SPETTACOLI- Pagina 203

Una madre alla ricerca del figlio scomparso e i giovani tra violenza e droga in un’America senza più illusioni

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Il 38mo Torino Film Festival alle sue prime proiezioni on line

Ci si ritrova chiusi in casa, in quest’epoca di rapporti interrotti, davanti al proprio pc, a guardare le prime immagini di un festival che meno festival non si potrebbe, rintanati in un silenzio anonimo e in qualche modo persino doloroso. Ma tant’è. Prova, semmai ancora ce ne fosse necessità, della grande bellezza della sala, del fruscio del tuo vicino di poltrona, della visione di un pubblico che occupa con forza e passione gli spazi e assiste tra delusioni e applausi, dello scambio di idee con la persona sconosciuta, della tela bianca che ti regala da sempre mille e più emozioni. Ma tant’è. Una magia che in questo 38mo Torino Film Festival, varato crediamo tra mille fatiche dal suo direttore Stefano Francia di Celle e dal proprio staff, si perde, scompare, per restringersi in un rettangolino più o meno ampio, povero, inusuale. Ma tant’è. Un festival che pare dedicato alla rivoluzione femminile, uno specchio a riflettere tutti i mea culpa di questa nostra epoca, dedicato alla inequivocabile presenza della donna, alla sua voglia di fare e di essere presente, di guadagnare quelle posizioni a lungo negatele.

Una giuria di cinque donne legate al cinema, provenienti dalla Siria e dal Regno Unito, dal Giappone e dall’Iran e dall’Italia (Martina Scarpelli), tanto per cominciare, nessuna a ricoprire il ruolo di presidente. Belle affermazioni sempre al femminile a scorrere i titoli del concorso e non soltanto quelli. Il primo titolo ad ambire il traguardo finale con il suo premio di 18.000 euro vede una donna al comando, Fernanda Valadez, con la sua opera prima Sin senas particulares, una donna che scrive una storia, la dirige, la produce, e donne sono le sue più strette collaboratrici al risultato finale. Che indulge magari a qualche ricamo di troppo, come le visioni incalzanti della natura (gli alberi setacciati con sguardo troppo partecipe, il volo degli uccelli e le gocce d’acqua seguite nel loro lento scorrere al di sotto dei tetti), ma che non perde mai tutta la propria forza nel descrivere la disperazione di una madre, chiusa nella tragedia e nella violenza che oscurano quella parte di mondo che corre tra Messico e Stati Uniti. Due giovani sono scomparsi mentre cercavano di raggiungere un nuovo futuro, da tempo non se ne sa più nulla: poi di uno di loro viene rintracciato e riconosciuto il corpo carbonizzato, dell’altro, il figlio della donna, la borsa da viaggio soltanto. Mentre le autorità spingono questa madre a firmare quei documenti che chiuderebbero uno dei tanti casi che giorno dopo giorno occupano la miseria messicana e che troppo spesso vengono nascoste ai famigliari e ai mezzi d’informazione, Magdalena intraprende il suo viaggio alla ricerca del figlio per scoprire la verità: e lungo quel viaggio, sono gli incontri con altre madri e con la loro disperazione, con i sacchi in cui sono racchiusi i cadaveri e il puzzo che si espande da quei camion, con quelli che già infelicemente hanno intrapreso la strada del ritorno, per ricongiungersi ad una casa lasciata all’abbandono e i congiunti spariti. Un viaggio che è una cronaca, disperata e umanamente asciutta, che descrive il dolore ma non s’abbandona ad una commozione di facile maniera. Una linearità che sta negli occhi della protagonista Mercedes Hernandez, nella capacità della Valadez di raccontare con primissimi piani o con il ripetuto seguire della macchina da presa, vicinissima ai personaggi, l’aria di terrore che ormai impedisce di respirare in quelle terre. E ancora nella volontà della stessa regista di allontanarci dai massacri e dai fuochi che nascondono le tracce con una fotografia fuori fuoco: al centro della quale un demonio nerissimo continua ad affermare la propria oscura presenza.

