Dalla digitalizzazione dell’esperienza di visita alla nuova esposizione permanente sul K2, il Museo racconta le terre alte attraverso i linguaggi contemporanei |
Tra le prime sedi del Club Alpino Italiano, il Museomontagna annuncia il nuovo calendario di attività 2024. Tra le linee guida: innovazione, inclusione, ecologia e trasformazione digitale |
Sono trascorsi 150 anni da quando nel 1874 fu inaugurata al Monte dei Cappuccini di Torino la Vedetta Alpina, un’edicola dotata di cannocchiale attraverso cui osservare 450 chilometri dell’arco alpino. Nel 2024 il Museo Nazionale della Montagna di Torino festeggia il suo centocinquantenario con un ricco palinsesto multidisciplinare incentrato sul tema del cammino: una pratica di conoscenza, apertura e immersione nell’ambiente, ma anche metafora dei traguardi che ha raggiunto e raggiungerà l’istituzione, esplorando i grandi temi della contemporaneità.
Tra le linee guida che hanno ispirato il calendario 2024 del Museomontagna – nonché l’ultimo quinquennio sotto la guida della direttrice Daniela Berta – figura la trasformazione digitale, con la realizzazione dei nuovi contenuti multimediali per la visita della collezione permanente. Il progetto, realizzato grazie al contributo della Fondazione Compagnia di San Paolo, prevede la creazione di un racconto articolato in dieci temi di approfondimento rispetto alle collezioni esposte nei due piani del Museo, una nuova narrazione video-interattiva fruibile sia in presenza che da remoto. Parallelamente sarà condotta una nuova campagna di digitalizzazione e schedatura della Fototeca del Centro Documentazione del Museo, per una migliore conservazione dei materiali, agevolare le attività di ricerca necessarie ai progetti di valorizzazione e consentire la fruizione anche online.
La volontà di rinnovamento del Museo porterà a marzo 2024 all’inaugurazione di una nuova sezione permanente dedicata al K2, in occasione del 70° anniversario della spedizione italiana che per prima ne raggiunse la vetta nel 1954, patrocinata dal Club Alpino Italiano e dal Ministero della Difesa, e i cui archivi sono conservati dal Centro Documentazione del Museo.
Il tema della sostenibilità ambientale rimane fondamentale, in coerenza con l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU e con il Programma Sostenibilità avviato nel 2018 dal Museomontagna, in particolare attraverso il progetto Stay with Me e la mostra A Walking Mountain, che inaugurerà durante la Torino Art Week 2024. Si tratta di un progetto espositivo che, mediante il dialogo tra le ricerche di artisti contemporanei italiani e internazionali e le collezioni storiche del Museomontagna, propone una panoramica sulla pratica del cammino in montagna e della Walking Art.
Il Museomontagna si afferma come punto di riferimento nello scenario globale legato alla cultura delle terre alte e ospiterà lunedì 6 maggio al Monte dei Cappuccini le assemblee annuali delle due associazioni di settore che qui hanno sede e coordinamento: l’IAMF – International Alliance for Mountain Film e l’IMMA – International Mountain Museums Alliance.
Iniziative per la didattica inserite in programmi ad hoc hanno infine come obiettivo avvicinare i giovani al Museo, il tutto sviluppando progetti interdisciplinari e sinergie con altri interlocutori e aprendo il museo a differenti mondi e linguaggi.
«Sarà un anno speciale per il Museo Nazionale della Montagna di Torino» affermano il presidente Mario Montalcini e la direttrice Daniela Berta. «Siamo fieri di presentare un calendario ricco di novità e iniziative per rendere la nostra istituzione in grado di affrontare i grandi temi dell’attualità attraverso linguaggi contemporanei ed eredità storiche inestimabili».
