STORIA- Pagina 54

Wu Ming presenta “UFO 78” a Nichelino per commemorare il 10 Febbraio

Giorno del Ricordo

Venerdì 10 febbraio alle 9.30 nel giardino di via Stupinigi angolo via XXV Aprile verrà posizionata una targa per “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale” (legge 30 marzo 2004 n. 92). Saranno presenti le autorità cittadine.

 

Il collettivo Wu Ming presenta “UFO 78”

Venerdì 10 febbraio alle 20.30 alla Biblioteca Civica “G. Arpino”

UFO 78, Einaudi Stile Libero Big, 2022

“1978. Aldo Moro è rapito e ucciso. Sulle città piomba lo stato d’emergenza. «La droga» sfonda ogni argine. Tre papi in Vaticano. Le ultime grandi riforme sociali. Mentre accade tutto questo, di notte e di giorno sempre più italiani vedono dischi volanti. È un fenomeno di massa, la «Grande ondata». Duemila avvistamenti nei cieli del Belpaese, decine di «incontri ravvicinati» con viaggiatori intergalattici. Alieni e velivoli spaziali imperversano nella cultura pop. Milena Cravero, giovane antropologa, studia gli appassionati di Ufo in una Torino cupa e militarizzata. Martin Zanka, scrittore di successo, ha raccontato storie di antichi cosmonauti, ma è stanco del proprio personaggio, ed è stanco di Roma. Suo figlio Vincenzo, ex eroinomane, vive a Thanur, una comune in Lunigiana, alle pendici di un monte misterioso. Il Quarzerone, con le sue tre cime. Luogo di miti e leggende, fenomeni inspiegabili, casi di cronaca mai risolti. L’ultimo, quello di Jacopo e Margherita, due scout svaniti nei boschi e mai ritrovati. Intorno alla loro scomparsa, un vortice di storie e personaggi”.

Presenta la serata Fiodor Verzola, Assessore della Città di Nichelino. Moderano 𝗠𝗶𝗰𝗵𝗲𝗹𝗲 𝗣𝗮𝗻𝘀𝗶𝗻𝗶, scrittore e 𝗟𝘂𝗰𝗮 𝗕𝗮𝘁𝘁𝗮𝗴𝗹𝗶𝗮, cronista. Ingresso libero. Prenotazione al link https://www.eventbrite.com/e/523369390937

 

Mostra “Con gli occhi di Quinto – Pensieri di Quinto Osano” 

Fino a venerdì 10 febbraio, presso la Ludoteca Comunale (via Filippo Turati 4/8), è allestita la mostra “Con gli occhi di Quinto – Pensieri di Quinto Osano” dedicata alla figura di Quinto Osano, ex deportato del campo di concentramento di Mauthausen.

La mostra è visitabile dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.00 nei giorni di apertura della Ludoteca Comunale “La bottega dei sogni” (https://comune.nichelino.to.it/ufficio/istruzione-e-asili-nido/ludoteca-comunale/)

 

Ballo in Maschera al Centro sociale “Nicola Grosa”

Venerdì 10 febbraio alle 20.30 al Centro Sociale “Nicola Grosa” (via Galimberti,3). 9° edizione del Ballo in Maschera dedicato agli over 55.

Durante la serata, premiazione delle 3 maschere più simpatiche e bugie per tutte e tutti.

 

Truffe agli anziani. Come difendersi | 13 febbraio 2023 Quartiere Juvarra

Gli incontri dedicati a prevenire le truffe ai danni delle persone anziane proseguono con il “recupero” di lunedì 13 febbraio 2023 alle 17.00 presso il Quartiere Juvarra (via XXV Aprile, 127/129), con la Tenenza dei Carabinieri di Nichelino e l’Amministrazione Comunale, aperto a tutti i cittadini del quartiere.

Intervengono: Giampiero Tolardo, Sindaco di Nichelino; Giorgia Ruggiero, Assessora alla Terza Età e alla Rete dei Quartieri; Maurizio Piccione, Comandante della Tenenza dei Carabinieri di Nichelino. Modera: Michele Pansini

 

Festa di San Valentino per la terza età

Martedì 14 febbraio alle 16.15, pomeriggio danzante al Centro Sociale “Nicola Grosa” (via Galimberti,3) dedicato agli over 55.

