STORIA- Pagina 82

L’unica torre medievale di Torino: il Pingone

In collaborazione con TORINO STORIA

Tra i tetti del centro storico, a due passi dalle Porte Palatine, sta nascosta una delle poche tracce del passato medievale della città

A Torino esiste ancora una torre medievale, una sola, l’unica torre civile giunta fino a noi fra quelle che probabilmente un tempo costellavano la città. Non la si nota facilmente: è mimetizzata fra i tetti a due passi dalla Porta Palatina. Per poterla vedere bene bisogna portarsi in un punto di vista elevato, noi ne suggeriamo tre: il campanile del Duomo (aperto alle visite nel percorso del Museo Diocesano), l’ultimo piano del palazzo dei lavori pubblici di fronte al Duomo oppure, se siete ospiti, la terrazza panoramica dell’hotel «NH Santo Stefano»…

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L’unica torre medievale di Torino: la Torre del Pingone

Giornata dell’Unita’ nazionale, riapre dopo due anni il Parlamento Subalpino

L’iniziativa è realizzata con il sostegno del Consiglio regionale del Piemonte e con il patrocinio della Città di Torino e della Città metropolitana di Torino. 

 

L’aula della Camera dei deputati del Parlamento Subalpino riapre le sue porte in occasione della “Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’inno e della bandiera” per permettere ai visitatori di vivere l’emozione unica di entrare nel cuore della storia d’Italia, per riscoprire le radici della nostra identità.

Non si tratta infatti della usuale vista dall’ampio affaccio esterno che ne consente la visione di insieme. In queste giornate speciali, dopo la visita alle sale del Museo, è infatti possibile entrare a piccoli gruppi in questa aula dall’atmosfera magica, accompagnati da una guida del museo che ne illustrerà la storia e l’architettura, per un’esperienza immersiva e contemporanea.

 

“Questa riapertura al pubblico, dopo due anni di sospensione a causa del Covid, rappresenta, anche simbolicamente, un bel punto di ripartenza – commenta Mauro Caliendo, presidente del Museo Nazionale del Risorgimento – Vogliamo ridare la possibilità di toccare con mano e respirare l’aria all’interno di questo luogo. È doveroso infatti riconsegnare a tutti, anche se solo per pochi giorni, questo patrimonio inestimabile, un gioiello non solo della città ma dell’Italia intera”.

 

Nella Camera dei deputati si è svolta l’attività legislativa del Regno sardo tra l’8 maggio 1848 e il 28 dicembre 1860 ed è qui che Camillo Cavour, Giuseppe Garibaldi, Lorenzo Valerio, Angelo Brofferio, Cesare Balbo, Massimo d’Azeglio, Vincenzo Gioberti, Quintino Sella e centinaia di altri posero le basi della nostra democrazia e avviarono il cantiere dell’Italia.

 

La Camera Subalpina è l’unica aula parlamentare rimasta integra in Europa tra quelle nate con le rivoluzioni del 1848 ed è riconosciuta monumento nazionale dal 1898. Dal 1938, anno del trasferimento del Museo a Palazzo Carignano divenne parte integrante dell’esposizione. Dopo gli importanti interventi di restauro del 1988 e del 2011, che ne hanno garantito la conservazione, è stata resa accessibile dal 2017 al 2019 una volta l’anno nelle giornate della Festa dell’Unità Nazionale.

 

 

Info 

Da giovedì 17 a domenica 20 marzo, dalle ore 10 alle ore 19 

Ingresso compreso nel biglietto del Museo; prenotazione obbligatoria del giorno e della fascia oraria della visita telefonando al numero 011 5621147 

È possibile anche prenotare una visita guidata al Museo.  

Per accedere al Museo è necessario indossare la mascherina FFP2 ed essere in possesso del green pass rafforzato. 

 

 

Eventi collaterali 

 

Concerto studenti Liceo Cavour 

Nell’ambito del progetto “Il Cavour nei luoghi di Cavour”, il coro e l’orchestra del Liceo Musicale Cavour di Torino giovedì 17 marzo alle ore 16.30 eseguiranno la versione integrale de Il Canto degli Italiani. I settanta giovani allievisi esibiranno nell’Aula destinata alla Camera Italiana, un altro dei luoghi estremamente significativi che fanno parte del percorso del Museo Nazionale del Risorgimento.

L’ingresso al concerto è compreso nel biglietto del Museo.

 

TOH in edizione tricolore 

Nel cortile del Museo, dal 17 marzo e fino a metà aprile, sarà ospitata un’edizione speciale di TOH dedicata all’Unità d’ItaliaAvvolto nel tricolore, l’opera creata da Nicola Russo darà il benvenuto ai visitatori. Il nostro paese nasce a Torino e pochi mesi dopo veniva installato il primo Toret. Nelle intenzioni dell’autore, TOH vuole essere un divulgatore di quello che è stato un momento di unione, di ideali e di persone che insieme hanno creato il paese in cui viviamo, che ha un’identità riconosciuta in tutto il mondo.

Per questo progetto, verrà prodotta una serie limitata del TOH ispirata al tricolore, in vendita presso il bookshop del museo: parte del ricavato sarà destinato alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro Onlus di Candiolo.

 

La storia della Camera dei deputati del Parlamento Subalpino 

In origine la Camera subalpina è il salone d’onore al piano nobile del palazzo dei principi di Carignano, progettato da Guarino Guarini ed edificato tra il 1679 e il 1683. Qui si svolge l’attività legislativa del regno sardo tra l’8 maggio 1848 e il 28 dicembre 1860. Promulgato lo Statuto albertino, si pone infatti il problema di dove collocare in breve tempo le due aule parlamentari. Per il Senato viene scelto Palazzo Madama, per la Camera il vasto spazio ellittico del salone di Palazzo Carignano. A due settimane di distanza dalla proclamazione dello Statuto, la stesura del progetto viene affidata, il 18 marzo 1848, a Carlo Sada. In cinquanta giorni viene realizzata la trasformazione dell’antico salone ovale in una sala ad anfiteatro con i seggi dei deputati posti a semicerchio dinanzi al banco del presidente e dei segretari. La prima seduta, con l’inaugurazione della prima legislatura, avviene l’8 maggio intorno alle ore 13. Dal giorno seguente le sedute proseguono regolarmente e vengono aperte al pubblico, mentre sono in corso le ultime rifiniture.

