E’ famosa per gli abiti scultura e le gorgiere rivisitate in chiave contemporanea, trasformate in collane; ora espone un’altra manifestazione del suo talento e della sua creatività
Arazzi come quadri, con la luminescenza del mare o la doratura del grano. La Penelope di Ulisse non arrivò a tanto; invece, dopo anni di ricerca, è la meraviglia di cui è capace Silvia Beccaria. E allora, save the date. Il 29 gennaio (alle 18,30) tutti all’inaugurazione di «Senza perdere il filo» (fino al 18 febbraio); sua prima personale a Torino, a “Internocortile”, lo spazio dedicato da Silvia Tardy alle tendenze artistiche più nuove e stimolanti.
Silvia Beccaria è famosa per gli abiti scultura e le gorgiere rivisitate in chiave contemporanea, trasformate in collane; ora espone un’altra manifestazione del suo talento e della sua creatività. 15 arazzi -pezzi unici- che la Penelope contemporanea concepisce come quadri, collocandosi così tra le più interessanti esponenti della Fiber Art; espressione artistica legata all’intreccio, nata nell’ambito dell’Espressionismo Astratto.
Lei, il telaio e la natura: ecco la triade magica da cui nascono i lavori in mostra. Quadri tessili di varie dimensioni (dai più grandi di 150cm x 60, ai più piccoli di 40 x40) ispirati al mondo marino fluorescente, alle alghe e agli organismi unicellulari degli abissi; oppure alla terra. Ed è con un entusiasmo, a dir poco contagioso, che Silvia Beccaria racconta la sua arte. «La finalità non è un prodotto, ma l’espressione artistica. Da 20 anni faccio questo mestiere, dipingo col filo, cercando di rappresentare le mie emozioni».
-Le tue opere cosa aggiungono all’antica arte del telaio?
«La mia ricerca è sperimentazione. I miei lavori nascono dal telaio a mano, ma con una tecnica completamente mia, sperimentale, con cui vado oltre la regola».
-I materiali con cui lavori?
«Sono tutti duttili: gomma, plastica, legno, metalli, carta. Tutto può diventare un filo se quel determinato materiale mi permette di rappresentare al meglio quello che ho in testa».
-Ma come ci riesci?
«E’ proprio questa la sperimentazione. Cerco continui escamotage per rendere la trama più morbida possibile, studio come poter trasformare quel materiale e riuscire a lavorarlo al telaio. E’ quella la mia tavolozza, con il filo al posto del pennello».
-La sensazione quando finisci un arazzo?
«E’come un parto, con un lungo percorso per arrivarci e la soddisfazione quando sono riuscita a rappresentare proprio quello che volevo».
-Ti capita, come a Penelope, di fare e poi disfare?
«Certo, anche perché il mio bozzetto non è su carta, ma su quel tipo di tavolozza. Non si può semplicemente cancellare; ma fare, disfare e rifare».
-Qual è l’importanza della Fiber Art?
«In realtà l’arte tessile è ancora considerata un po’ minore, tutt’ora associata alla tessitura della bottega artigianale che produce maglieria e simili. Invece ha una grossa potenzialità. E’ un mezzo espressivo che, anziché usare tela e pennello, impiega fili e telaio. E’un disegno che si crea filo dopo filo».
Laura Goria
«Senza perdere il filo» di Silvia Beccaria
A “Internocortile” Via Villa Glori 6 (zona Piazza Zara) Torino
Inaugurazione 29 gennaio ore 18,30
Orari: 11-13 e 15,30-19 da martedì a sabato.
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