 

Città di Nichelino online:

Web www.comune.nichelino.to.it

Facebook https://www.facebook.com/Cittanichelino

“Viaggio della memoria attraverso l’esodo delle genti del confine orientale” per il Giorno del Ricordo

Si intitola “Viaggio della memoria attraverso l’esodo delle genti del confine orientale” la mostra con cui quest’anno il Consiglio regionale celebra il Giorno del Ricordo, il 10 febbraio.

La mostra, che sarà esposta dall’1 al 15 febbraio 2023 nelle vetrine dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico di via Arsenale 14/G, è organizzata dalla sezione di Torino dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – ANVGD.

L’inaugurazione si svolgerà mercoledì 1° febbraio alle 11 nei locali dell’Urp di via Arsenale 14/G a Torino, alla presenza del presidente del Consiglio regionale del Piemonte Stefano Allasia e dei rappresentanti dell’associazione ANVGD: Antonio Vatta e Andor Brakus presidente e vicepresidente, i consiglieri Nello BelciWalter Cnapich e Giuliana FilippovicMario Biasiol autore del plastico, l’autore Egidio Rocchi.

L’esposizione è divisa in tre parti: l’esodo vero e proprio con le partenze degli esuli, la descrizione dei luoghi che sono stati da loro forzatamente abbandonati nei territori della ex Jugoslavia ed infine il plastico del villaggio di baracche di corso Polonia a Torino (attuale corso Unità d’Italia) che, sorto nel 1947 sulle rive del Po per ospitare profughi e sfollati provenienti da diverse zone, venne smantellato soltanto nel 1961 in vista delle manifestazioni per l’anniversario dell’Unità d’Italia.

Le tre sezioni sono raccontate attraverso una quindicina di fotografie e 12 dipinti realizzati dagli esuli che, traferiti a Torino, non hanno mai dimenticato la propria terra di origine: Luigi Buranello, Maria Cervai, Luigi Cnapich, Piero De Gennaro, Algerio De Luca, Antonio Donorà, Gianfranco Gavinelli, Michele Privileggi, Aurelia Pusar, Alfredo Sficco, Aldo Sponza, Tullio Tulliach.

La lunga notte di Sarajevo nelle foto di Paolo Siccardi

Giovedì 9 febbraio, dalle 17,30 alle 21,00, verrà inaugurata presso il Museo Storico Nazionale d’Artiglieria nel Mastio della Cittadella di Torino la mostra fotografica di Paolo Siccardi “La lunga notte di Sarajevo – 5 aprile 1992/29nfebbraio 1996”.

