Maggio 2017- Pagina 36

Tania Cagnotto: la gara dell’addio

I Campionati Assoluti Indoor di tuffi, che si svolgeranno alla Piscina Stadio Monumentale di Torino dal 12 al 14 maggio, saranno l’ultimo appuntamento della carriera di Tania Cagnotto, dopo oltre 17 anni di attività.La campionessa di Bolzano, considerata la più grande tuffatrice italiana di tutti i tempi aveva annunciato, poco tempo fa, l’intenzione di ritirarsi dalle gare e lo farà nella città del padre Giorgio Cagnotto: Torino. Nella sua lunga carriera Tania Cagnotto ha vinto 41 medaglie internazionali.Indimenticabili il bronzo dal trampolino di 3 metri e l’argento sincro in coppia con Francesca Dallapé alle Olimpiadi di Rio 2016, due medaglie nella stessa Olimpiade come il padre Giorgio a Monaco ’72. A Torino saranno presenti tutti i migliori atleti del panorama nazionale di questo sport che si contenderanno non solo le medaglie, ma anche la convocazione per gli appuntamenti internazionali della prossima estate. Gli Assoluti di Torino saranno, infatti, la prova di selezione per i Campionati Europei di Kiev (12-18 giugno) e per i Mondiali di Budapest che inizieranno il 14 luglio.

Barbara Castellaro

Il programma:

 

Venerdì 12 maggio – mattina

ore 10 Eliminatorie 1m M (6 tuffi);

Eliminatorie piattaforma F (5 tuffi).

 

ore 16 Finale tuffi sincronizzati 3m F (5 tuffi);

ore 17 Finale 1m M (6 tuffi);

ore 18 Finale piattaforma F (5 tuffi).

 

Sabato 13 maggio – mattina

ore 10 Eliminatorie 3m M (6 tuffi);

Eliminatorie 1m F (5 tuffi).

 

ore 16 Finale tuffi sincronizzati piattaforma M/F (6/5 tuffi);

ore 17 Finale 3m M (6 tuffi);

ore 18 Finale 1m F (5 tuffi).

 

Domenica 14 maggio – mattina

ore 10 Eliminatorie 3m F (5 tuffi);

Eliminatorie piattaforma M (6 tuffi).

 

ore 14.30 Finale tuffi sincronizzati 3m M (6 tuffi);

ore 15.50 Finale 3m F (5 tuffi);

ore 16.40 Finale piattaforma M (6 tuffi).

 

 

 

 

Manifestazione No-Tav in Valle di Susa con il vice sindaco di Torino (in fascia tricolore)

A Bussoleno, in Valle di Susa, è partito nel pomeriggio il corteo No Tav, indetto per confermare la contrarietà alle “grandi opere inutili e costose” e per chiedere di destinare fondi a lavori per la bonifica e la messa in sicurezza dei territori, “per la difesa della salute, della scuola, delle pensioni”. La manifestazione ha una connotazione  nazionale con  i No Tap dal Salento, le “mamme della Terra dei fuochi” dalla Campania, attivisti No Tav dalla Savoia. Con i  sindaci dei comuni della Bassa Valle di Susa, anche il  vicesindaco di Torino, Guido Montanari, in fascia tricolore, aspetto che ha suscitato la polemica delle opposizioni a Palazzo Civico. Sono arrivati per prendere parte al corteo  anche comitati da Firenze, Macerata e Venezia.

 

(foto: archivio il Torinese)

I villaggi operai dal Nord Europa a Leumann

Giovedì 11 maggio alle 11.30 a Palazzo Lascaris (via Alfieri 15 a Torino), verrà inaugurata la mostra “Una casa per tutti. I villaggi operai dal Nord Europa al Piemonte”, promossa dal Consiglio regionale del Piemonte e realizzata dall’Associazione Culturale Kòres.


