

Filippo Re
L’evento è organizzato dall’associazione La Porta di Vetro presieduta da Michele Ruggiero ed è stato curato da Tiziana Bonomo con i testi di Marco Travaglini, in collaborazione con la direzione del museo e l’Associazione Artiglieri d’Italia e il sostegno del Consiglio regionale del Piemonte e della municipalità di Torino. Il fotoreporter torinese freelance è stato autore di una decina di reportage nella città martoriata dalla guerra, ben testimoniati dalle trenta immagini in bianco e nero che raccontano il dramma del conflitto in Bosnia e nei Balcani e l’assedio più lungo della storia moderna. La mostra, un evento di grande impatto emotivo, resterà aperta fino al 19 marzo dal lunedì alla domenica dalle 9 alle 19. L’ingresso sarà gratuito. Paolo Siccardi, nell’arco degli ultimi decenni ha lavorato in quasi tutti i continenti come fotografo sfidando spesso la sorte, conflitto dopo conflitto, scattando immagini sconvolgenti e sempre fedeli al motto di Robert Capa: “Se le foto non sono abbastanza buone, non sei abbastanza vicino”. E l’ha fatto con migliaia di foto per regalare a tutti noi delle immagini che devono far riflettere sull’orrore dei conflitti bellici. Con serietà, passione e professionalità perché un fotoreporter, in fondo, non deve fare niente altro se non testimoniare la realtà e semplicemente “dare la notizia”.
E l’assedio di Sarajevo, come quelli di Vukovar o di Mostar, così come l’intera guerra che insanguinò l’ex Jugoslavia nella decade malefica di fine Novecento andava documentata per capire cosa accadde sull’altra sponda dell’Adriatico. Le foto di Siccardi parlano da sole e raccontano i terribili mesi e anni di una popolazione segregata nel cuore di una città stretta tra le montagne dove non c’erano acqua, luce, gas, generi alimentari, medicine, scuola. Dove si stava intere giornate chiusi tra le mura di casa o nelle cantine, dove il tempo non passava mai e le ore erano scandite dagli scoppi delle granate o dalla roulette russa di corse rischiose a perdifiato,appesantiti dalle taniche per prendere l’acqua da qualche fontana pubblica, qualche pezzo di pane nei forni che aprivano di tanto in tanto ai quattro angoli della città o una fugace visita al mercato o nei luoghi dove si potevano acquistare o scambiare merci, cibo a prezzi stratosferici. Tutto e sempre con l’incombente incubo della spada di Damocle del destino, obiettivi inermi dei cecchini o delle schegge di qualche ordigno. Spesso anche i libri, strappandone le pagine con il pianto nel cuore, servirono ad alimentare i fuochi per cucinare qualcosa dopo che erano finiti in fumo i mobili di casa e persino gli alberi dei parchi cittadini durante i durissimi inverni passati sotto assedio. Le file di alberi lungo i fiumi o le piante dei parchi si trovavano spesso sulla linea del fronte e gli snipers non si facevano sfuggire l’opportunità di colpire le loro prede, soprattutto se erano bambini perché in tal caso gli obiettivi raddoppiavano poiché un adulto si sarebbe precipitato in aiuto. Così anche i parchi si trasformarono in cimiteri improvvisati. Ogni luogo era utilizzabile in città per ospitare i defunti e le vittime con le steli bianche che spuntavano tra le case, in ogni spazio, persino nei campi di calcio. Su tutte le medesime date riferite alla morte che avvenne in quei quattro anni tremendi. Come ricordano le foto di Siccardi, cambiavano le date delle nascite e si ripetevano quelle delle morti. E per terra “le rose di Sarajevo”, tracce che il tempo ha ormai quasi cancellato dopo trent’anni che ricordavano le ferite lasciate nell’asfalto dai colpi di mortaio e che, nei punti dove avevano stroncato la vita di persone, erano state riempite da vernice rossa. Rappresentavano l’urlo muto di Sarajevo, un modo doloroso e pieno di dignità di rammentare i morti, inciso nel selciato e impresso a fuoco nella memoria e nei cuori dei sarajevesi. Si trovavano nei posti più disparati, dove le granate avevano spezzato la vita di chi cercava di racimolare qualcosa al mercato, tentava di riempire una tanica d’acqua, dove si era fermata la corsa di un uomo o una donna nell’attraversare una via o il gioco allegro e incosciente di un bambino. Disse un giovane sarajevese, Aljia: “Durante l’assedio eravamo suddivisi in quelli che hanno con le loro vite piantato le rose, oppure nei sopravvissuti che le annaffiavano con le loro lacrime. Questa era l’unica suddivisione”. E le foto di Siccardi esposte nello spazio del Mastio della Cittadella aiutano a non dimenticare ciò che accadde nel cuore d’Europa in quella lunga notte.