L’evento è organizzato dall’Associazione La Porta di Vetro, presieduta dall’ex giornalista RAI Michele Ruggiero. La mostra sarà visitabile presso il Museo dell’Artiglieria tutti i giorni dal 10 febbraio al 19 marzo, dalle 9,00 alle 19,00 con ingresso gratuito. Ancora una volta la Porta di Vetro ha deciso di utilizzare il linguaggio fotografico per dare respiro a eventi che appartengono alla nostra storia contemporanea, dopo “Torino ferita” e “Città ferite” sugli anni del terrorismo in Italia, focalizzando il drammatico assedio di Sarajevo, durato quattro anni, durante la guerra nei Balcani della prima metà degli anni ’90. L’iniziativa, sostenuta dal Consiglio regionale del Piemonte e dal Comitato regionale dei Diritti Umani, patrocinata dalla Città di Torino, è frutto della collaborazione con la Direzione del Museo di Artiglieria, cui si deve l’ospitalità, e l’Anarti, l’Associazione Artiglieri d’Italia, che ha inserito la mostra all’interno delle manifestazioni previste per il Centenario della sua costituzione. Le foto rappresentano il lavoro del fotoreporter free-lance torinese Paolo Siccardi,testimone attento e scrupoloso, nei suoi continui reportage in quegli anni a Sarajevo. Uno sguardo sull’orrore dei conflitti armati che riporta all’attualità dei nostri giorni. La mostra raccoglie trenta immagini in bianco e nero di medio-grande formato, suddivise in cinque gruppi con l’intento di rendere visibile l’attesa delle persone intrappolate nel catino sarajevese, tenute sotto scacco dal tiro dei cecchini e dalla martellante pioggia di granate. Paolo Siccardi, giornalista e photoreporter free-lance torinese, è autore di diversi libri e mostre fotografiche. Il suo percorso professionale è iniziato documentando a Torino le lotte operaie e alla fine degli anni di piombo, i primi processi per terrorismo. I suoi reportages prevalentemente a carattere sociale, sono stati pubblicati dai più importanti giornali italiani ed esteri. Tra i più significativi: la guerra in Afghanistan durante l’invasione sovietica nel 1986 che seguirà fino al 2009 con la missione Isaf. Il Nicaragua sandinista e nel 1991 la prima guerra del Golfo con l’Iraq di Saddam Hussein. Per dieci anni ha seguito i conflitti nell’ex Jugoslavia (Slovenia, Croazia, Bosnia, Macedonia fino al 1999 in Kosovo). Era in Romania prima e dopo la caduta del regime di Ceausescu per seguire la condizione infantile dei bambini sieropositivi e i ragazzi di strada. In Africa nord-occidentale (Libia, Marocco, Senegal, Costa d’Avorio, Repubblica Popolare del Benin e Togo). Dal 2000 ha iniziato la sua collaborazione esclusiva con il settimanale Famiglia Cristiana che lo ha portato diverse volte in Sud Sudan con i progetti di Unicef, AMREF e Flying Doctors per documentare la condizione umanitaria e lo scoppio del conflitto. Nell’ottobre 2012 è stato in Siria nella città assediata di Aleppo, a Gaza e West Bank per seguire i progetti dell’ONG inglese Oxfam. Nel 2015 inizia a seguire il conflitto nel Donbass in Ucraina che l’ha portato più volte in quella regione. Dal gennaio del 2016 lavora sulle rotte migratorie e sui profughi in fuga dalle guerre attraverso la Wester Balk Route. Vincitore del premio giornalistico per il migliore reportage di guerra nel 2002, promosso dall’Ordine dei Giornalisti dell’Abruzzo ha ricevuto la Medaglia d’oro del Presidente della Repubblica per la partecipazione alla mostra fotografica collettiva “Exodos” del 2017.

“La bambina con la valigia” a Volpiano per il Giorno del Ricordo


Domenica 12 febbraio incontro con la scrittrice Gigliola Alvisi

Per celebrare il Giorno del Ricordo, che ricorre il 10 febbraio in memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo istriano, il Comune di Volpiano organizza, domenica 12 febbraio alle 18 nella Sala Polivalente (via Trieste 1), un incontro con Gigliola Alvisi, autrice con Egea Haffner del libro «La bambina con la valigia. Il mio viaggio tra i ricordi di esule al tempo delle foibe» (Piemme, 2022), moderato da alcuni allievi della scuola secondaria di primo grado «Dante Alighieri» e con letture a cura dell’associazione Toto Teatro; ingresso libero. Lunedì 13 febbraio è invece in programma l’incontro della scrittrice con le studentesse e gli studenti della «Dante Alighieri».

Spiega la presentazione: «Nel 1945, quando suo padre scompare, inghiottito nelle spaventose voragini carsiche, Egea è solo una bambina. Ancora non sa che a breve inizierà la sua vita di esule, che la costringerà a lasciare la sua terra e ad affrontare un futuro incerto, prima in Sardegna, poi a Bolzano, accudita da una zia che l’amerà come una figlia».

Gigliola Alvisi vive a Padova, scrive romanzi per ragazzi e racconti per bambini, e ha ottenuto numerosi riconoscimenti tra i quali, nel 2015, il premio letterario «Il Battello a Vapore».

