SPETTACOLI- Pagina 162

Red carpet ballet gala. Come scoprire le nuove star della danza

A cura di ALFIO AGOSTINI con la direzione artistica LUCIANO CANNITO

27 DICEMBRE 2022 ORE 21:00

TEATRO ALFIERI – TORINO

Come scoprire le nuove star della danza di domani?

Come sapere quali sono oggi i nuovi beniamini del balletto nelle più grandi Compagnie del mondo?

RED CARPET BALLET GALA presenta per la prima volta a ROMA e a TORINO i nuovi Primi Ballerini delle più prestigiose Compagnie internazionali, e farà in modo che tra due o tre anni, quando mezzo mondo parlerà di loro, potrete dire “io l’avevo già visto in scena!”

Accanto a loro potrete ammirare anche alcune superstar della danza già acclamate in tutto il pianeta ed avrete così uno spaccato del top della danza virtuosistica, raffinata, tecnica e spettacolare oggi esistente.

LUCIA LACARRA – Una delle ballerine più acclamate al mondo. Prima ballerina San Francisco Ballet, Bayerisches Staatsballet, Ballet National De Marseille, Dortmund Ballet

JACOPO BELLUSSI – Primo ballerino Hamburg Ballet

MATTHEW GOLDING – Primo ballerino Royal Ballet Londra, Het Nationale Ballet Amsterdam

YANIER GOMEZ – Primo ballerino Compania National de Danza Madrid

YOUNG GYU CHOI – Primo ballerino Het Nationale Ballet Amsterdam

KSENIA OVSYANICK – Prima ballerina Staatsballet Opera di Berlino

SASAKI MARIKO – Prima ballerina Royal Ballet Londra

LUKAS BRAENDSROD – Primo ballerino Royal Ballet Londra

IDA PRAETORIUS – Prima ballerina Hamburg Ballet

ANA SOPHIA SCHELLER – Prima ballerina San Francisco Ballet, New York City Ballet

ALEXANDRE CAGNAT – Primo ballerino Staatsballet Opera di Berlino

MARTINA GIUFFRIDA – Solista Compania Nacional de Danza Madrid

PROGRAMMA:

Red Carpet Ballet Gala

Roma, 26 dicembre / Torino, 27 dicembre 2022

Lucía Lacarra e Matthew Golding – star internazionale, ‘freelance’, dalla Spagna

“Snow Storm” – cor. Yuri Possokhov, mus. G. Sviridov

“After the Rain”, duo – cor. Christopher Wheeldon, mus. Arvo Part

Yanier Gomez e Martina Giuffrida    – Compañía Nacional de Danza, Madrid

“Where you are, I feel” – cor. Valentino Zucchetti, mus. Edvard Grieg

“Acque di primavera”, cor. Asaf Messerer, mus. Serghei Rachmaninov

Jacopo Bellussi e Ida Praetorius  – Hamburg Ballet

Duo da “Terza Sinfonia di Mahler” – cor. John Neumeier, mus. Gustav Mahler;

“La Dama delle camelie”, passo a due – cor. John Neumeier, mus Fryderick Chopin

Ana Sophia Scheller – New York City Ballet – B. Nazionale Ucraina

e Young Gyu Choi – Het Nationale Ballet, Amsterdam

“Lo Schiaccianoci” pas de deux – cor. Marius Petipa/Lev Ivanov, mus. Piotr I. Ciaikovsky

“La Bayadère” pas de deux dal III atto – cor. Marius Petipa, mus. Ludwig Minkus

Mariko Sasaki e Lukas Bjørneboe Brændsrød – The Royal Ballet, Londra

Duo da “Infra – cor. Wayne McGregor, mus. Max Richter

“Il Lago dei cigni”, pas de deux dal II atto, cor. Lev Ivanov, mus. Piotr. I. Ciaikovsky

Ksenia Ovsyanick – Staatsoper Berlin e Denis Veginy – Semperoper Ballet, Dresden

La Bella addormentata, pas de deux – cor. Marius Petipa, mus. Piotr. I. Ciaikovsky

Solo da “M-dao – cor. Yabin Wang, mus. Jocelyn Pook

Nel corso della serata si potranno ammirare le coreografie più virtuose e appassionanti tratte dal grande repertorio classico come “Il Lago dei cigni”, “Lo Schiaccianoci”, “La Bella Addormentata” e dal repertorio neoclassico come “Terza Sinfonia di Mahler” di Neumeier, “After the rain” di Wheeldon e “Infra” di McGregor.

