Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica, dopo oltre 80 giorni di chiusura a causa delle misure di contenimento dovute all’emergenza sanitaria da Covid-19, riapre finalmente al pubblico.La Fondazione Torino Musei invita il pubblico a riappropriarsi del Palazzo simbolo della Città e delle collezioni del museo in assoluta sicurezza. L’ingresso sarà contingentato e, grazie ad alcune semplici norme di comportamento sarà assicurata una visita piacevole e sicura.
Il museo osserverà i giorni e gli orari di apertura: giovedì – venerdì dalle 13.00 alle 20.00 – sabato e domenica dalle 10.00 alle 19.00
Martedì 2 giugno Festa della Repubblica dalle 10.00 alle 19.00 Palazzo Madama sarà aperto anche lunedì 1° giugno con orario 13.00-20.00 e mercoledì 24 giugno, festa patronale di San Giovanni con orario 10.00 – 19.00
In particolare, saranno visitabili le sale delle collezioni permanenti e le mostre:
A Palazzo Madama sarà finalmente possibile tornare ad ammirare i capolavori di Andrea Mantegna con la grande mostra prorogata al 20 luglio, mentre l’esposizione prevista Argenti preziosi. Opere degli argentieri piemontesi nelle collezioni di Palazzo Madama sarà aperta dal 2 luglio (in allegato i comunicati stampa). Saranno accessibili il percorso dedicato al Gotico e Rinascimento, il piano nobile del museo e la raccolta di vetri e ceramiche del secondo piano, mentre sono temporaneamente chiuse le sale del Lapidario, il Giardino medievale e la Torre panoramica.
Modalità di accesso La Fondazione Torino Musei ha affrontato la delicata fase verso la riapertura lavorando con il Politecnico di Torino, che ha condotto l’iniziativa di ricerca “Imprese aperte, lavoratori protetti”. Il gruppo di esperti tecnico-scientifici ha elaborato un Rapporto contente le indicazioni che la Fondazione ha acquisito e inserito nelle procedure messe in atto per garantire la visita ai musei in massima sicurezza.
Informazioni principali per i visitatori:
– All’ingresso sarà misurata la temperatura. Non sarà consentito l’accesso al visitatore con temperatura superiore o uguale a 37,5°C. In tal caso anche gli eventuali accompagnatori non potranno accedere al museo – L’accesso sarà consentito a un numero contingentato di visitatori finalizzato a garantire un’adeguata distanza interpersonale. Tutti i percorsi di visita saranno guidati da un’apposita segnaletica e dal personale di sala presente – I visitatori in coda e nel corso della visita in museo sono tenuti a mantenere la distanza interpersonale di sicurezza – Per tutta la permanenza in museo sarà obbligatorio indossare correttamente la mascherina – Sono previsti erogatori di soluzione igienizzante idroalcolica a disposizione del pubblico – La prenotazione per l’accesso al museo e alle mostre è consigliata ma non obbligatoria.
La Fondazione Torino Musei assicura la regolare, costante e periodica pulizia e igienizzazione degli ambienti museali. Tutto questo per garantire una visita piacevole e sicura.
Per informazioni www.palazzomadamatorino.it e www.fondazionetorinomusei.it |
Riapre al pubblico martedì, dopo la chiusura per l’emergenza Covid-19, la Palazzina di Caccia di Stupinigi.
Anche nella residenza sabauda sono state predisposte misure sanitarie e norme comportamentali come l’accesso contingentato.
Il pubblico e il personale interno seguiranno nuove norme di sicurezza adeguate agli standard museali internazionali e numero dei visitatori, che dovranno indossare la mascherina e stare a 2 metri di distanza, è stato ridotto. Inoltre i visitatori avranno la possibilità di acquistare il proprio biglietto (solo biglietti interi) sul sito http://www.ordinemauriziano.it/palazzina-di-caccia-stupinigi.
(foto V. Maiorano)
Il Fai riapre le porte dei beni storici
Fondo Ambiente Italiano da venerdì 22 maggio : Castello e Parco di Masino, Caravino (TO) e Castello della Manta (CN)
SOLO SU PRENOTAZIONE
Per prenotazioni, orari, prezzi ed eventuali modifiche sui percorsi di visita:
www.ibenidelfai.it
Il FAI – Fondo Ambiente Italiano, dopo due mesi di isolamento, riapre i suoi Beni su tutto il territorio nazionale e inaugura una nuova fase, per guardare con fiducia al futuro del Paese ed esaudire la voglia di Italia degli Italiani, ansiosi di ritrovare e riscoprire il proprio patrimonio di arte, natura e bellezza. Da venerdì 22 maggio 2020 molti dei Beni storici, artistici e paesaggistici della Fondazione saranno nuovamente aperti al pubblico, che potrà usufruire di visite libere o guidate esclusivamente su prenotazione, al fine di garantire la massima sicurezza per tutti.
