu, ammazzato con la moglie da partigiani garibaldini nell’agosto 1944. Un incontro questa settimana con una giovane e colta docente torinese mi ha reso consapevole che la virulenza dei linguaggi sui social ,in particolare su Twitter, fa pensare a vere e proprie pietre scagliate attraverso la rete. L’obbligo della sintesi trasforma il pensiero in azione,riducendo al minimo il pensiero che si snatura in slogan. Viene a mancare il confronto delle idee e la politica si manifesta in modo primordiale ed insieme modernissimo. Io avevo sempre pensato che la tolleranza, senza se e senza ma, per tutte le idee dovesse sempre essere la stella polare di un laico. Solo di fronte alle azioni, in particolare a certe azioni, non ci poteva essere tolleranza. Idee e azioni avevano due diversi metri valutativi. Facevo un’eccezione per l’infame manifesto degli oltre 800 intellettuali che armarono la mano agli assassini del commissario Calabresi. La giovane docente mi ha ricordato che già durante la Grande Guerra molti intellettuali si lanciarono nell’uso di un linguaggio violento in cui la parola diventava un proiettile da scagliare contro il nemico. E mi ha anche fatto rilevare che il mio discorso finiva di privare la parola di parte del suo effettivo valore. Lo stringato e pacato manifesto degli intellettuali antifascisti di Croce del 1925 non fu solo un documento scritto, ma animò l’impegno di molti. Osservazione ineccepibile. In effetti oggi il cinguettio di Twitter è solo apparentemente un cinguettio. Spesso diventa un urlo feroce, un incitamento all’odio e alla violenza.

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Il  nuovo coraggioso libro di Oliva
 Gianni Oliva è noto al vasto pubblico dei lettori per i suoi libri coraggiosi sulle foibe, sull’esodo giuliano- dalmata, sui Savoia, su Umberto II, sull’Esercito. Tutti temi che uno studioso di sinistra  non dovrebbe considerare degni di attenzione se non per  scrivere critiche spesso astiose o riservare silenzi  conditi di disprezzo. Oliva è uno dei pochi storici seri che la storiografia italiana abbia oggi.  L’ultimo libro dal  titolo “Combattere. Dagli arditi ai marò, storia dei corpi speciali” non passerà inosservato. Prevedo già alcune critiche aprioristiche e faziose che quasi sicuramente verranno espresse ,anche se il modo per liquidare chi dissente da noi è oggi la condanna del silenzio, della non recensione, del non invito in TV. Penso che sarà difficile mettere il silenziatore sullo scomodo libro di Oliva che ripercorre in modo lineare una storia che meritava di essere raccontata senza apriorismi faziosi. Gli arditi ,i marò, i paracadutisti ,la “Folgore” apparivano come i simboli dell’Italia fascista e guerrafondaia, incompatibile con l’art. 11 della Costituzione  in cui la guerra viene ripudiata.  I paracadutisti appiedati che resistono fino alla morte nel deserto africano di El Alamein  erano appannaggio dei nostalgici. Oliva ripercorre la loro storia, ricordando l’eroismo di quei soldati caduti a cui solo il Presidente Ciampi ebbe il coraggio di rendere omaggio. Ma dal libro viene fuori anche la storia della X Mas del principe Borghese, dei marinai che violarono il porto di Alessandria . L’autore parla di Luigi Durand de La Penne, di Teseo Tesei e di Elios Toschi, ma prima ancora di  Luigi Rizzo e della Beffa di  Buccari  nella I Guerra Mondiale e persino di Italo Balbo e di Giuseppe Bottai ,arditi nella Grande Guerra ,poi fascisti di primissimo piano. E’ un libro che non si può sintetizzare e che merita di essere letto. Fa onore ad Oliva l’averlo scritto ,diventa un dovere di un lettore che vuole informarsi sulla storia italiana leggerlo. Sicuramente è un libro che darà uno scossone alle vulgate.

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Gianni Oberto e il comune amore per Gozzano

Bello il nuovo tascabile di Palazzo Lascaris dedicato a Gianni Oberto Tarena, Presidente del Consiglio regionale e della Giunta regionale del Piemonte nel corso della I legislatura costituente, dopo essere stato Presidente della Provincia di Torino. La definizione di “disinteressato galantuomo” che costituisce il titolo di un paragrafo del libretto ,appare davvero calzante. Piemontese, avvocato, pubblicista, politico, uomo di grande cultura umanistica e giuridica, Oberto è stato un protagonista rimasto un po’ in ombra. Ingiustamente in ombra. Il Consiglio regionale gli dedicò un centro culturale che lavora in simbiosi con la biblioteca della Regione. Cattolico convinto, era anche un uomo aperto, potremmo dire un cattolico liberale, molto amico di Vado Fusi che me lo fece conoscere poco tempo prima di morire. Lo ricordo come un uomo molto cortese, riservato, direi “vecchio Piemonte “. Amava il suo Canavese profondamente, Ivrea faceva parte del suo DNA. Ricordo un altro incontro con lui insieme a Silvio Geuna che era stato rinchiuso nel carcere eporediese dopo la condanna all’ergastolo nel processo dell’aprile 1944 nel quale venne condannato a morte il generale Perotti. Più che di politica o di Resistenza, parlammo di Guido Gozzano e del “Meleto” di Agliè. Mi citò qualche verso a memoria. Io gli risposi con altri versi. Il nostro rapporto nacque nel nome di Gozzano. Raro, quasi eccezionale esempio di politico, specie democristiano. Per altri versi, già nel 1967 il Presidente della Repubblica Saragat ho la aveva insignito della medaglia d’oro dei benemeriti della scuola,della cultura e dell’arte.

