SPETTACOLI- Pagina 142

“Dulan la sposa”, l’ossessione amorosa di un uomo

Al Gobetti, repliche sino al 30 ottobre

Melania Mazzucco è una delle voci eccellenti del panorama letterario contemporaneo, è la scrittrice che ha vinto lo Strega con “Vita”, storia di emigrazione familiare, nel 2003, che ha dato a Ferzan Özpetek materia per la storia corale di “Un giorno perfetto”, che ha rovistato tra le glorie e i peccati di Jacopo Tintoretto e che soprattutto, tre anni fa, ha dato alle stampe uno dei romanzi – tra cronaca e reinvenzione – più avvincenti degli ultimi anni, un carico di ricerche senza eguali durate una decina d’anni, “L’architettrice”, ovvero la vita e l’ascesa di Plautilla Bricci, donna e artista che volle sfidare il secolo di Bernini, di Borromini, di Pietro da Cortona. Tra il 1997 e il 2001 scrisse atti unici e radiodrammi per Radio Rai, Radio 2 e Radio 3, uno di questi fu “Dulan la sposa” (2000), con la regia di Wilma Labate e l’interpretazione di Valerio Binasco, vincitore del prestigioso Prix Italia per il miglior radiodramma europeo e diffuso in 7 paesi.

S’è ricordato oggi di questa sua esperienza Valerio Binasco, volendo riproporre per la stagione dello Stabile torinese, al Gobetti, in versione regista/interprete, quel testo. Un dramma iniziale, il suicidio, presunto, di una ragazza nella piscina di un condominio in cui due promessi sposi stanno per prendere dimora. Nell’ampio sviluppo che si aprirà, la confessione dell’uomo di non averla mai conosciuta, come lui nessuno se ne ricorda, una ragazza venuta da chissà dove, certo straniera, senza documenti, sola. Al contrario l’uomo l’aveva incontrata, nell’androne di casa, durante i lavori di ristrutturazione dell’alloggio, l’aveva ospitata imponendole una presenza segreta al limite della clausura, se ne era innamorato in maniera selvaggia e forte senza nasconderle il proprio futuro matrimonio. Aggiungendosi, un giorno, la visita della futura moglie, in un generale imbarazzo e in un emblematico silenzio: senza alcun seguito, quella specie di convivenza era continuata, eguale e ossessiva.

Un’ossessione che sulle tavole del Gobetti si traduce in un continuo, esasperante e alla fine banalmente ripetitivo esercizio di contorsioni erotiche – lunghe pressoché 80’, quanto la lunghezza dell’intero spettacolo, calcolando anche gli approcci tra marito e consorte -, di sfacciato possesso, specchio di una carnalità estrema, di una ginnastica amatoria oltre ogni limite consentito (salvo poi mimare rigorosamente il nudo), dove ogni atto sfocia nel sopruso, nella violenza, nella rabbia, nel soffocato attimo finale. Nella banalità della situazione, nella drammaticità del femminicidio qui esplorata con dialoghi certo non incisivi, forse mentre ci domandiamo perché il testo, questo testo, abbia trovato posto nella programmazione annuale, giocano i loro virtuosismi ginnici Valerio Binasco, Mariangela Granelli e Cristina Parku, forse la più convincente, in quel misto di giovinezza senza pudori, di innamoramento e di bugiarderie da cui non è certamente esente. Bella l’essenzialità della scena firmata da Maria Spazzi, due riquadri, un divano e una poltrona, una porta sul fondo. Repliche sino a domenica 30 ottobre.

 

Elio Rabbione

 

Le immagini dello spettacolo sono di Luigi De Palma

Rock Jazz e dintorni. I Lou Dalfin e Moncalieri Jazz

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Lunedì. Alla bocciofila Vanchiglietta si esibisce il chitarrista e cantante Calum Graham.

Martedì. All’Otium Pea club suona il trio del sassofonista Claudio Chiara. Al Jazz Club tributo a Chick Corea da parte del pianista Emanuele Francesconi. Al Concordia di Venaria si esibisce il rapper Bresh.