In Piemonte riaprirà le porte il millenario Castello di Masino a Caravino (TO), la sontuosa dimora di una delle più illustri casate piemontesi, discendente nel mito da Arduino, re d’Italia: oltre a visitare saloni affrescati e arredati, si potrà passeggiare nel monumentale parco all’inglese con il panoramico viale alberato affacciato sulla Serra Morenica di Ivrea, i giardini all’italiana “dei Cipressi” e “delle Rose”, il tempietto neogotico e lo sconfinato Prato di Eufrasia, alla scoperta di alberi millenari e delle fioriture stagionali.
Si potrà tornare ad ammirare il Monviso, circondato dalla splendida cornice delle Alpi Cozie, dallo speciale palcoscenico del parco del Castello della Manta (CN), una fortezza medievale dal fascino severo, che nel suo Salone Baronale custodisce una delle più stupefacenti testimonianze della pittura tardogotica profana, ispirata ai temi dei romanzi cavallereschi.
Per scoprire caratteristiche, segreti e curiosità del Castello di Masino e del territorio in cui si trova verrà offerta una preziosa opportunità: con la ricevuta di acquisto del biglietto i visitatori riceveranno via mail l’accesso ad un sito web dedicato ai contenuti di accompagnamento alla visita. Potranno così consultare già da casa, oppure durante la visita e lungo il percorso (anche tramite QR code in biglietteria), tanti e diversi materiali di introduzione, spiegazione e approfondimento: dalle schede descrittive di luoghi e oggetti, a vere e proprie visite guidate con guide d’eccezione, da ascoltare in podcast (ricordarsi gli auricolari!); da brevi racconti video a suggerimenti di itinerari a piedi o in bici nei dintorni del Bene FAI, per prolungare la visita e magari organizzare un’intera giornata all’aria aperta.
MODALITÀ DI VISITA IN SICUREZZA
Per consentire al pubblico di visitare i Beni nella massima sicurezza, il FAI si è preoccupato di garantire il pieno rispetto dei principi definiti dal Governo a partire dal mantenimento della distanza sociale. In tutti i Beni la visita sarà contingentata per numero di visitatori e, ove possibile, organizzata a “senso unico” per evitare eventuali incroci. Le stanze più piccole e quelle che non permettono un percorso circolare saranno visibili solo affacciandosi; le porte saranno tenute aperte onde ridurre le superfici di contatto. Sarà d’obbligo indossare la mascherina per tutta la durata della visita. Saranno inoltre a disposizione dispenser con gel igienizzante sia in biglietteria che nei punti critici lungo il percorso.
Il giorno precedente la visita, i partecipanti riceveranno una mail con le indicazioni sulle modalità di accesso e un link da cui scaricare i materiali di supporto, che non saranno più distribuiti in formato cartaceo. Chi visiterà il Castello di Masino potrà acquisire i materiali digitali anche in loco grazie a un QR code scaricabile direttamente in biglietteria. Per rendere più sicuro il percorso e arricchire l’esperienza, la visita al Castello della Manta sarà guidata: un calendario di visite tematiche che si alterneranno le une alle altre per ogni giornata di apertura. La visita guidata è compresa nel prezzo del biglietto di ingresso.
L’accesso alla biglietteria, al bookshop e ai locali di servizio sarà permesso a un visitatore o a un nucleo famigliare alla volta; nei negozi FAI i clienti dovranno indossare, oltre alla mascherina, anche i guanti. Si invita inoltre a effettuare gli acquisti con carte di credito e bancomat, per ridurre lo scambio di carta tra personale e visitatori.
Tutte le postazioni di lavoro e le aree comuni saranno sottoposte a igienizzazione costante e proporzionata all’utilizzo. Sarà garantito un adeguato ricambio di aria nei locali tramite ventilazione naturale o grazie a impianti regolarmente sanificati.
