STORIA- Pagina 99

Serralunga d’Alba, una fortezza inespugnabile

È l’alba della vendemmia tra le colline dell’albese, nel regno del Barolo, nelle terre dei potenti Falletti, tra sagre, cantine vinicole e feste paesane settembrine.

Castelli, torri e borghi storici narrano una storia millenaria e decorano i colli delle Langhe tappezzati di vigneti e noccioleti. Su quasi ogni bricco svetta un maniero circondato da torrioni e paesi ma quello che già si intravede dai 500 metri di altezza dello splendido “belvedere” di La Morra si slancia verso l’alto con audacia e straordinaria verticalità tanto da farne un caso unico in Italia per la sua particolare struttura architettonica militare. È il castello di Serralunga d’Alba, maniero nobiliare del Trecento, che si eleva imponente e domina uno dei borghi (500 residenti) più belli delle Langhe circondato dalle colline dei celebri vini esportati in tutto il mondo. I serralunghesi ne sono orgogliosi e guardano con fierezza i turisti che lo visitano. Da lassù si gode un panorama spettacolare sulle Langhe e sull’arco alpino. La fortezza di Serralunga, uno dei pochi castelli delle Langhe oggi visitabili, è un “dongione” (dal francese Donjon), una sorta di Mastio, il nucleo più alto e più protetto della fortezza che ospitava la residenza dei signori del luogo. L’ultimo rifugio per mettersi in salvo se il resto del castello fosse caduto in mano al nemico. Di fronte al maniero lo sguardo vola subito verso la cima della rocca e la fantasia corre veloce all’epoca medioevale. Fascino e potenza si sprigionano dalle finestre bifore, dalle feritoie e dai merli ghibellini da dove gli arcieri lanciavano nugoli di frecce o versavano sui nemici pietre e acqua bollente per respingerne gli assalti. Al primo allarme ci si rifugiava in gran fretta nel castello, le vie e le case, sistemate in modo concentrico, favorivano il rapido afflusso degli abitanti nella fortezza all’arrivo del nemico avvistato dalle alte torri difensive su cui i soldati comunicavano con le altre torri sventolando bandiere o suonando i tamburi.
Si alzava il ponte levatoio, si sbarravano i portoni di accesso. A quel punto gli assediati potevano considerarsi al sicuro dentro le mura. Non mancava un ampio fossato, oggi non più visibile. Così accadeva nel castello di Serralunga d’Alba che in realtà non subì mai assedi importanti ma dovette comunque difendersi più volte da attacchi e improvvise incursioni. Solo una volta capitolò, nel 1616, quando arrivarono i mercenari spagnoli che trovarono il castello sguarnito e lo occuparono senza combattere. Il borgo è molto antico e intorno al 1100 su questo colle venne eretta la torre quadrata di avvistamento come prima difesa dell’abitato, poi verso la metà del Trecento Pietrino Falletti ricevette il feudo, fece abbattere la torre e costruì il castello che vediamo oggi, rimasto quasi intatto nella sua struttura originale. Nel Duecento la roccaforte medioevale, feudo dei marchesi Falletti di Barolo, si presentava già con una torre cilindrica da cui vigilare sui movimenti dei nemici e con il ponte levatoio. L’interno è vuoto, non sono presenti mobili e arredi poiché non è quasi mai stato abitato dalla famiglia Falletti. Era la dimora dei soldati che da qui difendevano il borgo. Si vedono camini giganteschi, soffitti lignei dell’epoca, graffiti e affreschi del Quattrocento che raffigurano San Francesco e il Martirio di Santa Caterina d’Alessandria. Al piano più alto il cammino di ronda protetto dalla merlatura. Da metà Novecento il castello è proprietà dello Stato che lo ha acquistato dall’Opera Pia Barolo della marchesa Giulia di Barolo, ultima erede della famiglia Falletti. Tra fine Ottocento e inizio Novecento il maniero ha ospitato cantine, tinaggi e depositi di prodotti agricoli. Nel 1950 è stato restaurato per intervento del presidente della Repubblica Luigi Einaudi che abitò nella vicina Dogliani. Dal 2015 se ne occupa la Direzione regionale Musei Piemonte. Il castello è aperto venerdì, sabato, domenica e lunedì dalle 10,30 alle 13,30 e dalle 14,30 alle 18,30. La prenotazione è consigliata e le visite sono guidate.
Filippo Re

Musei torinesi, un lungo weekend di cultura

Il lungo week-end dei Musei Reali tra aperture straordinarie, mostre e visite speciali alla scoperta della prima reggia d’Italia. E gli appuntamenti della Fondazione Torino Musei

 

 

Sono molte le iniziative proposte dai Musei Reali per questo fine settimana. Sabato 11 settembre, in occasione del 315° anniversario dell’Assedio di Torino e del 60° compleanno del Museo Pietro Micca, dalle 14 alle 17, il Gruppo Storico Pietro Micca propone nei Giardini Reali una rievocazione con schieramento di due cannoni e tiri a salve di fucili. Alle 21 si prosegue nella Corte d’Onore di Palazzo Reale con il concerto gratuito della Fanfara della Brigata Alpina Taurinense (partecipazione con prenotazione obbligatoria: eventi@museopietromicca.it e 011 011 67593). Inoltre, per celebrare la ricorrenza, i Musei Reali resteranno aperti in via straordinaria, dalle 19.30 alle 23.30 (ultimo ingresso 22.30), con tariffa speciale a 5€. Il pubblico potrà visitare le sale di Palazzo Reale e gli ambienti legati ai protagonisti della liberazione dall’assedio francese.

 

Attività nei Giardini Reali

Nella rigenerante atmosfera dei Giardini Reali, venerdì 10 settembre dalle 17 alle 19 si terrà l’ottavo appuntamento della rassegna Chiamata alle arti. Conversazioni in giardino sui piaceri della culturaL’iniziativa, promossa dall’Archivio di Stato di Torino e dai Musei Reali, vedrà dialogare in questa occasione la fotografa e architetto Elena Franco con Stefano Benedetto, Direttrice dell’Archivio di Stato.

 

Visite speciali

Venerdì 10 settembre alle ore 17, sabato 11 settembre alle ore 10 e alle ore 17, domenica 12 alle ore 11 e alle ore 15, i Musei Reali propongono un percorso alla scoperta degli appartamenti del secondo piano di Palazzo Reale: grandi architetti come Juvarra, Alfieri e Palagi hanno progettato i decori delle magnifiche sale, dove risaltano capolavori rococò, con mobili e boiseries di Piffetti, Gianotti e Stroppiana. Alzando gli occhi il pubblico potrà, invece, ammirare i soffitti e le sovrapporte di De Mura e Beaumont. Nelle sale più a nord, i partecipanti potranno scoprire i tesori del Neoclassico, che non si ritrova in alcun altro ambiente del Palazzo.

 

Sabato 11 settembre alle ore 11 domenica 12 settembre alle ore 15.30 le guide di CoopCulture accompagneranno il pubblico alla scoperta della mostra Cipro. Crocevia delle civiltà. Un percorso emozionante alla scoperta del fascino millenario dell’isola, raccontato attraverso le collezioni del Museo di Antichità, che costituiscono un nucleo pressoché unico nel panorama dei grandi musei europei, arricchito da prestiti provenienti da illustri istituzioni straniere tra cui il British Museum di Londra e il Metropolitan Museum of Art di New York. Il costo dell’attività è di € 7 oltre al biglietto di ingresso ridotto in mostra. Biglietti online su www.coopculture.it – mail info.torino@coopculture.it.

 

Sabato 11 settembre alle ore 15.30 e domenica 12 settembre alle ore 11 le guide e gli storici dell’arte di CoopCulture condurranno inoltre la visita Benvenuto a Palazzo lungo le sale di rappresentanza del primo piano di Palazzo Reale e dell’Armeria, un percorso per scoprire o riscoprire la storia e la magnificenza della prima reggia d’Italia. Il costo della visita è di € 7 oltre al biglietto di ingresso ridotto ai Musei Reali (€ 13 ordinario, € 2 da 18 a 25 anni, gratuito under 18). Biglietti online su www.coopculture.it – mail info.torino@coopculture.it.

 

Le mostre in corso

Nell’ambito dei progetti di collaborazione tra musei italiani e stranieri, fino al 12 dicembre 2021 i Musei Reali ospitano nelle Sale dei Maestri Caravaggeschi, al primo piano della Galleria Sabauda, l’opera di Orazio Gentileschi Santa Cecilia che suona la spinetta e un angelo, in prestito dalla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia. L’evento espositivo è una straordinaria opportunità di confronto con l’Annunciazione, capolavoro dello stesso artista, celebre seguace di Caravaggio, custodito dai Musei Reali. Il confronto tra queste due opere permette di accostarsi al metodo di lavoro del pittore, che consiste nel riutilizzo di cartoni o di lucidi per comporre singole figure o intere scene.  Il volto di Santa Cecilia che suona la spinetta e un angelo, dipinto tra il 1615 e 1620 ritorna con attitudine simile in quello della Vergine nell’Annunciazione di Torino, donata dallo stesso Gentileschi al duca Carlo Emanuele I di Savoia nel 1623 e oggi esposta nella Galleria Sabauda.

