STORIA- Pagina 125

Il Giorno della Memoria, le iniziative del Polo del ‘900

Dal 18 gennaio al 7 febbraio online sui canali del Polo del ‘900 

lI Giorno della Memoria si svolgerà anche quest’anno con un fitto programma di iniziative realizzato dal Polo del ‘900 di Torino e dai suoi Enti partner per mantenere viva la memoria delle vittime dell’Olocausto. Un impegno in ricordo delle tante vittime del nazismo, lo sterminio degli ebrei, le leggi razziali del 1938 reso possibile grazie al sostegno del Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale e il patrocinio della Comunità Ebraica di Torino.

Altre iniziative sono previste sui territori delle province piemontesi a cura degli Istituti storici della Resistenza e della storia Contemporanea. Tra queste si segnala il progetto che vede impegnati tutti gli Istituti Storici piemontesi, unitamente all’Archivio nazionale cinematografico della Resistenza, nella realizzazione di un video intitolato “Le deportazioni dal Piemonte” (1943-1945). Un’idea per restituire ai cittadini la dimensione regionale della deportazione, valorizzando le fonti di memoria e quelle storiche presenti nei diversi archivi degli Istituti e delle amministrazioni locali, tenuto conto che tra il 1943 e il 1945 il Piemonte fu teatro di numerose deportazioni, così da diventare la seconda regione italiana per numero di deportati per ragioni razziali.

Il 27 gennaio, 76° anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz, è una data fondamentale nel calendario civile. “Fare memoria è un obbligo morale e civile per non disperdere  la fatica del ricordo e il dolore delle offese che per troppo tempo è stato possibile leggere sui volti dei sopravvissuti“, afferma il presidente del Consiglio regionale, Stefano Allasia. “L’internamento nei lager è stata un’esperienza estrema, una discesa negli abissi, inconcepibile per chi ritiene la storia un progressivo cammino di evoluzione e civiltà. Il germe dell’intolleranza e dell’odio è tuttora ancora presente. La recente irruzione nazista sul web, con minacce antisemite avvenuta durante la presentazione di un libro, è la dimostrazione che c’è la necessità  di rafforzare ulteriormente l’impegno nel contrastare ogni forma di razzismo, discriminazione e violenza“.

Come è già accaduto per il 25 aprile – aggiunge il vicepresidente del Consiglio, Mauro Salizzoni –  questa pandemia ci impedirà di celebrare il Giorno della Memoria come è sempre stato, incontrandoci e ritrovandoci insieme. Non per questo è venuto meno l’impegno del Comitato Resistenza e Costituzione e delle tante realtà associative che ne fanno parte, a cominciare dal Polo del ‘900. Mai come oggi abbiamo l’urgenza di non dimenticare ciò che è stato, di ‘commemorare’ ovvero condividere una comune Memoria. Lo dimostrano i recenti raid digitali antisemiti, la propaganda fascista e nazista fatta di gesti, parole e simboli che credevano appartenere al passato, il negazionismo basato sull’ignoranza che crede che Mussolini abbia fatto cose buone e che la Shoah sia un’invenzione. Lo dimostrano le donne, uomini e bambini in fuga tra i boschi dei Balcani, cacciati indietro a bastonate. Contro i fascismi di ieri e di oggi, contro l’intolleranza e il razzismo, siamo tutti chiamati ad un forte impegno culturale, educativo ed istituzionale”.

Il programma di iniziative realizzate dal Polo del ‘900 per il Giorno della Memoria 2021 dovrà ancora confrontarsi con l’emergenza sanitaria in corso. Per questa ragione, gli appuntamenti saranno online, da seguire sui canali web del Polo del ‘900 e degli enti partecipanti.

Il programma si apre lunedì 18 gennaio e andrà avanti fino a domenica 7 febbraio con dirette streaming, podcast, musica, proiezioni e reading che affronteranno il tema della memoria con molteplici linguaggi, proponendosi a un pubblico variegato.

Particolare attenzione è data alle nuove generazioni e al mondo della scuola, per cui sono stati elaborati contenuti ad hoc vista l’impossibilità, come ogni anno, di accogliere gli studenti fisicamente al Polo e in visita all’allestimento permanente del Museo Diffuso della Resistenza.

Come spiega Sergio Soave, presidente del Polo del ‘900: “Il giorno della memoria che da una ventina d’anni sta caratterizzando il nostro calendario civile, è già ridotto a stanco rituale? Il rischio c’è e noi dobbiamo esserne consapevoli. Le iniziative di quest’anno cui, come Polo del ‘900, siamo onorati di partecipare, hanno tentato quindi una sintesi tra tradizione e innovazione, alla luce anche delle restrizioni in corso per cui abbiamo dovuto affidarci molto al web. Come si vede dal programma, raggiungere i giovani è stata una priorità, proponendo contemporaneamente sia iniziative sperimentate e consolidate come quelle sulle pietre di inciampo, sia innovazioni di grande respiro come quella: “Adotta un negazionista” che, nell’epoca dei social media e della cultura del tweet, reintroduce il metodo del dialogo interpersonale paziente, ostinato e problematico su un tema molto attuale”.

