SPETTACOLI- Pagina 128

Il pianista Malicki e l’Orchestra del Conservatorio Bonporti al Teatro Juvarra


Un concerto-spettacolo divertente, autoironico e travolgente che vede protagonista la straordinaria tecnica del pianista polacco, accompagnato da 45 orchestrali del Conservatorio di Trento, dedicato sia agli amanti della musica classica sia a chi non vi si è mai avvicinato

Domenica 30 aprile, ore 21

TEATRO JUVARRA – Via Filippo Juvarra, 13

Domenica 30 aprile alle 21.00 il Teatro Juvarra di Torino ospita l’unica data in Piemonte del concerto-spettacolo del pianista polacco Waldemar Malicki accompagnato dall’orchestra di 45 elementi del Conservatorio Bonporti di Trento. Non si tratta esclusivamente di un concerto di musica classica, bensì di una produzione unica nel suo genere, che propone l’enfasi e l’energia del pianoforte supportato da una grande orchestra sinfonica composta da 45 elementi e la performance di Waldemar Malicki, divenuto celebre per i suoi concerti/spettacolo che uniscono una grande tecnica esecutiva a momenti divertenti di interazione con il pubblico. Il suo talento versatile gli permette di eseguire prodezze impareggiabili sulla tastiera. Nei suoi concerti Malicki sorprende il pubblico grazie ad una combinazione di virtuosismo musicale e raffinatezza verbale. Arguzia, sorpresa, fantasia sconfinata e un tocco di piccante serviti con gusto ed eleganza.

Un’occasione per chi non si è mai avvicinato alla musica classica e, allo stesso tempo, una forte emozione per chi la classica l’ha sempre amata e la vede, in questo caso, proposta da un grande maestro nell’esecuzione ed un grande divulgatore nel suo racconto. Il Maestro Malicki parla un ottimo italiano e i suoi piccoli e comprensibili errori grammaticali rendono il tutto ancora più vero e divertente. L’autoironia unita alla sua tecnica interpretativa sono di fatto gli strumenti che hanno reso Waldemar Malicki uno dei più amati esecutori d’Europa.

Ad accompagnare il pianista un’orchestra sinfonica di 45 elementi, tutti giovani talenti provenienti da diverse città italiane ed estere, cresciuta nel Conservatorio Bonporti di Trento e diretta dal Maestro Andrea Raffanini.

WALDEMAR MALICKI

Nato a Lublino (Polonia) nel 1958 Malicki è cresciuto in un contesto di studi musicali e umanistici: è senza dubbio questo doppio approccio accademico ad averlo stimolato nel cercare un contatto costante con il suo pubblico, coinvolgendolo e divertendolo. Nel 1982 si è diplomato all’Accademia di musica di Danzica.

Ad oggi ha all’attivo ben 38 album e ha ricevuto 3 premium Fryderyk dall’industria discografica polacca. Si è esibito in molti festival, Festival a Lusławice, Holiday Festival of Stars a Międzyzdroje, Chopin Festival a Duszniki-Zdrój, Masuria Cabaret Night a Mrągowo. È il fondatore del quintetto di tango di Astor Piazzolla. È stato presidente della Società Ignacy Jan Paderewski. Insieme al regista Jacek Kęcik e al direttore d’orchestra Bernard Chmielarz, gestisce il progetto Philharmonic of Wit, unendo la musica orchestrale (prevalentemente classica) al cabaret. La sua straordinaria capacità di coinvolgere il pubblico in maniera entusiasmante e divertente lo ha reso un personaggio estremamente conosciuto anche al di fuori dei confini della musica classica.

In Italia si esibirà con la giovane l’Orchestra del Conservatorio Bonporti di Trento proponendo un repertorio prevalentemente contemporaneo che comprende brani di E. Grieg (Holberg suite), D. Zboch (Vivaldiana), F. Delius (Walk to the paradise garden), T. Procaccini (New York Picture), G. Gershwin (Rapsodie in blue) e una serie di improvvisazioni e variazioni umoristiche di Waldemar Malicki.

L’evento è prodotto da Piattaforma Servizi in collaborazione con Muvix Europa, il Conservatorio Bonporti di Trento, con il sostegno di Provincia Autonoma di Trento, Fondazione Caritro e Planet Art Entertainment.

