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Torino a tempo di Jazz: 50 appuntamenti per la decima edizione del Tjf

La decima edizione del Torino Jazz Festival – un progetto della Città di Torino realizzato dalla Fondazione per la Cultura Torino, Main Partner Intesa Sanpaolo e Iren, con il contributo di Fondazione CRT, OGR Torino, ANCoS e Confartigianato Imprese Torino – si svolgerà dall’11 al 19 giugno.

Nove giorni di programmazione e oltre 50 eventi.

In calendario una panoramica sulle diverse declinazioni del jazz, dal mainstream ai nuovi linguaggi improvvisativi, passando per il rock, l’avanguardia, il nuovo progressive europeo e l’elettronica. Nel Main Stage si alterneranno grandi nomi internazionali, produzioni originali, prime italiane ed europee. La sezione Jazz Cl(H)UB coinvolgerà i jazz club della città, 27 gli eventi in cartellone, divisi tra esibizioni, jam session tematiche e altre forme di espressione artistica, con particolare attenzione ai musicisti emergenti.

Non mancheranno incontri, le conferenze, i Jazz Blitz che porteranno il jazz a chi non può raggiungere i luoghi di concerto, coinvolgendo giovani allievi delle scuole di musica e del Conservatorio e, infine i Torino Jazz Meetings, punto di incontro e scambio di esperienze. I luoghi del TJF saranno le Officine Grandi Riparazioni, il Conservatorio Giuseppe Verdi, l’Auditorium del grattacielo Intesa Sanpaolo, il Teatro Vittoria, il Tempio Valdese e i jazz club della città.

Diretto dai musicisti Diego Borotti e Giorgio Li Calzi, il festival, ormai tra i più importanti a livello  internazionale, ha visto aumentare di anno in anno il consenso del pubblico e, anche in questa edizione, continuerà a dedicare ampio spazio a produzioni originali create appositamente per l’occasione, che daranno modo agli spettatori di assistere a eventi unici, oltre, naturalmente a concerti, in prima nazionale, di star del jazz.

“TJF 2022, nella sua decima edizione, rilancia la socialità intorno al grande jazz, riproponendo il format dei cinque palinsesti tra loro integrati, interrotto nei due anni trascorsi – dichiara Diego Borotti –. L’attività dei Main Stage propone un’alternanza di grandi nomi internazionali, produzioni originali, prime italiane ed europee e focus stilistici. Una programmazione lontana dalle logiche dell’heavy-rotation e attenta alle eccellenze artistiche del nostro Paese. Il palinsesto Jazz Cl(H)UB produrrà 27 eventi divisi tra concerti, jam session tematiche, incroci multidisciplinari con altre forme d’arte. Gli incontri, le conferenze, i progetti speciali proporranno chiavi di lettura guidate alla storia e all’estetica del jazz, agli innesti con altre arti o tecnologie, alle implicazioni antropologiche e sociali di una forma d’arte profondamente connessa alla realtà da cui è generata. I Jazz Blitz contribuiranno a combattere l’isolamento culturale valorizzando al contempo i giovani allievi delle migliori scuole jazz cittadine. I Meeting metteranno in scena una giornata di conferenza regionale e una nazionale, dedicata in questa edizione all’incontro con MIDJ. Sarà di nuovo possibile creare il proprio percorso di lettura stratificata che permetterà di entrare e uscire dai 5 palinsesti scegliendo il percorso che si preferisce per attinenza o per opposizione. Improvvisando un gioco dalle mille possibilità, come la pratica costitutiva del jazz analizzata da Alessandro Bertinetto nella conferenza ‘Filosofia dell’Improvvisazione’ si potrà partire, per esempio, dal tema generazionale dei gruppi di ventenni di Mixtape o di Always Know Quartet e, per opposizione, arrivare ai decani Milton Nascimento e Buster Williams, che lega la sua presenza a ‘Mingus 100’ celebrato con quattro eccellenti ‘bass solo concert’, sfidando l’ilare luogo comune. Da qui, in tema di grandi maestri scomparsi, il viaggio potrebbe passare dal concerto ‘The Golden Age’ della Torino Jazz Orchestra che ha per oggetto la grande musica di Armando Trovajoli, il quale potrebbe guidarci verso il tema delle grandi formazioni come la CFM Big Band, la JCT Big Band o la FFM Jazz Faculty che celebra Cesare Pavese e, in tema di cultura americana, conoscere il sound di Chicago di Chanda Rule o Tad Robinson. Auguro quindi a ciascuno di provare a generare il proprio ‘filo rosso’, di cercare nel programma la declinazione stilistica alla quale è più affezionato e di lasciarsi incuriosire da altre mai considerate prima. Buon TJF 2022!”.

 

“Ci si chiede sempre di più, sbigottiti davanti a drammatici eventi che ci rendono improvvisamente fragili, se i nostri lavori siano utili o no e, nello specifico, quale può essere il senso di un festival musicale in condizioni così totalizzanti come quelle che stiamo vivendo da qualche anno dichiara Giorgio Li Calzi –. Mi piace pensare, rispondendomi, che i lavori di tutti noi rientrino in un contesto globale di responsabilità etica e che l’arte abbia un ruolo curativo, per la meraviglia che suscita, per il rito della visione o dell’ascolto, per il bagaglio che un libro o una musica lasciano in noi. Anche solo questi pochi momenti basterebbero a fermare per un attimo una società e un’economia autolesionista, frutto di umane competizioni. Il jazz ha sempre rappresentato la libertà e la fusione tra le comunità e le culture. E proprio questa è la nostra filosofia, per riuscire a vivere con consapevolezza e partecipazione un pianeta drammaticamente e meravigliosamente vivente. La nuova edizione del Torino Jazz Festival cerca di approfondire alcuni elementi che stanno intorno a noi, anche quelli extra-musicali che potranno rivelarsi cardini di nuove musiche. Proprio per questo il programma ha sempre un carattere contemporaneo e cerca di non chiudersi in un genere, ma è aperto a cambiamenti, differenze e ascolti. Qualcuno potrebbe chiedersi che attinenza ci può essere tra il jazz e una poetessa e rapper come Kae Tempest, un reporter di guerra e giornalista come Domenico Quirico, in dialogo con John Vignola, uno scrittore come Jonathan Coe in concerto con Artchipel Orchestra, una danzatrice come la canadese Sandy Silva insieme ai torinesi Ananasnna, un organista contemporaneo come il norvegese Ståle Storløkken, una big band di Helsinki, la UMO, con Jimi Tenor, e un incontro con artisti afroitaliani curato dallo scrittore Fabio Geda. Tutto questo rappresenta una piccola fetta socio-culturale di un mondo che ci piace raccontare anche se facciamo un festival di jazz, ma anche questo è jazz, cioè un linguaggio attuale in costante mutamento. Insieme all’unicità degli spettacoli, produzioni originali, primi concerti italiani e europei, l’attenzione per il territorio, per il sociale, per le scuole di musica e per gli operatori della nostra città che resistono per tutto l’anno anche senza di noi, ma noi siamo con loro, il prezzo popolare dei biglietti…. tutto questo fa la decima edizione di un festival internazionale e cittadino, il Torino Jazz Festival 2022”.

 

Torino Jazz Festival, in questa edizione, ricorda, a cento anni dalla nascita, la figura di uno dei giganti della storia del jazz, Charles Mingus (1922-1979), contrabbassista, pianista, scrittore e compositore, un maestro capace di lasciare un segno indelebile nella cultura del Novecento.

Per celebrare un personaggio complesso come Mingus, sono in calendario concerti con quattro maestri assoluti del suo strumento d’elezione, il contrabbasso, oltre che appuntamenti con la letteratura, graphic novel e teatro.

Tra i tantissimi eventi e concerti si segnalano, sabato 11 giugno, nella giornata inaugurale del Festival, oltre al ricordo mingusiano i concerti nei jazz club tra cui un’originale rilettura di un grande classico della musica contemporanea, “In C” di Terry Riley rielaborato da un quartetto di musicisti torinesi, Berts, Chirico, Dellapiana, Mazza, ai sintetizzatori modulari.

