Dopo essere partito dal capoluogo piemontese lo scorso 19 luglio, dopo un itinerario lungo le otto province piemontesi durato due settimane, dopo essere stato consegnato nelle mani di quasi un migliaio di sindaci, il Drapò del Piemonte, a conclusione del viaggio, torna a Torino per illuminare nuovamente la facciata di Palazzo Madama, in piazza Castello. Chi avesse perso l’illuminazione del Palazzo storico torinese con i colori della bandiera del Piemonte, lo scorso 19 luglio, potrà vederlo nella sera di sabato 31 luglio a partire dalle ore 22.
Il vero compleanno di Torino è quello sabaudo
La Sala Rossa del Consiglio Comunale di Torino ha approvato, ieri pomeriggio, una mozione proposta dalla consigliera Viviana Ferrero con la quale si impegna la Giunta a predisporre “tutte le azioni atte a designare la data del 30 gennaio del 9 a.C. quale data della fondazione di Torino”.
Il “Museo Diocesano” di Susa espone una quarantina di opere del poliedrico artista borgognone
Dal 10 luglio al 10 ottobre Susa (Torino)
Fu pittore, miniatore, ma anche maestro vetraio nonché autore di disegni per ricami. Artista quanto mai poliedrico e itinerante, a lungo attivo in Piemonte, Antoine de Lonhy viene documentato per la prima volta nel 1446 in Borgogna e la sua morte si colloca nel 1490 nel ducato di Savoia. Dall’identità sconosciuta, messa in luce solo in anni relativamente recenti, grazie a lavori di ricerca condotti in parallelo da vari studiosi, de Lonhy era in precedenza indicato con diversi nomi convenzionali: dal “Maestro delle Ore di Saluzzo”, da un manoscritto miniato oggi conservato alla “British Library”, al “Maestro della Trinità di Torino” , da uno dei suoi principali dipinti custodito a “Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica” di Torino. E proprio in stretta complementarietà fra “Palazzo Madama” ed il “Museo Diocesano” di Susa è stata concepita ed organizzata (con il sostegno della Compagnia di San Paolo, la sponsorizzazione tecnica della Società Reale Mutua di Assicurazioni e il contributo della Città di Susa) la mostra “Il Rinascimento europeo di Antoine de Lonhy”, ospitata nel Museo segusino dal 10 luglio al 10 ottobre e a “Palazzo Madama” dal prossimo 23 settembre al 9 gennaio 2022. Non casuale la scelta della sede valsusina, ma motivata dal legame particolarmente stretto che l’artista di origine e formazione borgognona (a contatto soprattutto con la pittura fiamminga di Jan Van Eyck e di Rogier van der Weyden) ebbe con la Valle di Susa. L’unico documento savoiardo attualmente noto del pittore lo dice infatti residente nel 1462 ad Avigliana. Per non dire delle molteplici testimonianze dell’attività di de Lonhy legate alla Valle (come un frammentario polittico della “Sabauda” di Torino proveniente dalla frazione Battagliotti di Avigliana e presente in mostra così come gli affreschi dell’abbazia della Novalesa) o della sua bottega con tanto di stretti seguaci, di cui si conserva il polittico oggi presso la Parrocchiale della Novalesa e un ciclo di affreschi che orna la cappella della Madonna delle Grazie a Foresto (Bussoleno).
Curata da Vittorio Natale, l’esposizione al “Museo Diocesano” è incentrata su una quarantina di opere, alcune delle quali mai esposte al pubblico, provenienti da diverse collezioni pubbliche e private che, da una parte, focalizzano lo stretto legame di de Lonhy con la Valle di Susa e la Valle d’Aosta – dove nella collegiata di Sant’Orso del capoluogo si conservava un grandioso polittico scolpito, progettato e dipinto da Antoine per il priore Georges de Challant – mentre dall’altra evidenziano l’influenza esercitata da Antoine de Lonhy (attivo in Borgogna, a Tolosa e a Barcellona, prima di approdare nel ducato sabaudo) su altri artisti, fra cui pittori suoi seguaci o collaboratori e, soprattutto, scultori e plasticatori. Ecco il perché dell’articolazione della mostra in cinque sezioni che conducono il visitatore in un percorso di alto interesse storico-culturale che si avvia con le “aperture europee della Valle di Susa” e il suo naturale scambio con i territori oltralpini (documentato, fra le varie opere, da una rara “Madonna” allattante in pietra calcarea di un artista borgognone databile intorno al 1430) per proseguire con la narrazione dei “legami fra de Lonhy e la Valle d’Aosta”, rappresentati in particolare – ma non solo – dai numerosi elementi dipinti e scolpiti che componevano il grandioso “altare” della Collegiata di Sant’Orso ad Aosta, oggi dispersi in varie sedi.
