Il Centro Studi del Teatro Stabile di Torino, in collaborazione con l’Università di Torino, promuove anche quest’anno la rassegna “Retroscena”, giunta alla sua ottava edizione.
Questa volta la location sarà la Caffetteria Lavazza del Teatro Carignano.
Ogni appuntamento sarà introdotto da un docente dell’Università di Torino, che alimenterà un dialogo con attori e registi per approfondire i temi degli spettacoli e analizzare i vari aspetti delle messe in scena.
Saranno undici appuntamenti che si terranno di consueto il mercoledì alle 17.30, accompagnando il pubblico per tutta la stagione teatrale.
Il primo appuntamento sarà dedicato allo spettacolo ‘Il crogiuolo’di Arthur Miller per la regia di Filippo Dini, in programma mercoledì 12 ottobre alle 17.30, presso la Caffetteria Lavazza.
Seguiranno altri incontri, di cui mercoledì 19 ottobre, sempre alle 17.30 al teatro Carignano, quello incentrato sul dialogo con Mariapaola Pierini del Dams Università di Torino sullo spettacolo Dulan e la sua sposa” di Melania Mazzucco, per la regia di Valerio Binasco.
Mercoledì 16 novembre, sempre alle 17.30, Geppy Gleijeses, Maurizio Micheli e Lucia Poli dialogheranno con Leonardo Mancini dell’Università di Torino sulla pièce teatrale intitolata “Servo di scena” di Ronald Harwood, per la regia di Guglielmo Ferro.
MATA MARTELLOTTA
Ingresso libero fino a esaurimento dei posti in sala.
Prenotazione obbligatoria online su teatrostabiletorino.it/ retroscena/.
Per informazioni contattare il Centro Studi del Teatro Stabile di Torino
Tel 011/5169405.

Il regista Dominik Moll ha approntato una eccellente sceneggiatura, dove ogni parola e ogni frase hanno un peso sempre calibrato e non indifferente, dove il quadro si fa completo con i dolori matrimoniali del vecchio poliziotto, con la rassegnazione di qualcuno, con le aspirazioni e con il desiderio di matrimonio che spensieratamente s’impadroniscono di altri, e con l’apporto di attori e di facce quanto mai reali e veri, autentici, lontane anni luce da quei poliziotti che pieni di luoghi comuni, “da cinema”, vediamo spesso sullo schermo, stringe una regia che mette a fuoco in tutta la propria tensione il lungo percorso dell’inchiesta, gli insuccessi, la spinta che vorrebbe dare la nuova giudice, la resa. La rinuncia ad una risposta che chiuda definitivamente il caso. Restano soltanto i genitori della ragazza, a portare un lumino acceso sul luogo del delitto, mentre tutt’intorno è il buio della notte a farla da padrone e i gatti continuano a correre per le strade di Grénoble. Un film da vedere, da consigliare, da amare.
Chiara De Carlo




