STORIA- Pagina 138

A San Valentino, un occhio di riguardo per tutte le coppie nei Musei torinesi

Venerdì 14 febbraio, si entra in due e ne paghi uno… di biglietto!

Nei Musei torinesi, sarà avanti tutta per le coppie, comunque esse siano formate, per il giorno dedicato alla Festa di San Valentino, venerdì 14 febbraio prossimo.

La formula si ripete a copione un po’ per tutti, ma non mancano iniziative tematiche particolari attentamente studiate per l’occasione. Intanto, per l’appunto, fil rouge comune: si entra in due con un biglietto solo. Così sarà per il Museo Nazionale del Risorgimento (via Accademia delle Scienze, 5) dove, con un unico biglietto valido per due persone, venerdì 14 febbraio si potrà accedere e visitare le meraviglie storiche ed artistiche custodite nel più antico e importante Museo dedicato al Risorgimento italiano, dalle 10 alle 18, ultimo ingresso alle 17. “Naturalmente – dicono al Museo – l’iniziativa non coinvolge solo gli innamorati, ma chiunque si recherà al Museo in coppia: fidanzati, amici, genitori e figli, nonni e nipoti…”. Alle ore 16.00 verrà inoltre organizzata la visita guidata tematica “Uomini e donne, amori e eroiche imprese” in cui la storia del Risorgimento sarà raccontata attraverso le passioni dei protagonisti che, uniti nella vita e nell’attività politica, hanno segnato le vicende storiche dell’Indipendenza e dell’Unificazione italiana. Il biglietto di ingresso costerà 10 euro ogni due persone. Quanti sceglieranno anche la visita guidata pagheranno 14 euro, sempre in due. Per info: tel. 011/5621147 o www.museorisorgimentotorino.it

“Reali Mon Amour” è invece lo slogan, per un San Valentino speciale all’insegna della cultura e del buon cibo, adottato dai Musei Reali, in Piazzetta Reale 1 a Torino. Intanto anche qui chi entrerà in coppia in uno dei prestigiosi siti inseriti nel Polo Museale costituitosi nel 2016 (Palazzo Reale, Giardini Reali, Biblioteca e Armeria Reale, Galleria Sabauda, Museo Archeologico, Palazzo Chiablese e Cappella della Sacra Sindone), per la giornata di San Valentino pagherà un solo ingresso anziché due. Ma non solo, alle 17 e alle 18, è anche in programma uno speciale percorso guidato agli Appartamenti Nuziali del secondo piano di Palazzo Reale, accompagnato ad uno sfizioso aperitivo, in Caffetteria, nella Corte d’Onore. Costo Euro 5, a persona; prenotazione al numero 011/19560449. E ancora, sempre al Caffè Reale, sarà possibile cenare le sere del 14 e 15 febbraio al prezzo di Euro 40 a coppia. Per chi si presenterà con il biglietto dei Musei Reali emesso in giornata, prezzo speciale scontato di Euro 32. Prenotazione al numero 335/8140537.

E infine “A San Valentino innamorati dell’Arte”: è questo l’invito lanciato anche quest’anno dalla Fondazione Torino Musei, che per il 14 febbraio s’allinea con le precedenti proposte, offrendo un biglietto per due per visitare le collezioni permanenti alla GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea (via Magenta, 31; tel. 011/4429518), a Palazzo Madama (piazza Castello, tel. 0114433501) e al MAO-Museo d’Arte Orientale (via San Domenico, 11; tel. 011/4436932). Dall’offerta sono però escluse le mostre temporanee con biglietteria separata.

Da ricordare inoltre che fino al 16 febbraio sarà possibile fruire della “promozione speciale” di San Valentino acquistando due tessere relative all’Abbonamento Musei Piemonte Valle d’Aosta al costo di Euro 45 ciascuna invece di Euro 52. La carta permette di accedere gratuitamente e ogni volta che lo si desideri ad oltre 250 musei, residenze reali, castelli, giardini, fortezze, collezioni permanenti e mostre temporanee del Piemonte e della Valle d’Aosta aderenti al circuito (Info Piemonte – Abbonamento Musei, via Garibaldi 2, Torino; tel. 800329329).                            g.m.