Biglietti 15 € + prev. In vendita su mailticket.it

https://bit.ly/WaldemarMalicki

Waldemar Malicki e l’Orchestra del Conservatorio Bonporti di Trento

Teatro Juvarra, Torino

Via Juvarra, 13

Domenica 30 aprile, ore 21

www.teatrojuvarra.it

Torino Jazz Festival, al via sabato 22 aprile la XI edizione

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Dal 22 al 30 aprile torna la rassegna dedicata al Jazz: 9 giorni di programmazione, 93 appuntamenti di cui 49 concerti, 234 musicisti coinvolti in 62 luoghi sparsi in tutta la città.

 

Si inaugura sabato 22 aprile. In apertura, dalle ore 11.00, la JST Jazz Parade, accompagnata dall’animazione Lindy Hop a cura de ‘La Bicicleta’ ASD si esibirà nei quartieri e nel centro cittadino per far rivivere la tradizione delle band itineranti che ha nella marching band di New Orleans la sua declinazione più brillante e divertente. Al mattino la JST Jazz Parade suonerà nei mercati, mentre al pomeriggio il percorso si snoderà nelle vie del centro, partendo da piazza Palazzo di Città per arrivare in piazza San Carlo e terminare la marcia animando con il suo trascinante programma le Gallerie d’Italia – Torino.

‘Natura morta con custodia di sax’, produzione originale di Peppe Servillo & Tjf All Stars aprirà ufficialmente il Festival 2023 alle OGR.  Un viaggio al cuore del jazz dal libro di Geoff Dyer.

Tutti i concerti del TJF 2023 stanno riscuotendo, in prevendita, notevole interesse da parte del pubblico. Sono già sold-out i 2 appuntamenti con Stefano Bollani in programma domenica 30 aprile in chiusura del festival. Inoltre, in seguito all’esaurimento dei biglietti per ‘Natura morta con custodia di sax’ con Peppe Servillo & TJF All Stars (OGR sabato 22 aprile ore 21) e per ‘80th birthday tour’ con Kenny Barron Trio (OGR domenica 23 aprile ore 21), per consentire l’ascolto a un numero maggiore di spettatori sono stati aggiunti 300 posti laterali a scarsa visibilità (non a fronte palco) in vendita a 8 euro da mercoledì 19 aprile alla biglietteria del festival e su Vivaticket.

Per informazioni sui biglietti: www.vivaticket.it 

http://www.torinojazzfestival.it/biglietteria-tjf/

Shen Yun, danze cinesi pre-comuniste

C’è tempo ancora fino a domenica 23 aprile al Teatro Regio di Torino e dal 25 al 30 aprile al Teatro Arcimboldi di Milano per godersi due ore di danza cinese, che non è solo un festival di musica dal vivo , esplosione di colori , scenografie incredibili , costumi dettagliati , tecnologie digitali uniche, in un solo spettacolo, 15 momenti per l’esattezza.

Ma l’occasione per assistere alla bravura dei giovani interpreti della scuola di New York fondata da FULUN GONG, attuano la vera danza cinese, antica di 5000 anni, una tecnica unica di danza , che si potrebbe definire, in modo riduttivo, acrobatica e spirituale.

L’intero spettacolo trasmette un importante messaggio al mondo.

Un messaggio politico e spirituale.

Esiste un’altra Cina, nel mondo, una Cina pre-comunismo con una cultura che il regime ha represso. Una Cina che i dissidenti che sono riusciti a fuggire ora esprimono attraverso l’arte.

Una Cina sensibile, spirituale e conservatrice di radici, e cultura, differenziata per zone di appartenenza, che sono state estirpate per rendere tutti uguali così da poter facilitare il controllo.

E fondamentalmente una riflessione che le recenti misure Covid 19 ci hanno palesato.

Gran bel lavoro quello di SHEN YUN, che come si evince dal nome

Shen significa divino. Yun è il portamento personale, o lo spirito interiore.

Insieme, il nome Shen Yun significa la bellezza degli esseri divini che danzano.

Lo spettacolo è consigliato a chi è sensibile alle cose belle.

GABRIELLA DAGHERO

Doppio debutto all’Auditorium RAI: dirige il maestro tedesco Thomas Guggeis, pianista il francese Alexandre Kantarow

giovedì 20 aprile e venerdì 21 aprile

Doppio debutto  giovedì 20 aprile alle ore 20.30 e venerdì 21 aprile alle 20 ( in live streaming su raicultura.it) per il direttore tedesco Thomas Guggeis e il pianista francese Alexandre Kantarow nel concerto che vedrà protagonista l’Orchestra Nazionale della RAI all’Auditorium RAI Arturo Toscanini di Torino.