Marco Travaglini
Per il vicepresidente e presidente del Comitato Resistenza e Costituzione Daniele Valle, “Il Giorno del Ricordo deve rappresentare un’occasione per approfondire questa pagina drammatica della storia italiana ed europea, per comprendere e per riflettere. Le vittime delle foibe e le migliaia e le migliaia di profughi strappati alle loro case in Istria, Dalmazia e Venezia Giulia e costretti all’esodo, rappresentano una sciagura troppo a lungo rimossa, ignorata, perfino negata. Per questo addolorano e rattristano le provocazioni, le strumentalizzazioni, le polemiche. Occorre, invece, storicizzare quegli eventi e collocarli all’interno di quella immensa tragedia che fu la Seconda guerra mondiale. Nel 2025 Gorizia e Nova Gorica saranno congiuntamente Capitale della Cultura europea, una grande occasione per costruire memorie che si riconoscono e si rispettano”.
Il programma per il Giorno del Ricordo nasce dalla collaborazione tra l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia; Città di Torino; Regione Piemonte; Comitato Resistenza e Costituzione per l’affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana del Consiglio regionale del Piemonte; Città Metropolitana di Torino e Polo del ‘900.
Filippo Burzio è stato uno dei più affascinanti e più complessi intellettuali italiani del ‘900: scienziato del Politecnico di Torino, maestro di balistica alla Scuola di Applicazione e apprezzato nel mondo, narratore, filosofo, giornalista famoso. Direttore della “Stampa” alla caduta di Mussolini, condannato a morte dalla Repubblica di Salò e costretto alla clandestinità, tornò a dirigere il grande giornale di Torino fino alla morte. Prestigioso commentatore politico, europeista, è noto per aver rilanciato in chiave moderna la platonica teoria del Demiurgo.
Giovedì 9 febbraio, ore 18 al Polo del ‘900 il suo maggiore studioso Paolo Bagnoli e Corinna Desole presenteranno il nuovo libro da loro curato Il seminatore solitario. Introduzione al Demiurgo, edito dal Centro Studi Piemontesi per la Fondazione Burzio. Con loro saranno Fulvio Cammarano, storico dell’Università di Bologna, e Piero Polito, direttore del Centro Studi Piero Gobetti.
In onore del grande intellettuale e della fondazione che porta il suo nome, Poste italiane presenterà in quell’occasione al Polo del ‘900 un annullo postale speciale.
Giorno del Ricordo
Venerdì 10 febbraio alle 9.30 nel giardino di via Stupinigi angolo via XXV Aprile verrà posizionata una targa per “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale” (legge 30 marzo 2004 n. 92). Saranno presenti le autorità cittadine.
Il collettivo Wu Ming presenta “UFO 78”
Venerdì 10 febbraio alle 20.30 alla Biblioteca Civica “G. Arpino”
UFO 78, Einaudi Stile Libero Big, 2022
“1978. Aldo Moro è rapito e ucciso. Sulle città piomba lo stato d’emergenza. «La droga» sfonda ogni argine. Tre papi in Vaticano. Le ultime grandi riforme sociali. Mentre accade tutto questo, di notte e di giorno sempre più italiani vedono dischi volanti. È un fenomeno di massa, la «Grande ondata». Duemila avvistamenti nei cieli del Belpaese, decine di «incontri ravvicinati» con viaggiatori intergalattici. Alieni e velivoli spaziali imperversano nella cultura pop. Milena Cravero, giovane antropologa, studia gli appassionati di Ufo in una Torino cupa e militarizzata. Martin Zanka, scrittore di successo, ha raccontato storie di antichi cosmonauti, ma è stanco del proprio personaggio, ed è stanco di Roma. Suo figlio Vincenzo, ex eroinomane, vive a Thanur, una comune in Lunigiana, alle pendici di un monte misterioso. Il Quarzerone, con le sue tre cime. Luogo di miti e leggende, fenomeni inspiegabili, casi di cronaca mai risolti. L’ultimo, quello di Jacopo e Margherita, due scout svaniti nei boschi e mai ritrovati. Intorno alla loro scomparsa, un vortice di storie e personaggi”.
