
TU PORTI LUI O LUI PORTA TE?!
di Enrico Coscarelli
Mi sta bene la corretta socializzazione, ma fino ad un certo punto, il cane è parte della nostra famiglia, deve voler divertirsi con noi, e non fremere che arrivi l’ora di andare all’area cani per “giocare” con gli altri, premesso che non è un gioco, è un modo per mettersi alla prova, stabilire una scala gerarchica, capire che ruolo occupare
Carissimi lettori, come detto nello scorso appuntamento faccio una breve parentesi e ci occupiamo delle aree cani. Negli ultimi anni si stanno tirando su numerose zone adibite ad i nostri amici a quattro zampe, frutto di una buona campagna di sensibilizzazione nei loro confronti in tutti i centri abitati col fine di una miglior tutela dell’ambiente, rispettare chi aimè non ha la nostra passione, e per il piacere del proprietario di poterli liberare e non aver paura che il cane prenda e vada per i fatti suoi. Idea sicuramente molto intelligente, posso dire di essere favorevole nella frequenza saltuaria anche di questi luoghi fino a quando abbiamo un cucciolo, cosi che possa fare diverse esperienze di socializzazione in libertà, esperienze con cani adulti, con altri cuccioli, di taglia grande, media o piccola, ed infine conspecifici attivi piuttosto che tranquilli, avrà modo di imparare a relazionarsi, capire quando e con chi poter interagire, ma soprattutto chi evitare.
Ma poi il nostro fedele amico cresce e le cose cambiano, si forma il carattere, ed anche lui può voler dire la sua, cercare di invertire dei ruoli ed è bene non dare per scontato che siano sempre incontri piacevoli, ma al di là di questa considerazione che comunque non è da sottovalutare, la cosa ancor più importante, che spesso succede, superata la fase cucciolo, il cane una volta arrivato al posto si DIMENTICA del proprietario per interagire con i suoi simili fino al momento di andar via, dove si cercano rimedi alternativi al richiamo, perché lui non è della stessa idea.
L’aspetto più pericoloso, come sempre, sono i proprietari, perché sono tutti educatori, addestratori, istruttori, allevatori, talvolta anche veterinari, ed è qui che allora il mio parere è assolutamente diverso, contrario alle aree cani, per numerosi motivi tra i quali: ognuno conosce il proprio cane, ma non sempre conosci gli altri e non puoi sapere quali siano le conseguenze, poi mancanza nel saper affrontare le conseguenze negative, perché dovete sapere che non è mai colpa del proprio cane in queste situazioni, ed anziché pensare a portar via i diretti interessati, nasce una discussione umana tra incompetenti, e cosa fondamentale, non c’è divertimento tra padrone e cane, anche perché in queste condizioni è meglio non tirar fuori bocconcini o giochi.

Mi sta bene la corretta socializzazione, ma fino ad un certo punto, il cane è parte della nostra famiglia, deve voler divertirsi con noi, e non fremere che arrivi l’ora di andare all’area cani per “giocare” con gli altri, premesso che non è un gioco, è un modo per mettersi alla prova, stabilire una scala gerarchica, capire che ruolo occupare; tanta gente lo fa perché così il cane si “sfoga”, si “scarica” e nel mentre si creano dei bei gruppi, ed alla fine si divertono più i bipedi dei quadrupedi.
Di recente sono stato a Londra, migliaia di metri quadri di parchi, senza recinzioni, cani liberi come se fossero in mezzo ai boschi, di quest’ultimi ho solo visto scodinzolate, mai un problema; purtroppo c’è anche da dire che l’Italia, in questo, non ci dà una mano, nei parchi c’è l’obbligo del guinzaglio, e quindi occorre imbattersi in scampagnate. Mi spiace per gli amanti delle aree cani, il mio resta sempre un pensierio.. volto al benessere del cane. A proposito di scampagnate, nella prossima puntata è giunto il momento di parlare dell’importanza di un corso di addestramento.
Enrico Coscarelli
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Chiamparino ha firmato a Roma il protocollo


STORIE DI CITTA’ / di Patrizio Tosetto
passaggi burocratici. Poi…se proprio si voleva individuare un sito per il suk, questo non doveva essere individuato in Barriera, dove sono molte le lacerazioni. Un concentrato di problemi, nella loro non soluzione, produce una miscela esplosiva. Sicuramente c’è strumentale razzismo, ma la tensione non è derivata solo da ciò. Scelte sbagliate sono state fatte. La principale, concentrare il tutto. Sicuramente nella nostra città è aperto il problema delle periferie. Anche Piero Fassino mi pare tardivamente consapevole. La scelta di via Pisa come sede elettorale ne è la pratica evidenza. Meglio tardi che mai. Non si è fatto nulla per la Barriera? No sicuramente, ma sentendo i residenti, se si è fatto è stato importante ma non sufficiente. Ho la bacchetta magica? Assolutamente no! E’ più facile considerare e criticare che fare. Ma non possiamo né vogliamo
tacere sul “cuore del problema”. In Barriera c’è troppa congestione di questioni, e tutti gli sforzi d’integrazione, ad esempio, vengono vanificati dalla eccessiva caoticità. Sarà compito dei nuovi amministratori, inutile fare gli struzzi. Larga parte della popolazione è esasperata. Il limite è stato superato. Ed è vero che non bisogna fermarsi al passato. Ho sentito il Sindaco. Ha indicato nelle nuove infrastrutture una delle risposte, come la messa a gara della progettazione della linea 2 della metropolitana che collegherà zona nord e zona sud della città. Verissimo! Ma sono operazioni che non sono “dietro l’angolo”. Indispensabile fare subito qualcosa. Come ad esempio trovare una nuova sistemazione al suk. Non centra nulla il razzismo. E solo una questione di buon senso.




Presente anche Roberto Obert, il complice-amante che avrebbe nascosto l’arma da fuoco