‘2034 – Il romanzo della prossima guerra mondiale’, edito per i tipi della Feltrinelli nel 2021, non è un libro che guarda ad un futuro prossimo ma quasi al presente. Scritto prima dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ‘fotografa’ quasi una situazione di alta tensione internazionale (che sfocerà in una guerra con tanto di opzione nucleare) molto simile a quella che attualmente si sta vivendo al di fuori dell’Europa. Anzi l’Europa nel romanzo gioca un ruolo davvero marginale perché la partita vede in campo da un lato gli Stati Uniti, dall’altro la Cina, l’Iran e una Russia guidata dall’ottuagenario Vladimir Putin
A scriverlo, con dovizia di particolari tecnici, sono Elliot Ackerman, scrittore bestseller pluridecorato con 8 anni di servizio nei marinee nelle forte speciali, operativo in Iraq, Afghanistan e Medio oriente e Jamew Stavridis, già a capo dell’US European Comand e delle forze nato, oggi analista internazionale per NBC News ed editorialista di Time.
Teatro di guerra sono il Mar Cinese Meridionale, lo stretto di Hormuz, il Mare di Barents e il ruolo di potenza capace di mediare è affidato ad un’India tecnologicamente avanzata, mentre l’Europa, e nello specifico l’Unione Europea, non è mai nomionata.
Il lavoro di Ackerman e Stavridis dipana la sua trame e i suoi scenari in neanche trecento pagine ma i suoi contenuti, frutto dell’esperienza maturata in tutti gli anni di servizio dagli autori, non può non portare il monito sulla pericolosa china che il mondo sta prendendo in questo anno. L’auspicio è che non ci sia un altro 1914 quando, e cito il bel saggio di Margaret MacMillan ‘Come si spense la luce sul mondo di ieri’.
Massimo Iaretti

“Niente al mondo può essere paragonato al fascino di queste giornate trascorse ai laghi (…) nei boschi di castagni cosi verdi, che sembrano immergere i loro rami nell’acqua”: l’autore de Il rosso e il nero e La Certosa di Parma così la passione che provò per questo lago diviso tra Piemonte, Lombardia e Svizzera ticinese.
turbata da molto tempo, quando ultimamente durante l’assedio di Arona una palla la colpì al petto, per fortuna senza danneggiarla“.
Una visita guidata attraverso i secoli, con l’ausilio di vecchie immagini, sulle villeggiature e i luoghi di loisir dove i reali trascorrevano le vacanze per conoscere uno spaccato divertente di vita di corte di inizio Novecento.
I calciatori in maglia giallo nera dell’Estadio Campeón del Siglo, tra i più vincenti del Sudamerica, hanno un profondo legame con il Piemonte. Il nome Peñarol deriva da Pinerolo e risale ai tempi in cui Giovan Battista Crosa , era il 1765, arrivò a Montevideo e fondò insieme ad altri conterranei il quartiere che , storpiando un poco il nome del comune situato allo sbocco in pianura della Val Chisone, è diventato il barrio Peñarol. Una storia che tempo fa è diventata anche uno spettacolo teatrale, grazie al testo curato da Renzo Sicco e Darwin Pastorin, portato sui palcoscenici da Assemblea Teatro con il 
Attraverso 60 cartoline d’epoca, nella Sala del Cervo della Palazzina di Caccia di Stupinigi, dal 30 luglio al 4 settembre, si snoda un ideale percorso storico tra le immagini e le memorie immortalate in un cartoncino rettangolare. Le cartoline provengono dalla collezione di più di 50mila cartoline d’epoca di Angelo Magliacane, raccolte nei mercatini in giro per il mondo.
La prima cartolina postale del mondo fu della Correspondenz-Karte e non conteneva immagini. Era un cartoncino in bianco e nero emesso dalle poste dell’Impero Austro-Ungarico il 1° ottobre 1869. Fu inventata da Emanuel Herrmann, professore di Economia all’Accademia Militare Teresiana, con l’intento di sostituire, per la breve corrispondenza, le più onerose lettere. Ma il titolo di fautrice della cartolina illustrata spetta alla Francia: nel 1870 il libraio Bernardeau de Sillé-le-Guillaume ebbe per primo l’idea di ornare di disegni e figure le cartoline e nel 1891 Dominique Piazza ideò le cartoline illustrate con fotografie. Il 23 giugno 1873 anche l’Italia introduce la “Cartolina postale di Stato”.
L’amica Mirella Serri, su “La Stampa”, ha rievocato il partigiano Mario Fiorentini, morto a 103 anni, e scritto “Senza il mitico Mario non ci sarebbe stata la resistenza romana che, oltre a lui, ebbe fra i personaggi di maggior spicco Rosario Bentivegna, Carlo Salinari, Antonello Trombadori, Franco Calamandrei, Gioacchino Gesmundo e donne come Carla Capponi, Maria Teresa Regard e Marina Musu. Sì Grazie a questi gappisti gli uomini di Hitler e di Mussolini subirono attacchi e sconfitte clamorosi”.