Marzo 2015- Pagina 7

L'arcivescovo ai funerali di Orazio e Antonella: "Insieme possiamo vincere la follia disumana"

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tunisi cons3tunisi cons4tunisi corteotunisi consolata1“Non è giusto morire così”, c’era scritto su uno striscione posto sulla cancellata della basilica. Presenti alla cerimonia, officiata da mons. Cesare Nosiglia e dal card. Severino Poletto, il sindaco Piero Fassino, il governatore, Sergio Chiamparino

 

Una grande folla di torinesi ha accompagnato e poi accolto in basilica il corteo dei due carri funebri di Antonella Sesino e Orazio Conte, le due vittime dell’Isis i cui funerali si sono svolti ieri alle 14 alla Consolata. Nel corteo partito dal municipio e giunto in chiesa da via Corte d’Appello e piazza Savoia, i parenti e gli amici, tra cui molti colleghi di lavoro dei due torinesi uccisi a Tunisi.

 

“Non è giusto morire così”, c’era scritto su uno striscione posto sulla cancellata della basilica. Presenti alla cerimonia, officiata da mons. Cesare Nosiglia e dal card. Severino Poletto, il sindaco Piero Fassino, il governatore, Sergio Chiamparino, e il presidente dell’Assemblea regionale, Mauro Laus, con il viceministro alla Giustizia, Enrico Costa. Alla cerimonia ha assistito anche Carolina Bottari, la dipendente comunale ferita nell’assalto al museo del Bardo in cui ha perso la vita il marito Orazio.

 

“La strage degli innocenti scuota la coscienza di ogni uomo di buona volontà – ha detto nell’omelia l’arcivescovo – e di fronte alla follia omicida brutale, irrazionale e disumana che ci lascia attoniti e sconvolti, per cui non riusciamo e non possiamo comprenderla bisogna risvegliare la coscienza collettiva, perché non sia rassegnata a ciò che appare a volte ineluttabile ma che invece può essere vinto dalla volontà di bene che alberga nel cuore di ogni uomo e dall’impegno di tutti”. 

 

(Fotoservizio: il Torinese)

 

 

Progetto #COLturadigitale, dai campi al web

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Tavola rotonda a Nichelino sulle opportunità offerte agli imprenditori agricoli dal web e dai nuovi media

 

Torino – «#Colturadigitale: questo il progetto, avviato due anni fa, da Coldiretti Torino e da UeCoop, e rivolto alle imprese e alle cooperative agricole per aiutarle e incentivarle a utilizzare e cogliere tutte le opportunità offerte dai social network per presentare le imprese, le attività, le produzioni, i servizi offerti e la capacità di accoglienza – spiega Fabrizio Galliati, presidente Coldiretti Torino –. Per il settore primario si tratta di un progetto davvero innovativo che ha l’obiettivo di portare le imprese agricole a essere presenti nella rete internet e sul web. Un invito agli imprenditori agricoli a utilizzare quali strumenti di comunicazione siti internet, blog e i social network più comuni – Facebook, Twitter, Instagram, YouTube, Google+ – per presentare le aziende, i prodotti agricoli aziendali, i volti e le persone che vi si dedicano, i territori, i metodi di coltivazione seguiti. Una comunicazione aziendale rivolta all’ampio pubblico di internet, a creare un contatto diretto con i consumatori e con le persone che ogni giorno acquistano presso i Mercati Campagna Amica e frequentano i punti del circuito: negozi, botteghe, agriturismi, ecc. Una sorta di nuova narrazione, relativa a tutti i molteplici aspetti delle imprese agricole».

 

  Il presidente di Coldiretti Torino Fabrizio Galliati prosegue: «Il progetto #Colturadigitale è stato avviato nel 2013 con l’intento di stimolare e invogliare gli imprenditori agricoli – spesso molto distanti dalla realtà del web – a utilizzare le potenzialità oggi offerte da internet. L’intento è che l’imprenditore agricolo così come i coadiuvanti e i lavoratori prendano confidenza con questi nuovi media e arrivino a inserirli nella quotidiana della vita delle imprese agricole. Si tratta di un progetto che sinora è riuscito a contaminare imprenditori e imprenditrici: a fine aprile partirà un primo corso di formazione sull’utilizzo dei nuovi media con 15 iscritte. Il senso principale del progetto è aiutare le imprenditrici e gli imprenditori a interiorizzare questi strumenti e a utilizzarli quotidianamente per comunicare le loro imprese».

