Forse non tutti sanno che il Medioevo è stato tutt’altro che un’epoca buia e oscura.

Certamente il Medioevo è stato tutto questo ma anche molto di più e da alcuni anni viene studiato e presentato in un modo diverso, sotto un’altra ottica. Non è qui il caso di ricordare che nella Spagna dei cosiddetti secoli “bui” arabi, cristiani ed ebrei vivevano insieme ma forse non tutti sanno che nel Medioevo Roma viene saccheggiata sei volte, viene scritto il Corpus iuris civilis o Codice giustinianeo, si andava già a scuola, ci sono state una ventina di Crociate, è vissuta una donna che scriveva bestseller e ci sono stati tre Papi contemporaneamente. Ed è in questo periodo che vengono raggiunti importanti risultati nell’arte, nella scienza, nella filosofia e nella politica. Insomma, dai grandi avvenimenti alla vita quotidiana, nel libro “Forse non tutti sanno che il Medioevo…”, Newton Compton editori, la studiosa medievista Giulia Boccardi guida i lettori attraverso tutte le sfaccettature del Medioevo passando attraverso le fasi più violente e quelle più prosperose, dalla vita di tutti giorni degli uomini medioevali alle leggende e alle storie più famose. Un vero e proprio tuffo nell’ “Età di Mezzo”, un viaggio interessante e coinvolgente alla scoperta dei segreti di una delle epoche più affascinanti della storia. Ecco alcune storie curiose riportate nel libro. Forse non tutti sanno che… il simbolo del bluetooth sul nostro cellulare nasce proprio nel Medioevo e fa riferimento a un re di Danimarca vissuto nel decimo secolo soprannominato “dente blu” perché colorava i denti in battaglia per spaventare i nemici o forse perchè mangiava troppi mirtilli o forse non tutti sanno che dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente troviamo nel Medioevo ben tre altre civiltà, l’Impero bizantino, l’impero arabo-islamico e il Sacro Romano Impero. Ecco che allora il Medioevo non ci appare più così buio ma un mosaico di culture che finirono talvolta per mescolarsi. Nel Medioevo inoltre c’era una donna che scriveva bestseller. Si chiamava Christine de Pizan poetessa veneziana e scrittrice di corte che nel Quattrocento si trasferì in Francia. Nei suoi libri difese le donne e le loro virtù, quasi una femminista dell’epoca! Nel Basso Medioevo erano già in vigore forme di pedaggio, si pagava una tassa per attraversare una strada e, in cambio dell’imposta, si garantiva sicurezza a viandanti e commercianti. E che dire dei cosiddetti “re fannulloni” che in realtà erano tutt’altro che fannulloni? Per re fannulloni si designano gli ultimi re della dinastia merovingia dei Franchi poiché, si è sempre sostenuto, il potere del regno era in realtà nelle mani dei loro maestri di palazzo che guidavano anche l’esercito. Re solo di facciata mentre i maggiore gerdomi portavano avanti il lavoro? No, per niente, è un falso mito, avverte l’autrice, gli ultimi merovingi non erano dei buoni a nulla, fu una mossa politica dei Carolingi (il più famoso dei quali fu Carlo Magno) per screditare e gettare fango sulla precedente dinastia.