TEATRO ALFIERI

Piazza Solferino, 4, 10121 Torino

informazioni e prenotazioni 011 562 3800info@torinospettacoli.it

prezzo biglietto da €40 a €71,50

Acquisto biglietti su https://www.ticketone.it/eventseries/red-carpet-ballet-gala-3265681/

Operetta con il “Cavallino Bianco” a San Mauro

DOMENICA POMERIGGIO OPERETTA CON “RITORNO AL CAVALLINO BIANCO”
Dirige Anna Marchesano. Protagonista la Compagnia Operette Champagne

 

RITORNO AL CAVALLINO BIANCO
Compagnia Operette e champagne
Regia di Fulvio Trivero
e Anna Marchesano
Con Anna Marchesano, Giancarlo Fabbri
Marina De Grassi, Aldo Dovo
Vassil Konstantinov, Fulvio Trivero
Claudio Bertoni Alberto Senno

 

 

Domenica 18 dicembre, alle 15,30, un pomeriggio dedicato all’operetta, con orchestra dal vivo: al Teatro Gobetti di San Mauro, via Martiri della Libertà 17, c’è “Ritorno al Cavallino Bianco”portato in scena dalla Compagnia Operette Champagne diretta da Anna Marchesano. La regia è di Fulvio Trivero e Anna Marchesano, anche attrice insieme a Giancarlo Fabbri, Marina De Grassi, Aldo Dovo, Vassil Konstantinov, Fulvio Trivero, Claudio Bertoni, Alberto Senno. L’appuntamento è inserito nella rassegna promossa da E20inscena, che gestisce la sala, con il patrocinio del Comune.

 

Un titolo scelto perché, accanto a “La Vedova Allegra”, l’operetta in tre atti di Ralph Benatzky su libretto di Hans Müller-Einigen e Erik Charellè tra le più popolari in Europa. La prima rappresentazione ebbe luogo l’8 novembre 1930 al Großes Schauspielhaus di Berlino con Otto Wallburg, Paul Hörbiger, Camilla Spira, Max Hansen (tenore), Siegfried Arno e Walter Jankuhn con la regia di Charell. “Al Cavallino Bianco” fu poi proibita nella Germania nazionalsocialista a causa dei suoi coautori ebrei. Dopo, poi, ci sono state milioni di repliche.

Due anche le versioni televisive in Italia. Nel 1954 la RAI rappresenta il titolo con Nuto Navarrini, Edda Vincenzi, Anna Campori ed Elvio Calderoni per la regia di Mario Landi.

Una rappresentazione televisiva de “Al Cavallino Bianco” è stata messa in scena e trasmessa in due parti nel 1974. Del cast (definito “Parterre de Roi” per i nomi che vi comparivano), facevano parte personaggi del calibro di Gianrico Tedeschi, Paolo Poli, Angela Luce,Mita Medici, Maurizio Micheli, Gianni Nazzaro e Tony Renis.

 

La trama

 

In un caratteristico albergo del Tirolo, “Al Cavallino bianco”, giungono, per una vacanza, un ricco industriale veneziano con la figlia Ortensia. L’uomo spera di trarne giovamento, sia nel fisico sia nello spirito, stressato da un lungo processo con un certo Cogoli, industriale padovano. Le sue speranze, però, vengono presto deluse perché nello stesso albergo arriva un avvocato Giorgio Bellati che scoprirà essere il legale del suo avversario. Il bell’avvocato fa la corte a Ortensia, scatenando le ire dell’industriale.

 

Leopoldo, primo cameriere dell’hotel, ama invece, non riamato, la bella proprietaria Gioseffa. Lei è invece affascinata dall’avvocato che, a sua volta, è innamorato di Ottilia.

All’albergo giungono anche altri avventori che daranno vita ad un intreccio pieno di colpi di scena, di avventure e di disavventure.Gioseffa, esasperata dalla corte di Leopoldo, lo licenzia. Nel frattempo, Cogoli invia al “Cavallino” suo figlio con la speranza che si innamori di Ottilia: spera, così, di chiudere la causa.
Sigismondo invece fa coppia fissa con Claretta, una ragazza povera.

Leopoldo, per ottenere il perdono, fa in modo che l’arciduca, giunto proprio in quei giorni per una visita diplomatica, sosti per una notte al “Cavallino”. Gioseffa, per ringraziamento, lo riassume.

Si chiudere con tre matrimoni chiudono: Ottilia e Bellati, Sigismondo e Claretta e Gioseffa e Leopoldo.

 

 

Utilità

Biglietti: 22 euro più prevendita (2 euro). Ridotto over 65 a 18 euro (più prevendita).
Under 20 pagano 10 (più prevendita).
I biglietti si possono acquistare su Viva Ticket o alla biglietteria del Teatro Cinema in via Martiri della Libertà 17 a San Mauro. Informazioni: www.cinemateatrogobetti.it.
Possibilità di prenotazione via Whatsapp: 3926405385

La Bohème, messinscena avvincente e cinematografica che trasforma l’opera in attualità

TSN – Teatro Superga Nichelino (TO)

Sabato 17 dicembre, ore 21 

Sabato 17 dicembre salgono sul palco del Teatro Superga l’entusiasmo, la passione, l’amore e le delusioni del gruppo di bohémien più famoso della storia dell’opera in una messinscena diretta, avvincente e cinematografica. Protagonisti: un pianoforte e una nutrita compagnia di cantanti/attori già affermati, sotto la guida del soprano Amelia Felle e del regista Giancarlo Nicoletti, per uno spettacolo fuori dagli stilemi del tradizionale ma pienamente fedele alla drammaturgia pucciniana, senza tagli e compromessi, per dimostrare che l’opera è un linguaggio straordinario e universale, capace di mutare forma e sostanza senza tradire la sua essenza e rinnovandosi, divenendo attuale e contemporanea.