A seguire, le testimonianze del concreto influsso esercitato da de Lonhy scultore (con quel suo particolare modo di “panneggiare, soffice e voluminoso”) su artisti sabaudi come il cosiddetto “Maestro del Compianto di Chivasso” o nord-europei come il “Maestro della Madonna delle nevi” e, in genere, su alcuni grandi pittori del Ducato di Savoia: da Martino Spanzotti (suggestiva la serie dei quattro elementi di predella, prestati da un importante istituto bancario svizzero e presentati in mostra per la prima volta al pubblico) all’astigiano Gandolfino da Roreto, rappresentato da opere giovanili come una “Annunciata”, parte di uno sportello di altare proveniente da Genova e una “Maddalena” di collezione privata. A chiudere il percorso espositivo il privilegiato rapporto dell’artista con la Valle di Susa: dai frammenti di intonaco affrescato (recuperati in scavi archeologici) eseguiti per Giorgio Provana e provenienti dal Museo della Novalesa, alla “Pala di Sant’Agostino”, prestata da un generoso colleziosta privato. Certo è che alla fine del Quattrocento Antoine de Lonhy con la sua bottega doveva aver segnato profondamente la Valle, come testimoniano ancora un affresco staccato con la “Pietà” appartenente a Palazzo Madama, di cui si discute il riferimento ad Antoine o a uno stretto seguace, ma anche opere di artisti ancora anonimi, come l’autore di un “Breviario” miniato proveniente dalla Sacra di San Michele della Chiusa appartenente alla Biblioteca Nazionale di Torino.
Gianni Milani
“Il Rinascimento europeo di Antoine de Lonhy”
Museo Diocesano, via Mazzini 1, Susa (Torino); te. 0122/622640 o www.centroculturalediocesano.it
Fino al 10 ottobre
Orari: dal mart. al sab. 10/12,30 – 14,30/18: dom. e lun. solo pomeriggio
Quante sorprese al rinato Castello di Racconigi, residenza estiva dei Savoia.
Al via dal 25 luglio fino alla fine di ottobre 2021 gli itinerari, i primi appuntamenti sono dedicati agli scorci del Lago Maggiore, l’arte sacra in Valle di Viù e la Valle di Susa dal Medioevo al Novecento
Ai nastri di partenza la nuova edizione di Grand Tour, il progetto di Abbonamento Musei che, giunta alla sua 13° edizione, quest’estate propone sedici itinerari in bus in Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia.
I primi appuntamenti. Si parte domenica 25 luglio con Scorci del Lago Maggiore: una giornata a Verbania, che ha già registrato il tutto esaurito, per scoprire nel settecentesco palazzo Viani-Dugnani il rinnovato Museo del Paesaggio. Il tour prosegue con una passeggiata lungo il viale delle magnolie dove si incontra Villa Giulia, costruita da Branca, inventore del famoso liquore. Il 1° agosto, la domenica successiva, è il momento di scoprire l’Arte sacra in Valle di Viù: la prima tappa sarà ad Usseglio, con il suo Museo Civico Alpino, mentre a Lemie ci si soffermerà sulla Confraternita, in prossimità della chiesa di San Michele Arcangelo, che offre una bellissima veduta sulla valle e un prezioso Oratorio con un ciclo di affreschi del ‘500. A Viù è prevista una visita al museo di Arte Sacra, con la preziosa cappella del SS. Nome di Gesù, tra reliquiari, messali settecenteschi e apparati d’altare. L’8 agosto, con l’itinerario In Valle di Susa, dal Medioevo al Novecento, si visiterà la Pinacoteca dedicata al pittore Giuseppe Augusto Levis, ospitata nelle sale dello storico palazzo di famiglia e recentemente riallestita. Il tour prosegue a Susa, dove i visitatori saranno immersi in un’originale visita al castello sulle tracce della contessa Adelaide, per conoscere la storia del palazzo dalle sue origini romane fino ai giorni nostri. Si conclude la giornata tra le preziose collezioni del Museo Diocesano, che ospita la mostra Il rinascimento europeo di Antoine de Lonhy.
Le altre proposte. In Valle d’Aosta sono previste tre visite ai castelli, in particolare a quelli di Verrès e Fénis, per gli interventi dell’architetto e studioso Alfredo d’Andrade, una giornata tra le vestigia romane e la vasta area megalitica di Aosta e il Castello di Aymavilles oggetto di un complesso restauro in fase di conclusione.
Nel torinese si potrà visitare il Castello Cavour a Santena con il parco, recentemente riaperto dopo un lungo restauro e ancora, per gli amanti dell’arte visiva, un focus è dedicato alla pittura divisionista di Pellizza da Volpedo, tra Volpedo e Tortona.
