314° anniversario della Liberazione di Torino dall’assedio del 1706 e riapertura del museo Pietro Micca e dei siti sotterranei collegati

Giovedì 10 settembre, dalle 21 alle 22,30
Racconigi (Cuneo)
Un percorso non a caso in piazze e vie della città. E parole per tenere viva la memoria e riproporre valori, oggi fortemente messi in gioco, attraverso letture e musiche a tema. Sarà una serata itinerante scandita in cinque tappe, quella organizzata da Anpi Racconigi e dalla locale compagnia teatrale “Progetto Cantoregi”, per celebrare la nascita della Resistenza in Piemonte l’8 settembre 1943. L’appuntamento è per giovedì prossimo 10 settembre a partire dalle 21 per concludersi intorno alle 22,30 con letture e canzoni alla Soms di via Carlo Costa (casa sociale appartenuta fino a un anno fa alla Società Operaia di Mutuo Soccorso e oggi sede di “Progetto Cantoregi”), seguendo un ben preciso itinerario lungo il quale far rivivere un periodo cruciale della nostra storia, che con il sacrificio, il coraggio ed il valore di molti – giovani e meno giovani, uomini e donne – ha contribuito a forgiare le basi della nostra Repubblica.
Questo l’itinerario:
Si parte alle 21 da piazza Carlo Alberto, dal monumento dedicato ai partigiani cittadini, per poi raggiungere piazza Vittorio Emanuele II (Piazza degli Uomini) e quindi piazza San Giovanni dove, nella sede della Parrocchia, prese vita il CLN (Comitato di Liberazione Nazionale). La quarta tappa sarà piazza Santa Maria dove si ricorderà il funerale del partigiano Tormenta. Il cammino prosegue quindi in via Priotti, fino alla lapide del partigiano Mimì Appendino, ucciso a 20 anni, per poi terminare alla Soms e dare il via alle letture.
Qui, i momenti storici saranno rievocati da Pierfranco Occelli, presidente della sezione Anpi di Racconigi, partendo dal proclama di armistizio annunciato dal maresciallo Badoglio l’8 settembre 1943.
Le letture di romanzi, saggi e poesie saranno a cura di Irene Avataneo, Cristina Fenoglio, Valentina Perlo, Pierbartolo Piacenza, Andrea Piovano, Federico e Mariagrazia Soldati che daranno voce alle parole di scrittori, poeti o protagonisti e protagoniste della Resistenza, fra cui: Salvatore Quasimodo, Cesare Pavese, Giorgio Bocca, Irma Marchiani, Liana Catri, Giuseppe Marinetti, Giaime Pintor. Da non dimenticare la fondamentale partecipazione di Michele Banchio con la sua chitarra.
L’iniziativa è realizzata con il contributo della Fondazione CRS e con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Racconigi.
Info: 335.8482321 – www.progettocantoregi.it – info@progettocantoregi.it Fb Progetto Cantoregi – Tw @cantoregi – IG Progetto Cantoregi. Ufficio stampa Progetto Cantoregi: Paola Galletto – pao.galletto@gmail.com
g. m.
Questo è, tuttavia, anche l’anno in cui il poeta si trasferisce a Castelvecchio di Barga, scegliendo, significativamente, per il trasloco il 15 ottobre, data della nascita di Virgilio. Castelvecchio rappresenterà il locus amoenus, l’altro polo geografico dell’esistenza e della poetica pascoliana, insieme alla nativa San Mauro di Romagna.
L’amore per Castelvecchio e per quella villa settecentesca, affascinante e silenziosa, nasce quasi per caso. Il poeta, durante il periodo di insegnamento a Livorno, aveva più volte manifestato il proprio desiderio di trasferirsi in un luogo in campagna nel quale dedicarsi a studi e composizione. Due amici, originari di quel paese, gli indicano Barga e, dopo una visita, Pascoli decide di affittare la villa che, all’epoca, era di proprietà della famiglia Cardosi-Carrara. Caprona presso Castelvecchio di Barga diventa il domicilio definitivo, dal quale Pascoli si distacca soltanto per gli impegni legati alla docenza universitaria. Il poeta impegna nell’acquisto della bella villa a tre piani, immersa nella solitudine e nella pace della campagna, tutti i suoi guadagni e, persino, il ricavato dalla vendita delle medaglie vinte nel concorso di composizione latina di Amsterdam.
