Una regia innovativa di Marco Sciaccaluga per il grande capolavoro provocatorio nella Francia del re Sole. Tullio Solenghi e Eros Pagni danno il volto nel Tartufo alla sempre attuale dialettica tra ipocrisia e stupidità
Due interpreti di eccezione per la messinscena al teatro Carignano di Torino del capolavoro di Moliere, il Tartufo: Eros Pagni e Tullio Solenghi, che danno vita alla sempre attuale dialettica fra ipocrisia e stupidità. Quando Moliere mise in scena per la prima volta il Tartufo, nel 1664, dovette fronteggiare la famigerata “cabala dei devoti” che, a quel tempo, infestava la corte del re Sole e che riuscì a far bandire per diversi anni la commedia. Non ci si deve stupire del fatto, perché il drammaturgo francese proponeva la storia di un sepolcro imbiancato, un falso devoto, un baciapile bugiardo che, dietro false pie sembianze, nascondeva, invece, una natura ben diversa, che lo portava a circuire il ricco e fin troppo ingenuo Orgon, per spogliarlo dei beni e approfittarne della moglie. Il regista Marco Sciaccaluga, portando in scena un testo sempre attuale, nella nuova traduzione di Valerio Magrelli, attenua però i toni cupi e le ostentazione devote del protagonista, prediligendo il registro farsesco, che risulta perfetto per mettere alla berlina le umane debolezze. “Il Tartufo – spiega Sciaccaluga – è la tipica commedia strutturata a suspense, in cui il pubblico, come quasi tutti i personaggi, ha la consapevolezza chiara di chi sia l’assassino; ma, attraverso il registro comico, è costretto a vivere nell’angoscia, perché proprio colui che detiene il potere in quella casa non riesce a accorgersene, conducendo cosi la famiglia alla rovina”.approfittarne
Mara Martellotta
Teatro Carignano, dal 21 aprile al 3 maggio
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