Mercoledì. Al Magazzino sul Po sono di scena i Fine Before You Came. Al Blah Blah suona la band Punk rock californiana Zodiac Killerts.

Giovedì. Al Q77 si esibisce Fabrizio Voghera. Al Concordia di Venaria arriva Annalisa. Allo Ziggy Giovanni Succi dei Bachi da Pietra, presenta in versione teatrale “L’arte del selfie nel Medioevo”. Al Maffei si esibisce il cantautore australiano Phillip Braken.

Venerdì. A Saluzzo comincia l’”Uvernada” con l’esibizione di Lou Pitakass. All’Hiroshima Mon Amour suonano i giamaicani Mellow Mood. Al Concordia di Venaria viene presentato il progetto “Earthphonia” con Max Casacci e Mario Tozzi. Allo Spazio 211 si esibiscono i Blou Daville. Al Blah Blah suonano gli Arrows Of Time affiancati dal quartetto femminile Dune Aurora. Allo Ziggy sono di scena Julinko e Gasparotti. Da Askatasuna si esibiscono i Mellow Mood.

Sabato. Vernissage per “Moncalieri Jazz” nel centro storico con la “Notte Nera”, che prevede ben 25 concerti. Fra i tanti suonano: Fulvio Chiara, Valerio Signetto, Luigi Tessarollo, Gianni Denitto la “marching band” Funk Off . Allo Spazio 211 per “Volcano Rock Fest” suonano Water Crisis, Less Than a Cube e Hangarvain. Allo Ziggy si esibiscono i Je T’aime. Per “Uvernada” suonano i Barbalucu e il trio di Manuel Lerda. A El Paso sono di scena Stiglitz , Liguria e Klasse Kriminale. Al Magazzino sul Po si esibisce Nervi.

Domenica. Al Jazz Club è di scena Pier Adduce. “Moncalieri Jazz” nel pomeriggio a Borgo San Pietro, presenta lo spettacolo itinerante della Fantomatik Orchestra. Anniversario dei 40 anni di carriera per i Lou Dalfin in piazza Cavour a Saluzzo per “Uvernada”.

Pier Luigi Fuggetta

“Torino, un PO”, parole e musica sulle rive del Grande Fiume

REUNION ZANETTI-MEZZINO-GIOVANNINI

Sabato 22 ottobre ore 20,45

Musica e parole in Sala Scicluna

“Torino … un Po” è una piccola passeggiata con calma e senza affanni attraverso strade, piazze, angoli, momenti, personaggi di questa città che da duemila anni si specchia sulle rive del grande fiume.

Quel po non è un avverbio con tanto di apostrofo, bensì proprio il fiume Po.

Basta togliere l’apostrofo e rendere maiuscola la P, nessun altra città potrebbe farlo.

Gli accordi di chitarra di Rodolfo Mezzino e le note della fisarmonica di Luca Zanetti ci condurranno nelle atmosfere tipiche di questa città e accompagneranno le storie raccontate nei testi di Alberto Giovannini Luca e di alcuni artisti come Guido Gozzano, Gipo Farassino e Gianmaria Testa.

La scelta della parlata torinese, con cui vengono interpretati alcuni testi, non è un controsenso con l’odierna realtà multietnica di Torino, ma vuole ricordare che nel caleidoscopio di linguaggi e dialetti, che farciscono la nostra quotidianità, vi è anche e ancora il dialetto locale che ci riporta a una Torino un po’ provinciale, come direbbe Guido Gozzano, ma fresca e genuina.

Interpreti: Rodolfo Mezzino chitarra classica; Luca Zanetti fisarmonica; Alberto Giovannini Luca voce recitante.

Lo spettacolo rientra nella stagione 2022/2023 di Sala Scicluna, dal titolo “Una centrata luminosa presenza”

Ingresso a offerta consapevole, soltanto su prenotazione con messaggio o whatsapp al numero 347 4002314.