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LETTERE –  scrivere a quaglieni@gmail.com

Lei scrisse tempo fa un elogio della cravatta .Come giudica i politici senza cravatta ed in jeans ,anche in cerimonie pubbliche ? A me sembra una mancanza di rispetto.

Gabriella Uberto

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La cravatta per me è un segno di eleganza, ma anche di rispetto. Le cravatte mi piacciono e ne ho una vasta collezione. Quando faccio un evento importante ne indosso una nuova che mi ricordi quell’evento. Da Marinella a Napoli sono di casa da molti anni. Ci andavano già mio nonno e mio padre. Longanesi , che scrisse che non portare la cravatta era un segno di indipendenza dai vincoli borghesi, è quasi sempre ritratto con la cravatta. Anche Togliatti portava la cravatta e anche il doppiopetto. Magari sono convenzioni, ma in Occidente sono convenzioni consolidate. Sergio Marchionne che si presenta al Quirinale con il solito maglioncino, è fuori posto come lo è Massimiliano Fuksas – progettista del grattacielo della Regione Piemonte- con la maglietta nera in ogni occasione. Ci sono anche politici in maniche di camicia. Diede il cattivo esempio Craxi quando al Palacongressi di Bari parlò, dopo essersi tolto la giacca per il caldo soffocante. Io mi sentirei di chiedere almeno a chi rappresenta le Istituzioni di sottoporsi al sacrificio di indossare giacca e cravatta. Enzo Ghigo, presidente della Regione per un decennio, era sempre inappuntabile come Aldo Viglione .Il via la cravatta e dentro i jeans, come è stato scritto, è un modo errato di voler assomigliare ai cittadini. I cittadini pretendono ben altro da chi eleggono .Se fossero bravi e onesti amministratori, il loro abbigliamento potrebbe passare in secondo piano ma ,quando un Sindaco o un Assessore indossano la fascia tricolore, devono avere l’abbigliamento adatto. Senza eccezioni.

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I finalisti del Premio Italo Calvino

 

Cerimonia di premiazione con i giurati Rossana Campo, Franca Cavagnoli, Mario Desiati, Marco Missiroli e Mirella Serri

Circolo dei lettori, via Bogino 9 – Torino

 

 

Nell’anno del suo trentennale, sono nove i testi finalisti che il Premio Italo Calvino ha scelto di sottoporre al giudizio della Giuria, composta, per questa edizione, da Rossana Campo, Franca Cavagnoli, Mario Desiati, Marco Missiroli e Mirella Serri.

 

Dopo aver esaminato, nel corso dell’anno, i 670 testi partecipanti al bando, il Comitato di Lettura del Premio ha selezionato nove autori esordienti – Emanuela Canepa (L’animale femmina), Nicolò Cavallaro (Le lettere dal carcere di 32 B), Andrea Esposito (Città assediata), Igor Esposito (Alla cassa), Vanni Lai (Le Tigri del Goceano), Davide Martirani (Il Regno), Luca Mercadante (Presunzione), Serena Patrignanelli (La fine dell’estate), e Roberto Todisco (Jimmy Lamericano) – tra i quali la Giuria individuerà il vincitore e le menzioni speciali.

La cerimonia di premiazione si svolgerà, alla presenza dei Giurati, martedì 30 maggio al Circolo del lettori di Torino, a partire dalle ore 17.30.

 

 

I testi finalisti e i loro autori

 

Per individuare i finalisti – compito non facile, considerando l’elevato numero di testi interessanti – il Comitato di Lettura ha deciso di puntare ad una scelta che fosse insieme rigorosa e rappresentativa di tendenze, temi e stili diversi, e che confermasse anche il ruolo del Premio nel far emergere narrazioni suggestive, scritture nuove e libri autentici.

La provenienza geografica degli autori conferma il carattere nazionale del Premio. Quest’anno, infatti, il campionario dei testi è tutto spostato verso il centrosud e le isole: ben tre sono gli autori di area napoletana; quattro risiedono a Roma; un altro finalista è sardo, confermando la produttività narrativa della sua regione, sempre ben rappresentata al Premio; una sola finalista, infine, proviene dal nord, per la precisione dal nordest. Le età variano dai 31 ai 49 anni con una netta predominanza della fascia dei trentenni. Tra i finalisti solo due donne, purtroppo, benché il Premio si sia sempre segnalato per una particolare attenzione rivolta ad esse.