Gli itinerari biellesi sono dedicati ai personaggi che hanno reso famosa questa zona del Piemonte, come Eugenia Menabrea, che contribuì a rafforzare il nome all’omonima birra, la famiglia Zegna, con la produzione di lane pregiate raccontata da Casa Zegna, Quintino Sella e il suo amore per l’arte, custodito dalle collezioni del Museo del Territorio Biellese.
Spazio anche alla provincia Granda, con un tour tra Cuneo e il Castello di Rocca de’ Baldi, sulle tracce di Papa Pio VII, e il Castello Grinzane Cavour con il nuovissimo Museo in vigna, un originale percorso tra i filari della vigna del Conte.
Gli appuntamenti del Grand Tour, diventati ormai una tradizione nell’estate piemontese e non solo, si uniscono all’ultimo progetto di Abbonamento Musei L’arte con chi ne fa parte, che dallo scorso maggio mette al centro delle visite i personaggi più rappresentativi dei vari musei aderenti: imprenditori, nobildonne, architetti e artisti che hanno contribuito alla creazione o all’ampliamento dei musei che si visiteranno, diventano così lo spunto per visite guidate alle collezioni o alle dimore storiche che li ospitano. Per approfondire la storia di alcuni dei personaggi incontrati nei percorsi sono già disponibili dieci podcast della serie L’arte con chi ne fa parte, scaricabili gratuitamente dalle principali piattaforme.
Le prenotazioni ai percorsi sono possibili tramite il sito www.lineaverdeviaggi.it
Per l’adesione non è richiesto alcun pass vaccinale; in ottemperanza alle regole anti-Covid, i posti sul bus sono limitati.
Le tariffe di partecipazione prevedono una riduzione per gli abbonati. Chi ha ancora un voucher del 2020 di Linea Verde potrà usarlo per le nuove gite del programma. Per informazioni: www.abbonamentomusei.it
Abbonamento Musei è la carta all you can visit che dà libero accesso all’offerta culturale di un’intera regione, ogni volta che lo si desidera, 365 giorni l’anno: un’iniziativa unica in Italia, con oltre 450 realtà, fra musei, residenze reali, castelli, giardini e fortezze diffuse sul territorio a beneficio degli abbonati, veri e propri ambasciatori del cultural lifestyle, che mette al centro la cultura e la socialità che la cultura porta con sé.
Nato a Torino e in Piemonte nel 1995 e curato dall’Associazione omonima, in più di vent’anni Abbonamento Musei ha raggiunto un grandissimo successo commerciale e di popolarità, coinvolgendo più di 300mila abbonati: il numero degli ingressi l’anno, che nel 2019 ha superato (complessivamente) quota 1.000.000, racconta più di ogni altro dato l’efficacia e la funzione sociale del progetto.
Dal 2015 Abbonamento Musei ha ampliato il suo circuito, arrivando prima in Lombardia e nel 2019 in Valle d’Aosta. La tessera è considerata dagli utenti e dagli addetti ai lavori lo strumento migliore per accedere ai circuiti museali e stimolare l’esplorazione del territorio con gite fuori porta e visite, per vivere a 360° un’intera regione.
Nel 2020, convinta dell’importanza di costituire un tramite tra pubblico ed enti museali anche durante l’emergenza sanitaria, l’associazione ha dato vita al progetto AMplify, l’informazione di Abbonamento Musei nato per conoscere da vicino le istituzioni culturali tra novità, consigli utili e cose belle. Un canale di informazione tramite il sito, la newsletter e i social, con novità, approfondimenti, collaborazioni, notizie inedite: un racconto vivace e periodico a favore degli abbonati e, insieme, di tutte le persone che hanno voglia di informarsi e scoprire il mondo delle istituzioni culturali e delle loro proposte.
Dopo la conclusione dell’importante intervento di rifunzionalizzazione della Fontana dei Tritoni nel Giardino di Levante, del restauro conservativo del muro di cinta con i bastioni e del Teatro Romano, inaugurati lo scorso 15 luglio, i Musei Reali sono pronti ad accogliere torinesi e turisti con un ricco calendario di eventi.
Si parte giovedì 22 luglio, dalle 19,30 alle 23,30 (ultimo ingresso 22,30), con la visita speciale Archaelogica. Esplorazioni Notturne tra le antichità dei Musei Reali, uno straordinario viaggio nel Museo di Antichità e nel Teatro Romano alla scoperta dell’archeologia di Torino alla tariffa speciale di 2 euro. Negli stessi orari sarà possibile passare una piacevole serata nella splendida atmosfera dei Giardini Reali, usufruendo dei servizi del Caffè Reale.