 

Nelle foto
– Musei Reali Torino
– Museo Nazionale del Risorgimento Italiano
– Erulo Eroli: “Garibaldino ferito”, olio su tela, 1880 – Sala 22 Museo del Risorgimento
– Visita guidata in Palazzo Madama

 

Il monumento a d’Azeglio e i teppisti ignoranti

Il monumento a Massimo d’Azeglio all’ ingresso del  Valentino tra corso Vittorio  Emanuele e corso Massimo d’Azeglio è stato insudiciato di scritte dei soliti teppisti che non sanno nulla 

Si tratta di gente che non  riesce a distinguere neppure  un monumento e  non sa ovviamente a maggior ragione chi sia stato d’Azeglio. Sono ignoranti, figli della non-scuola di oggi, che non sanno nulla e non sono neppure scientemente consapevoli di oltraggiare una grande figura della storia italiana. D’Azeglio fu uno statista  che  ebbe un ruolo importante nel Risorgimento, un letterato e un memorialista  significativo, un pittore molto apprezzato sopratutto oggi.  Rappresentò con grande dignità  l’anima moderata del Risorgimento,  anche se non ebbe le doti politiche di Cavour. Ebbe però chiaro il limite dell’opera sovrumana intrapresa da Cavour che la sua morte nel 1861 interruppe bruscamente , impedendo al Gran Conte di “fare gli Italiani“. D’Azeglio non scrisse esattamente queste parole, ma questo era il suo lucidissimo  pensiero critico. A Torino gli hanno  anche dedicato un liceo classico che gode di grande fama. Scrivo queste cose non per rendere edotti gli ignoranti  che hanno sporcato il suo  monumento in modo indecente. Essi non capirebbero. Queste cose le scrivo, rivolgendomi ai nostri amministratori che forse sono troppo distratti. Infatti in una città civile avrebbero già provveduto a cancellare e a ripulire  un angolo di storia torinese, piemontese ed italiana molto importante.
Pier Franco Quaglieni
scrivere a quaglieni@gmail.com

Antisemitismo e negazionismo delle Foibe, unica matrice di ottusità

Proprio un bel modo di commemorare il giorno della Memoria, imbrattando lapidi a Casale come a Torino

Matrice antisemita o negazionismo verso le foibe. Estrema destra ed estrema sinistra si toccano la mano dopo un giro di 360 gradi nell’ideale abbraccio della loro ignoranza. Torino ed il Piemonte hanno il non invidiabile primato di questi gesti assurdi. Ma che cosa hanno in testa questi delinquentelli?

Ai più sconosciuti. La loro stupidità è coperta da mandanti sia a destra come a sinistra. Negazionismo e giustificazionismo tipico della nostra nazione dove non esiste una memoria condivisa. Da entrambe le parti un cumulo di parole inutili per coprire e (appunto) giustificare. Di tutta un’ erba un fascio per autoassolversi. Sia ben chiaro, non bisogna fare confusione. In italia se si esalta il fascismo e Mussolini, oltre a dire una stupidità si commette un reat . Se si esalta Stalin si dice una stupidita’. Ma se si giustificano le Fobie come risposta alle atrocità fasciste italiane, si legittima il massacro delle Fobie che i partigiani Titoisti hanno commesso. In Istria ci andarono di mezzo tutti gli italiani, non perché fascisti ma perché italiani. Non fu un atto di giustizia proletaria ma di pulizia etnica. Non si condanna la Storia, si condanna un genocidio. Sul negazionismo. In Italia non c è una legge che punisce il negazionismo. In Austria gli storici che hanno negato l’ esistenza dei campi di concentramento nazisti sono finiti in galera. Giustificazionismo e negazionismo sono la faccia della stessa medaglia. Impossibile negarlo. Del resto, comunque, mi sono già beccato del del qualunquista, equidistante. Pazienza, ce ne faremo una ragione. Fin tanto che rimangono delle opinioni, va bene così. Rimangono delle stupidaggini, e va bene così. Per me rimane il buon senso, la logica e le constatazioni. Non va bene invece quando si intacca la scuola, l’ insegnamento, la conoscenza. Importante è che i nostri figli studino, capiscano e quindi si formino. Ma anche qui siamo, come italiani, decisamente deboli. E non ce ne facciamo una ragione, non lo  accettiamo. Nessuno pretende di pensarla come noi. Pretendiamo però che  chi la pensa in modo diverso o alternativo abbia, comunque, solide basi nel conoscere. Vietato parlare a vanvera. Sappiamo di avere un nemico nell’ottusità che alimenta ignoranza e stupidità. L’ ottusità, in particolare, è una montagna troppo alta da scalare. Ma non impossibile. Noi non ci arrendiamo. È anche una questione di buon senso.

