SPETTACOLI- Pagina 46

Da martedì 2 giugno ‘Il codice del volo’ con Flavio Albanese

Spettacolo dell’attore e autore barese Flavio Albanese, nell’ambito del Fringe Festival

 

Ai Musei Reali di Torino prosegue la mostra dedicata al genio di Leonardo e al suo Autoritratto, nella biblioteca Reale con due percorsi collaterali alla galleria Sabauda, che espone fino al 30 giugno il Codice sul volo degli uccelli. Nello stesso periodoTorino ospita uno spettacolo ispirato a quel codice che si intitola “Il codice del volo” dell’attore e autore barese Flavio Albanese.Sarà in scena al Lombroso 16 nell’ambito del Torino Fringe Festival da martedì 2 giugno.

L’opera è nata quindici anni fa al Piccolo Teatro di Milano, ha all’attivo ben 450 replich3 e approda per la prima volta sotto la Mole. L’attore si è  documentato con numerosi libri e f9nti dirette per elaborare il testo relativo al percorso che fece Leonardo da quando intuì che si poteva costruire una macchina per volare con il primo presunto tentativo di volo di Tommaso Masini che fu un insuccesso.

“Vedendo una foglia – aggiunge l’attore –  si dice che Leonardo abbia intuito come planare”. Da questa intuizione nacque quello che noi chiamiamo aliante.

“Leonardo era uomo di poche lettere ed è stato autodidatta – precisa Albanese – ma  cercava di andare oltre i limiti ispirandosi alla natura. Come per tutte le grandi cose, non sempre riusciva al primo tentativo. Racconto di un grande fallimento dimostrando che anche attraverso gli errori si possono compiere associazioni mentali geniali”.

Nel testo teatrale vengono anche narrate vicende poco note, come l’apertura di una trattoria a Firenze da parte di Leonardo da Vinci e Sandro Botticelli, poi chiusa, forse perché vi furono degli intossicati.

“Quando avrete imparato a volare, è  la frase conclusiva dello spettacolo, camminerete sulla terra guardando il cielo, perché è lì che siete stati e che volete stare”.

 

Mara Martellotta

Sabine Salamé per Tradui/zioni d’Eurasia Reloaded

 

Performance nell’ambito del public program di Tradui/zioni d’Eurasia Reloaded

a cura di Chiara Lee e freddie Murphy

Mercoledì 29 maggio ore 18.30

MAO Museo d’Arte Orientale, Torino

Il secondo appuntamento musicale del public program di Tradu/izioni d’Eurasia Reloaded porta al MAO la rapper libanese Sabine Salamé che, all’interno del dinamico panorama dell’hip hop in lingua araba, rappresenta una voce unica, capace di riportare il genere alla sua essenza.

Sabine Salamé, rapper e poetessa libanese, con il suo ultimo lavoro “Taffe Daw…”, composto insieme al produttore libanese Jawad Nawfal (Munma), accompagna gli ascoltatori in un viaggio attraverso le fasi emotive della sua migrazione. Miscelando vari stili musicali e una narrazione sincera, “Taffe Daw…” va oltre la semplice raccolta di canzoni, diventando un riflesso delle esperienze di Salamé e delle sue complesse emozioni.

Usando il potere della vulnerabilità per affrontare questioni politiche e personali da una prospettiva non convenzionale, Salamé costruisce una testimonianza per il futuro con l’obiettivo di far sentire meno soli tutti coloro che attraversano un simile tumulto.

Costo: 15 € intero – 10 € ridotto studenti (disponibile solo in museo).

I biglietti sono acquistabili il giorno del concerto presso la biglietteria del museo e in prevendita sul nostro sito e su Ticketone.

Le prestigiose “stelle” di Lingotto Musica

Nuova stagione per Lingotto Musica dal 18 ottobre al 20 maggio con numerose novità. La prima delle quali prevede una rassegna dedicata ai pianisti in Sala 500. Poi il nuovo logo che racchiude l’identità di Lingotto Musica promotrice nella divulgazione della classica da tre decenni. Il cartellone prevede come da tradizione 8 concerti all’Auditorium Agnelli. L’inaugurazione il 18 ottobre con la NDR Elbphilharmonie Orchester diretta da Alan Bronfman e con al pianoforte Yefim Bronfman.