San Sebastiano, un gioiello d’arte a Pecetto

Domenica 5 febbraio è un’occasione per visitarla perché è quasi sempre chiusa tranne la prima domenica di ogni mese grazie agli alpini di Pecetto che aprono le porte dell’edificio religioso ai turisti. È la chiesetta del cimitero di Pecetto Torinese, la chiesa di San Sebastiano, davanti al mercato delle ciliegie e dei prodotti agricoli, nella parte meridionale del paese, su un poggio da cui parte la strada per Revigliasco.
Si passa spesso in auto da quelle parti, lungo le colline tra Chieri e Moncalieri, un saliscendi continuo ma sono pochi quelli che si fermano, tranne che nel periodo delle ciliegie. Ai lati della chiesa due enormi cipressi sembrano proteggerla.
Vista dall’esterno non emoziona un granché ma lo spettacolo è tutto all’interno. Superato il portone ci si trova di fronte a un ciclo di affreschi del Quattrocento mozzafiato che ricopre gran parte delle pareti. Un gioiello dell’arte del ‘400, quasi una cappella Sistina in miniatura, tornata all’antico splendore dopo un accurato intervento di restauro degli affreschi finanziato dal Comune di Pecetto, proprietario della chiesa, situata nella parte meridionale del paese, a fianco del cimitero, su un poggio da cui parte la strada per Revigliasco.
La chiesa risale al Duecento ma fu totalmente ricostruita nella prima metà del Quattrocento. L’interno, a tre navate, è illuminato da due rosoni. Tra le molte scene affrescate spiccano sulla volta del presbiterio l’incoronazione della Vergine e il martirio di San Sebastiano trafitto dalle frecce (1440-1450), opere del pittore chierese Guglielmetto Fantini, seguace di Giacomo Jaquerio, l’imponente crocifissione dipinta sulla parete di fondo da Antonius de Manzaniis e l’affresco raffigurante la Natività, di Jacopino Longo, allievo della scuola di Macrino d’Alba.
Nella volta del presbiterio si ammirano anche alcuni episodi della Passione di Cristo e momenti della vita di San Sebastiano, di Sant’Antonio e degli Evangelisti. Per vedere la chiesa il primo appuntamento è domenica 5 febbraio dalle ore 10                                Filippo Re

Damigiane di vino e tortellini alla panna Com’era bella quella vecchia Torino

COSA SUCCEDE(VA) IN CITTÀ

Non  tutti i mali vengono per nuocere. Sono in convalescenza perché operato al menisco.