“Il giorno fu pieno di lampi;/ma ora verranno le stelle,/le tacite stelle. Nei campi/c’è un breve gre gre di ranelle./Le tremule foglie dei pioppi/trascorre una gioia leggiera./Nel giorno, che lampi! che scoppi!/Che pace, la sera!” Questi versi de’ “La mia sera” ben descrivono l’atarassia raggiunta da Pascoli negli ultimi anni della sua vita, quell’approdo ad un porto sicuro, accogliente, consolatore, a una serenità che gli era stata negata durante l’infanzia e l’adolescenza. Le stelle che il poeta vede comparire a Castelvecchio sono “tacite” e benigne, sono quelle che brillano in un cielo divenuto sereno dopo un violento temporale e che, nella loro immota calma, si contrappongono ai lampi che hanno squarciato l’anima di Pascoli durante il giorno della sua esistenza. Sono le stelle generate dallo spirito di un uomo che sembra essersi finalmente pacificato se non con il mondo almeno con se stesso.
Quegli astri che si aprono nel “cielo sì tenero e vivo” non hanno più nulla in comune con “il pianto di stelle” che inondava l’atomo opaco del male nella notte del 10 agosto e che Pascoli invocava sul padre assassinato, stelle che cadevano come i vortici dei dipinti di Van Gogh, trascinando con sé un dolore violento e terribile, stelle che urlavano, stelle che chiedevano verità e giustizia, simili a Nemesi. Non a torto “I Canti di Castelvecchio”, l’opera della maturità di Pascoli, è considerata dai critici una delle raccolte più riuscite, quel vertice e quella perfezione della lirica che si raggiunge dopo aver tutto sperimentato in vita come nell’arte. “I Canti di Castelvecchio” che Pascoli, volutamente, fin dalla prefazione aggancia a “Myricae” ne rappresentano al tempo stesso un completamento e un’evoluzione. “E sulla tomba di mia madre rimangano questi altri canti…” si legge nell’incipit de’ “I Canti di Castelvecchio” dedica che fa da contraltare a quella di “Myricae” “Rimangano rimangano questi canti su la tomba di mio padre”: la poesia diventa un tributo, un’offerta votiva ai morti, ai cari perduti e mai dimenticati, ai penati, ma anche al pensiero stesso della morte senza il quale, afferma Pascoli, la vita è “un delirio, o intermittente o continuo, o stolido o tragico”.
Queste erano le parole che Giovanni Pascoli scriveva in uno studio grande e luminoso con le finestre affacciate sul giardino e sullo splendido panorama delle Alpi Apuane, in quella villa settecentesca, che sembra uscita da un’opera di Guido Gozzano, o forse da un libro di lettura, con le sue stanze vetuste e ombrose, cariche di ricordi e di vita.
Oggi quel luogo, per volontà della sorella Mariù, scomparsa nel 1953, fedele custode delle opere e della memoria di Giovanni è tutto immutato, come se il tempo si fosse fermato per sempre. Il visitatore che varca il cancello di Casa Pascoli ritrova emozioni, sensazioni, voci, fantasmi, ritrova versi, immagini e rumori perché la casa è più viva che mai e ci restituisce intatte, stanza dopo stanza, le impronte di coloro che l’hanno abitata, amata e protetta. Questi luoghi cantati da Pascoli sono, ancora oggi, impregnati della sua presenza e non soltanto perché le sue liriche li hanno resi immortali, ma perché il poeta ha lasciato in essi qualcosa di sé e anche forse perché qui è tornato a dormire il suo ultimo sonno, nella cappella della casa.
Senza evocare atmosfere gotiche che poco si addicono a questa terra assolata si prova quasi la sensazione di passeggiare sulle orme del poeta, di seguirlo lungo i sentieri della campagna che sembrano tracciati con il gesso, nel giardino della villa dove era accompagnato dal cane Gulì, che riposa in un angolo sotto una colonna, monumento funebre alla fedeltà, sentimento che non appartiene all’uomo. E poi ancora di ascoltare con lui campane consolatorie, forse quelle della vicina chiesetta di San Niccolò. “Don… Don… E mi dicono, Dormi!/mi cantano, Dormi! sussurrano,/Dormi! bisbigliano, Dormi!/là, voci di tenebra azzurra…/Mi sembrano canti di culla,/che fanno ch’io torni com’era…sentivo mia madre… poi nulla…/sul far della sera”.