Un giorno della memoria diverso che non permetterà di incontrarsi dal vivo – afferma Alessandro Bollo, direttore del Polo del ‘900 – ma  alla luce dell’esperienza maturata nel corso del 2020, il Polo del ‘900 ha elaborato una programmazione di qualità che sfrutta le opportunità del digitale per permettere, da un lato la partecipazione da remoto alle iniziative attraverso il sistema delle dirette streaming, dall’altro la fruizione nel tempo di contenuti digitali, raggiungendo anche coloro che non essendo di Torino non avrebbero potuto far visita al Polo. Inoltre, abbiamo prestato molta attenzione ai linguaggi che vanno dal podcast alla musica, dal dibattito al cinema, coinvolgendo in particolare studenti e insegnanti, in questo momento delicato di scuola senza la scuola ”.

“Le molteplici iniziative anche quest’anno promosse e organizzate, in occasione del Giorno della Memoria, dal Polo del 900 rappresentano un encomiabile esempio di quanto occorre fare per tenere viva la conoscenza e la consapevolezza degli orrori della Shoah – sottolinea Dario Disegni, presidente della Comunità Ebraica di Torino – La proposta educativa e culturale rivolta alla cittadinanza prevede manifestazioni che utilizzano la più ampia gamma dei linguaggi che possono raggiungere le varie fasce della popolazione, da attività di carattere più strettamente scientifico, quali convegni, seminari, ricerche e pubblicazioni, a eventi culturali quali mostre, film e documentari, spettacoli teatrali e musicali, anche se quest’anno, a causa della difficile situazione sanitaria, si potranno svolgere soltanto in modalità online. Va ancora una volta ribadito che la trasmissione della memoria è presupposto fondamentale per generare un forte impegno civile, tale da contrastare ogni forma di odio e intolleranza, e per riaffermare con forza e determinazione, non solo il 27 gennaio, ma in ognuno dei 365 giorni dell’anno, i valori di uguaglianza e di libertà sanciti dalla nostra Costituzione”.

ALCUNI APPUNTAMENTI IN PROGRAMMA

Le celebrazioni 2021 del Polo del ‘900 cominceranno lunedì 18 gennaio con un omaggio a Liliana Segre a cura del Centro Studi Piero Gobetti.  A partire dall’autobiografia “La memoria rende liberi. La vita spezzata di una bambina nella Shoah”, a cura di Enrico Mentana (Rizzoli, Milano 2018) si ripercorrono l’infanzia, il legame con papà Alberto, le persecuzioni razziali, il lager, la vita libera, l’identità ebraica, la depressione e gli affetti della senatrice a vita Liliana Segre. L’evento verrà trasmesso online sui canali del Centro Studi Piero Gobetti alle ore 18.

Un percorso inedito da segnalare mette al centro lo sport ai tempi dei lager a cura di Istoreto e dell’Unione culturale “Franco Antonicelli” […]

 

Continua la ricerca storica sulla nobile casata dei Gozzano

Non si ferma la ricerca rigorosa di Armano Luigi Gozzano, proposta in un volume con eccellente prefazione di Carlo Alfonso Maria Burdet, attraverso una documentazione storica di grande interesse sulla genealogia della antica e nobile casata dei Gozzano in Piemonte, frutto di consultazioni di archivi parrocchiali, comunali e statali  ad Agliè, Cereseto, Alessandria, Asti, Vercelli e Luzzogno, luogo di origine della famiglia in Valstrona (VCO).

L’emigrazione ebbe inizio nel 1500: a  Brolo di Nonio sulla riviera di San Giulio, poi Briga Novarese, Bolzano Novarese, Casale Monferrato, Cereseto Monferrato, Agliè. A Brolo, da un matrimonio con i conti Tarsis, linea tuttora esistente, un ramo dei Gozzano emigrò già nel 1650 a Madrid e ad Arajuez, in Spagna.