Apertura a partire da venerdì 22 maggio 2020
per prenotazioni, orari, prezzi ed eventuali modifiche sui percorsi di visita: www.ibenidelfai.it
Visite: solo su prenotazione, in autonomia o guidate; all’ingresso sarà accettata la presentazione del voucher sul dispositivo elettronico. L’accesso alla biglietteria sarà consentito a una persona (o famiglia) alla volta; si prega di rispettare la fila mantenendo le distanze di sicurezza di almeno 1,5 metri. L’accesso è vietato a chi abbia una temperatura corporea superiore a 37.5° o altri sintomi influenzali.
Per prenotazioni e informazioni:
La prenotazione online è obbligatoria; per effettuarla accedere al sito www.ibenidelfai.it
Per ulteriori informazioni:
faimasino@fondoambiente.it; tel. 0125 778100
faimanta@fondoambiente.it; 0175 87822
La riapertura e il calendario “Eventi nei Beni del FAI 2020” sono resi possibili grazie al fondamentale sostegno di Ferrarelle, partner degli eventi istituzionali e acqua ufficiale del FAI, al prezioso contributo di NESPRESSO, nuovo importante sostenitore del progetto, e di PIRELLI che conferma per l’ottavo anno consecutivo la sua storica vicinanza alla Fondazione. Grazie a Golia Herbs che rinnova nel 2020 il suo sostegno al FAI.
www.fondoambiente.it
(foto Paolo Barucci)
L’antifascismo basta a capire la crisi odierna?
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni / E’ uscito un libretto interessante e dal titolo provocatorio L’antifascismo non serve più a niente, scritto da Carlo Greppi, edito da Laterza
Greppi, che è storico stimabile, intende confutare la tesi secondo la quale il fascismo sia morto e si propone di dimostrare la permanente attualità dell’ antifascismo. Addirittura Greppi cita l’affermazione storicamente infondata di Ferruccio Parri – confutata da Benedetto Croce – secondo la quale la democrazia in Italia fosse nata solo nel 1945 . Una “vulgata” alla Franco Antonicelli che riteneva che la storia d’ Italia iniziasse il 25 aprile 1945.
Il limite del libro di Greppi è che egli non coglie che per capire un ‘eventuale tentazione autoritaria non basta più la chiave interpretativa del fascismo o dell’antifascismo. Il fascismo di Mussolini è morto nel 1945 e sarebbe impossibile resuscitarlo. I regimi populisti e sovranisti del nuovo secolo si ispirano ad un ossimoro impossibile: la democrazia illiberale che è altra cosa dalla dittatura fascista. Formalmente certe libertà che il fascismo aveva calpestato restano, persino i Parlamenti restano ,sia pure con poteri più deboli e formali. Ma la tentazione dell’ uomo forte non nasce da nostalgie fasciste, ma da cause molto più complesse legate ad un’economia in crisi e alla caduta di valori civici ed anche etici di riferimento. Il nichilismo scettico ed egoistico ha finito di corrompere la democrazia e a vanificare la partecipazione alla vita della Polis. Dopo la pandemia poi il discorso si complica ulteriormente e in ogni caso non riguarda per nulla l’antifascismo. Se i modelli di riferimento della sinistra sono in crisi essi non rinasceranno guardando al passato dell’antifascismo , ma semmai al futuro che è tutto da immaginare. Già anni fa Piero Fassino parlava della crisi del tipo di rappresentanza democratica di matrice novecentesca. Ma quasi nessuno ha ancora pensato in positivo a come si possa uscire da questa crisi che indebolisce i cardini della democrazia. Questo è il terreno su cui confrontarsi nell’oggi, hic et nunc. Ma forse latitano le energie intellettuali per procedere ad un’analisi e a una sintesi o forse i tempi non sono ancora maturi per tentare un lavoro del quel tipo. Dire ,come fa Luciano Canfora, recensendo sul “Corriere della Sera” il libro di Greppi e citando Mieli, che dopo la pandemia “la prossima può essere un’epoca di fascismi”, appare un’affermazione lecita, ma non attendibile. Oggi le minacce alle democrazie liberali sono molte e guardare solo al fascismo appare un grave errore. Come fu un errore storico di Canfora guardare al mito comunista come alla soluzione di tutti i problemi, almeno fino a quando il Muro di Berlino non cadde e non implose il socialismo reale. Anche allora bisognava stare vigili e bisognava denunciare con pari fermezza le minacce alla democrazia che venivano dal comunismo sovietico.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com
Alla ricerca delle Grotte Alchemiche
Torino, bellezza, magia e mistero
Torino città magica per definizione, malinconica e misteriosa, cosa nasconde dietro le fitte nebbie che si alzano dal fiume? Spiriti e fantasmi si aggirano per le vie, complici della notte e del plenilunio, malvagi satanassi si occultano sotto terra, là dove il rumore degli scarichi fognari può celare i fracassi degli inferi. Cara Torino, città di millimetrici equilibri, se si presta attenzione, si può udire il doppio battito dei tuoi due cuori.