 

Il fascino millenario di Cipro, cuore del Mediterraneo e ponte tra Oriente e Occidente, è protagonista della mostra internazionale Cipro. Crocevia delle civiltà, che si terrà fino al 9 gennaio 2022 nelle Sale Chiablese, realizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino e curata da Luca Bombardieri, docente di Archeologia cipriota, ed Elisa Panero, curatrice delle collezioni archeologiche dei Musei Reali. Si tratta di un’occasione unica per lasciarsi conquistare da una delle isole mediterranee più misteriose, il cui incanto è a tutt’oggi immutato: mitica culla di Afrodite, che nasce dalla spuma del mare cipriota, l’isola è crocevia di scambi commerciali e approdo di culture differenti in cui si forma la moderna concezione del mondo mediterraneo. La mostra è aperta dal martedì alla domenica dalle 10 alle 19 (ultimo ingresso ore 18). I biglietti possono essere acquistati su www.museireali.beniculturali.it o su www.coopculture.it.

 

Allestita nello Spazio Scoperte al secondo piano della Galleria Sabaudafino al 7 novembre il pubblico può ammirare la mostra dossier Come parla un ritratto. Dipinti poco noti delle collezioni reali. L’esposizione presenta opere poco note della Pinacoteca e di Palazzo Reale che permettono di seguire l’evoluzione della ritrattistica di corte dal tardo Cinquecento alla metà del Settecento. Alcuni dipinti sono esposti per la prima volta dopo interventi conservativi eseguiti dalle restauratrici dei Musei Reali. Studi e ricerche sono stati condotti in collaborazione con il Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Torino. La visita alla mostra è compresa nel biglietto di ingresso dei Musei Reali.

 

Nel Medagliere Reale è prorogato fino al 19 settembre il percorso Il Volto delle Donne. L’altra faccia della storia. Nato da un progetto di ricerca avviato nel 2019 con il sostegno di Soroptimist Torino, questa prima tappa della ricerca mira a studiare il ruolo dei personaggi femminili attraverso la lente delle collezioni numismatiche dei Musei Reali. Si propone quindi di ritrovare e rinnovare nella memoria del pubblico l’immagine di una selezione di figure femminili, talora donne importanti nella storia antica e moderna, più spesso emblema di come la figura della donna, pur frequentemente esaltata e immortalata, sia stata molte volte un semplice simbolo ideale e immateriale che travalica la donna reale.

Il percorso è fruibile anche online sul sito dei Musei Reali: un percorso virtuale per conoscere alcune figure femminili che hanno contribuito a fare la Storia http://www.museireali.beniculturali.it

 

La Biblioteca Reale

La Biblioteca Reale è aperta al pubblico dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18, il sabato dalle 9 alle 13. Le consultazioni dovranno essere prenotate con almeno 24 ore di anticipo scrivendo all’indirizzo mr-to.bibliotecareale@beniculturali.it, indicando tutte le informazioni disponibili per la richiesta. Per conoscere le modalità di accesso e registrazione consultare la pagina www.museireali.beniculturali.it/events/biblioteca-reale-riapertura/.

 

Caffè Reale

Nella suggestiva Corte d’Onore di Palazzo Reale è possibile rigenerarsi con una pausa al Caffè Reale Torino, ospitato in una ambientazione unica ed elegante, impreziosita da suppellettili in porcellana e argento provenienti dalle collezioni sabaude. Informazioni e prenotazioni al numero 335 8140537 o via e-mail all’indirizzo segreteria@ilcatering.net.

 

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MUSEI REALI TORINO
www.museireali.beniculturali.it

 

Orari
I Musei Reali sono aperti dal martedì alla domenica, dalle ore 9 alle 19 (ultimo ingresso alle ore 18).
I Giardini Reali sono aperti con ingresso gratuito dal martedì alla domenica, dalle ore 8.45 alle 18.45.
Le Sale Chiablese, che ospitano la mostra Cipro. Crocevia delle civiltà, sono aperte dal martedì alla domenica, dalle ore 10 alle 19 (ultimo ingresso alle ore 18).
La Biblioteca Reale è aperta dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 13 e dalle 14 alle 18; il sabato dalle 9 alle 13.

Accesso con Certificazione verde Covid-19
In ottemperanza alle disposizioni governative previste per tutti i luoghi di cultura italiani (D.L. 23 luglio 2021 n. 105), dal 6 agosto 2021 è richiesta la Certificazione Verde (Green Pass) per accedere al complesso dei Musei Reali, corredata da un documento di identità valido. Le disposizioni non si applicano ai bambini di età inferiore ai 12 anni e ai soggetti con una certificazione medica specifica. In mancanza di Green Pass e di un documento valido non sarà possibile accedere ai Musei e il biglietto acquistato non sarà rimborsato. Per maggiori informazioni sulla Certificazione verde COVID-19 – EU digital COVID consultare il sito www.dgc.gov.it.
Il Green pass non è necessario per l’ingresso ai Giardini Reali e alla Corte d’Onore, salvo che in occasione di eventi in cui siano previsti accredito e prenotazione obbligatoria (concerti, serate musicali).
Rimangono in vigore le prescrizioni di sicurezza anti-Covid: è obbligatorio indossare la mascherina; lungo il percorso sono disponibili dispenser di gel igienizzante, mentre le sale hanno una capienza contingentata nel rispetto della distanza fisica prevista per la sicurezza dei visitatori.

 

Biglietti
Intero: 15 euro
Ridotto visitatori da 18 a 25 anni: 2 euro
Gratuito: minori di 18 anni; persone con disabilità e un loro accompagnatore; insegnanti con scolaresche e guide turistiche con gruppi; personale del Ministero della Cultura; possessori di Abbonamento Musei, Torino+Piemonte Card, tessera ICOM.
L’ingresso per i visitatori over 65 è previsto secondo le tariffe ordinarie.

 

Mostra Cipro. Crocevia delle civiltà
Intero (Cipro + Musei Reali): 25 euro
Ridotto (Gruppi con prenotazioni, insegnanti, convenzioni): 13 euro
Ridotto visitatori da 11 a 25 anni: 7 euro
Ridotto visitatori da 11 a 25 anni (Cipro + Musei Reali): 7 euro
Gratuito per i minori 11 anni, insegnanti con scolaresche, guide turistiche, personale del Ministero della cultura, membri ICOM, disabili e accompagnatori, possessori dell’Abbonamento Musei, della Torino + Piemonte Card e della Royal Card.
L’ingresso per i visitatori over 65 è previsto secondo le tariffe ordinarie.
Visite guidate disponibili in italiano, inglese, francese, tedesco e spagnolo. Info e prenotazioni alla mail info.torino@coopculture.it o al numero 011 19560449.

 

I biglietti possono essere acquistati su www.museireali.beniculturali.it o su www.coopculture.it.

 

AGENDA APPUNTAMENTI FONDAZIONE TORINO MUSEI

10 – 16 settembre 2021

 

 

VENERDI 10 SETTEMBRE

 

Venerdì 10 settembre ore 11

PRESENTAZIONE GAM for ALL

GAM – presentazione nuovo progetto schede multisensoriali

Da oggi il percorso del Novecento della GAM di Torino è ancora più inclusivo: 10 schede multisensoriali realizzate grazie al bando Esponente della Fondazione CRT e al workshop Paideia 2020 ne arricchiscono la visita. Il progetto GAM for ALL ha impegnato il Dipartimento Educazione GAM, insieme al Direttore e gli esperti del settore dell’accessibilità, nell’identificazione di 8 opere pittoriche della collezione che potessero essere fruibili da tutti, con una particolare attenzione alle persone con difficoltà sensoriali (ciechi, ipovedenti, sordi, ipoacusici). È stato necessario un lungo lavoro di stesura e traduzione di testi con caratteristiche specifiche di alta leggibilità, registrazione di audio-descrizioni in italiano e inglese, riprese video con traduzioni in LIS e realizzazione di immagini in rilievo. Il museo ha lavorato in stretta collaborazione con la Tactile Vision Onlus e l’Istituto dei Sordi di Torino. Le traduzioni nella Lingua dei Segni Italiana – LIS sono infatti realizzate da insegnanti sordi dell’Istituto: non si tratta quindi di una trasposizione dall’Italiano al LIS, ma di una descrizione che segue le regole grammaticali e le tempistiche della Lingua di Segni perché realizzate da persone “madrelingua”. L’apporto e la collaborazione con alcuni soci dell’UCI – Unione Ciechi Italiana ha infine permesso di verificare la qualità e la comprensione tattile delle immagini e, sul piano linguistico, la validità dei testi che guidano l’esplorazione.

