Tour torinese bipartisan di Renzi a Fca e Gm ma i lavoratori sono preoccupati per la crisi

RENZI LAVAGNA

Non è la prima volta che il premier visita realtà imprenditoriali piemontesi: lo scorso anno aveva inaugurato lo stabilimento L’Oreàl di Settimo. Altra tappa in questa visita al Politecnico per l’inaugurazione dell’anno accademico

 

Tour tutto piemontese per il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Prima la presenza ad Alba ai funerali di Michele Ferrero: “Sono qui – ha detto il premier – per onorare un grande italiano, una storia incredibile di talento, territorio e valori umani”. Poi, trasferitosi a Torino, il primo ministro ha avuto il privilegio di visionare in anteprima a Mirafiori i nuovi modelli che saranno lanciati sul mercato da Fca. Ed è soprattutto su uno di questi, la Maserati Levante, il primo suv del del Tridente, che si concentrano le speranze dei lavoratori torinesi del gruppo automobilistico, per i quali è appena stato rinnovato un anno di cassa integrazione.

 

Ad accompagnare il capo del Governo  l’ad Sergio Marchionne e il presidente John Elkann, che hanno fatto gli onori di casa al centro stile Fca dello stabilimento.  Renzi si è poi recato al centro ricerche General Motors nella cittadella del Politecnico dove vengono progettati i motori diesel della casa americana. Non è la prima volta che il premier visita realtà imprenditoriali piemontesi: lo scorso anno aveva inaugurato lo stabilimento L’Oreàl di Settimo. Altra tappa in questa visita, al Politecnico per l’inaugurazione dell’anno accademico e, infine a Moncalieri, per un sopralluogo alla Fissore ceramiche.

 

La visita ha coinciso con la giornata di mobilitazione  indetta contro il Governo Renzi. “Renzi a Torino non lo vogliamo – spiega Ezio Locatelli, segretario provinciale di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea – il Governo e’ parte organica di una politica di austerita’, di smantellamento di fondamentali diritti sociali e del lavoro. Questa politica sta determinando un rapido peggioramento della situazione sociale del Paese. Giusto contestarlo, far crescere una opposizione e una alternativa”.

 

Intanto le Rsu Fiom e Uilm di General Motors hanno scritto al premier una lettera aperta in cui esprimono ”profondo disaccordo con l’impianto del Jobs Act”. ”Noi siamo l’esempio palese di come l’articolo 18 non sia mai stato un ostacolo nelle assunzioni per una multinazionale che volesse investire in Italia – si legge nella lettera – nell’arco di un quinquennio l’azienda è passata da un centinaio di dipendenti agli attuali 650, grazie a costanti investimenti nella ricerca, nella progettazione e nelle infrastrutture”.

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