Ovviamente grazie alla dottoressa Giulia Pesce per l’operazione. E grazie anche all’efficienza dimostrata. Alle 12 tampone per il covid e alle 17,30 prendevo la via del ritorno a casa.  Grazie alle mie figlie e alla moglie Paola che mi hanno amorevolmente soccorso esistenzialmente rendendo tutto più accettabile. Dolori attenuati e grande riposo del caso. A casa la noia è quasi d’obbligo.  Qualche telefonata per il lavoro.
Brevi incursioni di 10 minuti con stampella. Poi non ci rimane che organizzarci, mentalmente, s’intende. Ed il modo migliore di organizzarci sono i libri che dove abito non mancano. Anzi sono decisamente orgoglioso della qualità e quantità. Ovviamente non li ho letti tutti. Tutta la famiglia ha questo “vizio”.  Sembra non molto condiviso dal popolo italiano. Televisione? Sicuramente, ma ogni volta che la accendi sei pervaso di struggente angoscia. Prima di tutto notizie sulla guerra.
Notizie sulla crisi, notizie sul Covid.  Insomma non c’è da starne allegri. Altra cosa che mi aiuta è scrivere.  Intanto Virgilio e Libero da più di una settimana non funzionano.  E bravi loro che sostengono che non è stato un attacco hacker. Bene, ed allora che ripristinino il tutto. Confesso che in gioventù non sono stato un grande lettore. Sentivo che la vita doveva essere vissuta in strada e poi avevo una grande insofferenza per i posti chiusi come gli uffici.
Fortunatamente è arrivata l’Università e la necessità di approfondire. Mi mancano le lunghe passeggiate con il cane ed ascoltare le varie lezioni via internet. Geopolitica e poi tanta ma tanta storia.  Innaffiata da trasmissioni di costume e dunque di cultura direi sociale. Sicuramente ci tornerò perché camminare vuol dire soprattutto pensare e ricordare. Ho anche capito che anche una poltrona può essere luogo di pensiero, di ricordo, e di eventuali viaggi fantastici.
Il tutto viene stimolato nel “tuffarti” in queste belle librerie. Ed ogni libro diventa un’occasione di ricordo. Fino a 10 anni non ho avuto una mia stanza dove rifugiarmi.
Addirittura mi vergognavo nel dirlo a scuola.
Poi mio padre ne ricavo’ una all’interno della più ampia  loro camera da letto. Era piccolissima ma per me fu un sogno realizzato. In ogni spazio del muro possibile un poster.  Di due  in particolare mi ricordo.
L’intera poesia di Salvatore Quasimodo Lamento  del Sud. Il secondo del bambino che metteva un garofano rosso nella canna di un fucile.  Rivoluzione portoghese del 1974, per la democrazia. In via Cherubini l’alloggio era piccolo. Ma interamente foderato di libri.
Addirittura fu mio padre il costruttore delle librerie. Proprio così. Era un provetto tornitore e fresatore ma le imparava tutte.
Persona estremamente metodica, prima ipotizzava con un progetto di base. Poi andava dagli amici e compagni falegnami per ricevere  consigli. Per me fu uno dei momenti più felici. Mi “godevo” mio padre. Duro’ poco. In particolare ero affascinato dalle cerniere. Non mi ricordo di nulla di elettrico. Anzi mi ricordo bene il trapano a manovella. Come le lamentele di mia madre perché doveva pulire.
Orari e stagioni, con la luce a disposizione la facevano da padrone. Fine ottobre inizio novembre arrivavano i camion di damigiane piene di vino.  Principalmente arrivavano dall’astigiano. Generalmente barbera e dolcetto.  E si faceva il cambio di damigiane. Attrezzature necessarie. Bottiglie spesse un centimetro  molto scure.
Per allora manco sapevo l’esistenza del vino bianco. Le damigiane erano  da 48 o 54 litri.
Per tutto l’anno dovevano bastare 2 damigiane: una di barbera e una di dolcetto.
Mal contate un bicchiere al giorno. Solo mio padre beveva un bicchiere di vino a pasto.
Se poi non bastava c’erano sempre i pintoni da 2 litri e la cantina di via Cherubini. Le bottiglie vuote accuratamente lavate senza detersivo e con una apposita spazzola e coperta da un beccuccio fatto da listelle di giornale.
I tappi comprati in via Montanaro angolo via Cherubini. Si scendeva in un sottoscala e si compravano i tappi sciolti.  Mio padre preferiva quelli oliati. Non si rompono.
Che rito. Che magia. Imbuto e tubo con miscelatore.  All inizio si doveva fare attenzione a non sbloccare e non raccogliere il fondo delle damigiane. Poi Arrivarono i rasatori. Precisi si autoregolamentavano.  E con l’apposita macchina si faceva la tappaturra.
Una vita che duro’ tre anni.  Poi crescendo il ruolo pubblico di mio padre riprese rigorosamente.  Sposato tornai ad imbottigliare. Una collega di mia moglie ci faceva portare il dolcetto di Priocca. Un solo anno. Era più semplice comprare i bottiglioni.
E c’era un’altra bellezza : la totale assenza di plastica. Anche il latte lo compravi in bottiglia.
Tappo  rosso, intero. Tappo blu parzialmente scremato.  Solo a 18 anni conobbi i tortellini alla panna.  C’era una brasseria (diciamo così alla francese) dove si mangiava nel bancone così non si pagava il coperto. Pensandoci bene anche al fondo di corso Palermo quasi angolo corso Giulio Cesare. Sul lato sinistro. Tradizione il sabato sera. Ci si trovava in via Baltea  alla 35a sezione del pci.  Nel mentre chiudevano i banchi del mercato che erano lì dalle cinque del mattino. Arrivavano i camion  ed i netturbini per pulire. Ramazze e pale. Facevano dei mucchi successivamente portati via da piccole gru situate sui camion.
E tutto sembrava più semplice. Dal vino di mio padre agli aperitivi che consistevano in un bicchiere di vino e uova sode sul bancone con sale e pepe a disposizione. Persino la notte sembrava meno nera di oggi.
Con quelle serate di marzo dove il vento aveva spazzato via tutto e potevi vedere al fondo della via. Altro che movida. Poca gente per strada e le luci degli alloggi spente.
Il primo turno alla Feroce  ( Fiat) cominciava alle 6 e chi doveva arrivare a Mirafiori era sul tram già alle 5 del mattino. Proprio ma proprio  altri tempi in un’altra città.
Forse decisamente grigia ma che da un grande passato contava di avere un grande futuro. E sia ben chiaro non finisce qui. Alla prossima.

PATRIZIO TOSETTO

Quaglieni su Facebook ricorda l’italiano Missoni

OTTAVIO MISSONI

LUNEDÌ 30 GENNAIO ALLE ORE 17.30 su facebook nella pagina del centro “Pannunzio” , Pier Franco QUAGLIENI aprirà le manifestazioni in ricordo di Ottavio Missoni, stilista di fama internazionale, sindaco di Zara in esilio, combattente ad El Alamein, a dieci anni dalla sua morte. Un protagonista del Made in Italy nel mondo, ma soprattutto un grande italiano dell’esodo dalle terre dell’Adriatico Orientale.

