Maggio 2017- Pagina 40

Quale antifascismo? Storia di” Giustizia e Libertà”

Di Pier Franco Quaglieni

Giovedì  4  maggio all’Istoreto di Torino viene presentato il libro di Marco Bresciani Quale antifascismo? Storia di” Giustizia e Libertà”,edito da Carocci.


Ad 80 anni dall’assassinio di Carlo e Nello Rosselli esce un libro che storicizza le vicende di “Giustizia e Libertà” che a Torino ebbe esponenti di primissimo piano:da Umberto Calosso ad Augusto Monti,da Vittorio Foa ad Aldo Garosci,da Leone Ginzburg a Franco Venturi. I “giellisti” torinesi degni di essere citati sarebbero molti di più. Bresciani è un torinese che ha studiato a Pisa. E’ nato nel 1977 ed ha prodotto libri di alto livello per il rigore storico e la  capacità di andare oltre certe impostazioni mitizzanti. E’ un esempio raro, in particolare a Torino dove la scuola storica locale si è avvitata su alcune figure che hanno per decine d’anni  impedito una vera pluralità di idee nell’ambito universitario. Già il titolo con il punto interrogativo è emblematico del contenuto del libro.
Quale antifascismo ? Non appare un interrogativo retorico,ma il segno di una ricerca storiografica non ideologica che appartiene al modo di concepire la storia e la storiografia che fu di Federico Chabod e di Franco Venturi. L’autore parte dalle origini ,parlando della “Voce”  di Prezzolini, della passione interventista nel 1915  e del rifiuto del massimalismo socialista  che fu di tanti futuri giellisti, a partire da Salvemini ed Ernesto Rossi.

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Una parte molto interessante del libro è quella sull’antigiolittismo che accomunò Salvemini , Einaudi e Gobetti ,tanto per citare solo tre nomi importanti. L’incapacità di vedere nello statista di Dronero l’unico capace di trasformare l’Italia ,rifiutando la retorica, in uno Stato moderno ispirato ai valori che oggi definiremmo liberal-democratici, fu uno dei limiti vistosi di quegli uomini. Benedetto Croce nella sua Storia d’Italia mise invece  in un luce il valore dell’Italietta giolittiana valutata positivamente ,con molto ritardo,persino da Palmiro Togliatti .    Molto tardivamente Salvemini riconobbe l’ errore che commise  quando scrisse il libretto polemico  Il Ministro della malavita. Non aver capito Giolitti significò per molti diventare naturaliter interventisti e prendere un colossale ,iniziale  abbaglio persino di fronte a Mussolini :Salvemini confessava  ,sia pure anche lui molto tardivamente, che nel 1922 non avrebbe avuto dubbi a  preferire Mussolini rispetto a Giolitti. Ed Ernesto Rossi collaborò inizialmente al” Popolo d’Italia” del futuro duce. Dal libro emerge che anche il maestro di antifascismo al torinese Liceo “d’Azeglio”, Augusto Monti, tanto mitizzato dai suoi allievi,si espresse valutando positivamente le <<buone intenzioni>> di Mussolini. Anche Ferruccio Parri ,futuro capo carismatico della Resistenza  e primo presidente del Consiglio dell’Italia liberata,ebbe qualche esitazione.

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Importante è l’analisi del rapporto con Gobetti che insieme a Rosselli viene considerato un padre nobile del giellismo. Ma il rapporto Gobetti -Gramsci  determina posizioni molto diverse rispetto a Rosselli,a partire dalla valutazione della Rivoluzione d’ottobre che non fu affatto liberale,come Gobetti sostenne. Bresciani pone in evidenza come i giellisti facessero fatica  a <<decifrare la novità e la radicolità del fascismo>>.La loro era una cultura << impregnata di umori antigiolittiani,di ardori interventistici e di slanci combattentistici>> che aveva loro impedito di cogliere il senso del fenomeno fascista fin da subito.Certamente poi la scelta successiva fu antifascista senza ambiguità,caratterizzandosi  in termini di assoluta intransigenza: Salvemini in esilio,Rossi in galera,Rosselli al confino e poi fuoruscito in Francia. Gobetti era morto nel 1926 e sicuramente fu l’unico a vedere con chiarezza il fascismo fin dalle sue origini,anche se la sua interpretazione del fascismo come <<autobiografia della nazione>> era decisamente  sbagliata.