 

Rimaneggiamenti dell’aula si rendono necessari quando aumentano i deputati con le annessioni, tra il 1859 e il 1860, prima della Lombardia, poi dell’Emilia e della Toscana, fino a quando col progredire dell’unificazione al Centro e al Sud, il salone diventa troppo piccolo. All’architetto Peyron viene affidato l’incarico di realizzare un’aula provvisoria nel cortile, mentre si avvia l’ampliamento del Palazzo verso piazza Carlo Alberto, per collocarvi l’aula definitiva del Regno d’Italia. L’aula della Camera ellittica viene chiusa, ma non smantellata; subito le si riconosce il carattere di monumento nazionale, ratificato poi da un decreto del 4 marzo 1898 in occasione del cinquantenario dello Statuto. Nel 1911 per i cinquant’anni del Regno vi si tiene una seduta straordinaria.

 

 

Dal 1938, anno del trasferimento a Palazzo Carignano, l’aula della Camera entra a fare parte dell’allestimento del Museo Nazionale del Risorgimento, che ne preserva negli anni la conservazione e manutenzione. Dall’importante operazione di restauro, svolta nel 1988 l’aula della Camera non è più accessibile al pubblico. Il riallestimento dell’intero spazio museale nel 2011, con i relativi interventi conservativi, ha previsto un ampio affaccio da un soppalco, permettendo ai visitatori di ammirare la Camera subalpina al centro del percorso museale. Dal 2017 viene aperta al pubblico in occasione del 17 marzo, data di proclamazione dell’Unità d’Italia; una tradizione che si mantiene per i due anni successivi mentre le restrizioni dovute alla pandemia ne impediscono la riapertura nel 2020 e 2021.

 

Alla Palazzina di Caccia di Stupinigi passeggiate guidate al Parco Storico

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“Leggere il giardino”. Il parco ospitò anche l’elefante Fritz

Da sabato 19 marzo

Progettato sul modello francese nel 1740 da Michel Bénard, direttore dei “Reali Giardini”, che riuscì perfettamente ad elaborare il pensiero juvarriano di “spazio aulico dinamicamente collegato con l’ambiente venatorio circostante”, il giardino della Palazzina di Caccia di Stupinigi aprirà eccezionalmente i cancelli al pubblico, da marzo ad ottobre, una volta al mese, il sabato mattinadalle 10,30 alle 12,30. Muniti di caschetto di protezione, i visitatori potranno addentrarsi nei giardini, dal cortile d’onore, al padiglione centrale, al giardino di levante, alla scoperta delle evoluzioni del parco interno alla Palazzina. Attraverso mappe e documenti storici le passeggiate ripercorreranno le fasi e gli stili del giardino, dal gusto alla francese del Settecento all’evoluzione del gusto romantico, fino ad arrivare al giardino Novecentesco risalente al periodo delle villeggiature della regina Margherita. L’iniziativa, titolata “Leggere il giardino” e promossa dalla “Fondazione Ordine Mauriziano” (ente governativo dedicato alla conservazione e valorizzazione della “Residenza Sabauda per la Caccia e le Feste” edificata a partire dal 1729 su progetto di Filippo Juvarra) prenderà il via sabato prossimo 19 marzo. Per proseguire il 2 aprile, il 21 maggio, il 18 giugno, il 17 settembre e l’8 ottobre. La Palazzina di Caccia di Stupinigi, con il suo parco, rappresenta un sistema integrato tra l’attività venatoria e il loisir della corte. Occupa una superficie di circa dieci ettari lungo l’asse longitudinale che attraversa Stupinigi in direzione nord-sud: arrivando da Torino si trovano i grandi prati semicircolari che introducono ai parterres fino al cortile d’onore, con una serie di viali trasversali a collegare le scuderie e i diversi appartamenti reali. Nella concezione progettuale dell’architetto messinese Filippo Juvarra, l’area verde era strettamente connessa alle linee, straordinariamente innovative per il tempo, della Palazzina di Caccia. Nel 1740 iniziarono i lavori, per terminare verso la fine del secolo, sotto la direzione dell’Architetto Reale Tommaso Prunotto e portati avanti da Ludovico Bo e dal Direttore dei Reali Giardini Michel Bénard che seppero elaborare e mantenere l’idea originaria juvarriana di simmetria e prospettiva. Durante l’occupazione napoleonica, il giardino subì una prima trasformazione: vennero eliminati i sostegni in ferro e legno delle “gallerie verdi” come anche i vasi di fiori e alcuni parterres furono trasformati in “bosquet” con la messa a dimora di alberi anche di alto fusto. Reimpiantati nel tempo, oggi rimangono comunque ancora visibili i filari di carpini. Nell’Ottocento, intorno alla metà del secolo, il giardino venne rimaneggiato per adeguarsi al nuovo gusto inglese e sotto la direzione di architetti e paesaggisti del tempo come MelanoRoda e Scalarandis si introducono nuovi elementi paesaggistici come il laghetto con l’isolotto, la capanna dell’eremitaggio, un labirinto di bossi e il “casino cinese”, il giardino di fiori nell’area di levante che ospitava il luogo di ricreazione dell’elefante Fritz, inviato nel 1827 dal vicerè d’Egitto Mohamed Alì come omaggio a Carlo Felice che ricambiò con 50 pecore merinos. Triste storia quella dell’elefante Fritz. Accolto come un’autentica star di fama internazionale, il pachiderma per venticinque anni rappresentò una grandissima attrattiva per i torinesi e fu il primo animale ad essere immortalato su un dagherrotipo, oltreché in vari dipinti ed incisioni e perfino nelle pagine di scrittori e poeti. Senonché nel 1852 accadde l’irreparabile. Il nuovo guardiano (succeduto al primo) lo colpì involontariamente con un tridente ferendolo alla proboscide. Il che non piacque affatto a Fritz che, dopo averlo lanciato in alto, lo schiacciò inesorabilmente al suolo. Gesto di stizza che per l’ormai anziano Fritz, ritenuto da allora “animale pericoloso”, indusse le autorità a sopprimerlo mediante asfissia con ossido di carbonio. Tassidermizzato, Fritz è oggi conservato nel “Museo Regionale di Scienze Naturali” di Torino.

g.m.