Attraverso accorgimenti di natura multimediale e multisensoriale, questi 10 supporti sono in grado di comunicare l’opera d’arte in modo semplice e inclusivo, rivolgendosi a un pubblico il più ampio possibile, per età e abilità, con una particolare attenzione alle persone con difficoltà sensoriali.

Per informazioni:

Dipartimento Educazione GAM t. 011 4436999 infogamdidattica@fondazionetorinomusei.it

 

 

SABATO 11 SETTEMBRE

 

Sabato 11 settembre ore 16

IL FEMMINILE TRA SACRO E PROFANO NELLE COLLEZIONI DEL MAO

MAO – visita guidata per possessori Abbonamento Musei

Il MAO propone itinerari volti ad illustrare alcuni significati del Femminile nella produzione artistica delle culture orientali rappresentate dalle opere della collezione permanente del museo. Questo appuntamento è dedicato alla Galleria dei Paesi islamici dell’Asia.

La galleria dedicata all’arte islamica ospita, oltre a tessuti e manoscritti, una ricca collezione di bronzi e ceramiche. A partire dalle opere esposte, il percorso tematico contestualizza la rappresentazione della figura femminile nella produzione artistica di diverse epoche e luoghi.

Informazioni e prenotazioni: visita guidata in museo riservata ai possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte: 6 €. Prenotazioni al numero 800329329. Le visite saranno attivate con un numero minimo di partecipanti.

DOMENICA 12 SETTEMBRE

 

Domenica 12 settembre chiude la mostra

VIAGGIO CONTROCORRENTE. Arte italiana 1920-1945

GAM

Chiude domenica 12 settembre la mostra che presenta le opere dalle collezioni di Giuseppe Iannaccone, della GAM e dei Musei Reali, realizzata in favore della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro.

Per chi non avesse ancora avuto modo di visitarla, oggi è l’ultima occasione per riscoprire un periodo storico molto intenso per l’arte italiana, tra la fine della Grande Guerra e il termine della Seconda Guerra Mondiale: 25 anni di storia raccontati con circa 130 opere attinte dal patrimonio del museo e da alcune opere scelte dalla Galleria Sabauda, facendo ruotare le due raccolte pubbliche intorno a una significativa selezione di 73 capolavori dalla ricca collezione privata dell’Avvocato Giuseppe Iannaccone di Milano.

Curata da Annamaria Bava, responsabile Area Patrimonio dei Musei Reali, dal direttore della GAM Riccardo Passoni e dalla curatrice della collezione Iannaccone Rischa Paterlini, l’esposizione presenta le opere di artisti le cui ricerche hanno sviluppato visioni individuali e collettive controcorrente rispetto alle politiche culturali fasciste di ritorno all’ordine e classicità monumentale novecentista.

www.gamtorino.it

Domenica 12 settembre ore 11-17.30

MASCHERA NEUTRA

GAM – Workshop a cura di Claudio Del Toro – Teatro e Società e Dipartimento Educazione GAM
La parola teatro deriva dal greco theaomai, ossia guardarsi intorno, ammirare, osservare in un contesto storico come quello della Grecia antica, dove l’esperienza visiva di spettacoli e opere d’arte era il pane quotidiano e la partecipazione emotiva e civica da parte di tutti i cittadini della polis era grande.  La compagnia Teatro e Società proporne un’esperienza unica nel suo genere: l’utilizzo del linguaggio teatrale per consentire una diversa fruizione degli spazi museali da parte del pubblico, attraverso percorsi emotivamente coinvolgenti in grado di creare legami con il luogo visitato. Il workshop Maschera neutra proposto alla GAM di Torino è dedicato a tutti coloro che desiderano mettersi in relazione con la dimensione scenica attraverso l’utilizzo della maschera. La maschera favorisce le proprie particolarità teatrali e ne stimola le potenzialità, permette di liberare il lato creativo per conoscere l’espressione interiore più autentica di ciascuno. Indossando la maschera neutra l’attore si trasforma in una pagina bianca, in cui successivamente ogni movimento diventa importante e ricco di bellezza. La maschera neutra ci mette a nudo, e ogni gesto del corpo può essere sentito in maniera consapevole. È tutto il corpo ad esprimersi. Le opere d’arte presenti nelle sale della GAM saranno l’ispirazione e il nutrimento, per lasciarsi ispirare dalla materia, dai colori e dalle forme, riuscendo così ad accedere verso un luogo “altro”.

PROGRAMMA DEL WORKSHOP

domenica 12 settembre

workshop intensivo dalle 11 alle 17.30 (con restituzione pubblica giovedì 16 settembre)

Il workshop si suddividerà in due fasi: una negli spazi museali esterni e una negli spazi museali interni

–          ore 10.30 ritrovo presso la GAM di Torino, via Magenta 31 per formalizzare l’iscrizione

–          dalle ore 11 alle 13.30 nelle collezioni permanenti GAM, giardino e Arena Paolini

–          pausa

–          dalle 14 alle 17.30 in Educational area

Costo workshop a persona (minimo 10 persone): € 90
€ 80 per possessori abbonamento Torino Musei, soci Teatro e Società, studenti universitari + biglietto di ingresso al museo, secondo regolamento
È necessario portare: abbigliamento comodo per il training + un abito elegante Le maschere per il training verranno fornite dal docente. L’attività è stata progettata nel pieno rispetto delle disposizioni normative vigenti, pertanto per partecipare è necessario essere in possesso di certificazione verde (Green Pass) COVID-19 valida corredata da documento d’identità; verrà rilevata la temperatura dei partecipanti all’ingresso, sarà obbligatorio l’utilizzo della mascherina e dovrà essere mantenuta la distanza interpersonale di 1 metro.

 

Domenica 12 settembre ore 11

STORIE DI KRISHNA, IL DIO ‘BLU O NERO’

MAO – attività per famiglie

Dopo la visita ai dipinti indiani esposti in occasione della mostra Krishna, il divino amante, alla scoperta della figura di Krishna e dei miti che la raccontano, nell’attività di laboratorio i partecipanti creano il proprio dipinto rielaborando i soggetti rappresentati con collage di diversi materiali.

Costo: bambini € 7, adulti accompagnatori ingresso in mostra € 3 (gratuito con Carta Musei).

Prenotazione obbligatoria t. 011.4436927/8 oppure maodidattica@fondazionetorinomusei.it fino a esaurimento posti disponibili secondo disposizioni anti-Covid.

È richiesto il Green pass accompagnato da un documento di identità a tutti i visitatori over 12 anni.

 

Domenica 12 settembre ore 15.30

L’ORO VERDE DI SAYAMA

MAO – Degustazione di tè guidata da Kunie Kajishima

Domenica 12 settembre alle 15.30 il MAO ospiterà un appuntamento – condotto da Kunie Kajishima – dedicato proprio al racconto della storia e della geografia del tè Sayama e all’analisi del significato e del contesto della produzione dei tè monorigine.

Nella seconda parte dell’evento, gli ospiti si cimenteranno nel Tōcha, un gioco di degustazione con cinque single origin tea: alcuni partecipanti estratti a sorte fra i presenti assaggeranno 5 tipi di tè, che berranno una seconda volta in ordine diverso, e, al termine della degustazione, dovranno essere in grado di riconoscerli.  Il gioco è difficile anche per i giapponesi, ma concentrarsi nell’assaggio del tè è molto divertente. Al vincitore verrà anche consegnato un premio!

Ingresso libero. Prenotazione obbligatoria alla mail tiziana.nosek@fondazionetorinomusei.it indicando nell’oggetto “DEGUSTAZIONE TE’ GIAPPONESE”.

In ottemperanza alle normative anti Covid19, gli ingressi sono contingentati e i posti disponibili limitati a 30 persone. All’ingresso è necessario esibire il Green pass con documento di identità.

 

 

MERCOLEDI 15 SETTEMBRE

 

Mercoledì 15 settembre ore 16.30 – 17.30

PASSEGGIATA BOTANICA

Palazzo Madama – visita guidata al Giardino Botanico Medievale

Il curatore botanico Edoardo Santoro, con l’aiuto dei volontari del progetto Senior Civico del Comune di Torino, accompagnerà i visitatori nelle diverse aree del giardino tra rose antiche, officinali mediterranee, medicinali indigene, fiori di campo e piante dimenticate. Durante la passeggiata si scopriranno le diverse piante fiorite – Acanti, Digitali, Campanule e Sclaree – e si parlerà di tecniche di coltivazione naturale oltre che di aneddoti storici e botanici, in modo da rivivere la giornata di un giardiniere quattrocentesco, l’Hortolano Domini.

Costo: € 4 (max 10 persone)

Info: il giardino è visitabile con un biglietto dedicato (5€, gratuito Abbonamento Musei e Torino + Piemonte Card) oppure con il biglietto di ingresso al museo.