Una terra desolata arriva anche dagli States con The evening hour diretto da Braden King, opera seconda di un regista pressoché cinquantenne tratta dal romanzo di Carter Sickels. Sono le montagne del West Virginia, con i suoi piccoli centri minerari come Dove Creek dove non c’è più lavoro, dove esistono file di roulotte a definirsi abitazioni, dove le nuove generazioni hanno ormai cancellato ogni idea di futuro o illusione e dove i vecchi si dondolano sotto il portico o vegetano in vecchie strutture di accoglienza. Tra i ragazzi circolano la violenza o la droga e le tante birre dell’unico bar, le ragazze si perdono in modo definitivo o cercano ma inutilmente di rifarsi una vita, qualcuna con un po’ più di fortuna ha l’occasione di riciclarsi come commessa. Tra tutti c’è Cole, allevato nella casa dei nonni, per i concittadini “il dottore” anche se è soltanto un semplice inserviente tra gli anziani della locale casa di cura: un giovane sveglio che tra cento gesti quotidiani pieni d’affetto s’è creato una più o meno redditizia attività rivendendo agli amici tossici quei medicinali sottratti ai suoi assistiti. Al pusher che la fa da padrone tra quelle quattro case la cosa non piace, come non piace che un vecchio compagno di liceo di Cole sia tornato in città per mettere su un suo personale mercato che andrebbe a rovistare tra quegli equilibri già da tempo stabiliti. King ha parecchio materiale su cui lavorare (c’è anche il ritorno a casa della madre di Cole, un tempo cacciata da un padre predicatore tutto inflessibilità e citazioni dalla Bibbia, la repulsione e forse il successivo riavvicinamanto di un figlio abbandonato), forse troppo, e non sempre riesce a governarlo. Certo il film mal sopporta la durata delle due ore; tra qualche personaggio ben tratteggiato (le illusioni e i progetti malsani dell’amico ritornato) e la descrizione di una natura bellissima che circonda il piccolo paese, si creano azioni e atmosfere che portano al finale intriso di sangue: ma si vorrebbe che la vicenda non andasse per assaggi sulle cose e sugli uomini, si ha l’impressione che manchi quella durezza che renderebbe ancor più ardua e dolorosa l’intera materia. Inoltre ci vorrebbe un interprete assai più incisivo: ma questo giovane Philip Ettinger appena spenta la visione ce lo siamo già dimenticati, senza alcun rimpianto.

Elio Rabbione

Nelle immagini: Mercedes Hernandez, protagonista di “Sin senas particulares” di Fernanda Valadez (Messico/Spagna); due momenti di “The evening hour” diretto da Braden King e interpretato da Philip Ettinger

Il Torino Film Festival ai tempi del Covid apre i battenti negli studi Rai

20 novembre alle  ore 18:30

https://www.raiplay.it/programmi/torinofilmfestival

La cerimonia di apertura del 38 Torino Film Festival è stata realizzata dallo studio TV1 del Centro di Produzione Rai di Torino che ospita il programma “Che succ3de?” condotto da Geppi Cucciari su Rai3.

Una scenografia mozzafiato, con un vidiwall che si anima con tutte le immagini del festival, sei telecamere e un allestimento tecnologico da programma di prime time.

 

La cerimonia sarà visibile il 20 novembre 2020 alle ore 18:30 sul sito di RaiPlay nello spazio dedicato al TFF e curato da Rai Movie.

 

A fare gli onori di casa Stefano Francia di Celle, direttore del TFF; con lui la vicedirettrice Fedra Fateh e il direttore del Museo Nazionale del Cinema Domenico De Gaetano.

In collegamento il presidente del Museo Nazionale del Cinema Enzo Ghigo, la sindaca di Torino Chiara Appendino e il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio.

 

Nel corso della cerimonia viene raccontato il passato e il presente del cinema, con un particolare e sentito pensiero a tutti i grandi artisti che ci hanno prematuramente lasciato.  Viene presentata la giuria tutta al femminile e si ricordano alcuni dei temi di questa edizione. In rappresentanza di tutti gli autori, interviene da remoto Davide Bongiovanni che nel suo corto (R)esisti affronta la drammatica contemporaneità dell’emergenza Covid.

 

La cerimonia si chiude con il collegamento dal Messico con la regista Fernanda Valadez e parte del cast tutto al femminile del film d’apertura Sin señas particulares: la produttrice e montatrice Astrid Rondero, l’autrice della colonna sonora Clarice Jensen e l’attrice protagonista Mercedes Hernández.

Per maggiori informazioni e la visione del film:

https://www.torinofilmfest.org/it/38-torino-film-festival/film/sin-se%C3%91as-particulares/41023/

 

Nello studio di “Che succ3de?” è stato anche realizzato parte del programma speciale per il conferimento a Isabella Rossellini del Premio Stella della Mole per l’innovazione artistica, che sarà possibile seguire venerdì 27 novembre alle ore 18:00 sempre sul sito di RaiPlay nello spazio dedicato al TFF e curato da Rai Movie.

Rai è main media partner del 38 Torino Film Festival.

 

Tutte le novità del Sottodiciotto Film Festival & Campus

 21° Sottodiciotto Film Festival & Campus (programma per le Scuole: 20 novembre – 8 dicembre 2020; programma per il pubblico: 4-8 dicembre 2020)

Dal 4 all’8 dicembre, un’edizione online sulla piattaforma streaming di MYmovies54 film (di cui 24 cortometraggi in concorso), incontri e masterclass ad accesso gratuito.

