SPETTACOLI- Pagina 116

“Dance me to the end of love” è il titolo del cartellone 2023 di Torinodanza

In programma dal 14 settembre al 25 ottobre prossimi, vi si sposano perfettamente contemporaneo e classicità

 

Torinodanza 2023 sarà in programma dal 14 settembre al 25 ottobre prossimi e vuole fotografare le idee, i tumulti che caratterizzano questi tempi inquieti e i modi in cui si formano i nuovi immaginari culturali,  il bisogno di armonia e di condivisione, utilizzando il corpo come strumento per poter rispondere a nuovi interrogativi e opportunità che la società ci presenta quotidianamente.

Giusto alla sua 36esima edizione il programma di quest’anno  si intitola “Dance me to the end of love”. Un programma internazionale  che raccoglie 33 rappresentazioni, 3 luoghi teatrali, 4 prime nazionali, sette coproduzioni e 15 compagnie provenienti da otto diversi Paesi, tra cui Australia, Belgio, Germania, Israele, Italia,  Regno Unito, Spagna, Svizzera.

Il Festival   Torinodanza si conferma una vetrina molto importante realizzata dal Teatro Stabile di Torino e diretta da Anna Cremonini, che ha voluto sottolineare, fin dal manifesto, la relazione presente tra le produzioni più d’avanguardia e la tradizione classica.

“ La danza contemporanea  – ha sottolineato la direttrice Anna Cremonini – si avvale di danzatori che hanno una formazione tecnica classica molto accentuata,  che non impedisce di coniugarsi con un  linguaggio contemporaneo. Un problema abbastanza irrisolto riguarda il  concetto di classico, che è  patrimonio del repertorio lirico-sinfonico, mentre la danza contemporanea è  altrove, nei festival, nelle programmazioni dei teatri. In realtà  i due elementi sono strettamente legati, si guardano l’un l’altra

Infatti la coreografia contemporanea non si basa soltanto sui fondamenti della danza classica, ma spazia attraverso qualunque tipo di forma di ricerca e movimento.

Questo rapporto è  alla base di tutta la cultura contemporanea e verrà  esplorato attraverso il lavoro di artisti come Peeping Tom, Oona Doherty, la Sidney Dance Company o il Ballet du GrandThèatre di Ginevra, Akram Khan

Un’attenzione particolare è  rivolta alla scena italiana,  con una serie di spettacoli che intrecciano rapporti e esperienze, provando a superare barriere e distinzioni. Protagonisti italiani, ma di carattere internazionale della rassegna, saranno Silvia Gribaudi, Ginevra Panzetti e Enrico Ticconi, Teodora Castellucci e Francesca Pennini.

A questi artisti si affiancheranno anche quelli selezionati nell’ambito del progetto  Art-Waves, con il sostegno  della Compagnia di San Paolo di Torino. Protagonisti, questa volta, saranno la Compagniia Egri Bianco Danza, il Balletto Teatro di Torino, la cordata For creata da Francesco Sgro’ e Album Arte con Daniele Ninnarello

Per questo motivo il titolo “Dance me to The end of Love” è  assolutamente emblematico.

MARA MARTELLOTTA

Il grande sax di Emanuele Cisi a Torino

Mercoledì prossimo arriva in Osteria Emanuele Cisi uno dei più bravi sassofonisti a livello Europeo. con:
Four & More: un programma di brani originali e di standard della grande tradizione jazz

Attivo dalla metà degli anni ’80, Emanuele Cisi è uno dei sassofonisti tenori più apprezzati sulla scena internazionale. Dall’Europa agli Stati Uniti, dalla Russia al Sud America e al Sud Africa, il suo suono ha conquistato legioni di jazz fans. Ha inciso una dozzina di album a suo nome, di cui gli ultimi due per la Warner Music, e un centinaio come sideman. Emanuele Cisi si esibirà per la prima volta in Osteria accompagnato da un trio di eccellenti talenti che in periodi diversi del recente passato sono anche stati suoi studenti nella classe di Musica di Insieme Jazz al Conservatorio Verdi.
Con Emanuele Cisi, sax tenore
Gianluca Palazzo, chitarra
Veronica Perego, contrabbasso
Francesco Brancato, batteria

Grand Opening Torino Fringe Festival nella stazione elettrica interrata di piazza Arbarello

FIRE

Venerdì 12 maggio

 

 

La cabina primaria Arbarello, una delle pochissime stazioni elettriche italiane completamente interrate che si trova nel centro di una città, realizzata e gestita da Ireti, società del Gruppo Iren, ospita venerdì 12 maggio l’inaugurazione del #ToFringe23.