Mimì, Rodolfo, Musetta, Marcello, Schaunard e Colline, personaggi eterni in una Parigi romantica e fuori dal tempo: il passaggio dalla giovinezza spensierata alle responsabilità dell’età adulta in un capolavoro senza età, dolcissimo e crudele al tempo stesso, capace di emozionare e commuovere da sempre.

Sabato 17 dicembre, ore 21

La Bohème

Opera in quattro quadri di Giacomo Puccini

Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica

Regia di Giancarlo Nicoletti

Con Flavia Colagioia, Silvia Susan Rosato Franchini, Alessandro Fiocchetti, Joseph Dahdah, Annamaria Borelli, Giorgia Costantino, Vladimir Jindra, Matteo Torcaso, Ivan Caminiti, Vittorio Ferlan Dellorco, Martin Kurek

Al pianoforte Umberto Cipolla, Victoria Merkulyeva

Scene Alessandro Chiti

Costumi Vincenzo Napolitano

Disegno luci Daniele Manenti

Direzione musicale Amelia Felle

Biglietti: da 18 a 30 euro

Info

Teatro Superga, via Superga 44, Nichelino (TO)

www.teatrosuperga.it biglietteria@teatrosuperga.it

IG + FB: teatrosuperga

Telegram: https://t.me/tsnteatrosuperga

Grande tensione per il successo di un nuovo giallo di Agatha Christie

All’Erba, sino a domenica 18 dicembre

La specializzazione lunga trent’anni nei gialli di Agatha Christie ha fatto sì che la Grande Dame sia quasi divenuta il marchio di fabbrica di Torino Spettacoli, un tassello sicuro, sempre avvincente e rassicurante, una compagna di viaggio invidiabile e decisamente amica. Dal lontano “Trappola per topi” si è passati, attraverso “La tela del ragno” e “Assassinio sul Nilo” e “Caffè nero per Poirot”, successo dopo successo, al testo del 1958 che oggi il regista Girolamo Angione firma, “L’ospite inatteso”, nella traduzione di Edoardo Erba, la scena di Gian Mesturino, da molti ritenuto il capolavoro dell’autrice.

Un testo in cui, all’aprirsi della scena, tutto sembra già successo e definitivo. Ma, inevitabilmente, si tratta della Christie, quindi “sembra”. Un tale signor Starckwedder, un ingegnere appena tornato dal Golfo Persico, si perde una sera nella campagna nebbiosa inglese, la macchina caduta in un fosso, una richiesta d’aiuto. Lo potrebbe trovare in una casa non troppo lontana dal luogo dell’incidente, la porta è aperta, prova a entrare: nella grande stanza un uomo, il proprietario, ucciso da un colpo di rivoltella, a pochi passi sua moglie Laura, in piedi, terrorizzata, ancora con l’arma tra le mani, pronta a confessare. Non è che l’inizio, non si può certo chiudere qui. E la incessante bravura della Christie, mentre il sopraggiunto si affretta a costruire una nuova verità su quella che più che palesemente gli si è presentata davanti agli occhi, prende ad avviare un plot dove allinea i componenti della casa, l’infermiera Bennett, infermiera e anima insostituibile, il maggiordomo Angell, ambiguo nelle parole e negli atti, disposto al viscido ricatto, il giovane Ian, instabile nella mente, la granitica madre della vittima, il maggiore Farrar, uomo tutto dedito alla propria carriera politica e opportunista, tutti quanti a volersi chiarire come possano essere andati i fatti. Nella tramatura dei dialoghi, nel continuo scoprire colpe, nel gettare alla polizia sospetti e brandelli di parole, nell’intimità delle psicologie poco a poco ricostruite, c’è una inattesa corsa ad una autocolpevolezza, nell’analisi dei comportamenti e degli sguardi c’è la volontà ad allontanare quel che di poco chiaro ci può essere negli altri. Verso la ricostruzione delle vicende che avvolgono una intera famiglia, nel bene e nel male.

Un giallo dove ogni cosa sembra il contrario della propria affermazione, dove la tensione arriva netta al succedersi di ogni scena. Attraverso una innegabile eleganza, la tensione viene mantenuta appieno da una compagnia dove ognuno lascia prendere corpo al proprio personaggio con giusta esattezza; da Andrea Beltramo (che nella prima metà della settimana di repliche ha sostituito Simone Moretto) a Elena Soffiato a Elia Tedesco, a tutti i loro compagni, ognuno partecipa al successo completo della serata. In scena al teatro Erba sino a domenica 18 dicembre.