Prenotazioni: madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

 

 

GIOVEDI 16 SETTEMBRE

 

Giovedì 16 settembre ore 18

TIZIANO SCARPA E IL PRINCIPIO DI CONTRADDIZIONE

GAM – appuntamento in mostra “Sul principio di contraddizione”

Ingresso su prenotazione, posti limitati

La GAM di Torino è felice di ospitare Tiziano Scarpa, che condurrà una visita guidata alla mostra Sul principio di contraddizione. Scarpa svolgerà un suo personale itinerario tra le opere e gli artisti dell’esposizione curata da Elena Volpato. L’arte contemporanea è una seconda passione per lo scrittore, che da tempo accompagna i percorsi di artisti visivi, non soltanto con le sue parole ma anche prendendo parte ad alcuni loro progetti. In passato ha avuto occasione di scrivere sul lavoro di Luca Bertolo e Flavio Favelli, due degli artisti in mostra alla GAM e al mondo dell’arte contemporanea ha dedicato nel 2016 il romanzo Il brevetto del geco, dove ha messo in evidenza tanto le falle del nostro mondo quanto la presenza di una tensione verso la possibilità di senso che abita ogni immagine.

Tiziano Scarpa è nato a Venezia nel 1963. Dal 1996 ha pubblicato circa una trentina fra romanzi, raccolte di racconti, saggi, poesie e testi teatrali. Fra le sue opere che si occupano di arte contemporanea ricordiamo il romanzo Il brevetto del geco (Einaudi, 2016): racconta la storia di Federico Morpio, artista ispirato e abbacchiato, in cerca di riconoscimento. Scarpa ha scritto saggi e testi creativi su vari artisti, fra cui: Giorgio De Chirico, Mimmo Rotella, Alberto Savinio, Anish Kapoor, Magnus, Ryan Mendoza, Tino Sehgal, Stefano Arienti, Luca Bertolo, Bertozzi e Casoni, Mauro Ceolin, Andrea Contin, Paola Di Bello, Flavio Favelli, Maurizio Finotto, Luigi Gardenal, Francesca Ghermandi, Massimo Giacon, Fausto Gilberti, Marco Lodola, Bruno Muzzolini, Cristiano Pintaldi, Silvano Rubino, Wolfgang Stehle, Fabio Visintin.

Costo della visita: 7 euro + biglietto di ingresso secondo regolamento

Info e prenotazioni: t. 011 4429630 email: infogamdidattica@fondazionetorinomusei.it

Le modalità di accesso alla GAM e alle attività sono regolamentate secondo le disposizioni normative vigenti.

Per avere informazioni aggiornate, clicca qui

 

La guerra dei matti

C’erano una volta i matti
Le storie spesso iniziano là dove la Storia finisce
Non tutte le storie vengono raccontate, anche se così non dovrebbe essere. Ci sono vicende che fanno paura agli autori stessi, che sono talmente brutte da non distinguersi dagli incubi notturni, eppure sono storie che vanno narrate, perché i protagonisti meritano di essere ricordati. I personaggi che popolano queste strane vicende sono “matti”,” matti veri”, c’è chi ha paura della guerra nucleare, chi si crede un Dio elettrico, chi impazzisce dalla troppa tristezza e chi, invece, perde il senno per un improvviso amore. Sono marionette grottesche di cartapesta che recitano in un piccolo teatrino chiuso al mondo, vivono bizzarre avventure rinchiusi nei manicomi che impediscono loro di osservare come la vita intanto vada avanti, lasciandoli spaventosamente indietro. I matti sono le nostre paure terrene, i nostri peccati capitali, i nostri peggiori difetti, li incolpiamo delle nostre sciagure e ci rifugiamo nel loro eccessivo gridare a squarcia gola, per non sentirci in colpa, per non averli capiti e nemmeno ascoltati. (ac)
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6. La guerra dei matti
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La Grande Guerra arriva anche a Collegno.  Il conflitto bellico costituisce un nuovo bacino di prova per la psichiatria, ora costretta a confrontarsi con una peculiare massa di malati mentali provenienti dalle trincee del fronte. Quarantamila soldati italiani vengono prima ricoverati negli ospedali da campo e poi trasferiti nei manicomi territoriali. Di vario tipo i disturbi riscontrati: confusione mentale, disgregazione della memoria, smarrimento, delirio, allucinazioni, regressione infantile, sordomutismo, afasia, spasmi muscolari, paralisi. L’esperienza in trincea, i bombardamenti, la ferrea disciplina che comporta ovviamente la perdita della possibilità di ogni decisione e un ingombrante senso di impotenza, sono le cause scatenanti della patologia del rifiuto, della diserzione e della pazzia. La guerra costringe i soldati a fronteggiare le paure, le angosce, gli incubi. Michelangelo Cornalis, 130° Reggimento Fanteria, nato a Torino nel 1898, arruolato nel 1917, viene ricoverato nel centro psichiatrico di Reggio Emilia e poi trasferito a Collegno, sotto le cure del dottor Socrate Raimondi. La diagnosi del soldato è “confusione mentale protratta, con grave agitazione e clamorosità, cui residua un evidente grado di decadenza mentale in forma dissociativa schizofrenica”. Raimondi comprende subito le cause della crisi mentale del soldato, e lo cura con una terapia di derivazione psicoanalitica, cioè inducendolo a scrivere un memoriale per portare al livello della coscienza il conflitto interiore, causa della nevrosi in cui è precipitato Michelangelo. La breve autobiografia permette a Cornalis di capire quali siano le proprie difficoltà di inserimento all’interno del plotone e nei confronti della guerra in generale.  Il 4 dicembre 1918 Michelangelo Cornalis viene dichiarato non matto e non passibile di ricovero in manicomio, tuttavia gli sono concessi sei mesi di licenza prima del rientro al fronte. Il servizio militare non piace nemmeno a Sante Pollastro, che il 15 dicembre 1919 si fa trovare completamente nudo, con una piccola valigia in mano, alla stazione di Reggio Emilia. La sceneggiata dovrebbe servire a farlo sembrare pazzo, in modo da non dover scontare i quindici anni di galera che pendono sulla testa di ogni disertore. Il bandito dal cuore d’oro, soprannominato “Rangognin”, viene riconosciuto come non matto, ma riesce comunque a sfuggire alle pene militari, verrà rinchiuso per quattordici mesi a Collegno tra il 1920 e il 1921. 
La Grande Guerra travolge tutti e tutto, le città e il fronte, gli uomini e le donne. Queste ultime diventano le vere protagoniste della vita sociale ed economica dello Stato italiano, sostituiscono il ruolo degli uomini nella produzione agricola, in quella bellica, negli uffici, negli ospedali, nelle ferrovie e nelle industrie tessili, senza che sia tolto nulla alle mansioni di loro competenza, che, in quanto donne, prevede che si occupino dei figli, degli anziani e della casa. Tra il 1915 e il 1918, 1422 donne vengono ricoverate nel manicomio di via Giulio, prevalentemente contadine e operaie che non sono riuscite a sopportare la tremenda tristezza e le gravi difficoltà che il conflitto ha fatto ricadere sulle loro teste. Il dramma provoca traumi psichici e ansie che non possono essere curati, ma solo raccolti all’interno delle palliative mura della struttura ospedaliera.  Nel periodo 1916-17 la condizione economica italiana è praticamente insostenibile, il malcontento generale sfocia in manifestazioni e rimostranze, durante le quali molte donne vengono arrestate e ovviamente rinchiuse, non in carcere ma in manicomio. Così accade a Luciana, detta Nina, studentessa torinese, arrestata a Genova l’8 maggio del 1917, dove si era recata per manifestare contro la guerra. L’accusano di aver “offeso l’onore, il decoro e la reputazione degli agenti di Pubblica Sicurezza con le parole: schifosi, vigliacchi, strappa-bottoni, carne venduta e ruffiani”. Nina viene assolta perché ha commesso il fatto in stato di d’infermità mentale e rinchiusa in una “Casa di Salute”. La studentessa arriva in via Giulio il 10 giugno, rimane nel manicomio tre anni e nella cartella clinica si legge: “recidiva, esaltata, disordinata”. 
Carolina, invece, ha ventun anni e lavora come operaia in un opificio. Il suo internamento è richiesto dalla madre, e il medico così descrive il suo caso: “ In seguito ad uno spavento provocato per lo scoppio di una granata nell’opificio in cui lavorava, incominciò a manifestare timore continuo, sussulti ad ogni rumore, e a rifuggire dai luoghi abitatati e dalle compagnie. Si diede a pratiche religiose. Ora sta tutto il giorno in un angolo in ginocchio, pregando e lamentandosi ad alta voce di essere dannata dall’Inferno”. Carolina tenta il suicidio due volte, la prima mettendo la testa tra gli ingranaggi di una macchina in movimento, la seconda gettandosi dal balcone per sottrarsi all’incubo di essere soggetta a grave e imminente pericolo. Rimane in via Giulio fino al 1939 e poi è trasferita a Cremona. La Grande Guerra ha provocato atroci profondi e gravi sconvolgimenti, alterando ogni cosa, anche l’idea che i veri matti sono quelli che manifestano per vivere in condizioni migliori, o quelli che si spaventano per la caduta di una granata.
Alessia Cagnotto