Articolo 1: Torino geograficamente magica
Articolo 2: Le mitiche origini di Augusta Taurinorum
Articolo 3: I segreti della Gran Madre
Articolo 4: La meridiana che non segna l’ora
Articolo 5: Alla ricerca delle Grotte Alchemiche
Articolo 6: Dove si trova ël Barabiciu?
Articolo 7: Chi vi sarebbe piaciuto incontrare a Torino?
Articolo 8: Gli enigmi di Gustavo Roll
Articolo 9: Osservati da più dimensioni: spiriti e guardiani di soglia
Articolo 10: Torino dei miracoli
Articolo 5: Alla ricerca delle Grotte Alchemiche
Una delle zone più belle e più incantate di Torino è sicuramente piazza Castello. Si, perché la piazza è magica sia sopra che sotto. Se in superficie la zona è costellata da talismani e caricatori di energia positiva e in più si trova nelle vicinanze un portale destinato a pochi sapienti iniziati, sotto, nell’oscurità della terra, si diramano le celebri, tanto cercate e mai trovate Grotte Alchemiche. E non è un caso che, ancora oggi, la celebrazione del Santo Patrono si effettui proprio su questo suolo. I festeggiamenti odierni affondano le radici nell’antica e pagana usanza dei falò, i fuochi di mezza estate che avevano lo scopo di contrastare simbolicamente l’avanzata del buio che si estendeva sulla terra. I fuochi venivano accesi la notte del 25 giugno, come buon auspicio per le sementi, mentre le piante raccolte prima dell’alba avrebbero avuto poteri magici. La festività, successivamente, venne fatta coincidere con la celebrazione di San Giovanni. Ma andiamo per ordine.
Nel 1925 viene deposta sotto i portici della Prefettura, dal lato del Teatro Regio, una lapide dello scultore Dino Somà in onore degli immigrati che dal Sud America tornarono in Italia per combattere nella Grande Guerra e caddero al fronte. Alla base è posto un tondo rappresentante Cristoforo Colombo, in atteggiamento pensoso, nell’atto di misurare un mappamondo con un compasso; sullo sfondo una caravella. Il talismano di piazza Castello si trova nascosto proprio in quest’opera patriottica, precisamente nel mignolo della mano destra di Colombo che viene in fuori. Se decidete di credere a certe storie, sfregare il dito che sporge dal medaglione bronzeo del celebre navigatore parrebbe portare la sorte dalla vostra parte. E a giudicare dalla netta doratura, si direbbe, a discapito degli scettici, che di persone che “toccano dito” prima di affrontare una qualche difficoltà a Torino ce ne siano un bel po’. Il contatto diretto con certi “amuleti” non è solo prerogativa di questo luogo torinese, infatti si sa che porta fortuna toccare il “porcellino” alla Loggia dei Mercati a Firenze, precisamente in quel caso è necessario mettere una moneta sulla lingua dell’animale, lasciare che scivoli giù, e infine accarezzargli il muso.