FIRE è una riflessione sul fuoco, la più grande scoperta dell’essere umano. Cinque musicisti, il Dub Master Albino D’Amato e il video artista Ricky “Akasha” Franco-Loiri fanno collidere le tecniche del jazz elettronico contemporaneo con il live dubbing e la creazione in live cinema di un “film” montato e proiettato dal vivo. Il risultato è un clash di musica elettronica, composizione contemporanea, dub, jazz, global beats e visual art, un condensato di linguaggi musicali e visivi che nasce in un setup tecnico A/V immersivo sia per gli artisti e sia per il pubblico.

FIRE ha portato sullo stesso palco per due registrazioni live il produttore britannico Adrian Sherwood insieme ai cinque musicisti italiani: il trombettista Ivan Bert (Dark Magus Orchestra, Emma for Peace, Jazz TO Nepal), il sassofonista Simone Garino (Mizookstra, Night Dreamers, Rhabdomantic Orchestra, Rai5), il polistrumentista e produttore Marco “Benz” Gentile (Africa Unite, Meg, Architorti), il produttore FiloQ (Istituto Italiano di Cumbia, Uhuru Republic, Vinicio Capossela) e uno dei nomi più internazionali del jazz italiano attuale, il vibrafonista e percussionista Pasquale Mirra (Mop Mop, C-mon Tigre) alla MIDI Marimba. On stage il flusso sonoro scorre organizzato su una colonna sonora di registrazioni sul campo e frammenti di audio-cronaca, immerso nelle immagini del Live Cinema creato dall’artista visivo Ricky “Akasha” Franco-Loiri, che ne cura la regia live in feedback A/V con la registrazione del disco. La composizione dei brani è in “conduction” e l’improvvisazione è basata sull’interplay tra i musicisti e le incursioni del Dub Master Albino D’Amato che manipola il suono nel momento stesso in cui si plasma e prende forma, invertendo le prassi live/studio.

Per il live gli artisti hanno attinto dall’enorme iconografia dedicata al fuoco in tutte le ere e in tutte le civiltà, fino ad arrivare all’attualità dominata dagli effetti incontrollabili dello sviluppo tecnologico su scala planetaria. Tutta la moderna cultura umana ha come motore il fuoco, la combustione o riti di purificazione, che in varie forme utilizzano le fiamme per sancire i cambi di status più importanti. Il fuoco è alla base delle grandi rivoluzioni come l’agricoltura, la metallurgia, gli armamenti, i trasporti, l’elettricità e l’elettronica che senza energia non possono esistere. La nostra civiltà è la civiltà del fuoco, della pressione e del consumo talmente estremo da essersi spinto all’utilizzo della fissione nucleare in un sistema biologico molto distante da quelle energie.

FIRE è la colonna sonora di un’opera A/V che precipita in 7 atti le domande cruciali su come ci sia “scappato di mano” il fuoco trasformandoci da cacciatori raccoglitori in “Titani scatenati”. FIRE utilizza materiali audio-video documentali, field recordings, dati scientifici, concetto antropologici-biologici e frammenti di cronaca per descrivere quello che è il nostro peso sul pianeta e la condizione attuale del panorama ambientale riconducibile alle attività antropiche. FIRE rappresenta la parabola dell’Uomo nell’ecosistema e la sua rapida metamorfosi dalla scoperta del fuoco all’invenzione della bomba atomica. È un atto di volontà e resistenza dell’arte in questo tempo di mutazione segnato da eventi così evidenti e così irreversibili.