 

Patrizio Tosetto

La tragedia delle foibe: commemorazione al Monumentale

“Oggi la tragedia delle foibe e dell’esodo fanno parte della memoria di tutti gli italiani e della storia del Paese: ricordarla deve rappresentare l’occasione per rafforzare una storia condivisa nella coscienza degli italiani, contribuire alla costruzione di un’identità consapevole delle tragedie del passato, contro ogni pulizia etnica e ogni odio razziale”

Lo ha sottolineato il presidente del Consiglio regionale del Piemonte Stefano Allasia in occasione della commemorazione per la Giornata del Ricordo, tenutasi questa mattina al Cimitero Monumentale di Torino, presso il Monumento dedicato.

“Le ideologie fondate sulla discriminazione e sulla negazione dell’altro, di qualunque colore politico o religioso esse siano, inevitabilmente conducono alla negazione dei valori dell’uomo” ha aggiunto il presidente dell’Assemblea regionale.

Insieme alle autorità politiche e religiose è intervenuto anche Antonio Vatta, presidente regionale dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.

Questa giornata di grande valore civile, destinata soprattutto ai giovani, è stata istituita da una legge votata dopo un lungo iter da quasi tutti i partiti nel 2004, in coincidenza con il Trattato di pace del 10 febbraio 1947 tra Italia e Jugoslavia che ridisegnava i confini dei due Paesi. Tra le vittime delle foibe ci furono anche numerosi semplici cittadini, colpevoli solamente di essere italiani.

L’altro dramma fu il grande esodo che costrinse centinaia di migliaia di italiani a lasciare la casa e gli affetti per finire profughi in Italia. Celeberrimo il “treno della vergogna”, il convoglio ferroviario che nel 1947 trasportò da Ancona gli esuli di Pola, su cui si scateneranno le invettive e le infamie più brutali

Il coraggio di Mattarella nel Giorno del Ricordo

Il Presidente Sergio Mattarella, seguendo i suoi predecessori Ciampi e Napolitano, ha inviato un messaggio per il Giorno del Ricordo, 10 febbraio, data della firma del trattato di pace del 1947 che privò l’Italia dei suoi storici territori dell’ Adriatico Orientale, resi  ulteriormente italiani anche dal sangue versato dai  Caduti della Grande Guerra che sancirono in modo definitivo l’italianità della Venezia Giulia, dell’Istria e di Fiume

di Pier Franco Quaglieni
La guerra perduta e un trattato di pace punitivo, malgrado la cobelligeranza  italiana a fianco  degli alleati e la stessa Resistenza al Nord, mutilarono il territorio nazionale.
Trecentocinquantamila italiani dovettero fuggire dalle loro case e rifugiarsi in Italia anche perché, fin dal 1943, in quelle terre martoriate era iniziata la caccia all’italiano con quindicimila infoibati. I partigiani comunisti di Tito crearono il terrore in nome del nazionalismo slavo e del comunismo, una miscela esplosiva  e devastante. Mattarella  non ha esitato a parlare di “pulizia etnica”. Il Presidente ha avuto il coraggio di denunciare “la persecuzione contro gli italiani  mascherata talvolta da rappresaglia  per le angherie fasciste” subite dagli slavi nel periodo del Ventennio. C’e’gente in Italia che non ha ancora digerito il Giorno del ricordo e ritiene di poter, se non proprio  negare le foibe, di giustificarle come una legittima ritorsione rispetto alle “angherie fasciste”, come scrive Mattarella, Lo stesso Presidente  ha denunciato “sacche di  negazionismo” che continuano ad esserci, anzi io direi che esse   si sono incrementate  Come scrivevo giorni fa, oggi si attenta alla libera ricerca storica in nome delle vulgate . La prima vulgata, la più intollerabile, riguarda le foibe e l’esodo. Occorre una ristampa dei libri di Gianni Oliva che riportino alla verità storica. L’articolo di oggi di Giovanni De Luna su “ La Stampa” è un tentativo chiarissimo di delegittimare il 10 febbraio Giorno del Ricordo, dimenticando volutamente  che fu un voto di quasi tutto il Parlamento, se si esclude Rifondazione comunista, non fu una proposta neo-fascista, come tenta di accreditare, riducendo tra l’altro il numero di infoibati da 15mila e poche migliaia. Io sono certo che anche la senatrice Liliana  Segre vorrà essere  oggi a fianco del Presidente, come testimone di verità  contro l’odio antitaliano che portò alle foibe. Mattarella ha avuto il coraggio di  prendere una chiara posizione che gli fa molto onore. E’ vergognoso che certi giornali abbiano ignorato o minimizzato  il discorso del Presidente.