Anche sfiorare il “piede” della statua di San Pietro, ubicata all’interno dell’omonima basilica, pare porti benefici positivi, così come toccare il “piede” della Madonna nera di Oropa, (che ora è stata inserita all’interno di una teca e distanziata dal pubblico), che però non pare consumato. Questo perché ogni religione, per quanto aniconica, ha i suoi oggetti sacri o magici, ed essi sono considerati come una sorta di collegamento diretto tra due dimensioni, il tramite attraverso cui l’uomo può raggiungere il trascendente. Certe volte non si ha solo bisogno “di un po’ di fortuna”, ma può capitare che si senta la necessità di “ricaricarsi”, di riacquisire energia perduta, e allora bisogna fare un bel sospiro e fermarsi, ma nel punto giusto. È opportuno allora avvicinarsi al Padiglione, o Pavaglione, la grande cancellata ornata con le dorate teste di Medusa, che separa piazza Castello dalla Piazzetta Reale, e soffermarsi proprio nel punto in cui le due statue dei Dioscuri aprono il varco per il passaggio: ecco, se ci si mette in linea retta con la cancellata, a metà tra Castore e Polluce, ci si troverà in quello che è definito il cuore bianco di Torino. Secondo coloro che studiano tali materie, questo sarebbe anche il punto che divide le energie positive da quelle negative, perché, come si è sostenuto più volte, per mantenere l’equilibrio, al cuore bianco corrisponde un cuore nero, che non si troverebbe poi così distante. Prima di andare via, dopo esserci inebriati di positività e aver toccato il mignolo di Colombo, perché “non si sa mai”, sediamoci su una panchina, affacciamoci sulla piazza e guardiamo verso il basso, ora proviamo a immaginarci cosa accade lì sotto. È abbastanza noto che a Torino ci siano le Grotte Alchemiche, secondo alcuni sarebbero situate tra piazza Castello e i Giardini Reali, ma il vero problema è entrarvi, poiché pare siano stati posti numerosi ingressi fittizi proprio per sviare e stancare i curiosi insistenti. Cosa accade dunque in queste Grotte Alchemiche? E che cos’è allora l’alchimia? Che cosa vogliono gli alchimisti? Intanto pare che le Grotte siano tre, nella prima si dominano le leggi della fisica, nella seconda si contattano forme di esistenza più evolute, nella terza si entra in altre dimensioni al di là del tempo e dello spazio. Non dobbiamo però commettere l’errore di prendere alla leggera questa presenza, non bisogna immaginare bizzarri laboratori stregoneschi in cui si aggirano loschi e avidi individui, al contrario, gli studi e le ricerche che si svolgerebbero nelle Grotte, sono volte all’arricchimento dell’anima e della conoscenza.
L’alchimia è un’antica filosofia esoterica che tocca diversi ambiti disciplinari, dalla chimica, alla fisica, all’astrologia, ancora la metallurgia e la medicina. Il termine deriva dall’arabo al-khīmiyya (الكيمياء o الخيمياء), “pietra filosofale”, che è il greco tardo χυμεία, “fondere”, colare insieme”, “saldare”. L’alchimia è materia complessa, anche perché implica l’esperienza di crescita personale di chi la pratica. In tal senso, la disciplina può essere paragonata alla metafisica o alla filosofia, in quanto i processi e i simboli alchemici, oltre al significato di trasformazione materiale, possiedono un significato interiore, relativo allo sviluppo spirituale. Gli obbiettivi dell’alchimia sono conquistare l’onniscienza, creare la panacea universale, ossia un rimedio per curare tutte le malattie e prolungare la vita, la ricerca della pietra filosofale, cioè la sostanza catalizzatrice capace di risanare la corruzione della materia. Ora che sappiamo che cosa cercare, siamo sicuri di volerle trovare queste Grotte? A quanto pare i Savoia avrebbero risposto positivamente, dal momento che ricoprirono un ruolo di massima importanza per quel che riguarda la storia dell’alchimia piemontese. Alcuni esponenti della famiglia si interessarono più di altri alla materia, come Carlo Emanuele I, il Testa’d feu, che si fece costruire un laboratorio alchemico nei sotterranei del castello, o la Madama Reale, che pare si fosse messa in combutta con un mago francese, un certo Craonne. Non sappiamo se qualche esponente della famiglia reale riuscì in definitiva a trovare gli antri magici di cui stiamo parlando, ma qualcun altro invece si: Philippus Aureolus Theophrastus Bombastus von Hohenheim, (1493-1541), noto come Paracelso, Michel de Notre-Dame,(1503-1566), ossia Nostradamus e tale Giuseppe Balsamo, conosciuto con il nome di Cagliostro. Data la levatura intellettuale che caratterizzò questi personaggi, non sentiamoci eccessivamente in difetto per non essere stati ritenuti degni di scorgere l’accesso alle Grotte. Dunque, alziamoci dalla nostra panchina e continuiamo la nostra passeggiata, passando, però, per quello che pare essere uno degli ingressi ai saperi ctoni, cioè la Fontana del Tritone, posta all’interno dei Giardini Reali. Si dice che dopo tre giri intorno alla costruzione, un elementale apra l’ingresso invisibile, ovviamente solo a chi è ritenuto degno di tale onorificenza. Probabilmente così non sarà, ma perché non correre il rischio?
