SPETTACOLI- Pagina 136

Con “Carmen” Lirica a Corte alla Palazzina di Caccia di Stupinigi

Domenica 5 marzo, ore 19

CARMEN 

Lirica a Corte nel Salone d’Onore della Palazzina di Caccia di Stupinigi

Capolavoro di Georges Bizet, che ne curò ossessivamente l’allestimento aggravando la sua angina pectoris che lo condusse alla morte, Carmen (Paris, Opéra-Comique, 1875) mette in scena il brutale e violento mondo della Spagna gitana di fine Ottocento. Immersa nel sole e nel fumo dei sigari di Siviglia, la protagonista – una gitana orgogliosa e disinibita – vive i suoi amori capricciosi, concedendo le sue attenzioni ora a un giovane soldato geloso e tormentato dai sensi di colpa, ora a un torero sfacciato e sicuro di sé. Nel suo ostinato rifiuto di ogni convenzione sociale e di ogni costrizione, finirà con l’annientare sé stessa per mano del suo amante in apparenza più insignificante e innocuo.

INTERPRETI

Carmen: Valentyna Pluzhnikova

Don Jose: Dario Prola

Escamillo: Fernando Cisneros

Pianista: Achille Lampo

Guida: Roberto Tagliani

 

PROGRAMMA

n.5 L’amour est un oiseau rebelle (Carmen)

n.10 Près les remparts der Séville (Carmen, Don José)

n.12 Les tringles des sistre tintainent (Carmen)

n.14 Votre toast, le peux vous le rendre… Toreador en garde (Escamillo)

n.17 Je vais danser en votre honneur… La fleur que tu m’avais jetée (Carmen, Don José)

n.23 Qui êtes-vous?… Eh là, doucement! (Don José, Escamillo)

n.26 Si tu m’aimes, Carmen (Escamillo, Carmen)

n.27 C’est toi? C’est moi (Carmen, Don José)

 

Lirica a Corte è organizzata dal Teatro Superga in collaborazione con STM e Fondazione Ordine Mauriziano.

INFO E BIGLIETTI

Palazzina di Caccia di Stupinigi, piazza principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino

Posto unico: 35 euro.

Info e prenotazioni: 011.6279789biglietteria@teatrosuperga.it

www.teatrosuperga.itbiglietteria@teatrosuperga.it

IG + FB: teatrosuperga

Telegram: https://t.me/tsnteatrosuperga

Dal 22 al 30 aprile l’undicesima edizione del TJF

Un mosaico di culture, stili, suoni, modi di esprimersi

Il Torino Jazz Festival torna protagonista. L’undicesima edizione si svolgerà dal 22 al 30 aprile e vede il ritorno di Stefano Zenni alla direzione artistica.

Oltre ai concerti ‘Main Events’ (in prevendita dal 6 marzo) e a quelli ‘Jazz Cl(h)ub’ (il cui cartellone definitivo sarà disponibile nei primi giorni di aprile), il Festival quest’anno ha in programma numerosi altri appuntamenti tra cui Jazz Talks (incontri, conferenze), Jazz Blitz, Jazz Meeting e Jazz Special.

Nove giorni di programmazione durante i quali sono previsti 93 appuntamenti (di cui 49 concerti) organizzati in 62 luoghi sparsi in tutta la città. Il ‘main program’ di quest’anno non avrà un’unica sede ma sarà diffuso sul territorio. Ospiteranno i concerti: OGR Torino, il Teatro Vittoria, Hiroshima Mon Amour, il Teatro Alfieri, il Teatro Monterosa, l’Aula Magna del Politecnico, la Casa Teatro Ragazzi e Giovani, il Conservatorio di Torino Giuseppe Verdi, il Bunker, l’Auditorium Giovanni Agnelli e la Sala500 del Lingotto.

L’undicesima edizione vedrà il coinvolgimento di 234 artisti, nazionali e internazionali, dai musicisti emergenti alle grandi figure della scena mondiale. I concerti si terranno in ambienti, spazi, teatri e club distribuiti sul territorio urbano, senza un centro di riferimento, ma risuonando nei diversi ambiti della città. Lo spettro stilistico toccherà tutti gli ambiti del jazz e promuoverà la conoscenza delle grandi figure storiche (Kenny Barron, Roberto Ottaviano, Steve Coleman ecc), la scoperta dei migliori innovatori attuali (Nilssen-Love, Shabaka Hutchings, Risser, Diodati, Korwar) e nomi di ampio richiamo (Peppe Servillo, Stefano Bollani) secondo una logica, affine ad altre iniziative europee, aperta a nuove produzioni ed esclusive.