Dalla seconda metà dell’Ottocento, con l’espandersi delle nuove realtà industriali, l’esigenza di fornire una casa (vicino alla fabbrica) ai lavoratori inizia ad assumere un significato importante. I villaggi per gli operai incominciano a sorgere in molte regioni del nord Europa per poi diffondersi anche nell’Italia settentrionale e, in particolare, in Piemonte.

Alla fine del XIX secolo Torino esce dalla sua crisi di identità dopo aver perso il ruolo di capitale d’Italia e si re-inventa come modello di sviluppo industriale. Tra i nuovi imprenditori sono soprattutto quelli che operano nel campo del tessile (Abegg, Du Pont, Gütermann, Leumann, Crumière, per citarne alcuni) a portare in Piemonte una diversa cultura imprenditoriale e un nuovo approccio nei rapporti tra proprietà e lavoratori. Costruire un gruppo di case per gli operai e gli impiegati della fabbrica con i servizi essenziali in comune (la scuola, la chiesa, il lavatoio) diventa un’esigenza che molti imprenditori illuminati realizzano nelle vicinanze dei loro stabilimenti.

Un’intera sezione della mostra è dedicata alla Borgata Leumann di Collegno, realizzata alle porte di Torino tra il 1875 e il 1907 dall’ingegnere-igienista Fenoglio, per gli operai del vicino cotonificio dello svizzero Napoleone Leumann. Oltre alle immagini d’epoca del villaggio saranno esposti anche alcuni oggetti legati alla sua storia.

In Piemonte altri grandi esempi di villaggi operai sono stati realizzati tra ‘800 e inizio ‘900 a Torino (Villaggio Snia), a Ivrea (Borgo Olivetti), a Perosa Argentina (Villaggio Gütermann), a Villar Perosa (Villaggio operaio della RIV SKF), il villaggio operaio della Manifattura di Cuorgnè, il villaggio Wild&Abegg a Borgone di Susa, quello dei Fratelli Bosio a Sant’Ambrogio, e nelle valli di Lanzo il piccolo agglomerato urbano dei tedeschi Remmert. In Italia altri gruppi di case operaie dello stesso genere vennero realizzati a Schio (Vicenza) e a Crespi d’Adda (Bergamo), fino agli ultimi insediamenti che risalgono alla prima metà del ventesimo secolo.

La mostra è stata curata da Alba Zanini (presidente dell’associazione Kores) e Carla F. Gutermann, giornalista, discendente di Napoleone Leumann, in collaborazione con la Fondazione Esperienze di Cultura Metropolitana di Settimo Torinese.

La mostra “Una casa per tutti. I villaggi operai dal Nord Europa al Piemonte”, ricca di fotografie originali e di approfondimenti storici, resterà aperta a Palazzo Lascaris da lunedì a venerdì dalle 10 alle 18, fino al 23 giugno 2017. Ingresso gratuito.

Info: info@associazionekores,it –  tel. 348 8830991

FC – www.cr.piemonte.it

CASAOZ COMPIE 10 ANNI E CHIEDE SOSTEGNO CON UN SMS

Compiendo 10 anni nel 2017, l’Associazione Onlus CasaOz (www.casaoz.org) rilancia e, celebrando questo traguardo importante, è al lavoro per garantire continuità alle attività di ospitalità e sostegno ai bambini malati e alle loro famiglie: l’obiettivo è aumentare le dimensioni del progetto nato 10 anni fa per offrire sempre più accoglienza e residenzialità, diurna e notturna, proprio perché si concentra sulle persone creando occasioni d’incontro, confronto e relazione.

DAL 30 APRILE AL 26 GIUGNO dona 2 euro con un SMS oppure 5 o 10 EURO da rete fissa al 45543 da cellulare personale Wind Tre, Vodafone, PosteMobile, Coop Voce e Tiscali la donazione sarà di 2 Euro; da rete fissa Vodafone, TWT, Convergenze e PosteMobile, 5 euro mentre da TIM, Infostrada, Fastweb e Tiscali 10 euro.