Apertura straordinaria serale anche venerdì 23 luglio: dalle 19 alle 23 sarà possibile visitare la mostra Cipro. Crocevia delle civiltà e alle ore 21 partecipare al concerto Something Old! Something New? eseguito da Bongcloud Jazz Quartet, il secondo della serie Torino. Crocevia di sonorità. Realizzato in collaborazione con il Conservatorio Statale di Musica “Giuseppe Verdi” di Torino, a cura della prof.ssa Valeria De Bernardi, il ciclo di concerti condurrà il pubblico ogni venerdì attraverso un viaggio musicale dalle sonorità del Mediterraneo al jazz americano, sulle tracce di Palma di Cesnola, scopritore delle antichità cipriote e primo direttore del Metropolitan Museum of Art di New York. Il costo della visita guidata serale è di € 20 con concerto gratuito. In caso di maltempo l’evento si svolgerà nel Salone delle Guardie Svizzere di Palazzo Reale. Info e prenotazioni: info.torino@coopculture.it.
Attività nei Giardini
Nella rigenerante atmosfera dei Giardini Reali, venerdì 23 luglio dalle 17 alle 19 si terrà il terzo appuntamento della rassegna Chiamata alle arti. Conversazioni in giardino sui piaceri della cultura. L’iniziativa, promossa dall’Archivio di Stato di Torino e dai Musei Reali, vedrà dialogare in questa occasione Chiara Devoti, direttrice della Scuola di Specializzazione in “Beni Architettonici e del Paesaggio” del Politecnico di Torino con il direttore dell’Archivio di Stato Stefano Benedetto e il curatore architetto dei Musei Reali Filippo Masino.
Sempre venerdì 23 luglio alle ore 17, nei Giardini Reali, le famiglie potranno partecipare all’iniziativa Quante mosse per un cavallo? Grandi a bambini saranno coinvolti nella realizzazione di un cavallino in argilla, sul modello dei reperti ritrovati a Cipro. L’attività comprende anche una breve visita alle sale della mostra Cipro. Crocevia delle civiltà, per conoscere da vicino i modelli antichi dei nostri cavallini.
Costo: € 5 a partecipante. Informazioni e prenotazioni: mr-to.edu@beniculturali.it. Prenotazione obbligatoria fino ad esaurimento dei posti disponibili. In caso di maltempo l’attività sarà svolta in Museo.
Visite speciali
Sabato 24 alle ore 11 e domenica 25 luglio alle ore 15,30 le guide di CoopCulture condurranno il pubblico alla scoperta della mostra Cipro. Crocevia delle civiltà. Un percorso emozionante alla scoperta del fascino millenario dell’isola, raccontato attraverso le collezioni del Museo di Antichità, che costituiscono un nucleo pressoché unico nel panorama dei grandi musei europei, arricchito da prestiti provenienti da illustri istituzioni straniere tra cui il British Museum di Londra e il Metropolitan Museum of Art di New York. Costo dell’attività € 7 oltre al biglietto di ingresso ridotto in mostra. Biglietti online su www.coopculture.it – mail info.torino@coopculture.it.
Sabato 24 alle ore 15,30 e domenica 25 luglio alle 11 le guide di CoopCulture condurranno inoltre la visita Benvenuto a Palazzo lungo le sale di rappresentanza del primo piano di Palazzo Reale e dell’Armeria, un percorso per scoprire o riscoprire la storia e la magnificenza della prima reggia d’Italia. Il costo della visita è di € 7 oltre al biglietto di ingresso ridotto ai Musei Reali (€ 13 ordinario, € 2 da 18 a 25 anni, gratuito under 18). Biglietti online su www.coopculture.it – mail info.torino@coopculture.it
Le mostre in corso
Il fascino millenario di Cipro, cuore del Mediterraneo e ponte tra Oriente e Occidente, è protagonista della mostra internazionale Cipro. Crocevia delle civiltà, che si terrà fino al 9 gennaio 2022 nelle Sale Chiablese, realizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino e curata da Luca Bombardieri, docente di Archeologia cipriota, ed Elisa Panero, curatrice delle collezioni archeologiche dei Musei Reali. Si tratta di un’occasione unica per lasciarsi conquistare da una delle isole mediterranee più misteriose, il cui incanto è a tutt’oggi immutato: mitica culla di Afrodite, che nasce dalla spuma del mare cipriota, l’isola è crocevia di scambi commerciali e approdo di culture differenti in cui si forma la moderna concezione del mondo mediterraneo. La mostra è aperta dal martedì alla domenica dalle 10 alle 19 (ultimo ingresso ore 18). I biglietti possono essere acquistati su www.museireali.beniculturali.it o su www.coopculture.it.