Giorno del Ricordo, la memoria condivisa

Di Marco Travaglini / La giornata del 10 febbraio è dedicata al ricordo del dramma degli italiani delle venezie e della Dalmazia

Le foibe e l’esodo dall’Istria e dalla Dalmazia sono una ferita sulla quale nel nostro Paese era stata stesa una cortina di silenzio.

Da tempo ormai la parola foiba non descrive più semplicemente il territorio carsico triestino e giuliano ma è diventata termine atroce, simbolo di una tragedia che si è consumata al confine orientale e che ha come sfondo la seconda guerra mondiale, il fascismo, il totalitarismo. Si è trattato di una tragedia a lungo rimossa ma ricordarla ci rende tutti più forti e credibili nella difesa e nell’affermazione dei valori fondamentali sui quali è nata e si è costruita la nostra Repubblica.Nessuna violenza che mortifichi quei valori può essere giustificata, neanche come risposta a violenze subite. Non può essere negato infatti che il fascismo italiano, con l’occupazione militare, abbia esercitato contro le popolazioni istriane, soprusi, misfatti e violenze che produssero ritorsioni. Ritorsioni, a loro volta, terribili e disumane per la ferocia dei combattenti di Tito. Le foibe furono il prodotto di odi diversi, etnici, nazionalistici, ideologici.

Secondo alcuni storici si trattò di un fenomeno dovuto sia alla politica di italianizzazione forzata da parte del fascismo, che mirava all’annullamento dell’identità nazionale delle comunità slovene e croate, sia alla politica espansionistica di Tito per annettersi Trieste e il goriziano. La lunga notte della guerra fredda ha impedito per troppo tempo una lettura meno ideologica di quelle vicende. Ora quella contrapposizione frontale è alle spalle ed è possibile condividere analisi più serene e obiettive. La tragedia delle foibe fa parte della memoria di tutti gli italiani. Fa parte della storia del Paese. Ristabilire il dovuto riconoscimento di quelle vicende tragiche e dolorose è necessario per la costruzione di un’Europa poggiata su basi di condivisione che rendano più estesi e radicati i valori fondamentali della convivenza tra diversi, del multiculturalismo, del pluralismo etnico e religioso. Nessuna pagina della storia in un paese democratico può essere messa da parte, dimenticata, ignorata.

Il “Giorno del Ricordo”, istituito nel 2004 in memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata è una ricorrenza che non si esaurisce nelle celebrazioni in memoria delle tragedie e delle sofferenze patite dagli italiani sul confine orientale, tra Trieste e l’Istria, tra Fiume e le coste della Dalmazia : è l’occasione per rafforzare una storia condivisa, rendere più salda la coscienza degli italiani, contribuire alla costruzione di una identità europea consapevole delle tragedie del passato, contro ogni pulizia etnica e ogni odio razziale. Le ideologie fondate sulla discriminazione e sulla negazione dell’altro, di qualunque colore politico o religioso esse siano, inevitabilmente conducono alla negazione dei valori dell’uomo e al suo stesso annientamento.Le istituzioni hanno il compito di realizzare studi, convegni, incontri e dibattiti proprio per conservare la memoria di quelle vicende, per valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli italiani dell’Istria e della Dalmazia. Un patrimonio comune di tutti e non più la tragedia privata di quanti soffrirono l’esilio.