Mandando un sms da 2€ o chiamando da rete fissa per donare 5 o 10€ al 45543 è possibile sostenere le attività di CasaOz che rispondono alla necessità di riprodurre il clima e l’ambiente confortevole di una vera e propria Casa. Un luogo dove riscoprire le proprie energie e il piacere di stare insieme.

CasaOz infatti nasce con lo scopo di affiancare, sostenere le famiglie con minori che vengono accompagnate a intraprendere un percorso di uscita dall’isolamento sociale a cui porterebbe una malattia e di recupero di una serena quotidianità, che cura.

Se sono quasi 2000 le persone accolte provenienti da oltre 35 Paesi diversi nel mondo a CasaOz e nelle sue residenze a partire dal 2007 è perché, nel tempo, i servizi di sostegno e assistenza sono stati strutturati sempre meglio per rispondere alle numerose esigenze di coloro che si trovano a fare i conti con una patologia di qualsiasi natura, regalando un grande esempio di convivenza costruttiva  tra disabilità e “normalità”. Su questo principio si è costruita la forza della Onlus, anno dopo anno, affermando il valore fondamentale dell’incontro di due mondi che la malattia separa e che possono arricchirsi reciprocamente, creando un modello innovativo di integrazione sociale.

Tutte le attività, infatti, sono  rivolte a tutta Italia, oltre che a Torino – dove ha sede CasaOz – per tutte quelle famiglie che si recano per cure mediche al Regina Margherita, polo ospedaliero di riferimento nel panorama pediatrico italiano, e si devono trattenere in città per periodi più o meno lunghi.

Una telefonata o un SMS sono utili per guardare al futuro con nuovi obiettivi da raggiungere, forti delle esperienze passate e dei risultati raggiunti nell’arco di 10 anni. Perché una quotidianità che cura non può perdersi neanche un giorno. https://www.youtube.com/edit?o=U&video_id=Gx5bielxkFE

“Un missionario in canoa”

Si svolgerà a Torino, lunedì 8 maggio alle ore 18.00 la presentazione del libro “Un missionario in canoa” di Veronica Iannotti, edito da Real Press. L’evento si terrà presso la prestigiosa location del Circolo dei Lettori in Via Bogino  9  e vedrà una illustrazione da parte di Giampiero Leo, vice Presidente del comitato diritti umani della regione Piemonte, e portavoce del coordinamneto interconfessionale “Noi siamo con voi”, quindi persona particolarmente sensibile alle tematiche trattate.

Il libro, cui anche il TG3 Piemonte ha dedicato un servizio e che, nell’ottobre dello scorso anno, è stato donato a Papa Francesco; racconta la vera vita del missionario salesiano don Gervasio Fornara, già Parroco della Basilica del Sacro Cuore di Gesù a Casale Monferrato, il quale partito non ancora sacerdote per la Colombia, ha passato quarantun anni nelle foreste dell’America latina. Fra guerre civili, narcotrafficanti, rapimenti, calamità naturali ed epidemie, il coraggioso missionario è riuscito a fondare due Centri Missionari tutt’oggi esistenti, la prima emittente televisiva locale del Paese e diverse stazioni radiofoniche.

Alla presentazione, oltre all’autrice Iannotti e a Giampiero Leo, sarà presente anche don Gervasio, il quale è stato definito da Padre Vidal Niebles Ordóñez, capo dell’Ispettoria Salsiana di Medellin in Colombia, come uno dei più grandi missionari italiani mai stati in America Latina. Per info 320.9681186 oppure info@realpress.it

Sparatoria in corso Taranto, benzinaio ferito

Questa mattina un benzinaio è stato ferito alle gambe da due malviventi che lo hanno rapinato  prima di sparargli un colpo di pistola alle gambe. Il fatto è avvenuto  in corso Taranto. I  carabinieri sono sulle tracce dei rapinatori e la vittima, che non è in pericolo di vita, è ricoverata all’ospedale San Giovanni Bosco.