Inoltre, in collaborazione con Fondazione Circolo dei lettori e Salone internazionale del Libro Torino, si potrà assistere all’incontro con lo scrittore inglese Jonathan Coe che racconta al pubblico la sua doppia passione per la letteratura e la musica intervistato dallo scrittore torinese Giuseppe Culicchia.

Domenica 12 giugno continuano gli appuntamenti e i concerti dedicati a Mingus, al Conservatorio Giuseppe Verdi, Jonathan Coe, in versione musicista e compositore, ospite alle tastiere, della Artchipel Orchestra, diretta da Ferdinando Faraò, mentre tra i concerti nei club, quello di Tad Robinson, uno degli esponenti di punta del soul blues contemporaneo.

Lunedì 13 giugno al Conservatorio Giuseppe Verdi, in prima italiana, in collaborazione con la Reale Ambasciata di Norvegia, l’incontro tra il trio norvegese Elephant 9 di Ståle Storløkken, pianista preferito di Terje Rypdal, membro dei gruppi Supersilent e Motorpsycho, con il celebre chitarrista svedese Reine Fiske dei Dungen scatena una miscela esplosiva di prog contemporaneo, jazz e avant rock. Continuano anche in questa giornata i tanti concerti nei club.

Martedì 14 giugno un interessante Jazz Talk nei Laboratori di Barriera con la presentazione degli esiti di una ricerca condotta sul pubblico di MiTo SettembreMusica e Torino Jazz Festival e il concerto, in prima nazionale, nel Tempio Valdese di Ståle Storløkken, in un’insolita esibizione all’organo liturgico.

Mercoledì 15 giugno alle OGR è in programma uno degli appuntamenti più attesi del Torino Jazz Festival 2022, la prima data europea del tour One Final Music Session di Milton Nascimento, un eroe assoluto della musica brasiliana, un cantautore celebrato nel mondo per la potenza espressiva con la quale ha rinnovato il ricco repertorio del suo paese. Una grande festa, per il suo addio ai palchi, che riunisce un gruppo di musicisti affiatati, ancora una volta stretti intorno al suo talento indiscusso. Mentre, all’Auditorium grattacielo Intesa Sanpaolo, Chanda Rule, prima nazionale, l’ennesima gemma prodotta da quella autentica miniera di talenti vocali rappresentata dal Southside di Chicago. La sua voce ammaliante riprende standard jazz e brani di New Orleans in chiave contemporanea. Di notevole interesse, al Circolo dei lettori, il Jazz Talk, ‘La Luce e i Buio’, la musica e i grandi temi della contemporaneità, con Domenico Quirico, giornalista, scrittore,  inviato de La Stampa, che conversa con John Vignola, giornalista, critico musicale e conduttore radiofonico di Radio1.

Giovedì 16 giugno, alle OGR, la Torino Jazz Orchestra rende omaggio alla musica di Armando Trovajoli e alla sua vocazione per il jazz. La big band diretta da Fulvio Albano con gli arrangiamenti di Franco Piana, ci regala un’inedita versione per orchestra jazz dell’opera di Trovajoli, che pone in risalto la sua vena creativa. Completano la formazione Dino e Franco Piana: due importanti solisti, amici e collaboratori storici di Trovajoli, ideali interpreti della sua musica. Sempre alle OGR, Buster Williams, uno dei maestri del contrabbasso contemporaneo. Ha collaborato con Herbie Hancock, Art Blakey, Herbie Mann, McCoy Tyner, Dexter Gordon, Roy Ayers sensibile con grandi voci quali Bobby McFerrin, Sarah Vaughan, Nancy Wilson e Betty Carter. Si presenta al TJF, alla guida di un quartetto affiato dove spicca la presenza di una autentica star della batteria come Lenny White.

Venerdì 17 giugno, alle OGR, produzione originale, quattro artisti che hanno saputo ritagliarsi un proprio spazio attraverso un linguaggio unico: Jan Bang è il ‘signore delle macchine’, producer tra i più amati al mondo, Arve Henriksen, caposcuola del sound norvegese, alla tromba evoca gli echi dei fiordi mentre i timbri originali di Roberto Cecchetto fanno di lui un elemento essenziale al gruppo. Il gesto, l’azione e il silenzio sono tratti caratterizzanti del percussionista e del performer totale Michele Rabbia. Sempre alle OGR, Jason Lindner con Now Vs Now, in questa occasione, appositamente ideata per il TJF 2022, il trio ospita il chitarrista, polistrumentista e compositore Kurt Rosenwinkel, collaboratore tra gli altri di Brad Meldhau e Donald Fagen insieme al talento in ascesa della producer e songwriter partenopea LNDFK.

Sabato 18 giugno, alle OGR, il TJF accende i riflettori su Trixie Whitley, giovane cantante, batterista, bassista, tastierista e autrice di talento, già front-woman del gruppo di culto Black Dub di Daniel Lanois e figlia del songwriter Chris Whitley, con cui ha debuttato da bambina, suonando dal vivo e registrando in molti suoi album. Ha collaborato con star della musica internazionale da Robert Plant a Marianne Faithfull, passando per Me’shell Ndegeocello. Per la sua ‘prima’ italiana porta a Torino il suo songwriting venato di mille influenze, tra elettronica blues, rock e jazz. Sempre alle OGR, un evento imperdibile, Kae Tempest, performer, rapper, writer, voce riconosciuta delle inquietudini giovanili, ha vinto numerosi premi per le sue opere poetiche, narrative e musicali (Leone d’argento nel 2021 alla Biennale Teatro di Venezia). Il suo romanzo d’esordio The Bricks That Built the Houses è stato un bestseller del Sunday Times e i suoi album sono stati nominati per il Mercury Music Prize. Kae Tempest a Torino presenta in prima nazionale il nuovo album, TheLine Is A Curve, un lavoro che si interroga a fondo sul senso della vita.

Domenica 19 giugno il Torino Jazz Festival chiude l’edizione 2022 con un’escursione al Castello di Rivoliin Collaborazione con Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea -. Il trombettista e compositore Ramon Moro, suona in solo una composizione originale, ideale colonna sonora per le opere esposte al III piano Manica Lunga, parte della mostra Espressioni con frazioni. alle OGR, grande chiusura con un’altra prima nazionale, Jimi Tenor e UMO Helsinki Jazz Orchestra.

Jimi Tenor è un talento eclettico. Il compositore e polistrumentista finlandese suona sassofoni, flauti, tastiere, strumenti di propria invenzione ed è contemporaneamente fotografo, regista, disegnatore di moda. Tenor aggiorna costantemente gli ingredienti mescolando il tecno jazz degli esordi all’elettronica dalle sfumature pop dei dischi successivi, fino all’afrobeat.

La UMO in Finlandia è un’istituzione: dal 1975 ha registrato 60 album, agisce come una sorta di orchestra nazionale di jazz e collabora con oltre cento artisti ogni anno, proponendo un repertorio vario, trasversale. Quando la UMO e Tenor si incontrano accade sempre qualcosa di straordinario.

Lunedì 20 giugno, infine, un evento speciale al Cinema Massimo, in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema, The Migration Dance Film Project di Marlene Millar e Sandy Silva (Canada).

Il Migration Dance Film Project nasce dalla settennale collaborazione creativa tra due artiste pioniere nel rompere le convenzioni proprie alle rispettive pratiche artistiche: la regista di film di danza Marlene Millar e la coreografa di danza percussiva Sandy Silva. Un’esplorazione attraverso 7 cortometraggi, con una trama ancorata al tema della migrazione, che seguono un cast di dieci danzatori-cantanti in cui lo spettatore viene avvolto da canto, ritmo e movimento in un viaggio poetico, musicale, fisico e visivo.

La visione dei film è introdotta da un incontro con le autrici a cura dell’Associazione COORPI.

Il Festival terminerà con il TJF PARTY JAM all’Amen bar.