Presenta la serata Fiodor Verzola, Assessore della Città di Nichelino. Moderano 𝗠𝗶𝗰𝗵𝗲𝗹𝗲 𝗣𝗮𝗻𝘀𝗶𝗻𝗶, scrittore e 𝗟𝘂𝗰𝗮 𝗕𝗮𝘁𝘁𝗮𝗴𝗹𝗶𝗮, cronista. Ingresso libero. Prenotazione al link https://www.eventbrite.com/e/523369390937
Mostra “Con gli occhi di Quinto – Pensieri di Quinto Osano”
Fino a venerdì 10 febbraio, presso la Ludoteca Comunale (via Filippo Turati 4/8), è allestita la mostra “Con gli occhi di Quinto – Pensieri di Quinto Osano” dedicata alla figura di Quinto Osano, ex deportato del campo di concentramento di Mauthausen.
La mostra è visitabile dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.00 nei giorni di apertura della Ludoteca Comunale “La bottega dei sogni” (https://comune.nichelino.to.it/ufficio/istruzione-e-asili-nido/ludoteca-comunale/)
Ballo in Maschera al Centro sociale “Nicola Grosa”
Venerdì 10 febbraio alle 20.30 al Centro Sociale “Nicola Grosa” (via Galimberti,3). 9° edizione del Ballo in Maschera dedicato agli over 55.
Durante la serata, premiazione delle 3 maschere più simpatiche e bugie per tutte e tutti.
Truffe agli anziani. Come difendersi | 13 febbraio 2023 Quartiere Juvarra
Gli incontri dedicati a prevenire le truffe ai danni delle persone anziane proseguono con il “recupero” di lunedì 13 febbraio 2023 alle 17.00 presso il Quartiere Juvarra (via XXV Aprile, 127/129), con la Tenenza dei Carabinieri di Nichelino e l’Amministrazione Comunale, aperto a tutti i cittadini del quartiere.
Intervengono: Giampiero Tolardo, Sindaco di Nichelino; Giorgia Ruggiero, Assessora alla Terza Età e alla Rete dei Quartieri; Maurizio Piccione, Comandante della Tenenza dei Carabinieri di Nichelino. Modera: Michele Pansini
Festa di San Valentino per la terza età
Martedì 14 febbraio alle 16.15, pomeriggio danzante al Centro Sociale “Nicola Grosa” (via Galimberti,3) dedicato agli over 55.
Città di Nichelino online:
Anche dai dettagli architettonici emerge il fascino degli edifici di varie epoche nel centro di Torino. Le foto sono di Loredana Frisoli.
La mostra, che sarà esposta dall’1 al 15 febbraio 2023 nelle vetrine dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico di via Arsenale 14/G, è organizzata dalla sezione di Torino dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – ANVGD.
L’inaugurazione si svolgerà mercoledì 1° febbraio alle 11 nei locali dell’Urp di via Arsenale 14/G a Torino, alla presenza del presidente del Consiglio regionale del Piemonte Stefano Allasia e dei rappresentanti dell’associazione ANVGD: Antonio Vatta e Andor Brakus presidente e vicepresidente, i consiglieri Nello Belci, Walter Cnapich e Giuliana Filippovic, Mario Biasiol autore del plastico, l’autore Egidio Rocchi.
L’esposizione è divisa in tre parti: l’esodo vero e proprio con le partenze degli esuli, la descrizione dei luoghi che sono stati da loro forzatamente abbandonati nei territori della ex Jugoslavia ed infine il plastico del villaggio di baracche di corso Polonia a Torino (attuale corso Unità d’Italia) che, sorto nel 1947 sulle rive del Po per ospitare profughi e sfollati provenienti da diverse zone, venne smantellato soltanto nel 1961 in vista delle manifestazioni per l’anniversario dell’Unità d’Italia.
Le tre sezioni sono raccontate attraverso una quindicina di fotografie e 12 dipinti realizzati dagli esuli che, traferiti a Torino, non hanno mai dimenticato la propria terra di origine: Luigi Buranello, Maria Cervai, Luigi Cnapich, Piero De Gennaro, Algerio De Luca, Antonio Donorà, Gianfranco Gavinelli, Michele Privileggi, Aurelia Pusar, Alfredo Sficco, Aldo Sponza, Tullio Tulliach.
Giovedì 9 febbraio, dalle 17,30 alle 21,00, verrà inaugurata presso il Museo Storico Nazionale d’Artiglieria nel Mastio della Cittadella di Torino la mostra fotografica di Paolo Siccardi “La lunga notte di Sarajevo – 5 aprile 1992/29nfebbraio 1996”.