SALA SCICLUNA, VIA R. MARTORELLI 78, 10155 TORINO – INTERNO CORTILE

“Il crogiuolo” di Miller/Dini, un crescendo perfetto tra streghe e maccartismo

Sino a domenica 23, nella sala del Carignano

Arthur Miller debuttò a Broadway con “Il crogiuolo” nel  gennaio del 1953, quando l’America era in pieno maccartismo (da noi il testo lo propose Visconti nel ’55 con la coppia Santuccio/Brignone, e nel 1971 Sandro Bolchi ne offrì una ripresa televisiva con un più che convincente Renzo Montagnani che si può rivedere su youtube; il cinema, per inciso, se ne appropriò in più occasioni, dal “Prestanome” a “Come eravamo”, da “Indiziato di reato” a “L’ultima parola”, ovvero il calvario dello sceneggiatore Dulton Trumbo, a “Good Night Good Luck”, significativa opera diretta da George Clooney) – il senatore del Wisconsin Joseph McCarthy era alla caccia delle streghe rosse che infestavano la sua nazione – e ad un anno da quando l’amico Elia Kazan pensò bene di denunciarlo all’Attività Anti-americane (salvo poi tentare di spiegare nel personaggio di Marlon Brando in “Fronte del porto” i propri tormenti nella ricerca di una giustificazione). Un dramma che in filigrana denunciava il presente di delazioni, tradimenti, suicidi e condanne, rifacendosi alla narrazione dei fatti cruenti successi a Salem, nel Massachusetts, nel 1692, tra una comunità socialmente e religiosamente salda e intransigente, ferrea nei propri principi, fondata su regole rigidissime, derivata da quei padri pellegrini che settant’anni prima, un centinaio di persone, sotto i tre alberi del “Mayflower”, avevano attraversato dalle coste inglesi l’Atlantico e raggiunto quei territori.

Tutto era iniziato con il “comportamento bizzarro” di due ragazzine, Abigail Williams e Elizabeth Parris, l’una nipote e l’altra figlia del pastore della comunità, pronte a rompere le leggi prestabilite infangando il buon nome di un uomo, John Proctor, cui Abigail s’era un tempo legata, e della moglie, in un clima di violenza e di paura, di menzogna e di vendetta, di egoismi senza freni che andava crescendo di giorno in giorno. Mettendo in campo visioni e danze sfrenate nei boschi, sabba e l’intervento malefico di una strega, coinvolgendo l’intero paese nella ricerca obbligata di quel diavolo che aveva preso la giovinezza delle due ragazze e aveva distrutto l’armonia di sempre. Menzogne e delazioni che portarono all’impiccagione di diciannove persone e all’arresto di altre centocinquanta, nei tanti mesi in cui la parola stregoneria fu sulla bocca di tutti.

Il carico di follia che s’impossessa di ognuno, il panorama di terrore che s’instaura, la religiosità cieca e antica, le buffonate di una certa medicina (o antimedicina), le piccole dittature dello stato, i parroci che tentano di riaffermare i loro privilegi, la sessualità e la libertà, l’imperativo dei diritti, ogni attimo di quella quotidianità pare riflettersi nel nostro presente, in cui la metafora di Miller scena dopo scena si scopre sempre di più, divenendo lucida e amaramente accusatrice. La vendetta di una ragazzina prende contorni sempre più ampi, quelli che conducono al patibolo: soltanto Proctor, rifiutando un passato di uomo colpevole, legato alla fisicità, pronto a promettere e ad abbandonare quelle promesse fatte in una frettolosa relazione, riacquista il proprio prestigio ed il coraggio di uomo consapevole ed eroico, “civile”, rifiutando – come fece Miller – di fare i nomi dei suoi compagni e affrontando il supplizio.