 

“Nel corso di questo primo anno abbiamo cercato di coinvolgere i produttori in attività pratiche, di far toccare loro con mano le opportuna offerte dai media digitali per farsi conoscere e per far conoscere meglio i prodotti, frutto del loro lavoro. Abbiamo organizzato piccoli incontri di cultura del cibo e degustazioni “a tema” nei mercati domenicali, come ad esempio nel caso del miele e dei prodotti dell’apicoltura, facendo raccontare i prodotti direttamente dai coltivatori”, racconta Monica Pisciella, giornalista e professionista in marketing e comunicazione digitale, collaboratrice del progetto. “Abbiamo inoltre partecipato alla prima fase del Piemonte Visual Contest, un progetto innovativo organizzato da Consiglio Regionale, CSI e TOP-IX, declinato nelle due parti di Mappathon e Storython, di cui la prima volta alla realizzazione di un progetto di mappatura basato su OpenStreetMap per esplorare temi di interesse pubblico riferiti al territorio piemontese, utilizzando dataset aperti. Abbiamo coinvolto i mappers nella mappatura delle eccellenze agroalimentari e dell’ospitalità della Provincia di Torino, istituendo un Premio speciale #COLturadigitale per premiare la creatività in grado di rappresentare e valorizzare i punti aderenti al circuito Campagna Amica; la seconda fase di Storython, dedicata allo storytelling, il racconto digitale del viaggio attraverso il buono del Piemonte, invece è appena iniziata”. 

 

Nell’ambito del progetto, il 31 marzo a Nichelino, dalle ore 16 alle 19,30, nella sala conferenze della cascina dell’Ordine Mauriziano è prevista una tavola rotonda sul tema “#Colturadigitale per Expo 2015”. Michele Mellano, direttore Coldiretti Torino. Informa: «L’occasione offerta da Expo 2015 ci stimola a pensare a modi nuovi per far conoscere a un pubblico internazionale le specificità e la bellezza dei nostri territori e di tutti gli operatori che li rendono unici, a partire dalle nostre aziende e cooperative agricole e agrituristiche che producono il cibo per nutrire il pianeta. Da qualche tempo Coldiretti e Uecoop Torino stanno stimolando le aziende e le cooperative agricole a comunicare le loro storie, il lavoro quotidiano, le relazioni umane che le animano, ovvero quegli  ingredienti, spesso segreti, che rendono uniche le produzioni locali. In questo contesto  il diffondersi delle nuove tecnologie e di nuovi strumenti di comunicazione e condivisione delle informazioni possono offrire un’importante motore di crescita delle economie dei territori rurali. La tavola rotonda #Colturadigitale per Expo 2015 è una nuova occasione per fare il punto su dove siamo e intraprendere percorsi per Expo 2015 e per il futuro dei territori, delle persone e delle imprese che li rendono unici».

Gli italiani “con la divisa sbagliata”

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“Come cavalli che dormono in piedi” di Paolo Rumiz si conferma come il racconto più anticonformista oggi presente in libreria tra i tanti titoli che rammentano la Grande guerra

 

Il 24 maggio del ’15 la cavalleria italiana passa il confine austriaco dalle parti di Cervignano e chiede a un vecchio seduto sulla porta di casa: ‘Scusi, buon uomo, dov’è il nemico?’. E il buon uomo, tranquillo,risponde: ‘Veramente, signor ufficiale, il nemico siete voi’ “. Già da questa frase s’intuisce che “Come cavalli che dormono in piedi”, di Paolo Rumiz, (Feltrinelli, pp. 272, 18 euro) si confermi come il racconto più anticonformista oggi presente in libreria tra i tanti titoli che rammentano la Grande guerra di cent’anni fa. Nel turbine delle commemorazioni sull’inizio della Prima guerra mondiale è il primo libro che affronta il tema andando controcorrente. Il tema-cardine del libro è la storia di quelli che entrano in guerra nel 1914 e poi nel 1915. Triestini, come il nonno di Rumiz, ma anche trentini che vanno in Galizia a combattere,  nel fango dell’Europa centrale, italofoni che non sono italiani, che portano le divise dell’impero austroungarico e combattono sotto le insegne di “Cecco Beppe” contro i russi. Nell’agosto del 1914, sono più di centomila i trentini e giuliani che vanno a combattere per l’Impero, di cui sono ancora sudditi. Muovono verso il fronte russo quando ancora ci si illude che “prima che le foglie cadano” il conflitto sarà finito. Invece non finisce. E quando come un’epidemia si propaga in tutta Europa, il fronte orientale scivola nell’oblio, schiacciato dall’epopea di Verdun e del Piave. Quello di Rumiz è un racconto straordinario, avvincente,  sui luoghi dove scorse il primo sangue della grande guerra. L’esito del conflitto, la dissoluzione dell’Impero, costringerà quei soldati scampati alla morte a definirsi nazionalisticamente come italiani, ma senza ritrovarsi a casa propria. Dai cimiteri galiziani coperti di mirtilli al silenzio di Redipuglia, Paolo Rumiz sembra suggerire che l’Europa è lì, in quella riconciliazione con i morti che sono i veri vivi, gli unici depositari di senso di un’unione che già allora poteva nascere e oggi forse non è ancora cominciata.