 

***

Doppio appuntamento – l’11 e il 12 febbraio a Torino – nell’ambito delle iniziative del Giorno del Ricordo promosse dal Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale in collaborazione con l’Istoreto, il Polo del ‘900, l’Ufficio scolastico regionale, l’Associazione Venezia Giulia e Dalmazia, l’Istituto Salvemini, la Fondazione Vera Nocentini e l’Anpi

Martedì 11 Febbraio, alle 17,30 , nella sala Memoria delle Alpi di via del Carmine 13 a Torino verrà presentato il volume di Enrico Miletto “ Gli Italiani di Tito. La Zona B del Territorio Libero di Trieste e l’emigrazione comunista in Jugoslavia (1947 – 1954)”.

Dopo i saluti di Antonio Vatta, dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia e Alessandro Bollo, direttore del Polo del ’900, l’autore dialogherà con Costantino Di Sante, direttore dell’Istituto provinciale per la storia del movimento di liberazione nelle Marche e dell’età contemporanea. Coordinerà l’incontro Claudio Dellavalle, presidente dell’Istoreto.Tra il 1947 e il 1954 la Zona B del Territorio libero di Trieste (Tlt) fu al centro di mutamenti geopolitici, trasformazioni culturali, sociali e demografiche legate alla conclusione della Seconda guerra mondiale, al quadro internazionale e alla questione confinaria, che con la firma del Memorandum di Londra raggiunse un suo punto di definizione pressoché conclusivo. Se la prima fase dell’esodo giuliano-dalmata ha oramai trovato una stabile collocazione nel panorama storiografico nazionale, minore risalto hanno avuto le vicende della popolazione italiana della Zona B, rimasta per quasi un decennio sotto l’amministrazione jugoslava.

Le politiche adottate dai poteri popolari, le linee di intervento del governo italiano, l’esodo, la condizione degli italiani rimasti dopo il passaggio dell’area alla Jugoslavia e il loro difficile mantenimento di un’identità culturale e nazionale, rappresentano i principali segmenti della ricerca, che approfondisce anche le tematiche legate all’emigrazione dei comunisti italiani in Jugoslavia: un passaggio analizzato attraverso l’esperienza degli operai monfalconesi e dei militanti che, spinti dalla volontà di partecipare attivamente alla costruzione di una società socialista, decisero di varcare il confine per trasferirsi nel paese di Tito.

Mercoledì 12 Febbraio,   dalle 15,00 alle 18,00, la sala Conferenze del Polo del ‘900 in corso Valdocco 4 a Torino ospiterà il seminario di Studi “Esodi del ’900. Memorie a confronto”. I lavori saranno aperti dai saluti di Stefano Allasia, Presidente del Consiglio regionale del Piemonte,Antonio Vatta, dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Sergio Blazina, dell’Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte e Alessandro Bollo, direttore del Polo del ’900. Il seminario sarà coordinato da Riccardo Marchis dell’Istoreto. Interverranno Patrizia Audenino(Università degli Studi di Milano La Statale), Lucia Cinato (Università degli Sudi di Torino), Enrico Miletto (storico, Istoreto) in dialogo con studenti dell’UniTo e degli Istituti secondari superiori Avogadro, Volta, Curie Levi di Torino. Il seminario sarà dedicato a un dialogo tra le memorie scaturite da due diversi esodi tra quelli che contrassegnarono la fine del secondo conflitto mondiale.

Memorie di profughi tedeschi della Prussia orientale e memorie di istro-veneti provenienti dalla Venezia Giulia e dalla Dalmazia, cacciati da terre segnate dalle rispettive secolari presenze. Si tratta di un approccio inedito, proposto per conoscere più a fondo il tema degli esodi e delle profuganze giovandosi degli strumenti abbinati della letteratura e della storia coniugati per investigare fenomeni che assunsero dimensioni gigantesche e conobbero, viceversa, attenzioni residuali per molti decenni a seguire, in particolare nei Paesi che ne furono al centro. Ci si trova dunque di fronte a un dovere della memoria, richiamato dalla legge istitutiva del Giorno del Ricordo, ma anche di fronte alla necessità di un’integrazione delle pagine rimosse della storia europea per conoscere il mondo che abitiamo, contrassegnato ancora da esodi e profuganze mal comprese o poco o nulla considerate.