Per info: Palazzina di Caccia di Stupinigi, piazza Principe Amedeo 7, Nichelino (Torino); tel. 011/6200634 o www.ordinemauriziano.it

Obbligatoria la prenotazione: costo del biglietto 13 euro, comprendente la visita guidata e l’ingresso a prezzo ridotto in palazzina.

Tigre di Arkan. Il racconto dell’orrore nei Balcani

“Tigre di Arkan” è un libro che racconta il clima, i rapporti, il delirio nel quale emerse – nella Jugoslavia in dissoluzione degli anni ’90 – la violenza nazionalista e criminale di Zeliko Raznatovic, noto come il comandante Arkan, capo sanguinario delle ‘Tigri’ serbe, praticamente il numero uno della milizia paramilitare e ultranazionalista durante la guerra in Bosnia e Croazia. L’autore è Michele Guerra, attivista sui temi legati alle migrazioni internazionali e al razzismo, esperto di letteratura balcanica per la rivista online PULP Libri. A pubblicarlo è Infinito, la casa editrice diretta da Luca Leone che da anni dedica con serietà e passione una grande attenzione a quanto accadde trent’anni fa sull’altra sponda dell’Adriatico, nella prima guerra sul suolo europeo dopo il secondo conflitto mondiale. La storia ha il ritmo di un romanzo nero e parte nel 1992 da Bijeljina, la seconda città in ordine di grandezza dopo Banja Luka dell’attuale Repubblica Serba di Bosnia. Racconta di una celebre fotografia che viene riproposta anche in copertina, della testimonianza di un paramilitare ancora vivo e in libertà, macchiatosi di crimini orribili. A tre decenni dall’inizio della dissoluzione jugoslava, una Tigre di Arkan rievoca con un linguaggio che fa accapponare la pelle le vicende che lo condussero a diventare uno dei sanguinari miliziani che operarono sui fiumi-confini del Danubio, della Sava e della Drina. La musica rock della Belgrado alternativa degli anni Ottanta, l’irriverenza delle avanguardie, i successi dello sport jugoslavo e i primi feroci scontri negli stadi di calcio fanno da sfondo e da lievito per la militarizzazione delle coscienze, l’ascesa del nazionalismo serbo e croato, l’impotenza del pacifismo, il dominio dei clan mafiosi nella federazione voluta da Tito. Come ricorda Luca Leone si assiste ad una sequenza “ di memorie affilate, fondate su ferite ancora aperte, in bilico tra cinismo e rancore, necessarie per comprendere l’ascesa e il consenso dei nuovi nazionalismi. Nei Balcani e non solo”. “E’ un libro che odora di sangue”, afferma Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. “ Ma quel sangue domina un decennio, gli anni Novanta, di storia dei Balcani occidentali. Non va ignorato. Sia quando lo annusano le ‘tigri’ di Arkan in pieno raptus testosteronico, sia quando lo versano i sacrificati: donne, uomini e altri che in quei maledetti dieci anni si sono trovati nel posto dove volevano stare ma dove non potevano stare”. Un libro che, sempre a giudizio di Riccardo Noury, “pare scritto a sei mani: da un musicista della scena underground jugoslava, da un ultrà della curva di uno stadio e, infine, da un paramilitare con la bava alla bocca”. E’ il racconto di molte dissoluzioni, ricorda l’esponente di Amnesty, “la dissoluzione politica della Jugoslavia,  di una Nazionale di calcio e della squadra che ne era la spina dorsale, la Stella Rossa di Belgrado, composte l’una e l’altra da serbi, croati, macedoni, bosniaci e sloveni (un’eresia…) ma anche una dissoluzione morale, antropologica, un cupio dissolvi che a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta che inghiotte tutto e tutti”. Tra i capitoli si intravvede sempre la figura di Arkan e l’escalation di violenze della “pulizia etnica” come accadde durante l’assedio di Vukovar.  Zeliko Raznatovic, figura di spicco degli ultras della Stella Rossa di Belgrado, nel 1992 venne eletto deputato al Parlamento di Belgrado. Durante tutto l’arco del conflitto bosniaco le sue Tigri parteciparono a massacri, stupri, genocidi della popolazione di fede musulmana da Višegrad a Srebrenica dove aiutò il boia Ratko Mladić. Sul capo di questo “signore della guerra” pendeva  un mandato di cattura emesso dal Tribunale internazionale dell’Aja per crimini contro l’umanità dal settembre del 1997 ma non venne mai arrestato e giudicato perché venne assassinato a Belgrado il 15 gennaio del 2000.

Marco Travaglini

“Cuneo+Cgil =120” Diritti. Solidarietà. Libertà

Cgil Cuneo festeggia 120 anni di attività e impegno e racconta il lavoro attraverso incontri, concerti, film, libri

 

Dal 15 marzo all’11 aprile 2022

Alba, Bra, Cuneo, Fossano, Saluzzo

 

Ospiti:

Susanna Camusso in dialogo con Barbara Simonelli

Maurizio Landini in dialogo con Ezio Mauro

Gli storici Aldo Agosti e Giovanni De Luna e le loro lectiones magistrales

Angelo Mastrandrea con il nuovo libro in dialogo con Marco Bobbio

Bandakadabra in concerto

 

www.cgilcuneo.it

 

120 anni di impegno nella difesa del diritto al lavoro e nella tutela e rappresentanza delle lavoratrici e dei lavoratori nel Cuneese. 120 anni dedicati a offrire sostegno, tracciare linee guida nell’intricato panorama economico e sociale, accompagnare nel cammino professionale e nelle rivendicazioni i propri iscritti. Per festeggiare i traguardi raggiunti in questi 120 anni di attività e condividere la riflessione sui passi realizzati e i percorsi da intraprendere, la Cgil di Cuneo propone a tutti, non solo ai suoi iscritti, “Cuneo+Cgil=120. Diritti. Solidarietà. Libertà”, un calendario di appuntamenti gratuiti – tra incontri, lezioni magistrali, presentazione di libri, concerti e proiezioni di film –, per una condivisione sul tema del lavoro, sui diritti rispettati e negati, sulle figure che hanno fatto la storia del sindacato in Italia, sulle problematiche legate alle nuove professioni e su tanti altri aspetti.

