Assegno di ricollocazione per tremila disoccupati

Sono 3.000 in Piemonte i disoccupati che stanno ricevendo in questi giorni le lettere della Regione Piemonte e dell’Anpal (Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro) con le quali vengono invitati ad aderire all’Assegno di ricollocazione, la nuova misura sperimentale che si propone di aiutare chi ha perso un lavoro a trovarne un nuovo. Lo hanno reso noto l’assessore regionale al Lavoro, Gianna Penteneroe il presidente dell’Anpal, Maurizio Del Conte. L’importo dell’Assegno va da 1.000 a 5.000 euro a seconda dell’occupabilità del lavoratore: non sarà dato direttamente al lavoratore ma agli operatori dei servizi per l’impiego (centri per l’impiego e agenzie accreditate) solo se  sarà raggiunto il risultato cioè un contratto a tempo indeterminato o determinato di almeno sei mesi. Intanto è partito a fine dicembre il buono servizi al lavoro, misura regionale complementare che si rivolge ai disoccupati con o senza ammortizzatori e ai soggetti svantaggiati: finora sono state prese in carico 2.880 persone i cui 2.345 disoccupati e 535 svantaggiati: 292 sono state inserite in tirocinio, 160 sono stati avviati al lavoro. Pentenero e Del Conte hanno visitato il Centro per l’impiego di Rivoli, Prima Industrie e andranno nel pomeriggio nello stabilimento Fca di Mirafiori.

“Sono due – ha dichiarato Del Conte – le strade che stiamo percorrendo. La prima è quella volta ad agevolare il riassorbimento nel mondo del lavoro delle persone che ne sono state espulse. Proprio in questi giorni è partita la fase sperimentale dell’Assegno di ricollocazione, che coinvolgerà 30.000 persone in tutta Italia. La seconda mira a prevenire la disoccupazione giovanile, attraverso l’alternanza scuola-lavoro. È importante avvicinare gli studenti alle imprese, perché ci sono competenze che non si imparano ex cathedra. Per questo abbiamo sviluppato un piano di formazione e di servizio di tutoraggio per le scuole, dove verranno inviati dei ‘facilitatori’ che affianchino gli istituti nelle pratiche burocratiche e nei rapporti con le imprese, attività per cui spesso non hanno le risorse”.

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