Barbara Castellaro
Si ringraziano il Comune di Barga e il Custode di Casa Pascoli per la preziosa collaborazione
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In primis fu un giorno in cui lo Stato italiano sembrò essersi sgretolato insieme all’Esercito lasciato allo sbando.Segnò la rottura con la Germania nazista, non la morte della Patria,come è stato sostenuto in modo errato, ma certamente la sua eclissi. Non fu un “tutti a casa“ come nel film di Alberto Sordi perché una parte dell’Esercito cercò di resistere e una parte di militari cercò di riprendere le armi nella guerra di liberazione.
Il governo Badoglio, pur in condizioni difficilissime che avrebbero comportato la possibilità di errori da parte di chiunque nel tentativo di far uscire l’ Italia dalla guerra a fianco di Hitler, non fu all’altezza del compito e neppure gli alti comandi militari lo furono. Forse solo il Maresciallo Enrico Caviglia sarebbe stato in grado di affrontare l’arduo compito. L’ episodio eroico di Cefalonia non fu in realtà un atto di Resistenza, ma fu un massacro di Italiani lasciati in balia di se’ stessi. Una parte di responsabilità fu degli Alleati che annunciarono intempestivamente l’armistizio, prendendo in contropiede le autorità italiane. Passare dall’alleanza con Hitler al versante opposto senza danni era impossibile, specie per un paese dove Mussolini era ancora visto come un mito da tanti italiani che non condivideranno il “tradimento“ dell’ alleato tedesco. Salvare capra e cavoli era impossibile, ma certamente dal 25 luglio all’ 8 settembre l’’ Italia non fu in grado di prepararsi all’Armistizio in modo adeguato. Il governo non seppe fronteggiare un compito arduo,ma ineludibile, quello di contenere l’invasione dell’esercito tedesco in Italia. Forse non era possibile farlo, ma non fu seriamente tentato. Così ci fu la fuga di Pescara del Governo e del Re, un altro episodio molto controverso. Il modo in cui avvenne la fuga non fu certamente eroico e forse il Re si giocò la Corona, trasferendosi in territorio italiano non ancora occupato, preservando Roma dalla sua distruzione come avverrà a Montecassino. Ma quel trasferimento inglorioso avvenuto alla chetichella come era inevitabile, salvò l’ Italia, il re che aveva salvato l’ Italia a Peschiera nel 1917 durante la Grande Guerra, salvò un’altra volta l’ Italia a Pescara, trasferendo il governo e salvando la continuità dello Stato. Un atto eroico di resistenza forse avrebbe salvato la Corona, ma avrebbe impedito allo Stato italiano di riaversi dopo il tracollo ,ricostituendo il suo esercito. L’8 settembre non è una data esemplare da celebrare perché l’ Italia in guerra, anche in quella maledetta guerra, fu migliore di quella che apparve quel giorno di settembre, considerato simbolicamente come il giorno della resa. E’ una data da cui partire per una serena riflessione storica che a 77 anni di distanza è possibile. Dopo quella data, la guerra non ebbe termine ma riprese con italiani schierati dalla parte del Regno del Sud (su cui scrisse pagine importanti e dimenticate Agostino degli Espinosa) e dalla parte di Mussolini alleato della Germania, quando il duce creò la Repubblica Sociale: fu la Resistenza, ma anche la guerra civile che lasciarono tracce indelebili nella storia italiana successiva.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com
Come di consueto, saranno i proprietari del castello, appartenenti alla stassa famiglia che lo occupa dal 1220, ad accompagnare e guidare le visite delle sale ammobiliate, della cappella gentilizia, delle scuderie settecentesche e del parco ottocentesco, dalle10 alle 12 e dalle 15 alle 18.
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Prenotazione obbligatoria al 3405266980 * segreteria@castellodimarchieru.it – segreteria@castellodimarchieru.it 3394105153
Saranno adottati gli accorgimenti necessari alla salvaguardia della salute degli ospiti, che dovranno essere obbligatoriamente muniti di mascherina ed utilizzare gli igienizzanti predisposti.