“My families” il tema della 21ma edizione. Il Festival esplora attraverso il cinema un concetto mutevole e in continua evoluzione raccontando diverse, possibili famiglie: emergenti e tradizionali, naturali o d’elezione, felici o infelici, funzionali o disfunzionali. Nella sezione “That’s all families”, legata direttamente al tema del Festival, se ne incontrano di ogni tipo: quelle borghesi e patriarcali ostili alle differenze in Madame, di Stéphane Riethauser, quelle acquisite attraverso lo sport in Sisterhood di Domiziana De Fulvio, quelle composte da animali in Los Reyes, di Bettina Perut e Ivan Osnovikoff, e quelle allargate di uomini e animali  in The Cat Rescuers, di Rob Fruchtman e Steven Lawrence, quelle segnate dalla nascita di una nuova vita e dalla morte in Nel mondo, di Danilo Monti, quelle magiche e misteriose di Ceniza negra, di Sofia Quirós Ubeda, quelle che producono killer di professione in Samp, il nuovo film di Flavia Mastrella e Antonio Rezza.

 

Tanti tipi di legami e tante famiglie diverse anche nella ricca sezione di animazione: a cominciare da quelle dei pionieri del selvaggio West nel film di apertura del Festival, Calamity, il nuovo lungometraggio di Rémi Chayé dedicato all’infanzia scatenata di Martha Jane Canary-Burke, per passare al rapporto simbiotico tra  La linea e la mano del suo geniale papà Osvaldo Cavandoli, che il Festival ricorda a cento anni dalla nascita, e alla famiglia di pari del terzetto dei Super Pigiamini, idoli dell’età prescolare, raccontati dall’autore della serie, Christian De Vita, nella prima e unica masterclass interamente pensata per i più piccini. Non mancano neppure le famiglie delle favole: c’è un padre cattivo come solo i fratelli Grimm potevano inventare in La Jeune Fille sans mains, di Sébastien Laudenbach, e un cucciolo sperso in cerca d’adozione in L’Extraordinaire Voyage de Marona di Anca Damian. Infine, almeno un prototipo modello, quello della famiglia Mezil, protagonista della celebre serie degli anni 70-80, mentre il Festival non dimentica i cento anni dalla nascita di Gianni Rodari, riproponendo due personaggi dei suoi racconti, Cipollino e Giovanni il distratto, in un’insolita versione animata russa.

 

Un omaggio a due maestri dell’obiettivo, Martha Cooper ed Elliott Erwitt. La leggendaria fotografa dei writer è protagonista del film di chiusura del Festival, Martha: A Picture Story, di Selina Miles, mentre al celebre artista della Magnum è dedicato il documentario-ritratto Elliott Erwitt. Silence Sounds Good, di Adriana Lopez-Sanfeliu.

 

Con la sezione “Sweet families” un omaggio ad Alexandre Rockwell e al suo cinema indipendente, fatto “in famiglia”, con cui il regista statunitense esplora la dimensione più intima dei legami affettivi e parentali e porta anche moglie e figli sul set come interpreti dei suoi film. In collegamento da New York, anche una masterclass del regista statunitense su “Il cinema indipendente da Cassevetes a oggi”.

 

Nella sezione “Animare l’impegno” (a cura di Missioni Don Bosco), un omaggio al regista spagnolo Raúl de la Fuente e ai suoi film che danno voce agli ultimi e raccontano le storie taciute. Tra questi, il suo premiato Ancora un giorno, sulla guerra civile in Angola, presentato dal regista insieme con Willie Peyote, che ha scritto, con i Bluebeaters, la title-track della colonna sonora del film.

 

Al Festival, due dei film finalisti allo Young Audience Award 2020, il più importante premio europeo dedicato al cinema per ragazzi, promosso da European Film Academy: Rocca Changes the World, di Katja Benrath, e My Extraordinary Summer with Tess, di Steven Wouterlood.

 

Una nuova sezione, Sotto18 Industry, che apre il Festival ai professionisti del settore cinematografico con due primi appuntamenti dedicati alle serie tv, il genere più amato dal pubblico teen. Il primo incontro, all’interno dei Production Days organizzati da Film Commission Torino Piemonte, sarà dedicato al cult di successo ormai mondiale “Skam Italia”, ospite il regista Ludovico Bessegato. Il secondo al giovane emergente Alessandro Guida (tenuto a battesimo da Sottodiciotto), autore del corto Pupone, pensato per essere sviluppato in serie, ospite di un incontro con gli amatissimi attori di “Baby” e “Skam Italia”.

 

Il tema-guida della 21ma edizione al centro anche della sezione Wikicampus, gli incontri organizzati in collaborazione con il DAMS. Accademici, studiosi, scrittori, fotografi e professionisti del settore cinematografico si confrontano sulla famiglia immortalata su pellicola, nelle fotografie, nei filmini in super8 o nei filmati degli archivi storici, raccontata nei romanzi e descritta nelle web series…

 

Il cinema dei più giovani in mostra in specifiche sezioni competitive e non competitive: nel nuovo Campus Short Film Competition, rivolto agli studenti delle università e delle scuole post-diploma, nella call #iogiroincasa, con cui bambini e ragazzi sono stati invitati a raccontare la propria esperienza del confinamento durante la pandemia, nel tradizionale Concorso nazionale Sotto18 OFF, aperto alle opere realizzate in ambito extrascolastico dai giovanissimi che non hanno ancora raggiunto la maggiore età.