Di seguito le principali mostre del Museomontagna nel 2024:
Le ossa della terra. Primo Levi e la montagna Dal 26.01 al 13.10.2024 La mostra viene presentata in occasione del Giorno della Memoria 2024, in collaborazione con il Centro Studi Primo Levi, ed è dedicata alla figura di Primo Levi e al suo rapporto con le terre alte. Il percorso espositivo è articolato attorno alle parole del protagonista, a fotografie storiche, oggetti, documenti ed estratti video provenienti da archivi pubblici e privati, oltre che dai familiari dello scrittore e dal Centro Documentazione del Museo.
Stay with Me. A Whole Growing Exhibition Fino al 31.03.2024 Un programma in divenire attorno alla mostra Stay with Me, incentrata sul tema del cammino analizzato da una prospettiva ampia con una serie di appuntamenti come panel, workshop ed eventi artistici che coinvolgono figure creative attive a livello locale, italiano e internazionale e istituzioni storiche come l’Accademia Albertina di Belle Arti.
K2. Nuova esposizione permanente nel 70° anniversario della spedizione italiana Da marzo 2024 Una nuova Esposizione Permanente dedicata al K2, la seconda montagna più alta del mondo, allestita con documenti, fotografie, video, attrezzature e abbigliamento originali, di storica o recente acquisizione, a celebrare la seconda montagna più alta al mondo, ma la più impegnativa per difficoltà tecniche e pericolosità, e una grande storia italiana del Dopoguerra.
Alberto di Fabio. Montagne primordiali Da aprile a ottobre 2024 Alberto Di Fabio celebra la montagna come luogo fisico e mentale mediante una raffigurazione unica. La mostra − la prima che un’istituzione italiana dedica alla produzione degli anni Novanta − presenta una selezione di opere pittoriche e su carta, alcune delle quali mai esposte.
Mali Weil Dopo la mostra The Mountain of Advanced Dreams del 2023, il collettivo Mali Weil torna al Museomontagna con un progetto artistico inedito. Gli artisti danno forma a un palinsesto di azioni diffuse nel tempo e nello spazio incentrate sulla creazione di un linguaggio speculativo per comunicare la sostenibilità ambientale.
A Walking Mountain Dal 29.10.2024 al 30.04.2025 A Walking Mountain è la mostra di chiusura del percorso iniziato con Stay with Me nel 2023: un progetto di ricerca ed espositivo che, mediante il dialogo tra i lavori di artisti contemporanei e le collezioni storiche del Museomontagna, propone una panoramica sulla pratica del cammino in montagna e della Walking Art.
Ad arricchire il calendario, installazioni temporanee open air sulla Terrazza panoramica, una ricca offerta di attività educational, collaborazioni e scambi con altri enti del territorio e internazionali, rassegne letterarie con la Biblioteca Nazionale CAI e almeno due mostre ideate e prodotte dal Museo e presentate in altre sedi: Rock The Mountain! La montagna nell’iconografia della musica pop presso la Casa Alpina di Ceresole Reale e The Mountain Touch al MUSE – Museo delle Scienze di Trento. |
Di Marina Piperno e Luigi Monardo Faccini
Il Museo Nazionale del Cinema di Torino, nell’ambito degli eventi che ricordano le vittime della Shoah, accoglie un’iniziativa a cura dell’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, in collaborazione con la comunità ebraica di Torino e il gruppo studi ebraici di Torino.
Domenica 28 gennaio, alle ore 18:00, presso la sala 3 del cinema Massimo, verrà proiettato “Le valigie della storia”, il docufilm inedito realizzato nel 2023 da Marina Piperno e Luigi Monardo Faccini, che racconta il commovente viaggio nella memoria storica di Marina, cominciato con il ritrovamento di alcune bobine Pathé girate dal 1931 al 1946 nell’immenso archivio personale del padre della regista. Salvaguardare le pellicole è la sfida e il pretesto per restituire la biografia di una carriera che affonda le radici nella lotta all’antisemitismo. Lo sguardo di Marina ripercorre il Novecento, secolo che l’ha vista protagonista, testimone, narratrice e attrice dall’infanzia nella comunità ebraica romana fino alle persecuzioni razziali del 1938 e alla clandestinità durante la guerra, per approdare alla vocazione di cineasta e produttrice coraggiosa, riconosciuta a livello nazionale e internazionale fin dagli esordi.