 

“Cuneo+Cgil=120. Diritti. Solidarietà. Libertà” è in programma da martedì 15 marzo a lunedì 11 aprile 2022, tra Alba, Bra, Cuneo, Fossano e Saluzzo, con grandi ospiti: la prima segretaria generale della Cgil Susanna Camusso (Fossano, 15 marzo) intervistata dalla giornalista Barbara Simonelli; il segretario nazionale Cgil Maurizio Landini in dialogo con il giornalista Ezio Mauro (Cuneo, 25 marzo); lo storico Aldo Agosti in una lectio magistralis sul sindacalista Giuseppe Di Vittorio (Saluzzo, 21 marzo), seguita dalla proiezione del cortometraggio “Fiori” del regista greco Kristian Xipolias; lo storico Giovanni De Luna in una lectio magistralis dedicata al sindacalista Bruno Trentin (Bra, 11 aprile)con letture di Alessio Giusti; il giornalista Angelo Mastrandrea intervistato dal giornalista Marco Bobbio sul libro reportage edito da Manni “L’ultimo miglio”, sul mondo della logistica, dell’e-commerce e dei riders (Alba, 8 aprile). Non mancheranno momenti di festa all’insegna della condivisione grazie all’energia e simpatia di Bandakadabra, in concerto con lo spettacolo musicale “Ok, boomer” (Cuneo, 25 marzo), capace di unire nella musica generazioni diverse.

 

«Una storia di 120 anni, un percorso lungo un secolo, un denominatore comune che è la presenza costante a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori della nostra provincia, delle loro lotte, della loro emancipazione. Una storia di rivendicazioni, di difesa dei diritti contro lo sfruttamento e il precariato. Oggi come ieri, a partire da un ideale che si concretizza nella pratica quotidiana, la CGIL cuneese è un presidio per tutto il mondo del lavoro, per i pensionati, è un punto di riferimento sul territorio per tutta la società civile, è una realtà culturale decisiva nel fare muro contro le derive antidemocratiche, nuovi fascismi e razzismi dilaganti. È un luogo dove coniugare diritti individuali con quelli collettivi, diritti del singolo e bene comune. Un sindacato che fonda la sua storia sul principio di solidarietà, capace di interrogarsi sempre sulle scelte, di aprirsi agli altri per imparare, rinnovarsi, stare al passo con le sfide di oggi e di domani.»

Davide Masera, segretario provinciale Cgil Cuneo.

 

Il visual e la grafica del manifesto di “Cuneo+Cgil=120. Diritti. Solidarietà. Libertà” sono stati realizzati dalla designer Ilaria Bossa (Mono, mono-design.it) di Mondovì.

 

“Cuneo+Cgil=120. Diritti. Solidarietà. Libertà” è promosso da Cgil di Cuneo, con il patrocinio di Città di Alba, Città di Bra, Città di Cuneo, Città di Fossano e Città di Saluzzo e in collaborazione con Progetto Cantoregi nell’ambito della terza edizione della rassegna CuneiForme, dedicata al tema D(i)ritti.

 

Ingresso con prenotazione consigliata ma non obbligatoria:

organizzazione@cgilcuneo.it – 0171452511.

Info: WEB www.cgilcuneo.it – FB Cgil Cuneo – FB Collettiva

 

 

 

Il programma in dettaglio

“Cuneo+Cgil=120. Diritti. Solidarietà. Libertà”

 

Il programma di “Cuneo+Cgil=120” si apre martedì 15 marzo alle ore 10 a Fossano (Castello degli Acaja) con la prima segretaria generale Cgil, Susanna Camusso, ora  responsabile Politiche di genere della CGIL nazionale, sarà intervistata dalla giornalista Barbara Simonelli sul tema “Donne, uomini e lavoro: la parità che non c’è”. Si parlerà di parità salariale e delle azioni ancora da perseguire per annullare il più presto possibile il divario retributivo uomo-donna, anche alla luce della Legge n. 162/2021 “Modifiche al codice di cui al decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198, e altre disposizioni in materia di pari opportunità tra uomo e donna in ambito lavorativo”, entrata in vigore nel mese di dicembre.

 

Il calendario prosegue lunedì 21 marzo alle ore 21 a Saluzzo (Cinema Teatro Magda Olivero)

Lo storico Aldo Agosti, professore emerito di Storia contemporanea all’Università di Torino, che ha dedicato molti studi alla storia del movimento socialista e comunista, italiano e internazionale, con una lectio magistralis traccerà un ritratto di Giuseppe Di Vittorio (1892-1957), uno dei padri del sindacato confederale italiano e tra i suoi esponenti più autorevoli. Impegnato contro il governo di Franco in Spagna e nella Resistenza in Italia, confinato dai tedeschi all’isola di Ventotene, Di Vittorio venne eletto segretario generale della Cgil nel 1945, sostenendo un sindacato attento ai problemi delle riforme economiche e sociali del Paese, e fu deputato alla Costituente e nelle due prime legislature.

L’incontro sarà introdotto dalla proiezione del cortometraggio “Fiori” di Kristian Xipolias, nato da una ricerca documentaristica sulle condizioni lavorative dei riders, che attualizza la poetica neorealista per narrare la disoccupazione e lo sfruttamento nel settore del delivery in bicicletta.

 

Doppio appuntamento venerdì 25 marzo a Cuneo (Teatro Toselli).

Grande attesa per il segretario nazionale Cgil Maurizio Landini che dialogherà con il giornalista ed editorialista Ezio Mauro sui temi di più stretta attualità del mondo del lavoro, con tutte le drammaticità e criticità a cui la cronaca di ogni giorno ci mette di fronte, ma anche con le prospettive di rilancio economico, sociale e di qualità della vita. L’incontro “L’attualità e le sfide del mondo del lavoro” è alle ore 18.