 

 

 

 

 

BIGLIETTERIA:

c/o Urban Lab piazza Palazzo di Città 8/F

da sabato 14 maggio lunedì/sabato 10.30/18.30 chiusa giovedì 2 giugno aperta tutti i giorni da lunedì 6 a domenica 19 giugno

tel + 39.011.01124777 nei giorni e negli orari di apertura della biglietteria

 

Sono previste formule di abbonamento

 

INTERNET www.torinojazzfestival.it  www.vivaticket.it

 

 

 

Canali TJF

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Ricco calendario di nomi internazionali nella stagione 2022-2023 dei Concerti dell’Unione Musicale

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È stata presentata la stagione musicale, la 76esima, dell’Unione Musicale di Torino, con un ricco calendario di concerti in cui brillano grandi nomi del panorama internazionale, con debutti e nuovi progetti.

“Il titolo – sottolineano il presidente dell’Unione Musicale, Angelo Benessia, e il direttore artistico Cecilia Fonsatti – è “Classica Unione”, capace di porre l’accento su quello che la musica rappresenta per vocazione, vale a dire unire i popoli attraverso un linguaggio comune”. L’uomo dell’immagine, che caratterizza la stagione 2022-2023, è proiettato verso il futuro, un futuro positivo, in cui le nuvole delle certezze attuali paiono dissolversi.
Con questo interessante spunto è stato creato il nuovo cartellone che si svilupperà da mercoledì 12 ottobre 2022 a mercoledì 24 maggio 2023, articolato in 107 eventi, di cui 50 concerti, 6 appuntamenti divulgativi, 36 proposte per le famiglie e 15 spettacoli per le scuole.
Saranno protagonisti 260 artisti, di cui 110 saranno per la prima volta ospiti dell’Unione Musicale, e oltre 80 musicisti under 30.
I concerti sono declinati nella serie dei Mercoledì del Conservatorio, suddivisi in serie Pari e Dispari, 26 concerti alle ore 20.30, e al teatro Vittoria la serie pomeridiana Didomenica, “L’altro suono”, con concerti dedicati al repertorio antico e Next Generation, capace di valorizzare giovani talenti e interpreti già affermati a livello internazionale.
Riconfermata la serie Discovery, pensata per guardare oltre i confini del repertorio classico.
La nuova stagione si iinaugurerà con il concerto di un pianista ucraino, Vadym Kholodenko, vincitore assoluto al Concorso Van Cilburn nel 2013, noto per le sue interpretazioni fantasiose e impeccabili.
Nella stagione dell’Unione Musicale viene anche inserito un nuovo progetto, dal titolo “Solo per le tue orecchie”. Si tratta di sei brevi concerti di carattere interattivo a episodi, ideati per accompagnare il pubblico in un percorso di conoscenza del linguaggio musicale.
Il cartellone del mercoledì è contraddistinto dalla presenza di grandi nomi del panorama internazionale, molti dei quali giungono qui per la prima volta, come la violinista russa Alena Baeva, compagna del pianista ucraino Kholodenko anche nella vita.
Nel corso della stagione debutteranno anche i pianisti Augustin Hadelich e Nihg Feng, con alcune delle formazioni da Camera oggi più ricche di personalità, quali il francese Trio Karenine e il tedesco Trio Jean Paul.
Grande attesa anche per la violinista ucraina Diana Tishchenko, con Jose’ Gallardo al pianoforte, il quintetto di fiati dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e della Royal Concertgebouw Orchestra, l’ensemble vocale Singer Pur, con un programma molto originale di Monteverdi.
Ensemble stellari sono anche quelli composti da Martin Frost al clarinetto, Antoine Tamestit alla viola e Shai Wosner al pianoforte, oltre a un sestetto d’archi riunito intorno a due violoncelliste.
Arriverà per la prima volta in Italia una formazione piuttosto ampia, l’Orchestra Leonore diretta da Daniele Giorgi, ensemble di profilo internazionale, formato da musicisti scelti tra le più prestigiose orchestre europee e migliori Ensemble cameristico.
Il 17 ottobre prossimo inaugurerà la rassegna intitolata “L’altro suono”, con il Quartetto Altemps.
Seguiranno i canti gregoriani, con un programma piuttosto insolito a sfondo ecologico l’energico Ensemble francese Le Consort, capace di mettere in contatto i veneziani Vivaldi e Reall; un percorso monografico tutto dedicato all’opera di John Sebastian Bach, proposto dal gruppo Armoniosa, mentre l’Astree’ con il soprano Stephanie Vernerin condurrà l’ascoltatore in una Full immersion di barocco, quello di Haendel.
La serie sarà conclusa dal concerto madrigalistico del duo formato dal soprano Alena Dantcheva, con Michele Pasotti al liuto.
Interessanti anche gli appuntamenti di “Discovery”, che esplorano repertori diversamente classici, con l’esecuzione in prima assoluta di Lilli, brank di intelligenza artificiale sotto la guida di Andrea Chenna e eseguito dal trio Debussy. I percussionisti saranno quelli dell’assemblea Tetrakis e il clavicembalo di Enrico Baiano renderanno omaggio a Bach, con la complicità di sei compositori viventi.
“Good vibrations” dei Sentieri Selvaggi sono diretti da Carlo Boccadoro e spalancano le porte della musica contemporanea al grande pubblico amante della musica, non soltanto di quella classica.
Il pianista Vadym Kholodenko giungerà a conclusione del programma con brani tratti da Beethoven, fino alle Variazioni su “El pueblo unido jamas sera vencido dell’americano Rzewski”.

La vendita degli abbonamenti inizierà mercoledì 8 giugno prossimo in modo esclusivo agli abbonati degli anni passati; da martedì 20 settembre parte la vendita per chi si abbina per la prima volta e da martedì 4 ottobre potranno abbonarsi i giovani fino ai 30 anni compiuti.

Mara Martellotta

Il sogno di una grande orchestra per sette giovani talenti

Con il percorso di perfezionamento dell’OSN della RAI

Il concerto diretto da Gianna Fratta è  proposto nell’ambito di “Professione d’orchestra”, un percorso di perfezionamento realizzato dall’OSN RAI in collaborazione con l’Accademia di Musica di Pinerolo.

Diventare professore d’orchestra per un giorno, partecipando alle prove di importanti direttori quali Fabio Luisi, Kirill Petrenko, Marc Albrecht, James Conlon e Daniele Gatti.

Questo il sogno che si realizza ogni anno per i giovani borsisti di “Professione orchestra”, un percorso formativo professionalizzante nato dalla partnership tra l’Orchestra Sinfonica della RAI e l’Accademia di Musica di Pinerolo.

Più  di sessanta sono state le produzioni delle stagioni Rai che hanno visto la partecipazione, durante le prove, di questi giovani e talentuosi musicisti.  Si tratta di un “training on the job” che consente di studiare con le prime parti di una delle più  importanti orchestre europee, alla sperimentazione di un’audizione per il concorso in orchestra. L’offerta formativa è poi completata con un altro tassello fondamentale per ogni musicista, quello di suonare su un palcoscenico  di grande prestigio.

L’occasione, quest’anno, sarà  il concerto di sabato 11 giugno prossimo, alle 16, presso l’Auditorium RAI “Arturo Toscanini” di Torino, che vedrà numerosi protagonisti sullo stesso palco, accanto agli archi dell’Orchestra Sinfonica della RAI. Si tratta di sette borsisti di “Professione orchestra”.

Sul podio è impegnata Gianna Fratta, direttrice artistica dell’Orchestra Sinfonica Siciliana, al suo debutto con la compagine RAI.

Il programma del concerto prevede il Divertimento per Archi di Bela Bartok e la Serenata per Archi op. 48 di Cajkovskij.

I biglietti sono proposti al prezzo unico di 5 euro e in vendita online sul sito dell’OSN RAI e presso la biglietteria dell’Auditorium RAI di Torino.

Il progetto è stato realizzato grazie anche al contributo della Fondazione Compagnia di San Paolo, il maggior sostenitore.