FIRE andrà in scena, non a caso, nella più grande cabina sotterranea della città di Torino, un concentrato di tecnologia e innovazione che permette di alimentare circa 60mila abitazioni grazie a due trasformatori a bassissimo impatto ambientale.

Info, programma, ticket e carnet disponibili su www.tofringe.it e su app.tofringe.it

 

#ToFringe23 è realizzato da Torino Fringe Festival, con il contributo di Ministero della Cultura, Regione Piemonte, Città di Torino, TAP Torino Arti Performative, Fondazione CRT, il sostegno di Fondazione Compagnia di San Paolo e il patrocinio di Città Metropolitana di Torino, Circoscrizione 6. Sponsor: Iren, Reale Mutua, Birra Baladin. Mobility Partner: Helbiz, Drivalia, GTT Gruppo Torinese Trasporti. Technical Sponsor: Freecards. Accomodation Partner & Sponsor: CX Student & Explorer Hotel. Media Partner: Rai Radio 3, Rai Cultura.

 

Info:

Venerdì 12 maggio, ore 19:30 e 21.30

Grand Opening “FIRE”

Il mondo di sotto, via Bertola 48 bis, Torino

In collaborazione con Iren, Birra Baladin, Salgari Records, Stellare

Ingresso gratuito su prenotazione

Posti limitati

 

Adrian Sherwood, recording session

Albino D’Amato, live mix, live dub

Ivan Bert, concept, direction, trumbet, ukrainian flute, design, production

Simone Garino, sax

Marco “Benz” Gentile, guitar, melodica, moog, additional programming, production

FiloQ, synth, beats, electronics, production

Pasquale Mirra, midi marimba, live electronics

Riccardo “Akasha” Franco-Loiri, visual design, live cinema

Simone Squillario, sound-recording-mastering Engineer

 

Contatti:

www.tofringe.it

Facebook: @TorinoFringeFestival

Instagram: @torinofringefestival

 

Storia di un bambino e di un pinguino. Favole a merenda

“Fuga da Sarajevo” in scena allo Spazio Kairòs

SABATO 6 MAGGIO ORE 21
DOPO I SOLD OUT DI FEBBRAIO NUOVA DATA PER “FUGA DA SARAJEVO”

E’ una coproduzione di cinque realtà torinesi

Dopo i sold-out di febbraio, lo Spazio Kairòs, in via Mottalciata 7 a Torino, ospiterà sabato 6 maggio alle 21 una nuova data di “Fuga da Sarajevo”. Opera della drammaturga Monica Luccisano, lo spettacolo trae libera ispirazione dall’intervista della Luccisano a Irina Dobnik, dalle vicende del Kamerni Teatar ’55 e da altri fatti accaduti a Sarajevo al tempo dell’assedio. E’ coprodotto da cinque realtà torinesi: Doppeltraum Teatro, Liberipensatori Paul Valéry, Onda Larsen, Progetto Zoran, Tékhné. In scena sette attrici, Camilla Bassetti, Serena Bavo, Chiara Bosco, Luana Doni, Silvia Mercuriati, Stefania Rosso, Lia Tomatis, coordinate da Luccisano in una regia collettiva.

L’assedio di Sarajevo, aprile 1992-febbraio 1996, è stato il più lungo nella storia bellica del Ventesimo secolo. Il più lungo e doloroso, in seno alle guerre balcaniche, uno dei conflitti più sanguinari che ha prodotto massacri, genocidi e la fuga dalle città assediate. Sarajevo, con i suoi abitanti bersagli liberi in preda alle granate e al tiro dei cecchini, è ridotta al terrore, alla fame e al freddo.

Irina Dobnik è una giovane attrice, poco più che ventenne, del Kamerni Teatar ‘55. Quella esplosione di violenza entra a gamba tesa nella sua vita. Ma in quell’angoscia crescente, il suo teatro intraprende una straordinaria “resistenza culturale”: spettacoli, concerti, prove aperte, performance di ogni genere continuano ad animare il Kamerni durante l’assedio, e non è solo per l’ostinata voglia di vita dei suoi attori e attrici, ma anche di quei cittadini che continuava a frequentare quel luogo trovandovi un rifugio per corpo e mente, quando a Sarajevo è l’inferno.

