Willie Peyote, classe 1985, “nichilista, torinese e disoccupato. Perché dire rapper fa subito bimbominkia e dire cantautore fa subito Festa dell’Unità”. Guglielmo Bruno non ama incasellarsi in una categoria precisa o semplicemente non vuole riconoscersi in qualcosa, di modo da avere la libertà di spaziare.
Ed è proprio quello che ha fatto in questi anni, combinando e sperimentando nuova musica e diverse tematiche, facendosi così spazio nel panorama musicale nostrano. Willie inizia ufficialmente la sua carriera nel 2013, con il suo primo album “Non è il mio genere, il genere umano“, anche se la sua gavetta inizia ben prima. Quell’album, però, segna il suo debutto davanti al grande pubblico. Da quel momento seguiranno, “Educazione sabauda” che suscita l’ attenzione anche da parte di alcuni personaggi politici per le accuse irriverenti alla società, nel 2017 la “Sindrome di Tôret” e nel 2019 “Iodegradabile” con cui fa suo ingresso alla Virgin Records. Il lungo stop dovuto al Covid lo allontana momentaneamente dalle scene musicali, per tornare in grande stile nel 2021 sul Palco del Festival di Sanremo dove si aggiudica il premio della critica “Mia Martini” grazie al singolo “Mai dire mai(la locura)”. L’8 aprile 2022 esce il brano “Fare schifo”, realizzato con la partecipazione di Michela Giraud, a cui ha segue “La colpa al vento”. Entrambi hanno anticipato il suo quinto album Pornonostalgia, con cui Willie si sofferma sulla nostalgia galoppante in cui viviamo, di ciò che non ci è appartenuto, di ciò che non è mai stato nostro e “delle cose che non riusciamo a tenere in mano per più di un tot di tempo”.
Con il lancio del nuovo singolo “Picasso”, Willie tornerà di nuovo a calcare i palchi dei maggiori club della penisola, subito dopo l’estate, con un tour che riprende il nome del primo album “Non è (ancora) il mio genere”. Intanto è diventato socio di un locale di nuova apertura ai Murazzi, luogo musicalmente simbolo della sua città. In questa intervista proviamo ad indagare questo aspetto un po’ inedito di Willie.
Hai scelto di diventare socio di due nuovi locali ai Murazzi. Come mai questa scelta?
E’ stato un po’ un caso, perché sono molto amico dei ragazzi che avevano il progetto già in atto. Quando me l’hanno proposto ho accettato gioiosamente. Potrò dare una mano nella programmazione artistica o magari organizzare eventi. Sono felice di poter contribuire alla valorizzazione dei Murazzi: sono molto affezionato a quel luogo.
I nuovi locali sembrano avere uno stile molto raffinato rispetto ad un tempo.
Sì è così, anche se- essendo socio- non è stata una mia scelta decidere questo aspetto. In ogni caso il nuovo look è dato dal fatto che sono passati 12 anni ed è cambiato il mondo intanto e di conseguenza si è voluta dare un’altra impostazione.
Ti è molto caro questo posto della tua città. Ha inciso anche sulla tua musica?
Sì, come per tutti i ragazzi della mia generazione è stato un luogo di incontro ma anche di scoperta di tanta nuova musica. Era percepito come il centro della scena torinese ed era bello andare fuori da Torino e sentire che tutti conoscessero i Murazzi: un luogo di interesse musicale e non nell’immaginario collettivo italiano. Ci sono dei riferimenti nelle mie canzoni a questo posto perché ha fatto parte della mia vita e ci sono un cresciuto.
La vicinanza alla tua città è molto forte come si evince dalle tue canzoni. Inoltre capita di incontrarti in città e sei sempre rilassato e disponibile. Il successo non ha inciso sulle tue abitudini?
Non mi infastidisce che la gente mi fermi perché penso sia semplicemente una questione di educazione e di saper discernere il momento giusto. Lo reputo sempre un buon segno. In ogni caso non ho mai pensato di poter cambiare abitudini per fare questo lavoro: il successo basta non inseguirlo troppo e non arriva, ti permette di vivere una vita normale.
VALERIA ROMBOLA’