Allestita nello Spazio Scoperte al secondo piano della Galleria Sabauda, fino al 7 novembre il pubblico può ammirare la mostra dossier Come parla un ritratto. Dipinti poco noti delle collezioni reali. L’esposizione presenta opere poco note della Pinacoteca e di Palazzo Reale che permettono di seguire l’evoluzione della ritrattistica di corte dal tardo Cinquecento alla metà del Settecento. Alcuni dipinti sono esposti per la prima volta dopo interventi conservativi eseguiti dalle restauratrici dei Musei Reali. Studi e ricerche sono stati condotti in collaborazione con il Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Torino. La visita alla mostra è compresa nel biglietto di ingresso dei Musei Reali.
Nel Medagliere Reale è prorogato fino al 5 settembre il percorso Il Volto delle Donne. L’altra faccia della storia. Nato da un progetto di ricerca avviato nel 2019 con il sostegno di Soroptimist Torino, questa prima tappa della ricerca mira a studiare il ruolo dei personaggi femminili attraverso la lente delle collezioni numismatiche dei Musei Reali. Si propone quindi di ritrovare e rinnovare nella memoria del pubblico l’immagine di una selezione di figure femminili, talora donne importanti nella storia antica e moderna, più spesso emblema di come la figura della donna, pur frequentemente esaltata e immortalata, sia stata molte volte un semplice simbolo ideale e immateriale che travalica la donna reale.
Il percorso è fruibile anche online sul sito dei Musei Reali: un percorso virtuale per conoscere alcune figure femminili che hanno contribuito a fare la Storia http://www.museireali.beniculturali.it
La Biblioteca Reale
La Biblioteca Reale estende l’orario di visita ed è aperta al pubblico dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18, il sabato dalle 9 alle 13. Le consultazioni dovranno essere prenotate con almeno 24 ore di anticipo scrivendo all’indirizzo mr-to.bibliotecareale@beniculturali.it, indicando tutte le informazioni disponibili per la richiesta. Per conoscere le modalità di accesso e registrazione consultare la pagina www.museireali.beniculturali.it/events/biblioteca-reale-riapertura/.
Caffè Reale
Nella suggestiva Corte d’Onore di Palazzo Reale è possibile rigenerarsi con una pausa al Caffè Reale Torino, ospitato in una ambientazione unica ed elegante, impreziosita da suppellettili in porcellana e argento provenienti dalle collezioni sabaude. Informazioni e prenotazioni al numero 335 8140537 o via e-mail all’indirizzo segreteria@ilcatering.net.
Completato il restauro conservativo del muro di cinta, dei bastioni e del Teatro Romano
Dopo una lunga attesa durata oltre cinque anni, i Giardini Reali – cuore verde che abbraccia come una corolla il complesso dei Musei Reali di Torino – riaprono nella loro interezza per tornare ad essere patrimonio dei cittadini e di tutti gli amanti di garden art d’autore. Con l’importante lavoro di restauro e rifunzionalizzazione della Fontana delle Nereidi e dei Tritoni nel Giardino di Levante, del muro di cinta dell’antica fortificazione e dei Bastioni si completa così la restituzione di uno dei luoghi più suggestivi della città e di grande importanza per il suo alto valore storico ed artistico. Da oggi si potranno di nuovo percorrere gli eleganti viali geometrici che rivelano meraviglie botaniche, giochi prospettici e sculture, naturale proseguimento del percorso di visita che dalle sale di Palazzo Reale e della Galleria Sabauda fluisce verso l’esterno, ampliando ancor di più un’offerta culturale da vivere sia dentro che fuori. L’inaugurazione dei rinnovati sette ettari esterni sarà anche l’occasione per presentare al pubblico il recupero dell’area archeologica del Teatro di Augusta Taurinorum, che insieme alla Porta Palatina è il più importante monumento romano conservato in città. Dopo due anni di complesso restauro, il Teatro verrà consegnato ufficialmente dal Segretariato Regionale per il Piemonte del Ministero ai Musei Reali, che si prenderanno cura della sua apertura al pubblico.
I Giardini Reali, un’area verde urbana unica
Il grande intervento conservativo è l’ultimo tassello del progetto che nel 2020 ha riportato al suo antico splendore il Giardino Ducale e il Boschetto, nella porzione più storica dei Giardini Reali disegnati da André le Nôtre, architetto paesaggista di fiducia di Luigi XIV e già progettista dei giardini di Versailles, per mostrare all’Europa la ricchezza e il potere della Casa dei Savoia. I Giardini Reali costituiscono un’area verde urbana unica per valore monumentale e ambientale, si sviluppano nella porzione tuttora racchiusa dai Bastioni, su una superficie complessiva di circa sette ettari. Il primo impianto risale all’epoca di Emanuele Filiberto di Savoia (1528-1580). Il percorso comprende il Giardino Ducale, a nord del Palazzo Reale, il Giardino di Levante, risultante dell’ampliamento voluto da Carlo Emanuele II (1634-1675) e il Boschetto, nel settore nord-est.