Visita guidata: adulti € 8 * bimbi gratis fino a 10 anni* Passport e TorinoPiemontecard € 5
Julia Augusta Taurinorum: era questo il nome della città, istituita come colonia proprio da Augusto nel 28 a.c., sulla base di un precedente nucleo coloniale fondato da Cesare; l’impianto tipico romano, a castrum, è ancora intuibile oggi nella forma del centro cittadino, a struttura quadrata con vie perpendicolari fra loro
Il 19 agosto di oltre duemila anni fa moriva a Roma, a 76 anni, il primo imperatore romano: Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto, noto ai più come Augusto. Il bimillenario è stato ricordato nella capitale con numerose manifestazioni, fra cui l’illuminazione a colori dell’Ara Pacis, ed alcune mostre tutt’ora in corso.
Ma il nome del celebre imperatore e le sue opere non sono esclusivamente legate a Roma: Augusto, nipote dell’altrettanto glorioso Giulio Cesare e suo principale erede, lasciò la sua impronta in diverse città della penisola, come Aosta, Brescia, Ravenna, e la nostra Torino.
Julia Augusta Taurinorum: era questo il nome della città, istituita come colonia proprio da Augusto nel 28 a.c., sulla base di un precedente nucleo coloniale fondato da Cesare; l’impianto tipico romano, a castrum, è ancora intuibile oggi nella forma del centro cittadino, a struttura quadrata con vie perpendicolari fra loro. Altri segni di romanità sono disseminati per il centro, fra cui importanti vestigia di età augustea come le Porte Palatine ed il Teatro: le prime, in ottimo stato di conservazione, costituivano l’ingresso urbano sul lato settentrionale, il secondo, adiacente alle Porte, presenta attualmente solo dei resti.
Per trovare il monumento maggiore legato ad Augusto bisogna però uscire dalla città e spostarsi verso le Alpi, esattamente a Susa: qui si trova l’Arco di Augusto , fatto erigere da Cozio, regnante dei territori alpini, per onorare l’imperatore dopo la stipulazione di un reciproco patto di alleanza. L’Arco, costruito fra l’8 ed il 9 a.c., è posto su un’altura ad occidente del centro abitato, sulla strada che collega Susa al Monginevro, ed è costituito da una sola arcata.
Ai quattro angoli poggiano altrettante colonne corinzie, sormontate da capitelli scolpiti con foglie d’acanto, mentre il bassorilievo del fregio rappresenta una scena di suovetaurilia, parola indicante il sacrificio di una scrofa, una pecora ed un toro-ricorrente presso i romani al costituirsi delle alleanze-ed un’ altra scena, quella del patto stretto fra Augusto e Cozio. Lo stesso imperatore, di ritorno dalle Gallie, si fermò a Susa, conosciuta all’epoca come Segusium, per inaugurare l’opera a lui dedicata. L’Arco di Augusto e l’adiacente acropoli romana di Susa sono sempre visitabili e gratuite; per maggiori approfondimenti consultare il sito www.cittadisusa.it
Federica De Benedictis
Torinesi e turisti potranno, infatti, concedersi momenti speciali e di relax in uno dei luoghi simbolo della Città.
Dal virtuale al Reale
Se durante il lockdown l’esperienza di visita si è trasferita sui canali digitali e sulla piattaforma èreale (ereale.beniculturali.it), ogni mercoledì e venerdì alle ore 17 gli approfondimenti tematici tornano in museo con il programma “Dal virtuale al Reale”. Curatori e tecnici dei Musei Reali conducono i visitatori alla scoperta di opere e luoghi meno noti, rivelando inedite curiosità. Il 21 agosto il curatore Giorgio Careddu presenta “Oriente in Armeria Reale. Armi e armature dal continente asiatico”, mentre il 26 agosto l’archeologo Rosario Anzalone conduce i visitatori “Sulle tracce degli Etruschi nel Piemonte preromano”. La visita costa 7 euro.
Visite speciali
Sabato 22 e domenica 23 agosto alle ore 15, l’itinerario Bentornato a Palazzo! è visitabile con gli storici dell’arte e le guide di CoopCulture, alla scoperta delle sale di rappresentanza del primo piano di Palazzo Reale, con l’Armeria e la Galleria della Sindone, per scorgere anche il restauro “a vista” dell’altare della Cappella. Il percorso, della durata di un’ora, è fruibile in gruppi composti da massimo 8 persone al costo di 7 euro, oltre al biglietto di ingresso ridotto ai Musei Reali. Per una visita individuale, è possibile scaricare MRT, l’App ufficiale dei Musei Reali comprendente l’audioguida completa con oltre 35 ascolti, oppure acquistare al Museum Shop la nuova guida I Musei Reali di Torino, realizzata in collaborazione con CoopCulture e pubblicata da Allemandi Editore in italiano, inglese e francese.