 La compagnia di Irina sta allestendo “Aspettando Godot”. In una sorta di osmosi tra vita e teatro, il lavoro su quel testo va intrecciando l’angoscia di quei giorni. La lavorazione dello spettacolo è sempre più intensa. E via via “Godot” diventa uno specchio in cui si riflette l’attesa infinita di una tregua, e di qualcuno che metta fine all’inferno. Come moltissimi altri, Irina sarà costretta alla fuga.

 Il progetto è stato sostenuto dal Consiglio Regionale del Piemonte Comitato Resistenza e Costituzione: lo spettacolo è stato prodotto con il contributo di Città di Torino, TAP Torino Arti Performative e l’intero progetto è stato sostenuto con i fondi dell’Otto per mille della Chiesa Valdese 2022.

 

LO SPETTACOLO

Ideazione e testo Monica Luccisano

Interpreti e regia collettiva Camilla Bassetti, Serena Bavo, Chiara Bosco, Luana Doni, Silvia Mercuriati, Stefania Rosso, Lia Tomatis, coordinate da Monica Luccisano

Disegno luci Cristiano Falcomer

Artigiano di scena Fabio Palazzolo

Consulenza storica Diego Acampora – TOjeTO

Coproduzione Doppeltraum Teatro, Liberipensatori Paul Valéry, Onda Larsen, Progetto Zoran, Tékhné

Biglietti:

Intero: 13 euro

Ridotto: 10 euro (allievi Onda Larsen, over 65, studenti under 25, disabili)

Info: biglietteria@ondalarsen.org

Biglietti online su: www.ticket.it/festival/approdi.aspx

Torino Danza, il calendario della 36a edizione

È stato illustrato dalla direttrice artistica Anna Cremonini, il calendario della 36 edizione di Torino Danza.
“Dance me to the end oh love”  internazionale: 33 rappresentazioni,3 luoghi teatrali,4 Prime nazionali,1 Anteprima, 7 conproduzioni,15 Compagnie provenienti da 8 diversi Paesi (Australia,Belgio, Germania, Israele,Italia,Regno Unito, Spagna,Svizzera)
L’inaugurazione dell’edizione 2023, in programma il 14 settembre alle 20.45 alle Fonderie Limone di Moncalieri, sarà affidata alla Sydney Dance Company, diretta dal coreografo spagnolo Rafael Bonachela. La compagnia, che arriva per la prima volta a Torino e torna dopo molti anni in Italia, presenta in prima nazionale ab [intra], un intenso viaggio nell’esistenza umana che muove dalla tenerezza al turbamento, un’esplorazione dei nostri istinti primordiali, dei nostri impulsi e delle nostre risposte viscerali. Repliche il 15 e il 16 settembre.
Rafael Bonachela con la Sydney Dance Company, Ohad Naharin e la Batsheva Dance Company, Sidi Larbi Cherkaoui e il Ballet du Grand Théâtre de Genève, Akram Khan, Peeping Tom, Oona Doherty saranno i protagonisti internazionali della rassegna che insieme a Silvia Gribaudi, Ginevra Panzetti e Enrico Ticconi, Teodora Castellucci, Francesca Pennini comporranno il programma di Torinodanza 2023. A questi artisti si affiancheranno quelli selezionati nell’ambito del progetto ART~WAVES, sostenuto dalla Fondazione Compagnia di San Paolo: una finestra aperta su Torino e affacciata sul mondo, che vedrà protagonisti Compagnia Egri Bianco Danza, Balletto Teatro Torino, Piergiorgio Milano, Cordata FOR creata da Francesco Sgrò e AlbumArte con Daniele Ninarello.
Appuntamento per gli appassionati di danza a Torino a partire dal 14 settembre.
Gd

Sul palcoscenico dell’Alfieri Torino diventa la capitale del musical

Arturo Brachetti inaugura il 10 ottobre con “Cabaret”, nella amara Berlino anni Trenta