Filippo Dini, presentando nel programma di sala lo spettacolo che ha diretto ad inaugurare la stagione dello Stabile torinese – uno spettacolo teso, cupo, ferreo, narrato con estrema ricchezza di toni, espresso in piena modernità ma senza ricorrere a mezzi che cancellassero forzatamente un’epoca, applauditissimo in una delle repliche a cui ho assistito in un Carignano ahimè non affollato nei vari ordini di posti come al contrario meriterebbe, forse troppo caotico e urlato nella prima parte ma arrivando a qualcosa che somiglia ben da vicino ad un personale capolavoro nella seconda, saggiamente coadiuvato dalle scene di Nicolas Bovey, dai costumi moderni di Alessio Rosati e dalle luci di Pasquale Mari, mentre in sala o in un angolo della scena la chitarra elettrica di Aleph Viola sottolinea la tensione dell’intera operazione – parla in una soppesata quanto ragionata escalation di fobie/paure/metastasi: e mi pare che queste siano davvero le componenti esatte dello spettacolo, il graduale annientamento della ragione, la ricerca sviluppata attraverso i molti e differenti tratti di un Demonio che possa essere la motivazione dell’intera tragedia.

Il dramma è imponente, come la propria struttura, come l’ossatura che deve reggerlo. Ovvero gli attori, una quindicina, e non si crea dall’oggi al domani qualcuno che abbia il desiderio e la forza di sobbarcarsi un simile peso. Lo ha fatto lo Stabile di casa nostra, tre settimane di repliche (sino a domenica 23 ottobre) e una tournée con nove piazze, tra cui la capitale e poi Milano e Genova e Napoli), un impegno certo non indifferente, come una risorsa e un patrimonio non indifferenti. Gli attori, quindi: da Manuela Mandracchia a Nicola Pannelli, crudelissimo e plumbeo vicegovernatore Danforth, anche narratore e chiosatore della vicenda, da Andrea Di Casa che è un parroco “morto” nelle proprie convinzioni e nel vecchiume più incancrenito a Gennaro Di Biase. Tra le giovani leve, una convincente Caterina Tieghi, magari da tener d’occhio per il futuro.

Elio Rabbione

Nelle foto di scena di Luigi De Palma, alcune immagini dello spettacolo

Sapori d’autunno tra jazz, arte e pizze contemporanee

PIANOB ospita ancora una volta l’innovazione della musica manouche interpretata in live dal duo Alessandro Di Virgilio (di AccordiDisaccordi) e Giacomo Rosso, con le suggestioni di gusti mediterranei rappresentati dalle pizze contemporanee create a doc dal suo eccellente pizzaiolo Angelo.

Un mix di tre tipi di pizze variegate tra loro, con le commistioni dei sapori e dei profumi della zucca, delle castagne, dei funghi e delle noci, capaci davvero di deliziare anima e gusto .
Fra i protagonisti della serata esporrà le sue opere anche l’artista Fabrizio Riccardi.

Un momento davvero unico questo, capace di far incantare e riaffiorare lo spirito di una Torino che vanta l’ospitalità storica del jazz, del gusto e dell’arte.
Non potete mancare a questo appuntamento amabilmente autunnale !!!!
Incentiviamo la città avallando la bellissima iniziativa che il PIANOB ha creato per noi, presenziando quindi numerosi a questo evento unico nel suo genere, al fine di riabbracciare i valori preziosi che la contraddistinguono, essendo così anche grati ai locali come questo per aiutarci a farlo.

PIANOB : via Mazzini 23/C
Chiamare per prenotazioni il numero : 011.884377

A ‘NotizieOggi Lineasera’ su ‘Canale Italia’ torna Maurizio Scandurra

TELEVISIONE

Il popolare giornalista e opinionista cattolico, spesso ospite a ‘La Zanzara’ di Giuseppe Cruciani, è ospite del talk-showcondotto da Vito Monaco venerdì 21 ottobre.

Venerdì 21 ottobre dalle 20.00 alle 22 in diretta nazionale su ‘Canale Italia’ torna ospite a ‘NotizieOggi Lineasera’, con tua la sua dirompente vis verbi e carica analitica, Maurizio Scandurra, il giornalista e saggista cattolico spesso ospite de ‘La Zanzara’ di ‘Radio24’ condotta dalla coppia d’attacco Giuseppe Cruciani e David Parenzo.