“Il Torino Jazz Festival si presenta rinnovato e pronto a iniziare un nuovo ciclo all’insegna della grande musica – dichiara il sindaco Stefano Lo Russo -. L’undicesima edizione, particolarmente ricca, è stata attentamente pensata per offrire ai torinesi e ai turisti un ampio ventaglio di concerti, jam session, marching band, conferenze e tanto altro ancora, nelle sale musicali più prestigiose come nei club dove si suona tutto l’anno. La rassegna internazionale propone come sempre un cartellone di qualità che valorizza le realtà locali e non dimentica di celebrare con un programma speciale il 30 aprile, Giornata Internazionale del Jazz UNESCO. Affianca ai grandi musicisti una importante sezione culturale, con una serie di conferenze sui temi della contemporaneità, grazie alla capacità del jazz di essere una musica globale aperta alla diversità e al cambiamento. Un ringraziamento va a chi realizza il festival: i musicisti, i tecnici e la direzione artistica di Stefano Zenni. E’ doveroso – sottolinea infine il Sindaco – festeggiare il sostegno ottenuto dal Ministero della Cultura, un riconoscimento importante, segno del lavoro svolto e della maturità raggiunta dal TJF in questi anni”.

“Il Festival  – racconta il direttore artistico Stefano Zenni  è come un giro di danza tra stili e musiche diverse, perché oggi il jazz è questo, un mosaico di culture, stili, suoni, modi di esprimersi che convivono/collidono, si amalgamano o si distribuiscono in mondi sonori globali. Lo testimoniano le musiche meticce di una delle produzioni chiave del festival, il trio Hutchings/Bekkas/Drake e ancora di Sarathy Korwar, Paal Nilssen-Love, Eve Risser, che frullano musica indiana, africana, hip hop, elettronica, punk, free jazz, a volte sotto lo sguardo di quel Frank Zappa chiamato in ballo, a trent’anni dalla morte, da Furio Di Castri. L’omaggio di Hamid Drake ad Alice Coltrane si intitola “Turyia”, parola sanscrita che descrive lo stadio di coscienza ultimo della filosofia induista. E’ quello il punto di arrivo di qualsiasi improvvisatore, come Craig Taborn, che si immerge nelle iridescenze del pianoforte, o di tellKujira, che amalgama in ambito cameristico libertà elettronica e suoni acustici. Suggestioni cosmiche a cui si richiama Steve Coleman, ma in chiave afroamericana, quale incastro di ritmi e matematica, melodia e geometria, tra funk e astrazione. E sempre nella grande musica l’etica può tradursi in emozione, come nei maestri dell’”eternal love” di Roberto Ottaviano. Il TJF è anche racconto che si fa musica: la vita degli artisti più tormentati del jazz vengono evocati nei più intimi chiaroscuri interiori in ‘Natura morta con custodia di sax’, l’ormai storica raccolta di racconti di Geoff Dyer, narrati da Peppe Servillo insieme ai TJF All Stars, ovvero un sestetto di nomi di punta del jazz italiano.I confini vengono sfidati e superati da donne sperimentatrici, Federica Michisanti, Eve Risser, Anais Drago, negli spazi che Laura Betti aveva già liberato come attrice, cantante, artista poliedrica, ora omaggiata da Cristina Zavalloni e Cristiano Arcelli in un repertorio di scrittori e compositori che hanno fatto la storia culturale italiana, tra jazz, musica leggera anni Sessanta, cinema, poesia. Ai due estremi del festival, all’inizio e alla fine, ci sono Kenny Barron e Stefano Bollani, testimoni che il linguaggio classico del jazz è ancora fresco, coinvolgente e trascinante e continua a soddisfare il nostro bisogno comunitario di bellezza”.

Il TJF nell’ambito di ‘Torino Futura’ – progetto culturale coordinato dagli assessorati alle Politiche culturali e alle Politiche educative e giovanili della Città di Torino per i ragazzi e le scuole, che moltiplica le occasioni di dialogo e di protagonismo civico dei futuri cittadini lungo il corso dell’anno – propone iniziative mirate al pubblico delle nuove generazioniIn quest’ottica ha deciso di portare il costo dei biglietti dei concerti a 1 euro per tutti i nati dal 2009.

Pensato quindi per un pubblico di giovani ascoltatori sarà ALEPH-ZERO/PROVA PRIMA’, una performance musicale organizzata da StudiUm – Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino, che consentirà agli studenti di assistere alla prova aperta del gruppo di Johnny Lapio & Arcote (21 aprile, all’Auditorium Centro Aldo Moro). L’incontro verrà coordinato da Ilario Meandri, Carlo Serra e Jacopo Tomatis (Università di Torino).

Domenica 23 aprile alle OGR, AICS consegnerà la borsa di studio dedicata a Sergio Ramella a uno studente di jazz del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino. Il vincitore sarà invitato a suonare al TJF del prossimo anno.