Sul tetto del mondo. Viaggio di S. A. R. il Duca degli Abruzzi al Karakorum

In presenza a “CAMERA” e in streaming su Streeen.org, il celebre film realizzato da Vittorio Sella nel 1910

Giovedì 9 settembre, ore 18,30

Fu una delle imprese  rimaste memorabili nella storia dell’alpinismo d’alta quota  e in quella della documentazione filmica, avventurosa non meno dell’impresa, nei primi anni del Novecento. Prezioso film muto, a metà fra il documentario di viaggio ed il reportage, “Sul tetto del mondo. Viaggio di S. A. R. il Duca degli Abruzzi al Karakorum”, realizzato nel 1910 (33’ 30’’) dall’alpinista e fotografo biellese Vittorio Sella ( ancora oggi considerato fra i più grandi fotografi di montagna di tutti i tempi) sarà proiettato – grazie al lavoro di restauro realizzato nel 1995 dal Museo Nazionale del Cinema – nella Sala Gymnasium di  “CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia”, in via delle Rosine 18 a Torino, giovedì 9 settembre, alle 18,30 (biglietto d’ingresso, 3 Euro), oppure in diretta streaming  su Streeen.org (sempre dalle 18,30), a titolo gratuito senza prenotazione. L’iniziativa rientra nell’ambito della rassegna “I Giovedì in CAMERA” e si sposa alla perfezione con la mostra attualmente in corso nelle sale di via delle Rosine “Walter Niedermayr. Transformations”, ampio focus sulle opere del fototografo di Bolzano incentrate sulle mutazioni che il paesaggio alpino ha subito e continua a subire nel tempo. Vittorio Sella realizzò “Sul tetto del mondo” sulla catena del Karakorum (Himalaya Occidentale) nel corso della spedizione di Luigi Amedeo di Savoia, S.A.R. il Duca degli Abruzzi (Madrid, 1873 – Giohar Somalia 1933), avvenuta nel 1909 con le guide Joseph Petigax, Henri ed Emile Brocherel. Il film descrive il viaggio attraverso le tappe fondamentali: l’arrivo alla stazione di Rawalpindi, le riprese del lago Dal, il reclutamento dei portatori, gli spostamenti a piedi o su zattere fino al passo Boorgi-La. Una spedizione alpinisticamente non riuscita nell’obiettivo primo di S.A.R., l’ascensione al monte K2, ma che portò al raggiungimento di un record di altitudine: 7498 metri sul Bride Peak. L’impresa costò circa mezzo milione di franchi e impegnò circa 400 persone. La pellicola venne usata per illustrare le conferenze tenute dal Duca a Roma e Torino per raccontare i particolari dell’impresa. L’uscita ufficiale del film nel circuito commerciale avvenne al cinema “Borsa” di Torino. Era il 2 febbraio 1910.

A guidare la visione del film (inserito nel programma della rassegna cinematografica “Doppia Esposizione”, incentrata sul rapporto fra cinema e fotografia e realizzata da Streeen.org in collaborazione con “CAMERA”) saranno Walter Guadagnini, direttore di “CAMERA”, e Domenico De Gaetano, direttore del Museo Nazionale del Cinema.

Per ulteriori info: “CAMERA-Centro Italiano per la Fototografia”, via delle Rosine 18, Torino; tel. 011/0881150 o www.camera.to
g.m.

Arnovassion dij vot” e “Festa nazionale degli Stati di Savoia” tra Superga e Venaria Reale

TORNA ALLA RIBALTA LA CERIMONIA DEL “RINNOVO DEI VOTI” DI SUPERGA E LA FESTA NAZIONALE DEGLI STATI DI SAVOIA

SABATO 11 SETTEMBRE APPUNTAMENTO A VENARIA REALE E DOMENICA 12 A SUPERGA CON L’ARCIVESCOVO CESARE NOSIGLIA E I GRUPPI STORICI PIEMONTESI

Sabato 11 e domenica 12 settembre nella duplice cornice di Superga (Torino) e di Venaria Reale torneranno protagoniste storia, identità e tradizioni del Piemonte con l’edizione 2021 del “Rinnovo dei voti – Arnovassion dij vot” e della “Festa nazionale degli Stati di Savoia“.

L’importante evento, organizzato con il sostegno della Presidenza del Consiglio Regionale del Piemonte, si collega alla vittoria conseguita il 7 settembre 1706 dall’esercito austro-sabaudo, guidato dal duca Vittorio Amedeo II di Savoia e dal cugino, principe Eugenio di Savoia-Soissons, contro l’armata franco-ispanica, forte di 45.000 soldati, che dal mese di maggio cingeva d’assedio la città di Torino, capitale degli Stati di Savoia, nel quadro del conflitto di portata europea conosciuto come “Guerra di Successione Spagnola” (1701-1714).

Il lungo assedio, segnato da continui bombardamenti sulla città con palle di pietra e bombe incendiarie, ebbe termine con la battaglia del 7 settembre, che obbligò i franco-ispanici alla ritirata: negli anni successivi alla grande impresa si affermò, a Torino e nell’intero territorio degli Stati Sabaudi, la consuetudine di celebrare la ricorrenza della vittoria e della liberazione dall’assedio come una grande festa nazionale, e questa gloriosa tradizione, interrotta per un lungo periodo, è stata in tempi recenti riportata in auge, coinvolgendo gruppi e delegazioni provenienti da tutte le province storiche degli antichi Stati, in particolare Nizza e Savoia.

La manifestazione di quest’anno si articolerà in due giornate, con una serie di iniziative culturali, storiche, identitarie e religiose che si svolgeranno nella duplice prestigiosa cornice di Venaria Reale, città che ospita la celebre Reggia, e del colle di Superga, con la splendida Basilica juvarriana.

Si inizierà a Venaria Reale nel pomeriggio di sabato 11 settembre a partire dalle ore 15.30, presso lo spazio all’aperto della Biblioteca Civica “Tancredi Milone” (via Giuseppe Verdi 18), con la conferenza sul tema “Il Piemonte e gli Stati di Savoia: memoria e identità di ieri, tradizioni di oggi e prospettive future“, organizzata grazie al sostegno del Comune, che ha concesso la disponibilità del palco, e con la collaborazione della Pro Loco. Dopo i saluti degli organizzatori e delle autorità e con la partecipazione di Paola Meliga in veste di moderatore, si succederanno gli interventi di Mauro Tosco, docente all’Università di Torino, Giorgio Enrico Cavallo, giornalista, scrittore e storico, Francesco Cordero di Pamparato, storico e scrittore, e Fabrice Dugerdil, esponente di spicco dell’associazionismo storico e identitario della Savoia.

Al termine della conferenza, vi sarà la possibilità, per i partecipanti che ne faranno richiesta, di visitare la Reggia sabauda di Venaria Reale e a seguire, nel tardo pomeriggio, di prendere parte all’apericena presso il centro di formazione Formont-La Mandria (viale Carlo Emanuele II 256). La giornata si concluderà alle ore 21 con il concerto gratuito della fisorchestra “Pietro Deiro” presso la chiesa parrocchiale di San Lorenzo (via San Marchese 10), promosso dal comitato organizzatore con la collaborazione della Pro Loco in concomitanza con i festeggiamenti del patrono di Altessano, San Marchese.

Cuore pulsante dell’evento, come da tradizione, sarà poi, nella giornata di domenica 12 settembre, la solenne cerimonia del “Rinnovo dei voti – Arnovassion dij vot”, in programma presso la Basilica di Superga, che perpetua la memoria del voto fatto dal duca Vittorio Amedeo II per la liberazione della capitale sabauda dall’assedio del 1706. Salito il 2 settembre, in compagnia del cugino principe Eugenio, sulla cima del colle, punto di osservazione ideale per concertare il piano di battaglia, il duca Vittorio Amedeo II, come racconta la tradizione, si raccolse in preghiera dinnanzi all’effigie della Madonna nel piccolo oratorio di Santa Maria sub pèrgolam, implorandone l’intercessione e facendo voto, in caso di vittoria, di patrocinare l’edificazione sulla vetta della colle di una grande chiesa dedicata alla Vergine, di cui si posò la prima pietra già nel 1717 e che giunse a compimento nel 1731 con l’inaugurazione del tempio sacro, progettato dal messinese Filippo Juvarra, regnante Carlo Emanuele III.

Le celebrazioni del “Rinnovo dei voti” avranno inizio domenica mattina alle ore 9 con l’intrattenimento musicale a cura della Banda “Santa Cecilia” di Trofarello e la sfilata dei gruppi storici che hanno aderito all’iniziativa, qui di seguito elencati: “Duchessa Anna Maria d’Orléans e Duca Vittorio Amedeo II di Savoia” di Verrua Savoia, “Andrea Provana” di Leynì, “Aj Sciapa-suc ed Baudisè” di Baldissero Torinese, “Conte Occelli” di Nichelino, Gruppo storico “della Fenice”, “La Corte”, “Carlo Emanuele II e il Reggimento delle Guardie della Venaria Reale” e “Conte di Cremieu” di Venaria Reale, “Cojtà Grugliascheisa” di Grugliasco, “Dragoni Rossi SAR” di Rivoli e “Armata del Duca – Reggimento Kalbermatten” del Comitato Rievocazioni Storiche 1600-1700, “Castellano e Castellana della Famija Setimeisa” di Settimo Torinese, “Amedeo VI” di Rivoli, “La Bela Rosin e la soa Gent” e “Tradizioni Sabaude” di Torino, “Conti di Bardassano” di Bardassano (Gassino), “Folclore delle valli cuneesi” di Busca, “Famija Turinèisa” sede di Torino e Venaria Reale.