Alessia Cagnotto
Riapre il Centro Studi Piemontesi
Il Centro riapre la sede di Via Revel. I Soci potranno accedere in sede seguendo alcune regole, al fine di rispettare le misure e le raccomandazioni emesse dal governo e dalla Regione Piemonte e garantire la sicurezza di tutti.
– Sarà necessario essere dotati di un dispositivo di protezione individuale: guanti e mascherina.
– Meglio se su appuntamento telef. 011/537486; info@studipiemontesi.it.
Per la consultazione della Biblioteca:
– La Biblioteca sarà consultabile solo su prenotazione: I libri devono essere prenotati con almeno 48 ore di anticipo e possono essere consultati dalle 10:00 alle 12:00 oppure dalle 15:00 alle 17:00. Escluso il venerdì.
– I libri posti sugli scaffali della sala non saranno in libero accesso.
– Le richieste devono essere inviate via e-mail a Giulia Pennaroli, che pianificherà l’agenda: info@studipiemontesi.it; giulia.pennaroli@studipimontei.it. Nell’email sarà necessario indicare le seguenti informazioni: cognome, nome, telef., mail, titolo dei libri o riviste da consultare
“Come già abbiamo avuto modo di scrivere, – spiega la responsabile Albina Malerba – temiamo purtroppo non sia possibile prima dell’estate riprendere la normale programmazione delle manifestazioni e degli incontri in sede. Per questo continuiamo a intensificare la presenza del Centro Studi Piemontesi con alcune conferenze on line che saranno trasmesse non solo sul sito www.studipiemontesi.it, dove già pubblichiamo giornalmente articoli, poesie, notizie, curiosità, ma anche su Instagram, FB e Twitter. Inoltre ricordiamo che dal sito cliccando su YouTube, si possono rivedere, o vedere, le conferenze registrate negli ultimi anni; e su e-book scaricare libri e opuscoli. Non è la stessa cosa e non ci dà la gioia e l’energia che ci scambiavamo in sede tutti i lunedì, e in tante altre occasioni di incontro e di confronto, di chiacchiere tra amici, ma venta fé parèj për adess. Chi volesse acquistare i nostri libri oltre che direttamente in sede, potrà ordinarli con una mail, una telefonata, e saranno inviati ai Soci senza spese di spedizione. Seppur con queste difficoltà, continuiamo il nostro cammino e tutti insieme foma giré la roa la Ca dë Studi Piemontèis!”
Info: Tel. 011/537486 – info@studipiemontesi.it – www.studipiemontesi.it
#iorestoacasa – Si arricchisce l’offerta culturale sui social del Museo Nazionale del Risorgimento. Oltre all’Almanacco Storico e alla rubrica Risorgimento è musica…, saranno proposti filmati di approfondimento della mostra fotografica “TRANSMISSIONS people-to-people” che sarà allestita fino al 30 agosto 2020
Si arricchisce l’offerta culturale del Museo Nazionale del Risorgimento italiano di Torino sul profilo FB https://www.facebook.com/MuseoRisorgimentoTorino/ in questo periodo di chiusura dovuto all’emergenza sanitaria.
Oltre all’Almanacco Storico, che quotidianamente informa sulla storia dell’Ottocento e di inizio Novecento attraverso gli eventi e i personaggi principali, ma anche le curiosità che pochi conoscono e alla rubrica Risorgimento è musica…dedicata agli inni e alle melodie della tradizione risorgimentale, sarà ora possibile approfondire i contenuti della mostra fotografica TRANSMISSIONS people-to-people, allestita fino al prossimo 30 agosto.
Attraverso brevi filmati, i fotografi umanisti Tiziana e Gianni Baldizzone, invitano i visitatori virtuali a scoprire bonus e contenuti extra degli scatti in mostra: foto inedite, interviste e storie dei Maestri e Allievi protagonisti del progetto Transmissions. Per oltre 7 anni i due fotografi hanno viaggiato in Asia, Africa e Europa (senza dimenticare il Piemonte) per documentare l’universalità dell’atto umano di trasmissione e raccontare le storie di uomini e donne di mestiere che trasmettono tradizioni con spirito di innovazione contribuendo a preservare un patrimonio di diversità culturale. Tra il 2010 e il 2018, i Baldizzone hanno cercato e fotografato più di 150 maestri e allievi, formatori e apprendisti: maîtres d’art francesi, Tesori Umani Viventi del Giappone, artisti, artigiani, creativi celebri o sconosciuti, depositari di oltre quaranta discipline.