Elio Rabbione

Le foto dello spettacolo sono di Daniele Serra

“Aspettiamo senza aver paura domani” Lucio Dalla dieci anni dopo

Al “Gobetti” di San Mauro, un concerto – spettacolo per ricordare  Dalla a dieci anni dalla morte

Venerdì 16 dicembre, ore 21

San Mauro Torinese (Torino)

Di formazione jazz, è stato uno dei più importanti ed innovativi cantautori della musica italiana. A dieci anni dalla scomparsa avvenuta improvvisamente, il 1° marzo 2012 (tre giorni prima del suo 69° compleanno), all’Hotel “Plaza” di Montreux – cittadina svizzera sede del “Montreux Jazz Festival”, dove si era esibito la sera prima– il bolognesissimo Lucio Dalla sarà ricordato con un concerto – spettacolo che, dopo aver accolto l’affetto del pubblico in tutt’Italia, arriverà al “Teatro Gobetti” (via Martiri della Libertà, 17) di San Mauro Torinese, venerdì 16 dicembre, alle ore 21. Il titolo, “Aspettiamo senza aver paura domani”, è “rubato” dall’ultimo verso della sua immortale “Futura”, canzone scritta da Lucio a Berlino nel 1979. Si racconta che il cantautore quando arrivò in taxi davanti al “Muro” (che sarebbe stato abbattuto solo dieci anni dopo) chiese al taxista di fermare l’auto per qualche minuto. Scese, si sedette su una panchina a fumare una sigaretta e a guardare l’opera eretta dalla Germania dell’Est, che stava lì dal 1961. Dopo mezz’ora di appunti, note e parole, nasceva “Futura”, la storia d’amore di due giovani preoccupati per il loro futuro ma certi di abbattere il muro della paura e di poter anche progettare una famiglia e dei figli insieme: “e se è una femmina si chiamerà ‘Futura’”. Lo spettacolo, prodotto da “Scena Verticale”, ideato e scritto durante i mesi della pandemia – di e con Sasà Calabrese, Dario De Luca e Daniele Moraca – sarà un viaggio alla scoperta della musica di Dalla, della profondità dei suoi testi e dei significati nascosti nella sua opera. “Lucio Dalla – dicono i responsabili – aveva dita troppo corte per suonare il piano, non conosceva abbastanza la musica per comporre, aveva un fisico lontano da ogni canone, aveva collezionato insuccessi discografici, non aveva una cultura da intellettuale. Eppure è diventato uno dei più grandi cantautori della storia della musica italiana ed è stato così importante anche perché è stato l’artista che, insieme a Roberto Vecchioni, ha riflettuto di più sulla ‘forma canzone’ e sulla sua funzione semiotica e comunicativa”. Un ruolo indubbiamente fondamentale in questo percorso per Lucio lo hanno giocato le sue grandi amicizie intellettuali, in particolare con artisti quali Roberto Roversi, Francesco De Gregori, Dario Fo. In una sua intervista nel 2002, Lucio diceva: “Tutti i testi delle mie canzoni sono sempre piccoli racconti, ipotesi di sceneggiature”. E proprio da queste sue parole nasce l’idea di unire la “forma canzone” con la parola, con l’arte teatrale, cercando di creare uno spettacolo dove le canzoni del genio bolognese arrivino sotto forma di “racconto orizzontale”, come un film, come fossero storie cucite a mano dalla musica. “Canzoni, dunque, cantate e recitate, riflessioni sulla musica, aneddoti sulla vita artistica di Lucio, artista unico e imparagonabile, e di tanti colleghi che formano il frastagliato arcipelago della canzone d’autore italiana, si dipaneranno nello spettacolo in un clima di leggerezza ed ironia, in cui non mancherà il coinvolgimento del pubblico”. In un gesto totale di attesa di futuro e di speranza. Di totale speranza nel futuro. Come scriveva e cantava Lucio: “Il tuo cuore lo sento/ I tuoi occhi così belli non li ho visti mai/ Ma adesso non voltarti/ Voglio ancora guardarti/ Non girare la testa/ Dove sono le tue mani/ Aspettiamo che ritorni la luce/ Di sentire una voce/ Aspettiamo senza aver paura domani”.

Per info: “Cinema Teatro Gobetti”, via Martiri della Libertà 17, San Mauro Torinese (To); tel. 011/0364114 o www.cinemateatrogobetti.it

g.m.

Nelle foto: “Scena Verticale

Ricordando Adriano Olivetti e Gianmaria Testa

Nuovi appuntamenti alla “Fondazione E. di Mirafiore” di Serralunga d’Alba per il “Laboratorio di Resistenza Permanente”

Venerdì 16 e sabato 17 dicembre

Serralunga d’Alba (Cuneo)

Nuovo doppio appuntamento, nell’ambito del “Laboratorio di Resistenza Permanente”, nel Teatro della “Fondazione E. di Mirafiore” di Serralunga d’Alba (via Alba, 15), nata nel 2010 in un edificio storico nel cuore della Langa del Barolo, all’interno del “Villaggio Narrante” in Fontanafredda. Appuntamenti, entrambi, di indubbio interesse incentrati su due figure che hanno partecipato con passione, l’una a fare la storia più alta dell’industria piemontese (e non solo), e l’altra a lasciare un’impronta poetica indelebile nella storia della musica d’autore italiana.