Thomas Guggeis, balzato all’attenzione del grande pubblico dopo aver sostituito nel 2018 Christoph von Dohnanyi alla Staatsoper di Berlino nell’acclamata produzione di Salomè di Strauss, attualmente ricopre il ruolo di “Staatkapellmeister” alla Staatsoper di Berlino.

In apertura di serata egli proporrà  “Le danze di Galanta” di Zoltan Kodaly, scritte nel 1933 per celebrare gli ottanta anni della Filarmonica di Budapest e ispirate alle melodie tzigane tipiche di Galanta, la città in cui il compositore ungherese trascorse alcuni anni della sua infanzia.

Alexandre Kantorov, per il suo debutto con l’Orchestra Nazionale della RAI, proporrà il Concerto n 1 in fa diesis minore per pianoforte e Orchestra op.1 di Sergej Rachmaninov, iniziato dal compositore all’età  di soli diciotto anni, nel 1890, quando era allievo al Conservatorio di Mosca.

Questo concerto fu iniziato nel 1890 nel suo primo tempo, eseguito come saggio scolastico a Mosca nel marzo 1892, solista lo stesso compositore e direttore Vasilij Safinov. Nel frattempo completò  la partitura scrivendo i due movimenti mancanti. La prima esecuzione completa si ebbe a Londra il 4 ottobre 1899.

Nel 1917, poco prima di fuggire dalla Russia colpita dalla Rivoluzione d’ottobre, il compositore decise di sottoporre il suo op 1 ad un’ampia revisione. La partitura viaggiò con lui in America e venne modificata, lievemente nel primo tempo, radicalmente nel secondo e nel terzo, riveduta completamente nell’orchestrazione.In questa veste definitiva viene normalmente eseguita nelle sale da concerto e ricevette il suo battesimo il 29 gennaio 1919, a New York, diretto da Modest Altschuler, solista l’autore. In questo concerto la concezione dell’armonia risulta molto più moderna, come dimostra la trasformazione di una sezione del terzo tempo dalla originaria tonalità del re maggiore a quella lontanissima del mi bemolle maggiore.

Privo di temi portanti che abbiano una forte connotazione espressiva, il Concerto n. 1 risulta il più  oggettivo e astratto tra i quattro concerti per pianoforte e Orchestra dell’autore, il più  asciutto emotivamente e il più  complesso, ma anche il più estraneo a quella estetica che anni dopo dettò allo stesso Rachmaninoff la dichiarazione secondo cui “La musica deve esprimere il paese di nascita del compositore,  i suoi amori, la sua religiosità,  i libri che l’hanno influenzato, le pitture che ama, la somma delle sue esperienze”.

Nella seconda parte della serata Guggeis proporrà il concerto  per Orchestra di Bela Bartok, dedicato alla memoria di Natalia Kussevitzky e eseguito per la prima volta dalla Boston Symphony Orchestra a New York nel 1944. Il brano risulta il capolavoro  della maturità  del compositore,  scritto durante i difficili anni dell’esilio americano e si dimostra capace di attenuare gli aspetti più aggressivi e arditi tipici del linguaggio dell’artista ungherese, in favore di una significativa linearità  espressiva e di una immediata cantabilità che si richiama alle melodie di una patria lontana.

I biglietti da 9 a 30 euro sono in vendita sul sito dell’OSN della RAI o presso la biglietteria dell’Auditorium della RAI di Torino.

Informazioni 0118104653.

MARA MARTELLOTTA

Museo nazionale del Cinema, Enzo Ghigo: “Tanti progetti e un nuovo allestimento della Mole”

RITRATTI TORINESI

Presidente della Giunta regionale piemontese dal 1995 al 2005, appassionato di ciclismo tanto da essere eletto presidente della Lega del Ciclismo Professionistico e, dal novembre 2019, Presidente del Museo del Cinema di Torino: Enzo Ghigo – torinese doc classe 1953 – è uno dei piemontesi più riconosciuti e apprezzati in Italia.

La sua ultima carica è proprio il segno della stima per  il lavoro svolto per la Regione Piemonte. Grazie al suo intervento, il Museo dei Cinema ha registrato un boom di ingressi, facendolo schizzare tra le attrattive più visitate in Italia. Per questo abbiamo voluto sapere quali siano state le strategie usate e anche qualche curiosità sulla sua precedente carriera da politico.