A Casale acquisirono ricchezza ,potere e dignità, prima Conti poi Marchesi. Furono i feudatari di una ventina di località della zona, spingendosi ad Acqui, Bra, Asti, Mondovì Saluzzo e Torino. A detta delle cronache, fu definita la famiglia con il più colossale patrimonio di sempre del Monferrato, generando le loro discendenze con le più importanti famiglie monferrine. Giovanni il giovane , generò due linee :Gozzani di San Giorgio (dal primo letto) e Gozzani di Treville  (dal secondo letto). A Casale i Gozzani (genitivo) all’inizio del 1700 avevano un sindacato proprio a Ginevra,in Svizzera, con Antonino ed il figlio Giovanni Battista,il quale edificò lo splendido  palazzo San Giorgio a Casale, ora municipio, e a Torino il palazzo San Giorgio tra via Bogino e via Gioda,dove ospitò l’imperatore  Francesco Giuseppe secondo. Eleonora, sposata con Giacinto Magnocavallo nel 1801 si trasferì a Parigi con il marito, deputato del corpo legislativo. Di idee voltairiane, fu imprigionato nel carcere di Vigevano con il cugino della moglie, Luigi Gaetano Gozzani. Prima di avere l’ incarico in Francia, Giacinto era presidente del consiglio repubblicano ,sostituito poi dal cugino Luigi Gaetano che era suo segretario . Il Cav. Evasio Gozzani diventò procuratore a Roma in casa del principe Camillo Borghese e Paolina Bonaparte, attività proseguita dal figlio  Giuseppe. Evasio inserí a villa Borghese  il casalese Luigi Canina ,architetto archeologo e incisore, dove ottenne l’ ufficio di architettura della cassa di Risparmio.
Progettò l’ingresso monumentale al piazzale  Flaminio (propilei di Villa Borghese). Seguí  gli scavi al Foro romano, al Turcolo,al Veio, e sull’Appia Antica. Diverse sue opere sono esposte nel castello di Aglié, voluto da  Napoleone .Il suo nome é ricordato nella costruzione della Gran Madre a Torino, su progetto del Bonsignore. Decisivo il suo intervento per evitare l’abbattimento del Duomo di Casale nel 1856. Per ospitare Napoleone entrato a Casale con il suo esercito, Evasio richiese unitamente al Maire Rivetta alla cognata Sofia Doria di Cirié moglie del defunto Carlo Antonio Gozzani, di lasciare palazzo San Giorgio e trasferirsi al suo castello Gozzani di San Giorgio,sua residenza estiva . Raimondo Gozzani, sacerdote e professore di diritto canonico a Pisa, amico di laurea e corrispondente di Leopardi. Antonia Maria Gozzani sposò il Marchese  Antonino Faà di Bruno (AT).Da questa linea  nacque San Francesco Faà, sacerdote matematico e scienziato, che fondò l’opera di Santa Zita in via San Donato a Torino. Il  nonno di Antonino era fratello della famosa  Camilla Faá, la bella Ardizzina, Marchesa di Mombaruzzo, moglie di Ferdinando Gonzaga, Duca di Mantova e del Monferrato, sposata in gran segreto a Mantova  nella cappella Ducale nel 1616.
Carlo Antonio Gozzani,dottore in leggi , vescovo di Acqui nel 1675,Principe del S.R.I. Batteva moneta propria.
Da Agliè,a fine 1800,il generale medico  Francesco Pietro Gozzano si trasferì a Roma e generò la sua linea romana .Sposò Ester  Alliana di Alba ,sorella di Angiolina ,moglie  del principe Maurizio Ferrante Gonzaga .
Ad Agliè naque a fine 1800 il poeta crepuscolare Guido Gozzano .Anche l’amata  Amalia Guglielminetti, poetessa, era originaria di Sambughetto ,frazione di  Valstrona come per Luzzogno .
A Cereseto Ernesta Gozzano ed il marito  Angelo Contin dei Conti di Castel di Seprio  (VA) ,costruirono una imponente fabbrica di  armi,fornitori dell’esercito italiano nel 1930. Abitavano nella palazzina di loro proprietà ai Parioli. Giovedì 3 ottobre 2019 abbiamo ospitato nel  Monferrato Casalese ,terra dei loro antenati, il Marchese Titus Gozani e la moglie Eva  Maria Friese,che vivono a Kamp-Lintfort in Germania ,in forma privata .Ultimo discendente della linea di San Giorgio emigrata in Austria verso la fine del 1700. L’illustre evento si svolse in tre fasi : Castello Gozzani di San Giorgio, Palazzo  Gozzani Treville e Palazzo Gozzani San  Giorgio (municipio) a Casale Monferrato.
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Giuliana Romano Bussola

Goffredo di Buglione, storia di un condottiero

Goffredo di Buglione, la Prima Crociata, Gerusalemme. Ci ricordiamo a fatica questi nomi, questi eventi, letti e studiati a scuola tanto tempo fa, ma ben presto scordati o quasi. Eppure Dante ha posto il mitico Goffredo tra gli spiriti guerrieri e giusti del Paradiso, Torquato Tasso ne ha fatto il protagonista della Gerusalemme liberata e l’Unione Europea, precipitata nella fase più buia e drammatica della sua storia per la doppia emergenza, sanitaria ed economica, lo celebra nella sua capitale Bruxelles.

Goffredo di Buglione (1060-1100) duca della Bassa Lorena, è l’eroe della prima Crociata che conquista Gerusalemme strappandola ai musulmani. A cavallo, con l’armatura e il vessillo, si fa ammirare dall’alto di una statua equestre al centro della piazza Reale di Bruxelles, cuore dell’Unione Europea.