 

Si prosegue il 12 novembre con la Chamber Orchestra  of Europe diretta da Sir Antonio Pappano e con Bertrand Chamayou al pianoforte. Ritorna Grigory Sokolov il 29 novembre. Sul podio del Lingotto il 10 gennaio, arriva Myung-Whun Chung impegnato a dirigere l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia con Sergey Khachatryan al violino. Torna dopo molti anni Martha Argerich l’11 febbraio con l’Orchestra Philharmonique de Monte-Carlo diretta da Charles Dutoit in collaborazione con Fondazione Ricerca Molinette. L’11 marzo l’Amsterdam Baroque Orchestra diretta da Ton Koopman eseguirà i 6 concerti Brandeburghesi di Bach. La Camerata Salzburg  sarà insieme a Hèlène Grimaud al pianoforte protagonista del concerto del 7 maggio.

Chiusura il 20 maggio con Les Musiciens du Louvre diretti da Marc Minkowski. La novità della rassegna di pianisti in sala 500 vede alternarsi : Fazil Say, Alexandra Dovgan, Leif Ove Andsnes, Angela Hewitt e Rafal  Blechacz. Da segnalare anche “Natale in Reggia” ,ciclo cameristico alla Venaria Reale dal 27 al 30 dicembre. Il festival “Sotto lo stesso cielo . La musica che include” coprodotto con la Fondazione Sermig dall’11 al 13 ottobre, offrirà eventi gratuiti all’Arsenale della Pace e in alcuni spazi di Barriera di Milano e Aurora.

Pier Luigi Fuggetta

Arriva dal TorinoFilmLab il film vincitore del Grand Prix di Cannes

All We Imagine as Light di Payal Kapadia

Sono  stati annunciati i film vincitori della Competizione Ufficiale del 77° Festival di Cannes e nel ristretto numero di opere premiate il TorinoFilmLab, organizzato dal Museo Nazionale del Cinema, ha visto spiccare anche un suo film.

Il Grand Prix è stato assegnato a All We Imagine as Light di Payal Kapadia, il primo film indiano in concorso a Cannes da 30 anni a questa parte e uno dei 4 titoli diretti da registe donne in questa categoria.

Il film fa parte del lungo elenco dei TFL FILM; quasi 200 opere alla cui realizzazione il TorinoFilmLab ha contribuito in diversi modi, dallo sviluppo della sceneggiatura, fino al supporto per la distribuzione, il TFL Audience Design Fund (€ 45.000) che proprio All We Imagine as Light si è aggiudicato quest’anno.

Opera seconda della regista indiana che ha esordito proprio a Cannes nel 2021 con Night of Knowing Nothing, vincitore del premio Golden Eye per il Miglior Documentario alla Quinzaine des Cinéastes.

Le protagoniste Prabha e Anu, due infermiere che vivono a Mumbai, sono entrambe coinvolte in situazioni d’amore impossibili. Un giorno le due donne partono per un viaggio on the road verso una località di mare dove la foresta mistica diventa uno spazio in cui i loro sogni possono svelarsi. Una co-produzione Francia, India, Lussemburgo e Paesi Bassi.

Menzione Speciale Caméra d’or per la migliore opera prima a Mongrel di Wei Liang Chiang, autore singaporiano che grazie al percorso ‘ScriptLab’ ha scritto la sceneggiatura accompagnato dagli esperti del TorinoFilmLab. Attraverso la storia di Oom, cittadino tailandese che pur non avendo qualifiche né formazione assiste malati e anziani, il film porta a galla il lavoro dei migranti e la criminalità organizzata nella provincia di Taiwan. Coproduzione tra E&W Films (Singapore), Le Petit Jardin (Taiwan) e Deuxième Ligne Films (Francia).

Inoltre, il Premio Oeil d’Or per il Miglior Documentario è andato a The Brink of Dreams documentario diretto della regista Nada Riyadh e del regista Ayman El Amir e sostenuto economicamente dal TorinoFilmLab con il fondo per la distribuzione TFL Audience Design Fund 2024 (45.000 €).