Si inizia venerdì 16 dicembre (ore 19), con un incontro dedicato alla figura di Adriano Olivetti (Ivrea, 1901 – Aigle, Svizzera, 1960), mito dell’industria, della creatività e della cultura italiana nel mondo. A parlarne, partendo dalla presentazione del suo recente libro proprio sulla figura dell’illuminato industriale eporediese, “Adriano Olivetti, un italiano del Novecento” (“Rizzoli”), sarà Paolo Bricco, giornalista (anche lui eporediese), saggista, storico dell’industria e inviato del “Sole 24 Ore”. Olivetti è stato certamente in tutto e per tutto un italiano figlio del suo secolo, ma un italiano “profondamente atipico”. Nel suo libro, frutto di un decennio di ricerche e di scrittura, Paolo Bricco ripercorre “la vita di un uomo di genio e la vicenda industriale e sociale, politica e culturale dell’Italia tra la fine dell’Ottocento e il boom economico”. Non un’agiografia, tiene però a  precisare Bricco, ma uno studio accurato che di Olivetti intende anche mostrare “le contraddizioni, i conflitti e le generose incompiutezze: i legami profondi e tormentati, ad esempio, con i famigliari, le due mogli e le altre donne amate, la passione per l’organizzazione scientifica del lavoro e l’attrazione per la spiritualità, l’astrologia e la sapienza orientale”. Appuntamento decisamente da segnare in agenda.

Di non minore interesse anche il secondo incontro, nato dalla positiva esperienza di due serate dedicate, l’anno scorso, dalla “Fondazione” di Serralunga, a due grandi compositori italiani che hanno lasciato prematuramente le scene: Fabrizio De André e Lucio Battisti. E dunque, quest’anno, ripetendo la bella atmosfera dei precedenti incontri, si andrà a ricordare la grande musica e la poesia di Gianmaria Testa (Cavallermaggiore, 1958 – Alba, 2016), al quale il territorio di Langa e la stessa “Fondazione E. di Mirafiore” sono particolarmente legati. Sabato 17 dicembre (ore 18,30) a rendergli omaggio ci sarà un gruppo di amici musicisti: GiuaWalter Porro, Claudio Dadone e Filippo Bessone. Modera l’incontro, il giornalista, dj e scrittore astigiano Massimo Cotto. Gianmaria è stato un cantautore profondamente popolare e raffinato al tempo stesso, un cantautore dalla voce roca e vellutata che “ha fatto della canzone nuda la sua vera forza”. Testi come minime poesie che “parlano di nebbie e di incontri, di solitudini e di colline, di amore e migranti e musiche che evocano il tango, il jazz, la bossanova, la habanera, il valzer e creano suggestioni calde, intense, che sanno avvolgere”. E camminare senza tempo.

La partecipazione agli eventi è gratuita, ma per garantire il rispetto delle norme di sicurezza è obbligatoria la prenotazione tramite il sito www.fondazionemirafiore.it Gli incontri si possono anche seguire in diretta streamingsempre dal sito della “Fondazione Mirafiore”.

g. m.

Nelle foto:

–       Paolo Bricco

–       Gianmaria Testa

A Palazzo Madama la passione di Margherita di Savoia per la musica

Concerto di Massimiliano Génot e Andrea Vigna-Taglianti, pianoforte

Alessandra Génot, violino, Beatrice Bonino, voce recitante

sabato 17 dicembre 2022

ore 18.30

 

 

Palazzo Madama – Sala Feste

Piazza Castello, Torino

 

In occasione della mostra Margherita di Savoia, Regina d’Italia, in corso a Palazzo Madama fino al 30 gennaio 2023, il museo propone sabato 17 dicembre alle ore 18.30 il concerto di Massimiliano Génot e Andrea Vigna-Taglianti, pianoforte, e Alessandra Génot, violino, che rende omaggio alla passione per la musica della Regina Margherita, passione coltivata sin dalla più tenera età con maestri rinomati come il piemontese Giuseppe Unia (1818-1871).

Allievo a Weimar del miglior discepolo di Mozart, il celebre Hummel, Unia seppe infondere nella principessa adolescente una buona padronanza del pianoforte, tale da consentirle di esibirsi in occasioni pubbliche, ma soprattutto seppe infonderle una genuina e durevole passione per la musica cameristica e i grandi compositori di area tedesca.

A Roma la sovrana riuscì a trasformare il concerto da camera in una sorta di elegante rito mondano, descritto con dovizia di particolari dalla penna di Gabriele D’Annunzio nelle sue cronache romane. La Regina Margherita promosse svariate iniziative a favore della musica strumentale, compresa la fondazione del “Quintetto della Regina”, capitanato dal pianista Giovanni Sgambati, allievo del grande Liszt.

In questo concerto l’attenzione musicale sarà concentrata su Giuseppe Unia e sui musicisti tedeschi di origine sassone, tanto amati da Margherita.

Nato a Dogliani, Unia si spense a Recanati nel 1871, poco dopo il trasferimento della capitale a Roma. Aveva sposato la sorella della moglie di Carlo Leopardi, fratello di Giacomo, e alla famiglia Leopardi aveva dedicato alcune pagine musicali d’occasione. È stato recentemente riscoperto e riproposto al pubblico da Andrea Vigna-Taglianti e da Massimiliano Génot attraverso una première discografica.

Le letture che accompagneranno le esecuzioni musicali, a cura di Beatrice Bonino, ripercorreranno il rapporto della Regina con la musica attraverso la rivisitazione di alcune cronache del tempo.