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Il movimento “Giustizia e Libertà” venne fondato a Parigi da Rosselli,la cui opera Socialismo liberale è rimasta a testimoniare il tentativo di fondere gli ideali di giustizia e di libertà attingendo dal socialismo l’idea di giustizia e dal liberalismo quella di libertà. Furono miraggi o fu un’idea politicamente praticabile ? Secondo Croce ,il Partito d’Azione nato da “Giustizia e Libertà” era un<<ircovervo>>, un mostro favoloso non esistente in natura,  in cui convivevano idee non fatte per essere amalgamate insieme,ma in conflitto.Al massimo una forzata  giustapposizione di idee configgenti. Infatti, il socialismo riformista di Turati,di Matteotti e di Saragat si definirà socialismo democratico  e non socialismo liberale. Giorgio Spini evidenziò che comunque la parola liberale era solo un aggettivo rispetto al socialismo che era invece un sostantivo. Certamente Rosselli fu critico implacabile  del comunismo sovietico e dello stalinismo e per questo motivo subì una persecuzione da parte dei comunisti. Bresciani attribuisce a Rosselli  un corsivo non firmato in cui nel 1935 apparirebbe un giudizio sostanzialmente elogiativo della Rivoluzione sovietica.

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Con la Guerra di Spagna nel 1936 Rosselli  avrebbe adottato <<un linguaggio insolitamente brutale,disponibile a giustificare qualsiasi violenza in chiave antifascista>>.
Addirittura, secondo Bresciani, negli scritti rosselliani <<si registrava una sempre più netta identificazione di anticomunismo  e fascismo>>. Un’idea che avrebbe trovato molti continuatori.
E’ certo che  dopo aver letto  il libro, l’icona di Rosselli non appare più così come sembrava.
E’ merito di questo libro aver contribuito a gettare nuova luce su una pagina che è rimasta per troppi anni identificata con certa” vulgata”. Chi ha scritto di Rosselli e di “Giustizia e Libertà” ci aveva offerto un’idea incompleta o parzialmente sbagliata. Certamente è lecito almeno sollevare anche noi un dubbio: se Gramsci e Rosselli non fossero morti nel 1937,ma fossero stati a capo del Partito Comunista e del Partito Socialista,  che cosa sarebbe successo? Forse la storia italiana avrebbe preso una piega diversa dopo la Resistenza e l’avvento della Repubblica.


PMS Moncalieri Basket: vincere un campionato italiano… senza che si sappia

In questo mondo sportivo dove anche un insuccesso diventa glorioso, suscita stupore e simpatia che una società del nostro territorio vinca la massima competizione a livello giovanile del suo sport e che poco si senta in giro tale notizia.

La PMS Basket Moncalieri, già nota per aver condotto una storia esaltante per la Torino del basket riportando ai vertici la pallacanestro in città, è divenuta Campione d’Italia Under 20 di Basket (più o meno la vittoria del campionato Primavera di Calcio, che di solito è trasmesso in TV addirittura in prime time…).

La squadra è riuscita in una impresa dove le più blasonate società di Italia si sono dovute inchinare alla voglia spregiudicata di un gruppo di ragazzi di vincere a tutti i costi, forti solo della loro qualità di non arrendersi di fronte ai nomi altisonanti e alla loro voglia di presentarsi al palcoscenico che conta per le loro imprese tecniche ed emotive. Sì, vincere per il giusto gusto di dimostrarsi squadra e individualità insieme.

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La loro vittoria sembra quasi un film che abbiamo visto già da qualche parte nei cinema, di quelle squadre che sembrano arrivare dal nulla e che poi vincono il campionato “alla faccia” di quelli forti che alla fine scoprono che erano forti ma non i più forti. Sembra il disegno di una cavalcata inesorabile da raccontare con penna ed acquerello ai posteri e forse succederà.