È come un fiume in piena Arturo Brachetti, la sua bella tour eiffel dritta in testa. Ad inizio di conferenza stampa intrattiene un bel gruppo di giornalisti su questo “Cabaret”, libretto di Joe Masteroff e musiche di John Kander, tratto dalle pagine amare di “Addio a Berlino” di Christopher Isherwood, titolo premiatissimo, successo mondiale da quando nel 1972 Bob Fosse fece letteralmente esplodere Liza Minelli come Sally Bowles, “Cabaret” che viene a mettere la bandierina sulla carta geografica di Torino, l’esatto punto di partenza è il teatro Alfieri, come nuovo centro di intrattenimento e capitale italiana del musical, con uno/due titoli di importanza internazionale ogni stagione, artisti importanti, produzioni super e prime assolute, questa stabilita ad inaugurare la stagione prossima il 10 ottobre. “Una storia che mi segue, una di quelle storie che ti fanno innamorare. Nel 1979 al Paradis Latin di Parigi mi ritrovo a dividere il camerino con Joel Grey, quell’omino impalpabile che era stato il maestro di cerimonie nel film – racconta Brachetti – e nell’83 mi ritrovo a Londra con un mio spettacolo e Bob Fosse che una sera mi entra in camerino e mi riempie di complimenti.” Un destino impenitente che continua a zigzagare e lui che ancora è pronto a cantare “Money Money” o “Willkommen” sul palcoscenico del Kit Kat Club nella Berlino degli anni Trenta. “Una città moderna, spregiudicata, estremamente libera, un’isola anarchica più sfrenata di quanto non lo fosse la stessa Parigi. Gli anni della Repubblica di Weimar, arte e avanguardie, diritti degli omosessuali e uso di droghe, un’isola felice su cui stava emergendo il nazismo. I tempi di Fritz Lang, della Dietrich e dell’”Angelo azzurro”, certi locali che riversavano sensualità ed erotismo, ballerine disponibili ad ogni tavolino dei locali, un telefono a contattare questa o quella, i petit cadeau erano un drinck o un preservativo o una bustina di cocaina, ogni sera tra prostituzione e miseria.” Case signorili e fumose camere d’albergo, avventure personali e la tragedia di una nazione, qualcuno ha scritto che Isherwood ha messo in scena “la prova generale di una catastrofe”. Arturo, occhi grandi e sorrisone aperto, conferma che sarà uno spettacolo per bambini, qualcuno lo blocca e corregge il tiro.

Ancora un po’ e va a sembrare la serata troppo seriosa di qualche regista troppo impegnato. Diana Del Bufalo che tra lo spaventato e l’emozionato si prepara ad affrontare Sally, “non vedo l’ora, ho amato molto il film. Nemmeno da mettere a confronto con “Sette spose per sette fratelli”, là suonava tutto più facile, qui c’è la complessità di un personaggio e di un’epoca da tirar fuori, spero di rendere ogni cosa al meglio.” È Luciano Cannito a fare oggi il Maestro di Cerimonie, sarà lui a dividere con Brachetti gli onori della regia – saranno sue anche le coreografie, le scene firmate da Rinaldo Rinaldi, i costumi da Maria Filippi -, a orchestrare un testo e una messinscena che guarderà al cinema e ai tanti effetti speciali. Come alla passione e alla professionalità dei 18 interpreti in palcoscenico, a cui va aggiunta la band dal vivo che obbedirà alla direzione musicale di Giovanni Mara Lori (“è decisamente importante la parte musicale e decisiva l’esecuzione non registrata”), compositore e arrangiatore di moltissimi musical e tantissime produzioni teatrali di alto livello, autore di Mediaset, insegnante di canto ad “Amici”. Dice ancora Cannito, anche lui nel pieno dell’entusiasmo: “Vogliamo sia un grande spettacolo di prim’ordine, avremo sicuramente gli elementi giusti, ce ne siamo resi conto quando ieri per tutto il giorno e fino a tarda nottata abbiamo esaminato circa 400 ragazzi, età media intorno ai 22, che si sono messi completamente a disposizione in recitazione e canto e ballo per entrare nel cast.” Vista la certezza di come il pubblico torinese risponda a teatro, unica piccola amarezza la presenza a Torino per una settimana soltanto, “lo so, lo spazio è breve, abbiamo già più di 170 piazze prenotate”, ma la promessa è di tornare in un periodo assai più ampio la stagione successiva.