 

Il programma per le Scuole, dal 20 novembre all’8 dicembreproiezioniincontriattività didattiche, laboratori ripensati per la modalità online, ma senza rinunciare, per quanto possibile, all’interazione con il giovanissimo pubblico e al suo coinvolgimento diretto. Al centro del programma, come sempre, il Concorso nazionale dei prodotti audiovisivi realizzati dalle Scuole, che gareggiano in tre sezioni (Scuole dell’Infanzia e Primarie, Scuole Secondarie di I grado, Scuole Secondarie di II grado) e in cui, in quest’edizione, si sfidano 175 titoli finalisti.

“Un canale televisivo Rai per sostenere la cultura”


La cultura non deve morire di Covid-19. Il lockdown ha chiuso i teatri, il cinema, i concerti e ogni altra forma di fruizione culturale.

Questa necessaria decisione governativa, se da un lato permette di contrastare più efficacemente il propagarsi del virus, sta mettendo in ginocchio gli operatori culturali e sta privando noi cittadini di una componente fondamentale della conoscenza. Una possibile risposta c’è! La Rai, che vive grazie al nostro canone televisivo, dedichi un canale solo alla produzione culturale, acquistando per tutto il 2021 spettacoli e concerti da registrare nei teatri, nei cinema, nei circoli e in ogni luogo delle nostre città. Mandare in onda ogni giorno, a tutte le ore, eventi culturali renderebbe il nostro “stare a casa”, per noi e per i nostri ragazzi, più sopportabile e aiuterebbe una categoria peofessionale che merita tutto il nostro sostegno. Perchè con la cultura non solo si mangia, ma con la cultura si vive!

 

Inviato da iPhone

In tempo di pandemia, il 38mo TFF e la scommessa on line

In programma dal 20 al 28 novembre / Strano, questo Torino Film Festival che prenderà il via il 20 per chiudersi il 28 di novembre.

Ci eravamo abituati a quelle code che preludevano ad inquadrare il film che s’andava a vedere o a quei panini considerati frettolosi intervalli tra una proiezione e l’altra, magari felice opportunità a scambiare quattro impressioni con chi saliva con noi verso lo schermo.

Arrivato alla sua 38ma edizione, con un badget di circa un milione e 200 mila euro, il TFF che vedremo è costretto a rinunciare ad una ipotesi di formula mista, ovvero la somma ancora piacevole della sala di proiezione e di un’intrusione nel vasto mondo della rete: poi il tutto, considerata l’invasione giorno dopo giorno più pericolosa della pandemia, del morbo che uccide fisicamente e culturalmente, ridotto ad un trasferimento esclusivamente on line. Il presidente del Museo Nazionale del Cinema, Enzo Ghigo, parla di “piazza virtuale”, di “avvolgente accoglienza”, dell’occasione per “ritrovarsi”, ma sappiamo già fin d’ora che non sarà la stessa cosa. Che niente sarà più, bello ed entusiasmante, come prima.

Il progetto, una retrospettiva, che da mesi Emanuela Martini pensava di potere portare a termine s’è dovuto cancellare, vista la mancanza dei diritti in streaming, tanto per cominciare a dire un appuntamento di cui sentiremo la mancanza. Ci si inventa, e lode sia, fasce orarie (sulla piattaforma MyMovies, dalle 14 del pomeriggio per una disponibilità di 48 ore; ogni singola proiezione avrà il costo di euro 3,50, a scelta un carnet di 10 film per il costo di 30 euro sino a giungere ad un abbonamento sostenitori di 100 euro, per quella idea di comunità festivaliera che il direttore del TFF Stefano Francia di Celle desidererebbe sempre più in espansione), la visione di film restaurati (“In the Mood for Love”, datato 2000, capolavoro di Wong Kar-wai), libri autori e masterclass, “mettendo in luce il fondamentale ruolo educativo del festival, che vuole avvicinare i giovani creando gli spettatori di domani, in forte affinità con quella che è la mission del museo”, come sottolinea Domenico De Gaetano, Direttore Museo Nazionale del Cinema. Come se non bastasse, proclami alle stelle, altisonanti: “Con l’edizione 2020, il Torino Film Festival afferma il suo impegno nei confronti degli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Uniti, concentrandosi in particolare sul raggiungimento degli obiettivi numero 4 (Fornire un’educazione di qualità, equa e inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti), 5 (raggiungere l’eguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze), 10 (Ridurre l’ineguaglianza all’interno di e fra le Nazioni) e 16 (Pace, giustizia e istituzioni forti)”. Per mettersi sulla buona strada sin dall’inizio, si dà voce per il concorso ufficiale ad una giuria tutta al femminile, cinque giurate senza far posto alla di una presidente, par inter pares come alla tavola di re Artù e si ritira fuori dal mazzo la carta glamour conferendo a Isabella Rossellini il Premio Stella della Mole “per l’innovazione artistica” (siamo alla prima edizione, sarà stato difficile andare a scartabellare i curriculum dei possibili premiandi…), “riconoscimento per la sua inesauribile creatività, l’esplorazione di ogni forma d’arte e l’incommensurabile capacità di trasformarsi per interpretare con altrettanta efficacia sia Alfred Hitchcock che un ragno”. Si è pure scomodato Gustavo Rol, cui in grande amicizia Fellini ricorreva per dare corpo al versante onirico di certe sue storie, portatore di quell’atmosfera “del mistero e dell’ignoto, dell’inspiegabile e del bizzarro” che serpeggia tra tanto cinema. A scegliere, sono 12 titoli da inquadrare ancora meglio nei giorni prossimi, tra il danese “Breeder” di Jens Dahl, il sudafricano “ Fried Barry” firmato da Ryan Kruger, il russo “Mom, I befriended Ghosts” di Sasha Voronov e “The oak room” del canadese Cody Calahan.

