Con l’abrogazione della legge regionale 70/1996 sulla caccia, dal 2012 alcune specie tutelate in Piemonte erano state reinserite nel calendario venatorio della Regione.
Grazie all’approvazione del disegno di legge n. 219, martedì 20 dicembre, il Consiglio regionale regola nuovamente le specie cacciabili, ripristinando la tutela su tredici di esse e “sanando un’anomalia”, come ha spiegato l’assessore all’Agricoltura Giorgio Ferrero. Il provvedimento è stato approvato con 33 voti a favore e 4 contrari (Forza Italia e Lega). Durante il dibattito sono intervenuti i consiglieri del Partito Democratico Paolo Allemano, Vittorio Barazzotto, Andrea Appiano, Nadia Conticelli, Giovanni Corgnati: “Durante la discussione in Commissione, per rispetto dell’opposizione, non abbiamo fatto forzature e abbiamo richiamato la legge in aula. Speriamo di cominciare quanto prima la discussione sulla legge organica. L’assessore ha fatto bene a portare in aula il provvedimento anche solo per salvare poche unità da qui a gennaio, oggi siamo al picco più alto di specie cacciabili nella nostra regione”. Per Gianluca Vignale e Diego Sozzani (Forza Italia) “ci muoviamo in una legislazione dello Stato, che definisce quali sono le specie interessate dall’attività venatoria. Secondo l’Ispra la caccia nella nostra regione è addirittura diminuita. Il provvedimento può avere un effetto per una decina di giorni, è una legge ideologica. Avevamo un impegno che era quello di discutere le tre proposte di legge che giacciono in Commissione, siete invece l’unica amministrazione anticaccia di tutta Italia”. “Abbiamo presentato due emendamenti di merito – ha spiegato Giorgio Bertola del Movimento 5 Stelle – questo provvedimento per noi è parziale, non è neanche un viatico per il percorso più ampio sulla legge. Ci sono tre testi in commissione su cui dovremo lavorare quanto prima per regolamentare in maniera organica la materia”. Il capogruppo Sel Marco Grimaldi, che con Bertola ha presentato un emendamento che ha inserito il merlo tra le specie protette, ha richiamato l’attenzione sui ritardi “avremmo potuto avere una legge sulla caccia dal 1 agosto, e non è successo. Per cui bene che si faccia questa modifica. Dopo 20 anni in Piemonte si è tornati a cacciare le anatre. Con questo provvedimento poniamo un punto oggi e non rimandiamo tutto a gennaio. È vero che ci sono sempre cose più importanti, dovevamo approvare questa legge a luglio e abbiamo sbagliato ad accettare i ricatti”. In conclusione per Alfredo Monaco di Rete Civica “è surreale tutta la pantomima messa in atto dal centrodestra. L’assessore infatti ha semplicemente fatto una legge normale dichiarando il divieto di caccia per alcune specie che sono già in sofferenza numerica a causa dell’antropizzazione o dell’esubero di altre specie”.
fmalagnino – www.cr.piemonte.it
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