SPETTACOLI- Pagina 11

Più thriller che analisi uno dei momenti più importanti della Chiesa

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“Conclave” di Berger sugli schermi natalizi

 

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

 

Che sia racconto di più o meno nascoste verità o traliccio per far apparire note e soluzioni sopra le righe (leggi Don Brown con i suoi Codici), la Storia della Chiesa – il Papato tout court – ha interessato nel più recente passato e continua a interessare i cineasti. Sotto differenti lenti lo hanno guardato Moretti con tutti i dubbi di Piccoli pronto a fare il gran rifiuto e Sorrentino e Fernando Meirelles diviso tra Benedetto e Francesco, oggi lo bisturizza – ma non poi tanto, non come si sarebbe voluto – l’austriaco Edward Berger, già autore di quel “Niente di nuovo sul fronte occidentale”, dal romanzo di Remarque, vincitore nel 2022 dell’Oscar per il miglior film internazionale. Anche qui sta alla base un romanzo, autore Robert Harris, la sceneggiatura affidata a Peter Straughan che già mostrò ben altra forza con un precedente “La talpa” ricavato dalle pagine di John Le Carré. Con “Conclave” – scenograficamente e nella fotografia di Stéphane Fontaine perfetto – un’altra occasione per mettere sul palcoscenico della Storia una gran bella quantità colpi di scena, di falsità e di misteri che trovano un po’ troppo facili soluzioni, di cardinaloni che arrivano nei loro eleganti abiti da recita a confondere le acque, le certezze su cui non ci si dovrebbe mai facilmente accomodare e i dubbi che si dovrebbero sempre rinfocolare, gli sguardi e le spiate al riparo di una porta, i documenti segreti, i reazionari e i progressisti, i vecchi europei/americani e le forze nuove che ormai sembrano essere obbligatori dei più nuovi continenti.

Ogni cosa con buona pace dello Spirito Santo che da parecchio tempo fa fatto il suo tempo: ma tutto con tratto di buon manicheismo volto a se sia meglio abbarbicarsi alla tradizione e alla sua conservazione o se offrirsi a una apertura – calibrata e ragionata – all’altro. Il papa è morto e al cardinale Lawrence (Ralph Fiennes, combattuto sino alle lacrime, in profonda crisi di fede) tocca in qualità di decano mettere insieme i tantissimi tasselli per mettere in piedi la straripante costruzione del “Conclave”. A Santa Marta prendono alloggio i nuovi arrivati, sotto gli affreschi di Michelangelo e colleghi prendono posto i tavoli e le schede ove gli stessi dovranno segnare le personali preferenze (e la macchina da presa parecchio si sofferma sulla “bellezza” e l’antichità degli oggetti e dei riti): che sono poi frutto di dialoghi e di scontri, di giochi di potere più o meno espliciti, di voti comprati e di scandali annunciati, di retromarce e di sussurri lasciati arrivare là dove più si conviene. In mezzo, dando più spazi al thriller che all’analisi, tra le votazioni condotte alla luce (o al tanto buio che circola) di quanto sopra, le schede posate nell’urna e bruciate immediatamente dopo, i colori opposti a significare al cospetto del popolo raccolto in piazza (che non vedremo mai, la faccenda riguarda esclusivamente l’interno, le segrete stanze, le alleanze tra questo e quello) la fumata nera e l’ultima fumata bianca, le sconfitte e la vittoria: quest’ultima con un espediente e un finalino che inducono a sorridere un po’ dell’occhio strizzato alla modernità del cinema. Ovvero sul trono di Pietro un Innocenzo intersessuale, proveniente da Kabul.

Nei momenti clou dei dialoghi (che non tralasciano, ma come un velocissimo passaggio, il ruolo della donna e l’omosessualità) tra il nostro Castellitto, ironico quanto irascibile prelato legato a “ci fu un tempo” con tanto di messa in latino e antiislamista sino allo spasimo e il sempre perfetto Stanley Tucci che continua a sperare in tempi più limpidi, stanno i cedimenti di una sceneggiatura che semplifica troppo, mostra e fa sentire ogni cosa per sommi capi e per le tante frasi ad effetto là dove ci sarebbe stata necessità di maggiori approfondimenti, di parole più incisive, di fatti più concreti, di tortuosità che costruissero ben più solidi e filosofici misteri. Probabilmente la realtà è proprio (ahimè) quella narrata ma ogni cosa sa di prevedibile e di infelicemente previsto. “Conclave” è piuttosto un thriller ecclesiastico, il papa è defunto per un infarto che s’accomoda ad ogni stagione e che innesta nello spettatore qualche ragionevole dubbio, il papa è stato capace di nascondere nel testile del proprio letto dei documenti che mettono definitivamente in ombra il cardinale John Lithgow già perverso di suo, le cartelline che passano di mano in mano espongono ricerche di segreti che nemmeno CIA e KGB. E invece siamo in piena Santa Sede. Peccato, in ultimo, sciupare lo spazio ristretto di Isabella Rossellini, dal momento che la sua suor Agnes avrebbe potuto avere ben altra e più incisiva voce. E quando esce dall’anonimato fa sentire appieno la propria vincitore, dando modo all’attrice di porre una candidatura ai futuri Golden Globe.