Marco Travaglini

Parola di Capello: "Bravo Allegri e brava Juventus"

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”In Italia è difficile battere la Juve”

 

Nella trasmissione  Radio Anch’io Fabio  Capello si complimenta con Allegri: ”In Italia è difficile battere la Juve, ha preso coscienza della propria forza e ha raggiunto una maturità che non aveva, Allegri gli è riuscito a dare qualcosa in più. in Champions potrebbe andare avanti, anche se mancherà Pogba che è un giocatore che fa differenza”.

Patch Adams domani per un sorriso al Regina Margherita

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E’ il medico, attivista e scrittore, diventato famoso per il film a lui dedicato dallo scomparso attore Robin Williams

 

Il papà della clownterapia Patch Adams domani farà una sorpresa ai piccoli pazienti dell’ Infantile Regina Margherita. di Torino. Nel  pomeriggio entrerà in scena con il suo naso rosso  nella Bibliomouse, poi andrà a trovare i bimbi ricoverati in Oncoematologia, Ematologia e Immunoreumatologia. La visita durerà un paio d’ore e ha l’intento di portare un sorriso ai malati. E’ il medico, attivista e scrittore, diventato famoso per il film a lui dedicato dallo scomparso attore Robin Williams. Ormai da quarant’anni con la terepia del sorriso lotta contro la tristezza e il dolore indossando un naso rosso da clown.

Una "San Giuseppe" di successo

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Per tutta la durata dell’evento un afflusso costante di pubblico

 