Nel salotto televisivo allestito nello Studio 12 di Padova (il più grande del Nord Italia dopo quelli di ‘Mediaset’ a Cologno Monzese, nel Milanese), all’interno del programma magistralmente condotto dal Direttore delle News della rete Vito Monaco (giornalista seguitissimo e di lungo corso insignito di tutte le maggiori onorificenze di Stato), l’argomento cardine della puntata è: ‘Tutta colpa di Putin?’.

Per me assolutamente no”, esordisce schietto Maurizio Scandurra. “Il problema vero – riflette con dovizia di argomenti il saggista – sono gli americani, il loro finto liberalismo che si chiama invece delirio di onnipotenza liberistico, la brama di dominio assoluto globale spacciata per strategia della verità in nome della libertà. Putin resta il solo leader cristiano presente al mondo, l’unico che ha il coraggio di parlare di Dio: il demonio sta di casa al di là dell’Atlantico. Se il pianeta è privo di valori, ha distrutto il diritto divino e umano, ha violentato e dissacrato l’istituzione della famiglia mettendo al mondo una masnada di trogloditi fautori dell’ideologia teorica del gender, lo dobbiamo agli Usa e all’abominio della diffusione di una pericolosa informatica e tecnologia del contatto prona al loro pensiero unico dominante con cui Biden e Compagni, in tutti i sensi, hanno annebbiato e annichilito lo spirito critico dei popoli occidentali contemporanei”.

Questo, in sintesi, il modo di vedere le cose del grintoso opinionista (che cura altresì ai microfoni di Francesco Vergovichuna rubrica settimanale sul canale nazionale 253 di ‘Radio RadioTv’) che ne parlerà in studio insieme ad altre autorevoli voci tra cui Francesco Carraro (avvocato e giornalista de ‘La Verità’), Ornella Mariani (Storica, studiosa e politologa), Antonio Maria Rinaldi (Parlamentare Europeo) e il noto cantautore Giuseppe Povia.

Oltre che su ‘Canale Italia’ e su ‘Sky’, ‘NotizieOggiLineasera’, scritto e condotto da Vito Monaco con la regia di Giuliano Tristo (con le consuete videopillole editoriali settimanali dello stesso Scandurra), va in onda anche in diretta mondiale su YouTube sul canale video dell’emittente. Le fotografie di studio sono di Federico Badoer.

Maggiori informazioni sul sito www.canaleitalia.it

Il maestro Fabio Luisi dirige l’Orchestra RAI nell’inaugurazione della stagione con la “Resurrezione” di Mahler

Più di 180 musicisti saranno coinvolti nel concerto inauguraledella stagione dell’Orchestra RAI mercoledì 19 ottobre prossimo.Verrà eseguita l’opera sinfonico-corale simbolo della spiritualità trionfatrice sulla morte, la Resurrezione di Gustav Mahler, che vede protagonista l’Orchestra Sinfonica della RAI di Torino e il suo direttore emerito Fabio Luisi. Sul palco anche il Coro del Teatro Regio di Torino diretto da Andrea Secchi e le voci soliste delle soprano Valentina Farcas e del contralto Wiebke Lehmkuhl.

La pagina di Mahler è particolarmente significativa per la recente storia della RAI di Torino, essendo stata eseguita già nel gennaio 2006 sotto la bacchetta di Raphael Fruhbeck di Burgos, per la riapertura dell’Auditorium RAI dopo otto anni di restauri. Negli anni successivi fu riproposta nel marzo 2014 da Jurai Valcuha e nel gennaio del 2020 da James Conlon, entrambi direttori principali della compagine.

La sinfonia, che coinvolge più di 110 strumentisti sul palco, cui si aggiungono settanta voci e due cantanti soliste, rappresenta un ritorno alla normalità di una grande orchestra come quella della RAI, dopo la programmazione a ranghi ridotti resasi necessaria a causa della pandemia.