Il TorinoFilmLab è organizzato dal Museo Nazionale del Cinema con il supporto di MiC – Ministero della Cultura e Creative Europe – Programma MEDIA dell’Unione Europea.

 

Se Chiara Mastroianni tenta (confusamente) di riappropriarsi del padre

Arriva da Cannes “Marcello mio” di Christophe Honoré

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

La piazza parigina di Saint Sulpice, il primo sole del mattino, un set che si va preparando, una roulotte da cui esce Chiara Mastroianni, agghindata come fosse la Ekberg, abito nero e stola bianca di pelliccia, al suono di “Mi sono innamorato di te” di Tenco un tuffo nella fontana con stivaloni verdi e senza: la regista urla “brava, va bene” ma tutto quanto sa di un gran pasticcio. Poi l’immagine del padre che va a sovrapporsi sul suo viso, riflessa nello specchio del bagno. E quando la regista Nicole Garcia, durante un provino, dice a Chiara – sotto lo sguardo amichevole e sostenitore, quasi paterno, di Fabrice Luchini – “ti vorrei più Mastroianni e meno Deneuve”, ecco che l’attrice, arrivata ai suoi 52 anni (li compirà domani), figlia di tanta coppia, sente di dover rivedere e ricostruire il proprio rapporto con il padre, con la sua figura indolente e multiforme, con il suo genio cinematografico, con i riferimenti familiari forse sbrindellati. Chiara decide di “essere” Marcello (“chiamami Marcello” è l’imperativo da oggi in poi), mentre chi sta attorno a lei – mamma Catherine, l’antico amore dell’adolescenza che è Melvil Poupaud, l’ex consorte Benjamin Biolay – guarda a quel “progetto” con una certa apprensione: nella memoria ricostruita, tra sentimenti che rinascono e ricordi che prendono nuovamente corpo, indossa il cappello e gli occhiali di “8 e mezzo”, mette l’abito scuro ed elegante di “Ginger e Fred”, con il gran carico di tristezza di quel film, ne imita la gestualità e lo sguardo e il modo di porsi, guarda ai vecchi personaggi e alle immagini dei film, si esprime in italiano e girovaga per le strade della Parigi notturna sino a incontrare un soldatino inglese, bisex tra l’attesa di un lui e l’innamoramento di lei, all’ombra di un ponte che rimanda i cinefili alle “Notti bianche” di Visconti.

Un gioco, una scommessa, una necessità? La casualità soltanto di aprire un vecchio album di fotografie? Questo “Marcello mio” con cui Christophe Honoré – arrivato alla settima collaborazione con l’attrice, vera e propria complicità, qui un percorso tra pubblico e privato che per buona parte del film si fa intrigante, ti spinge a una attenta partecipazione – non districa soltanto un antico rapporto (è bello e commovente riascoltare, nell’appartamento dove Chiara abitò con i genitori, poggiando l’orecchio al pavimento, la musica di un tempo, quando s’alzava la voce della Callas) ma rende pure un omaggio al Mastroianni attore, il camuffamento è affascinante, ottimistico, calato nell’amore di una figlia, un omaggio doveroso che rimetterà i conti a posto. Tutta questa costruzione per un po’ regge, il disegno di sovrapposizione regge. Con una certa forza, con convinzione da parte di chi abita lo schermo e di chi ne guarda le immagini. Poi Chiara viene chiamata a Roma, negli studi della Rai, in uno di quei programmi fatti di interviste insulse e lacrimevoli, con la Sandrelli che dovrà giudicare, mentre scorrono le immagini di “Divorzio” con il barone Fefè e il suo paio di baffi, il miglior sosia dell’attore scomparso. Al grido di “verità, verità”, si sfascia tutto quanto, si arriva alla sagra di paese, l’imitazione spicciola ha il sopravvento e il castello che speravamo costruito su basi solide si rivela stupidamente di carte. Pronto a crollare. Tutto diventa stanco e assurdo, ti viene il dubbio che anche quelle tante citazioni cinematografiche altro non siano che un voler riempire altri attimi del film, ma senza convinzione, senza un disegno preciso. E “Marcello mio” barcolla, non sa bene che strada prendere d’ora in avanti, dove andare a parare.