MARA MARTELLOTTA

Auditorium RAI “Arturo Toscanini”

Piazza Rossaro

Tel. 0118104996

Orchestra Rai, una nuova grande stagione

La nuova stagione dell’orchestra RAI presenta quali direttori Kirill Petrenko, Fabio Luisi, Daniele Gatti, Pablo Heras-Casado, Ottavio Dantone, Robert Trevino, Juraj Valčuha e James Conlon

 

La stagione dell’Orchestra Nazionale della RAI il prossimo anno comprenderà ventidue concerti che si snoderanno da ottobre a maggio, con anche concerti straordinari con importanti solisti quali Frank Peter Zimmermann, Nikolaj Szeps-Znaider, Kian Soltani e Marie-Ange Nguci.

Saranno presenti il Direttore emerito Fabio Luisi per l’apertura e il Direttore musicale dei Berliner Philharmoniker Kirill Petrenko per la chiusura. Tra loro altre grandi bacchette come quelle di Daniele Gatti, Pablo Heras-Casado, Ottavio Dantone, James Conlon, Juraj Valčuha e il Direttore ospite principale Robert Trevino, cui si affiancheranno solisti prestigiosi come Frank Peter Zimmerman, Nikolaj Szeps-Znaider, Yulianna Avdeeva, Kian Soltani, Marie-Ange Nguci e Sergej Khachatryan. Questi sono alcuni dei protagonisti della stagione 2022/2023 dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, che torna a proporre ventidue concerti in doppia serata in un unico cartellone, che si estende ininterrottamente da ottobre a maggio, cui si aggiungono i concerti di Natale, Carnevale, Pasqua, le serate di Rai NuovaMusica e la musica da camera delle “Domeniche dell’Auditorium”. Tutti gli appuntamenti sono trasmessi da Radio3, in live streaming sul portale di Rai Cultura e molti sono proposti anche in TV su Rai5.

Torniamo a offrire un cartellone unico – afferma il Direttore artistico Ernesto Schiavi – dopo due anni di frammentazioni innaturali, obbligate dalla pandemia. È un autentico ritorno alla nostra normalità, quella di una programmazione a lungo raggio, che ci accompagna per otto mesi, e che ci consente di stabilire una continuità con il nostro pubblico e con gli artisti coinvolti. Tornano i grandi concerti sinfonico-corali, comprendenti la Seconda sinfonia di Mahler e la Nona sinfonia di Beethoven dirette da Fabio Luisi, o il Lobgesang di Mendelssohn diretto da Daniele Gatti. Un atteso ritorno anche degli ampi organici di Wagner, delle sinfonie più grandiose di Mahler e di Šostakovič, e di pagine a cui per troppo tempo abbiamo dovuto rinunciare per l’emergenza sanitaria, come quelle di Richard Strauss o Le sacre du printemps di Stravinskij.

Tornano i tanti concerti in giro per l’Italia, con tappe a Milano, Parma, Reggio Emilia, Pordenone, Udine, Piacenza, Brescia, Ferrara e Assisi, oltre a un appuntamento al Festival di Pasqua di Aix-en-Provence. Un atteso ritorno, insomma, della sontuosa normalità di una grande orchestra sinfonica come quella della Rai, accompagnata da direttori e solisti amici, di sicuro prestigio, che ci hanno abituato alla loro presenza e alle loro straordinarie qualità artistiche: uno per tutti Kirill Petrenko, che con l’OSN Rai ha un rapporto ormai più che ventennale.

La stagione si inaugurerà mercoledì 19 e giovedì 20 ottobre, in diretta TV su Rai5, con una sinfonia altamente significativa per l’Orchestra della Rai: la Seconda Sinfonia n. 2 in do minore per soli, coro e orchestra di Gustav Mahler con la quale, nel gennaio 2006, venne riaperto l’Auditorium Rai di Torino dopo otto anni di restauri. Si tratta  di una Sinfonia la cui prima esecuzione avvenne a Berlino il 13 dicembre 1895.

Seguirà la “Resurrezione”, questa volta interpretata dal Direttore emerito Fabio Luisi che, nel corso della stagione, dirige ben cinque diverse produzioni, affiancato dal soprano Valentina Farcas, dal contralto Wiebke Lehmkuhl e dal Coro del Teatro Regio di Torino diretto da Andrea Secchi.

Il mese di novembre vedrà protagonisti tre direttori trentenni, con formazioni molto differenti, ma già tutti affermatissimi, non solo in Europa: Aziz Shokhakimov, Alpesh Chauhan e Robert Trevino.

Il 3 e 4 novembre Shokhakimov proporrà la Settima sinfonia di Šostakovič, divenuta il simbolo del terribile assedio della città di Leningrado, stretta in una morsa micidiale da Hitler durante la Seconda Guerra Mondiale. Il 10 e 11 novembre Chauhan, fresco di Premio Abbiati della Critica Musicale Italiana come miglior direttore dell’anno, insieme a uno straordinario violinista come Nikolaj Szeps-Znaider, farà ascoltare musiche di Szymanowski e Rachmaninov.

Il 17 e 18 novembre prossimi il Direttore ospite principale Robert Trevino sarà affiancato dal talentuoso violoncellista Kian Soltani che, dopo due concerti con l’Orchestra Rai, uno in tournée a Praga e uno a porte chiuse durante la pandemia, incontrerà finalmente il pubblico dell’Auditorium Rai. In programma musiche di Kabalevskij e Strauss. Trevino salira sul podio anche la settimana successiva, mercole 23 novembre, per un concerto straordinario in serata unica, interamente dedicato al sinfonismo italiano di Ottorino Respighi e alle sue straordinarie pitture sonore ispirate dalla città di Roma.

Il mese di dicembre si aprirà con due stelle di prima grandezza: il violinista Frank Peter Zimmermann e il direttore Pablo Heras-Casado, che debutterà sul podio dell’Orchestra Rai. Il concerto, in programma il 1 e 2 dicembre, spazierà da Debussy a Stravinskij, di cui verrà proposto il celebre Concerto per violino, per chiudersi con una pagina grandiosa come la Prima sinfonia di Mahler, indicata come “Il Titano”. A seguire, per due settimane consecutive, sarà sul podio James Conlon, già direttore principale della compagine Rai, che il 7 e 9 dicembre proporrà un’altra sinfonia di Šostakovič, la Quarta, dal contenuto fortemente sperimentale che il compositore dovette ritirare per timore di ripercussioni da parte del regime sovietico e che poté vedere la luce solo nel 1961, alcuni anni dopo la morte di Stalin. Anche la seconda settimana, il 15 e 16 dicembre prossimi, Conlon proporrà Šostakovič, in particolare la Decima sinfonia, affiancata dalla Sinfonia da Requiem di Britten.

Il mese di dicembre si chiuderà poi con il tradizionale Concerto di Natale in serata unica, quest’anno affidato al Direttore emerito Fabio Luisi che, anzic il consueto Schiaccianoci, offrirà un’altra celebre pagina sinfonico-corale, dopo la Seconda sinfonia di Mahler, la Nona sinfonia di Beethoven. Con lui quattro solisti internazionali e il Coro del Teatro Regio di Torino.

Il 2023 si aprirà con Daniele Gatti, ospite frequentissimo delle ultime stagioni Rai, che proporrà un ciclo di tre diversi concerti tutti dedicati a Mendelssohn, con l’integrale delle sue sinfonie. L’11 e il 12 gennaio saranno in programma la n. 1 e la n. 3 (“Scozzese”).

Il 16 gennaio, in serata unica fuori abbonamento, la Sinfonia n. 2 detta “Lobgesang”, ancora con il Coro del Teatro Regio di Torino e le voci soliste di Jessica Pratt, Michèle Losier e Bernard Richter. Il ciclo Mendelssohn di Gatti si chiuderà il 19 e 20 gennaioprossimi, con le Sinfonie n. 4 (“Italiana”) e n. 5 (“La Riforma”).