L’evento è organizzato dall’Associazione La Porta di Vetro, presieduta dall’ex giornalista RAI Michele Ruggiero. La mostra sarà visitabile presso il Museo dell’Artiglieria tutti i giorni dal 10 febbraio al 19 marzo, dalle 9,00 alle 19,00 con ingresso gratuito. Ancora una volta la Porta di Vetro ha deciso di utilizzare il linguaggio fotografico per dare respiro a eventi che appartengono alla nostra storia contemporanea, dopo “Torino ferita” e “Città ferite” sugli anni del terrorismo in Italia, focalizzando il drammatico assedio di Sarajevo, durato quattro anni, durante la guerra nei Balcani della prima metà degli anni ’90. L’iniziativa, sostenuta dal Consiglio regionale del Piemonte e dal Comitato regionale dei Diritti Umani, patrocinata dalla Città di Torino, è frutto della collaborazione con la Direzione del Museo di Artiglieria, cui si deve l’ospitalità, e l’Anarti, l’Associazione Artiglieri d’Italia, che ha inserito la mostra all’interno delle manifestazioni previste per il Centenario della sua costituzione. Le foto rappresentano il lavoro del fotoreporter free-lance torinese Paolo Siccardi,testimone attento e scrupoloso, nei suoi continui reportage in quegli anni a Sarajevo. Uno sguardo sull’orrore dei conflitti armati che riporta all’attualità dei nostri giorni. La mostra raccoglie trenta immagini in bianco e nero di medio-grande formato, suddivise in cinque gruppi con l’intento di rendere visibile l’attesa delle persone intrappolate nel catino sarajevese, tenute sotto scacco dal tiro dei cecchini e dalla martellante pioggia di granate. Paolo Siccardi, giornalista e photoreporter free-lance torinese, è autore di diversi libri e mostre fotografiche. Il suo percorso professionale è iniziato documentando a Torino le lotte operaie e alla fine degli anni di piombo, i primi processi per terrorismo. I suoi reportages prevalentemente a carattere sociale, sono stati pubblicati dai più importanti giornali italiani ed esteri. Tra i più significativi: la guerra in Afghanistan durante l’invasione sovietica nel 1986 che seguirà fino al 2009 con la missione Isaf. Il Nicaragua sandinista e nel 1991 la prima guerra del Golfo con l’Iraq di Saddam Hussein. Per dieci anni ha seguito i conflitti nell’ex Jugoslavia (Slovenia, Croazia, Bosnia, Macedonia fino al 1999 in Kosovo). Era in Romania prima e dopo la caduta del regime di Ceausescu per seguire la condizione infantile dei bambini sieropositivi e i ragazzi di strada. In Africa nord-occidentale (Libia, Marocco, Senegal, Costa d’Avorio, Repubblica Popolare del Benin e Togo). Dal 2000 ha iniziato la sua collaborazione esclusiva con il settimanale Famiglia Cristiana che lo ha portato diverse volte in Sud Sudan con i progetti di Unicef, AMREF e Flying Doctors per documentare la condizione umanitaria e lo scoppio del conflitto. Nell’ottobre 2012 è stato in Siria nella città assediata di Aleppo, a Gaza e West Bank per seguire i progetti dell’ONG inglese Oxfam. Nel 2015 inizia a seguire il conflitto nel Donbass in Ucraina che l’ha portato più volte in quella regione. Dal gennaio del 2016 lavora sulle rotte migratorie e sui profughi in fuga dalle guerre attraverso la Wester Balk Route. Vincitore del premio giornalistico per il migliore reportage di guerra nel 2002, promosso dall’Ordine dei Giornalisti dell’Abruzzo ha ricevuto la Medaglia d’oro del Presidente della Repubblica per la partecipazione alla mostra fotografica collettiva “Exodos” del 2017.
Domenica 12 febbraio incontro con la scrittrice Gigliola Alvisi
Per celebrare il Giorno del Ricordo, che ricorre il 10 febbraio in memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo istriano, il Comune di Volpiano organizza, domenica 12 febbraio alle 18 nella Sala Polivalente (via Trieste 1), un incontro con Gigliola Alvisi, autrice con Egea Haffner del libro «La bambina con la valigia. Il mio viaggio tra i ricordi di esule al tempo delle foibe» (Piemme, 2022), moderato da alcuni allievi della scuola secondaria di primo grado «Dante Alighieri» e con letture a cura dell’associazione Toto Teatro; ingresso libero. Lunedì 13 febbraio è invece in programma l’incontro della scrittrice con le studentesse e gli studenti della «Dante Alighieri».
Spiega la presentazione: «Nel 1945, quando suo padre scompare, inghiottito nelle spaventose voragini carsiche, Egea è solo una bambina. Ancora non sa che a breve inizierà la sua vita di esule, che la costringerà a lasciare la sua terra e ad affrontare un futuro incerto, prima in Sardegna, poi a Bolzano, accudita da una zia che l’amerà come una figlia».
Gigliola Alvisi vive a Padova, scrive romanzi per ragazzi e racconti per bambini, e ha ottenuto numerosi riconoscimenti tra i quali, nel 2015, il premio letterario «Il Battello a Vapore».