Seguirà alle ore 11.30 la celebrazione della Santa Messa del Rinnovo dei Voti, officiata dall’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, e l’omaggio alla Beata Vergine di Superga presso la cappella della Madonna delle Grazie interna alla Basilica, e alle ore 12, alla conclusione della funzione religiosa, lo storico rito dell’alzabandiera e l’esecuzione degli inni dei territori rappresentati. Il programma della giornata si concluderà, per chi lo desidera, con la possibilità di partecipare alla visita guidata delle Tombe Reali e del complesso della Basilica.

La manifestazione, che intende rinnovare la tradizione storica e religiosa del “Rinnovo dei voti” e rinsaldare sempre di più i legami culturali e identitari che uniscono il Piemonte ai territori costitutivi degli antichi “Stati di Savoia”, è organizzata dal movimento culturale Croce Reale – Rinnovamento nella Tradizione con il sostegno e l’adesione di Laboratorio Piemonte, Gioventura Piemontèisa, Accademia San Pietro, Comunità Nuova Piemontese/Comunità Neuva Piemontèisa, CIVESS (Corpo Italiano Volontari Emergenze Soccorso e Solidarietà), Direction aux Affaires Savoisiennes, PLS pour la Savoie, gruppi storici “Tradizioni Sabaude” e “Carlo Emanuele II”, comitato “Piemonte da Salvare”, comunità Piemonteis.org, comitato “Personaggi Storici e Folcloristici del Piemonte”, associazione musicale Armonia, associazione “La Bela Rosin e la soa Gent”, Piemunt – Companìa dij Cavajer ëd le Tradissiun, “Ordine di Parte Guelfa” – luogotenenza del Piemonte e Valle d’Aosta.

RINNOVO DEI VOTI DI SUPERGA E FESTA NAZIONALE DEGLI STATI DI SAVOIA

Per informazioni sull’evento e prenotazioni scrivere a: superga1706@gmail.com

L’uomo svelato. Studi e restauro di una mummia egizia di 4500 anni

Giovedì 9 settembre 2021 alle ore 9, presso Palazzo Mathis a Bra (Piazza Caduti per la Libertà, 20), aprirà al pubblico la mostra “L’uomo svelato.

Studi e restauro di una mummia egizia di 4500 anni”. L’evento, che inaugura la stagione espositiva 2021 della Fondazione CRC, è curato dal Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” (CCR) con la collaborazione dell’Università degli Studi di Torino, il suo Sistema Museale di Ateneo e il Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino e il Centro Medico J Medical. La mostra, realizzata con il supporto della Città di Bra, ha il sostegno di Generali Cuneo, Merlo Spa e Giuggia Costruzioni e il patrocinio della Provincia di Cuneo e della Regione Piemonte. “L’uomo svelato” sarà visitabile gratuitamente – nel rispetto delle misure anti Covid – fino al 12 dicembre 2021, dal giovedì al lunedì dalle ore 9 alle 12,30 e dalle 15 alle 18. Per maggiori informazioni telefonare allo 0171/452711 o scrivere a info@fondazionecrc.it.

7 settembre 1706, la vittoriosa battaglia di Torino: una ricorrenza ricca di eventi

   

Oggi 7 settembre ricorre il 315° della battaglia che concluse vittoriosamente l’assedio franco-spagnolo che aveva stretto Torino per 117 giorni e che aveva visto la cittàe il Piemonte, Vittorio Amedeo II, i governanti, l’amministrazione, i religiosi, l’esercito e la popolazione tutta come determinati e determinanti protagonisti dellaresistenza. La vittoria meritò l’elevazione del ducato a regno, riconosciuto tra le potenze d’Europa e credibile riferimento militare e politico per guidare il Risorgimentonazionale ricorda il generale Franco Cravarezza, direttore del museo Pietro Micca, nel presentare i prossimi appuntamenti di questo anno speciale che a maggio ha festeggiato anche il 60° di nascita del museo.

Per questo, proprio nella data e l’ora in cui 315 anni fa il principe Eugenio di Savoia e il duca Vittorio Amedeo IIsbaragliavano in battaglia gli assedianti in quello che ora è Borgo Vittoria, il museo Pietro Micca ha deciso di rievocarel’anniversario nel Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, ricordando l’evento come simbolica Aurora d’Italia.

Infatti, il museo del Risorgimento dedica la prima sala del percorso di visita al 1706 ed ai suoi protagonisti ricordati con le statue di Vittorio Amedeo II e del Principe Eugenio di Savoia e con il grande dipinto (645 x 427 cm) della battaglia di Torino del 7 settembre.

Il dipinto è stato realizzato nel 1938 dai due pittori torinesi Luigi e Antonio Rigorini che si ispirarono alla grande tela di Ignace Jacques Parrocel (1667 – 1722) conservata allaresidenza viennese del principe Eugenio. Era stata commissionata espressamente per il nuovo allestimento del Museo del Risorgimento a simboleggiare il valore pre-risorgimentale della battaglia per gli effetti che ebbe sulla storia nazionale.  

La rievocazione della battaglia e del suo valore storico, dopo i saluti delle autorità istituzionali, è condotta delDirettore del museo Pietro Micca Gen. Franco Cravarezza insieme a Carla Amoretti, presidente dell’Archivio Amoretti,e allo storico Gustavo Mola di Nomaglio, vicepresidente del Centro Studi Piemontesi.

Al termine dell’approfondimento storico, l’Associazione Internazionale Regina Elena Odv conferirà al museo Pietro Micca e alla memoria del generale Guido Amoretti il PREMIO INTERNAZIONALE PER IL PATRIMONIO,riconoscimento a Enti, Nazioni e Istituzioni per la tutela di tutti i patrimoni, in particolare quello storico.

Per chi non potrà assistervi in presenza, sarà disponibile dalle ore 18 dello stesso giorno la registrazione sul sitowww.museopietromicca.it.

Un altro prestigioso riconoscimento, il PREMIO GIOVANNI GRAGLIA, sarà consegnato al museo Pietro Micca il giorno 8 settembre alle ore 18 presso L’accademia Albertina di Belle Arti, via Accademia Albertina 6.

Giunto alla sedicesima edizione, il premio, presieduto dalla scrittrice Sabrina Gonzatto, è inserito all’interno del Festival Nazionale Luigi Pirandello e del ‘900. Dedicare il premio al Museo Pietro Micca – spiega la Presidente – è un atto dovuto nei confronti di una realtà museale che ha visto crescere anno dopo anno un grande interesse da parte del pubblico, non solo di studiosi che provengono da tutto il mondo, ma anche studenti di ogni ordine e grado”.

Per informazioni e prenotazioni: Tel. 3356299996 e info@linguadoc.it

La celebrazione rievocativa pubblica della battaglia avverrà sabato 11 settembre dalle 15,30 alle 18 con vari appuntamenti con i rievocatori in divisa d’epoca del Gruppo Storico Pietro Micca della Città di Torino.

Il primo alle 15,30 al museo Pietro Micca e subito dopo al Monumento all’eroico minatore davanti al Maschio della Cittadella.

Un momento di particolare spettacolo alle 16,30 nei Giardini Reali dove il Gruppo Storico effettuerà tiri a salve di cannone e fucileria davanti alla rinnovata fontana del Tritone e dove sono visibili le fortificazioni perimetrali delle città nel 1706 con la porta da cui uscirono gli eroici difensori superstiti per concorrere alla battaglia e da dove entrarono il Principe Eugenio di Savoia e il duca Amedeo II dopo la vittoria per il Te Deum in Duomo.

Seguiranno alle ore 17 la cerimonia istituzionale in piazza Palazzo di Città con la deposizione di corona al Principe Eugenio di Savoia e alle 18 in Duomo la messa di suffragio per i Caduti dell’assedio e di ringraziamento.

Le celebrazioni del 315° anniversario si concluderanno nella stessa serata di Sabato 11 settembre alle ore 21 con ilconcerto della Fanfara della Brigata Alpina Taurinensecon una carrellata di musiche militari dal XVIII secolo ad oggi.

Si svolgerà nella Corte di Palazzo Reale, accesso gratuito dalle ore 20 e inizio concerto alle ore 21.

