Appena nata la “Grande Torino” già spacca (la provincia)

cielo sopra torinoeuropa torino castelloUn politico su quattro non ha partecipato alle elezioni. L’afflusso alle urne alle ultime Politiche è stato del 75% e nelle altre città metropolitane il risultato di partecipazione è stato ovunque superiore

 

La Città Metropolitana ha avuto un esordio sotto tono. Tra i circa tremila sindaci e consiglieri comunali con diritto di voto per eleggere il nuovo consiglio metropolitano, solo il 73% si è recato alle urne. Vale a dire che uno su quattro non ha partecipato alle elezioni. Se si pensa che l’afflusso alle urne alle ultime Politiche è stato del 75% e che nelle altre città metropolitane il risultato di partecipazione è stato ovunque superiore, il supersindaco Piero Fassino avrà di che riflettere su questo inizio di percorso.

 

Del resto zone importanti della provincia, come Canavese, Pinerolese ed Eporediese, avevano già annunciato in parte la loro diserzione dalle urne, lamentando un torinocentrismo nella nuova struttura amministrativa metropolitana. La ex-Provincia torinese si spacca quindi in due: da una parte la città capoluogo e, dall’altra, i territori periferici che lamentano disattenzioni ancora prima che la Grande Torino sia una realtà.

 

Sono stati 11 i centri della provincia in cui si sono tenute le elezioni per la nuova assemblea metropolitana. Il diritto di voto spettava a tutti gli amministratori – sindaci e consiglieri comunali del territorio, in tutto 3820 per 315 Comuni  – ed è stato espresso per eleggere i 18 nuovi consiglieri metropolitani. Si è votato a Torino (a Palazzo Cisterna) ma anche nei palazzi municipali di Chieri, Chivasso, Collegno, Ivrea, Moncalieri, Pinerolo, Rivarolo, Settimo Torinese e Susa. Tre le liste: una che raccoglie Pd, Fi e Ncd, la seconda Lega e FdI, la terza M5S. La prima riunione del nuovo Consiglio, entro fine ottobre.

 

Secondo il sindaco Fassino, che sarà il primo cittadino anche della nuova super Torino, occorrono più risorse per far funzionare il nuovo Ente:  “Il problema non è i risparmi o non risparmi, ma  avere le risorse per dare ai cittadini i servizi che sono essenziali, chiediamo che nella legge di stabilità si consideri che le città metropolitane sono state istituite perché siano un motore di sviluppo, di guida e di traino dello sviluppo, della coesione sociale, degli investimenti, della creazione di lavoro”.

 

(Foto: il Torinese)

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