Il muro di cinta dell’antica fortificazione e i Bastioni
Grazie ad uno specifico accordo di collaborazione con il Comune di Torino, i Musei Reali hanno avviato nel 2016 una vasta azione di recupero e valorizzazione del tratto più antico delle mura di fortificazione che si sviluppano all’interno dei Giardini Reali. Esteso su circa un chilometro e impreziosito dai due padiglioni settecenteschi detti Bastion Verde e Bastione di San Maurizio, è uno dei pochi elementi conservati fino ad oggi, che testimoniano la storica cinta muraria e il processo di stratificazione avvenuto nel tempo. Realizzato nella prima metà del Cinquecento sotto la dominazione francese, venne infatti riplasmato a più riprese durante i due secoli successivi nella città diventata capitale del Ducato ed è ritratto nel famoso dipinto di Bernardo Bellotto custodito nella Galleria Sabauda.
Con l’obiettivo di restituire alla Città una presenza ormai cancellata dal degrado e dall’abbandono, l’antica opera muraria a scarpa è stata ripulita dalla vegetazione infestante e dai vecchi impianti e consolidata con l’eliminazione delle radici che erano cresciute tra le brecce dei mattoni; infine sono stati esplorati i condotti idraulici costruiti tra Cinque e Ottocento per il drenaggio dei giardini e il funzionamento delle fontane.
Il pubblico si potrà nuovamente affacciare dall’alto delle mura godendo di un panorama mozzafiato sull’imponente struttura architettonica. Ma la vera novità sarà la riapertura della celebre rampa elicoidale che collega il Giardino Ducale con i giardini bassi, un tempo utilizzato per il trasporto dei vasi di agrumi e altre essenze fino alle Serre Reali in Corso Regina Margherita: un monumento ritrovato che permetterà un emozionante percorso in spazi mai aperti prima d’ora ai visitatori.
La Fontana delle Nereidi e dei Tritoni nel Giardino di Levante
Con il restauro della Fontana delle Nereidi e dei Tritoni, capolavoro di Simone Martinez, nipote di Filippo Juvarra, si è conclusa anche la valorizzazione del Giardino di Levante, dove si concentrano le essenze più antiche del parco. Grazie al sostegno della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino e a un contributo di 270 mila euro del Ministero della cultura, è stato possibile ripristinare l’antico miroir che vede al centro il gruppo scultoreo in marmo bianco, realizzato secondo il gusto barocco, raffigurante una ninfa circondata da tritoni e creature acquatiche che si ergono dal bacino d’acqua. A completamento dell’intervento, sarà infine realizzato anche un impianto di illuminazione della fontana e dei viali circostanti, per consentire l’organizzazione di eventi aperti alla città.
Il Teatro Romano
Fulcro della vita sociale di Augusta Taurinorum, ritornato alla luce soltanto nel 1899 durante i lavori per l’ampliamento della Manica Lunga di Palazzo Reale, il Teatro Romano occupava un intero isolato a ridosso dell’angolo nordorientale della cinta muraria. Demolito in età tardoimperiale per ricavarne materiale da costruzione per gli edifici vicini e sotterrato dalle sue stesse macerie, è oggi uno dei simboli dell’origine della Città, negli ultimi 120 anni oggetto di scavi archeologici, lavori e ricerche da parte della Soprintendenza, che hanno fornito importanti dati sulla Torino antica.
I resti della cavea semicircolare, del portico di retroscena e delle mura sono stati interessati da una serie di interventi di manutenzione, liberazione da sovrastrutture, verifiche archeologiche, restauro e allestimento scenografico che hanno consentito di recuperare le spazialità originarie e la leggibilità dell’architettura dell’antico monumento.
Il nuovo percorso di visita, grazie a scelte di design degli elementi allestitivi e a una nuova illuminazione comunicativa dei caratteri architettonici, consentirà ai visitatori di ripercorrere i camminamenti e di meglio comprendere le parti dell’edificio, sia durante la visita in sito, sia nella visione serale dalle strade limitrofe.
Il Teatro è stato inoltre preparato al futuro utilizzo per spettacoli ed eventi culturali, grazie alla dotazione impiantistica appropriata e ad un pavimento tecnico facilmente montabile nelle stagioni di attività, a basso impatto conservativo e rispettoso delle testimonianze antiche.
Per sostenere la cura e la manutenzione costante dell’immenso patrimonio dei Giardini, i Musei Reali hanno scelto di lanciare una campagna di tesseramento solidale con quattro tipologie di sottoscrizioni di valore e benefit crescenti, che daranno accesso a riduzioni esclusive e vantaggi speciali.