Quanto ai temi, non è facile individuare un filo comune, anche se, pur in chiavi diverse, tutti i testi affrontano nodi esistenziali di rilievo. Di certo, nessun testo è consolatorio o eminentemente commerciale. Gli stili e le scritture di buon livello. Un panorama, insomma, estremamente variegato, che conforta il Premio Calvino nella sua formula di sondaggio nel sommerso della scrittura.

 

 

La storia del Premio

 

Il Premio è stato fondato a Torino nel 1985, poco dopo la morte di Italo Calvino, per iniziativa di un gruppo di estimatori e di amici dello scrittore, tra cui Norberto Bobbio, Natalia Ginzburg, Lalla Romano, Cesare Segre, Massimo Mila. Ideatrice del Premio e sua animatrice e Presidente fino al 2010 è stata Delia Frigessi, studiosa della cultura italiana tra Ottocento e Novecento.

Calvino, com’è noto, ha svolto un intenso e significativo lavoro editoriale per l’Einaudi; l’intenzione è stata, quindi, quella di riprenderne e raccoglierne il ruolo di talent scout di nuovi autori: di qui, l’idea di rivolgersi agli scrittori esordienti e inediti, per i quali non è facile trovare il contatto con il pubblico e con le case editrici. Il Premio ha impostato a propria attività seguendo gli stessi criteri che hanno guidato Calvino: attenzione e equilibrio, gusto della scoperta e, pur scegliendo di rimanere sempre in secondo piano rispetto all’autore, funzione critica.

 

 

I vincitori e le Giurie delle passate edizioni

 

Le Giurie del Premio, ogni anno diverse, sono sempre state costituite da critici letterari, storici della letteratura, scrittori e operatori culturali tra i più rappresentativi della scena culturale italiana dagli anni ‘70 ad oggi: Natalia Ginzburg, Cesare Segre, Ginevra Bompiani, Vincenzo Consolo, Edoardo Sanguineti, Ernesto Ferrero, Gianluigi Beccaria,   Dacia Maraini, Angelo Guglielmi, Marino Sinibaldi, Michele Mari, Tiziano Scarpa, Nicola Lagioia, Carlo Lucarelli, Antonio Scurati, Valeria Parrella, Michela Murgia, Fabio Geda, solo per citarne alcuni.

 

Il Premio Calvino può ormai contare un notevole numero di autori affermati, che hanno iniziato il loro percorso editoriale proprio partendo dalla partecipazione al concorso. Tra questi ci sono non solo finalisti e vincitori, ma anche molti segnalati dal Comitato dei lettori. Tra gli altri: Marcello Fois (Picta, Marcos y Marcos), Mariapia Veladiano (La vita accanto, Einaudi Stile Libero), Paola Mastrocola (La gallina volante, Guanda), Fulvio Ervas (La lotteria, Marcos y Marcos, con Luisa Carnielli), Errico Buonanno (Piccola serenata notturna, Marsilio), Rossella Milone (Prendetevi cura delle bambine, Avagliano), Francesco Piccolo (Diario di uno scrittore senza talento), Paolo di Paolo (Nuovi cieli, nuove carte, Empirìa), Flavio Soriga (Diavoli di Nuraiò, Il Maestrale), Marco Magini (Come fossi solo, Giunti), Francesco Maino (Cartongesso, Einaudi), Domenico Dara (Breve trattato sulle coincidenze, Nutrimenti), Valerio Callieri (Teorema dell’incompletezza, Feltrinelli).

 

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Le case editrici

 

Le case editrici che hanno pubblicato le opere vincitrici o segnalate vanno dai grandi marchi storici alle tante e pionieristiche case editrici che caratterizzano ormai da tempo il panorama culturale italiano. Ogni anno, alla cerimonia di premiazione si incontrano i più importanti editor, talent scout e responsabili delle collane di narrativa italiana.

 

 

 

 

 

Nosiglia: “I giovani periferia della società. Non parole ma lavoro”

Dopo l’accordo stretto con il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, per contrastare la disoccupazione giovanile – patto di qualche settimana fa – l’arcivescovo di Torino torna ad affrontare il tema del lavoro dicendo che  “le belle parole paternalistiche non servono:  occorre  piuttosto la possibilità di uno sbocco concreto nel mondo del lavoro, la piaga sociale più pesante che oggi i nostri giovani subiscono nel nostro territorio”. Monsignor Cesare Nosiglia così  si è idealmente rivolto agli educatori, alle istituzioni e al mondo della formazione e dell’economia pronunciando il suo messaggio di saluto in occasione dell’Assemblea diocesana sulla pastorale giovanile, all’Auditorium Santo Volto.” I giovani – ha aggiunto – spesso rappresentano le periferie delle periferie del nostro sistema sociale. Ciò favorisce la separatezza dal mondo degli adulti: questa si allarga sempre più con gravissime conseguenze per loro e per tutta la comunità”.