L’esposizione torinese al Museo del Risorgimento è curata da Tiziana Bonomo e presenta 60 fotografie di grande formato.
Il primo filmato disponibile sul profilo FB del Museo Nazionale del Risorgimento è dedicato a Aboubakar Fofana, maestro dell’indaco, partito dal Mali e diventato creatore di tessuti e artista contemporaneo conosciuto in tutto il mondo.
Gli appuntamenti successivi saranno con il famoso fabbro d’arte francese Serge Pascal (al suo attivo tra gli altri il restauro della cancellata della Reggia di Versailles e la fiaccola della statua della Libertà a New York) e il suo allievo Cedric Suire; con gli abilissimi ceramisti di Sèvres; con Cécile Gordon, ballerina e attrice , prima donna nominata in India maestro di kalarippayat, la più antica delle arti marziali; e poi la giovane creatrice di un abito in legno di quercia e Eriko Horiki, l’impiegata di banca giapponese diventata un’artista della carta tradizionale di fama mondiale.
Foto: Tiziana-e-Gianni-Baldizzone-Aboubakar-Fofana-artista-maestro-dell’indaco-Mali
In tour (online) con Pietro Micca
Al via il ciclo “Pietro Micca Tour”, un breve appuntamento facebook del Museo Pietro Micca e dell’assedio di Torino del 1706 ogni lunedì e giovedì per raccontare, attraverso un brevissimo approfondimento del Direttore del museo e un filmato, l’assedio del 1706 proprio nel periodo in cui si svolse 314 anni fa dal maggio all’inizio settembre.
L’intero ciclo racconta i protagonisti e gli eventi dell’assedio e accompagnerà anche in visita alle gallerie del museo, della fortezza del Pastiss e del Rivellino degli invalidi.
Per chi ha voglia di rivivere un po’ di storia di Torino e l’atmosfera del museo, ecco i 4 primi appuntamenti già usciti con i linK nell’ordine:
- L’introduzione al ciclo: https://www.facebook.com/museo.pietromicca/videos/254147445965132/?q=museo%20pietro%20micca&epa=SEARCH_BOX
- L’evoluzione della mappa e delle fortificazioni di Torino: https://www.facebook.com/museo.pietromicca/videos/1416767891856670/?q=museo%20pietro%20micca&epa=SEARCH_BOX
- Il Ducato di Savoia e la guerra di successione spagnola del 1701-13 https://www.facebook.com/museo.pietromicca/videos/709590089811235/?q=museo%20pietro%20micca&epa=SEARCH_BOX
- 14 maggio 1706 inizia l’assedio di Torino:
- https://www.facebook.com/museo.pietromicca/videos/663044707757318/?q=museo%20pietro%20micca&epa=SEARCH_BOX
Il prossimo appuntamento, lunedì 18 maggio dalle ore 09,30, racconterà l’inizio delle operazioni di attacco e di difesa della Cittadella
I filmati sono raggiungibili alla pagina facebook del museo Pietro Micca sia direttamente al www.facebook.com/museopietromicca oppure attraverso il sito del museo www.museopietromicca.it
“Roma Torino Parigi 1680-1750”, è il titolo della maxi mostra ospitata alla Reggia di Venaria, in attesa delle disposizioni di Governo e Regione Piemonte per aprire i battenti
Potrà però essere visitata da sabato 16 maggio e in anteprima il 15 anche su Facebook (alle 18) in preview esclusiva.
Grazie a un video-documentario sarà possibile visitare virtualmente l’allestimento spettacolare nella Citroniera juvarriana, accompagnati dalla guida vocale dei curatori scientifici, i professori Michela di Macco e Giuseppe Dardanello. Sarà visibile sul sito lavenaria.it e sul profilo YouTube della Venaria Reale. Il video è ricco di curiosità e particolari dell’attesa esposizione, con la descrizione dei principali capolavori provenienti dai più prestigiosi musei e collezioni mondiali: le favole antiche nei quadri di storia, i racconti sacri nelle pale d’altare, la grazia nelle sculture e nei dipinti, la progettualità dei modelli di architettura e la raffinatezza di arredi e ornamenti. Il video è prodotto da PuntoRec Studios, realizzato dalla Compagnia di San Paolo e dalla Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura. La mostra è progettata dalla Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura,con il sostegno della Compagnia di San Paolo, ed è organizzata dal Consorzio delle Residenze Reali Sabaude. Vede la partecipazione eccezionale del Museo del Louvre, la collaborazione di grandi musei di Roma, Torino e Parigi e si svolge sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica.