Senza contare che, fuggita Chiara a gambe levate dalla stupidità dello studio televisivo, quel dubbio ti fa parere altresì incompiute, semplice scimmiottatura, il ritrovamento del micetto bianco e il tuffo nella fontana di Trevi, la spiaggia del finale della “Dolce vita” da cui Chiara, spogliata degli abiti del padre, assaggerà la libertà del mare, forse felice per la prima volta e autentica, seguita da quanti l’hanno assecondata in quella affettuosa ricerca. Poteva dare molto di più “Marcello mio”, presentato a Cannes in concorso e giustamente snobbato dalla giuria capitanata da Greta Gerwig, doveva calarsi maggiormente in quella ricerca di privata paternità che aveva aperto la strada all’inizio. Per quella strada si è perso. Chiara Mastroianni ha creduto nel progetto e fino ad un certo punto cerca di convincerci della sua bontà, poi è vittima della scrittura del suo regista, che non le rende davvero un buon servizio. Con il benservito che anche le altre presenze, di vita e di finzione, seguono la storia (ormai falsa) aggrappandosi ad una convinzione che è svaporata del tutto.

Rock Jazz e dintorni a Torino: il trio Calderazzo-Patitucci-Weckl e Nada

/

GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Martedì. Al Blah Blah si esibisce Paolo Dellapiana con Lori Goldston e Fabrizio Modenese Palumbo.

Mercoledì. Al Lambic suona la Banda Bondioli. Al MAO si esibisce Sabine Salamè.

Giovedì. Al Blah Blah sono di scena i My Plastic Bones. Al Bunker “jazz torinese” con i quintetti di Claudio Bonadè e Alfredo Ponissi insieme all’ensemble di Giorgio Diaferia. Alla bocciofila Rami Secchi suona il chitarrista Calum Graham.

Venerdì. All’Off Topic sono di scena Filippo Cattaneo Ponzoni e Maelys. Allo Juvarra prima di due serate consecutive per “Torino Soul Night” con Chiara Corallo, Tormento, Tony Finch Marino e Davide Shorty. Al Blah Blah suonano gli Origod. Allo Ziggy sono di scena Vicious Rumours e i Crying Steel. All’Hiroshima Mon Amour si esibisce il rapper Spender.

Sabato. Al Blah Blah suonano i Knives Brothers. All’Alfieri di Asti si esibisce il trio “stellare” Calderazzo- Patitucci- Weckl. A Cocconato canta Nada.

Domenica. Al Barrio “Prima Era Fest” con Mille e i Kutso. Allo Ziggy suonano i Los Crueles.

Pier Luigi Fuggetta

“Il teatro che visse due volte – i segreti della ricostruzione del Regio”

Laura Curino interprete dello spettacolo finale per i cinquant’anni del Teatro Regio

A conclusione di un anno di festeggiamenti per il cinquantesimo anniversario della rinascita del Teatro Regio di Torino, andrà in scena uno spettacolo in prosa appositamente creato per l’occasione. Questa prima assoluta ha come protagonista Laura Curino, che farà rivivere la storia del Regio a partire dalla funesta notte dell’incendio del 1936 fino alla sbalorditiva rinascita con Maria Callas, nell’avveniristico teatro progettato da Carlo Mollino.

In una Torino a prevalente missione industriale, segnata dalle sommosse degli anni Sessanta, tra dibattiti e scontri socio-politici, rinvii e ripensamenti e sterzate dell’ultimo minuto, lo spettacolo mette in scena un racconto intrigante scritto da Vittorio Sabadin, per la regia, il video e le luci di Marco Rampoldi. La pièce nasce da un’idea di Paolo Cantarella.

Molti teatri d’opera hanno incontrato le fiamme nella loro lunga storia ma nessuno al mondo ha conosciuto una storia così lunga e enigmatica per giungere alla propria ricostruzione come il Teatro Regio, dall’8 febbraio 1936, data dell’incendio che in pochi anni distrusse quasi due secoli di storia, fino al 1973, anno della rinascita.