Anche i Jazz Blitz, 33 brevi concerti nei luoghi di assistenza, di accoglienza e di incontro vedranno coinvolti i giovani. A esibirsi nelle RSA, nelle strutture per disabili e soggetti in difficoltà, nei luoghi di detenzione (come l’Istituto Penale Minorile Ferrante Aporti) saranno gli allievi delle scuole pubbliche e private di jazz.

Torino Jazz Festival è un progetto della Città di Torino, realizzato dalla Fondazione per la Cultura Torino con il sostegno del Ministero della Cultura, Main Partner Intesa Sanpaolo e IREN, con il contributo di ANCoS e Confartigianato Imprese Torino, e in collaborazione con Fondazione CRT e OGR Torino.

Per Moncalieri è tempo di “Premi”

Sul palco del “Teatro Superga” di Nichelino, i vincitori del 43° Premio Letterario Internazionale “Città di Moncalieri”

Sabato 4 marzo, ore 20

Nichelino (Torino)

Due prestigiosi “Premi” in una serata. L’appuntamento è per sabato 4 marzo, ore 20, al “Teatro Superga” di via Superga 44, a Nichelino, dove il “Circolo Culturale Saturnio”di Moncalieri, organizzatore del 43° Premio Letterario Internazionale “Città di Moncalieri”, presenterà i poeti, vincitori della “Sezione Silloge Edita”, ed i cantautori finalisti della quarta edizione del “Premio Gianmaria Testa” per le canzoni inedite, realizzata in collaborazione con “Produzioni Fuorivia”. La serata, condotta da Girolamo Angione, avrà inizio con la premiazione dei vincitori della “Sezione Silloge Edita”, ovvero la pordenonese (residente a Trieste e a Milano) Mary Barbara Tolusso con “Apolide” (Mondadori) e il milanese, scrittore e poeta (dal ricco palmarès) Marco Balzano con “Nature Umane” (Einaudi). Leggerà i versi delle poesie l’attrice Patrizia Scianca.


Subito dopo, i poeti lasceranno il posto al quarto “Premio Gianmaria Testa”, dedicato al “più francese dei cantautori italiani” (nato a Cavallermaggiore – Cuneo, il 17 ottobre del ’58 e scomparso a Alba, il 30 marzo del 2016) ricordato a sette anni esatti dalla sua scomparsa, in un’edizione da record che ha contato più di 170 brani giunti da tutta Italia, fra cui sono stati selezionati i cinque finalisti che, durante la serata, oltre ad eseguire il proprio brano, offriranno una personale interpretazione di un brano del grande artista – ferroviere, mestiere che Gianmaria Testa ha continuato a svolgere fino al 2007, prima come capostazione allo scalo ferroviario principale di Cuneo, poi come coordinatore del traffico ferroviario della linea. Nomi di assoluto prestigio del panorama musicale italiano, quelli della giuria chiamata a giudicare i nuovi talenti: Eugenio Bennato, presidente, Paola Farinetti, produttrice e moglie di Gianmaria Testa, Stefano Senardi, ex discografico e tuttora consulente musicale, Enzo Vizzone, discografico, Paolo Lucà, direttore del “FolkClub”, Patrizio Trampetti, musicista e cantautore e Gloria Campaner, pianista concertista.

I nomi dei finalisti sono: Domenico Imperato da Milano col brano “Sorrida”, Valerio Sgarra da Forio d’Ischia (NA) col brano “Controtempo”, Corimè da Marsala (Tp) col brano “La scelta”, Cane Sulla Luna da Narni (Terni) col brano “Come gli altri” e Chiara Effe da Torino col brano “Undici”. Tra questi sarà proclamato il vincitore assoluto dell’edizione 2022/2023 e sarà anche riconosciuto un premio per la migliore esibizione live della serata. Ad impreziosire l’evento interverrà come ospite d’onore Neri Marcorè ( insieme a Domenico Mariorenzi al pianoforte e chitarra e a Stefano Chiabrera al violoncello) che in questi anni si è particolarmente distinto per aver portato molta parte del repertorio musicale di Gianmaria Testa sui palcoscenici italiani e internazionali oltre ad aver raccontato il grande musicista piemontese proprio portando in scena l’anno scorso i passi del suo ultimo libro “Da questa parte del mare”edito nel 2016 da “Einaudi”. Libro da cui sono tratti alcuni bellissimi versi, in bilico fra poesia e musica, riportati in calce al “Premio”: “Levigare le parole / fino alla trasparenza / fino al limite sottile /di fragilità e di rischio/ per sentirle finalmente suonare/ al tocco delle dita / o tagliarvisi le labbra /o raccoglierne i cocci muti / e riprovare”.