Per la partecipazione di gruppi classe è necessaria l’iscrizione. Per informazioni e iscrizioni: didattica@istoreto.it oppure il fax al n° 011– 4360469 (all’attenzione del Settore Didattica).Il seminario costituisce iniziativa di formazione per la quale è previsto l’esonero dal servizio (art. 64 CCNL 29/11/2007) e verrà rilasciato un certificato di partecipazione.

M.Tr.

Giorno del Ricordo, doppio appuntamento al Polo del ‘900

Doppio appuntamento – l’11 e il 12 febbraio a Torino – nell’ambito delle iniziative del Giorno del Ricordo promosse dal Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale in collaborazione con l’Istoreto, il Polo del ‘900, l’Ufficio scolastico regionale, l’Associazione Venezia Giulia e Dalmazia, l’Istituto Salvemini, la Fondazione Vera Nocentini e l’Anpi

 

Martedì 11 Febbraio, alle 17,30 , nella sala Memoria delle Alpi di via del Carmine 13 a Torino verrà presentato il volume di Enrico Miletto “ Gli Italiani di Tito. La Zona B del Territorio Libero di Trieste e l’emigrazione comunista in Jugoslavia (1947 – 1954)”.

Dopo i saluti di Antonio Vatta, dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia e Alessandro Bollo, direttore del Polo del ’900, l’autore dialogherà con Costantino Di Sante, direttore dell’Istituto provinciale per la storia del movimento di liberazione nelle Marche e dell’età contemporanea. Coordinerà l’incontro Claudio Dellavalle, presidente dell’Istoreto.Tra il 1947 e il 1954 la Zona B del Territorio libero di Trieste (Tlt) fu al centro di mutamenti geopolitici, trasformazioni culturali, sociali e demografiche legate alla conclusione della Seconda guerra mondiale, al quadro internazionale e alla questione confinaria, che con la firma del Memorandum di Londra raggiunse un suo punto di definizione pressoché conclusivo. Se la prima fase dell’esodo giuliano-dalmata ha oramai trovato una stabile collocazione nel panorama storiografico nazionale, minore risalto hanno avuto le vicende della popolazione italiana della Zona B, rimasta per quasi un decennio sotto l’amministrazione jugoslava.

Le politiche adottate dai poteri popolari, le linee di intervento del governo italiano, l’esodo, la condizione degli italiani rimasti dopo il passaggio dell’area alla Jugoslavia e il loro difficile mantenimento di un’identità culturale e nazionale, rappresentano i principali segmenti della ricerca, che approfondisce anche le tematiche legate all’emigrazione dei comunisti italiani in Jugoslavia: un passaggio analizzato attraverso l’esperienza degli operai monfalconesi e dei militanti che, spinti dalla volontà di partecipare attivamente alla costruzione di una società socialista, decisero di varcare il confine per trasferirsi nel paese di Tito.

Mercoledì 12 Febbraio,   dalle 15,00 alle 18,00, la sala Conferenze del Polo del ‘900 in corso Valdocco 4 a Torino ospiterà il seminario di Studi “Esodi del ’900. Memorie a confronto”. I lavori saranno aperti dai saluti di Stefano Allasia, Presidente del Consiglio regionale del Piemonte,Antonio Vatta, dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Sergio Blazina, dell’Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte e Alessandro Bollo, direttore del Polo del ’900. Il seminario sarà coordinato da Riccardo Marchis dell’Istoreto. Interverranno Patrizia Audenino(Università degli Studi di Milano La Statale), Lucia Cinato (Università degli Sudi di Torino), Enrico Miletto (storico, Istoreto) in dialogo con studenti dell’UniTo e degli Istituti secondari superiori Avogadro, Volta, Curie Levi di Torino. Il seminario sarà dedicato a un dialogo tra le memorie scaturite da due diversi esodi tra quelli che contrassegnarono la fine del secondo conflitto mondiale.