Domenica 23 agosto, alle ore 15.30 e alle ore 17, è in programma anche una visita speciale “I mondi di Riccardo Gualino”, visita esclusiva alla Collezione della Galleria Sabauda con affaccio sulla terrazza. La proposta è un progetto CoopCulture per approfondire la collezione, considerata una delle più significative e importanti raccolte italiane del Novecento e che comprende reperti archeologici, arredi, oreficerie, arazzi e tessuti, sculture e dipinti, donati dal grande viaggiatore e imprenditore cosmopolita Riccardo Gualino. Le visite, acquistabili solo online, sono a carattere speciale e per un massimo di 5 visitatori. Per informazioni dettagliate info.torino@coopculture.it.
Cinema Reale
Venerdì 21 agosto, alle ore 18, CoopCulture offre al pubblico una visita speciale dedicata al mondo del cinema. Un affascinante viaggio tra cinema e vita di corte da Barry Lindon di Kubrick a Marie Antoinette di Sofia Coppola un percorso iconografico per scoprire Palazzo Reale attraverso una selezione di suggestioni cinematografiche. È possibile prenotare la visita chiamando il numero 011.19560449 dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle ore 13. Il costo della visita è di 7 euro, oltre al biglietto di ingresso ridotto ai Musei Reali.
Attività ai Giardini Reali
Nel weekend continua l’esperienza Welcome green, osservazione guidata alla scoperta delle specie floreali e vegetali che impreziosiscono i Giardini Reali, in programma domenica 23 agosto alle ore 16, al costo di 7 euro. È possibile acquistare il biglietto online sul sito dei Musei Reali www.museireali.beniculturali.it, prenotarsi con un’e-mail all’indirizzo info.torino@coopculture.it o chiamando il numero 011 19560449 dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle ore 13, oppure rivolgersi direttamente in biglietteria il giorno dell’evento o nei giorni precedenti.
Sempre domenica 23 agosto, dalle ore 15.30 alle 18.30, i giovani artisti della Pinacoteca Albertina attendono gli appassionati di pittura per il workshop Acquarello Garden, progettato da CoopCulture per imparare a ritrarre i Giardini con la tecnica dell’acquarello. Le lezioni sono aperte per un massimo di 12 partecipanti, al costo di 30 euro per i possessori dell’Abbonamento Musei e 35 euro per i non abbonati (prenotazione obbligatoria via e-mail all’indirizzo info.torino@coopculture.it).
Le attività del Caffè Reale
All’interno della suggestiva Corte d’Onore di Palazzo Reale, è possibile rigenerarsi con una pausa al Caffè Reale Torino, ospitato in una cornice unica ed elegante, impreziosita da suppellettili in porcellana e argento provenienti dalle collezioni sabaude. Venerdì 21 agosto, i sapori della tradizione piemontese tornano protagonisti grazie alla lezione di cucinasotto il porticato. I partecipanti potranno imparare a preparare il vitello in salsa tonnata, uno dei piatti tipici della cultura gastronomica regionale. L’incontro si terrà dalle 17 alle 19 per un minimo di 12 persone. Il costo è di 20 euro per gli adulti. Informazioni e prenotazioni al numero 335 8140537 o via e-mail all’indirizzo segreteria@ilcatering.net
Per i visitatori che si recheranno ai Musei Reali in bicicletta, ogni venerdì, sabato e domenica il Caffè Reale Torino propone l’iniziativa A Palazzo in Bicicletta e offre un dolce assaggio di pasticceria tipica regionale – un bacio di dama, un novarese, un torcetto o una pasta di meliga – a chi si presenti con un casco, una maglietta da corsa o un accessorio legato al mezzo a due ruote ecosostenibile per eccellenza.
