Di Pier Franco Quaglieni
Il XXX Salone del Libro – Dalle “Maestre d’Italia” alla poetessa- magistrato di Mantova – L’arte tipografica di Ianni – Una frase poco felice su Martone
calo. L’impegno profuso, abbandonando le polemiche del passato di fronte alla concorrenza di Milano, dimostra che Torino sta mantenendo il suo primato. Angelo Pezzana, quando per primo pensò al Salone, aveva visto giusto. Man mano negli anni è cresciuto e sarebbe ingiusto non riconoscere anche dei meriti indiscutibili a Rolando Picchioni ed Ernesto Ferrero.Soprattutto il duo La Gioia /Gallino si sta rivelando vincente. Nicola Gallino ha impresso al Salone una visibilità mediatica straordinaria. Anch’io che non sono un tifoso di Torino in modo aprioristico, in questa occasione, tifo per il Salone del Libro che compie 30 anni.
l’Italia era fatta- avrebbe detto d’Azeglio,ma in effetti questa frase non l’ha mai scritta- bisognava fare gli Italiani. La scuola e la caserma sono state il crogiolo in cui si è formato l’Italiano di nuovo tipo nato dal Risorgimento. Era un’idea di Francesco de Sanctis primo ministro della Pubblica istruzione ,voluto da Cavour nel 1861. Un’idea che trovò applicazione con il ministro albese Michele Coppino che rese obbligatoria l’istruzione fino alla III elementare. Fu difficile renderla operativa soprattutto al Sud,ma anche nel Nord più povero,compreso persino molti angoli del Piemonte e della Lombardia. Il delicato film “Albero degli Zoccoli” documenta la miseria e l’ignoranza in cui si viveva nella provincia lombarda.Il libro di De Amicis “Cuore” e il “Pinocchio” di Collodi diedero un grande aiuto alle maestre nel loro durissimo lavoro,anzi nella loro missione, una parola che alcuni, che non conoscono la scuola, considerano retorica.Le maestre hanno fatto gli italiani sicuramente più e meglio dell’Esercito che ebbe comunque anche un ruolo di supplenza simile alla celebre trasmissione televisiva del maestro Alberto Manzi. Bertolo non trascura neppure la mamma di Mussolini,Rosa Maltoni, una maestra molto religiosa, diversissima dal figlio che, da giovane era un socialista rivoluzionario come il padre fabbro ferraio. Dedicherò una recensione a questo libro che contribuisce a riannodare i fili di una società “liquida” che sta perdendo i suoi punti di riferimento. Merita molta attenzione ed avrà sicuro successo. Una piccola osservazione:anche i maestri meriterebbero attenzione, anche loro hanno contribuito a fare gli italiani.
ed ha anche vinto dei premi. Le poesie esprimono la ricca vita interiore dell’autrice in cui la bellezza,la luce,i colori,le emozioni,sono al centro del suo mondo.A volte scrive ascoltando le onde del mare che la rasserenano e la ispirano. Per lei la spiritualità (che non coincide con una fede religiosa) è sete di infinito che entra nella nostra anima e ci fa intendere qual è la nostra essenza e per cosa siamo nati. “Far uscire la nostra parte migliore ,la nostra luce,lasciando la nostra firma nell’universo” è lo scopo della sua arte. C’è una profonda pietas umana per la sofferenza,per il “male di vivere”,avrebbe detto Montale. Ma per la poetessa, più ottimisticamente, è la poesia stessa che riscatta il dolore e dà un senso alla vita.Montale non aveva speranze come neppure Sbarbaro.
prestare attenzione anche a chi vuole farsi stampare solo un biglietto da visita. L’attenzione ai clienti è totale. E la precisione nel lavoro altrettanta. Ianni è diventato anche editore di libri molto ben curati. I due fratelli hanno anche aiutato in modo significativo la Fondazione Cavour, presieduta dal magistrato Mario Garavelli e poi da Nerio Nesi, che ha sede a Santena. Entrando nell’ufficio, si nota un grande ritratto del Conte di Cavour che non è stato messo lì a caso. E’ stato anche fornitore del Premio Grinzate Cavour che purtroppo non ha onorato i suoi debiti. L’azienda è riuscita, anche dopo l’ampliamento, a mantenere un rapporto amichevole con i dipendenti, preservando, tra macchinari modernissimi, il clima del vecchio Piemonte. Io ci vado da quasi cinquant’anni. Conobbi Lorenzo Janni perché stampava in esclusiva gli storici manifesti gialli del Partito liberale. E si stabilì subito un rapporto di amicizia che è durato nel tempo. Il numero dei libri stampati negli anni costituirebbero una vera e propria biblioteca.L’amore per il lavoro ben fatto fa pensare ad un celebre elogio che scrisse Luigi Einaudi:” Migliaia,milioni di individui lavorano,producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli,incepparli,scoraggiarli. E’ la vocazione naturale che li spinge:non soltanto la sete di denaro”. Della frase di Einaudi correggerei solo il numero : le migliaia e i milioni non ci sono più. Molti hanno dovuto chiudere,molti altri si sono adattati all’andazzo generale . Solo pochi,purtroppo,continuano – come scriveva Einaudi- a prodigare tutte le loro energie (…) per ” il gusto di acquistare credito,ispirare fiducia,ampliare gli impianti,abbellire le loro sedi.” Ianni è un’azienda che sarebbe piaciuta ad Einaudi ed un amico mi ha detto che nel 1961 ,quando il presidente andò a Santena per il centenario della morte di Cavour, si sia anche complimentato con Lorenzo Janni. Un episodio che ho saputo da altri,non dai suoi figli.
lascia la direzione del Teatro Stabile. Per sottolineare il suo attaccamento al lavoro ha citato Chiamparino che avrebbe detto di Mario Martone,usando il dialetto piemontese, che “è un Napuli che ama lavorare”. A me è sembrato strano, anzi incredibile che un uomo avveduto come Chiamparino abbia usato , sia pure confidenzialmente, un’espressione così poco felice. Avrebbe offeso, in un colpo solo, tutti i meridionali che vivono e lavorano in Piemonte. E sono tanti. Anche tra i suoi elettori.
LETTERE