E dopo tre concerti consecutivi con Gatti sarà la volta di due intere settimane con Fabio Luisi. Il 26 e 27 gennaio si celebrerà il giorno della memoria con il capolavoro di Schönberg Un sopravvissuto di Varsavia”, definito da Milan Kundera “il p grande monumento che la musica abbia dedicato all’Olocausto”. A interpretarlo la voce di Francesco Micheli, affiancata dal Coro maschile Ruggero Maghini, diretto da Claudio Chiavazza.

Completerà il programma della serata la Settima sinfonia di un altro sommo musicista dalle radici ebraiche, Gustav Mahler. Il 2 e 3 febbraio, quindi, insieme a Luisi, tornerà il pianista Alessandro Taverna, per una serata interamente dedicata a Richard Strauss, con la Burleske per pianoforte e orchestra e Eine Alpensinfonie.

Febbraio proseguirà il 16 e 17 con un doppio debutto: quello di Petr Popelka, neo direttore musicale dell’Orchestra Sinfonica della Radio di Praga, e quello della pianista Marie-Ange Nguci, giovane e multiforme talento g apprezzato nei festival p importanti. In programma un Concerto di Mozart dal titolo “Così parlò Zarathustra” di Strauss, e una rara pagina di Dallapiccola, Three Questions with Two Answers. Ma febbraio sarà anche il mese del tradizionale Concerto di Carnevale, in serata unica martedì 21, quest’anno diretto da Kristjan Järvi.

Marzo vedrà anche una sfilata di direttori e solisti internazionali, chiudendosi poi con due settimane affidate a interpreti italiani. Il 2 e 3 saliranno sul palco il direttore Stanislav Kochanovsky e un violinista di grandissima sensibilicome Sergej Khachatryan, che suonerà il Concerto di Schumann. Il 9 e 10 toccherà a Constantinos Carydis e al pianista svizzero Francesco Piemontesi, che interpreterà il Concerto n. 5 detto “Imperatore” di Beethoven. In programma anche la prima esecuzione italiana di “Z”Metamorphosis per orchestra di Minas Borboudakis. Il 16 e 17 atteso ritorno di Juraj Valčuha, g Direttore principale dell’OSN Rai, insieme alla pianista Yulianna Avdeeva, per una serata dedicata a Rachmaninov, ma introdotta da Turbulence della quarantenne compositrice ceca Ľubica Čekovská. Nelle due settimane finali del mese toccherà, invece, a Ottavio Dantone, che il 23 e 24 marzo saranno affiancati dalla spalla dell’Orchestra Rai Roberto Ranfaldi, solista nel Concerto per violino in Sol maggiore di Joseph Boulogne Chevalier de Saint-Georges. Il 30 e 31,invece, Dantone dedicherà la serata al classicismo di Haydn e Mozart.

Dopo il Concerto di Natale Luisi salirà sul podio anche per quello di Pasqua, in serata unica il 6 aprile, con una scelta di brani sinfonici di Richard Wagner, culminanti nei celeberrimi finali di Tristan und Isolde e della Götterdämmerung (Crepuscolo degli dei), con la partecipazione del soprano Gun-Brit Barkmin per la morte di Isotta e per l’olocausto di Brünnhilde. Non mancherà, naturalmente, l’Incantesimo del VenerSanto dal Parsifal, che segnerà le festivipasquali. Il concerto è proposto anche al Festival di Pasqua di Aix-en-Provence.

Le ultime due settimane di aprile vedranno protagonisti Thomas Guggeis sul podio e Alexandre Kantorow al pianoforte, il 20 e 21, e Robert Trevino con il violista Antoine Tamestit, il 27 e 28, quando il Direttore, ospite principale dell’OSN Rai, si cimentecon una pagina iconica come Le sacre du printemps di Stravinskij.

Trevino tornerà sul podio anche l’11 e 12 maggio con la Sinfonia n. 6 di Mahler detta “Tragica”. Dopo di lui, il 18 e 19 maggio, sarà protagonista Leōnidas Kavakos non nella veste di violinista, nella quale lo si è potuto apprezzare la stagione scorsa, ma in quella di direttore, affiancato dal giovanissimo Mao Fujita, che a soli ventitré anni, è considerato uno degli astri nascenti nel pianismo mondiale. Il concerto di chiusura della stagione, il 24 e 25 maggio, segnerà l’attesissimo ritorno di Kirill Petrenko, il Direttore stabile dei Berliner Philharmoniker, che ha un rapporto di lunga data con l’Orchestra della Rai. La diresse per la prima volta nel 2001, debuttando in Italia, in un memorabile Rosenkavalier di Strauss, per tornare altre cinque volte nel corso delle stagioni successive, toccando i repertori p svariati, e facendo della compagine Rai l’orchestra italiana che ha diretto maggiormente. Per la sua settima volta propone i Drei Orchesterstücke op. 6 di Alban Berg, primo brano per grande orchestra del compositore, e il poema sinfonico Lemminkäinen Suite di Sibelius, basato sul folclore e sull’epica finlandesi.

Tornerà naturalmente anche il ciclo Rai MuovaMusica, con quattro concerti in serata unica sparsi nel corso della stagione e dedicati alla musica contemporanea. Vener 28 ottobre sarà protagonista Gergely Madaras alle prese con “Schönberg e la sua eredità sinfonica”, che si spingerà fino a Luigi Nono ed Elliott Carter. Il secondo appuntamento di Rai NuovaMusica sarà il 10 febbraio, con un direttore esperto come Marco Angius, che proporrà una nuova composizione in prima assoluta di Filippo Perrocco, Mysteries of the Macabre di György Ligeti, e la Sinfonia n. 10 di Hans Werner Henze. Il 14 aprile sarà protagonista Robert Trevino, affiancato da due grandi solisti come il violoncellista Jean-Guihen Queyras e la pianista Tamara Stefanovich, impegnati nel Doppio concerto di György Kurtág, cui si aggiungono brani dello stesso Kurtág e di altri compositori, tutti ungheresi, come Márton Illés, György Ligeti e Peter Eötvös. Ultimo appuntamento di Rai NuovaMusica sarà vener 5 maggioprossimo con Michele Gamba sul podio e il violinista Francesco D’Orazio, che propongono Schnur per violino e orchestra di Enno Poppe, affiancato da brani di Iannis Xenakis e Bernd Alois Zimmermann. Due dei quattro concerti sinfonici di Rai NuovaMusica saranno preceduti, il marte sera, da concerti cameristici dell’ensemble “Geometrie variabili” dell’OSN Rai, sempre dedicati alla musica di oggi. Il concerto di martedì 7 febbraio sa diretto da Marco Angius, mentre quello di marte 2 maggio sa diretto da Francesco Pomarico.

La stagione sinfonica sarà affiancata da un’ampia scelta di concerti cameristici, in programma la domenica mattina alle 10.30, raccolti sotto la consueta etichetta “Le domeniche dell’Auditorium”. I concerti saranno sei, sviluppandosi dal 22 gennaio al 28 maggio prossimi.

Mara Martellotta 

ABBONAMENTI E BIGLIETTI

Gli abbonamenti alla “Stagione sinfonica 2022/2023” sono in vendita presso la biglietteria dell’Auditorium Rai e online dal 10 giugno al 29 luglio e dal 1° al 23 settembre 2022. I carnet – acquistabili solo in biglietteria – e i biglietti per i singoli concerti sono in vendita a partire dal 27 settembre 2022. Formule particolarmente vantaggiose sono proposte in caso di rinnovo dell’abbonamento, oltre che per i minori di trentacinque anni e per gli studenti.