A sfogliare il programma, ci imbattiamo ancora in “Torino Corti 38”, negli otto titoli di “Back to Life”, dove trova posto il passato e il presente, una memoria del cinema e il racconto di una società, da “Avere vent’anni” (1967) di Fernando Di Leo al “Federale” di Luciano Salce; nel “Fuoriconcorso”, “sezione variegata”, un festival dentro il festival fatto di opere prime e seconde che raccontano, a detta dei selezionatori, quel che di più interessante ci avrebbe dato l’annata cinematografica, opere che non hanno trovato posto nella selezione ufficiale ma che comunque meritano un ben preciso posto di riguardo, meritevoli di distribuzione. In collaborazione con Seeyousound arriva “Billie”, documentario su Billie Holiday di James Erskine, e con Fish&Chips “Une dernière fois”, opera prima di Olympe de G.; collaborazioni pure con gli attori del sistema cinema torinese come Film Commission Torino Piemonte (“1974-1979 Le nostre ferite” di Monica Repetto e “Nuovo cinema paralitico” di Davide Ferrario), Torino Film Lab (“The Salt of our Water” esordio del regista bengalese Rezwan Shahriar Sumit) o Associazione Museo Nazionale del Cinema che quest’anno assegna il Premio Maria Adriana Prolo a Cecilia Mangini, regista e fotografa, di cui sarà proiettato “Due scatole dimenticate – Viaggio in Vietnam”, realizzato con Paolo Pisanelli. Ancora all’interno di “Fuoriconcorso”, uno sguardo al teatro con Paul Vecchiali (“Une soupçon d’amour”, tra rivalità amorose al femminile ed l’”Andromaque” di Jean Racine) e all’arte di Ezio Gribaudo (“La bellezza ci salverà” di Alberto Bader) o di Helmut Newton, maestro della fotografia nel ritratto (“The Bad and the Beautiful”) che ne ha fatto Gero von Boehm, o ancora a quella di Franca Valeri, con “Zona Franca” di Steve della Casa; del napoletano Antonio Capuano “Il buco in testa”, con Teresa Saponangelo, ispirato alla vicenda della figlia di un vicebrigadiere di polizia ucciso da un militante di sinistra e il suo incontro, anni dopo, con l’assassino, o di Tony D’Angelo “Calibro 9”, riduzione d’un titolo anni ’70, attualissima storia di ‘ndrangheta con Marco Bocci e Alessio Boni.

Nel panorama complessivo 133 film (su un totale di 4000 opere visionate), suddivisi in lungo medio e cortometraggi, opere prime e anteprime mondiali e internazionali, 4 anteprime europee e 40 italiane. Dodici i film in concorso, Romania, Brasile, Francia, Stati Uniti, Nigeria, Austria, Belgio e Korea tra i paesi partecipanti, unico titolo italiano “Regina” di Alessandro Grande, la storia di una quindicenne orfana di madre, il cui sogno è diventare una cantante. L’unico a credere nel suo talento e ad offrirle ogni aiuto è il padre, che ben la comprende dal momento che lui stesso ha dovuto rinunciare alla propria carriera musicale pur di restare accanto alla figlia. Un legame fortissimo fino al giorno in cui un evento imprevedibile cambierà le loro vite. Da tener d’occhio, produzione Messico-Spagna, “Sin senas particulares” di Fernanda Valadez, una madre alla ricerca del proprio figlio che da mesi ha abbandonato il Messico per cercare un altro avvenire al di là della frontiera con gli Stati Uniti.

 

Elio Rabbione

 

Nelle immagini, “Regina” di Alessandro Grande e “Sin senas particulares” di Fernanda Valadez, in concorso; “Une soupçon d’amour” di Paul Vecchiali e “Un buco in testa” di Antonio Capuano, per “Fuoriconcorso”

“Riporta il cinema a Racconigi!”