(foto Mario Alesina)
La storia degli Aleramici e le imprese dei marchesi del Monferrato narrate in un volume da un Paleologo del terzo millennio, lontanissimo parente degli ultimi imperatori bizantini
È una lunga, infinita e affascinante storia di lotte e intrighi tra famiglie e dinastie, di assedi e di alleanze, di conquiste di castelli e di territori, di litigi familiari e matrimoni combinati. Marchesi del Monferrato che vanno a combattere in Oriente in cerca di gloria, nobildonne monferrine che sposano imperatori bizantini diventando imperatrici di Bisanzio in una grande saga che copre secoli di storia medioevale.
L’autore della “Storia degli Aleramici” (Odoya editore) è Andrea Paleologo Oriundi che racconta le vicende dei diversi rami della famiglia che nacque con Aleramo, il capostipite della dinastia vissuto mille anni fa. Gli Aleramici furono un’importante famiglia feudale di origine franca e quando si parla di loro il pensiero vola subito alle gesta dei marchesi del Monferrato nell’Oriente mediterraneo quando lo stendardo del Monferrato sventolava in Terrasanta su minareti e città conquistate. É senz’altro il ramo più noto della dinastia sia per l’importanza del territorio piemontese a quel tempo governato sia per le straordinarie avventure vissute da alcuni marchesi nel Vicino Oriente, all’epoca delle Crociate e nell’Impero bizantino. Ma non fu l’unico perchè il casato degli Aleramici si è molto ramificato, dando luogo a numerose dinastie in Piemonte e in Liguria. E così nacquero gli Aleramici del Vasto, di Saluzzo, di Ceva e Clavesana, di Savona, di Finale, di Busca, Incisa, Bosco e Ponzone e del Monferrato. Un’indagine approfondita è dedicata alla figura del patriarca Aleramo, oggetto di tante leggende popolari come è capitato a ben pochi altri personaggi medioevali. “I documenti a disposizione dello storico sono però molto scarsi, sottolinea l’autore, specialmente per le prime generazioni mentre per le successive, dopo il XIII secolo, le notizie sono più numerose”.
Dei marchesi del Monferrato, in questo libro, si parla solo delle loro imprese in Italia. Le gesta in Terrasanta e nell’Impero bizantino sono state trattate dall’autore in un altro suo recente libro “Il Monferrato nell’Oriente mediterraneo, secoli XII-XV”. Un duello geopolitico ad alta tensione tra Gerusalemme, Costantinopoli e il mondo arabo che per certi versi ricorda i tempi attuali. La straordinaria e sfortunata avventura di cinque marchesi monferrini tra la Terra Santa e Costantinopoli, la capitale dell’Impero bizantino e soprattutto le gesta di Corrado, il sire che salvò Tiro, l’italiano che sconfisse il Saladino. Il prode Corrado fu pugnalato e ucciso dai sicari della setta medioevale degli Assassini, i primi terroristi islamici della Storia, mentre suo fratello, il marchese Bonifacio, conquistò Costantinopoli. Due grandi protagonisti delle Crociate, con un destino comune: cercare fama e popolarità in Oriente e morire in quelle terre, come i loro fratelli, dove si combatteva per la religione e per il potere. Molta attenzione è stata dedicata in questo volume alla figura di Federico I Barbarossa che più volte scese in Italia con il suo esercito e al suo alleato, il marchese del Monferrato Guglielmo il Vecchio. La famiglia dei Paleologi fu l’ultima dinastia a governare l’Impero bizantino fino alla caduta di Costantinopoli nel 1453 nelle mani degli Ottomani.
Dal matrimonio di interesse tra l’imperatore greco Andronico II Paleologo e la casalese Violante o Jolanda degli Aleramici nacque Teodoro I Paleologo che divenne marchese del Monferrato e principe di Bisanzio. Questo ramo dei Paleologi governò il Monferrato dal Trecento alla metà del Cinquecento. Il nostro Andrea Paleologo Oriundi, scrittore, studioso di storia e Capitano di vascello del Genio Navale in riserva si dedica da anni a ricerche sugli eventi che hanno coinvolto nei secoli passati membri della sua famiglia di cui porta il nome di origine greca.
Filippo Re