Dagli ultimi report turistici, il Museo del Cinema di Torino ha superato- per indice di gradimento dei visitatori (90,9%)- il Museo Egizio e attrattive nazionali come il Colosseo e l’Arena di Verona. Come avete fatto a raggiungere questi risultati?

Le ragioni non sono ascrivibili ad un’unica considerazione, ma ad una molteplicità di fattori: un ruolo chiave è stato giocato dai festival e dalle masterclass. Quest’ultime hanno coinvolto degli artisti internazionali, come Tim Roth, Christopher Nolan e Kevin Spacey. Grazie, soprattutto, a quest’ultimo le televisioni di tutto il mondo hanno parlato del Museo e, di conseguenza, hanno avvicinato molti turisti alla Mole. Il Museo ha saputo modificare la sua immagine, facendone salire il gradimento.

Si nota anche dal numero di visitatori in costante crescita, come registrano i dati di gennaio 2023.

Il trend è estremamente positivo, anche nei primi giorni di aprile. Poi ci sarà la mostra di Tim Burton, che ci permetterà di raggiungere ottimi risultati anche nell’ultima parte dell’anno. Dopo il Covid si è registrato un forte incremento dei visitatori nei musei, dato che è in contrasto con quelli dei cinema: i visitatori ricercano un’esperienza unica, mentre sono meno interessati a vivere un’esperienza visiva in modo differente. Stiamo lavorando anche su questo aspetto ed io faccio il tifo affinché il pubblico torni in sala.

Quali sono, alla luce di questi successi, i prossimi obiettivi?

E’ questa la vera scommessa. Stiamo pensando al nuovo allestimento del Museo che è un’impresa davvero interessante, perché il fatto di essere ospitati all’interno della Mole, è sicuramente un’ottima garanzia. Prima di tutto vogliamo lavorare sull’aspetto tecnologico, in quanto-a differenza di un museo tradizionale- raccontiamo un’arte che è ancora in evoluzione. Vogliamo dare voce a quello che piace al pubblico di oggi e alle nuove generazioni. Un progetto del genere richiederà almeno 4 o 5 anni.

Le mostre hanno avuto sempre una grande importanza per il Museo. Qual è stata quella di maggior successo?

Probabilmente sarà quella dedicata a Tim Burton che, pur avendo un pubblico molto ben connotato, ha interpretato molti generi e piacerà a tipologie differenti di spettatori. Ci sarà anche una sezione dedicato alla serie “Mercoledì” e questo sarà un aspetto unico perché nella medesima mostra in Malesia non era presente.

La Mole è la sede del Museo del cinema. Ma qual è il legame personale che ha con questo monumento simbolo?

Io sono nata a febbraio del 1953 e mia madre mi raccontava che mentre era in giro con me nei miei primi mesi di vita  era caduta la guglia della Mole. Anche quando nel 2000, con la Giunta di cui ero allora Presidente, decidemmo di trasferire la sede del Museo qui e questa si rivelò un’ottima scelta.

Ha fatto riferimento al suo precedente mandato da Presidente della Regione Piemonte. Quali sono le differenze rispetto all’attuale mandato?

Sicuramente le responsabilità. Prima avevo una gestione molto più “ampia” anche solo in termini territoriali, mentre qui lo spazio d’azione è circoscritto. Sicuramente l’esperienza precedente mi ha lasciato molto perchè grazie a quel ruolo, spero, di poter svolgere al meglio questo.

Il Cinema è diventato, dal 2019, al centro del suo lavoro. Ma quali sono i suoi film del cuore?

Posso dirle che il film italiano che mi ha particolarmente colpito è  il capolavoro di Fellini “Amarcord”, mentre a livello internazionale mi è piaciuto molto “Il grande Lebowski” per la particolarità della trama.

Valeria Rombolà

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Ha partecipato alla realizzazione del progetto editoriale

“Sei personaggi in cerca d’autore”, prima nazionale al Teatro Carignano

Valerio Binasco e i giovani attori della Scuola del Teatro Stabile di Torino reinterpretano il capolavoro di Luigi Pirandello

 

Debutta in prima nazionale al Teatro Carignano, martedì 18 aprile, uno dei massimi capolavori di Luigi Pirandello, “Sei personaggi in cerca d’autore”, per la regia di Valerio Binasco, che ne è anche interprete. Lo spettacolo è interpretato da Sara Bertelà, Valerio Binasco, Giovanni Drago, Giordana Faggiano, Jurij Ferrini e dagli allievi della Scuola per Attori del Teatro Stabile di Torino. Le scene sono di Guido Fiorato, i costumi di Alessio Rosati e le luci di Alessandro Verazzi. Aiuto regista è Giulia Odetto, assistente alla regia e alla drammaturgia è Micol Jalla.

