La maternità nell’arte africana, le immagini di una grande collezione

Viene presentato domani venerdì 31 marzo, alle 18,30, presso il Centro Piemontese di Studi Africani di via Vanchiglia 4/E a Torino, il volume Mama Africa. La maternità nell’arte africana, alla presenza degli autori Bruno Albertino e Anna Alberghina, di Silvia Maria Ramasso per le Edizioni Neos e delle autorità del Centro.

Avevamo già presentato nelle settimane scorse le figure degli autori, medici entrami, collezionisti e viaggiatori (ultima loro metà la Dancalia), scrittori e studiosi appassionati, capace lei di catturare immagini che testimonino oggi volti dell’universo femminile, vesti e acconciature, caratteri e tradizioni, usi e costumi, oggetti fermi nel tempo, abituato ormai lui ad affollare certe mostre delle sculture di cui per anni sono andati alla ricerca. Il libro vuol essere la testimonianza di “un viaggio estetico e antropologico nell’arte africana, alla scoperta della maternità, concetto ispiratore di opere scultoree di grande originalità”, vuol essere il desiderio di condurre lo spettatore attraverso i territori dell’Africa subsahariana e occidentale, vuol dire mettere di fronte agli occhi di chi guarda, come risultato di contatti e di scambi proficui, i legami dell’art nègre con le sculture di alcuni popoli del Mali come di quelle che appartengono alla Costa d’Avorio e alla Liberia, al Ghana e al Burkina Faso e all’Angola. Scrivendo in altra occasione dell’attività di raccolta delle differenti opere da parte dei due studiosi, dicevamo come “su ogni immagine colta, sulla più o meno piccola statua, sugli aspetti religiosi che vanno al di là della bellezza del manufatto, sulla sua prima sensazione artistica, balza prepotente in primissimo piano, a testimoniare se stessa, quella genuinità da sempre messa in pericolo”, fatto che ad ogni spedizione ci si ritrova di fronte, pericolo che spinge Bruno Albertino a riaffermare come “i nostri studi, i viaggi che compiamo, gli scambi che da sempre sviluppiamo con altri appassionati e studiosi ci dicono la necessità di testimoniare di un’Africa che lentamente si dilegua, travolta dal vortice della globalizzazione, dall’economia di mercato, dalle religioni importate e dal neocolonialismo economico”. Mama Africa è la vetrina dove si sfogliano più di un centinaio di immagini a colori, corredate ognuna da schede composte di dati tecnici, storici e critici – suddivise in vari capitoli, “Bamboline della fertilità”, “Figure di fertilità”, “Il culto dei gemelli”, “Le figure di maternità”, “Maschere femminili”, “Gli antenati mitici” unite a un ricco apparato bibliografico. Interessante lo scenario dei materiali impiegati (dal legno al metallo, dall’avorio alla terracotta e alla pietra) e delle tecniche, di visi e di posture, di composizioni e di forme, di colori e di intarsi.

 

Elio Rabbione

 

Nelle immagini: la copertina del volume firmato da Bruno Albertino e Anna Alberghina e “Figura di maternità reale Baoulé Daoukro”, Costa d’Avorio

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