A dire il vero, anche il nostro Piemonte non si è dimenticato di lui. Lo scudo di Goffredo è in bella mostra in una vetrina della prestigiosa Armeria Reale di Torino, peccato che solo recentemente si è scoperto che quello scudo è in realtà una riproduzione ottocentesca. Ma poco cambia, Goffredo compare anche nel Castello della Manta, nei pressi di Saluzzo. Qui il primo marchese di Saluzzo Manfredo I viene ritratto da un anonimo pittore del Quattrocento con le sembianze del liberatore di Gerusalemme. E soprattutto è appena uscita una nuova biografia di Goffredo di Buglione dello storico medievista Sergio Ferdinandi, pubblicata da Graphe, che approfondisce le gesta e il profilo del condottiero crociato. Il primo re cristiano di Gerusalemme, discendente di Carlo Magno, il crociato che “inventò” l’Europa, l’uomo di cui oggi forse ci sarebbe bisogno per rimettere in piedi il Vecchio Continente. Un personaggio così importante da essere sepolto nella basilica del Santo Sepolcro la cui tomba fu rispettata perfino dal Saladino quando conquistò la Citta Santa nel 1187 anche se alcuni decenni dopo si persero le tracce del sarcofago. Goffredo divenne il primo sovrano del regno di Gerusalemme ma rifiutò il titolo di “Re”. Secondo la leggenda non volle portare la corona d’oro là dove Gesù era stato coronato di spine. Non fu re ma un Advocatus Sancti Sepulchri, un procuratore per gli affari mondani della chiesa del Santo Sepolcro. Figlio di famosi personaggi dell’epoca, Eustachio di Boulogne, protagonista della battaglia di Hastings, e Ida di Lorena, nipote di Matilde di Canossa. Riuscì a liberare la Città Santa e fu mitizzato dalla Chiesa che lo ha rappresentato come un modello di perfezione della cavalleria cristiana contribuendo ad alimentare il processo di mitizzazione. Mentre giullari e menestrelli diffondevano in tutta l’Europa i racconti della presa di Gerusalemme, i cavalieri più coraggiosi dell’esercito crociato venivano considerati degli eroi. Il condottiero più esaltato fu proprio Goffredo sul quale sono fiorite molte leggende e una serie di racconti popolari nei quali il guerriero cristiano appare come un santo. Sergio Ferdinandi svela che dietro la storia del condottiero c’è tanto altro, che va oltre il mito, dalle abili strategie militari che Goffredo di Buglione attuò per arrivare a Gerusalemme alle qualità di un uomo di raro spessore umano, di grande valore militare e di profonda fede. Dopo la morte la sua figura fu accostata a quella di altri santi guerrieri come San Michele e San Giorgio e al pari di questi, secondo la tradizione cristiana, uccise il male con la spada e la fede. Morì a soli 40 anni colpito da un misterioso morbo dopo aver gettato le basi territoriali di un Regno che sarebbe durato fino al 1291 con la conquista musulmana di San Giovanni d’Acri.

Filippo Re

Quaglieni su Fb contro il negazionismo delle foibe

Lunedì 18 gennaio alle ore 21, sul Canale Facebook del Centro “Pannunzio”, lo storico prof. Pier Franco Quaglieni parlerà  sui nuovi negazionisti e giustificazionisti delle foibe e sul tentativo in atto di delegittimare la ricorrenza del 10 febbraio “Giorno del Ricordo”.

“E’ in corso un attacco violento alla drammatica  realtà storica, che gronda di sangue ed è costellata di morti, delle foibe, in nome di interessi ideologici,  condannati dalla storia”.
Così il  centro Pannunzio che “insorge contro le mistificazioni di parte che offendono la verità e vogliono ricacciare indietro ad un clima da guerra civile” .

La memoria rende liberi. Omaggio a Liliana Segre per il Giorno della Memoria

 

Lunedì 18 Gennaio | 18.00 Nell’ambito del programma per il Giorno della Memoria 2021, il Centro studi Piero Gobetti con il Polo del 900 organizza il reading La memoria rende liberi. Omaggio a Liliana Segre a cura di Mariachiara Borsa e Pietro Polito.

“Un conto è guardare e un conto è vedere e io per troppi anni ho guardato senza voler vedere”. Un percorso di letture nell’autobiografia della senatrice a vita Liliana Segre, che nel 2020 ha compiuto 90 anni, a partire La memoria rende liberi. La vita spezzata di una bambina nella Shoah, a cura di Enrico Mentana, Rizzoli, Milano 2018.

“Nelle tante fasi della mia vita – scrive ancora Liliana – ho provato a ripensare alla ragazzina che sono stata, alla mia adolescenza nel campo. Ho rievocato quell’esperienza all’indomani della mia liberazione, durante il mio difficile ritorno alla normalità, alla luce del mio nuovo ruolo di moglie e madre, nell’ombra della depressione e nel momento in cui ho trovato il coraggio di venire allo scoperto”.

Il reading ripercorre le memorie di una testimone d’eccezione: superstite dell’Olocausto e attiva testimone della Shoah italiana: l’infanzia, il legame con papà Alberto, le persecuzioni razziali, il lager, la vita libera, l’identità ebraica, la depressione e gli affetti

 

Elisabetta Sgarbi alla guida dei Sacri Monti

Elisabetta Sgarbi è la nuova Presidente dell’Ente di Gestione dei Sacri Monti. La nomina è stata ratificata dal Presidente della Regione, Alberto Cirio, con un decreto che ha rinnovato anche i 13 componenti del Consiglio.

Le designazioni sono state condivise dai Comuni e dalle Diocesi locali di un comprensorio che abbraccia le province di Vco, Biella, Vercelli, Novara, Alessandria e Torino per la parte piemontese e le province di Como e Varese per la parte lombarda.

Dopo aver passato in rassegna i 17 curricula dei candidati che si erano presentati per la selezione, la scelta è ricaduta sulla dottoressa Sgarbi che si appresta ad avviare il nuovo ciclo di gestione dell’Ente.