“Morricone Film History” di scena a Stupinigi

Nella “Palazzina di Caccia” un’Orchestra di 30 elementi rende omaggio al genio della musica da film

Venerdì 10 giugno, ore 21

Stupinigi – Nichelino (Torino)

Un viaggio di profonda carica emozionale nella storia del cinema, che celebra l’intensità di un artista in continua evoluzione, sempre pronto a esplorare e a cercare la chiave musicale perfetta per ogni film. Questo vuole essere “Morricone Film History”, uno spettacolo musicale interamente dedicato al “Premio Oscar” Ennio Morricone, scomparso a Roma (dov’era nato il 10 novembre del 1928) il 6 di luglio del 2020. Nel Cortile d’Onore della “Palazzina di Caccia” di Stupinigi (piazza Principe Amedeo, 7) il prossimo venerdì 10 giugno (ore 21), il “Cinema Ensemble Grand Orchestra” composta da 30 elementi e diretta da Simone Giusto, ripercorrerà la carriera del grande compositore italiano attraverso le sue colonne sonore più famose e significative. Diplomatosi al “Conservatorio di Santa Cecilia” a Roma, prima in tromba e poi in composizione (sotto la guida del grande Goffredo Petrassi), Morricone ha scritto le musiche per più di 500 film e serie Tv, oltre che opere di musica contemporanea, sperimentando con successo un’ampia gamma di generi compositivi. Sicuramente fra i più importanti e prolifici compositori cinematografici di tutti i tempi, le sue opere sono state utilizzate come colonna sonora di oltre 60 film vincitori di premi. A volte ricordati più per le musiche che non per l’intreccio narrativo. Come giovane arrangiatore della casa discografica RCA Italiana, all’epoca attiva a Roma, ha contribuito anche a formare il sound degli anni Sessanta italiani, confezionando brani come Sapore di saleIl mondoSe telefonando e altri successi portati alla ribalta dai vari Edoardo VianelloDinoGianni Meccia e soprattutto Gianni Morandi. A partire dal 1946 ha composto più di cento brani classici, ma ciò che ha dato la fama mondiale a Morricone come compositore sono state le musiche prodotte per il genere del Western all’italiana, che lo hanno portato a collaborare con registi come Sergio Leone (suo compagno di classe alle elementari), Duccio Tessari, Franco Giraldi, Giulio Petroni, Sergio Solima e Sergio Corbucci, con titoli come “La Trilogia del dollaroUna pistola per RingoLa resa dei contiIl grande silenzioIl mercenario”, Il mio nome è Nessuno e “La Trilogia del tempo. Dagli anni Settanta, il suo nome diventa famoso anche nel cinema hollywoodiano e Morricone compone musiche per importanti registi americani come John Carpenter, Brian De Palma, Barry Levinson, Mike Nichols, Terence Malick, Oliver Stone, Roman Polànski e Quentin Tarantino. Sue le musiche per numerose pellicole candidate all’ “Academy Award” come “I giorni del cielo”, “Mission” e “The Untouchables – Gli Intoccabili”.

Nel 2007 riceve il “Premio Oscar onorario alla carriera. Il 28 febbraio 2016 ottiene il suo secondo “Oscar” per le partiture del film di Quentin Tarantino The Hateful Eight, per il quale si aggiudica anche il Golden Globe. E il palmarés si arricchisce anche di tre Grammy Awards, tre Golden Globe, sei BAFTA, dieci David di Donatello, undici “Nastri d’argento, due “European Film Awards, un Leone d’oro alla carriera e un Polar Music Prize, vendendo  più di 70 milioni di dischi. Il 26 febbraio 2016 gli è stata attribuita la “stella numero 2574” nella celebre Hollywood Walk of Fame. Il 27 dicembre 2017 riceve l’onorificenza di “Cavaliere di Gran Croce dell’ Ordine al merito della Repubblica italiana, il secondo grado in ordine d’importanza.

Una vita e una carriera straordinarie. Compositore geniale. Maestro di grande creatività e d’inarrivabile mestiere. Ma anche uomo artigiano e artista umile, semplice, capace  di trasformare, a mente, le note (pensate, sognate) in brani di eccelsa bellezza e poesia.

Nella serata alla “Palazzina di Caccia” di Stupinigi si ascolteranno brani tratti, tra gli altri, da “Metti una sera a cena”, “Indagine su di un cittadino al di sopra di ogni sospetto”, “Giù la testa”, “Sacco e Vanzetti”, “Per qualche dollaro in più”, “Per un pugno di dollari”, “Il buono il brutto e il cattivo”, “C’era una volta il west”, “Il clan dei siciliani”, “The Hateful Eight”, “Nuovo Cinema Paradiso”, “Mission”, “C’era una volta in America” e “La leggenda del pianista sull’oceano”.

g. m.

Ph: F. Pucci e A. Casalini

Moncalieri. Ogni passo, una scoperta

10 giugno – 23 luglio 2022

 

Dall’after event diffuso di Eurovision alla Eno Week, dalla scuola di magia di Hogwarts al Real Collegio al Club Silencio nel Giardino delle Rose

 

 

Nove eventi, più di 50 artisti, 20 giorni, dal 10 giugno al 23 luglio: “Moncalieri. Ogni passo, una scoperta” è un viaggio tra cultura, musica e gusto nei luoghi simbolo del cuore storico della città, dal Real Collegio Carlo Alberto al Castello Reale, dal Giardino delle Rose a piazza Vittorio Emanuele II.

Ad inaugurare il palinsesto dell’intera rassegna, la prima edizione della ENO WEEK che trasforma la città nella capitale del vino: nel weekend dell’11 e 12 giugno, il Giardino delle Rose del Castello di Moncalieri ospita oltre 80 produttori vinicoli da tutta Italia, in un percorso tra grandi vini e specialità gastronomiche del territorio. Tra gli appuntamenti in programma, la cena diffusa di venerdì 10 giugno in ristoranti, enoteche, osterie e trattorie che porta al centro della tavola il rapporto tra cibo e vino e poi, dal 14 al 16 giugno, in giro per la città, racconti sul vermouth, sull’importanza del sakè nella cultura giapponese e nei manga con Jacopo Buranelli e Chicca Vancini e approfondimenti sul rapporto tra vino e viaggi.

Con FUORI CAMPOl’after event diffuso di Eurovision Village, il 17-18 giugno, Moncalieri ricrea l’atmosfera di Montmartre durante la Belle Époque con concerti, degustazioni e incontri. Ribaltando il concetto degli aftershow, Fuori Campo crea un appuntamento aperto a tutti con gli artisti dell’Eurovision Village: oltre 18 concerti e appuntamenti in 7 diverse location con più di 50 artisti coinvolti, come Bianco, Fellow, Cecilia Harp, The Spell of Ducks, Ava Hangar, Filo Q, Gianni Denitto, Luce Clandestina, Stella Marasciulo, The Sweet Life Society con il progetto Oltre le Barre, Alberto Gallo (Discomoderni), con postazioni di bartending al Giardino delle Rose e performance di barman acrobatici. Fuori Campo è diretto da Francesco Astore, già responsabile della programmazione culturale dell’Eurovision Village di Torino; il regista è Stefano Pesca e Asya Benedini è la coordinatrice dei gruppi emergenti.

Moncalieri diventa una città tutta da scoprire: le tante e differenti location di “Moncalieri. Ogni passo, una scoperta” che offrono scorci sempre diversi, testimoniano la sua lunga e ricca storia, quando Moncalieri era sede dell’Università, ricovero del Templari e antica roccaforte medievale adibita a Residenza Reale.

Un’occasione in più per conoscere la storia è sabato 25 giugno, quando è in programma, per la prima volta, la CACCIA AL TESORO a tappe nel centro storico: dieci itinerari per viaggiare nel tempo e nello spazio alla ricerca dell’anima profonda della città.

Il Real Collegio Carlo Alberto diventa Hogwarts l’8-9 luglio con A SCUOLA DI MAGIA. All’interno di quella che un tempo fu la scuola di eccellenza della nobiltà piemontese, con le camerate che ricordano le “case” della saga di Harry Potter, si incontreranno personaggi insoliti, esemplari di rapaci come la civetta bianca dell’Himalaya, allocchi o barbagianni e si scopriranno la sala delle bacchette magiche e quella degli animali fantastici.