Questo testo drammaturgico ebbe un debutto molto travagliato al Teatro Valle di Roma il 9 maggio 1921; l’iniziale accoglienza polemica di pubblico e critica lasciarono, però, il passo a un successo internazionale che è rimasto immutato. Valerio Binasco, dopo “Il piacere dell’onestà”, torna così ad affrontare uno dei capolavori di Luigi Pirandello che, meglio di ogni altro, ha saputo contrapporre le contraddizioni presenti tra la scena e il teatro. Binasco ritrova nella storia di questa famiglia spezzata tutti gli elementi che caratterizzano la propria poetica: i binomi arte-vita e umanità-maschere si fondono in un  nucleo di interrogative riflessioni sul valore della rappresentazione dell’identità umana. Nelle sue regie più recenti, Binasco ha messo in luce la dissoluzione della famiglia e le implicazioni che questo fallimento riflette sulla struttura sociale, ponendo in relazione la tradizione nordica del Novecento (Strindberg, Fosse) con la drammaturgia del Premio Nobel siciliano.

“Il primo pensiero sul testo – spiega Valerio Binasco – è che questa pièce teatrale sia concepita per spiazzare e che continui a sorprendere lo spettatore. Se devo dire la verità, i sei personaggi suscitano in me una certa antipatia. Nonostante l’untuosa cortesia del padre, che fa da portavoce ufficiale della famiglia, è indubbio che questi personaggi soffrano di un grande senso di superiorità nei confronti degli attori e del pubblico, ma risulta necessario essere indulgenti con loro perché soffrono anche della loro vita, che è stata un inferno. Non si vede né fine né redenzione per loro, in quanto sono esseri letterari e, quindi, immortali.”

“Personalmente – aggiunge il regista – il plot principale, quello della crisi di una compagnia, è fondamentale. Questa crisi siincarna nel personaggio del regista/direttore, che ha la funzione di medium. La compagnia dei giovani attori percepisce di vivere in un’epoca di crisi del teatro. Questi attori non sono per noi figure incapaci che, in Pirandello, emergono quali attori e attrici annoiati e in ritardo, stupidi, fatui, senza interesse per ciò che fanno. La nostra compagnia è formata dai ragazzi e ragazze della Scuola per attori del  Teatro Stabile che, con il loro entusiasmo, risultano attenti e sensibili. Queste loro qualità fanno percepire alregista/direttore il disagio della sua inadeguatezza. Egli vive in prospettiva contemporanea l’insensatezza del fare teatro oggi. Si chiede se sia solo per salvarsi la vita che debba comunque fare qualcosa e si domanda il motivo per il quale il teatro sia più capace di soddisfarli. “

Il regista/direttore sta cercando il significato del suo mestiere ed è ovvio che lo vada a ricercare nelle opere più intrise di tradizione. Da una prospettiva contemporanea, Pirandello ci appare un classico della modernità nell’ambito dei testi dell’arte moderna.

 

 

Personaggi e interpreti

Padre: Valerio Binasco

Madre: Sara Bertelà

Figliastra: Giordana Faggiano

Figlio: Giovanni Drago

La compagnia: capocomico Jurij Ferrini e le allieve e gli allievi della Scuola per Attori del Teatro Stabile di Torino

Gli artisti del Teatro Stabile di Torino incontreranno i cittadini negli spazi di comunità della città.

Venerdì 21 aprile alle ore 17, in via Panetti 1, presso la Casa del Parco, si terrà un incontro con Valerio Binasco sui Sei personaggi in cerca d’autore, a ingresso libero.

Mercoledì 19 aprile, alle 17.30, Valerio Binasco e gli attori della compagnia, presso la caffetteria Lavazza, all’interno del Teatro Carignano, dialogheranno con Matteo Tamborrino dell’Università di Torino.

Ingresso libero fino a esaurimento posti con prenotazione obbligatoria.