Concluderà la serata Eugenio Bennato, uno tra i massimi esponenti della scuola di cantautori napoletani, che si esibirà dal vivo, insieme a Ezio Lambiase alla chitarra.

L’iniziativa è realizzata con il contributo della Regione Piemonte, della Città di Moncalieri e con il patrocinio del Consiglio Regionale del Piemonte, della Città Metropolitana di Torinoe della Città di Cavallermaggiore.

L’ingresso alla serata è gratuito, ma è obbligatorio prenotare, scrivendo una mail a staff@produzionifuorivia.it entro il venerdì 3 marzo.

Per info: tel. 389/8303466 o saturnio@saturnio.it

g. m.

Nelle foto:

–       Gianmaria Testa

–       Eugenio Bennato

–       Neri Marcoré

Arturo Brachetti interprete d’eccezione dell’opera La figlia del reggimento

Il Sovrintendente Mathieu Jouvin (sinistra) con Arturo Brachetti (centro) e il Il Direttore artistico Cristiano Sandri (destra) – Credit Paolo Ranzani

Con una visita a sorpresa, ricca di aneddoti e risate, Arturo Brachetti, con il Sovrintendente Mathieu Jouvin e il Direttore artistico Cristiano Sandri, ha annunciato la sua partecipazione straordinaria ne La figlia del reggimento (La Fille du régiment), opéra-comique di Gaetano Donizetti, in scena dal 13 al 23 maggio al Teatro Regio.

La “Leggenda del quick change” (Guinness Book of Records) interpreterà il ruolo recitato della Duchessa di Krackentorp, personaggio cameo che saprà esaltare le doti dell’artista, vera e propria icona del trasformismo internazionale, dell’attore e dello showteller. Così commenta Arturo Brachetti: «Sono molto curioso di affrontare questa nuova esperienza in un teatro magnifico come il Regio. Proprio qui infatti ho avuto il mio primo incontro con l’opera, da adolescente, come comparsa: il torero nella Carmen. Ero già affascinato dal mondo dello spettacolo ma l’esperienza in scena, in mezzo alla musica, agli artisti, la grande macchina scenica, ha dato un contributo fondamentale a quella che è diventata poi la mia strada artistica. L’opera è tanto affascinante quanto impegnativa. La scorsa estate mi sono già cimentato nel Barbiere di Siviglia a Salisburgo e ora nel nuovo ruolo della Duchessa nella Figlia del reggimento. Ringrazio il Sovrintendente e il Direttore artistico della proposta. Mi ritengo fortunato di potermi mettere ancora in gioco dopo oltre 40 anni di vita artistica: ne ho viste tante, ma c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare… canterò anche una canzoncina con l’orchestra.  Ho lasciato il Regio da torero e ritorno da Duchessa. Spero che il gioco sia valsa la candela».

Il Sovrintendente Mathieu Jouvin dichiara: «La figlia del reggimento rappresenta l’inizio di un viaggio alla scoperta dei legami e degli scambi culturali tra Italia e Francia, che troverà sviluppo nelle prossime Stagioni. Sono estremamente contento che si realizzi, per l’occasione, questa collaborazione con un artista così poliedrico e sono molto curioso di vedere quali sfumature saprà regalare al personaggio e quante sorprese abbia in serbo per noi».

Il Direttore artistico Cristiano Sandri aggiunge: «Arturo Brachetti, con acclamata esperienza nel teatro di varietà e da appassionato d’opera, saprà attivamente partecipare a questa produzione del Regio, teatro a lui tanto caro, e darà allo spettacolo un apporto speciale e di grande impatto, grazie al suo umorismo, la sua cultura e la sue straordinarie abilità. Tutto ciò rimanendo all’interno di un personaggio che lo stesso Donizetti ha pensato in modo da essere interpretato da diverse tipologie di artisti».

 

Composta a Parigi nel 1840, La figlia del reggimento è la prima e più fortunata opera francese di Donizetti. I transalpini se ne innamorarono subito e, per anni, adottarono il coro Salut à la France come proprio inno non ufficiale, in alternativa alla Marsigliese. Umorismo esilarante, motivi e arie contagiose, e numeri vocali dal virtuosismo sbalorditivo, come l’aria di Tonio Ah! Mes amis con i suoi nove do di petto, rendono questo lavoro una delizia per il pubblico di tutte le età che saprà gioire del romantico trionfo dell’amore.