 

(foto PT – Il torinese)

Eco-ristoranti a Venaria

Ridurre la produzione di rifiuti e lo spreco di cibo: questi i due obiettivi che si prefigge la rete Ecoristoranti, esercizi ristorativi che hanno deciso di valorizzare la loro attività con un impegno concreto nei confronti dell’ambiente e una maggiore attenzione agli sprechi alimentari. Il network, che comprende circa 80 esercizi commerciali in tutta Italia, approderà anche nel Comune di Venaria Reale, grazie alla collaborazione di Cidiu Servizi.

 

Il network degli Ecoristoranti vede la luce nel 2012, in occasione della “Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti”, grazie ad un progetto proposto dalla Cooperativa ERICA, in collaborazione con il Covar 14, che ha coinvolto circa 35 esercizi del territorio a sud di Torino. Oggi il network comprende più di 80 ristoranti di oltre 20 comuni diversi ed è in continua espansione. Aderire alla rete Ecoristoranti è molto semplice: il gestore dei rifiuti di un territorio (ATO, Consorzio, Azienda, ecc.), o il Comune che vuole aderire, stipula un accordo volontario con i ristoratori, allo scopo di attivare pratiche di ristorazione sostenibile, in termini di prevenzione dei rifiuti e lotta allo spreco alimentare. Stipulando l’accordo i ristoratori si impegnano a promuovere l’asporto delle pietanze non consumate dal cliente, utilizzare tovaglioli in stoffa, servire l’acqua in brocca, prediligere i prodotti con meno imballaggi, differenziare i propri rifiuti ed effettuare il compostaggio. In cambio, il ristoratore gode del prestigio di far parte di una rete nazionale, testimoniata dalla vetrofania che riceverà all’adesione e che potrà essere esposta all’ingresso del suo locale, la presenza sui canali social (Facebook e Instagram) della rete, risparmi su forniture, tempo e spazio.

 

All’adesione i ristoratori ricevono un kit composto dalla vetrofania, l’attestato di adesione, un banner-espositore da collocare nei pressi della cassa e una Doggy Bag, un contenitore che può essere utilizzato per il trasporto di cibi non consumati, ma ancora edibili. Nei prossimi giorni personale incaricato da Cidiu Servizi farà visita agli esercizi commerciali in possesso di una cucina e che forniscono pasti caldi in ambito ristorativo (ad esempio ristoranti, trattorie, osterie, tavole calde, pizzerie e agriturismi) per presentare i dettagli dell’iniziativa e invitare l’esercizio commerciale ad aderire alla rete. «Sulla scia del grande impegno di questa Amministrazione in ambito ambientale, siamo lieti di aderire a questa iniziativa che coniuga innovazione e sostenibilità – spiega l’assessore all’Ambiente della Città di Venaria Reale, Marco Allasia -. Prendersi cura del proprio territorio significa anche valorizzare le attività presenti, sensibilizzandole sull’importanza di un lavoro svolto nel rispetto dell’ambiente. Occorre ridurre l’impatto ambientale dell’usa e getta, a partire dallo spreco di cibo e dalla riduzione dei rifiuti e gli Ecoristoranti lavorano proprio in questa direzione. Ci aspettiamo una grande risposta da parte dei ristoratori e siamo convinti che molte delle azioni previste dall’adesione alla rete sono già messe in atto nei ristoranti cittadini».

«L’adesione della Città di Venaria Reale rappresenta un ulteriore estensione della rete da parte di Cidiu Servizi, che crede in questo progetto ormai da anni-sottolinea Riccardo Civera, Amministratore Unico di Cidiu Servizi SpA-. Insieme alla Cooperativa Erica stiamo portando avanti dei progetti collaterali legati alla rete Ecoristoranti per analizzare e migliorare la gestione dei rifiuti in ambito ristorativo e di cui daremo conto nei prossimi mesi».

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Per ulteriori informazioni e per scoprire come aderire alla rete Ecoristoranti: www.ecoristoranti.it | www.cidiu.to.it oppure sulle pagine “Ecoristoranti”

su Facebook e Instagram.