“Quando Paolo Cantarella, già Presidente degli Amici del Regio ed ex consigliere di indirizzo del teatro, mi ha parlato dell’idea di questo spettacolo – afferma il Sovrintendente Mathieu Jouvin – ho subito pensato che fosse la chiusura ideale per le celebrazioni del cinquantesimo anniversario. Il testo di Vittorio Sabadin ricostruisce benissimo il periodo storico intercorso tra l’incendio e la ricostruzione, la seconda guerra mondiale e la necessità di ricostruire la città, gli anni Cinquanta e Sessanta pieni di problemi politici e sociali, fino alla decisione del Sindaco di Torino Giuseppe Grosso di affidare il progetto a Carlo Mollino, il più stravagante ma anche il più geniale degli architetti torinesi, il quale disegnò un teatro bellissimo che ho ammirato e amato fin dal primo momento”.

Vittorio Sabadin, giornalista e scrittore, e da molti anni collaboratore del Teatro Regio per la drammaturgia di spettacoli per le scuole, afferma:” Le persone che oggi frequentano il Teatro Regio sono così abituate a vederlo in quell’angolo di piazza Castello da non farci più caso. È lì da cinquant’anni, un tempo abbastanza lungo da considerarlo ormai un edificio storico. La storia della distruzione del teatro precedente, e dei 37 anni che ci vollero per costruirne uno nuovo, si è persa nell’affievolirsi dei ricordi, quasi nessuno la conosce più, ma gli ingredienti per farla diventare uno spettacolo teatrale c’erano tutti: il dramma della notte dell’incendio, con il ‘fil di fumo’ che esce da una finestra visto da un passante, le fiamme che divorano tutto, la famiglia dei custodi intrappolata nell’appartamento, l’asinello che era stato usato in scena e che si salva perché era una star, la notte gelida con il ghiaccio sull’asfalto, il pompiere che attraversa tutta la città in bicicletta per dare il suo contributo nel cercare di salvare il teatro…e infine la serata d’inaugurazione con ‘I Vespri siciliani’ di Giuseppe Verdi e l’interpretazione della più grande celebrità dell’epoca, Maria Callas”.

Il direttore artistico Cristiano Sandri aggiunge:” Quando abbiamo pensato a chi avrebbe potuto interpretare questa prima assoluta, anche grazie alla collaborazione  del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, la prima artista sulla quale abbiamo puntato per recitare la storia del nuovo Regio è stata Laura Curino, una delle migliori interpreti del teatro di narrazione, vincitrice di numerosi riconoscimenti oltre al Premio Ubu e al Premio Hystrio, e da ultimo il Premio dell’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro 2023”.

Le immagini che popoleranno la scena, come un gigantesco album, provengono dall’Archivio storico del Teatro Regio e da numerosi archivi di rilievo, quali l’Istituto Luce, Rai Teche, Archivio La Stampa, Archivio Gazzetta del Popolo, Archivio storico Città di Torino. Lo spettacolo si inserisce dunque a pieno titolo nell’ambito di Archivissima 24 – il Festival e la Notte degli Archivi.

Biglietteria del Teatro Regio : Piazza Castello 215 – 011 8815241

 

Mara Martellotta

 

I segreti della ricostruzione del Regio

Spettacolo finale Regio 50

Piccolo Regio Puccini, venerdì 7 e mercoledì 12 giugno 2024 ore 20
Prima rappresentazione assoluta

Spettacolo teatrale da un’idea di Paolo Cantarella
Testo e ricerca storica di Vittorio Sabadin

Con Laura Curino

Regia, video e luci Marco Rampoldi

Con il sostegno di Banor Sim SpA

Festival della Tv ultimo giorno

Dogliani (Cuneo)
Piazza Umberto I | Piazza Belvedere | Piazza Carlo Alberto

domenica 26 maggio, tredicesima edizione

Arriva all’ultimo giorno la tredicesima edizione del Festival della TV e dei nuovi media.
Con 122 ospiti e oltre cinquanta fra incontri, panel, spettacoli e momenti musicali il mondo il festival è l’occasione per ascoltare le storie e i retroscena della carriera di personaggi notissimi e giornalisti iconici, ma non solo. Al centro dell’attenzione anche il meccanismo della produzione della trasmissioni più interessanti, dal percorso che porta un’idea a diventare un format e poi una trasmissione.

