I primi sei mesi del 2016 indicano un miglioramento della situazione del mercato del lavoro in Piemonte. Il dato emerge dalle stime dell’indagine Istat rielaborate dal Settore Politiche del Lavoro dell’assessorato regionale. Segno positivo sul fronte del numero dei lavoratori: rispetto allo stesso periodo dello scorso anno risultano essere cresciuti di 14.000 unità. Sale così di quasi un punto percentuale il tasso di occupazione che si assesta sul 63,9%. Sull’altro fronte, scende il tasso di disoccupazione, dal 11,1% al 9,5%. A funzionare bene è il lavoro dipendente in agricoltura e, soprattutto, nel ramo commercio, alloggio e ristorazione, che risulta in sensibile espansione (+ 23.000 posti di lavoro), mentre permane critica la situazione nelle costruzioni (- 8.000 addetti), ristagna il dato dell’industria manifatturiera, e mostra un contenuto regresso (- 3.000 unità) il comparto allargato dei servizi non commerciali. Invece il lavoro autonomo è penalizzato dalla secca contrazione registrata nel settore secondario (- 20.000 indipendenti), che è responsabile del saldo negativo degli uomini occupati (- 4.000 addetti), mentre l’aumento rilevato si concentra fra le lavoratrici (+ 17.000 unità). Il Piemonte distanzia quindi la Liguria quanto a tasso di disoccupazione (9,5% contro 10,7%) e accorcia il gap che la separa dalle altre regioni del Nord, mantenendosi comunque ancora di quasi due punti sopra la media del Settentrione (7,8%).
I dati delle comunicazioni obbligatorie
Le stime Istat, che nell’insieme compongono un quadro incoraggiante, vanno lette però anche alla luce dei dati registrati dal sistema delle comunicazioni obbligatorie, che rileva il numero di contratti attivati e conclusi (mentre l’indagine statistica conta le “teste”, cioè il numero di persone occupate in un dato momento). Secondo questa fonte, nei primi sei mesi del 2016 la domanda di lavoro mostra in Piemonte un cedimento, con una caduta di oltre 38.000 procedure di assunzione rispetto al medesimo periodo del 2015, pari al – 13,1%, che passa a – 28,3% se si tiene conto solo dei tempi indeterminati. “Un riassestamento verso il basso delle tendenze positive emerse nel 2015 – dichiara l’assessora al Lavoro, Gianna Pentenero – era comunque atteso, considerando il boom di avviamenti al lavoro registrato negli ultimi mesi dell’anno scorso, che si può in gran parte interpretare come un’anticipazione di assunzioni che le aziende avrebbero comunque effettuato nel corso del 2016, per sfruttare a pieno le agevolazioni fiscali introdotte con la Legge di stabilità 2015. Negli ultimi tre mesi dello scorso anno, infatti, si sono registrate 48.500 assunzioni a tempo indeterminato, contro le 19.100 dello stesso periodo del 2014 (+154%), e rispetto a una media di circa 34.000 unità nei tre trimestri precedenti. Una crescita notevole che ha determinato il contraccolpo dei mesi seguenti”. Tuttavia, nel bimestre maggio-giugno 2016, il calo degli avviamenti mostra un sensibile rallentamento, scendendo a -7,8%, rispetto al –15,5% del primo quadrimestre”. Al tempo stesso, diminuiscono le cessazioni dal lavoro, anche se a un ritmo inferiore rispetto agli avviamenti, riducendosi nel primo semestre 2016 del 9% circa.
Sul piano settoriale, i dati confermano la debolezza delle costruzioni e dell’industria manifatturiera e la migliore tenuta del commercio e dell’agricoltura, in linea con le risultanze Istat. Resiste meglio alla flessione la componente straniera (-8%), sostenuta dalla dinamica dell’agricoltura (+6,6%) e del lavoro domestico (-1,4%)
In controtendenza l’apprendistato, tornato appetibile e stabilizzato dal punto di vista normativo grazie al nuovo testo unico regionale che disciplina in modo organico la materia. Questa forma contrattuale registra infatti una crescita progressiva, segnando +15% nel semestre (ma la variazione sale al 31% nel bimestre maggio-giugno) e contribuendo alla buona performance dei giovani, che limitano al minimo (-3.6%) la caduta delle assunzioni, favoriti anche dall’impatto delle politiche attivate a loro favore, a partire dal programma Garanzia Giovani.
“Il quadro così delineato – aggiunge Pentenero – mostra luci ed ombre. Le stime Istat infatti ci confortano, confermando un progressivo allentamento della morsa della crisi, ma le dinamiche rilevate dai flussi occupazionali ci ricordano la debolezza della ripresa, spesso fondata su posti di lavoro che non sono a tempo indeterminato, passata la stagione del massiccio appoggio a questa tipologia contrattuale da parte delle misure governative. Del resto, sul nostro territorio rimangono ancora focolai di crisi, che vanno contrastati ricercando una più stretta connessione fra politiche passive ed attive, direzione in cui ci stiamo muovendo come amministrazione regionale”.
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