Prenotazione obbligatoria all’email eventi@museopietromicca.it, necessari Green Pass e mascherina

Per quella sera, in sinergia con le celebrazioni cittadine ed il concerto, anche i Musei Reali offriranno una apertura straordinaria con ingresso dalle ore 19,30 alle 23:30 (ultimo ingresso ore 22:30). Accesso ai percorsi di visita con tariffa speciale e green pass.

Torino ogni anno e in particolare in questo doppio e importante anniversario ricorda e si stringe con affetto al suo museo e ai Rievocatori del Gruppo Storico Pietro Micca e della Città di Torino che ne ricordano Storia e Patrimonio.

A tutti gli interessati punta il dito di invito personale la nuovaMascotte del museo, realizzata per l’occasione da Vittorio Pavesio, cofondatore di Torino Comics, che stringe nella mano la speciale penna “Aurora d’Italia” delle Collezione Torino, dedicata all’anniversario e che gli interessati potranno trovare al museo Pietro Micca con le suggestive gallerie sotterranee.

Censin Pich era il simbolo di un vecchio Piemonte parte della nostra storia migliore

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

All’età di 91 anni è mancato Censin Pich, figura-simbolo  della cultura piemontese doc. Il suo piemontesismo divenne così radicato e radicale che piemontizzo’ anche il nome Vincenzo. Eravamo amici da decine d’anni, anche se il divario di età tra noi ebbe sempre un certo peso, malgrado ci dessimo del tu.

Ci eravamo conosciuti al Gruppo d‘Unione “Camillo di Cavour” con Vittorio Prunas Tola e Metello Rossi di Montelera. Fondammo insieme il centro studi “Gimmy Curreno“, il quindicenne patriota medaglia d’Oro al Valor Militare agli ordini di Mauri,  eroicamente caduto per mano dei tedeschi. Eravamo ambedue impegnati per ricordare una Resistenza tricolore, volta a superare le vulgate ideologizzate. Un comune amico fu Domenico Giglio  Presidente del circolo “Rex” di Roma, mancato in luglio. Pich aveva una cultura liberal-democratica e vide con simpatia la nascita del Centro Pannunzio , prendendo parte a qualche iniziativa. Fu lui a farmi conoscere ij Brande’, la poesia di Pinin Pacot e di Nino Costa. Un altro comune amico fu Tavo Burat che arrivò a dialettizzare anche il cognome. Fu uno dei fiori all’occhiello del centro studi piemontesi. Il suo identificarsi con la  cultura e con la  lingua piemontese contribuì ad allentare il nostro rapporto. Qualche volta tramite mio Mario Soldati gli chiedeva la corretta scrittura di parole piemontesi  e la sua risposta era sempre pronta e dotta. Molto lontana, ad esempio, da Camillo Brero un maestro elementare sopravvalutato che Soldati non considerava affatto. Negli ultimi decenni ci eravamo persi perché da quando la Lega voleva salvaguardare a modo suo il patrimonio linguistico piemontese, inserendolo nell’insegnamento scolastico , io mi schierai nettamente  contro e per una scuola nazionale uguale dalle Alpi alla Sicilia . Le idee di Farassino erano per me non degne della benché minima considerazione. Lui invece si rinchiuse  sempre di più in difesa della piccola patria e della sua lingua. Un discorso che in verità non mi ha mai convinto e da cui anzi sono lontano. Detto con un esempio, io amo il Burzio scienziato della politica, molto meno il  piemontese d’antan. Ritengo che funzione della scuola sia quella di insegnare un buon uso dell’Italiano , cosa che non fa come invece  dovrebbe. Ma Censin era di un’altra idea e le nostre strade si allontanarono progressivamente. Pich ha messo una vera passione nel culto del vecchio Piemonte che per noi era anche il Piemonte sabaudo. Con lui scompare una razza piemontese , per dirla con Costa, in via di estinzione. Oggi abbiamo troppa gente che cita  parole inglesi  per moda e non sa l’italiano. Pich, pur sapendo benissimo l’Italiano, preferiva il piemontese, un piemontese letterario che non coincide con quello parlato ad Asti, a Cuneo o Vercelli. Di questo ed altro parlammo molte volte e mi addolora che una figura come lui non ci sia più. Era il simbolo di un vecchio Piemonte che resta parte della nostra storia migliore.

Tesori del Marchesato di Saluzzo tra Medioevo e Rinascimento

Tre prestigiose sedi per raccontare “Arte, Storia e Cultura tra Medioevo e Rinascimento” nelle terre governate per quattro secoli dalla famiglia marchionale Del Vasto

Fino al 31 ottobre Saluzzo (Cuneo)

L’intera provincia piemontese è ricca di opere e testimonianze d’arte assolutamente preziose. Spesso ignorate. Spesso nascoste. Troppo spesso non “esibite” al grande pubblico. Un grave danno per l’immagine culturale di un territorio che andrebbe invece, sotto questo aspetto e con più attenzione, maggiomente valorizzato, anche per le indubbie ricadute economiche e turistiche legate oggi sempre più all’organizzazione di eventi espositivi capaci di attrarre visitatori e appassionati da ogni dove. Un plauso va dunque, in questo senso, alla “Fondazione Artea” di Caraglio, voluta nel 2016 dalla Regione Piemonte e oggi presieduta da Marco Galateri di Genola, il cui principale obiettivo è proprio quello di promuovere e valorizzare il patrimoni storico, artistico e culturale della provincia di Cuneo. Di qui il suo impegno nella realizzazione di una nuova mostra veramente “da lode”, sviluppata in collaborazione con Comune di Saluzzo, Fondazione Torino Musei, Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo e con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo, il contributo della Fondazione CRC, Fondazione CRT, la partecipazione della Diocesi di Saluzzo, della Consulta BCE Piemonte, ed il patrocinio dell’Università degli Studi di Torino, sponsor Sedamyl. D’obbligo ricordarli tutti, poiché solo una forte ed appassionata sinergia di lavoro può superare qualsivoglia ostacolo e produrre iniziative di così alto valore. Curata da Simone Baiocco (Conservatore Arti dal XIV al XVI secolo presso “Palazzo Madama” a Torino), la mostra s’intitola “Tesori del Marchesato di Saluzzo”, un tuffo nell’arte nella storia e nella cultura tra Medioevo e Rinascimento del Saluzzese, ed è ospitata, fino al prossimo 31 ottobre, in tre prestigiose sedi della città marchionale: il “Monastero della Stella”, il “Museo Civico Casa Cavassa” e “La Castiglia”.

Fra codici miniati, dipinti su tavola, affreschi, sculture e documenti d’epoca, provenienti da alcuni dei principali musei ed enti di conservazione italiani, sono nel complesso settanta le opere esposte in cui è possibile leggere e avvicinare, con cognizione di causa, quelli che furono veramente i “secoli d’oro” della storia saluzzese. Davanti ai visitatori, nelle tre sedi espositive, autentici capolavori realizzati tra Medioevo e prima Età Moderna. Dalla mite dolcezza della tardo-gotica bizantina “Madonna col Bambino in trono”, tempera e oro su tavola (forse parte centrale di un polittico proveniente da Albenga, oggi al Civico Museo di Sant’Agostino, a Genova) realizzata nel 1478 da Tommaso Biazaci da Busca, insieme al fratello Matteo (suo collaboratore) operante a lungo anche in Liguria, alla cosiddetta “Madonna del coniglio” del fiammingo naturalizzato francese Hans Clemer, a lungo attivo in Valle Maira. Suo il ciclo di affreschi, nella Chiesa di Santa Maria Assunta di Elva, rappresentanti scene della vita di Maria e una maestosa “Crocifissione” del 1493 che gli valse il titolo di “Maestro di Elva”. Di rigorosa e teatrale imponenza, assolutamente ricca nei dei dettagli e nell’uso ben definito dei colori anche la “Madonna con il Bambino e i Santi Gerolamo e Pietro martire”, tempera su tavola databile fra fine XVI e inizi XVII secolo, realizzata probabilmente dal saviglianese Giovanni Angelo Dolce.

O comunque da artisti del suo ambito. E ancora: la stupenda “Croce processionale” di anonimo orafo francese, secondo quarto del XVI secolo, in argento fuso, sbalzato e cesellato appartenente alla chiesa parrocchiale di Barge, accanto alla copia del “Roman du Chevalier Errant”, volume manoscritto, oggi custodito al Castello di Racconigi e alla “Natività” (1530-1535 ca.) del milanese, allievo di Leonardo da Vinci, Giovan Pietro Rizzoli, detto il Giampietrino, proveniente dalla Pinacoteca dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Solo una minima parte delle meraviglie, dei “tesori” in mostra. “Con la parola ‘tesori’ – sottolinea Vittoria Poggio, assessore regionale alla Cultura – si vuole certamente evidenziare la ricchezza e l’unicità delle opere per la prima volta qui esposte. Il Piemonte, regione dall’inestimabile patrimonio di storia, arte e cultura, custodisce nella pianura saluzzese e nelle valli del Monviso le preziose testimonianze del ricco e fiorente principato alpino che dal 1142 al 1548, sotto il governo della famiglia Del Vasto, seppe concepire opere straordinarie capaci di rappresentare il prestigio e la forza della dinastia aleramica. L’auspicio è che questa mostra sia l’inizio di un percorso di valorizzazione più ampio, collettivo e condiviso, che coinvolgerà l’intero territorio”.