Cinema a Palazzo
Prosegue anche ad agosto la nona edizione della rassegna d’autore Cinema a Palazzo, ospitata nella suggestiva Corte d’Onore di Palazzo Reale e organizzata da Distretto Cinema. Il programma è pubblicato sul sito dei Musei Reali e di Distretto Cinema (distrettocinema.it). Conservando il biglietto intero degli spettacoli, si potrà accedere ai Musei Reali con ingresso ridotto e, presentando il biglietto intero dei Musei Reali, per assistere alle proiezioni sarà applicata la riduzione a 4 euro. Apertura biglietteria alle ore 21 e inizio proiezioni alle ore 22. I biglietti possono essere acquistati anche online sul sito www.mailticket.it. Per informazioni, 324 8868183 e info@distrettocinema.com.
TOward2030. What are you doing?
Fino al 17 gennaio il pubblico potrà visitare l’esposizione dedicata al progetto TOward2030. What are you doing?Ideato da Lavazza e dalla Città di Torino per diffondere la cultura della sostenibilità attraverso il linguaggio della street art, il progetto ha previsto la realizzazione di 18 opere murali ispirate ai Sustainable Development Goals elaborati dall’ONU, 17 obiettivi di sviluppo sostenibile più il Goal Zero, pensato da Lavazza per divulgare gli obiettivi stessi. La mostra, curata da Roberto Mastroianni e da Filippo Masino, presenta nello Spazio Confronti della Galleria Sabauda fotografie e filmati degli artisti al lavoro, mentre nel Boschetto dei Giardini Reali sono riproposti gli scatti delle 18 opere d’arte urbana presenti a Torino, oltre ai lavori di alcuni artisti dei collettivi Il Cerchio e le Gocce, Monkeys Evolution e Truly Design, realizzati durante il live painting inaugurale con il coordinamento di MurArte Torino. Il documentario Street art for the sustainable development, dedicato alla realizzazione del progetto, ha vinto il premio Massimo Troisi al Festival di Salina. Una selezione di immagini tratte dal documentario è visibile in mostra.
Le iniziative TOward2030. What are you doing e Cinema a Palazzo sono incluse nel programma “Torino a Cielo Aperto”(www.torinoestate.it/torinoacieloaperto).
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MUSEI REALI TORINO
museireali.beniculturali.it
Orari
Dal martedì alla domenica: 9 – 19
Orario biglietteria: 9 – 18
Ultimo ingresso ore 18
La Biblioteca Reale è aperta da lunedì a venerdì in orario 9-13 e 14-18 (solo consultazione con prenotazione obbligatoria all’indirizzo mr-to.bibliotecareale@beniculturali.it). Dal 10 al 22 agosto 2020, l’orario di apertura sarà il seguente: dalle 8 alle 15.42, con accesso per gli utenti dalle 9 alle 13. Le regole di prenotazione rimangono le stesse.
Biglietti
Dal martedì alla domenica
Intero: Euro 15
Ridotto: Euro 13 per partecipanti a visite guidate e per soci FAI
Ridotto: Euro 2 (ragazzi dai 18 ai 25 anni)
Gratuito per i minori 18 anni, insegnanti con scolaresche, guide turistiche, personale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, membri ICOM, disabili e accompagnatori, possessori dell’Abbonamento Musei, della Torino + Piemonte Card e della Royal Card. L’ingresso per i visitatori over 65 è previsto secondo le tariffe ordinarie.
Visite ed appuntamenti speciali
Gli appuntamenti sono inseriti nel fine settimana e secondo un calendario consultabile sul sito museireali.beniculturali.it e sulla pagina dedicata www.coopculture.it/heritage.cfm?id=284
Nel rispetto delle norme vigenti, negli spazi interni i gruppi saranno formati da un numero massimo di 8 partecipanti.
La biglietteria presso Palazzo Reale, Piazzetta Reale 1, è aperta dalle 9 alle 18
Informazioni e prenotazioni al numero 011 19560449 o via e-mail all’indirizzo info.torino@coopculture.it
Web: Coopculture.it
foto: Ermano Orcorte
Torino città magica per definizione, malinconica e misteriosa, cosa nasconde dietro le fitte nebbie che si alzano dal fiume? Spiriti e fantasmi si aggirano per le vie, complici della notte e del plenilunio, malvagi satanassi si occultano sotto terra, là dove il rumore degli scarichi fognari può celare i fracassi degli inferi. Cara Torino, città di millimetrici equilibri, se si presta attenzione, si può udire il doppio battito dei tuoi due cuori.
