Dopo il Salone del Risparmio 2016

moneyL’angolo del Private Banker/
di Fabio Ferrarese
“Risparmio al centro, demografia, liquidità, sviluppo”. Demografia, liquidità e sviluppo sono state quindi le tre parole chiave su cui si sono articolate le riflessioni di quest’anno

ferrareseSi è da poco conclusa la VII edizione del Salone del Risparmio la cui tre giorni, svoltasi quest’anno a Milano, aveva il seguente tema: “Risparmio al centro, demografia, liquidità, sviluppo”. Demografia, liquidità e sviluppo sono state quindi le tre parole chiave su cui si sono articolate le riflessioni di quest’anno. Sono stati proposti sette percorsi tematici per affrontare alcuni dei grandi temi di attualità, aprendo così una meditazione sull’effettiva validità dei tradizionali paradigmi della finanza: le scelte di investimento delle famiglie; lungo termine, previdenza e sostegno all’economia reale; educazione finanziaria e formazione; finanza sostenibile e impact investing; consulenza finanziaria e distribuzione; portafogli su misura, mercati e servizi finanziari; fintech; I diversi relatori, che si sono succeduti nell’affrontarne il tema proposto, hanno voluto dedicare tempo e spazio a due argomenti che fino a qualche anno fa entravano nei dibattiti in maniera troppo filosofica ed accademica, ma che in realtà sono fondamentali per il futuro del risparmio e probabilmente anche per il domani del nostro Paese: il ruolo delle SGR nell’economia reale e la previdenza complementare. Il Ministero dell’Economia, in particolare,  attraverso tre importanti suoi esponenti (Padoan, Pagano e Zanetti) ha voluto mandare un segnale sulla possibile attuazione futura di provvedimenti volti a indirizzare il risparmio verso le imprese. Le SGR possono contribuire fattivamente alla crescita (non solo economica) del tessuto industriale italiano se idoneamente supportate, ma al tempo stesso le nostre Autorità devono quanto prima concentrarsi sullo sviluppo di un serio terzo pilastro previdenziale.

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La sensazione che rimane alla chiusura dei lavori è quella che finalmente l’industria del risparmio gestito ha definitivamente catturato l’attenzione delle autorità di vigilanza e della politica in maniera molto concreta. La speranza che tutta questa attenzione si riversi nelle aule delle varie commissioni parlamentari e che tutto ciò avvenga non come ulteriore fonte di liquidità da spremere per sanare i conti pubblici, ma come veicolo in grado di rilanciare l’economia nazionale. Un punto fondamentale rimane però ancora irrisolto: il discorso intorno all’annosa questione dell’educazione finanziaria. Da un lato, sentiamo Banca d’Italia e la Consob condividere gli stessi pensieri sull’argomento (“serve un approccio sistemico al tema”, hanno affermato Magda Bianco e Giuseppe D’Agostino), ma dall’altro l’Italia sembra non essersi ancora mossa a livello di cultura finanziaria risultando la peggiore dei G7 con un livello di cultura finanziaria molto simile ai Paesi Emergenti. Su un numero di circa centoventi conferenze tenutesi nella Kermesse milanese, oltre trenta avevano dei risvolti legati alla formazione e all’educazione finanziaria. È stato bello vedere più di milleseicento giovani studenti delle superiori partecipare con entusiasmo ad una conferenza dedicata al risparmio gestito. Ma a parte questi interventi sporadici ed isolati che cosa si sta effettivamente facendo per questa questione irrisolta nel nostro Paese?

L’ OCSE ci dice che l’Italia rimane nelle ultime posizioni mondiali su molte classiche di questa tematica risultando così più colti, finanziariamente parlando, solo della Colombia. Forse questo potrebbe essere materia sulla quale concentrarsi nel Salone del prossimo anno e viste le ultime vicende di risparmio tradito, la formazione, l’educazione e l’informazione dei risparmiatori dovrebbero coinvolgere non solo le future generazioni, ma anche e soprattutto gli adulti attuali.

Per curiosità ed approfondimenti potete scrivere a fabio.ferrarese@yahoo.it

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