Placido: “Con Articolo Uno i delusi dalla pseudo-sinistra renziana”

Gradevole cornice con il sole e via Garibaldi ai tavolini di un bar. Un po’ di fresco in questo strano aprile. Non è una intervista ma una amabile e cortese chiacchierata. 

 

Roberto Placido finisce e sornionamente dice: “caro Patrizio ne vedremo delle belle”. 

 

Dal canto mio gli chiedo  subito : Roberto ma non  sarà troppo tardi per la rottura che avete prodotto nel PD?

 

-Forse ma non è semplice rompere con ciò che hai contribuito a fondare. Come quando con la moglie non va più ma fai di tutto per metterci un pezza sopra. Ma la pazienza  e la sopportazione erano un vaso troppo colmo. Gli attuali dirigenti del PD hanno esagerato. E così nasce Articolo 1.

 

Roberto Placido è un politico di vecchio corso. 14 anni in consiglio regionale tra i primi eletti e nove anni di vicepresidente dell’Assemblea. Un anno sabbatico e poi il ritorno. Partito dalla gavetta.  Iscritto al Pci, via via fino nel diventare responsabile di zona di Borgo Vittoria, una delle Stalingrado della nostra città. Insomma, convintamente di sinistra.

 

Renzi ha spostato il PD troppo al centro?

 

– Fin troppo, facendolo scivolare fino a destra. Ma io non è con lui che ce l’ l ho. E’ un discorso politico. 

 

Chi contesti?

 

–  Sai di Petrolini contestato dal pubblico del loggione?

 

No. 

 

Ai pochi fischi rispondeva: non ce l’ ho con chi fischia.  Ma con chi gli sta vicino e apprezzandomi non li butta giù. 

 

Renzi è tenuto su per opportunismo di chi vuole solo salvarsi la cadrega?

-Proprio così. Non vedo in questo corso renziano altre politiche che non il carrierismo .

Indubbiamente c è stato un complessivo impoverimento della classe politica.

 

Ma non ti sembra che D’Alema sia datato?

 

– Articolo 1 non è datato! Forse come supponevi tu un po’ in ritardo. Su chi critica Massimo…stendiamo un velo pietoso. Ripeto: come ho contribuito a fondare il PD ora sono tra i fondatori del nuovo movimento. Non è  questione personale ma politica.  Anche se…come tutti sanno mi hanno fatto molto torti personali. 

 

Perché?

 

– Ho disturbato. Ero scomodo e non ero  né sono un signor sì. 

 

E Adesso? Qual è il potenziale elettorale?

 

– I delusi da questa pseudo sinistra. Sono tanti tra chi non vota o ha votato 5 stelle. 

 

Ma Renzi ha fatto cappotto.

 

– Una Vittoria di Pirro. Ma il tutto non mi riguarda io sono di un altro raggruppamento politico.

Questo vorrei dire alle compagne e compagni che non sono più iscritti al PD: pensiamo a ciò che noi vogliamo fare. Tutto dipenderà dai risultati che otterremo. 

 

Insomma Roberto Placido non molla. Appunto, ne vedremo delle belle. 

Patrizio Tosetto

Lo chef, il corsaro e l’oca di Savigliano – 3^ parte

COSA BOLLE IN PENTOLA Le precedenti puntate sono state pubblicate su Il Torinese in data lunedì 17 aprile la prima parte e in data 24 aprile la seconda.

 

Edoardo Bresciano è il Corsaro, ovviamente è un Corsaro del Gusto, come ama presentarsi, che alla Cascina Peschiera di Savigliano, conduce l’azienda agricola e alleva le sue oche in piena libertà. “Un contadino cattivo, incazzato e stanco!” così dichiara nel suo blog, dove parla della sua esperienza e delle sue scelte. “Il mio lavoro è Cascina Peschiera, l’azienda agricola in provincia di Cuneo proprietà della mia famiglia dal 1863. Sono un contadino del terzo millennio e credo fermamente nella azienda agricola vecchio stampo e multifunzione.