A ideale accompagnamento del concerto sarà presente il pianoforte extra-grand modèle de concert Erard del 1888 recentemente restaurato dai fratelli Bergamini, strumento che qui debutterà nella sua rinnovata veste. Si tratta dello stesso modello utilizzato durante i concerti della Regina presso il Quirinale, come testimoniato dalle cronache. Considerato a suo tempo all’apice della gamma dei pianoforti da concerto per le sue prestazioni, la maison Erard esprime prettamente l’ideale estetico del suono francese: fu lo strumento prediletto da grandissimi musicisti a partire da Liszt, Verdi, Wagner, Ravel e molti altri.

Il concerto è organizzato dall’Associazione Concertante Progetto Arte & Musica in collaborazione con Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica.

Ingresso libero fino a esaurimento posti

È gradita la prenotazione tramite messaggio telefonico WhatsApp ai seguenti numeri:

349-7873768; 339-7725372

 

“Progetto Cantoregi” torna in scena con il nuovo spettacolo, omaggio al Monviso

Venerdì 16 dicembre, ore 21

Racconigi (Cuneo)

E’ dedicato al “Re di pietra”, al Monviso (all’antico “Mons Vesulus”), che con i suoi 3.841 metri è la cima più alta delle Alpi Cozie e indiscusso protagonista delle terre cuneesi e del basso Piemonte, il nuovo spettacolo “Il gigante” proposto in prima nazionale, venerdì 16 dicembre (ore 21) dall’Associazione Culturale “Progetto Cantoregi”, alla “Soms” (ex “Società Operaia di Mutuo Soccorso”) in via Costa 23 a Racconigi (Cuneo), con la regia di Fabio Ferrero e l’adattamento di Marco Pautasso. Tratta dal libro “La leggenda del Re di pietra” (Ed.“Araba Fenice”), favola ecologica che affonda le sue radici nella notte dei tempi e opera della scrittrice (psicologa e psicoterapeutica) pinerolese Silvia Bonino, la pièce teatrale vuole essere un “inno alla natura, un monito al rispetto dell’ambiente e una riflessione sui rapporti fra la natura stessa e gli uomini”.

Al centro della scena, proprio il Monviso che prende la parola attraverso un intenso monologo affidato all’attore Alessio Giusti, in dialogo costante con il vento del Sud, il vento del Nord, quello dell’Est e quello dell’Ovest, a cui danno voce gli attori Irene Avataneo, Elide Giordanengo, Manlio Pagliero e Federico Scarpino. Il “Re di pietra” si rivela un protagonista sensibile e attento alle vicende umane. Osserva donne e uomini con viva partecipazione da millenni, aiutato dai quattro amici venti che gli fanno visita e gli raccontano dell’uomo. Quell’essere umano che suscita l’ammirazione del “gigante” per i progressi di cui è stato capace, fino a quando la ricerca incessante del benessere e della ricchezza materiale, portata avanti nel totale disinteresse della terra, romperà l’equilibrio con la natura, facendogli dimenticare  di esserne anch’egli parte.

La leggenda del “Re di Pietra” accompagna, in un procedere narrativo di assoluta attualità, gli spettatori attraverso le vicende dell’umanità, fino alla catastrofe che gli uomini stessi hanno generato, provocando la propria sparizione. Ma forse non tutto è perduto e un nuovo inizio può essere possibile.

Sarà, ancora una volta, la saggezza millenaria del “Mons Vesulus” a suggerire all’uomo la via d’uscita da un futuro preannunciante immani catastrofi naturali verso le quali egli stesso ha costruito nel tempo la strada che potrebbe essere per lui definitiva strada del “non ritorno”? E l’uomo, spesso sordo alle antiche saggezze, avrà orecchie e, soprattutto, cuore per intendere? Il finale è tutto a sorpresa.

Prenotazione consigliata.

Info: “Soms – Progetto Cantoregi”, via Carlo Costa 23, Racconigi (Cn); tel. 349/2459042 o info@progettocantoregi.it

g.m.

Nelle foto: Alessio Giusti in alcune scene dello spettacolo

Ettore Andenna: “Mi ritiro dalle scene. Questo mondo dello spettacolo non rispetta più il pubblico”

“Dopo gli ultimi lavori che ho fatto più che altro per dimostrare a me stesso che sono ancora capace di non fare danni, anzi, mi sono accorto di non riuscire più a riconoscermi in questa televisione e nell’attuale magico mondo dello spettacolo.

Soprattutto mi sono reso conto di non avere più interlocutori, la maggior parte degli addetti ai lavori dimostrano di non sapere neanche chi sono o se sono ancora vivo, mi mancano persone con cui parlare di progetti, evoluzione, tecnologie e tutto quello di cui si parlava tempi fa per creare emozioni. Sì, perché fare spettacolo vuol dire creare emozioni per l’unico utilizzatore finale che conta, il PUBBLICO. Trovo che non sia più così e che l’unico utilizzatore finale sia il fare più denaro possibile fregandosene di quello che dovrebbe andar bene per chi ti guarda ed ascolta. Quindi, caro mondo, dopo attenta riflessione in cui mi sono guardato ben bene dentro ed ho acclarato con me stesso di non avere rimpianti e che anzi rifarei tutto quello che ho fatto esattamente come l’ho fatto, ho deciso che è giunto il momento di RITIRARMI DALLE SCENE! Con decisione unilaterale e definitiva!” .