In serata, alle ore 21, arriva l’energia di Bandakadabra che con il concerto “Ok, boomer” propone un’occasione di incontro musicale tra generazioni diverse, attraverso una rilettura di successi internazionali in chiave Dixie e Swing Anni Trenta, dai Daft Punk a Billie Eilish, passando per Bruno Mars e i Radiohead. È il nuovo progetto del gruppo, ideato in collaborazione con Mr T- Bone, storico trombone dei BlueBeaters, oltre che voce, per avvicinare i più giovani alle atmosfere del Jazz Old Style e far conoscere agli spettatori più maturi le recenti produzioni della musica pop.

 

Venerdì 8 aprile alle ore 18.30 ad Alba (Sala Beppe Fenoglio, Cortile della Maddalena) incontreremo Angelo Mastrandrea, giornalista del Manifesto, di cui è stato vice direttore, curatore dell’inserto ecologista Extraterrestre, autore inchieste e reportage per L’Essenziale, Internazionale, Il Venerdì di Repubblica e Le monde diplomatique. In dialogo con il giornalista Rai Marco Bobbio, presenta “L’ultimo miglio” (Manni) che, come recita il sottotitolo, compie un “viaggio nel mondo della logistica e dell’e-commerce in Italia tra Amazon, rider, portacontainer, magazzinieri e criminalità organizzata”, nuovo settore cruciale dell’economia capitalista, in cui movimento merci è la nuova frontiera del conflitto tra capitale e lavoro.

L’incontro è in collaborazione con la libreria La Torre di Alba, che allestirà un bookshop con i lavori dell’autore e con titoli di libri dedicati al mondo del lavoro.

 

Lunedì 11 aprile alle ore 21 a Bra (Teatro Politeama) lo storico Giovanni De Luna, docente di Storia contemporanea all’Università di Torino, collaboratore di La Stampa e di trasmissioni radiofoniche e televisive, terrà una lectio magistralis dedicata al sindacalista Bruno Trentin (1906-2007), segretario generale Cgil dal 1988 al 1994, e parlamentare europeo, che da giovane prese parte alla Resistenza nelle file del Partito d’azione, e venne arrestato insieme con il padre nel 1943. Attento studioso dei fenomeni sociali, si adoperò per riformare il sindacato confederale e rilanciarne l’opera all’indomani della crisi dei grandi partiti di massa.

L’attore Alessio Giusti proporrà alcuni estratti dagli scritti di Trentin.

 

 

“Cuneo+Cgil=120. Diritti. Solidarietà. Libertà”

Ingresso con prenotazione consigliata ma non obbligatoria:

organizzazione@cgilcuneo.it – 0171452511.

Info: WEB www.cgilcuneo.it – FB Cgil Cuneo – FB Collettiva

 

 

 

Ai Murazzi si ricorda il gesto eroico di Mario Soldati

GIOVEDI’ 17 MARZO ALLE ORE 11 AI MURAZZI DI PO (VICINO A PIAZZA VITTORIO), DAVANTI ALLA LAPIDE

Il prof. Pier Franco Quaglieni

VENNE APPOSTA DAL COMUNE DI TORINO PER RICORDARE  IL GESTO EROICO DI MARIO SOLDATI ADOLESCENTE CHE  NON ESITO’ A GETTARSI NEL FIUME SALVANDO, IL 17 MARZO 1922, UN COETANEO  CADUTO NELLE ACQUE DEL PO IN PIENA.  IL CENTRO “PANNUNZIO” ORGANIZZA UN RICORDO DI QUESTA PAGINA DI VITA TORINESE, ESEMPIO DI ALTRUISMO PER I GIOVANI D’OGGI. PARLERANNO GIANNI OLIVA, MAURO PASQUALE S.J., LAURA POMPEO E PIER FRANCO QUAGLIENI. CON IL PATROCINIO DELLA CITTA’ DI TORINO, DELLA CITTA’ METROPOLITANA E DELLA REGIONE PIEMONTE.

Sarà il ricordo di una grande pagina torinese di cento anni fa , dice il  direttore del Centro Pannunzio prof . Pier Franco Quaglieni. Sembra un episodio tratto dal “Cuore “ di   De Amicis  accaduto nel clima da guerra civile del 1922 ,pochi mesi prima della Marcia su Roma. il sedicenne Soldati era allievo dell’Istituto sociale ed e ‘ il frutto dell’ altruismo di Mario ma anche della sua profonda educazione cattolica, conclude Quaglieni che fu intimo amico di Soldati a cui ha dedicato un recente libro.

Testimonianza da Buchenwald dove morì Mafalda di Savoia

Nelle memorie di Italo Mora,  superstite

La principessa d’Italia, d’Etiopia e di Albania Mafalda di Savoia (*Roma 19-11-1902) secondogenita di Vittorio Emanuele III° e di Elena di Montenegro, morì dissanguata per una seticemia causata da un assurdo intervento eseguito nelle baracche adibite a sale operatorie il 27-8-1944.Gli esperimenti pseudoscientifici sui prigionieri diedero la peggior fama al campo.La morte fu attribuita a Gerard Schiedlausky poi condannato  all’impiccagione nel 1948 dal tribunale di Amburgo.Ilse Koch, moglie di Karl comandante del campo,fu definita la strega di Buchenwald per il crudele sadismo nei confronti dei detenuti,scuoiandone la pelle per abbellire i paralumi della propria casa.
Criminale di guerra, odiata e definita cagna dagli stessi nazisti, morì suicida nel 1967.I prigionieri venivano inviati al lavoro forzato anche all’esterno nelle vicine fabbriche di Weimar in attesa di vederli morire dalla stanchezza e dal digiuno.Infatti a Buchenwald (bosco di faggi) le camere a gas erano pressoché inesistenti.Il campo, costruito su una collina densa di faggi tra il 1937 e il 1945, divenne uno dei più spaventosi lager della Germania nazista.
Le baracche furono costruite dai detenuti con il legname della vicina foresta prediletta da Goethe.Le SS salvarono l’albero sotto il quale il poeta amava scrivere le proprie opere, distrutto in seguito dal bombardamento USA del 24-8-1944.Oggi la strada che attraversa il bosco é denominata blutstrasse (via del sangue)in memoria degli oltre 54000 detenuti uccisi.Weimar non viene così solo ricordata per la nascita della prima costituzione democratica,ma anche per il memoriale costruito nel 1958 dalla DDR dove furono riportati i nomi delle 18 nazioni di provenienza dei morti nel campo di concentramento.
Mio zio materno Italo Mora (1922-2014)era stato arruolato nel battaglione Exilles della 1° divisione alpina Taurinense che prese parte all’invasione della Jugoslavia.Fu catturato con il suo reparto in Montenegro nel 1944  dalle divisioni tedesche in ritirata dalla Grecia.Deportato a Buchenwald, riuscì ad evitare i lavori forzati per la propria abilità ed esperienza in falegnameria.Questo gli permise di stringere amicizie con i carcerieri ed avere contatti con il mondo esterno al campo.Ma il tempo stava per scadere.Infatti il giorno 10-4-1945 era già stato destinato al forno crematorio.
Per fortuna una signora molto amica di Italo conosciuta per il rifornimento dei materiali utili al proprio lavoro nel campo,lo aiutò a fuggire insieme a due compagni di baracca.Rimasero nascosti per una settimana in un fossato ai margini di un campo di patate ricoperti dalle sterpaglie fino alla liberazione avvenuta il giorno 11-4-1945 da parte del contingente americano.
Italo riuscì a farsi regalare alcune fotografie del campo di concentramento da un reporter,conservate ancora oggi dalla propria famiglia.Al termine della guerra incontrò l’amica tedesca che gli permise di sopravvivere e nonostante la perdita di una gamba dovuta ad un incidente sul lavoro non rinunciò ai tanti viaggi in Sudafrica e in Sudamerica.Dopo avermi raccontato la sua singolare esperienza,Italo morì a Morano Po alla veneranda età di 92 anni.
Armano Luigi Gozzano