Al momento non si può fare altro che raccontare la loro storia, una storia di umiltà positiva, cioè di consapevolezza nelle proprie possibilità senza esaltazione esterna gonfiata, ma comunque di reale capacità e conoscenza dei propri mezzi. Un gruppo di persone che si unisce per rendere compatta la corazza sotto la quale tutti insieme sono impenetrabili, e dove forse non tutti sono fenomeni individuali, ma si rendono solide pietre angolari anche solo nelle parole dei time out o nel riscaldamento pre partita e sicuramente in tutti gli allenamenti. Come faccio a pensarlo? La qualità da sempre passa attraverso la mentalità vincente, e loro sicuramente ce l’hanno. Alcuni forse non proseguiranno la carriera professionistica, così come talvolta accade a chi vince il campionato NCAA di basket (il campionato dei College Statunitensi, che ha un seguito talvolta superiore agli stessi campionati professionistici), ma il ricordo di questa vittoria sarà presente in ogni momento della loro vita. Un successo che nasce dal sacrificio di ogni singolo affinché la squadra vinca. Si dice e per certi versi è anche ovviamente giusto, che chi segna è quello più forte, o comunque quello più noto, ma senza tutti gli altri nello sport di squadra non si vince mai, e non è giusto fingere di dimenticarlo.

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La PMS Basket Moncalieri sembra aver realizzato un sogno sportivo. Davide ha sconfitto non Golia, ma tanti Golia sul suo percorso, non ultimo il fatto di aver tenuto i ragazzi più forti sotto un marchio ai più sconosciuto che però da oggi non lo sarà più. Se può darci una lezione, questa società non è crollata dopo eventi molto difficili ed è risorta nel modo più poetico possibile, con i ragazzi giovani, costruendo dalle ceneri con ali rinnovate che possono condurre anche a traguardi insperati. Molti di noi sulla strada raggiungono traguardi che poi possono svanire. E’ solo dei forti non crollare e, tirandosi su le maniche, ripartire con anonimo coraggio verso vette che altri davano per impossibili. Rudyard Kipling diceva che solo i veri uomini (ma è solo un modo comune di dire, anche le vere donne ne hanno parte) sanno fare dei loro dolori e delle loro verità fatte menzogna su labbra sconosciute una fonte di rinnovamento e di nuovo stimolo per potersi dire…su! Coraggio! … ebbene, direi che alla PMS Kipling non poteva ispirarsi ma se potesse, forse adesso potrebbe aggiungere un verso alla sua celebre poesia “Se”. Lo sport ha i suoi eroi conclamati del calcio e di automobilismo, di moto e golf, … ma ognuno di noi che ha fatto sport ha degli idoli del suo passato. Ebbene, probabilmente questi ragazzi non sono al momento così noti al grande pubblico, ma loro devono essere fieri di quello che sono: la speranza che se si ha talento e se si è ben guidati quasi ogni cosa è possibile.

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E’ difficile che si montino la testa perché il mondo intorno a loro li conosce poco, ma sarebbe corretto che fossero molto orgogliosi di quello che fanno tutti i giorni. Giocano. È vero. Ma giocano bene, allenandosi tutti i giorni in quello che credono sia il loro lavoro attuale e futuro. Senza questa convinzione i risultati non arrivano. I risultati arrivano solo con l’applicazione costante, qualsiasi cosa tu faccia. Loro ce l’hanno fatta e potranno dirlo. Non dovranno trovare le scuse quotidiane di tutti quelli che dicono se avessi voluto o potuto anch’io avrei vinto, narrando di infortuni storici che non sono mai esistiti per giustificare la loro volontà che ad un certo punto è venuta meno o la propria fiducia in se stessi è diminuita. La lezione dei ragazzi PMS è quella di lottare ogni giorno, qualsiasi cosa tu faccia, sia che il mondo te lo riconosca o meno. Lo fai per te. E intanto vinci, poi si vedrà quello che il mondo potrà fare per te. La mentalità vincente non si compra, si costruisce tutti i giorni. Guidati da maestri adeguati, gli allievi raggiungono risultati eccelsi. La squadra di basket domani sarà un’azienda, un gruppo di amici addirittura una famiglia: chi sa vincere conosce la fatica per farlo, e la ricompensa che arriva è una coppa e un sorriso nell’anima che resta per sempre.

 

Paolo Michieletto

Un torinese a Milano: è il re del ghiaccio

Storie di città / di Patrizio Tosetto

Quando mi reco a Milano ho sempre sentimenti contrastanti. Parteggio per la nostra città e non posso evitarmi i confronti tra le due realtà .Torino primeggia in bellezza. Milano in maggiore precisione.

Ma che ci fa un torinese a Milano? Per la prima volta assisto ad una partita di Hockey su ghiaccio.

Amichevole tra Usa e Italia. Stadio del ghiaccio di Milano Agorà, evento organizzato dalla Federazione del Ghiaccio ed Agorà. 