“Oggi finalmente, grazie al complesso intervento appena concluso, abbiamo raggiunto l’obiettivo di restituire alla città uno dei suoi luoghi simbolo – dichiara Enrica Pagella, direttrice dei Musei Reali di Torino -. Questo rappresenta un ulteriore arricchimento dell’offerta dei Musei Reali al proprio pubblico. L’attenzione per la radice storica di questo grande spazio esterno è andata di pari passo con la cura per tutti gli aspetti legati all’accessibilità e al comfort, nella convinzione che i Giardini del Palazzo Reale con le loro sculture e il Teatro Romano costituiscano un naturale prolungamento dello spazio museale e una impareggiabile risorsa di benessere per la vita dei cittadini, in un paesaggio antico e moderno insieme, all’incontro tra natura e cultura.”
Musei Reali, Galleria Sabauda – Spazio Scoperte, dall’8 luglio al 7 novembre 2021
Dall’8 luglio al 7 novembre i ritratti tornano protagonisti ai Musei Reali di Torino con la mostra Come parla un ritratto. Dipinti poco noti dalle collezioni reali, ospitata nello Spazio Scoperte della Galleria Sabauda. Nata nell’ambito di un progetto didattico-formativo avviato nel 2018 con il Dipartimento Studi Storici dell’Università degli Studi di Torino, l’esposizione si concentra sui temi della ritrattistica e sulla vivacità della cultura figurativa presso la corte sabauda. Tra ripresa di modelli internazionali – da Tiziano a Clouet, da Van Dyck a Meytens – suggestioni e reinterpretazioni locali, la mostra propone una serie di ipotesi che meritano nuovi approfondimenti, sia sul piano iconografico che attributivo.
Articolata in quattro sezioni tematiche che sottolineano i diversi aspetti della ritrattistica sabauda ed europea (“L’immagine del potere”, “La corte femminile”, “Legami di famiglia. L’infanzia” e “Alleanze internazionali”), l’esposizione ripercorre tre secoli di storia, illustrando le strategie diplomatiche elaborate dalle corti, il valore dei ritratti femminili come omaggio al potere, le “istantanee” familiari inviate a corte per possibili alleanze matrimoniali e le immagini dei bambini, simbolo di una fanciullezza messa in mostra e nello stesso tempo negata.
La sequenza dei ritratti presi in esame mette in evidenza il ruolo che essi hanno svolto nella rappresentazione solenne e celebrativa del potere politico e militare, nella descrizione della ricchezza e del prestigio dei soggetti effigiati, ma anche l’illustrazione degli affetti, della fisicità e della sfera psicologica dei personaggi immortalati. Molti sono, infatti, gli elementi che guidano nella lettura di un’immagine: lo sguardo e l’espressione del volto permettono di vedere oltre le apparenze per catturare la personalità di coloro che sono raffigurati, portandone alla luce emozioni e inclinazioni, al di là della loro identità a volte ignota. Alla definizione della rappresentazione contribuiscono anche la posa, i gesti delle mani, lo spazio circostante, aspetti che di frequente rispondono a regole sociali rigidamente codificate. Un ruolo fondamentale è poi svolto dalle iscrizioni, dagli elementi araldici, dagli abiti e dai gioielli spesso carichi di significati simbolici. Gli ornamenti e le onorificenze che i personaggi indossano con orgoglio attestano il loro status sociale, il potere e la ricchezza raggiunti. Spesso nella composizione sono inseriti anche elementi che alludono alla funzione del ritratto e al suo significato, come alcuni animali evocativi delle virtù delle persone ritratte, indizi che non sempre si è in grado di interpretare. I ritratti, funzionali al cerimoniale degli antichi palazzi di corte e alla storia dinastica, possono recare alcune insidie, come manipolazioni subite nel corso del tempo con false iscrizioni per aggiornamenti iconografici, modifiche delle dimensioni o inserimenti in cornici successive o ancora problemi attributivi quasi insormontabili, di fronte alla rarità di opere documentate con le quali proporre confronti.
Questo tema così complesso e affascinante è stato affrontato da un gruppo di 40 studenti del Corso di Laurea magistrale in Storia dell’Arte, in dialogo con docenti, studiosi, conservatori e restauratori. L’obiettivo è stato quello di avvicinare gli studenti alle esigenze della conservazione, della ricerca e della valorizzazione, grazie alla messa in campo delle differenti competenze delle due importanti istituzioni culturali.
La mostra è visitabile dal martedì alla domenica dalle 9 alle 19 con il biglietto ordinario dei Musei Reali.