Protagoniste saranno le straordinarie e impeccabili voci di John Osborn (Tonio), Giuliana Gianfaldoni (Marie), Manuela Custer (la marchesa di Berkenfield), Roberto de Candia (Sulpice) e Guillaume Andrieux (Hortensius). L’Orchestra e il Coro del Regio saranno diretti da Evelino Pidò, ambasciatore del belcanto e dell’opera romantica nel mondo. Il Coro sarà istruito da Andrea Secchi. Tutto nuovo l’allestimento: la regia immaginifica del duo Barbe & Doucet, che mescola con umorismo elementi reali e surreali, è ripresa da Florence Bas, le luci sono di Guy Simard e la regia video è di Guido Salsilli. Nel ruolo di Marie per alcune recite canterà Caterina Sala, in quello di Tonio Pablo Martínez. Il cast si completa con: Lorenzo Battagion e Riccardo Mattiotto nel ruolo del caporale; Alejandro Escobar e Andrea Antognetti in quello di un contadino.

Il nuovo allestimento del Teatro Regio – in coproduzione con il Teatro La Fenice di Venezia – sarà in scena per sette recite dal 13 al 23 maggio a cui si aggiunge l’Anteprima Giovani di venerdì 12 maggio alle ore 20.

Mercoledì 10 maggio si terrà la conferenza-concerto condotta da Susanna Franchi. L’ingresso è libero.

 

BIGLIETTERIA E INFORMAZIONI

 

Biglietteria Teatro Regio – Tel. 011.8815.241/242

Orario di apertura: da lunedì a sabato ore 11-19domenica ore 14-18

un’ora prima degli spettacoli

Info: Tel. 011.8815.557; da lunedì a venerdì ore 9-17:30

Per tutte le informazioni e gli aggiornamenti: www.teatroregio.torino.it

 

Quando i Pink Floyd ci fecero vedere il lato oscuro della luna

Accadeva oggi, il primo marzo di cinquant’anni fa

Ci incontreremo sul lato oscuro della luna” ( I’ll see you on the dark side of the moon ). Con questa promessa, mezzo secolo fa (era il primo marzo del 1973) i Pink Floyd pubblicavano The dark side of the moon, disco storico del la musica rock, uno degli album più influenti e innovativi che portò al gruppo bri­tannico una meritatissima fama che continua a resistere nonostante il passare degli anni e delle generazioni.

Il gruppo formatosi a Londra nel 1965 e composto dal cantante e chi­tarrista Syd Barrett, dal bassista Roger Waters con Nick Mason alla batteria e Richard Wright alle tastiere (ai quali si aggiunse, due anni dopo, il chitarrista David Gilmour che in bre­ve sostituì Barrett, genio sregolato che s’emarginò dal gruppo a causa del pesante uso di droghe che lo portò all’alienazione), riscrisse le tendenze musicali della propria epoca, diventando uno dei gruppi più importanti della storia. Presentatosi con un titolo intrigante e una copertina con una im­magine molto semplice e minimalista ma ricca di significati (un prisma triangolare rifrangente un raggio di luce sul fronte) tanto da diventare iconica come la celebre bocca con la linguaccia dei Rolling Stones, The Dark Side of the Moon era l’ottavo album in studio dei Pink Floyd. Un lavoro nato dopo numerose sperimentazioni musicali che i quattro ragazzi inglesi studiarono durante le loro esibizioni dal vivo e negli studi di registrazio­ne, abbandonando momentaneamente le lunghe parti strumentali che erano diventate una caratteristica peculiare del gruppo dopo l’abbandono, cinque anni prima,di Syd Barrett. L’album prima di essere pubblicato e registrato in studio venne eseguito in tourneè, con l’intento di perfezionare i brani come nel caso della celeberrima Time, in origine decisamente più lenta rispetto alla versione poi pubblicata. La prima esecuzione dal vivo, ancora in fase di gestazione, dei nuovi pezzi avvenne sul palco del Rainbow Theatre a Londra, il 17 febbraio del 1972 quando la band era impegnata a portare in tour Meddle e Obscured By Clouds. Il concerto venne replicato quattro volte, fino al 20 Febbraio, e vi assistettero dodicimila persone. Nell’occasione venne registrato anche un bootleg intitolato Pink Floyd Live del quale vennero vendute a tempo di record la bellezza di 120 mila copie, con moltissimi fans convinti che fosse il nuovo album del gruppo. The Dark Side of the Moon fu un successo immediato, mantenendo il primo posto della classifica statunitense Top LPs & Tapes per una settimana e vi rimase per altre 741 dal 1973 al 1988. Oltre al suo successo commerciale ( ben oltre 50 milioni di copie vendute) l’album è considerato, tanto dai critici quanto dai semplici appassionati, uno dei migliori di tutti i tempi. I testi vennero scritti da Roger Waters mentre il batterista Nick Mason ricevette un premio speciale come compositore solista di Speak to Me e  Alan Parsons si guadagnò un Grammy Award per il miglior album prodotto, come tecnico del suono, del 1973. Brani come Money, Time e Us and Them sono passati indenni nel tempo mantenendo forza e freschezza, suscitando una naturale empatia tra il pubblico e la rock band inglese che deve il suo nome alla scelta di unire i nomi di Pinkney “Pink” Anderson e di Floyd Council, due leggendari bluesman neri americani. Questo disco seminale della storia della musica ha affascinato e continuerà ad affascina­re diverse generazioni perché, come le più grandi opere d’arte, si fa portatore di temi universali. Parla della società e dell’uomo, del suo lato luminoso e di quello oscuro. Affronta i temi del conflitto interiore, il rapporto con il denaro, il trascorrere del tempo con straordinario il ticchettio e lo scoccare degli orologi in Time, e quello dell’alienazione mentale, ispirato in parte dai disturbi mentali di Barrett come in Brain Damage, stroncato a sessant’anni nel 2006 da un tumore al pancreas. Restano, cinquant’anni dopo, le atmosfere astrali e i testi di questo album con il finale di Eclipse che ci ricorda che il sole è eclissato dalla luna e che “ a dire il vero non c’è un lato oscuro della luna. In realtà è tutta scura”.