E’ partita la campagna di crowdfunding di “Progetto Cantoregi” per dotare la “Soms” di Racconigi di un proiettore cinematografico
Racconigi (Cuneo)

“Ha da passà ‘a nuttata”. Parole celebri del grande Eduardo mai come oggi di tanto stringente attualità. Cosi, proprio in tempi di chiusura, causa emergenza sanitaria, delle sale cinematografiche, la città di Racconigi – circa 10mila abitanti e fra i centri più importanti sotto vari aspetti del Cuneese – spera, a buriana pandemica terminata o per lo meno placata, di potersi dotare del piacere di trascorrere qualche ora al cinema. Piacere cui da tempo i racconigesi sono stati purtroppo costretti a rinunciare, se non “emigrando” oltre i patrii confini. Alla città del famoso Castello, residenza dei reali sabaudi dove nacque l’ultimo re d’Italia Umberto II e che, nell’aprile del 2019 (tanto per restare in tema) diventò addirittura set cinematografico per alcune scene di “Outfit”, lungometraggio d’azione scritto e diretto dall’inglese Matthew Vaughn , manca infatti per concretizzare il suo sogno semplicemente un proiettore, un semplice proiettore. Non poca cosa. Ma con qualche aiuto fattibile. Anche perché la sala già ci sta. E’ l’ampio “Salone Gamna” (dalla platea a gradinate che ospita 110 posti) della “Soms”, ex Società Operaia di Mutuo Soccorso di via Costa, oggi sede dell’Associazione Culturale “Progetto Cantoregi”. E proprio dall’Associazione presieduta da Marco Pautasso è nata l’idea di un progetto di crowdfunding tesa alla raccolta di fondi da utilizzare all’uopo. “Il nostro sogno – dicono alla Soms – è quello di poter realizzare iniziative e rassegne filmiche, dedicate di volta in volta a un tema, a un Paese, a un periodo storico, a un regista o a un movimento cinematografico, oppure di poter proiettare pellicole per bambini e famiglie”. Claim del progetto “Riporta il cinema a Racconigi!” e la campagna di crowdfunding – promossa attraverso video, immagini e news online, ma anche con l’utilizzo di locandine affisse in città – ha preso il via nei giorni scorsi attraverso Facebook, Instagram e Whatsapp di “Progetto Cantoregi”, sul sito www.progettocantoregi.it e su www.retedeldono.it. I cittadini avranno tempo fino al 31 gennaio 2021 per la loro donazione, da 10 euro in su, e contribuire così all’acquisto del tanto sospirato proiettore. Ai donatori saranno riconosciuti “premi” speciali di ringraziamento per il loro sostegno, come ingressi gratuiti alle proiezioni e un posto in prima fila alla serata inaugurale della prima stagione cinematografica, nonché la borsa di tela con il logo della “Soms” e di “Progetto Cantoregi”.
“Riportare il cinema a Racconigi – spiega il sindaco Valerio Oderda – riportarlo all’interno del salone ‘Soms’ emoziona tutti noi. Tornare a proiettare nei locali in cui il cinema ha vissuto per molti anni è un sogno che si realizza per i tanti racconigesi che ne hanno un nitido ricordo e per i giovani che pur non avendo memoria diretta ne hanno sentito parlare. E’ di certo un altro passo in avanti nella crescita culturale della città, grazie a ‘Progetto Cantoregi’ e a chi vorrà sostenere con una donazione l’iniziativa”.
Url diretto per donare:
https://www.retedeldono.it/it/progetto-cantoregi/riporta-il-cinema-a-racconigi
La campagna è realizzata nell’ambito del progetto “Crowdfunding 2020. Nuove risorse per dare fiducia al Terzo Settore” promosso dalla Fondazione CRC in collaborazione con “Rete del Dono”.
Info: 335.8482321 – www.progettocantoregi.it – info@progettocantoregi.it – Fb Progetto Cantoregi – Tw@cantoregi – IG Progetto Cantoregi.
g. m.

A Isabella Rossellini il premio “Stella della Mole”

La stella a 12 punte protagonista anche dell’immagine guida del 38 Torino Film Festival

Il Premio Stella della Mole per l’innovazione artistica del 38 Torino Film Festival viene conferito a Isabella Rossellini, poliedrica artista di fama internazionale.

 

“Con questo Premio, che rappresenta non solo la Mole Antonelliana ma tutta la storica tradizione cinematografica della nostra città, il Museo Nazionale del Cinema e il Torino Film Festival vogliono rendere omaggio alla Settima Arte e ai suoi protagonisti – sottolinea Enzo Ghigo Presidente del Museo Nazionale del Cinema. Il nuovo corso del TFF, che coniuga passato, presente e futuro, viene perfettamente sintetizzato dall’immagine della stella, ideale collegamento, simbolo prezioso e ricco di significati. Siamo felicissimi che la prima a riceverlo sia Isabella Rossellini, artista di fama internazionale, antesignana di quel cinema così vicino alla filosofia del TFF e da sempre impegnata nella conservazione della memoria storica”.