L’invito mi è stato fatto  da Pompeo Guarnieri, animatore ed amministratore da 18  anni di Agorà s.r.l. La società era in condizioni economiche pietose. Coadiuvato da moglie e figlia è riuscito nel “miracolo” del risanamento. Curriculum di tutto rispetto. Direttore amministrativo della Centrale del Latte di Milano e commissario delle Farmacie comunali milanesi. Uno a cui piacciono le imprese impossibili. Anzi direi proprio uno  che dalle difficoltà è galvanizzato. Io “vago” per il palazzetto per rendermi conto dell’organizzazione di sicurezza e di accoglienza. Notevole!

Pompeo, pienone ? “Non credo,  ma i ragazzi hanno lavorato bene. Sono soddisfatto.”

Un’ oretta dopo, a spalti pieni, uno sguardo mi conferma la sua soddisfazione. Spalti stracolmi. Che poi è una giornataccia, piove tantissimo. Piove  ed il ghiaccio è freddo. Ma  appena inizia il riscaldamento dei giocatori  il ” clima diventa  “caldo”. Perché non anche a Torino? Mi chiedo ripetutamente.

Agorà da quattro mesi ha aperto una sede secondario nella nostra città, in via Ventimiglia. Ecco una nuova sfida di Pompeo Guarnieri:  partecipare come società Agorà al bando indetto dal Parco Olimpico per una definizione imprenditoriale avente come obiettivo la miglior gestione del sito del Pala Vela di Torino.

In poche parole valorizzare una delle strutture più belle d Italia.

Proprio così… nella nostra città  ci sono tra gli impianti più moderni d’Italia. Incredibile? Ovviamente  no,  avendo organizzato  il 2006 olimpionico  .  Abbiamo anche un terreno fertile ed  gli sport del ghiaccio sono molto diffusi. C’è però un altro nostro limite: non sappiamo valorizzarci. Ma diamo tempo al tempo che “non tutto è perduto”.

Al ritorno in auto non pioveva più. Mi sono ripetuto: sarebbe bello ed interessante che Agorà si occupasse della gestione del Pala Vela. Una sinergia importante e per te Pompeo, un’altra missione difficile da realizzare.

I sindacati di polizia replicano alla sindaca: “equilibrismo della peggior politica”

Una risposta, quella della Sindaca Appendino che esalta il più caparbio equilibrismo politico, riproponendo il vetusto teatrino della responsabilità irresponsabile, ma tant’é. I rappresentanti dei sindacati di polizia avevano chiesto senza se e senza che la Sindaca di Torino dicesse chiaramente con chi volesse stare: con la legalità e le forze dell’ordine o con gli scalmanati del “partito” dell’antiStato dei Centri sociali. La risposta della Sindaca intrisa della retorica di circostanza non chiarisce quale parte della società predilige ma si inerpica in una stravagante genuflessione politico-culturale, interpretando a suo uso e consumo proposizioni altisonanti di uomini illustri. La verità, per noi che rappresentiamo uomini donne che con onore e spirito di sacrificio indossano una divisa per la sicurezza dei cittadini, della legalità, della democrazia e delle Istituzioni anche comunali, è finanche scontato sentir dire che il primo cittadino di Torino sia contro la violenze; ci mancherebbe altro. Ma la serietà di chi vuole rappresentare il popolo, non solo del web, e quello di denunciare a chiari lettere, senza se e senza ma, i luoghi e le associazioni dove matura una sub cultura che si connota con l’odio verso le forze dell’ordine. Quello che è successo il 1° Maggio a Torino è un copione che si ripete da molti, troppi anni, e le istituzioni, Sindaca in testa devono stigmatizzare gli autori e i gruppi violenti, che non sono affatto misteriosi, specificandoli senza reticenze. Dal tenore della risposta della Sindaca non si evince alcun provvedimento nei confronti dei Consiglieri Comunali 5 Stelle, che prima scaricano le responsabilità degli incidenti alle forze dell’ordine e poi, quali campioni di democrazia, arrivano persino ad ipotizzare di vietare ai sindacati di scendere in piazza. 1 Ci aspettavamo più coraggio da parte della Sindaca che ha l’onore di guidare una città così importante come Torino. Sulla coerenza della Sindaca non possiamo pronunciarci, attesa che la sua vicinanza ai Centri sociali è più che nota ed è palesemente dimostrata dal veto posto, con votazione consigliare, alla chiusura proprio di questi Centri. Nulla di nuovo sotto sole. La speranza e che i cittadini si rendano conto che oltre alle belle parole costruite ed oltre a riflessioni che farebbero invidia al più navigato dei politici, da questi rappresentanti del popolo non c’è nulla di nuovo se non la preoccupazione di non volersi distinguere dai Centri sociali da cui si origina l’odio e la violenza verso le forze dell’ordine, magari da investire con un furgone. Non tema la Sindaca di Torino, i tutori dell’ordine continueranno con rispetto e senso del dovere a svolgere il loro ruolo anche se continueranno ad avere al loro fianco solo belle parole di elogio dal primo cittadini di Torino: ma d’altronde questa non è una novità.