“La via selvatica” con Franco Cardini
Un progetto curato da Matteo Caccia e organizzato dalla Famiglia Ceretto
Lunedì 12 luglio 2021 sul sito www.ceretto.com
Franco Cardini, Storico
Il territorio e la sua storia
Alba, 9 luglio 2021 – Proseguono le conversazioni de “La via selvatica”: lunedì 12 luglio, sul sito www.ceretto.com, sarà possibile vedere ed ascoltare lo storico Franco Cardini in dialogo con Matteo Caccia.
Il progetto, curato da Matteo Caccia e proposto dalla Famiglia Ceretto, si compone di 12 dialoghi che fanno emergere le esperienze profonde dei protagonisti. È un percorso lungo un anno che indaga la natura selvatica e autentica, le sue regole immutabili, la sua ostinata capacità di ripetersi, la sua ricerca di un’armonia smarrita, di un equilibrio virtuoso in cui l’uomo sia capace di interagire con rispetto nella consapevolezza che la vera protagonista è la natura.
“Il prof Franco Cardini incrocia la sua strada con ‘La Via selvatica’ regalandoci una micro lezione di storia utile ad addomesticare la nostra memoria del passato, così da guardare al futuro con maggiore nitidezza” Matteo Caccia introduce così lo storico Franco Cardini, il protagonista della conversazione dal titolo “Il territorio e la sua storia”.
“Lo storico è un mestiere: si fa lo storico come si fa l’industriale, il farmacista, l’operaio. E in tutti i mestieri, le professioni, ci sono gli specialisti e i non specialisti. Gli specialisti sono rari a molti livelli, però una comune conoscenza almeno dei metodi fondamentali e dei princìpi fondamentali di un’arte o di una scienza, fa sì che qualcuno venga considerato specialista e qualcun altro no. Naturalmente tra gli specialisti ci sono quelli eccelsi, quelli buoni, quelli mediocri, quelli che avrebbero fatto bene a fare un altro mestiere, questo va da sé. I non specialisti invece si pongono davanti alla storia in una maniera che a me sembra molto buffa, molto divertente. Anche se qualche volta non ci sono in Italia dei non specialisti della storia che siano convinti che il non essere specialisti crea una differenza qualitativa. In altri termini, se io faccio l’ebanista o il pittore di paesaggi o l’allevatore di mucche australiane, se sono tale sono tale, se non sono tale non mi fingo e non mi improvviso tale. Per gli italiani il discorso è diverso e questo direi vale per la storia e ora vale anche abbastanza per la poesia o per la filosofia per tutte le arti o le scienze che un tempo si chiamavano di tipo umanistico e che oggi si preferiscono chiamare «umane», più che altro. In altri termini, è difficilissimo convincere un non specialista che ha letto tre libri sulla seconda guerra mondiale che le cose non sono andate esattamente come pensa lui.” Racconta Franco Cardini
Franco Cardini, fiorentino classe 1940, è storico medievista esperto soprattutto di storia delle Crociate e dei rapporti tra Europa cristiana e Islam. Dopo la laurea in Lettere conseguita a Firenze, ha insegnato in diversi atenei tra cui quelli di Middlebury, Barcellona e Bari. È ordinario presso l’Università di Firenze, Professore Emerito dell’Istituto di Scienze storiche e Umane (Scuola Normale Superiore, sede di Firenze), fellow dell’Università di Harvard (Boston Berenson Foundation) e Direttore di ricerca all’École des Hautes Études en Sciences Sociales a Parigi. È autore di manuali e di numerosissimi saggi storici, tanto accademici quanto divulgativi. Per i suoi studi ha ricevuto diversi riconoscimenti (Premio Nazionale Rhegium Julii, Premio Internazionale Tevere, Premio Internazionale Vanvitelli, Premio Europeo Lorenzo il Magnifico – Accademia Medicea Internazionale, Premio letterario internazionale Feudo di Maida, Premio Accademia della Torre di Castruccio, Premio Hemingway, Premio Medioevo Presente del Comune di Monteriggioni, Premio Scanno, Premio Microfono di cristallo, Premio speciale della Giuria Il Molinello, Premio Letterario Basilicata). È stato fondatore della rivista Percorsi, collabora con l’Avvenire ed è membro del comitato scientifico della rivista Eurasia. È stato membro del Consiglio d’amministrazione della RAI ed è Croce d’oro dell’Ordine della Guardia d’Onore dei santi martiri Agapito ed Alessandro, Commendatore dell’Ordine al Merito Melitense e Cavaliere dell’Ordine di S. Giuseppe.
Il Gruppo Ceretto è un’azienda familiare che ha le sue radici in un territorio di rara bellezza come quello delle Langhe, e da tre quarti di secolo unisce alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio enogastronomico italiano la promozione dell’arte.
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