Con il tema Tempi esponenziali, poi, la direzione artistica ha inteso ragionare sui mezzi di comunicazione di massa nei nostri giorni, quando il tempo apparentemente lineare corre invece con strappi improvvisi e ognuno di questi strappi genera un effetto moltiplicatore che non lascia la possibilità di respirare, di misurare la distanza percorsa, di cercare intorno a sé scenari familiari, di abituarsi al vorticoso incalzare dei cambiamenti.

Tantissimo il pubblico che ha affollato i primi due giorni di programmazione tra ospiti amatissimi dal pubblico come Gerry Scotti – accolto da un vero e proprio bagno di folla -,Cristina Parodi, Massimo Giletti, Francesca Fagnani, ma tantissima attenzione anche per gli approfondimenti con Giorgio Gherarducci della Gialappa’s Band sulla nascita di nuovi format televisivi e la costante scoperta dei tempi comici più contemporanei o il ruolo fondamentale nella gestione delle carriere delle star più amate nelle parole di un manager come Lucio Presta. Il giornalismo e il suo ruolo più attuale sono stati i protagonisti degli interventi del direttore di Le Monde Jerome Fenoglio e dei direttori e vicedirettori dei principali quotidiani alla vigilia delle elezioni europee.

 

Il programma di domenica 26 maggio si apre alle 10.30 in Piazza Umberto I proprio con uno dei più noti volti del giornalismo televisivo italiano, Enrico Mentana intervistato dalla vicedirettrice de La Stampa Annalisa Cuzzocrea. Appuntamento di spicco di questa edizione sarà il dialogo fra Aldo Cazzullo e Alessandro Araimo, managing director Sud-Europa Warner Bros. Discovery intitolato “Oltre il terzo polo TV: il caso Warner Bros Discovery”. Alle 12.30 Dario Vergassola esplora il mondo della comicità nella televisione di oggi con l’autore Pietro Galeotti; ancora innovazione e giornalismo nelle parole di Giovanni Minoli intervistato da Salvatore Merlo e a seguire Paolo Conticini direttamente dal fortunato programma della 9 Cash or trash, mentre un inedito Corrado Formigli sarà sul palco con Luca Zingaretti in un incontro intitolato “Due volti, mille storie” Chiude il programma del grande palco di Dogliani con Alberto Infelise insieme a Max Angioni in un incontro intitolato “Non solo Iene”.

In Piazza Belvedere il programma si apre alle 11.15 dove c’è spazio alla storia della musica popolare italiana con il percorso dei Cantacronache approfondito in un incontro con Fausto Amodei e Giovanni De Luna, il critico gastronomico Paolo Vizzari incontrerà Francesco Panella per Little Big Italy, mentre Luca Sofri insieme a Claudio Giunta parlerà dell’esperienza del Post e Simonetta Sciandivasci incontrerà il poeta Franco Arminio. Gli autori e content creator Claudia GrandeDaniele Zinni con Max Magaldi si occupano alle 17.15 dell’inarrestabile fenomeno dei meme mentre i giornalisti, podcaster e creatori di nuovi modi di raccontare lo sport come Giulio Incagli, Giuseppe Pastore e Ferdinando Siani raccontano lo spogliatoio incalzati dalle domande di Emilio Targia.

Il programma di Piazza Carlo Alberto sarà dedicato in larga parte alla cucina e all’ambiente con, fra gli altri, Fulvio Marino, Riccardo Valentini, Chef Gipponi in dialogo con Luca Ferrua. Infine, Emilio Targia incontrerà la comicità sferzante di Antonio Ornano. Attenzione anche ai temi dell’ambiente, e a come se ne parla sui media, con Federico QuarantaTeo MussoKristian El DosokyGiovanna ZacchiMonica Pasquarelli con Rudi Bressa.