MARA MARTELLOTTA

 

Benji di Claire Dowie al Baretti

martedì 18 aprile 2023  ore 21.00

sabato 22 aprile 2023 ore 18.00

365° SAN SALVARIO REAGISCE e TEATRO BARETTI

presentano

PILLOLE DI TEATRO AL CINEMA

BENJI di Claire Dowie

con Olivia Manescalchi, regia di Lorenzo Fontana.

Torna il progetto di Monica Luccisano e Cristina Voghera, un progetto che porta in sala sia il teatro che il cinema, brevi pièce teatrali che preludono a un film il cui soggetto verte sullo stesso tema. Al pubblico sono offerte quindi nella stessa serata due forme di spettacolo, con la possibilità di immergersi in una dimensione multidisciplinare, ricevendo un racconto affine attraverso due linguaggi espressivi diversi, quello performativo, e quello cinematografico: il primo di breve durata, una “pillola teatrale” appunto di circa 20 minuti, il secondo della normale durata di un film.
Questa volta il tema di questa pillola è VOLI DELLA MENTE.

Martedì 18 e sabato 22 come opening act della proiezione del film Tutti Amano Jeanne di Celine Devaux la breve pièce teatrale è un estratto di BENJI di Claire Dowie, con Olivia Manescalchi, regia di Lorenzo Fontana, lo spettacolo andrà o in scena il 16 e il 17 maggio al Teatro Astra con la produzione del Teatro Baretti.

Con questo testo del 1987 Claire Dowie, drammaturga, attrice e poetessa del circuito della stand-up comedy americana, ha vinto il premio Time Out nel 1988.
«In scena la sola attrice con due sedie affronta una sorta di confessione / intervista / testimonianza, rivolta al pubblico nella maniera più diretta possibile. Una confessione dolorosa e intima, la condivisione di una storia terribile, scomoda e commovente», spiega il regista Lorenzo Fontana.
La protagonista ci parla con grande lucidità e racconta nei dettagli il suo malessere, i ricordi d’infanzia di famiglia, i primi giochi innocenti con la sua amica immaginaria. Con un linguaggio apparentemente quotidiano, ma anche ossessivo nelle descrizioni più dettagliate dei momenti di vero e proprio sdoppiamento di personalità, Dowie ci accompagna in un viaggio emozionante in cui la protagonista, nel disperato tentativo di farsi capire da chi la circonda, dovrà combattere la sua battaglia definitiva.

A seguire ci sarà il film TUTTI AMANO JEANNE di Céline Devaux.
Tutti amano Jeanne, a parte lei stessa. La sua autostima è precipitata il giorno in cui il progetto di raccolta di rifiuti subacquei, che l’aveva resa famosa, si è rivelato un fiasco, e a nulla è valso il suo tuffo in mare per tentare di salvare la presentazione, se non a renderla ridicola agli occhi del mondo, grazie ad un video divenuto virale. Come se non bastasse, per riprendersi dal disastro economico, le tocca il penoso compito di volare a Lisbona per svuotare l’appartamento della madre morta un anno prima. La sua profonda solitudine e la disperazione che non le dà tregua vengono turbate soltanto dall’incontro casuale con un ex compagno di liceo, il quasi omonimo Jean, che sembra conoscerla meglio di quanto lei non creda.
Tutti amano Jeanne è una sadcom in tutto e per tutto, una commedia malinconica in cui depressione e romanticismo dialogano tra loro.
È un film in cui un vivace battibecco si traduce, in maniera originale e intelligente, nel battibecco tra Jeanne e la sua cinica vocina interiore, resa come un buffo personaggio animato ricoperto di lunghi capelli.

Celine Devaux. Autrice di alcuni cortometraggi che si sono fatti notare a Cannes e a Venezia, per il suo primo lungometraggio la Devaux può contare sull’apporto fondamentale dell’ottima Blanche Gardin, e sull’affinità che l’attrice instaura con Laurent Lafitte (della Comédie-Française). E tuttavia, è proprio il suo non assomigliare fino all’ultimo ad una commedia romantica propriamente detta che fa del film un’opera toccante, che ragiona sul dolore di essere figli, ex amanti, ex promesse, e si misura con lo stigma del disagio psichico, senza indulgere nella formula classica del monologo nevrotico.