Il nuovo simbolo del Torino Film Festival è anche protagonista dell’immagine guida di questa edizione, poiché collega la storica eccellenza tecnologica di Torino con il suo spirito innovativo e una creatività in continua evoluzione. Questa spettacolare stella a 12 punte è originale, universale e senza tempo. Scegliendo la Stella come suo simbolo, il Torino Film Festival vuole celebrare il suo impegno per l’innovazione, la diversità e la collaborazione. La stella della Mole Antonelliana mette in relazione il passato di Torino con il suo futuro, la “culla” del cinema italiano con i nuovi artisti da tutto il mondo che vengono celebrati al festival.

Motivazione

Novità del 38 Torino Film Festival è il Premio Stella della Mole per l’innovazione artistica che sarà attribuito ad artisti il cui contributo al cinema è altrettanto originale, universale e senza tempo.

Il Torino Film Festival ha l’onore di conferire quest’anno il Premio Stella della Mole per l’innovazione artistica a Isabella Rossellini quale riconoscimento per la sua inesauribile creatività, l’esplorazione di ogni forma d’arte e l’incommensurabile capacità di trasformarsi per interpretare con altrettanta efficacia sia Alfred Hitchcock che un ragno.

Con la sua grazia elegante, la sua raffinatezza e intrepida capacità di esplorare nuovi orizzonti ha saputo portare bellezza in ogni forma d’arte in cui si è misurata, dal cinema al teatro, ai video musicali, alla moda. Isabella Rossellini è amata e apprezzata in tutto il mondo per la sua arte originale, universale e senza tempo.

 

Il Premio ha una componente tecnologica del tutto unica ed è realizzato in alluminio attraverso la tecnologia avanzata dell’Additive Manufacturing, grazie alla collaborazione del Politecnico di Torino e con il coinvolgimento di Competence Industry Manufacturing 4.0, il polo costituito dai due atenei torinesi insieme a 23 partner industriali per la diffusione di competenze legate all’Industria 4.0.

 

L’iniziativa fa parte di Torino Città del Cinema 2020, un progetto di Città di Torino, Museo Nazionale del Cinema e Film Commission Torino Piemonte, con il sostegno di Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, in collaborazione con Regione Piemonte, Fondazione per la Cultura Torino www.torinocittadelcinema2020.it

(foto Michele D’Ottavio)

I corpi del culto

“I corpi del culto”  è un disco che nasce durante il lockdown, da un’idea del pianista Andrea Cavallo in collaborazione con il poeta Ivan Fassio, con l’intento di utilizzare l’arte per comunicare in un periodo in cui il mondo sopravviveva grazie a connessioni sì ma senza contatto.

In momenti  e luoghi diversi  un musicista e un poeta hanno performato le poesie contenute nel volume “I corpi del culto” di Ivan Fassio, pubblicato a febbraio 2020 per Rainieri Vivaldelli. Nasce così un lavoro speculare e complementare di versi e note, un disco in cui la voce si unisce alla musica e agli accidenti ritmati e a scenografie sonore improvvisate. Dodici poesie scelte dalla silloge, dodici pezzi, il disco si costituisce di ciò. Ma in più c’è un inizio, un proemio musicale senza indicazione di testo improvvisato e una fine con una poesia non presente su “Il Culto dei Corpi”, un inedito. Essa chiude il lavoro, non c’è musica per lei. “I corpi del culto” è un progetto profondo ed emozionante, lasciato incompiuto e concluso seguendo le disposizioni di Ivan, che ha chiesto agli amici e artisti Davide Bava e Maria Messina di dare voce alle due tracce sospese.

 

Bio di Ivan Fassio
Ivan Fassio (1979-2020). Scrittore, performer, critico d’arte, curatore, organizzatore di  manifestazioni artistiche e letterarie. Dal 2017 ha gestito Spazio Parentesi a Torino, libero  luogo di esposizione, condivisione e presentazione di progetti artistici e letterari  contemporanei.  Collaboratore delle versioni cartacee e digitali di Exibart, Juliet Art Magazine, Verso  l’Arte, AR?, ArticoloTre, Canale Arte, Neutopia, Protagonisti Piemonte.  Gestisce indipendentemente una serie di progetti letterari, curatoriali (per gallerie di  Torino, Asti, Genova), creativi e critici. Il suo primo libro, “Fuori fuoco”, è stato pubblicato per le Edizioni Smasher nel 2012  con una prefazione di Ezio Gribaudo.  Ha pubblicato testi poetici e creativi nell’antologia “Fragmenta” – Edizioni Smasher 2012  e su “Paraboliche dell’Ultimo Giorno. Per Emilio Villa” – Le Voci della Luna Dot.com  Press 2013.  Si è spesso esibito con il pianista Andrea Cavallo in letture e improvvisazioni  poetico-musicali. Ha curato la serie di mostre di arte e poesia contemporanea  presso ERA AURORA con il poeta Davide Bava. Ha collaborato con Ennio Bertrand,  docente di Sistemi Interattivi presso l’Accademia Albertina, per una serie di mostre  nell’ambito del progetto “Spazio Parentesi Itinerante”.