Palazzo Madama, 500 giorni di lavori per far rinascere il capolavoro juvarriano

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I lavori sulla facciata juvarriana inizieranno lunedì 14 marzo e dureranno 500 giorni, in tempo per la festa di San Giovanni 2023

 
500 giorni per far rinascere il “volto” in marmo di Palazzo Madama, uno dei simboli di eccellenza di Torino nel mondo. Il più grande cantiere di restauro di un bene pubblico nel cuore della città riporterà la facciata juvarriana al suo antico splendore, grazie alla sinergia tra due istituzioni: la Fondazione Torino Musei, da sempre impegnata nella tutela, conservazione e valorizzazione dei beni museali, e la Fondazione CRT, storico e principale sostenitore privato di Palazzo Madama (16,6 milioni di euro stanziati complessivamente), che finanzia interamente quest’ultimo intervento con un impegno straordinario di 2,4 milioni di euro.

 

Approvati dal Ministero per la Cultura e dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio, i lavori di restauro e consolidamento strutturale coniugano arte, ingegneria e ricerca, salvaguardando l’identità e la storia del luogo con soluzioni tecnologiche innovative, sostenibili e reversibili. Il cantiere partirà lunedì 14 marzo, sotto la direzione dell’arch. Gianfranco Gritella, con la consulenza dell’ing. Franco Galvagno per le opere strutturali. L’esecuzione è affidata alle imprese Cooperativa Archeologia di Firenze e B.P. Benassi di Montignoso, vincitrici della gara d’appalto della Fondazione Torino Musei per un importo di 1.065.476,85 milioni di euro.

 

Finalmente si parte! Il grande cantiere per la rinascita della facciata di Palazzo Madama è un ingranaggio complesso, un’operazione di sistema che guarda al futuro tenendo insieme una molteplicità di risorse tecniche, professionali ed economiche per un obiettivo comune: dobbiamo esserne tutti orgogliosi”, affermano il Presidente della Fondazione CRT Giovanni Quaglia e il Segretario Generale Massimo Lapucci.

 

Un ascensore condurrà le maestranze sino alla sommità del cornicione per le opere più complesse relative alla messa in sicurezza strutturale di tutta la trabeazione in marmo. All’interno delle cavità situate nel grande cornicione, manodopera specializzata realizzerà particolari strutture in acciaio curvilinee, destinate a costituire il futuro scheletro portante del rivestimento in pietra del grande architrave, che manifesta da secoli segni di affaticamento strutturale: a seguito del distacco di alcuni frammenti, si è reso necessario l’avvio dell’importante intervento di restauro.

 

Sulla sommità di Palazzo Madama, le quattro imponenti statue allegoriche di 3 tonnellate ciascuna alte 4 metri, “firmate” dallo scultore carrarese Giovanni Baratta nel 1726, saranno rimosse dal basamento – mediante una tecnica particolare che impiega un filo d’acciaio simile al sistema di estrazione dei blocchi di marmo dalle cave – e provvisoriamente calate a terra in gabbie di acciaio, con uno spettacolare sistema di gru, per il loro restauro e consolidamento in un apposito padiglione. L’intervento, nelle sue diverse fasi, potrà essere seguito “live” dal pubblico, che potrà anche visitare il padiglione stesso in tempi prestabiliti.

 

Per la prima volta dopo secoli il marmo scelto da Filippo Juvarra nelle antiche cave di Foresto e di Chianocco, situate nella bassa Valle di Susa, sarà nuovamente utilizzato per le parti più delicate e deteriorate della struttura.

 

I restauri delle statue, così come quelli dei serramenti lignei, saranno affidati tramite due ulteriori bandi nelle prossime settimane, a completamento del primo lotto di lavori sul settore centrale della facciata: la conclusione, dopo 500 giorni, è prevista per il 24 giugno 2023, festa di San Giovanni, patrono della città. Seguiranno altri due lotti relativi ai due corpi laterali.

 

Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica
Fondato nel 1863, il museo è oggi ospitato in uno dei più antichi e affascinanti palazzi della città, con testimonianze architettoniche e di storia dall’età romana al Barocco di Filippo Juvarra. Le raccolte contano oltre 70.000 opere di pittura, scultura e arti decorative dal periodo bizantino all’Ottocento.