 

Torino, 3 maggio 2017

SIULP SAP SIAP

Bravo Perna Di Lorenzo

Maratona vivaldiana

Alla Biblioteca Nazionale Universitaria nell’ambito della mostra L’approdo inaspettato

 

Torino rimane capitale della musica di Vivaldi grazie alla mostra L’approdo inaspettato. I manoscritti torinesi di Antonio Vivaldi, che prosegue fino al 15 luglio. In questo ambito prendono il via I Giovedì vivaldiani, una ricca maratona appuntamenti culturali e musicali, con film pomeridiani e concerti serali. Primo appuntamento giovedì 4 maggio alle 15 con Le opere vivaldiane del giovedì: l’Auditorium si trasforma in cinema, realizzando la straordinaria proiezione delle uniche quattro opere vivaldiane integrali esistenti in formato video. A seguire, giovedì 11 maggio, sarà la volta dell’appuntamento musicale, con l’apertura dei Concerti del giovedì, alle 21,che vedranno sul palcoscenico sia affermati artisti e ensemble musicali, sia giovani talenti dei Conservatori piemontesi.

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OPERE VIVALDIANE DEL GIOVEDÌ.Una rassegna di proiezioni su grande schermo delle opere più celebri del melodramma, precedute da una conversazione introduttiva tra Corrado Rollin, curatore del ciclo, con un ospite di volta in volta diverso. La rassegna è realizzata in collaborazione con il Teatro Baretti che, in occasione della mostra, porta all’Auditorium Vivaldi la sua iniziativa, unica in Italia. Gli appuntamenti avranno cadenza quindicinale, alle 15, come segue:

giovedì 4 maggio 2017, Motezuma: regia di Stefano Vizioli. Direttore Alan Curtis (153’, con sottotitoli italiani). La proiezione sarà introdotta da una chiacchierata tra Corrado Rollin e Gastón Fournier-Facio, direttore artistico del Teatro Regio di Torino. giovedì 18 maggio 2017, L’Orlando furioso: regia di Pier Luigi Pizzi. Direttore Randall Behr(147’, con sottotitoli italiani). Proiezione introdotta da Corrado Rollin. giovedì 1 giugno 2017, Il Farnace: regia di Marco Gandini. Direttore Federico Maria Sardelli (151’, con sottotitoli italiani). Proiezione introdotta da Corrado Rollin con Sergio Bestente, musicologo. giovedì 15 giugno 2017, Ercole sul Termodonte: regia di John Pascoe. Direttore Alan Curtis, (136’, con sottotitoli italiani).Proiezione introdotta da Corrado Rollin con Giorgio Rampone, critico discografico.

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CONCERTI DEL GIOVEDÌ SERA. Un ciclo di concerti per animare le serate torinesi sino all’inizio dell’estate, dall’11 maggio al 13 luglio, con un calendario di appuntamenti quindicinali che ospiteranno, tra l’altro, i ragazzi del Conservatorio di Cuneo e Alessandria; l’Orchestra Mandolinistica “Città di Torino”; il pianista Gianluca Luisi, allievo del grande Uto Ughi; la pianista Sabrina Lanzi e i solisti dell’Orchestra Sinfonica Nazionale RAI. L’agenda del ciclo di concerti, alle 21, prevede: giovedì 11 maggio, Concerto per violino e pianoforte, incontro con il giovane violinista Indro Borreani accompagnato al pianoforte da Clara Dutto, l’uno frequentatore e l’altra da poco diplomata del Conservatorio di Cuneo e partecipanti al Progetto Giovani Talenti dell’Associazione culturale Arturo Toscanini di Savigliano, che annovera tra i suoi maestri Uto Ughi. Nel programma: Vivaldi concerto in la minore Op 3 N 6, Vivaldi; “L’estate” in Sol minore da Le Quattro Stagioni e J. S. Bach Partita in Re minore BW N 1004.