 

Bio di Andrea Cavallo

Andrea Cavallo (Torino, 1974). Pianista, tastierista e compositore italiano. Dopo aver fatto parte di varie band giovanili, forma nel 1995 i Contrappunto, gruppo di rock progressivo di cui è cantante oltre che musicista. Nel 2001 ha pubblicato sempre con i Contrappunto ma in una formazione diversa il secondo album Lilith, edito anche questo per PRW, dove anche in questo secondo lavoro tutte le composizioni sono di Andrea Cavallo. In seguito ha scelto di dedicarsi solo al pianoforte registrando una serie di concerti dal vivo, da è scaturita la pubblicazione di un live in piano solo, Racconti piano e forte. L’album è uscito per l’etichetta americana Eroica Classical Recordings, nel 2008. Si tratta di un disco costituito da improvvisazioni estemporanee. Questa è la prima volta che il musicista utilizza questo approccio, abbracciato spesso nelle esibizioni live a seguire. Giunge anche l’inserimento nel database di Allmusic.
Prosegue la carriera di pianista/compositore con l’album Desire, uscito nel 2009, sempre per Eroica, si tratta questa volta di un ritorno alla composizione. Oltre alle interviste, arrivano anche i primi articoli retrospettivi sulla carriera dell’artista ed il primo servizio TV, oltre alla segnalazione dell’emittente MTV. Nel 2010 si dedica alla scrittura, elabora e scrive dunque il libro di critica musicale “51 Dischi per vivere meglio” pubblicato per Ananke, cui allega un nuovo album del Contrappunto Project, Come balle di fieno. Il libro ed il disco costituiscono ad oggi la penultima fatica dell’artista, che diviene dunque oltreché musicista anche saggista. Importante risulta anche la collaborazione con la produzione tra il magazine finlandese Colossus e la casa discografica francese Musea in relazione ad alcune compilation, cui l’artista ha collaborato con composizioni pianistiche.

Marcore’ e Tirabassi girano “Tutto qua” a Torino e nell’Astigiano

Con Marcorè e Tirabassi il cinema non si ferma nonostante tutto e riparte da Torino e dall’astigiano

Nel capoluogo piemontese sono infatti cominciate le riprese di “Tutto qua”, il nuovo film musicale e nostalgico di Davide Ferrario, produzione Lumiere con Rai Cinema, che racconta la storia di un gruppo di amici che negli anni Settanta avevano messo in piedi una band, tutti uniti da una grande passione per la musica. La band “The boys” ebbe, a quell’epoca, grande successo con un disco. Nella loro routine quotidiana, tra vicende amorose e familiari, fa irruzione una nuova possibilità per tornare al professionismo ma gli amici del gruppo dovranno fare i conti con i sogni e le ambizioni del tempo passato e la realtà odierna. Al fianco di Neri Marcorè e Giorgio Tirabassi figurano anche Marco Paolini e Giovanni Storti. Le riprese dureranno fino a metà dicembre. Il film viene girato a Torino e in altre località del Piemonte. Una delle prime scene del film è stata girata sulle colline del basso monferrato astigiano, nel paese di Schierano di Passerano Marmorito, a pochi chilometri da Castelnuovo don Bosco e dall’abbazia di Vezzolano.

“Al di là del film in sé, iniziarne le riprese tra ottobre e novembre con un nuovo lockdown, ha chiaramente un significato simbolico, osserva il regista Davide Ferrario, il cinema deve andare avanti con tutte le precauzioni del caso, con le mascherine e con il rispetto di tutte le altre regole, ma non può fermarsi”. Il film è prodotto da Lionello Cerri e Cristiana Mainardi, la colonna sonora e le canzoni dei “The Boys” sono scritte ed eseguite da Mauro Pagani.

Filippo Re

Riprogrammati i Concerti del Lingotto

A seguito del DPCM del 24 ottobre che impone il blocco del pubblico spettacolo fino al 24 novembre 2020, Lingotto Musica comunica l’annullamento del doppio concerto inaugurale, originariamente previsto per sabato 7 e domenica 8 novembre, e la sua riprogrammazione nelle giornate di mercoledì 16 e giovedì 17 dicembre 2020.

Restano invariati la formulazione in doppio turno, il programma e gli interpreti, con Alexander Lonquich solista e direttore dell’Orchestra da Camera di Mantova nei 5 Concerti per pianoforte e orchestra di Ludwig van Beethoven (per maggiori informazioni…).

I biglietti acquistati per i concerti del 7 e 8 novembre mantengono la loro validità anche per le nuove date. In caso di ulteriori proroghe delle attuali misure restrittive i concerti saranno nuovamente riprogrammati nel 2021.

Contestualmente si comunica che è in fase di definizione una nuova data anche per il concerto inaugurale della rassegna Lingotto Giovani, inizialmente in programma il 17 novembre con il chitarrista francese Thibaut Garcia.

La biglietteria fisica di Lingotto Musica sarà chiusa fino al 23 novembre, mentre resta attiva la vendita on line sul sito www.anyticket.it per tutti i concerti successivi al 24 novembre.