Sabato 16 luglio con UNA NOTTE AL CASTELLO Club Silencio apre per la prima volta le porte del Castello, con percorsi di visita guidati tematici, attività di gamification, audience engagement e illuminazione architetturale del Giardino delle Rose trasformato per l’occasione in un cocktail bar.

Nel centro storico, shopping sotto le stelle il 2 luglio per la NOTTE BIANCA DEI SALDI in compagnia delle marching band, e il 23 luglio MUSICA DAL BALCONE: un’esibizione di musica classica dalla balconata del Palazzo Comunale, a cura dell’associazione culturale Saturnio.

E infine, per scoprire gli angoli più segreti della città, l’associazione Amici del Real Castello e del Parco di Moncalieri organizza visite guidate nel centro storico e al Real Collegio Carlo Alberto, chiuso dal 1998, per rivelare la storia e gli ambienti di una delle più significative istituzioni del Piemonte sabaudo, che conserva ancora le collezioni naturalistiche e degli strumenti scientifici e l’osservatorio meteorologico nel suggestivo studio di Padre Francesco Denza. Sempre visitabile, dal venerdì alla domenica, il meraviglioso Castello Reale, una delle più antiche residenze sabaude, “luogo di delizie” tra le dimore preferite di Vittorio Emanuele II.

 

“Moncalieri. Ogni passo una scoperta” è anche l’occasione per riscoprire le eccellenze gastronomiche moncalieresi: il salame di trippa, ravanello tabasso, lardo e salsiccia saranno i protagonisti di EDIGAMl’evento diffuso gastronomico in programma il 25-26 giugno, 2-3 luglio, 9-10 luglio in più di 20 locali. Il 16 giugno partono anche le CENE SABAUDE al Castello: un’esperienza di degustazione e intrattenimento dal gusto Ottocentesco per riscoprire le mode dell’epoca, rivivere i fasti della Corte e gustare un menù ispirato ai grandi pranzi risorgimentali curato dagli chef Marco Albano, Ugo Fontanone, Enzo Gola, Giorgio Picco.

 

“Con questo ricco calendario di eventi vogliamo offrire ai moncalieresi e ai turisti un’occasione in più per vivere l’estate – commenta il Sindaco di Moncalieri, Paolo Montagna – “La meravigliosa cornice del nostro centro storico accompagna un’offerta dedicata alle famiglie e ai giovani per tutti i weekend di giugno e luglio”.

 

“Ogni passo, una scoperta” è un progetto della Città di Moncalieri in collaborazione con 1° Reggimento Carabinieri Piemonte, Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, MoncalieriGiovane, ProLoco, Balletto di Moncalieri, Circolo culturale Saturnio, Casa Zoe, Amici del Real Castello e del Parco di Moncalieri, Diecicento, Ordine Religioso dei Padri Barnabiti, Reverse.

 

Info

www.mymoncalieri.it

Facebook, Instagram: My Moncalieri

Universo per Cinemambiente: la mostra “Environmental Photographer of the year” nel cortile del Rettorato

Nel cortile del rettorato dell’Università di Torino, in via Verdi 8, è stata inaugurata la mostra “The Environmental Photographer of the Year” allestita in occasione della 25 esima edizione del Festival CinemAmbiente, rassegna cinematografica internazionale promossa dal Museo del Cinema con l’obiettivo di presentare i migliori film e documentari ambientali dell’anno, curata da UniVerso, osservatorio permanente sulla contemporaneità dell’Università di Torino, e da CinemaAmbiente.
La mostra sarà visitabile fino al 31 agosto prossimo e offre al pubblico un’interessante selezione degli scatti vincitori delle diverse sezioni del Premio Epoty, “Environmental Photographer of the Year”. Si tratta di un concorso che presenta le migliori fotografie del mondo dedicate al tema dell’ambiente, ormai giunto alla sua quindicesima edizione.

Mara Martellotta

La bicicletta di Oreste, la pelliccia di Clitennestra

Alle Fonderie Limone “Ifigenia” e “Oreste” di Euripide, finale di stagione per lo Stabile torinese

 

In finale di stagione, Valerio Binasco mette in scena alle Fonderie Limone due tragedie di Euripide, “Ifigenia” (in Aulide, rappresentata nel 405 a. C.) e “Oreste” (del 408), in una consequenzialità d’accadimenti, 80’ ciascuna, ne prosciuga la scrittura, via il coro, via il deus ex machina ovvero gli interventi d’Apollo o di Diana o di qualsiasi altro celeste considerandoli un espediente teatrale legato ad un’epoca, ne prosciuga il luogo – lo spazio dell’azione ai lati del quale siamo allineati è mutato in un ampio e lungo corridoio, uno spazio lungo il quale camminare e correre, tra gioie e affetti traditi e disperazione, al limite del quale rintanarsi imbrattati di sangue entro un cerchio di terriccio – e gli oggetti. In “Ifigenia” è lo stallo sulle coste della Beozia delle navi che dovrebbero salpare per la piana di Troia, i venti contrari, la dea offesa che esige un sacrificio. La vittima dovrà essere la figlia di Agamennone, il comandante della spedizione, cullato nell’ambizione e vittima della sua ambiguità, pronto a guardare ai suoi doveri di soldato come ai suoi sentimenti di padre. Ma in quel momento, nel fondo della propria coscienza, forse consapevole di non riuscire ad essere né comandante né padre. Tra l’altro ha promesso Ifigenia in sposa ad un ignaro Achille: e all’arrivo della ragazza, con la madre Clitennestra e il giovanissimo fratello Oreste, i diversi pensieri s’incrociano, gli uni contro gli altri, le intenzioni e le speranze e l’infelice sì di una ragazza che avrebbe tutto il diritto di vivere e al contrario accetta il destino che altri hanno imposto. Il bagagliaio di una macchina la inghiotte, con una bella idea di regia Binasco la pone modernamente in salvo, come affascinano il divertimento in bicicletta di Oreste mentre la tragedia incombe tutt’intorno o quel lento fruscìo sul pavimento delle macchinine con cui ancora il ragazzino gioca nel finale, mentre si spengono piano piano le luci.

Più chiusa, più tetra, più ricolma d’orrore e di sangue, più statica nel disegno che Binasco ce ne offre, “Oreste”, “la tragedia dei fallimenti”. Più di vent’anni sono trascorsi da quei primi accadimenti, ora è la storia di un figlio che vendica la morte del padre, tornato a casa vincitore ma nella stessa casa tradito, assassinando la propria madre e il suo amante e facendosi giudice con la sorella Elettra e l’amico Pilade. Binasco non s’affida e non squaderna gli interventi celesti, prima Diana e Apollo poi, li chiama con un temine di oggi – “voglio assumermi tutte le responsabilità nel tutelare questa sensibilità contemporanea” -, la coscienza di ognuno, con una caterva di tormenti, molti e profondi, “non c’è nessun Apollo cui dare la colpa”. La strage che i tre ragazzi compiono, di fronte al pubblico, apertamente (anche Elena, la moglie di Menelao, ne sarà vittima, sporca di sangue, trucidata sul fondo della scena), non vuole affidarsi alla “ananke”, alla “necessità”, ma è opera del tutto loro, decidono da soli, freddamente consapevoli, non ci sarà un dio a portare un lieto fine, non ci saranno nozze finali o Elena portata in cielo, sarà una vendetta che sa di personale sentenza, decisa, finale, irrevocabile. Non c’è nulla di antico, nulla che sappia di favola e di macchinazioni, che mantenga quel tanto o poco, vera o di comodo che di religiosità c’è in Euripide, c’è la realtà contemporanea, spogliata di ogni accomodamento. Tutti i personaggi, giovani e adulti, sono chiusi al termine dentro quel cerchio, senza nessuna via d’uscita.