giovedì 25 maggio, Vivaldi e il mandolino a cura dell’Orchestra Mandolinistica “Città di Torino”

giovedì 8 giugno, Lezioni di Vivaldi, incontro con il Conservatorio di Alessandria.

giovedì 22 giugno, Vivaldi: nel suo tempo, oltre il tempo. Influssi, corrispondenze e trascrizioni. Concerto del pianista Gianluca Luisi in collaborazione con gli Amici dell’ONSRAI per Torino.

giovedì 29 giugno, I manoscritti scomparsi. Quasi un giallo musicologico di Corrado Rollin – in collaborazione con Associazione Baretti giovedì 6 luglio, Recital pianistico di Sabrina Lanzi

giovedì 13 luglio, Omaggio a Vivaldi offerto da Fiorella Andriani con il suo straordinario traversiere e dall’Ensemble barocco La Mole Armonica dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. Appuntamento extra calendario lunedì 15 maggio alle 11 con la conferenza di Roberto Allegro dedicata al mistero sul “falso” Vivaldi Nicola Fiorenza o Antonio Vivaldi?, inserita nella prima settimana vivaldiana nazionale (dal 12 al 20 maggio). Proseguono inoltre le visite guidate gratuite alla mostra, fino al 15 luglio,tutti i lunedì e venerdì durante l’orario di apertura; le visite sono a cura dei volontari di ABNUT e degli studenti del Liceo Classico Cavour (rientrando nell’ambito del progetto alternanza Scuola-Lavoro). Inoltre sono disponibili visite su prenotazione. Tutti gli appuntamenti rientrano nell’ambito della mostra L’approdo inaspettato. I manoscritti torinesi di Antonio Vivaldi, curata da Franca Porticelli e Annarita Colturato, organizzata dalla Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino in collaborazione con l’Istituto per i Beni Musicali in Piemonte e realizzata da ABNUT con il significativo sostegno della Compagnia di San Paolo. La mostra prosegue fino al 15 luglio.

 

40 anni fa l’uccisione di Carlo Casalegno

“Quella sera avevamo chiuso insieme la terza pagina della Stampa. Molti dicono che il giornalismo è morto, ma sarà proprio questo che continuerà a distinguere il vero dal falso, come ci ha insegnato lui”.  Così la figura di Carlo Casalegno è stata ricordata  dal presidente dell’Ordine dei giornalisti del Piemonte, Alberto Sinigaglia in occasione della ricorrenza  dell’agguato al vicedirettore de La Stampa, ucciso dalle Brigate Rosse il 16 novembre di 40 anni fa, cerimonia che ha aperto a Torino la decima Giornata della Memoria dei giornalisti uccisi da mafia e terrorismo. Il ricordo è avvenuto presso l’abitazione di Casalegno, luogo dell’agguato mortale, in corso re Umberto. “Non è un omaggio a chi non c’è più, ma un motivo di speranza per chi c’è oggi – ha detto il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti -. Casalegno era attento a raccontare da dove arrivava l’eversione e  a tenere alti i valori della legalità e della democrazia”.

Dogana Grimm, tradizione e creatività

A Torino nasce un nuovo ristorante: atmosfera giovane, sapori innovativi, un lungo bancone, soffitti in mattoni, un pianoforte.

Dogana perché crocevia di passioni, viaggi ed esperienze, Grimm perché da lì inizia un racconto nuovo, che ha come protagonisti l’amore per la cucina, la selezione di prodotti naturali, la volontà di ricercare nuove combinazioni di sapori. Obiettivi che si ritrovano nel menù, dove la tradizione è tra le farine naturali delle pizze e l’innovazione nell’abbinamento tra alcune portate principali e un miscelato, dove gli ingredienti si uniscono e completano tra loro, dando vita ad un piatto nuovo. Ad arricchire l’offerta un’apposita carta di tartare, che offre una varietà di razze e condimenti. Giovedì sera il nostro chef preparerà per l’occasione alcune proposte della cucina, indizi e anteprime del menù; di sottofondo la musica di tre artisti, tra musica classica e atmosfere elettroniche.

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I musicisti:

Tarma – dj set & live scratch.