Gli appuntamenti della Fondazione Torino Musei

11 – 17 marzo 2022

 

SABATO 12 MARZO

 

Sabato 12 marzo ore 15

LABORATORIO DI IKEBANA, L’ARTE GIAPPONESE DEI “FIORI VIVENTI”

MAO – workshop per adulti sulla mostra Kakemono. Cinque secoli di pittura giapponese

A cura della maestra Yuko Fujimoto per Associazione Interculturale Sakura APS

I partecipanti saranno guidati dalla maestra Yuko Fujimoto nell’arte della disposizione dei fiori recisi. Lo stile utilizzato sarà lo Shoka Shinpu-tai, ovvero l’evoluzione moderna e contemporanea dello Shoka; quest’ultimo nacque sotto l’influsso del pensiero zen e grazie a esso l’ikebana divenne anche un metodo spirituale di meditazione.

Massimo 15 partecipanti. Costo: 40 €. Tutti i workshop sono comprensivi dei materiali. Prenotazione consigliata alla mail: mao@fondazionetorinomusei.it.

 

Sabato 12 marzo ore 14.30

LEGAMI METALLICI. I metalli nell’arte orientale

MAO – visita guidata alle collezioni

L’itinerario si concentra su una selezione di opere del museo accomunate dal medesimo materiale d’utilizzo: il metallo. Sia esso in forma pura o costituito da leghe, sin dall’antichità ha rappresentato un valido e prezioso alleato dell’essere umano per la realizzazione di manufatti e opere d’arte, esito delle più svariate lavorazioni. Il percorso mette in luce nuclei di opere accomunati dall’utilizzo dei metalli, dimostrandone la versatilità sia dal punto di vista delle tecniche, sia della funzione e della natura dell’oggetto artistico.

Costo: 6€ a partecipante

Costi aggiuntivi: biglietto d’ingresso al museo; gratuito per i possessori di Abbonamento Musei.

Info 011.5211788 –  prenotazioniftm@arteintorino.com (da lunedì a domenica 9.30 – 17.30)

 

 

DOMENICA 13 MARZO

 

Domenica 13 marzo ore 16

PENNELLATA DI GIAPPONE

MAO – attività per famiglie sulla mostra Kakemono. Cinque secoli di pittura giapponese

L’attività prevede la visita della mostra temporanea Kakemono. Cinque secoli di pittura giapponese e un laboratorio in cui i partecipanti potranno realizzare il proprio dipinto verticale su rotolo utilizzando la pittura monocromatica ispirata alla tecnica sumi-e.

Costo: bambini € 7; adulti ingresso ridotto € 8 (gratuito con Abbonamento Musei)

Prenotazione obbligatoria entro il venerdì precedente tel. 011.4436927/8 oppure maodidattica@fondazionetorinomusei.it

 

 

MERCOLEDI 16 MARZO

 

Mercoledì 16 marzo ore 18.30

COLLECTING ASIA. QUESTIONING THE EXOTICA AND REPOSITIONING AESTHETIC CANONS

MAO – evento in inglese

Per riflettere sulle eredità e sui lasciti di Hub India | Classical Radical, progetto a cura di Myna Mukherjee e Davide Quadrio realizzato nell’ambito di Artissima Internazionale d’Arte Contemporanea di Torino in collaborazione con Fondazione Torino Musei e l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, che ha portato nelle sedi del MAO, di Palazzo Madama e dell’Accademia Albertina, i lavori di 65 fra i più importanti artisti contemporanei e moderni provenienti dal subcontinente indiano, mercoledì 16 marzo alle ore 18.30 il MAO ospita Collecting Asia. Questioning the exotica and repositioning aesthetic canons: Davide Quadrio e Giovanni Carlo Federico Villa, rispettivamente direttori del Museo d’Arte Orientale e di Palazzo Madama, e Paola Gribaudo, Presidente dell’Accademia Albertina, saranno in dialogo con alcuni fra i più importanti direttori di musei e curatori di arte asiatica a livello globale, come Mami Kataoka (Mori Art Museum), Suhanya Raffel (M+), Laura Vigo (Musée des Beaux-Arts de Montréal), Roobina Karode (KMNA) e Myna Mukherjee (Engendered).

L’evento, moderato da Anna Somers Cocks, storica dell’arte e fondatrice di The Art Newspaper, rappresenta un’occasione di riflessione sui sistemi museali internazionali che si occupano di collezioni di arte asiatica o non europea in contesti diversi. Il panel analizzerà narrazioni plurime e trasversali che riguardano l’”oggetto” artistico di provenienza non europea, le sue implicazioni rituali e religiose e il suo continuo evolversi nel contesto contemporaneo globale.

L’evento sarà trasmesso in diretta streaming sul sito del Giornale dell’Arte, media partner dell’incontro, e sulla pagina Facebook del MAO.

 

 

GIOVEDI 17 MARZO

 

Giovedì 17 marzo ore 18

fino al 16 giugno

OTTO ARTISTI PER UN RINASCIMENTO. VENEZIA E L’INVENZIONE DELLA MODERNITÀ

Palazzo Madama – nuovo ciclo di appuntamenti di Storia dell’Arte con il direttore del museo Giovanni Carlo Federico Villa

“Venezia è la città più gloriosa che io abbia mai visto, ed è la più saggiamente governata”, scriveva l’ambasciatore Philippe de Commynes nel 1494. E sono i protagonisti veneti della rivoluzione pittorica a indicare il ruolo cardine di Venezia per il rinnovamento della cultura italiana ed europea. Se quando si tratta di Rinascimento lo si associa precipuamente a Firenze e Roma, è a Venezia che si assiste al pieno sviluppo dell’arte moderna, interprete di una cultura capace di creare i monumenti di Pietro e Tullio Lombardo e i prodotti delle manifatture tessili, i tratti di pennello di Giovanni Bellini e la produzione navale dell’Arsenale, gli scritti di Ermolao Barbaro e gli aridi saggi sulla partita doppia, le prime collezioni da museo e gli orti botanici, la biblioteca del cardinale Bessarione e gli scritti di Pietro Bembo. Produttori e artisti, politici ed eruditi, pensatori e condottieri respiravano la stessa aria, erano prigionieri dell’identica atmosfera di un’epoca tutta riassunta nella stupefacente Veduta a volo d’uccello di Jacopo de’ Barbari. Ed è questo il racconto, intessuto di immagini, che si svolgerà in otto incontri sul farsi dell’arte occidentale.