Nulla di tutto ciò, la storia è vera ma poco conosciuta. Il celebre Federico II, imperatore, re di Sicilia e amante dell’Italia, si innamorò perdutamente di una giovane nobildonna astigiana che si chiamava Bianca Lancia o Bianca d’Agliano. Un amore a prima vista che scoppiò ad Agliano Terme, appena i due si videro davanti al castello della famiglia Lancia. Non si poterono sposare perché lei apparteneva solo alla piccola borghesia ma il loro fu comunque un grande amore semi-segreto. O forse è stata l’ultima moglie dell’imperatore che egli sposò in punto di morte. Fra le tante donne di Federico, tra mogli e amanti, lo svevo-jesino scelse Bianca. Oggi Agliano d’Asti, piccolo paese di 1500 abitanti, è più noto per le terme e il suo barbera che per il passaggio dell’imperatore svevo. L’antico castello non c’è più, distrutto nel Seicento durante le guerre tra i Savoia e gli spagnoli, ma la torre è sopravvissuta, c’è ancora, è lì a ricordare l’incontro storico tra Federico e Bianca intorno al 1225. Fu un colpo di fulmine per entrambi. Ma cosa ci faceva il grande Federico II in un piccolo borgo a 20 chilometri da Asti? I Lancia erano conti piemontesi e hanno sempre avuto stretti legami con il casato svevo degli Hohenstaufen. Il capostipite della famiglia Lancia, il nobile Manfredi, aveva ottimi rapporti con il Barbarossa, nonno di Federico II. Sia i Lancia sia gli Agliano erano aristocratiche famiglie ghibelline del Piemonte, tra loro imparentati, e proprietari di castelli, palazzi, tenute e interi paesi del Monferrato. Un tal giorno Bonifacio di Agliano, cognato di Manfredi Lancia e vassallo dell’imperatore, ricevette un giovane Federico II che, in visita in Piemonte, tornava da una battuta di caccia e gli presentò la sua famiglia. Tra Bianca, appena sedicenne, e il trentenne Federico, fu subito grande amore. La castellana, secondo le fonti storiche, era molto bella, snella, bionda, elegante, una bellezza mozzafiato che fulminò Federico. Se ne innamorò alla follia e, nonostante fosse già sposato, la portò con sé nei suoi tanti castelli che ancora oggi si possono ammirare in Italia e da lei ebbe tre figli, Costanza, Manfredi, re di Sicilia, e Violante. Fu tuttavia una relazione semi-clandestina e secondo una leggenda, durante la gravidanza di uno dei figli, Federico, forse per gelosia, tenne chiusa l’amante in una torre del castello di Gioia del Colle nel quale erano soliti trascorrere lunghi periodi. Fu molto generoso con Bianca e le assegnò terre e proprietà. E bravo il nostro Federico, nostro perché in fondo è più italiano che straniero: nato a Jesi, morto in Puglia, sepolto a Palermo. Ma il racconto non finisce qui anche perché la storia di Bianca Lancia è circondata dal mistero. I due personaggi forse si sposarono nell’ultimo istante della loro vita. Federico fu costretto, per esigenze reali, a sposarsi per la terza volta e di conseguenza la bella amante fu allontanata. Ma non sparì mai dalla sua vita e si sostiene che il matrimonio fu fatto in punto di morte al capezzale di Federico nel 1250 o a quello di Bianca ma fu in qualche modo celebrato. Bianca fu l’unica donna che conquistò davvero il cuore di Federico II di Svevia. Né con le mogli legittime né con le amanti Federico ebbe mai una relazione così intensa e lunga. Pensando a Oria (Brindisi) dove ogni anno, pandemia permettendo, si rievocano con un corteo storico i fasti del matrimonio tra Federico II e Jolanda di Brienne, la seconda moglie, chissà se un giorno anche ad Agliano d’Asti sarà possibile organizzare qualcosa di simile, come si vede nel dipinto, per ricordare il grande amore tra Federico e Bianca?
Cinque eleganti sezioni, “Nascita di una collezione”, “Nuove sensibilità e ricerche”, “La pittura di paesaggio al Museo Civico”, “Dalla Scapigliatura al Divisionismo” e “Ricerche simboliste tra pittura e scultura”, accompagnate da tre focus su Andrea Gastaldi, Antonio Fontanesi e Giacomo Grosso. Un valido quanto suggestivo percorso che Passoni ama definire altresì una “ricognizione del nostro patrimonio storico”, dove trovano posto anche opere mai esposte, restaurate grazie al contributo degli Amici della Fondazione Torino Musei, quali “Ecco Gerusalemme” di Enrico Gamba, acquistato nell’anno della sua esecuzione per il Museo nel 1862 dalla Società Promotrice delle Belle Arti, e “Nobili in viaggio” (ma ritrovandone il titolo originale con cui fu esposto nel 1867, “La Guida. Studio di castagni dal vero”) di Francesco Gonin, sempre presso la Società Promotrice torinese.