La Seconda sinfonia è stata composta tra il 1888 e il 1894 quando Mahler era direttore del Teatro dell’Opera di Budapest e Amburgo e costituisce il lavoro che ha richiesto al compositore il tempo di gestazione più lungo. L’opera risulta, infatti, un grandioso monumento corale, iniziato da un ragazzo di 28 anni e terminatosei anni dopo da un uomo di trentaquattro, già affermato.

Mahler aveva raggiunto la consapevolezza del suo crescente ruolo come direttore d’orchestra, ruolo capace di conferirgli una autorità decisamente nuova.

I primi tre movimenti furono diretti dallo stesso compositore il 4 marzo 1895 a Berlino, senza particolare successo. La prima esecuzione integrale, il 13 dicembre dello stesso anno, a Berlino decretò un immenso successo di pubblico, dovuto all’aggiunta del Lied per contralto.

La serata inaugurale in programma all’Auditorium  RAI ha fatto registrare il tutto esaurito e il concerto sarà poi  proposto anche al teatro Nuovo Giovanni da Udine, venerdì  21 ottobre prossimo, in occasione del 25esimo anniversario della costruzione del teatro principale del capoluogo friulano.

La Sinfonia n. 2 in do minore per soli Coro e Orchestra, nota con il titolo di “Resurrezione”, fu scritta nello stesso periodo della Prima Sinfonia, tra il 1888 e il 1894.

La risoluzione di Mahler di completare la Sinfonia testimonia una sensibilità non lontana dalla volontà di riaffermazione contenuta nell’eterno ritorno di Nietzsche. Raramente la musica ha tentato, con più pathos, di superare se stessa e Mahler, per la prima esecuzione berlinese del 1896, cedendo alle insistenze del giovane critico e compositore Max Maschalk, stese un programma propedeutico all’ascolto della Seconda Sinfonia. L’esordio dell’opera è dominato da scabri frammenti della scala in do minore, che paiono quasi “arrampicarsi” su qualcosa che li respinge. La vitalità cupa dei bassi non si interrompe nel momento in cui legni e ottoni espongono un loro movimento di marcia. L’atmosfera tragica è allontanata dalla cantabilità degli archi, che deriva da Lieder coevi.

In origine la seconda Sinfonia era stata pensata quale conclusione della Prima Sinfonia in Re maggiore, del marzo 1888. La pagina sarebbe stata completata provvisoriamente e dotata di un titolo a se stante, “Totenfeir”, ovvero rito funebre, modellato sull’esempio del poema sinfonico. Il Totenfeier avrebbe trovato un seguito soltanto nel 1893. Proprio nella metà  di quell’anno l’opera non riusciva a progredire, in attesa di essere conclusa. Lo stesso Mahler intuiva che, in una forma di grandi proporzioni, con l’impiego di un’orchestra colossale, spettasse alla parola redentriceil compito di completare l’idea musicale, che arrivò nel 1894, quando il compositore assistette, alla fine del marzo 1894, alla cerimonia funebre in onore di Hans con Bulow, direttore d’orchestra appena scomparso, che aiutò molto Mahler nel periodo di Amburgo.

Dopo la celebre cerimonia funebre del primo movimento, anche chiamato Totenfeir”, Mahler voleva uno stacco di alcuni minuti per segnare il polo negativo da cui risalire per approdare alla Resurrezione celebrata nel finale.

La prima tappa è rappresentata dal secondo movimento, la cui dolcezza fa pensare alla frase di Adorno, derivata dal DocktorFaustus di Mann, in cui si afferma che “la musica di Mahler accarezza esternamente i capelli a quanto si rivolge”. Il terzo movimento ha funzione di Scherzo e si fonda sulla melodia di un Lied composto in precedenza, “La predica di Sant’Antonio ai pesci”, ricavata da una celebre raccolta di canti popolari. In questo movimento, di grande impatto emotivo, l’affiorare e l’inabissarsi dei pesci dà origine a una ronda sinistra in seguito all’entrata in scena di oboe, clarinetto e timpani.

