Osteria Rabezzana, via San Francesco d’Assisi 23/c, Torino
Martedì 5 dicembre, ore 21.30
Irene Robbins
Irene Robbins, pianista, vocalist, compositrice e lyricist proveniente da Detroit, presenta martedì 5 dicembre in Osteria Rabezzana tracks dal suo ultimo cd “In my Words” insieme a brani originali e standards.
Irene Robbnis ha un approccio singolare, arrangiando brani del jazz moderno di Monk, Max Roach, Corea, con testi originali dalla voce melodiosa quanto bluesy. Le sue interpretazioni mixano gli stili a lei familiari, swing, latin, funk e, laureata in direzione corale, musica classica.
Il Trio Detroit Sound è composto da Irene Robbins, Francois Laurent di Parigi, fretless bass e chitarrista classico e Stefano Calvano, batterista e percussionista creativo e virtuoso.
Ora di inizio: 21.30
Ingresso:
15 euro (con calice di vino e dolce) – 10 euro (prezzo riservato a chi cena)
Possibilità di cenare prima del concerto con il menù alla carta
Info e prenotazioni
Tel: 011.543070 – E-mail: info@osteriarabezzana.it







C’è già un piccolo passato cinematografico alle spalle della regista sudcoreana Jiyoung Yoo. In “Birth” la giovane Jay è una scrittrice che tenta di sfondare nel mondo dell’editoria, il suo compagno Gun-woo un apprezzato insegnante di lingua inglese che viene spinto dal direttore della scuola a accettare il posto di responsabile della nuova succursale per i più piccoli. Tutto pare filare nel migliore dei modi: se non fosse per una indesiderata gravidanza che viene a disturbare i progetti del futuro. Jay vorrebbe rinunciare al proprio bambino, il suo stato fisico non glielo permette mentre la situazione inizia a rovinare un solido rapporto di coppia; lui coltiva in sé il desiderio di costruire una famiglia e si deve addossare l’intero andamento della casa. Come se non bastasse, a confondere l’esistenza della donna è quella autobiografia con cui costruisce il suo nuovo romanzo “Birth” come la consapevolezza tutta personale che la gravidanza stia rendendo sterile la sua vena di scrittrice, che altre del suo gruppo abbiano quel successo è ormai negato, che anche chi ha sempre creduto in lei e sempre l’ha sostenuta stia tornando sulle proprie idee. Resistono appieno due caratteri che continuano a fronteggiarsi, fermo ognuno nelle proprie convinzioni: ed è nello studio finissimo di quelli che la buona mano della regista eccelle. Tuttavia, secondo un modo di fare cinema intimamente legato al suo tempo e soprattutto ai suoi luoghi, un mondo di silenzi, di sguardi, di scene bruscamente interrotte, di dialoghi asciugati e rarefatti, di fissità protratte per troppi secondi che stridono con i nostri “mezzi” e con i nostri sentimenti di fare cinema.