Memorie di profughi tedeschi della Prussia orientale e memorie di istro-veneti provenienti dalla Venezia Giulia e dalla Dalmazia, cacciati da terre segnate dalle rispettive secolari presenze. Si tratta di un approccio inedito, proposto per conoscere più a fondo il tema degli esodi e delle profuganze giovandosi degli strumenti abbinati della letteratura e della storia coniugati per investigare fenomeni che assunsero dimensioni gigantesche e conobbero, viceversa, attenzioni residuali per molti decenni a seguire, in particolare nei Paesi che ne furono al centro. Ci si trova dunque di fronte a un dovere della memoria, richiamato dalla legge istitutiva del Giorno del Ricordo, ma anche di fronte alla necessità di un’integrazione delle pagine rimosse della storia europea per conoscere il mondo che abitiamo, contrassegnato ancora da esodi e profuganze mal comprese o poco o nulla considerate.

Per la partecipazione di gruppi classe è necessaria l’iscrizione. Per informazioni e iscrizioni: didattica@istoreto.it oppure il fax al n° 011– 4360469 (all’attenzione del Settore Didattica).Il seminario costituisce iniziativa di formazione per la quale è previsto l’esonero dal servizio (art. 64 CCNL 29/11/2007) e verrà rilasciato un certificato di partecipazione.

M.Tr.

Fdi in memoria di Norma Cossetto: “Celebrazioni 10 febbraio dovere nazionale”

Riceviamo e pubblichiamo

MONTARULI-MARRONE (FDI): SPREGEVOLE NEGARE RICORDO A RAGAZZA SEVIZIATA SOLO PERCHÉ ITALIANA, NEGAZIONISMO SU FOIBE VIOLA UNA LEGGE DELLO STATO

“Esprimiamo massimo sostegno all’ordine del giorno presentato dalla consigliera Morucchio a Druento per intitolare uno spazio pubblico cittadino a Norma Cossetto, vera e propria martire di quel genocidio anti italiano rappresentato dalle foibe.

Siamo inorriditi dal pensiero che a sinistra ancora si voglia negare per pregiudizio ideologico il ricordo a una ragazza violentata, seviziata e uccisa solo perché italiana” così Augusta Montaruli, parlamentare di Fratelli d’Italia, e Maurizio Marrone, capogruppo FDI in Consiglio Regionale del Piemonte, commentano l’annuncio del Sindaco di Druento Carlo Vietto di bocciare l’odg. Montaruli annuncia “Ricordiamo al Sindaco Vietti che la celebrazione del 10 febbraio è un dovere istituzionale sancito da una legge dello Stato: sarà il caso di segnalare questo triste episodio alla Commissione parlamentare di indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza e istigazione all’odio”.

Aggiunge Marrone «Posso garantire alle associazioni degli esuli e delle famiglie degli infoibati che la Regione Piemonte darà segnali forti e concreti per consentire al Giorno del Ricordo dei martiri come Norma Cossetto, finora celebrato un po’ sottotono, di raggiungere il cuore dei piemontesi, a partire dalle giovani generazioni”.

Per scoprire il FAI appuntamento all’Unitre

“Manta e Masino. Ultimi restauri e scoperte” Venerdì 7 febbraio alle ore 15.30  Sede FAI di Torino, Via Giolitti 19

ALLA SCOPERTA DEL FAI

Proseguono gli appuntamenti dell’Unitre Torino per conoscere da vicino il FAI, i luoghi che tutela e il grande patrimonio italiano in termini di “meraviglie”. Il 7 febbraio alle ore 15.30 si parlerà di “Manta e Masino. Ultimi restauri e scoperte”. I due castelli, accomunati dal piacere della vita di Corte – rispettivamente nel secondo Quattrocento e a partire da Benedetto Maurizio Duca del Chiablese – sono stati recentemente oggetto di nuove interessanti scoperte e di restauri. L’incontro, che si svolgerà presso le sede FAI di Torino in Via Giolitti 19, sarà condotto da Silvia Cavallero e Carlotta Margarone del FAI. Per partecipare è necessaria la prenotazione presso la segreteria dell’Unitre Torino in Corso Trento 13.

Quelli del Pci: “Noi c’eravamo”

Nostalgia canaglia. Serata con i vecchi amici e compagni del PCI. Precisamente il Gotha dei dirigenti del partito di Torino anni ’60 e anni ’70. Il massimo del massimo. Stagione irripetibile. Direi quasi – almeno per il sottoscritto – mitica

Mille storie, mille rivoli confluenti in un solo fiume. Nostalgia che non diventa mai tristezza. Nostalgia mista a consapevolezza per ieri ma anche per l’ oggi. Oggi decisamente triste ed al di sotto delle speranze di ieri. Impossibile citare tutti nelle oltre 100 presenze.