Nel consiglio direttivo per il Sacro Monte di Crea ci sono Carlo Torretta, designato dai Comuni di Ponzano Monferrato e Serralunga di Crea e monsignor Francesco Mancinelli, designato dalla Diocesi di Casale Monferrato, per il Sacro Monte di Belmonte, Diego Bertotti, designato dai comuni di Cuorgnè, Pertusio, Pascorsano e Valperga e Gianluca Capello designato dalla Diocesi di Torino, per il Sacro Monte di Domodossola Antonio Maurizio De Paoli, designato dal Comune di Domodossola e Michele Botto Steglia, designato dall’Istituto di Carità – Rosminiani, per il Sacro Monte di Ghiffa, Angelo Negro, designato dalla Diocesi di Novara, per il Sacro Monte di Oropa, Roberto Bonati, designato dal Comune di Biella e Stefano Vaudano, designato dal Capitolo della Cattedrale di Santo Stefano e della Basilica della Beata Vergine di Oropa, per il Sacro Monte di Oropa Filippo Leone, designato dl Comune di Orta San Giulio ed Alfio Merlo, designato dalla Provincia Sant’Antonio dei Frati Minori e per il Sacro Monte di Varallo, Marco Torri, designato dal Comune di Varallo e Marco Battù designato dalla Diocesi di Novaa..

«Sono contenta – ha sottolineato l’assessore alla Cultura e Turismo, Vittoria Poggio – che questa istituzione così importante sia stata affidata nelle mani di una persona di grande cultura e spessore intellettuale che saprà portare vivacità e creatività attraverso nuovi percorsi di valorizzazione di questi tesori di cui il Piemonte e la Lombardia sono custodi».

«Accolgo con soddisfazione e compiacimento la nomina di Elisabetta Sgarbi alla guida dell’Ente di Gestione dei Sacri Monti, patrimonio dell’umanità riconosciuto dall’Unesco e condiviso tra Piemonte e Lombardia – ha aggiunto l’assessore all’Autonomia e Cultura di Regione Lombardia Stefano Bruno Galli -. Si tratta di una ricchezza molto importante nell’ambito dell’offerta culturale delle due regioni che, senza ombra di dubbio, Elisabetta Sgarbi, grande organizzatrice di cultura, saprà adeguatamente valorizzare».

Elisabetta Sgarbi è editrice, produttrice cinematografica, musicale e di eventi artistici. Dopo una laurea in farmacia, ha iniziato a lavorare nel mondo editoriale, dapprima presso lo «Studio Tesi», successivamente in Bompiani, dove è stata ufficio stampa, editor e poi direttore editoriale per oltre 25 anni. Nel 2000 ha ideato il Festival «La Milanesiana, Letteratura, Cinema e Scienza» che raccoglie attorno ai singoli temi personalità di spicco europee e mondiali del pensiero e dell’arte, di cui da 22 anni ne è Direttore artistico. Dal 1999 produce e dirige i suoi lavori cinematografici presentati ai più importanti Festival internazionali. Nel novembre 2015 ha fondato insieme a Umberto Eco, Mario Andreose, Eugenio Lio e altri autori e amici imprenditori, «La nave di Teseo», di cui è Direttore generale e editoriale. Tra i suoi molti lavori cinematografici, da ricordare «Non chiederci la parola. Il Gran Teatro Montano del Sacro Monte di Varallo», presentato al Festival del Cinema di Locarno.

Massimo Iaretti

Fondazione Crt recupera 135 beni storici

135 “gioielli” artistici e architettonici del Piemonte e della Valle d’Aosta potranno rinascere con i 2,4 milioni di euro di contributi assegnati da Fondazione CRT tramite il bando “Restauri Cantieri Diffusi”.

Obiettivo di questa progettualità è recuperare beni immobili e mobili – campanili, facciate, pavimentazioni, tele, statue, libri, arredi lignei – sottoposti a tutela, e promuovere la conoscenza e la piena fruizione dei luoghi da parte di fasce sempre più ampie di pubblico. Le risorse della Fondazione CRT renderanno possibile anche il restauro conservativo della facciata lato sud della Palazzina di Caccia di Stupinigi, dell’altare maggiore della Real Chiesa di San Lorenzo a Torino e della pavimentazione della Sala delle Grottesche del Castello della Manta nel Cuneese.

Saranno quindi aperti nei prossimi mesi 135 cantieriche coinvolgeranno oltre 250 imprese medio-piccole del territorio.

“La tutela del patrimonio storico, artistico e architettonico nel contesto paesaggistico e ambientale ha un ‘senso contemporaneo’, un legame identitario con la vita della comunità: per i mecenati del XXI secolo come le Fondazioni, salvare la memoria e la bellezza dei luoghi, in linea con i principi stessi della Costituzione, significa lavorare concretamente per il bene comune – afferma il Presidente della Fondazione CRT Giovanni Quaglia–. Il progetto ‘Restauri’ unisce al valore culturale anche quello economico-occupazionale, particolarmente significativo in questo momento di estrema difficoltà per il Paese, restituendo fiducia, speranza e una prospettiva di ripartenza: l’apertura dei cantieri per il recupero delle opere, infatti, creerà nuove opportunità di lavoro sul territorio funzionali alla ripresa, rafforzando la capacità di ‘resilienza’ dell’intera comunità”.