L’entrata del Coro è preparata da una calma piena di promesse. Ritornano i richiami, in lontananza, dei corni, prolungati dagli interventi dei flauti. Quando la voce della natura, simile a una voce di uccello, si è spenta, sorge la voce umana con le parole dell’idea di Klopstock.

Mahler ancora una volta in questa Sinfonia ha dato prova di essere un profondo innovatore della forma sinfonica, portando, con le sue opere, il sistema tonale a esprimere al massimo le proprie possibilità.

La stagione dell’Orchestra Sinfonica della RAI è in programmamercoledì 19 ottobre alle 20.

Replica giovedì 20 ottobre prossimo, sempre all’Auditorium RAI, alle 20.30

MARA MARTELLOTTA

 

Auditorium RAI Arturo Toscanini di Torino

Piazza Rossaro

Tel 011/ 8104653

biglietteria.osn@rai.it

Dal palco alla strada. I buskers di Rai2 in piazza a Torino

Martedì 18 ottobre ore 18.00 Piazza Carignano

A tre mesi dal successo televisivo di Dalla strada al palco – il programma dedicato agli artisti di strada condotto da Nek, andato in onda a luglio in prima serata su Rai2 – i buskers torinesi si ritrovano per riportare la loro arte dov’è nata: in strada, nel cuore della loro città, dando vita a un’esibizione corale di performance, musica e canzoni.

Dopo i lunghi mesi di pandemia che li hanno tenuti separati dal loro pubblico e un’estate che li ha visti protagonisti in televisione e nei rispettivi tour in Italia e in Europa, gli artisti di strada torinesi riscalderanno l’atmosfera di quest’inizio autunno regalando alla loro città un’occasione unica per godere dal vivo delle loro performance.

Un modo per ricordare che l’arte di strada non è solo un trampolino per il successo, ma un punto d’arrivo (e ripartenza), un vero e proprio stile di vita, un modo per vivere in un tour permanente e creare nuove connessioni tra artisti e cittadini.

Per questa ragione, la loro reunion prende il nome Dal palco alla strada: una vera e propria festa estemporanea, un variopinto percorso di emozioni e messa in comune di talenti e repertori da condividere con i passanti.

Gli artisti di strada, spesso poco considerati per la loro vocazione nomade e marginale rispetto al clamore dei talent, ci ricordano a ogni angolo di strada e nelle piazze che l’ecosistema di una città non è fatto solo di arredi urbani, ma è soprattutto un’architettura emotiva, fatta di atmosfere, voci, immagini e incontri.

Si esibiranno in Piazza Carignano martedì 18 ottobre alle 18.00 sotto la direzione artistica di Un Tortellino (membro del coordinamento artisti di strada di Torino):

Emmanuel Victor (il virtuoso chitarrista vincitore di Dalla strada al palco), Arianna Campagna (danzatrice aerea), Carolina Cardini (cantante lirica), Luca D’Amato (pianista), Alessia Fabiano (cantante), Jonnie (cantautrice), Lukelly (ballerino di tip tap), Mattia Maio (disegnatore performativo), Davide Meli (chitarrista, in streaming da Saragozza) Alina Mertic (marionettista), Pietro Poggio in arte Okiso (manipolatore di sfere), Marco Zollo (cantante e chitarrista).

“E se non ti avessi uscirei fuori a Comprarti…”

MUSIC TALES, LA RUBRICA MUSICALE

E se non ti avessi

Uscirei fuori a

Comprarti

Stella di mare

Tra le lenzuola

La nostra barca

Non naviga

Vola, vola, vola!”

Avevo solo sette anni, troppo pochi per capire che, quelli si, erano gli anni dei veri capolavori, di quelle canzoni da masticare e digerire senza mai scordarne il gusto, nemmeno dopo quarant’anni.

Stella di mare” è una canzone di Lucio Dalla uscita nel 1979, per l’appunto, e tratta dall’album che porta il nome del cantautore.

Il disco “Lucio Dalla” vede brani composti e scritti dallo stesso artista, ad eccezione di un unico pezzo, Cosa sarà, che vede le musiche di Ron.