Formidabili quegli Anni ‘70 in Barriera tra felicità e angoscia

COSA SUCCEDE(VA) IN CITTÀ

Era proprio brutta la moda negli anni 70.

Camicie con il collo a punte lunghe e poi quegli orribili pantaloni a zampa d’elefante. Anni ruggenti della prima crisi energetica. Delle domeniche a piedi. Dove si riscoprivano  le biciclette. Sia ben chiaro, non c’era nessuno che sgarrava. E poi girare in pullman o tram non era una novità. Si andava a piedi, quando si giocava in casa o in tram fuori casa. C’era sempre quell’odore acre di benzina bruciata e in inverno passavi le dita per togliere la fuliggine dai muri. In Barriera c’era anche chi viveva in negozi adibiti ad alloggi. Di giorno la saracinesca  alzata per ottenere un po’ di luce. Sentivi odori di cucina da improvvisati e pericolosissimi fornelli.
Giusto per una questione anagrafica siamo figli degli anni 70. Dove siamo passati dalla adolescenza alla maturità. Dalla  fine delle medie all’università. Anni in cui abbiamo perso la verginità in tutti i sensi. Anni di primi amori o di amori che sono durati anche trent’anni. E poi sport a gogò. Mi “diagnosticarono” instabilità psico-motoria. Insomma non ero capace a stare fermo. Così ginnastica artistica, atletica leggera , un po’ di calcio e pallavolo e poi, giusto per non farmi mancare nulla, ciclista per la squadra di Pezzani che aveva il laboratorio in via Feletto, quasi angolo corso Vercelli. E  la grande vittoria del liceo scientifico Albert Einstein in Barriera.
Anche i figli del proletariato volevano  laurearsi.
In Barriera arrivava tutta la zona nord. San Mauro o Settimo fino ad un bel pezzo del Canavese. Dopo il primo anno ci siamo inventati le ore di lezione di 50 minuti.
All’una del pomeriggio era tutto finito. Laboratori? Sulla carta c’erano. In pratica poca cosa. Alcuni “ritocchi” di fisica e qualcuno come Nando Cabrini che si sforzata di insegnarci la teoria della relatività.
Per allora , forse, la scuola più moderna. Ampi spazi, addirittura 2 palestre con canestri annessi. E due primi posti ai giochi studenteschi. Mica sono noccioline.
Il territorio era nostro e crescevamo. Furono dieci anni di felicità ed angoscia. Uno strano misto tra totale libertà e paura di quello che avveniva. Gli anni 60 furono appannaggio del terrorismo stragista nero. E proprio agli inizi anni 70 la fondazione delle  Br e il terrorismo rosso non si fermò più. Da un lato il 1975, quando tutte le grandi città d’Italia erano governate dalla sinistra. Dall’altra il 1976 con il recupero della Dc che sembrava immortale. Da un lato il colpo di stato fascista in Cile e dall’altro la libera generazione  del Vietnam del sud: il primo maggio a Saigon stanno sfilando i vietcong.
Pure l’Africa era in subbuglio. Mpla in Angola vincerà. Ed anche il Portogallo, Spagna e Grecia diventavano democratici  e Berlinguer si inventava l’euro comunismo. Speranze e delusioni si alternavano velocemente.
Bocciato a scuola e mio padre morto troppo presto. Sposo solo a 21 anni Antonella. Vero che non durerà tutta la vita ma che meravigliosa figlia come Alice oggi Avvocato che, fortunatamente, ha preso dalla madre.
E non siamo solo al ricordo. Quando si gira la boa,  navigando verso i 70 anni, c’è anche voglia di valutazioni esistenziali e morali.
Del resto l’etica è parte di noi. Gli anni 70 furono anche, se non soprattutto, questo:  anni formativi. Furono anche anni violenti, troppo violenti , ma pure anni di speranza. Indubbiamente contradditori.
Un po’ come  è stata la nostra vita.
Anni in cui è valsa la pena averla vissuta.