Progetto finanziato nell’ambito della risposta dell’Unione alla pandemia di COVID-19

BIGLIETTERIA: INTERO 7€ / RIDOTTO 5€ (under25/over65)
È consigliato l’acquisto dei biglietti online su anyticket.it.
Informazioni tel 011 655 187 / info@cineteatrobaretti.com 

“Tutto quello che ho è tutto quello che mi hai dato…”

Music Tales, la rubrica musicale

“Tutto quello che ho è tutto quello che mi hai dato

non ti sei mai preoccupato che sarei arrivata a dipendere da te

Ti ho dato tutto l’amore che avevo in me

ora scopro che hai mentito e non posso credere che sia vero”

Era il 1988 e la mia adolescenza era scandita da brani come questo.

Figlia del musicista e cantante Joe Brown e della cantante Vicki Brown, Sam Brown ha intrapreso l’attività di cantante ad appena 14 anni, quando ha collaborato con i Small Faces per l’album 78 in the Shade (1978).

Ha anche registrato con Spandau Ballet e Jon Lord.

Nel 1986 ha firmato un contratto con la A&M Records. Nel 1988 ha pubblicato il suo più importante successo, il brano Stop!, che dà anche il nome al suo primo album in studio. Il suo secondo disco è uscito due anni dopo. Dopo la morte della madre, avvenuta nel 1991, ha pubblicato 43 Minutes, che non ha avuto successo.

Nel 1994 l’artista ha collaborato con i Pink Floyd come corista negli album The Division Bell e Pulse. Nel 1995 ha collaborato con Fish per il singolo Just Good Friends. Nel 1997 ha pubblicato in maniera indipendente l’album Box.

La sua attività di corista la ha vista collaborare con numerosi e importanti artisti della scena rock e non solo: David Gilmour, Deep Purple, Jon Lord, The Firm, Gary Moore, Jools Holland, Nick Cave e altri.

Nel 2007 ha diffuso l’album Of the Moment.

Nel 2020 sembrava che la spettacolare carriera della cantante fosse agli sgoccioli. Improvvisamente, eccola di nuovo in cima. Secondo la lista di People With Money di domenica (16 aprile), Brown è la più pagata cantante al mondo, grazie a sorprendenti guadagni di 75 milioni di dollari tra marzo 2022 e marzo 2023, un vantaggio di quasi 40 milioni di dollari sulla sua concorrente più vicina.

“Lo spreco della vita si trova nell’amore che non si è saputo dare… nel potere che non si è saputo utilizzare, nell’egoistica prudenza che ci ha impedito di rischiare e che, evitandoci un dispiacere, ci ha fatto mancare la felicità. ”

Buon ascolto

CHIARA DE CARLO

https://www.youtube.com/watch?v=V4qorFKV_DI&ab_channel=SamBrown-Topic

scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

Ecco a voi gli eventi da non perdere!
Tutta cromata…è tua se dici siiii!! 🛵 🎶 Di chi stiamo parlando? La tribute band di Lucio Battisti, 10 HP Reimmaginando Lucio, ti aspetta nel nostro Sapori&Sorrisi giovedì 20 aprile! Dai un’occhiata al programma della serata ⤵️
🔸 Alle 19:30 cena con noi con un delizioso menù, a soli 19,90€ (bevande escluse):
🍝Agnolotti di magro burro e salvia
🐟Risotto al salmone
🐮Bocconcini di manzo marinati con porro e patate
💚Filetto di tonno in crosta di pistacchi con vellutata di asparagi
🥦Contorno di stagione
🍮Dolce
🔸 Alle 20:30 goditi lo spettacolo della tribute band e canta l’immortale Battisti con noi!
📞 Prenota al numero 3519652883!

Alla galleria Gliacrobati “Mutamorfosi”

Lo spettacolo teatrale performance ha per protagonisti il poeta Gian Giacomo Della Porta e l’artista Sara Lisanti

 

Verrà  portato in scena mercoledì 26 aprile prossimo alle 20.30, presso la galleria torinese “Gliacrobati”, la performance teatrale dal titolo “Mutamorfosi”, con protagonisti il poeta torinese Gian Giacomo Della Porta e l’artista salernitana Sara Lisanti.

Lo spettacolo avrà inizio a partire dal momento poetico denominato “La calma della crisalide”, simbolo di imminente trasformazione, un‘interpretazione contemporanea della poesia del cambiamento.

Tale poesia contiene in sé la forza che precede la realizzazione della bellezza, preparando lo spettatore alla fase della pièce in cui la parola lascia spazio ai colori, al silenzio e, infine, alla musica di un’immagine in movimento, interpretata dall’artista Sara Lisanti, ricca di talento, che, partendo da un bozzolo, si troverà  rinchiusatutta all’interno della propria sofferenza. Ci troveremo di fronte alla consapevolezza ultima dell’artista, finalizzata a innescare le successive fasi della metamorfosi, fino a approdare a una nascita che è  anche, al tempo stesso, rinascita.