Così Ettore Andenna, noto conduttore televisivo, un pezzo di storia della radio e della televisione, annuncia su Facebook, esattamente 55 anni dopo l’inizio della sua carriera con la prima apparizione a Radio Monte Carlo, l’addio al mondo dello spettacolo. Tanto amore e altrettanta amarezza verso un ambiente che non ha più rispetto per i valori artistici e per i valori in assoluto. Ma anche tanta lucidità e coraggio da parte di un uomo la cui storia è stata segnata dalla radio e dalla televisione. Una storia che ha radici lontane.

Monte Carlo, fine Anni Sessanta. Mentre Ranieri e Grace Kelly regnavano sul loro piccolo Stato fiabesco, due giovani – un italiano e un francese – di grandi speranze e talento (ma con pochi, pochissimi quattrini), si aggiravano per il Principato. Avevano iniziato a collaborare come voci nuove di Radio Monte Carlo, stazione che trasmetteva in Italia scardinando il monopolio Rai. L’emittente per un certo periodo non pagò granché i due ragazzi. Tant’è che, per mettere qualcosa sotto i denti, andavano all’economica trattoria di madame Balestra. La simpatica ristoratrice aveva intuito che i giovanotti disponevano di una limitatissima quantità di franchi ma li aveva presi in simpatia per il loro genuino entusiasmo per un mestiere del tutto nuovo. E così, a poco prezzo, li rifocillava con gustose pietanze volutamente rinforzate nelle porzioni. Grazie alle loro capacità e rimpinguati dal cibo della generosa ostessa, i due iniziarono a fare strada. Il francese diventò un top manager della tv d’oltralpe. E l’italiano? Lui era ed è nientemeno che Ettore Andenna, popolare conduttore radiofonico e televisivo. Una lunga carriera, la sua. Iniziata per caso, pensate un po’, perché venne iscritto dalla mamma a un provino di dizione e conduzione. Ne uscì primo tra i concorrenti. Nel 1972 Cino Tortorella lo volle conduttore della trasmissione Scacco al re, della TV dei ragazzi del primo canale RAI, dove presentò anche Il Dirodorlando, celebre trasmissione giovanile della storia della tv. Andenna Negli anni ottanta è stato anche europarlamentare, per il Partito Socialista Democratico Italiano: sua la direttiva “Televisione senza frontiere”, che ha regolamentato l’emittenza comunitaria. Terminata la parentesi in politica è tornato a condurre Giochi senza frontiere. Ma noi lo ricordiamo soprattutto come conduttore della Bustarella, il programma che fece epoca su Antennatre Lombardia, grazie alla visione e all’inventiva dello stesso Andenna, di Cino Tortorella e di Renzo Villa, il fondatore della leggendaria emittente privata che cambiò il modo di fare televisione. E siamo arrivati ad oggi.

“Ci siamo, l’avevo promesso – scrive Andenna su Facebook – Il 12 dicembre 1967, più o meno a quest’ora, attorno alle 16,45, la mia amica Barbara Marchand mi presentava come suo nuovo collega dai microfoni di RadioMonteCarlo e ricordo quei momenti in modo molto nitido:
“Vi presento un nuovo collega, è un bel ragazzo, alto, si chiama Ettore, da dove vieni?”
“da Milano”
“Quanti anni hai?”
“21”
“Hai già fatto radio?”
“no, mai è la prima volta”
“Bene, allora annuncia il prossimo disco”
“ok, qual è?”
“Questo!”
Era “Mes rèves de satin” versione francese di “Nights in white satin” dei Moody Blues interpretato da Patricia, una cantante franco svizzera che partecipò anche ad un EuroSong festival.
Da allora sono passati esattamente 55 anni!
Con Barbara siamo ancora affettuosi amici su Fb e ci sentiamo ogni tanto per telefono”.

“D’ora in avanti farò l’uomo di campagna (si occupa di un’azienda agricola a Moncalvo, dove risiede, ndr) , il marito, il padre, il nonno a tutto campo, – prosegue Andenna – giocherò un po’ a golf, finché ci riuscirò, per mantenere lubrificate le cartilagini e vivrò, come del resto ho sempre fatto, senza soffrire perché sono fuori. Mi ci sono messo io! Ci sono tante cose che si possono apprezzare della vita anche in età avanzata e quello che ho di più importante è la famiglia che sono riuscito a creare con quella gran donna che è mia moglie Diana. Fra cinque giorni accompagnerò a nozze, tenendola sottobraccio, mia figlia Giaele ed è un altro sogno che si realizza, poi ci sarà il primo compleanno di un nipotino, poi ci sarà Natale e poi l’inizio dell’anno nuovo. Care amiche ed amici di Fb, rallenterò un poco, in futuro, la mia partecipazione social, ma non del tutto, nel mio ego un po’ di relazione con un palcoscenico, anche se affievolita, non è sparita del tutto e questa la manterrò attiva, siete in 5000, pubblico di tutto rispetto d’altronde, come sempre. Buone Feste a tutte ed a tutti!”