“Oggi più che mai, a causa delle limitazioni imposte dalla pandemia, si comprende cosa significa non poter fruire della bellezza del patrimonio artistico-culturale e l’importanza di tutelarlo nel tempo – dichiara il Segretario Generale della Fondazione CRT Massimo Lapucci –. Grazie anche ai meccanismi di detrazione e agevolazione fiscale dell’Art bonus, il contributo di Fondazione CRT per la rinascita della ‘grande bellezza’ diffusa a livello locale ma di rilevanza anche nazionale, attiva un doppio circolo virtuoso: ridà fiato a molte imprese nel nord Ovest e mette a disposizione del territorio ulteriori risorse – 730mila euro nell’ultimo anno – concretizzando il ruolo strategico della filantropia per garantire che l’arte sia, al tempo stesso, una ricchezza da valorizzare nel presente, ma anche un’eredità per il futuro”.

Salgono a oltre 2.700 i beni fatti rinascere da Fondazione CRT, nell’ambito di Restauri Cantieri Diffusi, con un investimento di oltre 45 milioni di euro.

Come si raccontano i musei in tempo di lockdown? La rivista di Palazzo Madama

Mai come in questo 2020 un’enorme mole di materiali è confluita sui canali digitali e sui social, diventati lo strumento principale del nuovo dialogo tra i musei e il loro pubblico.

Una rivista è senz’altro qualcosa di più tradizionale, ha tempi di preparazione, di lettura e di riflessione diversi. Inoltre, solitamente si rivolge a specialisti o addetti ai lavori.

Per raggiungere un pubblico più ampio, dal 22 dicembre 2020 la rivista di Palazzo Madama Palazzo Madama. Studi e notizie esce in versione digitalecon articoli in formato PDF scaricabili gratuitamente.

Nata nel 2010 ed edita da Silvana EditorialePalazzo Madama. Studi e notizie, giunta la suo quinto numero, si occupa di raccontare l’attività del museo nelle sue varie sfaccettature: lo studio e la ricerca, la gestione e la comunicazione, la conservazione e l’innovazione.

Il primo numero on line della rivista presenta contribuiti che spaziano dagli smalti en ronde-bosse, alla scultura lignea sudtirolese, alla maiolica rinascimentale, fino alla pittura napoletana. Oltre alle rubriche dedicate ai nuovi allestimenti, ai restauri e alla didattica, due importanti regesti costituiscono un bilancio dell’ultimo decennio di attività espositiva e di acquisizioni: un regesto delle mostre realizzate a Palazzo Madama o dallo staff di Palazzo Madama in altre sedi e un regesto delle acquisizioni, particolarmente sostanzioso grazie alle numerose donazioni ricevute.

Il lavoro editoriale è stato scaglionato in previsione di tre uscite on line programmate da dicembre a marzo.

Un ringraziamento speciale va ai partecipanti al Corso di Storia dell’Arte di Palazzo Madama, nelle edizioni 2016, 2017 e 2019,  il cui contributo è stato fondamentale per rendere possibile questa pubblicazione.

La rivista di Palazzo Madama si può scaricare dal sito del museo a questo link:

https://www.palazzomadamatorino.it/it/palazzo-madama-studi-e-notizie-0

 

La caduta. Dalla morte di Stalin al crollo del muro

RILETTI PER VOI / Un libro di Donatella Sasso racconta l’inesorabile dissolvimento del miraggio collettivo dell’Est europeo

Con “La caduta,19531989. Dalla morte di Stalin al crollo del muro”, pubblicato da Edizioni del Capricorno, Donatela Sasso conduce il lettore nel cuore dei processi storici che hanno prodotto l’agonia prima e poi la fine del mondo dell’Est europeo, rappresentato simbolicamente dall’abbattimento del muro di Berlino e dal dissolvimento dei regimi comunisti.