Marco Travaglini

“Delitto imperfetto”, torna a Torino la commedia sull’ineducazione sentimentale

Sabato 1 aprile allo Spazio Kairos A grande richiesta, dopo 50 repliche

E’ Claudio Insegno a firmare il testo di “Delitto imperfetto”, commedia che torna in scena a Torino: è stata record d’incassi nel 2018 al Torino Fringe Festival e viene presentata dopo oltre 50 repliche in giro per l’Italia. Appuntamento sabato 1 aprile alle 21 allo Spazio Kairos di via Mottalciata 7, nella messa in scena di Onda Larsen, per la regia di Andrea Borini.
Sul palco, Riccardo De Leo, Gianluca Guastella e Lia Tomatis per un delitto quasi perfetto: non è facile, infatti, improvvisarsi killer, non tutti sono portati per il crimine e il risultato può essere piuttosto imperfetto, per non dire goffo o, addirittura, disastroso. Ma sicuramente esilarante.

Lui, lei, l’altro. Lei, l’altro, lui. Lui, l’altro, lei: quando l’amore diventa confusione, poi ossessione e, infine, delitto. Ma il testo, secondo un tratto che contraddistingue tutta la produzione di Onda Larsen, offre spunti di riflessione su temi estremamente attuali: l’incapacità̀ della gestione dei rapporti di coppia, l’assurda concezione di possedere il partner e l’ineducazione sentimentale, in una commedia irriverente, politicamente scorretta e a tratti grottesca. 

 I biglietti (intero 13 euro, ridotto 10) sono in vendita su www.ticket.it.

Note di regia,  di Andrea Borini

“Delitto imperfetto” rientra in un percorso sul teatro di genere, in particolare sulla commedia gialla, che incontra il mio favore da sempre, anche se in questo caso il testo vira più sulla farsa classica e sulla commedia americana di parola, con in più un tocco di black comedy. Inoltre il divertente testo di Claudio Insegno, sintetizzato nei suoi elementi chiave, dava a tutti noi la possibilità di scherzare e in qualche modo riflettere sugli affanni della vita di coppia, sulla ricerca di felicità ad ogni costo e sulla superficiale ricerca di una presunta profondità, sentimenti molto contemporanei.

Tutti temi che, uniti alla ricerca di un teatro che non abbia il timore di divertire il pubblico anche in  maniera semplice ma  senza essere basico, hanno trovato in me e negli attori di Onda Larsen un’assoluta identità di intenti e un grande entusiasmo nello sviscerarli. Dal punto di vista registico ho poi cercato di giocare in maniera personale inserendo nel testo una nostalgia pop che mi appartiene molto e che ho cercato di inculcare negli interpreti più giovani di me.

Mi è sembrato così che l’ambientazione più giusta per questa sorta di bizzarra e un po’ macabra sit-com fosse il passaggio tra i superficiali anni ’80, in cui lavoro, amore e omicidi avevano lo stesso valore nell’inseguimento di un obiettivo, e gli anni ’90, in cui tutto sembrava dover cambiare ma che forse ci traghettarono in un millennio non troppo differente. Tutto questo con l’imperativo categorico di far passare una bella serata e provocare più risate possibili al pubblico, che è già un bel traguardo.

BIGLIETTERIA

Su www.ticket.it

Intero 13. Ridotto 10.
Info: biglietteria@ondalarsen.org.