E’ calato alle 21 di domenica il sipario sull’edizione numero sessantanove della Mostra regionale di San Giuseppe che si è svolta, a partire da venerdì 13 al Quartiere fieristico della Cittadella. E anche in questo fine settimana come nel precedente c’è stato un afflusso tale da costringere, sia pure una sola volta, intorno alle 17.30 di domenica, a bloccare il flusso dei visitatori. Carlo Manazza, di Manazza Gefra Srl di Cassolnovo (Pavia) società specializzata nel settore fieristico che ha organizzato la Mostra rileva, con soddisfazione come “Questa edizione sia stata un successo e la conferma della formula vincente degli ultimi anni, con l’ingresso libero ed il percorso a giorni alterni. Lo ha dimostrato l’afflusso continuo sin dalla sera dell’inaugurazione, proseguito per tutte le serate, con i picchi del primo fine settimana, quando domenica 15 si è dovuto provvedere per ben sedici volte al fermo temporaneo degli ingressi e di questo fine settimana, dove comunque è stato notevole”. A dimostrazione dell’eco che la Mostra h ormai anche al di fuori del Monferrato Casalese e della provincia di Alessandria, nei giorni scorsi sono giunte all’Ufficio Fiera molte richieste provenienti dalla Lomellina, dall’Astigiano, dal Vercellese ed anche dal Novarese. Tutti i settori merceologici hanno dato il loro contributo alla riuscita di un evento che ormai costituisce una vetrina che va al di là del Casalese, e – come ogni anno – il pubblico si è soffermato nell’area riservata all’enogastronomia, locale e nazionale, arricchita dalla presenza degli stand della Regione Siciliana. Positiva è stata la anche la partecipazione agli eventi collaterali, altro elemento di arricchimento della manifestazione fieristica, che hanno occupato tutte le sere senza interruzioni l’area eventi, dove sono state collocate le 150 fotografie di Pier Giuseppe Bollo che con il suo grandangolo ha colto il Monferrato in aspetti che possono davvero essere una stupenda carta di presentazione per Expo o l’Unesco. Tra le manifestazioni, oltre ai momenti musicali, al convegno sul Controllo di vicinato (cui hanno preso parte diversi amministratori monferrini e non), alla rappresentazione della Bella e la Bestia a cura della comogania Giovani Artisti, alle due partecipate iniziative della Croce Rossa, presente in forza all’evento, una menzione particolare la  merita quella a cura della sezione casalese dell’Ana e dell’Istituto superiore Balbo sui “Il papà e la famiglia nella Grande Guerra” che ha registrato un pienone come si era visto rare volte. E insieme alla San Giuseppe si è conclusa la 21 edizione di Arteinfiera curata dall’artista e critico Piergiorgio Panelli, con un ricordo positivo sia dal punto di vista qualitativo dei 12 artisti scelti che dall’affluenza del pubblico tra i quali molti  giovani. Gli invitati di questa edizione intitolata “Quasi energia” hanno regalato veramente un ‘energia contaminante di creatività usando linguaggi diversi dall’espressionismo di Michele Tammaro, all’informale luminoso dello stesso Panelli, all’installazione eclatante e filosofica di Saldì, alla gestualità di Andrea Pollastro, alla raffinata matericità di Iris Devasini. Le fotografie poetiche di Igor Furlan, l’opticall art sofisticata di Massimo Salvadori, l’iperrealismo di Giulia Savino e quello di Livio Degiovanni, l’energia di Giada Ronci, l’onirico di Simone Murru, l’astrattismo di giuliano Mangani, la plasticità di giorgio Grosso. Positiva e graditissima è stata, infine, Casale Comics 10, la decima edizione dedicata agli eroi di carta della Sergio Bonelli Editore, allestita dallo staff di Monferrato Eventi con la supervisione di Luigi Corteggi “Cortez”, art director della casa editrice milanese. E proprio “Cortez” è stato il protagonista, insieme ai tre disegnatori presenti domenica in Mostra, Claudio Villa, Pasquale del Vecchio ed Alessandro Picinelli, di una grande giornata di creazioni dal vivo, che hanno trovato un grande apprezzamento da parte del pubblico.

 

Con PersonAtelier si cambia look (e autostima)

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Intervista / Coach PersonAtelier Daniela Prandi

 

Seconda puntata del nostro viaggio nell’universo di “PersonAtelier” che, con un ciclo di seminari e workshop  -tenuti da esperte di coaching, immagine e creatrici di moda e bijoux-  aiuta le donne torinesi a rinnovare look e atteggiamento. Oggi incontriamo l’ideatrice del progetto: la psicologa, coach e consulente in ambito risorse umane, Daniela Prandi.

 

-Quanto è fondamentale l’apporto di un coach per chi insegue un cambiamento?

«Direi che è il suo habitat, perché è proprio nella professionalità del coach lavorare su questo, su cosa manca per transitare da una situazione così com’è e traghettarla verso una dimensione futura».

 

-Come è nata l’idea di abbinare il coaching allo stile?

«E’ la sintesi del mio percorso professionale. Da 15 anni mi occupo del cambiamento, con  strumenti  differenti. Ho iniziato come psicologa, poi consulente di carriera e ho lavorato  sull’orientamento e bilancio di competenze. Sono fermamente convinta che per realizzare un cambiamento, la sinergia tra dentro e fuori sia la formula vincente».

 

-Idea assolutamente nuova?

«Nella psicologia della moda e nella consulenza di immagine si è visto e fatto già molto; di diverso e personale, nella nostra proposta, c’è l’affiancare punti di vista e professionalità  differenti. Si lavora a 360°; partendo dalla rappresentazione mentale, dalla percezione che si ha di se stesse, poi si veicola all’esterno».

 

-Quanto è importante la collaborazione con la consulente d’immagine?

«Direi fondamentale, proprio per lavorare su più piani. Ho pensato a Giuseppina Sansone perché ha un approccio “psico”; sa parlare di cose profonde in maniera simpatica, leggera ed accessibile».

 

-E le altre anime dell’iniziativa?