PATRIZIO TOSETTO

Gonzaga-Gozzano-Alliana: legami di sangue tra tre generali d’inizio Novecento

Sulle figure dei tre militari si percepisce la presenza immanente di una Torino, non più capitale del Regno, ma ancora sede di quella scuola militare alla quale, secondo antica tradizione, si formavano tanti uomini provenienti da luoghi anche lontani. Qui abbiamo tre esponenti piemontesi di nascita:

Gozzano canavesano, Gonzaga torinese e Alliana albese. Tre coetanei che cameratescamente condivisero nella nostra città i primi passi delle loro carriere militari:
immaginiamo di vederli a passeggio sotto i portici,per le vie del centro…. infatti Torino, ancora a quell’epoca, manteneva vive tutte le qualità aggregative che contribuivano a fare della sua classe dirigente una delle migliori d’Europa.(Carlo A.M.Burdet)
A.L.Gozzano con la propria curiosità ricostruisce questa inedita ed inaspettata parentela tramite la pubblicazione di Carlo A.M.Burdet del ramo romano dei Gozzano di Agliè “The importance of being Earnest” (L’Escalina 2012) titolo mutuato dalla commedia di O.Wilde;dai documenti  dell’archivio Gonzaga di Roma del genealogista Giuseppe Costanzo; con il collegamento tra il comune (Patrizia Deabate) e l’archivio diocesano del Duomo di Alba (Marina Destefanis) per la ricostruzione genealogica degli Alliana.
Fondamentale per l’avvio della ricerca il bollettino parrocchiale di Agliè del 6-7-1928,
L’Amico di tutti, dando notizia della “Morte del generale medico Francesco Gozzano:
presenziano ai funerali il cognato generale Alliana,il direttore di Sanità del C.A.di Torino,il direttore dell’ospedale militare di Torino,il nostro Podestà,il fascio locale,le Piccole Italiane,i Balilla,i bambini dell’asilo e inviarono condoglianze il Duca Adalberto di Bergamo,S.A.R.il Duca Tommaso di Genova,il Duca e la Duchessa di Pistoia, l’on.Conte di Mirafiori,il Capo del Governo S.E. l’on. Mussolini e il cognato generale Principe Gonzaga.” La famiglia Alliana di Alba,senza blasone ma molto benestante, risiedeva nella bellissima casa padronale situata accanto alla chiesa di S.Domenico ,oggi adibita ad auditorium, raffigurata su un antico disegno del 1837.Con origini risalenti al 1770 con il nonno Giuseppe viene ricordata come una famiglia di generali già con il nipote Cav.Dott.Pietro (*1825), generale maggiore medico Armata Lombardia, sposato con Teresa Rocca di Gaetano, dalla quale ebbe quattro figli:Cleonice (*1859), Ernesto, generale (*1860), Angiolina (*1862),Ester(*1873).Il cugino Comm. Pietro (*1860) generale di divisione Cavalleria Ordine Savoia si trasferì a Villanova Monferrato sposandosi con Felicita Giachino,dalla quale due figlie: la Cav. Dott. Prof. Maddalena Alliana era preside dell’istituto Magistrale Lanza di Casale,e Giuseppina,la cui nipote Maria Signorini era maestra del Coro Cattedrale della nostra città. Angiolina nel 1883 sposò il generale Don Maurizio Ferrante Gonzaga (1861-1938),Principe S.R.I., Patrizio Veneto, Senatore del Regno d’Italia nel 1922,primo Marchese del Vodice con Regio decreto del 1932 con qualifica S.A.S., Cavaliere di Gran Croce dell’ Ordine Mauriziano. Per aver tenuto il Vodice, a lui giustamente attribuito, nel corso delle battaglie dell’Isonzo e poi, nonostante fosse gravemente ferito,sbarrando la via al nemico durante la rotta di Caporetto al comando della 53esima divisione, gli vennero conferite due medaglie d’oro al valore, insignito da S.M. Re Vittorio Emanuele terzo.La sorella Ester sposò nel 1894 il generale maggiore medico Dott. Pietro Ernesto Luigi Gozzano (1849-1928), direttore di Sanità del quarto C.A.di Genova e del primo C.A.di Torino.Laureato in medicina nel 1872 fu direttore degli ospedali di Savigliano e poi di Torino. Partecipò alla campagna d’Africa nel 1896-97.Era cugino del poeta crepuscolare Guido Gozzano, discendenti da Antonino da Luzzogno e Margarita Henrietto da Vialfrè, linea primordiale di Agliè di fine 1500.