Al centro di tutto e di tutti Fabrizio Di Fiore, romano di nascita, deus ex machina preparato, con la passione per la musica, un passato e un presente nel mondo finanziario, elegante e sorridente, capace di dare ai presenti la convinzione di una ferrea solidità, pronto a spiegare il perché di quella bandierina su Torino, sull’Alfieri e sul Gioiello che dalla prossima stagione correranno completamente sotto il suo marchio. “Ci pensavo già da un paio d’anni e qualcosa di più, c’era curiosità e voglia di saggiare un terreno tutto nuovo, convinto a dover affrontare qualcosa di veramente mio, ben lontano dall’idea dei finanziamenti pubblici e forte della certezza che la vera disponibilità stia nelle risorse private. Sono abituato a mettere sul tavolo prima di ogni cosa gli aspetti economici, di soppesarli, di procedere in operazioni che risultino ampiamente vincenti per tutta la loro durata. Torino al contrario di altre piazze che risultano già sature, è una città disposta a lasciare spazi a una prova commerciale. Qui si può fare del buon lavoro, c’è modo per guardare ben oltre negli anni, ci siamo già mossi in questo senso. Viaggio molto, vedo spettacoli, nei giorni scorsi ero a Londra, cerco di mettere in cantiere titoli importanti e mostrarli nelle prossime stagioni.” Un uomo, un esperto, che durante la pandemia non ha certo tirato i remi in barca ma che s’è fatto venire in mente delle solide idee con cui poter affrontare il futuro. Un uomo che ha voglia di confrontarsi con altre realtà della città (“Ho incontrato il nuovo sovrintendente del Regio, ho visto Fonsatti dello Stabile”), che certo non dimentica il passato che per sessant’anni ha occupato le sale dell’Alfieri e del Gioiello (“ho mantenuto un rapporto meraviglioso con la famiglia Mesturino, nessuna volontà di resettare il lavoro fatto ma mantenere tutto il buon lavoro fatto in precedenza”). La concretezza sembra essere decisamente la sua dote maggiore: “So che qualcuno si sarà chiesto: questo da dove esce? che vuole fare? È come se mi fossi buttato in quattro e quattr’otto dentro la Champions League.” Intanto l’otto di giugno, in una serata di gala nella sala di piazza Solferino, la Fabrizio Di Fiore Entertainment svelerà i grandi titoli della prossima stagione.

Elio Rabbione

Al Baretti inizia il viaggio nel cuore dell’Africa Occidentale

Giovedì 4 maggio ore 20.00

VOCI DALL’AFRICA OCCIDENTALE

concerto con Babara Yattara, e con Vicente Cabrera, Camilla Sandri Bellezza

by PROGETTO RESCUE!

La musica entra al Baretti e inizia il viaggio, un viaggio che giovedì 4 maggio ci porterà nel cuore dell’Africa Occidentale, di quell’Africa che è incrocio di culture e di tradizioni, l’Africa che nonostante le occupazioni e i confini creativi, non ha perduto i suoi suoni, i suoi profumi e i suoi colori.

Un concerto con il grandissimo Babara Yattara (Guinea-Conakry) emusicista e cantante e griot: nella cultura di alcuni popoli dell’Africa Occidentale, il griot è un poeta e cantore che svolge il ruolo di conservare la tradizione orale degli avi e, in alcuni contesti storici pre-coloniali, aveva anche il ruolo di interprete ed ambasciatore. Questa figura ha ancora una propria funzione nelle comunità dei paesi dell’Africa occidentale sub-sahariana (Mali, Gambia, Guinea, Senegal Burkina Faso), specialmente presso le popolazioni Mandé (Mandinka, Malinké, Bambara e altre), Fula, Hausa, Toucouleur, Wolof, Sérèr, e tra alcuni gruppi della Mauritania.