Ho conosciuto e praticato l’allevamento e le coltivazioni intensive per 20 anni, poi è arrivato il tempo della consapevolezza e ho voluto seguire la via del cuore, bandire dalla mia vita l’agroindustria e tutti i culi pallidi delle cosiddette filiere agroalimentari”. Un contadino volutamente provocatorio, ma concreto, tentato dall’agricoltura biodinamica anche se ne contesta alcune impostazioni, però il biologico sì, segue molte pratiche dell’agricoltura biologica, anche se non è certificato. Le oche sono allevate libere al pascolo, il “foie gras” no per carità, visto che la legislazione francese lo definisce come “fegato di anatra o di oca fatta ingrassare tramite alimentazione forzata detta gavage” e gli animali ingozzati vivono in anguste gabbiette, patendo ogni ora della loro breve vita e ingurgitando forzatamente abbondanti pastoni indigesti. Condivido il punto di vista di Edoardo, considerato che gli allevamenti zootecnici intensivi destinati alla produzione di carne sono sempre più legati alla filiera industriale, che obbliga a spingere sempre di più sulla produttività per stare nei costi, con prezzi di acquisto delle materie prime e dei mezzi tecnici in crescita e quelli di vendita in costante contrazione. Per questo si applicano i contratti di soccida, con l’allevatore che diventa sostanzialmente un dipendente dell’industria che fornisce gli animali da ingrassare, i mezzi tecnici e i mangimi e poi ritira il prodotto finito, pronto per il macello, decidendo anche il prezzo di cessione, che deve sempre essere basso, per rispettare i canoni dettati dal mercato. Il prezzo basso è la regola da rispettare, il sottocosto è la nuova pretesa della GDO e allora si alimenta un sistema che distrugge la nostra zootecnia e porta a delocalizzare anche la produzione agricola pur di soddisfare le nuove pretese, con tutto ciò che ne consegue in termini di sicurezza alimentare, qualità delle produzioni, economia locale distrutta e annullamento di posti di lavoro. Insomma, un sistema che non sta più in piedi, problematico da molti punti di vista, che è urgente cambiare nell’interesse di tutti, soprattutto di quello degli allevatori e dei consumatori, senza dimenticarci degli animali. Per questo il “Corsaro” Edoardo ha scelto di coltivare lui i cereali necessari per integrare l’alimentazione degli animali, che vivono liberi per 365 giorni l’anno, scorrazzando sulla neve o in mezzo ai fiori, nutrendosi perlopiù di quello che la natura offre.

“Io, invece, voglio coltivare il mio mais e il mio grano per i mangimi che voglio miscelare in azienda, voglio decidere io come allevare e a che prezzo vendere il mio prodotto” mi dice Edoardo.

Ma Edoardo non si è solo preoccupato di governare la fase della produzione e dell’allevamento perché, partendo da Cascina Peschiera, ha dato vita a una filiera che, grazie alla collaborazione di alcuni piccoli laboratori artigianali, si occupa anche della trasformazione e, quindi, della commercializzazione dei prodotti. Edoardo racconta che, nella pianura intorno a Savigliano, le oche sono sempre state allevate in libertà nelle aie di ogni cascina, assieme ad altri animali da cortile, costituendo una preziosa risorsa per gli agricoltori, sia come integrazione alimentare, sia per la possibilità di vendere le eccedenze nei mercati settimanali. Secondo la testimonianza di alcuni anziani del territorio, le carni di oca venivano anche trasformate per la conservazione, arrivando a produrre in inverno un salame con carne di oca, considerando che “quella dei maiali dovevamo darla al padrone”. A Cascina Peschiera è nato nel 2008 l’ambizioso progetto di recupero della razza di oche allevata un tempo nelle campagne saviglianesi: un’oca di grossa taglia, pezzata e grande pascolatrice, di cui rimangono solo poche tracce, soprattutto fotografiche, che documentano le caratteristiche dell’animale. Il lavoro sarà ancora lungo, ma si sta continuando nella selezione dei soggetti capaci di trasmettere i caratteri fenotipici corrispondenti a quelli compatibili con l’oca di Savigliano. Già oggi Edoardo alleva oche che nascono e crescono nel territorio e che vengono proposte esclusivamente in locali che hanno aderito e sostengono il progetto. Marco Roberto, chef del Ristorante Casa Pellico di Saluzzo, che dista solo pochi km da Cascina Peschiera, sostiene convintamente l’iniziativa di Edoardo e nel suo locale propone piatti che utilizzano la carne delle oche di Savigliano e ci ha fornito la ricetta di un piatto che ho avuto l’occasione di apprezzare e che vi propongo di seguito.