Il figlio di Don Maurizio,Don Ferrante Gonzaga (1889-1943) era laureato in ingegneria all’università di Torino, Principe S.R.I., Marchese di Vescovato nel 1938,secondo Marchese di Vodice e Patrizio Veneto.Nel 1936 era al comando del primo reggimento Artiglieria Cacciatori delle Alpi a Foligno (PG),la cui caserma è stata a lui intitolata.Era sede della prestigiosa SAUSA,
scuola allievi ufficiali e sottufficiali artiglieria frequentata nel 1970-71 da Armano Luigi (29esimo corso).Con incredibile coraggio il giorno dell’armistizio (8-9-1943),Don Maurizio, generale di divisione costiera a Salerno non cedette all’illusione della pace,e ordinò ai suoi reparti di non consegnare le armi e di resistere.Accerchiato dai tedeschi in un osservatorio dotato di poca scorta,
rifiutò con indignazione di arrendersi e davanti al nemico, pistola in pugno,gridò ai suoi uomini “un Gonzaga non si arrende mai”,per cui fu trucidato lo stesso giorno a Buccoli di Eboli.Scrisse il Monelli in Roma ’43(1963):”Se un capo come il generale Gonzaga si fosse trovato a Roma,la storia d’Italia avrebbe preso un altro corso.”Era sposato a Piacenza dal 1937 con la Principessa Luisa Anguissola Scotti.Suo cugino,il Prof.Mario Gozzano (1898-1986) figlio del generale Francesco,era laureato in medicina nel 1922, neuropsichiatra docente a Napoli, Cagliari,Pisa, Bologna e Roma,pubblicò “Trattato delle malattie nervose” e “Compendio di psichiatria”. Sposato con Walburga Bollendorf di Norimberga ebbe tre figli: Renato (*1940) fotografo,Franco (*1941) pittore, Elisabetta (*1945) neuropsichiatra.Mario fu testimone di Cresima di Don Maurizio Gonzaga celebrata da S.S.Pio 12esimo il 16-7-1949 in Vaticano.
Scrittore di importanti romanzi per ragazzi e articoli sul teatro era Matteo Umberto, fratello di Mario, sposato con Natalia Labroca, sorella del famoso musicista Mario direttore della Scala di Milano.Il figlio Francesco era giornalista ed osservatore internazionale, accompagnatore del Presidente Saragat negli anni ’60,e direttore dell’Avanti all’epoca di tangentopoli.Scrisse “Europa e America: egemonia o partnership?” temi diventati attuali all’epoca della guerra USA-IRAQ.La loro sorellastra Carlotta era moglie del Dott.Don Pasquale Sorgente, importante fondatore dell’ospedale infantile Triburtino di Roma a sue spese.Era allievo insieme alla nota educatrice Dott.Maria Montessori del famoso pediatra Prof. Luigi Concetti, fondatore della Società Italiana Pediatria.Le loro due figlie Ippolita e Nicoletta erano molto conosciute in RAI come Chicca e Lola.
Il generale Vincenzo Gonzaga ebbe tre figli :
Don Corrado Alessandro (1941-2021), N.D.Isabella (*1942),Don Maurizio Ferrante (*1938), Principe S.R.I.,15esimo  Marchese di Vescovato,terzo Marchese di Vodice, Patrizio Veneto.Laureato in giurisprudenza, si  occupava in passato di volontariato presso il tribunale dei minori e istituti penali rieducativi di Roma.Ha scritto i romanzi  “Assalto al castello”e “Fiori nel deserto”. Mantiene rapporti con ricercatori storici ed è molto legato al nostro Monferrato.
La linea principesca di Vescovato discende da Giovanni (1474-1525) terzo figlio di Federico primo Gonzaga di Mantova e Margherita di Baviera. Acquistò nel 1519 una parte del feudo imperiale di Vescovato, signorìa confermata nel 1521 dall’imperatore Carlo quinto.Altra importante relazione gonzaghesca ,oltre alla linea di Agliè, riemerge 400 anni or sono con la Marchesa
Maria Antonia Gozzani di San Giorgio, nipote della famosa Camilla Faà di Bruno, sposata in gran segreto da Ferdinando Gonzaga, sesto Duca di Mantova e quarto Duca del Monferrato.
Giuliana Romano Bussola