Una scelta difficile, sofferta, che merita rispetto. Anche se non ci vogliamo credere fino in fondo e ci piace pensare che, da vero uomo di spettacolo qual è, Andenna ci abbia solo somministrato un beffardo coup de théâtre. Caro Ettore, non è un addio ma un arrivederci.

Cristiano Bussola

Il Balletto dell’Opera di Tbilisi: al Regio uno Schiaccianoci con il libretto di Nina Ananiashvili

Titolo natalizio per eccellenza, “Lo Schiaccianoci”, sarà di scena al Teatro Regio di Torino dal 16 al 23 dicembre prossimi.

Protagonista il Balletto dell’Opera di Tbilisi, il libretto è di Nina Ananiashvili, direttrice del Balletto, e si basa sul racconto di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann. La versione coreografica è firmata da Alexey Fadeechev e Nina Ananiashvili; l’Orchestra e Coro di voci bianche del Regio sono diretti da Papuna Ghvaberidze, il Coro di voci bianche è istruito dal Maestro Claudio Fenoglio.

In questa nuova versione del Balletto, l’azione si svolge in un ambiente georgiano presso la casa della famiglia Dadiani, e il parco Mtatsminda a Tbilisi. I bambini amici di Barbaré Elevan ballano intorno all’albero magico. Dopo la battaglia tra il Re dei topi e il Principe Schiaccianoci, nella Terra dei Dolci, le bambole spagnole, cinesi, francesi, indiane e russe si uniscono alla festa. I fiocchi di neve ballano il loro meraviglioso valzer.

La magia del Natale brilla sulle punte della danza, in un capolavoro di luce e di grazia tradotte in musica, all’interno della quale sono presenti festa, meraviglia, sogno, fantasia, innamoramento e avventura.

Lo Schiaccianoci rappresenta il principale titolo del repertorio classico della celebre triade di Tchaikowskij, insieme alla Bella Addormentata e al Lago dei Cigni. Nato dalla collaborazione di Marius Petipa e di Tchaikowskij stesso, costituisce il balletto natalizio per eccellenza, dove si può sognare e dove il limite affascina e si può entrare in un magico mondo di fantasia e realtà.

Il compositore, che conosceva già l’esistenza di questo libretto di Hoffmann, non ne era molto entusiasta, in quanto trovava la storia non ben definita e difficile da realizzare teatralmente. Marius Petipa riuscì a dissuaderlo dalla sua idea, rimaneggiando il libretto e mettendo in scena il balletto al Teatro Marijnskij di San Pietroburgo, nel 1892, dopo numerose difficoltà tra le quali la malattia di Petipa, che fu affiancato negli ultimi mesi dal primo importante coreografo russo Lev Ivanov.

La partitura de “Lo Schiaccianoci” è una delle più belle e raffinate che mai siano state composte per il balletto, in cui il compositore inserisce nuovi suoni e nuovi strumenti come la Celeste, per la variazione della Fata Confetto. Nel 1954, al Teatro alla Scala di Milano, veniva proposto come titolo per l’apertura della stagione del balletto 2018 – 2019, seguendo la coreografia di George Balanchine, di origine georgiana, presentata con grande clamore e aspettative dagli amanti della danza. Balanchine si è attenuto alla coreografia del Teatro Marijnskij, avendo lui stesso danzato in diversi ruoli nel balletto originale di Petipa – Ivanov. Nel 1964egli lo rivisita con nuove scene e costumi.

Lo Schiaccianoci rappresenta una favola senza tempo, scritta nel 1816, ripresa da Dumas e trasformata in musica dal genio di Tchaikowskij.

Il testo di Hoffmann, da due secoli, continua ad affascinare grandi e piccini. Protagonisti sono Fritz e Marie che, come tutti i bambini, vivono con gioia i giorni del Natale. Un amico di famiglia regala loro uno schiaccianoci di legno, un oggetto all’apparenza innocuo, ma che darà vita alle più incredibili avventure che i due fratelli abbiano mai vissuto. Durante la notte, in camera di Marie, appare lo spietato Re dei topi, con sette teste e sette corone, alla guida di un esercito di roditori. Schiaccianoci prende vita, diventa Generale dei soldatini, dei tamburini e dei pupazzi di marzapane, e affronta il Re dei topi. I due bambini vengono trasportati in un mondo popolato da topi, fate, soldati, principi e principesse, in cui realtà e sogno sono indissolubilmente legati.

Per festeggiare il Natale, la ricorrenza che più di ogni altra si condivide con le persone care, il Regio propone alle famiglie un prezzo speciale di 5 euro dedicato agli Under 12, in occasione dell’ultima recita del 23 dicembre alle ore 20. Per i possessori della Regio Card Giovani è previsto uno sconto del 50% sul prezzo dei biglietti. Sono disponibili anche biglietti last minute a 10 euro, a partire dalle ore 13:00 del giorno precedente la recita.

I biglietti sono in vendita presso la biglietteria del Teatro Regio in piazza Castello 215

Telefono: 0118815557

info@teatroregio.torino.it

MARA MARTELLOTTA