Domenica 26 maggio

Piazza Umberto I

  • 10.30 Enrico Mentana dialoga con Annalisa Cuzzocrea
  • 11.30 Oltre il Terzo polo Tv: il caso Warner Bros. Discovery. Aldo Cazzullo con Alessandro Araimo
  • 12.30 Dario Vergassola dialoga con Pietro Galeotti
  • 15.30 Faccia a Faccia. Giovanni Minoli e Salvatore Merlo
  • 16.30 Cash or Trash – Chi offre di più?. Paolo Conticini con Alberto Infelise
  • 17.30 Due volti, mille storie. Corrado Formigli e Luca Zingaretti
  • 18.30 Non solo Le Iene. Max Angioni con Alberto Infelise
Piazza Belvedere
  • 11.15 Evadere l’evasione. Fausto Amodei e i Cantacronache. La nascita della canzone d’autore in Italia. Fausto Amodei con Carlo Pestelli
  • 12.15 Saranno Cuochi. Riccardo Valentini e Chef Gipponi dialogano con Lorenzo Cresci.
  • 15.15 Dal Post: l’informazione spiegata bene. Luca Sofri con Claudio Giunta
  • 16.15 La Biblioteca dei Sentimenti. Franco Arminio con Simonetta Sciandivasci
  • 17.15 Memologia: dialogo sui meme. Claudia Grande, Daniele Zinni con Max Magaldi
  • 18.15 Cronache di Spogliatoio. Giulio Incagli, Giuseppe Pastore, Fernando Siani con Emilio Targia
Piazza Carlo Alberto
  • 10.30 Il Forno delle Meraviglie. Con Fulvio Marino e Lorenzo Cresci
  • 12.15 Little Big Italy. Francesco Panella con Paolo Vizzari
  • 16.00 La buona Terra. Dal campo alla tavola. Marco Pedroni, Francesco Cancellato, Chiara Bardini e Rudi Bressa
  • 17.00 Antonio Ornano dialoga con Emilio Targia
  • 18.00 Di cosa si parla quando si parla di Ambiente. Federico Quaranta, Teo Musso, Kristian El Dosoky, Giovanna Zacchi, Monica Pasquarelli con Rudi Bressa

I Dannati di Roberto Minervini Vince a Cannes

I Dannati di Roberto Minervini vince il premio per la miglior regia nella sezione Un Certain Regard, la cui giuria è presieduta da Xavier Dolan.

Questa sera, il regista incontrerà il pubblico di Torino in occasione della proiezione delle 20:30, al Cinema Nazionale.

Il film di Minervini, prodotto da OKTA  FILM e Pulpa Film con Rai Cinema e realizzato con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte.

GD

Interplay è di scena alla Casa del Teatro Ragazzi e Giovani

Dal 23 maggio

 

Il Festival Internazionale Interplay si è aperto giovedì 23 maggio alle 21 alla Casa del Teatro Ragazzi e Giovani, in corso Galileo Ferraris.

Interplay è giunto alla sua ventiquattresima edizione e si propone come un festival di danza contemporanea diretto da Natalia Casorati e organizzato dell’Associazione Culturale Mosaico Danza. Quest’anno la rassegna sarà dedicata a quattro tematiche: “multidisciplinare, ecologia, identità corporea e pluralità, corpo politico”. Le compagnie italiane impegnate saranno quindici, e dieci quelle internazionali, compresa una proveniente dalla Cina che, fino al 16 giugno animeranno quattro teatri. Oltre al Teatro Ragazzi, l’Astra, le Officine CAOS, la Lavanderia a Vapore di Collegno e altrettanti spazi disciplinari, come il Museo di Arte Orientale, l’Imbarchino, Via Baltea, la Casa del Quartiere Bagni Pubblici di via Agliè. Sono in calendario workshop e masterclass, di cui uno con la celebre coreografa cinese Xingxing Gong.

“La danza e la creazione contemporanea, in questa 24esima edizione del festival, si confermano come occasioni per conoscere la complessità del nostro tempo, con le sue contraddizioni e fragilità – spiegano gli organizzatori – Il prossimo appuntamento è per il prossimo sabato 25 maggio in Barriera di Milano a partire dalle 18.30 con due spettacoli in prima nazionale, una performance della giovane danzatrice Sara Sguotti, intitolata “Dedica”, tra via Baltea e i Bagni Pubblici di via Agliè, e una performance della compagnia spagnola Ertza, “Marginalia”, in largo Palermo e via Sesia. Il Festival ha preso il via con due spettacoli, entrambi presentati in prima regionale,  “Dance macabre !” di Jacopo Ienna, e “Come neve” di Adriano Bolognino.

 

Mara Martellotta