Autoconvocati? Non proprio, cominciando da Gaspare Enrico segretario di Ivrea e a Torino braccio destro di Piero Fassino. Anna Apostolico moglie e compagna di una vita tra azienda della famiglia e passione politica. Con Rocco Imperiale operaio e funzionario di partito tra zona nord e fabbriche. Con il pallino dell’ organizzazione. Patron della serata Carlo Foppa che ha rivitalizzato un asfittico Circolo del Risorgimento. Quasi 77 anni e un’ altra scommessa politica vinta. Alfredo Schiavi 94 anni arrivato appositamente da Sanremo: indubbiamente ha fatto un accordo con il diavolo. Partigiano e tipografo. Lui non era un dirigente della stampa e propaganda. Lui era ed è la stampa e propaganda.

E Sante Baiardi anche lui 94 anni. Scuole di partito anni ’50 , assessore alla Sanità in Piemonte e riorganizzatore della Sanità. Enrico Cavalitto con la sua dolcissima moglie Silvia Gibellino. Enrico, il più giovane consigliere del Pci nel 1975 con Marcello Vindigni assessore, architetto, dalla Sicilia sua patria. Enrico con la sua casa Editrice Felix che vedendomi mi redarguisce: ti dai una mossa a scrivere il libro su tuo padre? Ha ragione da vendere e Rocco Larizza da allievo operaio Fiat a Parlamentare e Senatore della Repubblica. Scusate se è poco. E arriva Primo Greganti tra i più famosi dei presenti. Sicuramente il più invidiato dagli altri partiti della prima Repubblica. Invidiato per come si è comportato di fronte a Di Pietro. Angela Migliasso commossa che girava i tavoli. La nostra pasionaria è la mia preferita. Ha sempre detto ciò che pensava, coerente con quel che faceva.

Altro che non ha mai avuto peli sulla lingua è Giorgio Ardito. Dai cattolici del dissenso al comunismo libertario. Racconta sempre che per imparare leggeva ogni sera una parola del vocabolario. Irraggiungibile. Ed Emanuele Braghero orgoglioso dei suoi genitori con il padre operaio della Michelin. Sempre con la valigia in mano. Segretario della Fgci a Catania e segretario di Luciano Violante quando era Presidente della Camera . È arrivato appositamente da Firenze. Risiede ad Empoli ed è stato capo di gabinetto del Sindaco,  ora in Regione Toscana. Ammette che Matteo Renzi lo ha proprio deluso: se l’è proprio giocata male.

Poi  la Senatrice Magda Negri che la politica ce l’ha proprio nel sangue. Tanti e tanti altri presenti nella serata e nei nostri ricordi. Poi… poi il sottoscritto. Un piccolo primato con Manuele Braghero e Antonio Sucamiele: i più giovani della sala. Anche se un altro piccolo primato penso di avercelo.  Amo dire: mi sono iscritto alla Fgci nel 1956, quando ero nella pancia
di mia madre, sartina,  ex giovane comunista e moglie di Ferdinando, mio padre grande capo della commissione interna della Grandi Motori. Avevo poco da scegliere. Sacre le tradizioni di famiglia.

Sia ben chiaro che non tutto allora era perfetto. Si sono consumati tanti scontri verbali e quando il PCI è diventato Pds non era solo Achille Occhetto che piangeva. Era diventato un abito troppo stretto. Sentivo liberatorio questo nuovo percorso politico. Teneri gli ex compagni che diedero vita a Rifondazione, ma appunto teneri e basta. Ricordo Giorgio Gaber alla fine della canzone “Qualcuno era comunista” con l’allegoria del tentativo  di spiccare il volo, stupenda allegoria. Ma almeno ci tentammo. Non poca cosa. Alla fine “rubo” una bellissima frase di Lorenzo, amico e compagno di studi universitari di Sara, mia figlia. Siamo dei singoli che scegliamo di essere un Noi. Ottima sintesi.  Anche speranza per un futuro possibile. Noi che non abbiamo mai amato un uomo solo al comando. Noi contenti e felici di essere un Noi. Con la enne maiscola. Noi, protagonisti del nostro futuro.

 

Patrizio Tosetto