“Questo film nasce da due leve che da sempre ci hanno guidato nella nostra ricerca storica e antropologica – afferma Marina Piperno – la prima consistente nella convinzione che sia fondamentale raccogliere la memoria dell’accaduto, ma soprattutto versandola nella storia che l’aveva causata; la seconda consistente nella ricerca della documentazione fotografica che consente di afferrare gli avvenimenti del passato studiando in maniera accanita fino ai dettagli infinitesimi della lente di ingrandimento”.
La proiezione sarà preceduta dalla presentazione del libro della regista “Eppure qualcosa ho visto sotto il sole”. Marina Piperno e Luigi Monardo Faccini dialogheranno con Giovanni De Luna e Silvio Alovisio.
Museo Nazionale del Cinema, via Montebello 22, Torino
Telefono: 011 8138509
Mara Martellotta
Con vibranti parole il presidente Mattarella celebrò lo scorso anno il Giorno della memoria. “Mai più!” scandì il capo dello Stato nel salone del Quirinale con alle spalle la foto dei bambini aggrappati al filo spinato di Auschwitz.
Una denuncia forte di fronte al diffuso riemergere dell’antisemitismo, dell’intolleranza, del razzismo e del negazionismo. Disse Mattarella: “Mai più a uno Stato che calpesta libertà e diritti. Mai più a una società che discrimina, divide, isola e perseguita. Mai più a una cultura o a una ideologia che inneggia alla superiorità razziale, all’intolleranza, al fanatismo “. Potremmo aggiungere, senza pericolo di smentita, come italiani: mai più fascismo. Quest’anno il giorno dell’abbattimento dei cancelli del lager di Auschwitz, ricordando la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia e la morte nei campi di sterminio nazisti sterminio, verrà celebrato per la seconda volta con un governo di destra al potere. Tira una brutta aria nel paese. L’estrema destra italiana ha varcato la soglia delle istituzioni senza davvero fare i conti con il passato. Un grumo di silenzi, omissioni, frasi apparentemente isolate come quelle sulla banda musicale di semi-pensionati di via Rasella, le braccia tese nei saluti romani di Acca Larentia, le aggressioni verbali e un linguaggio sempre più violento sui social. Un clima che, in tempo segnato dai conflitti tra l’est europeo e il medio oriente, dalle stragi di innocenti e dai venti di guerra che soffiano impetuosi ai quattro angoli del globo, si avvelena ogni giorno di più. Oltretutto persiste, e si rafforza, il tentativo sistematico di delegittimare la Resistenza, per erodere le basi storiche, morali, culturali e politiche della repubblica. Con frasi provocatorie, volute mistificazioni e manipolazioni della verità storica si crea un contesto che porta diritto a un negazionismo subdolo, insidioso. I dirigenti della destra dovrebbero dire con molta semplicità: si è democratici perché si è antifascisti. Altrimenti sembra continuamente che ci sia da parte loro una specie di ignavia, di equidistanza tra fascismo e antifascismo. Va bene affermare che “il fascismo è stato archiviato e consegnato alla storia” ma questo non può esimere dal dare un giudizio storico e politico. Non è un tema accademico, ma di assoluta attualità, perché presuppone la visione del mondo e della società che si ha. E guardando alle politiche concrete che la destra propone è palese la visione che ne ispira le azioni e i progetti. Tornando a Mattarella non è casuale il suo insistere sul valore della memoria senza concedere spazi a tentazioni di assurde equiparazioni o pacificazioni. Mattarella, nei suoi vari interventi, ha esaltato i giusti