Il progetto è un successo e vende circa 500.000 copie in soli sei mesi dalla pubblicazione.

La canzone è una dedica d’amore , di sguardi verso la persona amata che dorme accanto a lui, a letto. La stanchezza è davvero incombente, non riesce a dormire e passa il tempo ad osservare la pelle bianca di chi ha accanto, una sorta di silenziosa ninna nanna.

Guarda chi gli è accanto, fissa il suo corpo e le ombre della notte, prima che la luce entri nella stanza e interrompa questa visione quasi onirica. Solo che il concetto cosi semplice di amore incondizionato e venerativo è incorniciato in una armonia sonora da brivido che fa si che questo brano non si possa dimenticare.

In pochi lo sanno, ma l’esordio di Lucio Dalla come solista non fu esattamente idilliaco come ci si potrebbe aspettare. Nel corso dell’edizione del Cantagiro ’64 i famosi pomodori pare li abbia presi veramente (un po’ come me a Sanscemo nel 1997 n.d.r).

Ciò naturalmente non lo buttò giù e il resto è stato storia.

Lo zio era Ariodante Dalla, artista molto noto tra gli anni ’40-’50 e conosciuto per la sua eleganza tanto da essere definito il Lord Brummell della musica italiana.

In ultimo sapevate gli Stadio perché si chiamano così?

Pare che fu proprio Lucio Dalla a scegliere questo nome prendendo ispirazione da una nota testata sportiva bolognese.

Ma l’amore, l’amore vero, l’amore intero, vuole una cosa e l’altra; vuole la fusione perfetta della sensualità e della tenerezza: anche per questo è raro.”

Umberto Saba

Buon ascolto nella versione di Cremonini, non dovesse piacervi (ma anche se vi piacerà) andate a sentire l’originale!

Chiara De Carlo

https://www.youtube.com/watch?v=NnORpVfp-hQ&ab_channel=CesareCremoniniVEVO

 
 
 

 

scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

Ecco a voi gli eventi da non perdere!
presso la Conad domenica 23 a tenervi compagnia con la musica ci saranno Mr Sil e Chiara

Rock Jazz e dintorni: Rocco Hunt e Gianluca Petrella

GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA

Lunedì. Al Teatro Colosseo l’Orchestra austriaca K&K Phiolharmoniker, rivisita il repertorio cinematografico di John Williams.

Martedì. All’Off Topic si esibisce Il Muro del Canto. Al Concordia di Venaria arriva Rocco Hunt. Allo Ziggy suonano i GBH. All’Hiroshima Mon Amour si esibisce il rapper Faiv.

Mercoledì. Al Circolo dei Lettori viene presentato l’album “My Nirvana” del violoncellista albanese Redi Hasa. All’Hiroshima Mon Amour è di scena Nayt.  Al teatro Concordia di Venaria prima di due serate consecutive per la coppia rap Gemitaiz e MadMan.

Giovedì. Al Cafè Neruda suona il trio di Luigi Tessarollo con ospite il pianista Fabio Giachino. Al Blah Blah si esibiscono i White Hills. Al Magazzino sul Po Gianluca Petrella propone dal vivo con i suoi Cosmic Renaissance, il disco “ Universal Language”. Al Maffei sono di scena Jacopo Acquafresca, Drongheda, Pietra Tonale.

Venerdì. Al Diavolo Rosso di Asti suona Pino Scotto, icona dell’hard rock italiano. Al Folk Club si esibisce il quartetto Sex Mob del trombettista Steven Bernstein. Al Circolo della Musica di Rivoli è di scena la cantautrice irlandese Wallis Bird. Allo Spazio 211 suonano Les Amis D’Afrique e Afrodream.

Sabato. Allo Ziggy sono di scena i The Catechists e The Ossuary. Al Blah Blah si esibiscono i Sasquatch.  Al Folk Club è di scena il cantautore americano Michael McDermott. Al Bunker suonano i Mai Mai Mai.

Domenica. Al Concordia di Venaria si esibisce l’australiano Xavier Rudd.

 

Pier Luigi Fuggetta