Articolo 1: Torino geograficamente magica
Articolo 2: Le mitiche origini di Augusta Taurinorum
Articolo 3: I segreti della Gran Madre
Articolo 4: La meridiana che non segna l’ora
Articolo 5: Alla ricerca delle Grotte Alchemiche
Articolo 6: Dove si trova ël Barabiciu?
Articolo 7: Chi vi sarebbe piaciuto incontrare a Torino?
Articolo 8: Gli enigmi di Gustavo Roll
Articolo 9: Osservati da più dimensioni: spiriti e guardiani di soglia
Articolo 10: Torino dei miracoli
Torino è talmente magica che c’è spazio anche per i miracoli.
Data: 29 aprile 1644. Alla periferia di Torino, in riva al Po, nell’attuale C.so Casale 195, c’era solo un pilone votivo dedicato alla Madonna. Nei pressi si trovava un mulino ad acqua, e lì si stavano dirigendo Margherita Mollar e la figlia di 11 anni. Mentre la madre affidava al mugnaio il sacco di farina, la figlia si allontanò per giocare in riva al fiume. In un attimo la piccola cadde nell’acqua, la corrente la stava trascinando via tra le sue grida spaventate e le urla terrorizzate della madre. Quando tutto sembrava ormai perduto, la mamma della piccola, disperata, non trovò sostegno se non nell’invocare un’altra Madre. Ed ecco il miracolo: una bianca signora comparve sull’acqua, prese per mano la bambina e la accompagnò fino alla riva. Il prodigio ebbe larga eco e per volontà della reggente Maria Cristina di Francia, nello stesso luogo, l’anno seguente venne eretta una chiesa che fu aperta ai fedeli il 25 maggio del 1645, chiamata ancora oggi “Madonna del Pilone”.
Dunque, se i miracoli non avvengono qui a Torino, dove è conservata la Santa Sindone e dove pare sia nascosto il Santo Graal, allora dove dovrebbero avvenire? Andando indietro nel tempo, l’urbe augustea fu sede di un altro avvenimento soprannaturale, conosciuto come il miracolo del SS Sacramento. Siamo nel 1453, la Francia e il Ducato di Piemonte-Savoia sono in guerra, Renato d’Angiò vuole riconquistare il Regno di Napoli e, per nascondere la vera motivazione dello scontro, addita l’unione tra Carlotta di Savoia e il figlio di re Carlo VII, Luigi. Proprio in questo periodo turbolento e tumultuoso, l’esercito piemontese saccheggiò Exilles, senza risparmiare la chiesa del paese, da cui alcuni soldati sottrassero l’ostensorio con l’ostia consacrata. Quegli stessi uomini, il 6 giugno, festa del Corpus Domini, tornarono in città, a Torino, per vendere la merce rubata e ricavarne qualche soldo. Accadde a questo punto che il mulo che trasportava la refurtiva decise di sdraiarsi, facendo così cadere giù dalle borse tutto il bottino: gli oggetti rotolarono rumorosamente a terra, attirando l’attenzione della gente, invece l’ostia consacrata fuoriuscì dal sacco aleggiando nell’aria e risplendendo come un piccolo sole.
Nel trambusto un sacerdote alzò il calice verso l’ostia, e questa si inserì al suo interno, il calice venne portato in processione nella cattedrale di S. Giovanni. Ben undici persone confermarono l’accaduto, firmando un documento ufficiale andato ovviamente perduto. Sul luogo in cui accadde il miracolo venne dapprima eretta una colonna, poi un’intera chiesa, denominata Corpus Domini. Anche l’unica prova tangibile dell’avvenimento è andata distrutta, l’ostia, venerata per anni, fu consumata per ordine della Santa Sede, “per non obbligare Dio a fare un continuo miracolo, conservandola intatta”. Pare che l’avvenimento divino abbia ispirato molti uomini a dedicarsi a Dio e all’aiuto del prossimo; se sia stato per questo motivo o meno, è indubbio che nel XIX secolo il Piemonte abbia dato i natali a religiosi illustri e magnanimi, come Don Bosco, Cottolengo o Cafasso. Proprio a Torino si tenne, nel 1953, il Congresso Eucaristico Nazionale, in cui intervenne colui che in futuro sarebbe stato Papa Giovanni XXIII. Certo queste storie appartengono ad un tempo in cui nessuno avrebbe messo in discussione la veridicità di tali avvenimenti, quando fede e magia impregnavano la quotidianità e davano rapide ed esaustive risposte per quasi ogni cosa, e c’era una frase, un ritornello, un’esclamazione adatta a chiedere aiuti divini o per scongiurare il malocchio.