Attraverso una continua stratificazione di suoni che andranno a determinare l’intensità di ogni sequenza della perfomance artistica, la Lisanti cambierà pelle più volte prendendo spunto dalla muta tipica dei rettili e armonizzandosi nel più umano concetto di “venire al mondo”.

La Galleria Gliacrobati nasce nel 2017 da un’idea di un gruppo di operatori dell’Associazione onlus “Fermata d’autobus”,  come spazio espositivo volto al dialogo internazionale tra arte contemporanea “mainstream” e non, per indagarne le preziose e multiformi aree di confine.

A tale scopo vengono valorizzate opere di artisti che lavorano al di fuori del sistema ufficiale dell’arte, outsider o performer che sono provenienti da zone di guerra o da aree colpite da crisi economica o culturale.

Particolare attenzione viene data all’arte contemporanea come strumento di riflessione e di contrasto alle violazioni dei diritti umani e alla violenza di genere.

La galleria è diretta dall’artista e arte terapista Francesco Sena.

“Il nostro lavoro – dichiara il direttore della galleria d’arteFrancesco Sena – si pone l’obiettivo di tessere trame di riconnessione tra l’arte e la sua funzione di cura, funzione che, pur non costituendo necessariamente il fine della vocazione creativa, ne rappresenta certamente una delle sue conseguenze più  dirette. I nostri progetti investigano il concetto di arte in relazione con la sua capacità di sublimare lacerazioni, fragilità e scavare all’interno delle emozioni”.

Lo spettacolo è in programma alla Galleria Gliacrobati in via Ornato 4, nel cuore del Borgo Nuovo, a due passi dalla Chiesadella Gran Madre di Dio.

MARA MARTELLOTTA

 

Un quartetto per la Resistenza

Giovedì 20 aprile 2023   ore 21.00

 

UN QUARTETTO PER LA RESISTENZA

con Sara D’Amario

Regia di François-Xavier Frantz

Polo dell’900

via del Carmine, 14 – Torino

 

 

Presentano Alberto Sinigaglia, presidente del Polo del ‘900 , 

Gigi Garelli, direttore dell’Istituto Storico della Resistenza di Cuneo,

la professoressa Piera Comba.

In intro: “I Dormienti” video di 5 minuti sull’opera di Hilario Isola 

Due donne, due uomini, una sola protagonista. Sara D’Amario è l’interprete di Un quartetto per la Resistenza, monologo per la regia di François-Xavier Frantz. 

In Un quartetto per la Resistenza, Sara D’Amario veste i panni di Maria Rovano, nome di battaglia Camilla, e di Leletta Oreglia d’Isola, due donne apparentemente agli antipodi per cultura e formazione politica. La prima è comunista e incarna il pragmatismo di una donna del popolo, la seconda è di famiglia nobile ed è cattolica, poetica e luminosa. In comune hanno il fuoco della libertà, sono testimoni della Resistenza e le loro voci, diverse ma complementari, compongono l’asse portante principale della rappresentazione. Le altre due presenze evocate da Sara D’Amario sono due uomini, anche loro molto diversi: Pompeo Colajanni, il comandante Barbato, e Aimaro Isola. 

Il primo adulto, siciliano, carismatico, trascinatore, preparato dal punto di vista militare e strategico. L’altro è un adolescente, fratello minore di Leletta, che osserva tutto con sensibilità, profondità e passione; qualità che lo porteranno a scrivere Paesaggi Partigiani, a dare voce alla natura in modo poetico, pensandola come un essere dotato di una memoria propria e concreta, oltre a farlo diventare uno degli architetti più celebri d’Italia. 

Aimaro Isola ha letto e registrato, proprio per lo spettacolo, diversi passaggi, battute significative, poetiche, struggenti.

REPLICHE PER LE SCUOLE

ingresso gratuito

19 e 20 aprile

Alle ore 10,30

su prenotazione, scrivendo a :

didattica@polodel900.it

REPLICA PER TUTTI

ingresso gratuito

20 aprile

alle ore 21

su prenotazione, cliccando il link:

https://polodel900.secure.force.com/eventi?IdEvt=a0C6N000007klvd