«Sono fondamentali per la parte concreta del progetto. Mi piace la filosofia dietro le creazioni di Elena Pignata e dell’Augelli; tutte insieme aiutiamo le donne a costruire la loro immagine, partendo dalle rappresentazioni interne per arrivare a ciò che vogliono mostrare agli altri, e sperimentare in atelier è una parte molto importante».

 

-Qual è la tipologia di donne che si rivolge a te?

«Soprattutto quelle in fase di ridefinizione della loro identità o libere professioniste con più ruoli che vogliono trovare un’integrazione tra le diverse sfaccettature, per arrivare ad una personale sintesi. Poi persone che hanno perso il lavoro e devono reinserirsi con un diverso ruolo; o ancora donne che da tempo si sono dedicate alla famiglia e desiderano un cambiamento, non  necessariamente legato al mondo del lavoro».

 

-Si può affermare che l’autostima ti fa più bella?

«E’ un buon punto di partenza. Nell’ottica del miglioramento c’è la possibilità di vedersi di una bellezza diversa, anche grazie alla consulenza di un professionista. La percezione che si ha di se stesse può migliorare ascoltando nuovi punti di vista, così da riuscire a valorizzare ancora di più le proprie risorse, ed esistono tecniche e metodi precisi. Poi è importante anche il contributo tecnico di chi crea abiti e accessori, si occupa di make up e hairstyling. Interiorità ed esterno non sono in contrapposizione; ed è strategica la sinergia tra le due facce della stessa medaglia».

 

-Le maggiori difficoltà sulla strada del cambiamento?

«L’ostacolo da abbattere più comune è la difficoltà  di modificare quello sguardo e quel linguaggio che parla con i “se”, piuttosto che con i “nonostante”. Spesso mi sento dire “cambierei se ci fosse  questa o quell’altra condizione”; io rispondo con una sorta di provocazione e chiedo di sostituire al “se” la parola “nonostante” e vedere se succede qualcosa di diverso. Occorre modificare quel modo di vedersi che sottolinea prevalentemente ciò che non si ha e che ci manca, e considerare, invece quanto si ha già e puntare sul positivo».

 

-Ma fino a che punto e a che età è possibile cambiare?

«Non c’è un limite, perché ognuno ha un potenziale di cambiamento lungo tutto l’arco della sua vita. Piuttosto, accade che non tutti abbiano voglia di attivarlo; ma questa porta è sempre aperta. Mi affascina proprio cercare di capire come trovare una motivazione, una leva, che faccia scattare quel potenziale».

 

-Gli aspetti più difficili del tuo lavoro?

«Gestire proprio le fasi dello stallo; perché ci sono delle resistenze che sono anche energie utili, ma è complicato riorientarle ai fini  di un cambiamento positivo».

 

-E la soddisfazione più grande?

«Assistere ai cambiamenti delle persone che accompagno nel percorso di coaching. Per esempio, lavorare per fare ottenere una promozione, che poi arriva».

 

Per  informazioni sui  corsi di PersonAtelier , scrivere ad

info@personatelier.com

 

Laura Goria

 

 

 

L'addio alle vittime dell'Isis oggi ai funerali celebrati da mons. Nosiglia alla Consolata

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sesinocontetunisi striscioneAlle 13 di oggi un corteo silenzioso partirà per la Basilica per lo svolgimento dei funerali, che saranno officiati dall’arcivescovo

 

Nella Sala delle Colonne di Palazzo Civico è stata aperta ieir alle 10  la camera ardente per Antonella Sesino e Orazio Conte, le due vittime torinesi della strage di Tunisi. Prima dell’apertura si era formata una coda di alcune decine di persone. Sulla cancellata del monumento al Conte Verde, davanti al municipio,  gli amici di Antonella hanno collocato uno striscione con la scritta “4 angeli volati in cielo.Il nostro cuore le vostre ali. San Mauro nel dolore. Ciao Antonella!”. Un violino e uno spartito sono stati messi sulla bara di Orazio, fiori candidi su quella di Antonella. Il gonfalone blu e oro della Città di Torino è stato posto al centro della camera ardente,  presente anche quello di San Mauro Torinese, comune di residenza della donna. Sono intervenuti  il sindaco, Piero Fassino, il prefetto, Paola Basilone, il sindaco di San Mauro, Ugo Dallolio, e i comandanti della polizia municipale. I dipendenti del Comune di Torino si danno i turni  al picchetto d’onore di fianco alle due bare. La camera ardente rimarrà aperta sino alle 13 di oggi quando un corteo silenzioso partirà per la Basilica della Consolata per lo svolgimento dei funerali, che saranno officiati dall’arcivescovo Cesare Nosiglia alle ore 14. Sarà presente anche un ministro della repubblica tunisina..