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Agnolotti con ripieno di anatra, spinaci e borragine, saltati nel burro presalé con profumo di timo serviti su crema di broccoli.

Dosi per 4 persone

Ingredienti

Per la sfoglia:

150 gr di farina

6 rossi di uovo

Per il ripieno

100 gr di un battuto ottenuto con sedano carote e scalogno

300 gr di petto d’anatra

50 gr di spinaci

50 gr di borragine

vino rosso

brodo

1 uovo

parmigiano reggiano

Olio evo

sale

Per il condimento:

diverse possono essere le soluzioni, ma questa che vi riporto è di sicuro effetto

Burro presalé

Timo

Broccoli

 

Procedimento:

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Preparazione della sfoglia

Preparare una fontana con la farina e mettere al centro i rossi d’uovo, impastare a lungo fino a ottenere una pasta di un bel giallo naturale, di buona elasticità e morbidezza. Dopo aver impastato a lungo, si può metterlo sotto vuoto per lasciarlo riposare adeguatamente qualche ora.

 

Preparazione del ripieno

preparare un trito con carota, sedano e scalogno e far soffriggere con qualche cucchiaio di olio evo. Tagliare a grossi pezzi il petto d’anatra e aggiungerlo al soffritto. Far scottare e insaporire, rigirandolo su entrambi i lati e salare. A questo punto bagnare con il vino rosso e continuare la cottura. Aggiungere le foglie di borraggine e gli spinaci. Proseguire nella cottura, facendo stufare per circa 45’ (eventualmente 60’), per ottenere una carne molto morbida. Qualora il preparato tenda a asciugare, potete bagnare con del brodo. Giunti al termine della cottura, tritare la carne con le verdure, aggiungere un uovo e parmigiano reggiano grattugiato, amalgamare fino a ottenere un impasto adatto per farcire i ravioli. Inserire l’impasto nella sacca a poche per poterlo distribuire sulla pasta all’uovo e confezionare gli agnolotti.

 

Preparazione degli agnolotti

Stendere la sfoglia in strisce di spessore molto sottile e procedere a disporre su di queste il ripieno con la sacca a poche, distanziando adeguatamente per poter formare gli agnolotti, che otterremo rivoltando un lembo della pasta fino a ricoprire bene il ripieno. Sigillare bene con le dita la sfoglia e, quindi, con la rotella tagliapasta sagomare gli agnolotti. E così fino al termine degli ingredienti.

 

Preparazione del condimento e del piatto

Dopo aver fatto cuocere i broccoli in acqua, li ridurremo in crema, utilizzando eventualmente un po’ della loro acqua di cottura. Facciamo sciogliere in una padella il burro presalé, aggiungiamo foglioline di timo fresco e lasciamo insaporire per qualche minuto.Andiamo a cuocere gli agnolotti gettandoli in acqua bollente salata. Mentre cuociono, aggiungiamo un mestolino dell’acqua di cottura nella padella, scoliamo gli agnolotti e poniamoli nella padella con il condimento. Facciamoli saltare per qualche istante con il burro e il timo, mentre nappiamo il piatto di portata con la crema di broccoli tenuta in caldo, Con l’aiuto di un cucchiaio depositiamo gli agnolotti sul piatto di portata e

Buon appetito!

 

Ignazio Garau

Presidente Italiabio

ciao@italiabio.net