Note di Classica: Sergey Khachatryan e Sol Gabetta le “stelle” di marzo

GLI APPUNTAMENTI MUSICALI 

Mercoledì primo marzo alle 20.30, al Conservatorio G. Verdi per l’Unione Musicale, il pianista Alexander Gadjiev eseguirà musiche di Chopin e Musorgskij. Giovedì 2 alle 20.30 e venerdì 3 alle 20 all’Auditorium Toscanini, l’Orchestra Rai diretta da Stanislav Kochanovsky e con Sergey Khachatryan al violino, eseguirà musiche di Schnittke, Schumann, Rachmaninov. Martedì 7 alle 20 al teatro Vittoria, il pianista Giuseppe Guarrera, eseguirà musiche di Bach, Beethoven, Chopin e Liszt. Mercoledì 8 alle 20.30, al conservatorio per l’Unione Musicale, Elisso Virsaladze al pianoforte con il Quartetto David Oistrakn, eseguirà musiche di Schumann e Sostakovic. Giovedì 9 alle 20.30 e venerdì 10 alle 20, all’auditorium Toscani, l’Orchestra Rai diretta da Costantinos Carydis e con al pianoforte Francesco Piemontesi, eseguirà musiche di Beethoven, Borboudakis e Sostakovic. Sabato 11 alle 18 al teatro Vittoria, sesto episodio di “Punto e Virgola , Le interpretazioni” (le cadenze) con Maria Josè Palla al pianoforte, con Antonio Valentino. Mercoledì 15 alle 20.30, al conservatorio per l’Unione Musicale, Sol Gabetta al violoncello e Bertrand Chamayou al pianoforte, eseguiranno musiche di Mendelssohn e Brahms. Giovedì 16 alle 20.30 e venerdì 17 alle 20 all’Auditorium Toscanini, l’Orchestra Rai diretta da Juraj Valcuha e con Yulianna Avdeeva al pianoforte, eseguirà musiche di Cekovskà e Rachmaninov. Martedì 21 alle 20 al teatro Vittoria, Tetraktis Percussioni e Enrico Baiano al clavicembalo, eseguiranno musiche di Bach, Panfili, Gardella, De Cecca, Marino, Solbiati, Colombo Taccani. Mercoledì 22 alle 20.30, al conservatorio per l’Unione Musicale, Alexandre Kantorow al pianoforte, eseguirà musiche di Brahms, Schubert e Schubert-Liszt.

Giovedì 23 alle 20.30 e venerdì 24 alle 20, all’auditorium Toscanini, l’Orchestra Rai diretta da Ottavio Dantone e con Roberto Ranfaldial violino, eseguirà musiche di Kraus, St. Georges, Luchesi e Haydn. Domenica 26 alle 16.30 al teatro Vittoria, Alexander Gadjiev al pianoforte ( con attore da definire), presenta “Nell’Anima Di Chopin” (letture e musiche di Chopin). Mercoledì 29 alle 20.30, al conservatorio per l’Unione Musicale, Augustin Hadelich al violino eseguirà musiche di Bach, Perkinson, Ysaye. Giovedì 30 alle 20.30 e Venerdì 31alle 20, all’auditorium Toscani, l’Orchestra Rai diretta da Ottavio Dantone, eseguirà musiche Haydn e Mozart. Il 31 alle 20 al teatro Regio, debutto in 2 atti de “Il Flauto Magico “ di Mozart. L’Orchestra del teatro Regio sarà diretta da Sesto Quatrini. Repliche fino al 14 aprile.

Pier Luigi Fuggetta

“NO MUSIC NO REVOLUTION” Iran, oltre 100 anni di lotta per la libertà

OFF TOPIC

presenta

 

Uno spettacolo storico e musicale dell’Iran rivoluzionario

 

Colloquio con Hamid Ziarati

 

con la partecipazione musicale di 

Siavash Guil (Cantautore e Musicologo), Saber Partov (Cantautore e Chitarrista) e

Kevyan Majidi (Cantante)

 

 

Mercoledì 1 marzo, ore 19 

 

OFF TOPIC
via Giorgio Pallavicino 35 – Torino

 

Prenotazione per cena consigliata, scrivendo al #Bistrò di OFF TOPIC su WhatsApp al 388.446.3855

 

Mercoledì 1 Marzo OFF TOPIC presenta “NO MUSIC, NO REVOLUTION”: Iran, oltre 100 anni di lotta per la libertà. Dalle ore 19, uno spettacolo storico e musicale sull’Iran rivoluzionario, con una sfida: ripercorrere la storia delle varie rivoluzioni iraniane fino a quella in atto attraverso le canzoni e le musiche che le hanno segnate e che l’accompagnano anche ora.

 

A partire dai primi anni del ‘900 l’Iran ha infatti vissuto diverse rivolte e rivoluzioni con un unico obiettivo: l’instaurazione di un sistema democratico basato sulla volontà popolare. Ognuno di quei momenti ha influenzato le opere degli artisti coinvolti lasciando una traccia indelebile anche nelle generazioni future. In particolare – grazie alla loro forza unificatrice – le composizioni musicali, le canzoni e gli inni nati durante o immediatamente dopo quegli eventi cruciali, sono durati nel tempo arrivando fino ai giorni nostri. Un passaggio di testimone nella Storia, di generazione in generazione.