 

(Foto: Il Torinese)

Record di cassa integrazione a Torino, la crisi si fa sentire ma la Ferrero va a gonfie vele

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Nello scenario complessivo di incertezza, invece il gruppo Ferrero ha chiuso il bilancio al 31 agosto 2014 con un fatturato di 8,4 miliardi di euro. I dati sono in crescita del 3,9% rispetto al precedente

 

Con la bellezza di quasi 10 milioni di ore richieste nei primi due mesi dell’anno, Torino è la prima città italiana nella classifica della cassa integrazione. Mentre a livello nazionale i dati relativi ammortizzatori sociali sono in calo del 41%, in Piemonte sono scesi soltanto del 10. In tutta Italia, nello stesso perido, sono state chieste 109 milioni di ore, di cui 17 nella nostra regione. Nel settore dell’industria le domande sono crescite di circa il 6%, mentre  si registra un forte calo nell’ediliza: sono scese del 45,9%, nel commercio del 62,2 e nell’artigianato addirittura dell’87,2. Ma i dati sulla crisi in piemonte sono complessivamente  orientati all’incertezza.

 

Intanto la L3 Holding, una cordata svizzera e lussemburghese, si è aggiudicata l’asta per la De Tomaso. L’offerta è arrivata a quota 2 milioni e 50 mila euro. All’asta ha preso parte acnhe il gruppo cinese Ideal Time, che aveva presentato un’offerta soltanto per il marchio. Dopo i primi rilanci la cordata italiana Eos ha invece lasciato.

 

Nello scenario complessivo di incertezza, invece il gruppo Ferrero ha chiuso il bilancio al 31 agosto 2014 con un fatturato di 8,4 miliardi di euro. I dati sono in crescita del 3,9% rispetto al precedente. Gli affari vanno alla grande in Asia, Russia, Usa, Canada, Brasile, Messico e Turchia,  e sono in forte crescita i mercati del Medio Oriente. Eccellenti anche  i risultati nel Regno Unito, Polonia e Germania. Sono stabili o in leggero calo, proprio per la crisi economica, i principali mercati del Sud Europa. L’utile prima delle imposte è di 907 milioni, con una crescita del 14,2%.

 

Il Lago dei cigni del Ballet of Moscow

LAGO CIGNI

La trama, decisamente romantica, racconta la storia della principessa Odette che un perfido sortilegio del malefico mago Rothbart, a cui la principessa ha negato il suo amore, costringe a trascorrere le ore del giorno sotto le sembianze di un cigno bianco

 

Il lago dei cigni, oggi forse il balletto più famoso del mondo, continua a mantenere intatto tutto il suo fascino per l´atmosfera lunare che accompagna l´apparizione di Odette, per il doppio ruolo di Odette-Odile, cigno bianco e cigno nero, per l´eterna lotta fra il Bene e il Male. La trama, decisamente romantica, racconta la storia della principessa Odette che un perfido sortilegio del malefico mago Rothbart, a cui la principessa ha negato il suo amore, costringe a trascorrere le ore del giorno sotto le sembianze di un cigno bianco. La maledizione potrà essere sconfitta soltanto da un giuramento d’amore. Il principe Sigfrid si imbatte nottetempo di Odette, se ne innamora e promette di salvarla. Ad una festa nella reggia di Sigfrid il mago presenta sua figlia che ha assunto le sembianze di Odette al principe che, convinto di trovarsi al cospetto della sua amata, le giura eterno amore. A quel punto Il mago rivela la vera identità della fanciulla e Odette, destinata alla morte, scompare nelle acque del lago. Sigfrid, disperato, decide di seguirla: è proprio questo suo gesto a rompere l’incantesimo consentendo ai due giovani innamorati di vivere per sempre felici. Un fiore all’occhiello per il Ballet of Moscow con le favolose e incantate musiche di P.I. TCajkovskij e su coreografie di Marius Petipa. 

 

 

Il Lago dei Cigni

Musiche di:  P.I. Tchaikovsky

Coreografie: M. Petipa

Solisti: Katerina Kukhar e Aleksandr Stoyanov

Ballet of Moscow