 

Programma

 

Giovedì 17 marzo 2022, ore 18.00

‘Non humani pictoris’. Il divino Antonello dal mito alla storia

 

Giovedì 24 marzo 2022, ore 18.00

‘Zambelin se puoi dir la primavera del Mondo tuto, in ato de Pitura’. Giovanni Bellini, o della classicità

 

Giovedì 7 aprile 2022, ore 18.00

Nell’altra luce: sguardi e paesaggi di Cima da Conegliano

 

Giovedì 28 aprile 2022, ore 18.00

Palma il Vecchio, l’invenzione della bellezza

 

Giovedì 5 maggio 2022, ore 18.00

Da Venezia all’Europa. Tiziano “principe de’ pittori”

 

Giovedì 26 maggio 2022, ore 18.00

‘Solo, senza fidel governo et molto inquieto dela mente’. Lorenzo Lotto, l’ombra dell’angelo

 

Giovedì 9 giugno 2022, ore 18.00

“Il più terribile cervello che abbia mai avuto la pittura”. Tintoretto, dal disegno alla pittura

 

Giovedì 16 giugno 2022, ore 18.00

La magnifica illusione. Suggestioni per Paolo Veronese

 

Giovanni Carlo Federico Villa

Professore presso le Università di Bergamo e di Udine, dal 2019 è componente del Consiglio Superiore per i Beni culturali e Paesaggistici e, dal 2015 al 2018, è stato direttore onorario dei Musei Civici e Conservatoria Pubblici Monumenti di Vicenza. Ha curato numerosi progetti espositivi in Italia, tra cui quelli per le Scuderie del Quirinale di Roma, e all’estero. Autore di oltre trecento pubblicazioni scientifiche e monografie, numerose sono le sue presenze divulgative relative al patrimonio artistico nazionale sui principali canali radiotelevisivi italiani e stranieri.

 

Durata: 1 ora

Costo: intero € 120, ridotto € 90 (riservato ad Abbonati Musei, studenti, insegnanti, guide turistiche abilitate, Amici Fondazione Torino Musei, soci Rotary Club e Inner Wheel)

Info e prenotazioni: t. 011.4429629; madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

 

Giovedì 17 marzo ore 18.30

HARU – LA PRIMAVERA IN HAIKU

MAO – conferenza seguita da scrittura creativa

A cura della dottoressa Roberta Vergagni, iamatologa

Ogni incontro si articolerà in tre momenti: introduzione teorica allo haiku, lettura di alcuni tra gli esempi più evocativi dei grandi maestri e composizione guidata di haiku come scrittura creativa.

Massimo 25 partecipanti a incontro. Costo: 3 € a incontro

Info e prenotazioni:  mao@fondazionetorinomusei.it

 

 

 

Le modalità di accesso ai Musei sono regolamentate secondo le disposizioni normative vigenti.

 

 

 

Theatrum Sabaudiae propone visite guidate in museo

alle collezioni e alle mostre di Palazzo Madama, GAM e MAO.

Per informazioni e prenotazioni: 011.52.11.788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

 

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/gam.html

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/mao.html

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/palazzo-madama.html

 

 

I libri di Bruna Bertolo con l’Anpi “Giambone” di Torino

Venerdì 11 marzo, alle 17,30 presso la sede di via Mazzini 44 a Torino, la sezione Anpi “Eusebio Giambone” organizza la presentazione dei libri di Bruna Bertolo “Donne nella Resistenza in Piemonte” e “Le donne nella Shoah”, entrambi editi da Susalibri. Nel primo dei due volumi viene evidenziato il ruolo, spesso considerato marginale, delle donne nei venti mesi della lotta di Liberazione piemontese. Un ruolo importante che si sviluppò in modi e forme diverse tra di loro. Dalle pagine emergono tanti volti e nomi: donne che si impegnarono con generosità, entusiasmo e altruismo, mettendo in secondo piano paure ed ansie, capaci di offrire aiuto e collaborazione anche in situazioni drammatiche. Bruna Bertolo, giornalista e ricercatrice rivolese che da tempo è impegnata sui temi della storia al femminile, racconta alcune storie di donne che rappresentano in un certo senso dei simboli e il loro nome contribuisce a far ricordare anche tutte le altre che non compaiono ma che seppero dire no al fascismo e sì alla lotta per un’Italia libera e democratica. Accanto a personalità molto conosciute come Camilla Ravera, Ada Gobetti, Frida Malan, Bianca Guidetti Serra, Ernestina Valterza, vengono messi in rilievo i ruoli determinanti, ma spesso taciuti, delle giovani staffette, delle combattenti, di infermiere e dottoresse che si occuparono dei feriti, delle madri che affrontarono perdite atroci, delle deportate sopravvissute che testimoniarono con i loro racconti le barbarie dei lager. Il secondo volume  narra alcuni momenti del pozzo più nero e profondo del nostro ‘900: la Shoah. E lo fa attraverso una storia forse meno conosciuta, la deportazione femminile. Uomini e donne furono ugualmente sommersi, ma le donne subirono violenze che le depredarono anche della loro femminilità. Bruna Bertolo parte dalle leggi razziali del 1938 per spiegare il clima di emarginazione che crebbe nei confronti degli ebrei. Racconta le feroci stragi del Lago Maggiore, sottolineando soprattutto alcuni personaggi femminili. Ricorda la grande razzia degli ebrei nel ghetto di Roma e l’unica donna sopravvissuta, Settimia Spizzichino. Evidenzia le prime testimonianze femminili con gli scritti di Luciana Nissim, Giuliana Tedeschi, Liana Millu, Frida Misul, Alba Valech. Termina con le “Voci di oggi”: Edith Bruck, Goti Bauer e Liliana Segre. Nella prefazione del volume di Liana Millu, Il fumo di Birkenau, parlando delle donne rinchiuse in questo Lager, Primo Levi scrisse: “La loro condizione era assai peggiore di quella degli uomini e ciò per vari motivi: la minore resistenza fisica di fronte a lavori più pesanti e umilianti di quelli inflitti agli uomini; il tormento degli affetti familiari; la presenza ossessiva dei crematori, le cui ciminiere, situate nel bel mezzo del campo femminile, non eludibili, non negabili, corrompono col loro fumo empio i giorni e le notti, i momenti di tregua e di illusione, i sogni e le timide speranze“.

M.Tr.