Cosa succede agli animali in caso di divorzio?

Quasi una famiglia su due in Italia vive con un animale da compagnia e sono sempre più frequenti i casi in cui, nel momento della crisi di coppia, cani e gatti diventano oggetto del contendere nei Tribunali per stabilire a chi debbano essere definitivamente affidati.

Alcune statistiche hanno addirittura evidenziato che i litigi a causa di un animale costituirebbero la quinta causa di separazione tra coniugi. Ciò nonostante, in materia non esiste una normativa specifica; pertanto per molto tempo è prevalsa la consuetudine di indicare come proprietario colui a cui era riconducibile il microchip o il tatuaggio a prescindere da altre valutazioni. Negli ultimi anni, invece, i Tribunali stanno sempre più prestando attenzione ai forti legami affettivi che l’animale è in grado di sviluppare tra tutti i membri della famiglia. L’animale, dunque, non viene più assimilato a un semplice bene-oggetto della coppia, ma sta diventando un essere titolare di diritti autonomi, anche dopo lo scioglimento del matrimonio e/o convivenza dei proprietari.

Partendo da questa impostazione alcuni Tribunali stanno sempre più applicando per analogia agli animali domestici la disciplina sull’affido condiviso dei figli, ponendo quindi l’attenzione sull’interesse materiale, spirituale e affettivo degli animali e della coppia nei confronti degli animali. La prima sentenza in questo senso è stata emessa dal Tribunale di Cremona e si tratta per molti versi di una sentenza rivoluzionaria in quanto, giudicando una separazione di due coniugi, decise di equiparare gli animali alla prole, con l’applicazione di tutte le garanzie previste per l’affido condiviso dei figli minorenni. Invitò, pertanto, i coniugi a trovare un accordo che garantisse la possibilità per entrambi di prendersi cura congiuntamente dei loro animali, con l’obbligo di ripartizione al 50% delle spese necessarie per il loro mantenimento.

Negli ultimi anni sono state presentate diverse proposte di legge per colmare le lacune del nostro ordinamento e disciplinare con chiarezza la questione degli affidi degli animali dopo una separazione. In particolare nelle proposte è contenuto il principio secondo cui la proprietà dell’animale è solo un criterio orientativo per il giudice che deve attribuire l’affido esclusivo o condiviso dell’animale domestico alla parte con cui questo ha sviluppato una maggiore relazione affettiva e che, dunque, è in grado di garantirne il maggior benessere, indipendentemente dal fatto che ne sia l’intestatario.Le proposte di legge sono ancora ferme in Parlamento ove, una volta approvate, disciplinerebbero con chiarezza la materia degli affidi degli animali, dopo un’interpretazione fino ad ora affidata alla sola giurisprudenza formatasi in questi anni.

Redazione Vizialo.it

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