Figlio d’arte, dall’età di 6 anni s’immerge nella musica tradizionale africana. Il suo primo strumento è la Gongoma: strumento armonico e di percussione. Insieme allo studio di strumenti a percussione (Djembe, Dun-dun, Sangban, Borleyi tra gli altri), e a corde (Kora, N’goni, Kamele N’goni), ha sviluppato la sua arte principalmente nei canti della tradizione “Griot” e nello studio dei ritmi tradizionali tra cui Garangedo, Kandia-soli, Yankadi, Yolé.
Nel 2018 si trasferisce a Torino. Ha lavorato in Europa come insegnante di canto e tamburo (a Milano, Roma, Lussemburgo e Berlino). Progetto

RESCUE! è un gruppo attivo nelle arti performative, tratta temi di rilevanza sociale con un approccio transdisciplinare e inclusivo. Il gruppo fonda la sua pratica artistica sul potenziale trasformativo dell’arte nel territorio in cui agisce.
Le azioni di Progetto Rescue sono dirette alla costruzione di una rete sociale e artistica che avvicini le persone alla partecipazione civica e culturale per riconoscere e ricostruire i fili di un tessuto umano indispensabile. Il gruppo è composto da persone provenienti da Europa, Africa e America Latina in continua espansione.

Questo spettacolo è parte del programma vincitore del Bando Corto Circuito 2022 della Fondazione Piemonte dal Vivo.

BIGLIETTERIA: INTERO 12€ / RIDOTTO 10€ (under25/over65)
È consigliato l’acquisto dei biglietti online su anyticket.it.
Informazioni tel 011 655 187 / info@cineteatrobaretti.com 

Brillano le stelle del Balletto Teatro di Torino

Al Teatro Astra di Torino il primo spettacolo della stagione 2023 della compagnia Balletto Teatro di Torino, sotto la guida organizzativa di Loredana Furno che ha ceduto la direzione artistica alla figlia Viola Scaglione, giovane talentuosa interprete.
Lo spettacolo composto da due coreografie,un assolo di Manfredi Perego in Ruggine e la compagnia che si è esibita in un ‘divertissemant’ su musiche di Bach suonate dal vivo dalla violinista Janine Bratu,in collaborazione con il conservatorio G.Verdi di Torino.
Un susseguirsi di emozioni e stati d’animo tradotti in interpretazioni forti, gesti, movimenti e pause.
La stagione prosegue il 17 maggio alle Fonderie Limone con Faun e il 19 giugno al Teatro Gobetti con compagnie ospiti C&C Company e Taiat Danza.
Il Btt impegnato in tournée farà tappa ad Acqui Terme per l ‘ edizione 2023 di Acqui Danza n.40.
A breve sarà reso noto il fitto calendario,intanto è possibile prenotarsi per lo stage di danza
Info : scuola@ballettoteatroditorino.org

GABRIELLA DAGHERO

A ottobre al via la 28esima edizione del Festival delle Colline Torinesi

È giunto alla sua ventottesima edizione il Festival delle Colline Torinesi, nuovamente organizzato da TPE Teatro Astra, che mantiene la sua identità di Festival d’autunno.

Tema di questa edizione del Festival è quello dei confini-sconfinamenti, con un’attenzione particolare rivolta alle vite dei migranti, del passato, come Hanna Arendt o Benjamin, o del presente e le contaminazioni linguistiche tra arte e teatro, che fanno parte di un progetto condiviso con la Fondazione Merz.

A carattere internazionale il Festival, sempre attento alla creazione contemporanea, ha eletto il Libano a nazione ospite. La sua realtà artistico culturale viene esplorata in ambito teatrale, performativo, cinematografico sia da appuntamenti del cartellone, a partire dal 14 ottobre, sia da un’anteprima molto ricca, che partirà dal 10 ottobre prossimo. La monografia d’artista è dedicata a due performer di Beirut. Il Festival delle Colline 28 ribadisce la sua collaborazione con il Teatro Stabile di Torino, con Torinodanza, con la Fondazione Piemonte Vivo e il Museo Nazionale del Cinema.

Si impegna per promuovere nuove iniziative per l’accessibilità.

MARA MARTELLOTTA