Gianni Milani

 

“Tesori del Marchesato di Saluzzo”
Monastero della Stella – Casa Cavassa – La Castiglia, Saluzzo; per info www.fondazioneartea.org
Fino al 31 ottobre
Orari: ven. e sab. 10/13 e 14/18 – dom. e festivi 10/13 e 14/19

 

Nelle foto
– Giovanni Angelo Dolce (ambito di): “Madonna con il Bambino e i Santi Gerolamo e Pietro martire. tempera su tavola, fine XVI – inizio XVII secolo (?)
– Tommaso Biazaco: Madonna col Bambino in trono”, tempera e oro su tavola, 1478
– Hans Clemer: “Madonna col Bambino” detta ” Madonna del coniglio”, tempera su tavola, 1503 – 1505 ca

 

Sarajevo, la fontana e la neve di primavera

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L’appuntamento è per le venti, davanti alla fontana Sebilj. Non ci si può sbagliare: è il simbolo di Sarajevo. Situata nel bel mezzo della Baščaršija, dispensa da oltre un secolo la sua acqua potabile, circondata da un infinità di piccioni che sembra d’essere in piazza San Marco a Venezia

 

 Progettata nel 1891, sotto il protettorato austro-ungarico, ha la forma orientale di un gazebo e porta la firma dell’architetto ceco Alexander Wittek che la intese come interpretazione in chiave moderna delle fontane ottomane, prendendo a modello una fontana in pietra di Istanbul. Con il calare delle luci della sera s’accende di una luce dorata che emana un fascino straordinario. Per questa fontana vale la stessa leggenda di quella della moschea Gazi Husrev-beg: bevuta anche una sola volta la sua acqua, sarà impossibile lasciare Sarajevo per troppo tempo o non tornare ogni volta che il cuore lo desidera.Ovviamente, come ogni volta, non manco di berne una sorsata. Samir arriva, affannato, dal vicino ponte che attraversa la Miljacka. Si era recato, per una commissione, alla Sarajevska Pivara, il birrificio rosso e crema, con le grondaie in rame, dove si produce l’ottima Sarajevsko pivo. Con un quarto d’ora di ritardo arrivano anche gli altri e tutti insieme si sale in taxi, alla modica cifra di tre marchi,cioè di un euro e cinquanta centesimi, per le vie che s’inerpicano sulla collina verso il cimitero ebraico dove abbiamo prenotato il nostro aperitivo in un locale che sembra un balcone sulla città vecchia. Il tempo di due chiacchiere sorseggiando uno Spritz Rosso (ma ci sono anche le versioni azzurro,verde e giallo, in base allo stato d’animo di chi lo beve) e si ridiscende. Il taxista è un matto. Conoscerà anche le vie come le sue tasche ma si butta giù a rotta di collo per le viuzze. A tempo di record ci scarica in Mule Mustafe Bašeskije, a due passi da Sebilj. Paghiamo la corsa e scendiamo in fretta dall’auto pubblica. Samir ha prenotato per quattro la cena in una Ašćínica, i locali specializzati in zuppe e verdure ripiene che rappresentano, in assoluto, la vera cucina casalinga bosniaca. Non ce ne sono molte in città e questa – Hadžibajrić , al numero 59 di Veliki Čurčiluk – è la migliore della Baščaršija. Il menù è semplice ma gustoso: pita ripiena di spinaci, uova e kajmak, il formaggio di panna acida (la Zeljanica);punjene paprika, cioè peperoni ripieni; il ( o la, non saprei) grah, gustosa zuppa di fagioli cucinata alla moda di Mostar e cipolle ripiene, le sogan dolma. Ovviamente,per favorire la digestione,dove si va? In uno dei caffè orientali dove, con cinque marchi, si può fumare la Šiša (quello che noi, genericamente, chiamiamo narghilè) e bere i tipici tè bosniaci, ascoltando le sevdalinke, lente e malinconiche canzoni d’amore della tradizione ottomana.Siamo fortunati. In quello che scegliamo, sedendoci sugli sgabelli tra coloratissimi tappeti, si sta esibendo un duo,piuttosto attempato, che suona dal vivo il violino e il saz ,tipico mandolino orientale. L’atmosfera è di quelle giuste, da meditazione. Io non fumo, limitandomi a sorseggiare un amarognolo tè verde.La parola giusta,in questi casi,è “polako”, che significa “con calma”. Ed è con calma che Samir tira fuori dalla tasca un libro e inizia a leggere. Lui, l’italiano lo parla bene. Anche Dina se la cava mentre Goran, nonostante la buona volontà che ci mette,incespica in molte parole che a sentir lui gli “ingarbugliano la lingua”. In quanto a me, confesso la mia ignoranza: il bosniaco che si differenzia solo leggermente dal serbo e dal croato, è e rimane “arabo”, come usiamo dire spesso e impropriamente. Il brano che legge rappresenta “l’essenza della città, lo spirito notturno di Sarajevo”. E’ tratto da “Lettera del 1920″, di Ivo Andric. “A Sarajevo, chi soffra d’insonnia può sentire strani suoni nella notte cittadina.Pesantemente e con sicurezza batte l’ora della cattedrale cattolica: le due dopo mezzanotte. Passa piú di un minuto (esattamente settantacinque secondi, li ho contati) ed ecco che si fa vivo, con suono piú flebile, ma piú penetrante, l’orologio della Chiesa ortodossa, e anch’esso batte le due. Poco dopo, con voce sorda, lontana, il minareto della moschea imperiale batte le undici: ore arcane, alla turca, secondo strani calcoli di terre lontane, di parti straniere del mondo. Gli ebrei non hanno un orologio proprio che batta le ore, e solo Dio sa qual è in questo momento la loro ora, secondo calcoli sefarditi o ashkenaziti. Cosí, anche di notte, mentre tutto dorme, nella conta di ore deserte d’un tempo silenzioso, è vigile la diversità di questa gente addormentata, che da sveglia gioisce e patisce, banchetta e digiuna secondo quattro calendari diversi, tra loro contrastanti, e invia al cielo desideri e preghiere in quattro lingue liturgiche diverse. E questa differenza, ora evidente e aperta, ora nascosta e subdola, è sempre simile all’odio, spesso del tutto identica ad esso”.Terminata la lettura chiude il libro e lo rimette in tasca. Non c’è nulla da commentare perché in quelle parole c’è tutto. La musica, intanto, ci avvolge. Gli amici mi dicono che ci sono diverse traduzioni e spiegazioni per la parola “sevdah”. Alcuni giurano che viene dalla parola turca “sevda”, l’amore. Altri insistono sul termine persiano “soda”, che equivale a malinconia, oppure la parola “sawda”, che in arabo significa qualcosa di nero. Comunque la si metta, quello delle sevdalinke è un genere di nostalgia cantata e suonata, melodiosa, struggente. Si sta bene ma d’improvviso “s’incunea crudo il freddo e la città trema”,come nella canzone dei Csi. Era previsto un brusco abbassamento delle temperature ma all’improvviso quest’ariaccia fredda è scesa nel giardinetto all’aperto, sollevando polvere da terra e tovaglie dai tavolini. Dai pesanti bracieri d’ottone scintille rosse e gialle volano in aria, disegnando arabeschi infuocati nel buio. In fretta e furia due ragazzi ritirano tutto, mentre cadono le primi, pesanti gocce di pioggia. In un attimo ripassiamo davanti alla fontana di Sebilj e, ancora con un taxi, andiamo verso l’albergo, nei pressi della stazione ferroviaria. Piove a dirotto. Al mattino dopo,in un silenzio profondo,ovattato, ecco la sorpresa: nevica, e viene giù anche bene, a larghe falde. Fa freddo e nevica, a Sarajevo.

 

Poco importa se siamo a metà aprile. Ieri c’erano diciotto gradi e poi, tutto di un colpo, dalle vette della Bjelašnica e dell’Igman è sceso il soffio gelido della retroguardia del generale Inverno, ultimo e disperato colpo di coda della stagione dei brividi. Quando raggiungo la Baščaršija un nevischio gelato che pare ghiaccio tritato ci fa rabbrividire tutti. Trema, “livida trema”, Sarajevo. Nonostante il maglione ,la giacca con il bavero alzato e la bella, calda sciarpa che ho comprato al bazar il freddo mi entra nelle ossa. Anche Goran e Samir soffrono il freddo. Dina ha le gote e le mani arrossate, sulle quali soffia un fiato che si condensa in nuvole dense al contatto con l’aria gelida che, a folate, mulina nel dedalo delle viuzze. Sembra pieno inverno, con i tetti delle case e le cupole delle moschee bianchi come i paesaggi infarinati dei presepi. Capita, non è una novità. E Sarajevo è, in tempo di pace, più bella e seducente che mai.

Marco Travaglini