28 anni, diplomato in Sound Design allo Ied di Milano, ha accompagnato le performance di artisti internazionali come Victor Rice e Mad Professor. Una particolarità delle sue performance? Il giradischi.

Manuel Sirotti – live guitar. Classe 1985, nel 2013 è il primo chitarrista a suonare al Watergate di Berlino. Collabora con produttori come Florian Meindl,Enzo Elia,Atelier Francesco ed esce su Labels del calibro di City Fox, Freerange, Black Pearl. Ora studia musica elettronica al Conservatorio di Torino per rilanciare un prodotto personale al 100%.

Paolo Tolomei – pianoforte e tastiere. Nato nel 1986, laureato a pieni voti in pianoforte presso il Conservatorio, ora esegue, compone e insegna musica classica. Docente a Chieri, studia musica elettronica al Conservatorio.

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Giovedì 4 maggio, dalle 19, in via Cagliari 4/D, nel cuore del quartiere Aurora.

 

 

ANARCHICI ARRESTATI, FDI: DOPO IL BLITZ DI QUESTA MATTINA ALL’ ASILO OCCUPATO, SGOMBERO IMMEDIATO DEL CENTRO SOCIALE!

“BASTA COPERTURE DELLA GIUNTA GRILLINA A DELINQUENTI ANTAGONISTI”

<<Questa mattina il blitz è scattato alle 6,30,  agenti in tenuta antisommossa hanno sfondato la porta d’ingresso e fatto irruzione nella sede degli anarchici in via Alessandria all’Asilo Occupato.

In quella circostanza sono stata nuovamente minacciata da un gruppo di loro che sostava in corso Brescia e, con tono rabbioso, mi hanno volgarmente oltraggiato e intimidito.

E’ ormai chiaro che, con un’aggressività ancora peggiore rispetto agli altri centri sociali, l’occupazione anarchica dell’ex asilo costituisce un corpo estraneo al quartiere di Borgo Aurora, utilizzato come covo da delinquenti.

Chiederemo un incontro urgente al Prefetto e al nuovo Questore>> annuncia Patrizia Alessi, Consigliera FDI in Circoscrizione 7

Aggiunge Augusta Montaruli,dell’ Esecutivo nazionale FDI, <<l’Amministrazione ottemperi  alla mozione Marrone-Sbriglio, tutt’ora in vigore.

Siccome la Giunta grillina del Sindaco Appendino sembra offrire agli squatter la stessa tutela finora garantita dalle amministrazioni comunali della sinistra senza aver mai preteso la restituzione dell’immobile occupato di proprietà municipale, presenteremo una interrogazione in Parlamento per chiedere un intervento del Ministero dell’Interno>>.

Attacchi alla polizia: no da Comune e Regione

Poliziotti-fantoccio a corteo e disordini primo maggio. La ferma condanna della sindaca Appendino  e dell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale

 “La violenza è sempre sbagliata e va condannata”. Lo afferma la sindaca di Torino, Chiara Appendino, che condanna in Consiglio comunale gli scontri tra antagonisti e forze di polizia durante il corteo del Primo Maggio. “L’atteggiamento di pochi ha rovinato la festa dei tutti i lavoratori”. La Conferenza dei Presidenti dei gruppi consiliari a Palazzo Lascaris e l’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale, nel pieno rispetto della libertà di espressione e manifestazione, esprimono all’unanimità una ferma condanna di quanto accaduto lo scorso 30 aprile a Torino durante il “Cannabis Parade 2017”, quando alcuni fantocci raffiguranti esponenti delle forze dell’ordine sono stati incollati alla parte anteriore di un furgone come fossero travolti. I capigruppo e i membri dell’Ufficio di presidenza esprimono piena solidarietà alle forze dell’ordine, condannando ogni forma di istigazione alla violenza.

(foto: il Torinese)

 

I sindaci protestano per il ponte chiuso

Era stato danneggiato dall’alluvione di novembre e  chiuso da allora. Infatti  non sono ancora partiti i lavori di ripristino del ponte tra Settimo Torinese e Castiglione. Così questa mattina dieci sindaci della zona hanno compiuto una provocatoria passeggiata sullo stesso ponte per sollecitare la Città Metropolitana a velocizzare i tempi burocratici per l’inizio dei lavori. La chiusura del ponte ha riversato il traffico sui comuni precollinari, creando situazioni di disagio.