che salvarono gli ebrei ricordando però che ci fu anche chi invece consegnò per denaro gli ebrei ai nazifascisti. La Repubblica di Salò, sorta dopo l’8 settembre, era nei fatti alleata e complice dell’occupante nazista e, come più volte sottolineato dal Presidente della Repubblica, non si possono “dimenticare le sofferenze patite dai nostri militari, internati nei campi di prigionia tedesca, dopo il rifiuto di passare nelle file della Repubblica di Salò”. O quel novembre 1938, quando entrò in vigore il decreto legge numero 1728 voluto dal fascismo: le famigerate leggi razziali. Una storia dolorosa che ha dei padri politici perché la storia non è neutra. Mattarella citò Bertolt Brecht: “Non incolpare il destino, o donna! Le potenze oscure che ti dilaniano hanno un nome, un indirizzo, un volto “. Parole chiarissime, indelebili, scolpite nel tempo. Ricordare e trasmettere la memoria è un impegno arduo, difficile quanto indispensabile. Particolarmente oggi, in una società che vive un perenne presente ed è dominata dalla velocità. Non bastano le parole tradizionali, le vecchie modalità di comunicare questi valori, la ripetitività e l’ossificazione di gesti rituali. Il rischio è che momenti così importanti non trovino risposte efficaci quando ci si trova di fronte al difficile compito di raccontare ai giovani e ai giovanissimi questa parte della storia, questo passato spesso percepito come distante, poco decifrabile. Qui è la sfida di un’intera comunità democratica che deve assumersi il carico di trasmettere la memoria, realtà indispensabile per orientarsi e compiere scelte decisive per l’oggi. Chi ha pubbliche responsabilità deve assumersi seriamente quest’onere ricordando che democrazia, libertà, antifascismo sono i valori fondanti della repubblica e appartengono non ad alcuni, ma a tutti gli italiani.
Marco Travaglini
Apertura straordinaria, domani, sabato 27 gennaio 2024, dalle ore 9.30 alle 12.30 e dalle ore 14 alle 17.30, nei locali che si affacciano sul binario numero 20, a fine pensilina, della stazione di Porta Nuova, del Museo Ferroviario di Torino P.N.
Un museo dedicato all’ingegnere Riccardo Bianchi, il primo direttore generale delle Ferrovie dello Stato nel 1905, quando Giolitti realizzò l’unificazione delle varie reti private trasformandole in un unico soggetto pubblico.
Dedicato all’oggettistica per la circolazione dei treni, la tariffazione dei biglietti e tante altre curiosità tutte da scoprire custodisce anche alcuni rari e preziosi progetti riguardanti le linee d’oltre Oceano ed una biblioteca che annovera testi storici e libri specifici dell’Ottocento e del Novecento che descrivono mezzi, tragitti, stazioni e linee ferroviarie. Sabato ed anche domenica 28, in via Sacchi 63, al primo piano del DopoLavoro Ferroviario è inoltre possibile visitare il grande plastico con 20 treni e ben 260 metri di binari in miniatura.
Igino Macagno
Riceviamo e pubblichiamo – Il 27 gennaio 2024 ricorre il Giorno della Memoria, che commemora le vittime dell’Olocausto. La data scelta corrisponde all’anniversario della liberazione di Auschwitz-Birkenau, il più grande campo di concentramento e sterminio nazista.
Il Giorno della Memoria è stato istituito per informare il pubblico sull’Olocausto e commemorare ufficialmente tutte le vittime del regime nazista. Tra queste si contano 6 milioni di ebrei e milioni di altre persone, tra cui polacchi, slavi, rom e sinti, omosessuali e persone con disabilità.
Un altro gruppo che è stato vittima di persecuzione sono i Testimoni di Geova.
