PersonAtelier si prende cura delle donne torinesi

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Intervista alla consulente d’immagine Giuseppina Sansone 

 

Terza puntata del viaggio nel mondo di “PersonAtelier”, il ciclo di seminari e workshop -tenuti da esperte di coaching, immagine e creatrici  di moda e bijoux- che aiuta le donne torinesi a rinnovare look e atteggiamento.

 

Oggi incontriamo  Giuseppina Sansone: consulente d’immagine, blogger fashion con il suo (seguitissimo) “Fashion and the city” e personal shopper. Ovvero una donna per amica: colei che, con un occhio allo stile, l’altro alla moda e soprattutto un faro puntato sulla vostra personalità, può darvi una mano nel caso in cui (come Carrie Bradshaw), di fronte all’armadio straripante di vestiti, vi arrovellaste nel grido d’allarme: “Non  ho niente da mettermi!”.Chi meglio di lei per levarvi  dall’”impasse”, buttar via l’inutile, abbinare diversamente l’esistente e inserire pezzi must, autentici salvavita su cui potrete sempre fare affidamento. Insomma, un toccasana che aggiunge dosi di sicurezza, anche interiore.

 

Fermamente convinta (come Coco Chanel) che “La moda passa, lo stile resta” è la guida giusta per aiutare le donne a sfuggire l’omologazione, capire cosa sta loro meglio ed esaltarne la personalità con il look più adatto. Proprio quello che farà negli incontri di “Personatelier”, come ci  spiega: «Mi occuperò della parte relativa all’immagine, di pari passo con il lavoro della coach Daniela Prandi relativo al lavoro sull’interiorità. Le due cose si sposano perfettamente e me ne accorgo anche nella gestione delle mie clienti: inevitabilmente, il miglioramento del look produce un impatto benefico pure sul versante emotivo».

 

-Quindi la marcia in più di “Personatelier”?

«Il progetto mette insieme più professionalità e permette di vedere le cose da più prospettive».

 

-Quali sono gli aspetti più difficili del tuo lavoro?

«Tante volte le donne non hanno ben chiaro quello che vogliono fare: desiderano un cambiamento, però bisogna cercare di lavorare su una chiarezza iniziale, che spesso non c’è».

 

– Che rapporto si crea con le tue clienti?

«E’ fondamentale che io gli piaccia, come donna e come persona, anche dal punto di vista umano. Devono riconoscere in me caratteristiche e affinità che in qualche modo ci leghino, perché è anche una questione mentale. Questo feeling è molto importante, poi lavoriamo in tandem».

 

-Chi si rivolge a te?

«Generalmente donne che si mettono in discussione, o comunque sono in una fase di passaggio. E’ una cosa che deve partire da loro. Può accadere soprattutto quando compiono una certa età, per esempio 40 o 50 anni; quando ci sono separazioni, divorzi, cambiamenti sul fronte professionale. Tutti momenti che possono mettere in crisi, ed allora è più facile farsi aiutare da una professionista».

 

-Ci sono alcune regole base che dovrebbe tenere presente chi vuole migliorarsi?

«Mi auguro sempre che come punto di vista una donna abbia se stessa, sappia accettarsi e non senta la necessità di assomigliare ad un’altra. Dovrebbe avere una personalità già abbastanza formata e un buon gusto personale; capire come è fatta realmente, cosa vuole e le cose che invece non le piacciono».

 

-PersonAtelier propone lavori di gruppo, ma anche percorsi individuali. Come vedi le due opzioni?

«Innanzitutto i gruppi non sono troppo numerosi, così si lavora meglio. Ma, se per svariati motivi una donna preferisce un lavoro “ad personam”, è una scelta del tutto personale e noi possiamo andarle incontro benissimo. Comunque mettere in contatto più donne che hanno in comune  le stesse problematiche, può  rivelarsi molto positivo e spesso le fa stare meglio».

 

-Le soddisfazioni più grandi del tuo lavoro?

«Accorgermi che la donna con cui ho lavorato ha beneficiato della mia consulenza, si sente bene e c’è un riscontro  tangibile del miglioramento ottenuto. Di solito, poi, restiamo in contatto e mi faccio mandare i selfie con gli outfit che ha imparato a creare da sola. In ogni caso, resto  sempre reperibile per ulteriori consigli su acquisti od altro».

 

-In periodi di crisi come quello attuale, ingaggiare una personal shopper non è un lusso eccessivo?

«Non occorre essere una star, molte mie clienti sono donne “normali”, non  necessariamente top manager o simili. E’ una questione di cultura ed intraprendenza non legata ai soldi. Io le aiuto a capire qual è il modo migliore di comprare senza sperperare denaro».

 

Laura Goria

 

 

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