 

Al centro di questa sfida uno spettacolo di musica e parole che porta al fianco  dell’ingegnere e scrittore di Torino Hamid Ziarati nato a Teheran nel 1966, gli artisti Siavash Guil, laureato presso l’università degli studi di Torino e di Bologna in musicologia e cantautore, Saber Partov, studente di Medicina presso l’università di Torino, cantautore e musicista e Keyvan Majidi, studente di ICT presso Politecnico di Torino, Cantante.

 

 

OFF TOPIC – Hub culturale, Via Giorgio Pallavicino 35

Ideare, valorizzare, educare, diffondere e connettere: questi i principi su cui si fonda OFF TOPIC, l’hub culturale della città di Torino, progetto del Torino Youth Centre, riconosciuto dal Comune di Torino come Centro di Protagonismo Giovanile il cui direttivo è formato da Goodness Ac, Klug APS, Cerchio di Gesso.

Il Torino Youth Centre è l’associazione di secondo livello che attraverso una progettualità di rete, coordina il funzionamento, le attività e gli spazi di Via Pallavicino 35, rendendo OFF TOPIC hub culturale e sede di attività formative (corsi, workshop, conferenze) e co-working, residenze artistiche, musica live, teatro, proiezioni, reading e eventi off di rassegne cittadine, attività sociali e di promozione del territorio.

 

 

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via Giorgio Pallavicino, 35 – 10153 Torino

 

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Giovedì 2 marzo atteso ritorno di Kochanovsky e Khachatryan con l’orchestra nazionale della Rai di Torino

Uno tra i più brillanti direttori d’orchestra della nuova generazione è ospite regolare di compagini internazionali come l’Orchestre de Paris, l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia e la Danish National Symphony e il più giovane vincitore della storia del Concorso Sibelius di Helsinki, solista con i Berliner Philarmoniker, la London Symphony Orchestra e l’Orchestra del Concertgebouw di Amsterdam.

Sono il direttore russo Stanislav Kochanovsly e il violinista armeno Sergey Khachatryan, che tornano a collaborare con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, il primo dopo i Concerti d’Inverno del 2021, nella serata in programma giovedì 2 marzo alle 20.30 presso l’Auditorium Rai Arturo Toscanini di Torino.

La serata sarà replicata, sempre all’Auditorium Rai, a Torino, venerdì 3 marzo alle ore 20.

In apertura ricordiamo il brano per Orchestra op. 47 del compositore russo Alfred Schittkle, di cui quest’anno ricorre il venticinquesimo anno dalla scomparsa, proposto per la prima volta dall’OSN della Rai a Torino.

Il brano fu scritto nel 1968 e è stato commissionato dal Donaueschinger Musikage, il più antico Festival dedicato alla musica contemporanea, fondato nel 1921 in una cittadina nel Sudest della Germania.

La parte centrale della serata vedrà impegnato Sergey Khachatryan che interpreterà il concerto per violino e Orchestra in re minore op. postuma di Robert Schumann, scritto nel 1853, in poco meno di due settimane, mentre il compositore stava vivendo gli ultimi momenti di lucidità della sua vita, prima del tentato suicidio e del successivo ricovero nell’ospedale psichiatrico di Endenich, dove morì nel 1856.

L’opera risulta ispirata al virtuoso violinista Joseph Joachim e eseguita per la prima volta solo nel 1937, a Berlino, dopo la sua riesumazione dagli Archivi della Biblioteca di Stato.

In chiusura Kochanovsky proporrà le danze sinfoniche op. 45 di Sergey Rachmaninov.

Queste danze chiudono il catalogo delle opere di Rachmaninoff. Furono scritte nel 1940, destinate per la loro prima esecuzione, avvenuta nel gennaio dell’anno seguente, e dedicate nell’edizione a stampa a un complesso come la Philadelphia Orchestra e al suo direttore Eugene Ormandy.

La composizione originariamente era stata scritta per pianoforte a quattro mani e fu provata nella sala di Beverly Hills, dove l’anziano compositore era riuscito a ricostruire un angolo della vecchia Russia, questo autore insieme a un altro esule russo e sommo pianista, Vladimir Horowitz. La destinazione finale della partitura sarebbe stata quella di fungere da base a un vero e proprio balletto, se non fosse poi intervenuta la morte di Fokin, il coreografo che, nel giugno 1939, al Covent Garden aveva collaborato con Rachmaninoff per creare un balletto sulla leggenda di Paganini

Si tratta dell’ultimo lavoro del compositore russo creato nel 1940, su commissione della Philadelphia Orchestra. Rachmaninov voleva farne un vessillo di quella civiltà tardoromantica a cui era stato sempre legato.