AUTOMOBILISTI sfreNATI

auto stress

tetiPUNTI DI (S)VISTA /

di Tersilla Garella

 

 

Perché inevitabilmente quando sali in auto in una città come la nostra subisci una metamorfosi. Diventiamo tutti belve inferocite in guerra l’uno con l’altro. Siamo competitivi a tal punto che quando il semaforo diventa giallo iniziamo ad accelerare e ad avanzare in modo quasi impercettibile perché vogliamo bruciare chi ci sta a fianco, fissandolo con sguardo minaccioso e di sfida

 

“Chi va piano va sano e va lontano.” Non per contraddire la sempreverde saggezza popolare, ma ho come il sospetto che questo proverbio non sia applicabile nello specifico ad una città trafficata come Torino. Come ben sa chi ogni giorno si trova a doversi spostare in auto, la strada ha un proprio codice. Che non è, ovviamente, quello che si è appreso frequentando scuola guida. No. È la legge della giungla. Del più forte. Della selezione naturale. E non importa quale cilindrata tu abbia, se tu possieda un suv o una modestissima utilitaria. Conta solo che tu sia assetato abbastanza di semafori e sorpassi per uscirne indenne.

 

Perché inevitabilmente quando sali in auto in una città come la nostra subisci una metamorfosi. Diventiamo tutti belve inferocite in guerra l’uno con l’altro. Siamo competitivi a tal punto che quando il semaforo diventa giallo iniziamo ad accelerare e ad avanzare in modo quasi impercettibile perché vogliamo bruciare chi ci sta a fianco, fissandolo con sguardo minaccioso e di sfida – salvo quando quella alla nostra destra è una donna che si sta mettendo il rimmel, e allora in quel caso ci rilassiamo perché sappiamo che non partirà mai allo scattare del verde -. Non ho ancora mai sentito nessuno dire: “Ah quell’automobilista, proprio gentile guarda. Mi ha dato la precedenza e mi ha fatto un sorriso a trentadue denti”. MAI. È una questione d’onore. Siamo pronti a scendere con il cric in mano se c’è da disquisire su una mancata precedenza. Soprattutto ad una rotonda. Ah, la rotonda, questa sconosciuta! Accade però che in qualche circostanza facciamo quasi squadra.

 

Dinanzi al comune nemico riusciamo a stringerci in un fronte compatto, a formare una sorta di falange oplitica. Tre sono le categorie che noi proprio non tolleriamo e al cui passaggio soffriamo indicibilmente: il pedone, il ciclista e il provinciale. Pedoni e ciclisti che ormai si gettano sulle strisce quasi avessero il potere di rendere immortali, a tradimento peraltro. Che a confronto l’attacco giapponese a Pearl Harbor fu annunciato con largo anticipo. Ma è sicuramente il provinciale ad urtare ormai maggiormente la psiche di noi automobilisti. “Torna a guidare nel tuo paese, imbranato”, si sente gridare da ogni parte. Che a confronto persino Salvini è più gentile con quelle povere anime degli immigrati.

 

Io ho una Yaris grigia. Così, a titolo puramente informativo. Se ne vedete una in giro, scansatevi. Rapidi.

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