“Sant’Antòini pien ëd virtù, fame trové lòn ch’a l’hai përdu”, e subito venivano fuori le chiavi, le penne, gli occhiali e tutti quegli oggetti che costantemente “non si vogliono” far trovare; per il meteo valevano i “di’d marca”, decisamente più veritieri ed immediati delle applicazioni sui cellulari; e per essere pronti ad ogni evenienza bastava fare attenzione ai pruriti, per esempio se dava fastidio il palmo della mano destra presto sarebbero arrivati dei soldi, al contrario “sente’l nas a smangè, a l’é quaidun ch’a veul rusé”; attenzione invece ai bambini che sentivano i genitori dire “i-t l’as la schin-a ch’a t’smangia!” E poi badate alle orecchie, “oria drita paròla mal dita, oria manca paròla franca”. Tempi tanto lontani che pure non se ne vanno, perché gli usi si sono radicati nei nostri comportamenti, essi continuano a vivere nei nostri gesti quotidiani, solo che non ne conosciamo il vero significato. Quante volte diciamo “salute” a chi starnutisce, è una semplice reazione di cortesia, no? Affatto, sono dei demoni che solleticano il naso, in modo che l’anima esca dal corpo, e allora ecco l’esortazione di augurio, affinché i satanassi si allontanino e lascino in pace il malcapitato. Possiamo allora giocare a fare meno gli scettici, e finché ci sarà ancora un innamorato pronto a staccare i petali di una margherita chiedendo “m’ama, non m’ama”, la magia sarà con noi, almeno un pizzico, a consigliarci come agire in queste nostre esistenze così razionali.
Alessia Cagnotto
L’accesso contingentato a un numero limitato di visitatori ha garantito le visite in massima sicurezza, e in questo contesto 2.074 persone hanno visitato Palazzo Madama, 1.861 la GAM e 1.212 il MAO.
In particolare, il picco di ingressi si è registrato il giorno di Ferragosto, giornata di apertura alla tariffa speciale a 1 €. In 1.314 hanno infatti visitato Palazzo Madama, in 641 il MAO e in 708 la GAM, per un totale di 2.663 persone che hanno scelto di passare la giornata di festa nei musei della Fondazione.
C’era da aspettarselo anche se il presidente turco Erdogan aveva promesso esattamente il contrario: mosaici, immagini sacre e icone sarebbero state visibili ai turisti e coperti con teli e tappeti solo durante la preghiera islamica. Invece, tra lo stupore generale, da quasi un mese i mosaici di oltre mille anni fa e gli affreschi che abbelliscono l’interno di Santa Sofia sono ancora coperti e nascosti da lunghi drappi bianchi. Pertanto, almeno per il momento, non sono esposti ai visitatori neppure dopo le preghiere islamiche. Quando torneranno visibili? Nessuno lo sa, quel sistema di tendine, di cui si parlava di recente, per coprire e scoprire icone e mosaici sembra svanito nel nulla. Solo ieri il Coordinamento interconfessionale del Piemonte “Noi siamo con voi” aveva espresso molte perplessità sulla decisione presa dall’uomo forte di Ankara Recep Tayyip Erdogan di riaprire Santa Sofia al culto musulmano. “Noi siamo con Santa Sofia, si legge nel documento del Coordinamento piemontese interfedi firmato, tra gli altri, da Giampiero Leo, Ermis Segatti, Younis Tawfik e Idris Abd Al Razag Bergia, perchè non solo le persone ma anche i simboli e i luoghi sacri possono diventare vittime di decisioni ispirate da ragioni di potere aprendo una profonda ferita nel delicato rapporto tra islam e cristianesimo e tra Oriente e Occidente. E per questo motivo diventa importante la posizione assunta dall’imam Yahyah Pallavicini, presidente della Coreis (Comunità Religiosa Islamica) secondo cui Santa Sofia dovrebbe tornare a essere chiesa cristiana”.
Filippo Re