La “voce della rivoluzione egiziana” in scena sul palco della “Soms”
Domenica 19 febbraio, ore 17
Racconigi (Cuneo)
Partire dalla drammatica, intollerabile vicenda di Giulio Regeni (il giovane ricercatore friulano, 28 anni, scomparso al Cairo il 25 gennaio del 2016 e ritrovato cadavere per strada, torturato e massacrato, nove giorni più tardi, senza ancor oggi, dopo vari depistaggi e l’assenza di collaborazione dell’Egitto, aver fatto piena luce sulla reale “verità”) per riflettere su cosa significhino, ovunque nel mondo, parole come “Stato”, “Giustizia” e “Legalità”. Parte di qui l’idea dello spettacolo “Ramy. The voice of Revolution” di Valeria Raimondi e Enrico Castellani (“Babilonia Teatri” – Produzione “Teatro Metastasio” di Prato), inserito nella rassegna teatrale “Raccordi” di “Progetto Cantoregi” e “Piemonte dal Vivo” programmato per domenica 19 febbraio (ore 17) sul palco della “Soms” (ex Società Operaia di Mutuo Soccorso) in via Costa 23 a Racconigi (Cuneo). In scena, accanto alla Raimondi, a Castellani, ad Amani Sadat e a Luca Scotton, ci sarà anche Ramy Essam, conosciuto oggi in Egitto come la “ voce della rivoluzione egiziana”, fra i dimostranti in piazza Tahrir il 25 gennaio 2011 (allo scoppio della rivoluzione, che, nel giro di pochi giorni portò alla destituzione di Moubarak), dal 2014 in esilio e su cui pende un mandato di cattura per terrorismo da parte dell’Egitto del presidente Abdel Fattah al-Sisi. Nel mandato di cattura non si fa alcun riferimento alla sua arte e ai contenuti delle sue canzoni (Ramy è uno dei pochi cantanti in Medio Oriente a cantare hard rock), ma è palese che il regime egiziano non gradisce in nessun modo la richiesta di libertà e giustizia per il suo popolo che lui canta senza sosta e che l’accusa di terrorismo è del tutto infondata. Le canzoni di Ramy, in Egitto e non solo, le conoscono tutti, i suoi video arrivano ad avere milioni di visualizzazioni, ma lui, per la sua gente, non può cantare. Neanche una nota. Una parola. La sua bocca deve restare chiusa. Può entrare in contatto con chi lo segue solo attraverso uno schermo. “Ramy – sottolineano gli organizzatori dello spettacolo – ha aperto i nostri occhi e ci pone domande che chiedono risposte. Domande che da soli non avevamo le parole per formulare, ma che oggi, lavorando sul palco fianco a fianco con Ramy diventano profondamente concrete, profondamente umane, profondamente politiche, profondamente autentiche”. “Con questo spettacolo – continuano – vogliamo dare voce a queste domande. Cosa significa Stato. Cosa significa giustizia. Cosa significa potere. Cosa significa polizia. Cosa significa processo. Cosa significa legalità. Cosa significa carcere. Cosa significa tortura. Cosa significa opinione pubblica. Cosa significano giornalismo e libertà d’informazione. Ramy lo canterà e lo griderà con la grazia, la poesia, la rabbia e la nostalgia di chi paga tutti i giorni un prezzo altissimo, l’esilio, per le proprie scelte. Vogliamo interrogarci sulla nostra debolezza. Sulla debolezza di uno Stato che non sa dare delle risposte trasparenti. Vogliamo raccontare come il nostro essere cittadini liberi in uno Stato libero incontri e si scontri con delle dinamiche da vittima e carnefice. Con delle dinamiche che ledono, offendono e giocano con la dignità delle persone. Crediamo che questo non sia mai ammissibile e che valga sempre la pena di ribadirlo con forza e determinazione. Per non smettere di essere cittadini liberi in uno stato libero”. Ramy, che oggi vive in Svezia e in Finlandia, nell’inverno scorso ha dedicato proprio a Giulio Regeni lo spettacolo “Giulio meets Ramy/Ramy meets Giulio”, andato in scena a Prato.
Per info e prenotazione: tel. 349/2459042 o info@progettocantoregi.it o www.progettocantoregi.it
g. m.
Nelle foto: Ramy Essam (Ph. Eleonora Cavallo)