MISIC TALES, LA RUBRICA MUSICALE
“Parlami di quello che vuoi parlami dei tuo viaggi, del Brasile, delle compagnie aeree che preferisci ma, non mi parlare d’amore ”
Milanese, classe 1971, è di madre lombarda di Inzago, mentre il padre era pugliese di Gallipoli, ed era un aviatore, morto a Gallipoli nella città vecchia nel 1974 quando Tricarico aveva solo tre anni.
A questo episodio si fa cenno nella canzone “Io sono Francesco” che ottiene un ottimo successo di vendite (primo posto nella classifica italiana dei singoli più venduti) e che viene premiata col disco di platino e con vari riconoscimenti.
La canzone subisce, però, alcune censure in radio: Tricarico definisce “puttana” la sua maestra delle elementari per aver tenuto un giorno un comportamento scorretto nei suoi confronti, ignorando, nella circostanza dell’assegnazione di un tema sui genitori, che il bambino fosse orfano di padre fin da quando aveva 3 anni e ignorando le conseguenti proteste del giovanissimo Tricarico.
Ha iniziato a suonare da giovanissimo (come ricorda nel brano Musica) e si è diplomato in flauto traverso al Conservatorio di Milano.
Ha suonato jazz con una piccola band nei locali milanesi, ma si è esibito per qualche mese anche a Parigi.
Oggi si presenta con un brano posato con eleganza sulla bocca di un Gianluca Gori noto anche con lo pseudonimo di Drusilla Foer.
Un brano che mi apre il cuore, mi porta in terre conosciute, scomode a volte, ma emozionanti.
Un brano reale, per ognuno di noi, struggente, malinconico che in un mare di delusione lascia ancora un barlume di speranza nell’amore, quello per sempre.
“Conosce l’amore solo chi ama senza speranza”.
(Friedrich Schiller)
Vi invito all’ascolto ed attendo le vostre impressioni sul brano:
Buon ascolto

CHIARA DE CARLO
(2) Drusilla Foer – NON MI PARLARE D’AMORE – YouTube


Franco Barbero è un attore – lo è sempre stato – dalle solide radici. Piemontesissime, lui di Asti (con un augurio qui per l’avvicinarsi quantomai prossimo degli ottanta), quelle nate nei terreni dei Macario (una bella accoppiata per una decina di commedie) e dei Campanini (con il comico forma compagnia, tra il 1975 e l’80), negli ormai lontani anni Settanta. Un personaggio semplice, fuori dal tempo, una maschera che si fa a poco a poco carattere, sempre più preciso e consolidato. Barbero non ci si rintana ma lo svolge, lo arricchisce, lo infiocchetta ruolo dopo ruolo: legato al testo, sempre pronto a calcare la scena come un bravo soldatino ma pronto altresì a riandare alla scuola del grande Erminio. Con l’improvvisazione, con l’immediata invenzione (“ invenzione è guardare cosa succede in giro e commentare”), magari poggiando sugli umori del pubblico, magari sfoderando l’invidia di qualche collega, magari rubando l’applauso più caloroso della serata. Riesce a crearsi un posto tutto suo, scrittura Sylva Koscina e Stella Carnacina e Femi Benussi, vamp del momento, s’affida anima e cuore ai duetti con l’amica Margherita Fumero, con Nadia Furlon fa coppia per l’operetta, campo facile a tutto il suo umorismo che si traduce ogni sera per genuino divertimento da parte del pubblico, con un repertorio non indifferente di undici operette: non restando chiuso tuttavia all’interno del teatro “leggero”, con la battuta facile o la bellona di turno, ma oltrepassando i dislivelli di quello impegnato, da Shakespeare a Molière, dal lodatissimo “Margarita e il gallo” di Edoardo Erba (con Maria Amelia Monti, ricco di premi importanti come gli Olimpici del Teatro, il Riccione e il Salerno, il premio Idi) alla riduzione dell’”Esclusa” pirandelliana, in cui il regista cui s’affida vuole affidargli ben tre ruoli, da Plauto a Campanile (“Il povero Piero”) per arrivare all’”Orestiade” di Eschile o alla “Venexiana” di autore anonimo a cui ha partecipato a Roma lo scorso anno. Ruoli di piccolo calibro ma sempre tutti con il profumo della concretezza, apprezzati e lodati, quei ruoli su cui lo spettatore attento pone lo sguardo e si porta a casa l’attore autentico.