All’ottimo esito della serata (io ho assistito allo sviluppo unico delle due tragedie; repliche sino a domenica 12 maggio, dal martedì al venerdì a sere alterne, il sabato e la domenica la messa in scena consecutiva dei due spettacoli), alla felice, personale impronta che Valerio Binasco (il regista ha altresì ritagliato per sé l’immagine di un combattuto, altalenante Agamennone) ha impresso al discorso euripideo, concorre un eccellente gruppo d’attori. Con Giovanni Anzaldo, Giovanni Calcagno, Jurij Ferrini, Nicola Pannelli, Letizia Russo e il giovanissimo Matteo Liverano, Giordana Faggiano è una convincente Ifigenia, Giovanni Drago un sanguinario quanto determinato Oreste, Sara Bertelà una Elena che per pochi attimi lascia il segno, soprattutto Arianna Scommegna, che fa di Clitennestra, tutta pelliccia gioielli occhialoni frivolezza incredulità e disperazione, un piccolo capolavoro.

 

Elio Rabbione

 

Le immagini dello spettacolo sono di Luigi De Palma

Très Court International Film Festival: a Torino, cinema ed emozioni in meno di 4 minuti

 

Lunedì 6 giugno 2022 | ore 18.00 e ore 20.45

Cinema Teatro Maffei

Via Principe Tommaso, 5, 10125 Torino

Ingresso gratuito | Tessera ARCI necessaria per l’ingresso

 


Lunedì 6 giugno si torna al cinema per scoprire e votare i brevissimi ed emozionanti cortometraggi selezionati nell’ambito della 24esima edizione del Très Court International Film Festival: l’Alliance Française di Torino, in collaborazione con il Cinema Teatro Maffei, dedica una serata al meglio della produzione audiovisiva mondiale sotto i 4 minuti. Anche quest’anno, la rassegna internazionale di “corti molto corti” Très Court viene portata dalle Alliances Françaises in Italia grazie al sostegno dell’Institut Français. Da Torino a Genova, da Bolzano a Merano, fino a Trieste: 5 città italiane si uniscono alle 10 città francesi e 40 in tutto il mondo in cui viene proiettato il festival.

Questo evento globale, che si tiene in contemporanea in tutto il mondo dal 3 al 12 giugno, raggiunge più di 15.000 spettatori in 5 continenti. Al termine del festival vengono assegnati 9 premi, tra cui un Premio Internazionale del Pubblico a cui parteciperanno anche gli spettatori torinesi.

 

A Torino, il festival è proposto in collaborazione con il Cinema Teatro Maffei, che lunedì giugno accoglierà due proiezioni (alle ore18.00 e alle ore 20.45) della Selezione Internazionaleun mosaico di 40 brevissimi film di generi diversi (sottotitolati in italiano grazie al supporto dell’Alliance Française di Trieste), provenienti da tutto il mondo, scelti fra migliaia di corti presentati al comitato di selezione. Dalla commedia al dramma, dal film di animazione al documentario, questa selezione riflette i più recenti indirizzi della creazione cinematografica contemporanea. Autori francesi, spagnoli, rumeni o turchi, voci da provenienti dagli Stati Uniti, dalla Germania e ancora dall’Iran e da tanti altri paesi vedranno le loro opere presentate l’una dopo l’altra in un’avvincente maratona della durata di poco più di due ore, in cui sarà presentato anche il cortometraggio italiano This is fine di Gianmarco Nepa.

Alla serata al Cinema Teatro Maffei, si aggiungono due proiezioni mattutine speciali al Liceo Berti di Torino il 6 e il 7 giugno, che coinvolgeranno un centinaio di studenti che con il loro voto contribuiranno ad assegnare il Premio del pubblico globale.

Très Court International Film Festival

24esima edizione / Selezione Internazionale

Film in lingua originale / Sottotitoli in italiano

Lunedì 6 giugno 2022 | ore 18.00 e ore 20.45

Cinema Teatro Maffei

Via Principe Tommaso, 5, 10125 Torino

 

Ingresso gratuito alle proiezioni dei Très Court International Film Festival

Tessera ARCI necessaria per l’ingresso

Per chi non ha la tessera ARCI, possibilità di farla alla cassa, direttamente la sera stessa al costo di:

6 euro – SOLO per i soci dell’Alliance Française di Torino

8 euro – per coloro che NON sono soci dell’Alliance Française di Torino

Tra rito e sacrificio Favino s’addentra nell’antico rione

Sugli schermi “Nostalgia” di Mario Martone

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

Negli stessi vicoli in cui un tempo amministrava la legge l’eduardiano don Antonio Barracano, torna oggi Felice Lasco, il protagonista di “Nostalgia” che Mario Martone ha liberamente tratto  – cosceneggiandolo con Ippolita di Majo, forse con qualche frammento di troppo – dal romanzo di Ermanno Rea, presentato a Cannes con i colori dell’Italia ma tornato a casa a mani vuote di Palmarès, come si sperava, non fosse per un’altra calibrata, studiatissima, affascinante interpretazione di Pierfrancesco Favino. Torna in quel rione Sanità, fatto di povertà palpabile ad ogni angolo come di una delinquenza che ha afferrato e fatta sua troppa gioventù, un misto di scorribande e scippi e droga, dopo quarant’anni ha lasciato Il Cairo, e una compagna innamorata, dove è diventato qualcuno e dove se ne era andato giovanissimo, appena quindicenne, piuttosto una fuga che non un libero abbandono. A tornare lo ha spinto la malattia della madre, la gioia per  una cura fatta di affetti forti seppur tardivi alle sue ultime ore (che Aurora Quattrocchi descrive con gli occhi e il vecchio corpo, basterebbe la scena del bagno, una sorta di Pietà michelangiolesca a personaggi capovolti, con una rara intensità); e in quelle ore Lasco torna a immergersi nel quartiere, ne coglie gli angoli e i bassi e i visi, le vite che altre zone della Napoli di oggi, eleganti, turistiche, ostentate, dimenticano. Sarebbe l’occasione per partirsene di nuovo, ma lui vi scivola dentro innocentemente, con tranquilla caparbietà. Nel suo girovagare, s’imbatte in don Luigi (Francesco Di Leva, lo avevamo applaudito nell’edizione del “Sindaco di Rione Sanità” dello stesso Martone), che con ogni mezzo cerca di allontanare dalla camorra quei ragazzini e quelle famiglie che ne diverrebbero un facile aiuto.

C’è la ricerca del rione e della sua gente, ma c’è pure la ricerca delle proprie radici, quella che ti lascia riscoprire la figura di un antico amico, Oreste (un sinistro Tommaso Ragno), che ha assunto la realtà del boss e che oggi tutti riveriscono e chiamano “‘o malommo”. Un’amicizia interrotta, soprattutto rifuggita e dimenticata, nascosta nel silenzio di anni, che tuttavia si ha voglia di riportare alla luce, di riaccomodare. Tra le scorribande in moto dei due antichi ragazzi, tra i primi errori, tra la sbagliata voglia d’affermarsi, lo spettatore apprende come sia stato lui la causa della fuga di Lasco, come i due abbiano incrociato l’assassinio di un uomo, come alla voglia di vendetta alla fine non si possa sfuggire. Rione Sanità si fa palcoscenico di vita e di morte, si afferma come volontà di non ritorno, assurdamente, in una sorta di rito e di sacrificio. A cui Martone s’avvicina quasi con dolcezza, raccontando di come la strada non può essere che quella, tra emozioni e urla di ribellione, tra affermazioni di violenza e attimi brevi di speranza. Facce di una vita e di esistenze che Favino si carica sulle spalle robuste di una sempre più forte recitazione, un percorso esatto e commovente di inattesa autodistruzione: anche se una mancanza di sottotitoli non ci lascia gustare appieno, troppe sono le mancanze, il carattere robusto dei dialoghi. Sarebbe sufficiente seguire passo passo, scena dopo scena, tra l’arrivo (uno straniero) e l’addentrarsi sempre più vitale nel rione (le radici scoperte), lo studio e lo sforzo che Favino impiega per rendere appieno il vuoto che negli anni di lontananza s’è creato nel suo Lasco, non soltanto di abitudini ma pure di linguaggio, lento, fatto di opacità d’inflessioni, di ritorni alla memoria: e poi pronto ad esplodere.