Il professor Detlef Garbe, ex direttore del Memoriale del campo di concentramento di Neuengamme, ha spiegato: “I testimoni di Geova, che nel Terzo Reich subirono un’implacabile persecuzione, sono tra le cosiddette vittime dimenticate del regime nazista. Per decenni sono stati ignorati […] nonostante il fatto che un considerevole numero di testimoni di Geova subì persecuzione e morte”.
I Testimoni furono oppressi perché si rifiutarono di imbracciare le armi o di conformarsi all’ideologia nazista dell’odio.
“I testimoni di Geova erano l’unico gruppo cristiano sotto il Terzo Reich a essere contrassegnato da un simbolo specifico per i prigionieri: il triangolo viola. Erano perseguitati solo sulla base delle loro convinzioni religiose”, dice Daniele Clementi, portavoce dei Testimoni di Geova. “I nazisti offrirono loro la libertà se avessero rinunciato alla loro fede e avessero sostenuto il regime. Eppure hanno avuto il coraggio di attenersi ai valori cristiani: la lealtà a Dio e l’amore per il prossimo”.
Alcune statistiche sulla persecuzione dei Testimoni di Geova sotto il regime nazista:
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Dei circa 35.000 Testimoni che si trovavano nell’Europa occupata, circa 13.400 furono vittime della persecuzione nazista.
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Circa 11.300 persone furono arrestate.
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Circa 4.200 furono mandati nei campi di concentramento.
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Più di 1.250 testimoni di Geova vittime della persecuzione nazista erano minorenni.
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Circa 600 figli di testimoni di Geova furono sottratti ai loro genitori dal governo nazista.
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Almeno 72 testimoni di Geova furono uccisi con l’eutanasia.
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Almeno 548 Testimoni, alcuni dei quali minorenni, morirono per esecuzione o omicidio volontario.
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In totale circa 1.600 Testimoni persero la vita a causa della persecuzione nazista.
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Si stima che circa 6.000 Testimoni fossero detenuti in prigioni o campi di concentramento durante il periodo dell’Olocausto.
Per saperne di più sui Testimoni di Geova, visitate jw.org. Tutti i contenuti sono gratuiti e non è richiesta alcuna registrazione.
Presso il Duomo di Torino, giovedì 25 gennaio, verranno presentate sei opere settecentesche di Pietro Domenico Olivero, frutto di un restauro, la cui mostra inaugurerà domenica 28 gennaio prossimo nella sede del Duomo di Torino. Si tratta di sei oli su tela che sono parte dell’arredo della Chiesa di San Tommaso e che verranno straordinariamente esposte in Duomo fino all’11 febbraio prossimo.
Pittore di corte dei Savoia, Pietro Domenico Olivero (Torino, 1 agosto 1679 – Torino, 13 gennaio 1755) è stato anche oggetto di una mostra a Moncalvo. Per comprenderne appieno l’arte è necessario considerare lo scenario storico, politico e sociale del tempo in cui visse. All’ombra delle vicissitudini del Marchesato del Monferrato, passate attraverso l’esaurirsi della dinastia dei Gonzaga, l’amicizia e inimicizia tra Monferrato e Spagna, le guerre e l’avvento dei Savoia, in quegli anni vi fu un grande risveglio culturale di cui Olivero fu attento indagatore della realtà, “che sapeva trasfigurare in modo poetico”, ha citato il critico d’arte Alberto Cottino, paragonandolo per certi aspetti al Lissandrino.
“Gli schizzi poetici più importanti di questo artista sono quelli che riproducono le madri con i propri figli, i poveri e il mondo dei vinti, una realtà che Pietro Domenico Olivero riproduceva con grande dignità”.
Mara Martellotta
A cura di piemonteitalia.eu
Forse non tutti sanno che purtroppo anche in Piemonte è esistito un campo dì concentramento.
Leggi l’articolo ↘️
https://www.piemonteitalia.eu/it/curiosita/il-campo-di-concentramento-di-borgo-san-dalmazzo