Un libro ben scritto che scava dentro le vicende sviluppatesi lungo un arco temporale di 35 anni alla ricerca delle radici di quel vero e proprio cataclisma che cambiò il volto del mondo, gli equilibri e i rapporti di forza tra i paesi, svelando il fallimento di un grande miraggio collettivo. Donatella Sasso, ricercatrice di storia contemporanea presso l’Istituto Gaetano Salvemini di Torino, giornalista e scrittrice esperta e attenta a quanto accade nella parte orientale dell’Europa, ripercorre le vicende essenziali avvenute al di qua e al di là della Cortina di Ferro, dalla morte di Stalin alle rivoluzioni soffocate di Ungheria e Cecoslovacchia, dal progressivo manifestarsi del dissenso nei paesi dell’Est al decisivo e inarrestabile emergere di Solidarność in Polonia, fino agli anni di Gorbačëv, della Glasnost’ e di Černobyl’. E poi, in rapida successione come in un effetto-domino, il crollo del Muro, la fine drammatica della dittatura di Ceausescu in Romania e il dissolversi della Jugoslavia costruita da Tito,evento da cui sarebbe nata una tragica guerra nel cuore dell’Europa, un conflitto le cui lacerazioni sono ancora perfettamente leggibili nella cronaca quotidiana, nella “terribile pace” che ne scaturì e nel caos della rotta balcanica dei migranti. Un ricco e importante corredo iconografico proveniente dagli archivi internazionali e finestre di approfondimento e spiegazione dei significati delle parole chiave,aiutano il lettore a conoscere questa parte essenziale della storia europea. Un lavoro prezioso poiché, come ha ancora recentemente sottolineato Eugenio Scalfari, le attese che quegli eventi generarono alla fine degli anni ’80 del secolo scorso sono state in gran parte disattese e il rischio che l’unione Europea si trasformi in un “sogno infranto” coincide proprio con il 1989, la data spartiacque del crollo del muro che riunì la Germania ma divise nuovamente il continente, tra Nord e Sud e non più tra Est e Ovest, creando un’ Europa a due velocità e a trazione tedesca, poco attenta se non addirittura indifferente agli interessi dei paesi mediterranei.Nel libro di Donatella Sasso, che delle vicende dei paesi dell’ex blocco orientale è attenta e scrupolosa interprete,la sequenza degli eventi si snoda in dieci capitoli,dimostrando come al crollo di una realtà nata nei primi anni successivi al secondo conflitto mondiale e cristallizzatasi durante il lungo periodo della Guerra Fredda, non si è arrivati per caso né in maniera improvvisa. “A trent’anni da quei giorni carichi di entusiasmo ed emozioni, possenti quanto contraddittorie” e “ nonostante i numerosi esiti drammatici e le attuali prospettive di regressione” la storica dell’Istituto Salvemini ci ricorda che “la caduta del Muro di Berlino fu un evento epocale, voluto e sostenuto da quanti, e furono tantissimi, dissentirono dai regimi dei loro paesi, pagando di persona con il carcere, l’esilio, l’emarginazione sociale”. E questo nessuno di noi può dimenticarlo.

Marco Travaglini

Fondazione Torino Musei, il bilancio nell’anno della pandemia

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I VISITATORI REALI E VIRTUALI   La cultura ha superato la dura prova imposta da questo 2020: è sempre stata presente e attiva con l’obiettivo di tenere vivi i musei e di stare vicino alle persone, ai ragazzi e alle famiglie, con la produzione di contenuti nuovi e interessanti. Quest’anno ci ha insegnato che possiamo raccontare i nostri musei, le collezioni, il lavoro dietro le quinte anche a distanza, che possiamo portare il museo a scuola.  

 

I visitatori registrati nel corso delle aperture del 2020 sono stati 66.633 alla GAM (di cui 34.847 alla mostra Helmut Newton), 37.604 biglietti al MAO (di cui 4.778 mostra Savage Landor e 1.301 mostra China goes Urban) e 92.201 sono stati i visitatori di Palazzo Madama (72.386 accessi totali alla mostra Andrea Mantegna inaugurata a fine 2019 e 5.753 alla mostra World Press Photo)per un totale di 196.438 biglietti staccati.  

Con soli 136 giorni di apertura al MAO137 giorni alla GAM e 148 giorni a Palazzo Madama, la contrazione dei visitatori dovuta a questo delicato anno 2020 rispetto al 2019 si attesta sul 68% 

 

La nuova condizione ha permesso di studiare e sperimentare nuove modalità di accesso al patrimonio, consolidando gli strumenti già attivi sui canali digitali. Ed è proprio il digitale che ha visto un sensibile aumento delle attività sui canali social dei tre musei che, nell’arco dei 12 mesi appena trascorsi, si sono rivelati strumenti indispensabili per dare continuità al lavoro svolto in presenza di GAM, MAO e Palazzo Madama e per mantenere la vicinanza con il proprio pubblico.  Grazie alla collaborazione dei direttori, dei curatori, dei conservatori e dei restauratori, che anche con i musei chiusi hanno proseguito “dietro le quinte” il lavoro di programmazione, conservazione e tutela delle opere, sono stati prodotti oltre 560 video di approfondimento sulle mostre e le collezioni, testimonianze dei restauri in corso, rientri o partenze delle opere in prestito, allestimenti e disallestimenti delle esposizioni; sono inoltre stati offerti visite guidate virtuali, incontri, conferenze e webinar in diretta web, con un’interessante partecipazione attiva di pubblico. Il contest online su Instagram in primavera #fotoimperfetteGAM ha ricevuto oltre 200 immagini, poi presentate in mostra in museo.

 

Il progetto più rilevante e innovativo è sicuramente il nuovo canale digitale In Onda, la piattaforma di Fondazione Torino Musei che propone contenuti didattici multimediali destinati alle scuole. In un contesto che impedisce alle classi di spostarsi dagli edifici scolastici, la Fondazione ha progettato uno strumento digitale che consente di realizzare le attività educative a distanza, oppure in presenza in classe, con il supporto degli esperti dei tre musei: una nuova modalità di fruizione, flessibile e tailor made, per offrire alle scuole un supporto didattico innovativo e di qualità.

I DATI DEL WEB E DEI CANALI SOCIAL 

Per tutti e quattro i siti internet di Fondazione Torino Musei nel 2020 la ricerca organica continua a essere la modalità più diffusa di generazione del traffico. Al 22 dicembre 2020 le visualizzazioni di pagina sono state 176.983 per il sito di Fondazione Torino Musei, 461.925 per la GAM, 219.593 per il MAO e 519.934 per Palazzo Madama. 

Per quanto riguarda i canali YouTube, la GAM ha raggiunto le 49.592 visualizzazioni, il MAO 30.182 e Palazzo Madama ha toccato quota 51.893.

