Ricercatori precari, Grimaldi (SEL): il Governo riconosca i diritti di questi lavoratori

GRIMALDIIl Capogruppo di SEL Marco Grimaldi ha presentato in conferenza stampa un ordine del giorno, sottoscritto insieme ai consiglieri Andrea Appiano (primo firmatario) e Domenico Rossi, per aprire un’interlocuzione con l’Università sul piano per il reclutamento – che attualmente dovrebbe prevedere solo 80 ricercatori a tempo determinato di tipo A – e mandare un segnale al Governo per cambiare la condizione dei precari dell’università.Dopo la Legge 240/2010, che precarizzò e complicò drasticamente il percorso di avanzamento di carriera per ricercatori e docenti universitari, introducendo diverse tipologie di contratti di lavoro precario per i dottori di ricerca (l’assegno di ricerca, i contratti di ricerca a tempo determinato di tipo A e B), vi è stata un’ulteriore proliferazione di forme contrattuali a termine, più svantaggiose per i ricercatori ma meno onerose per gli atenei (la borsa di studio e la borsa di addestramento alla ricerca, la docenza a contratto, il contratto di prestazione occasionale, il contratto di prestazione d’opera, il contratto di collaborazione esterna).

campus universita 1La scarsità di nuove assunzioni, contestualmente al pensionamento di numerosi docenti a fine carriera, peggiorerà ulteriormente il rapporto studenti/docenti (tra i più sbilanciati d’Italia) con inevitabili ricadute negative sulla qualità della didattica e della ricerca. Eppure l’Università di Torinouniversità vive grazie alla collaborazione di molte centinaia di ricercatori e ricercatori precari, assegnisti di ricerca, borsisti e docenti a contratto i cui compensi sono spesso decisamente bassi.

“Ci ricordiamo bene la famigerata riforma Gelmini” – dichiara Grimaldi – “perché in quegli anni molti di noi erano lì, fra i precari che organizzarono la protesta, la ricerca in piazza, lo sciopero della didattica non retribuita, e fra gli studenti che con loro salirono sui tetti dell’Università. Come ben sappiamo, nessun Governo successivamente si è sognato di rivedere quella ‘riforma’ e invertire la rotta del disinvestimento nella ricerca e della precarizzazione degli atenei. Perciò non si tratta solo di rivolgersi all’Ateneo perché utilizzi le risorse disponibili per assumere quanti più ricercatori possibile: non è più campus universita 2rimandabile un investimento straordinario del Governo nella ricerca, che aumenti i fondi ordinari di enti e atenei e finanzi un piano consistente di immissioni in ruolo. E poi c’è il tema gravissimo della mancanza di qualsiasi ammortizzatore sociale per dottorandi, borsisti e assegnisti, che non accedono alla DIS-COLL. Peggio ancora: nel decreto “Milleproroghe” 2017 (DL 244/2016) non viene rinnovata neanche ai titolari di contratti di collaborazione coordinata e continuativa o a progetto. Nel corso del 2017, migliaia di ricercatori precari vedranno chiudersi ogni possibilità di proroga del contratto di assegno di ricerca e si ritroveranno senza alcun sostegno di disoccupazione dopo aver lavorato per anni e aver regolarmente versato i contributi all’INPS. Ben sappiamo che, mentre la Carta Europea dei Ricercatori – sottoscritta anche dall’Italia – riconosce dottorandi e assegnisti come professionisti ad alto livello di formazione, il Ministro Poletti non li considera nemmeno lavoratori. Non è un bell’incentivo a forme di sfruttamento all’interno delle università?”

 

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