La crescita media dei followers complessivi di Instagram per i 3 musei di Fondazione nel 2020 è stata del 63,33%: nello specifico 75% per la GAM, 49% per il MAO e 66% per Palazzo Madama, per un totale di 74.065 followers sui 3 canali (36.975 GAM, 14.960 MAO e 22.130 Palazzo Madama).
Nei dodici mesi appena trascorsi sono stati pubblicati 894 post sul profilo della GAM (+146% rispetto al 2019), 853 su quello del MAO (+137%) e 879 sulla pagina di Palazzo Madama (+128%).
Il totale dei like sulla pagina Facebook della GAM è di 42.297, con una crescita percentuale del 7,1% rispetto al 2019, 28.941 su quella del MAO, con una crescita del 15% rispetto al precedente anno, e di 24.466 per Palazzo Madama con una crescita del 28%.

Anche il canale Twitter della Fondazione Torino Musei ha visto una crescita del 4,2%, per un totale di 14.154 followers.

 

I PROGETTI DEL 2020

Fra gli appuntamenti più apprezzati dal pubblico i talk di “Autunno della fotografia” in rete con altre istituzioni quali Camera, Musei Reali, Museo Ettore Fico e la Venaria Reale e il seminario internazionale nell’ambito della mostra del MAO China goes Urban, organizzato dal Politecnico di Torino in collaborazione con Biennale Tecnologia, che ha visto la partecipazione di circa 1200 persone.

 

Anche il progetto MAO meets URBAN ART, a cura di Roberto Cortese, ha trovato una nuova collocazione online, con quattro serie di video – disponibili sul canale YouTube del museo – che hanno documentato la nascita e l’allestimento di altrettante opere di street art realizzate nell’arco di un mese e mezzo da Karim Cherif, Nice and the Fox, WASP Crew e Encs18.

 

Per facilitarne la consultazione, anche la rivista di Palazzo Madama Palazzo Madama. Studi e notizie giunta al suo quinto numero è stata realizzata in versione digitale, con articoli in formato PDF scaricabili gratuitamente per raccontare l’attività del museo nelle sue varie sfaccettature: lo studio e la ricerca, la gestione e la comunicazione, la conservazione e l’innovazione.

 

Grazie alla collaborazione con i musei di Fondazione Torino Musei, Artissima è riuscita a realizzare tre progetti espositivi, uno per ciascuna sede museale, dal titolo Stasi frenetica in tempi record. Questo ha consentito alla fiera di essere presente e attiva anche se in una veste insolita. Tante sono state le iniziative digitali di Artissima Unplugged, dalle mostre virtuali ai talk, per consentire al pubblico di approfondire la propria conoscenza dell’arte contemporanea.

 

Infine, anche a musei chiusi, si sono consolidati alcuni progetti e collaborazioni di rilievo: è stato siglato l’importante accordo con la scuola Madre Mazzarello e Slow food per il nuovo Liceo Linguistico Artistico ed Enogastronomico e con La Venaria Reale per la mostra Una infinita bellezza. Paesaggio e Ambiente in Italia dalla pittura romantica all’arte contemporanea, in programma dal 22 giugno alla Citroniera Juvarriana della Reggia con un nucleo significativo di opere dell’Ottocento della GAM.

 

In questi mesi la Fondazione Torino Musei ha lavorato per garantire un’interessante programmazione per il prossimo anno, ricca di proposte di esposizioni e attività, già a partire dal mese di marzo con due nuove mostre in GAM, Arte italiana dal 1920 al 1945. un viaggio nelle collezioni tra pubblico e privato, una collaborazione a scopo benefico con l’Istituto IRCCS di Candiolo e i Musei Reali, che ruota intorno alla collezione di Giuseppe Iannaccone, e Sul Principio di contraddizione, dedicata all’arte contemporanea, a cui seguiranno le proposte di Palazzo Madama con i Ritratti d’Oro e d’Argento e il Rinascimento europeo di Antoine de Lohny e del MAO con preziosi Kakemono 

 

Nel 2020 la Fondazione Torino Musei ha confermato con la GAM il suo ruolo e la sua attività nell’ambito dell’arte contemporanea partecipando e vincendo prestigiosi bandi.

La GAM accoglierà l’opera di Luca Bertolo, uno dei vincitori del bando Cantica 21 promosso dal MAECI (DGSP) e dal MiBACT (DGCC), un progetto di committenza pubblica per il sostegno e la promozione dell’arte contemporanea italiana. Le opere vincitrici saranno al centro di una mostra diffusa nel mondo grazie alla rete diplomatico-consolare e degli Istituti Italiani di Cultura all’estero.

 

Inoltre il progetto della Fondazione Torino Musei Alessandro Sciaraffa. Sinfonia è tra i vincitori della nona edizione del bando Italian Council 2020 promosso dalla DGCC – Direzione Generale Creatività Contemporanea del MIBACT: la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea arricchirà così la sua collezione con l’opera commissionata all’artista, promuovendola a livello internazionale attraverso un’esposizione alla Fondazione TSE Art Destination di Nur Sultan, una delle realtà più dinamiche nel panorama artistico contemporaneo del Kazakhstan.