La voce e la farsa, Molière sotto la lente di Isidori

Il malato immaginario” con il metodo Marcido

Poche repliche in questo minuscolo teatro “Marcidofilm!” di corso Brescia per uno spettacolo che racchiude tutta l’allegria degli spettatori a gustare a due passi dal palcoscenico ogni virtuosismo di ogni singolo attore; ma anche uno spettacolo che girerà in seguito per le scuole e non soltanto, un allestimento che è il risultato del progetto vincitore del “Bando della Città di Torino per l’Anno 2024 – Che spettacolo… dal vivo”. “Decaduto il sostegno che premiava le Compagnie torinesi professionali – spiega così il nuovo corso Daniela Dal Cin, scenografa dei Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa – abbiamo partecipato al Bando dell’Assessorato, vincendolo, assicurandoci così il piccolissimo contributo, per noi irrinunciabile, che ci è stato assegnato, cioè circa un terzo del sostegno finanziario che era stato disposto dalle “politiche” precedenti: ricordando altresì che le istituzioni sostengono il Teatro non più sul progetto artistico ma sulla sostenibilità “sociale” dell’attività.”

Quindi, “Il malato immaginario”, tappa ultima – per ora da parte della compagnia nell’universo di Jean Baptiste Poquelin detto Molière? – di un cammino letterariamente universale e inarrestabile che, mutando d’epoca finalità orizzonti e non certamente “metodo” approderà il 25 febbraio al Gobetti con “Le baccanti” euripidee, per la stagione dello Stabile torinese, ancora la tragedia greca sorta di fil rouge nei lunghi quarant’anni d’attività perennemente incisiva, vicenda riletta attraverso la lente del grottesco, la via dell’antica catarsi percorsa da una spiccata dimensione ludica. Quinto appuntamento in quell’universo, in questo nuovo millennio, dopo “Avaro” (2003), “Tartufo” (2007), “Borghese gentiluomo” (2012) e “Misantropo” (2014), ogni testo e vicenda rivisitati dall’estro e dalle invenzioni e dai graffi neppur troppo sottili di Marco Isidori: “Misurandoci con la marmorea classicità dell’autore, abbiamo sempre sentito consapevolmente quanto la sua sola potenza di poeta ci sapesse donare in sapienza scenica e in esemplare costrutto drammatico; senza che assolutamente quei testi abbisognassero di essere caricati con una significanza ulteriore: ecco perché il nostro “Malato” è trattato con l’estrema semplicità che il dettato narrativo impone.”

La poltrona di Argante e il suo pallottoliere a far di conto sui soldi sborsati alla medicina in clisteri e salassi, le sue pretese malattie, le staffilate della governante Tonina e i suoi sorrisi consolatori allo stesso tempo, i camuffamenti di una moglie pronta a versar lacrime come a godere della (finta) dipartita del proprio consorte, le ansie e le lacrime (vere) di una figlia cui è imposto un matrimonio altrimenti il convento, la processione di fasulli dottoroni che consigliano e impongono e spillano giorno dopo giorno. Argante è il punto di riferimento della scrittura e dell’impianto registico di Isidori, il personaggio dei Seicento e di oggi che tutti condanna e tutti assolve, che fa una cittadella arroccata della propria idea “malata” e un trono della propria “guarigione” che saprà ben prendere altre strade di personale autorità. Ogni voce, di quelle che a teatro oggi si fatica a volte a comprendere, ogni suono gutturale e sonorissimo, ogni atteggiamento o avvolgimento del corpo, ogni temporale certezza o stupore o ravvedimento, la testa infiocchettata di nastrini violacei a rimpiazzo di una bianca parrucca, tutto posto all’obbedienza di quel grottesco che è la cifra principe di ogni recitazione, ogni cosa fa della prova di Paolo Oricco un significativo, incisivo capolavoro. Chi guarda avverte senza mezze misure la pienezza della parola pronunciata, cogli il culto della parola, non l’inseguimento del ben detto ad ogni costo ma lo studio, la padronanza, l’intera costruzione che fanno da solida base. E nel ritmo indiavolato del dire e del fare fa a gomitate sua eccellenza la Farsa, il Teatro antico e ti immagini per un attimo che su quella poltrona possa sedere persino Totò, con allegro siparietto finale al suono della canzone napoletana. Divertimento allo stato puro, incessante, senza sbavature, alimentato dagli interventi di Maria Luisa Abate soprattutto, eccellente Tonina che è l’anima dell’intero e controverso svolgimento, di Valentina Battistone e Ottavia Della Porta che sono la moglie e la figlia, assai gustose figurine nei costumi di Daniela Dal Cin, di quella corona degli allievi attori del Laboratorio permanente diretti da Marco Isidori, vivace “scenografia vivente” dello spettacolo.

Elio Rabbione

Al teatro Colosseo “The Nightmare before Christmas”, il classico di Tim Burton

Giovedì 26 e venerdì 27 dicembre alle ore 20.30 sarà di scena al teatro Colosseo “-The Nightmare before Christmas”, con l’orchestra diretta da Paolo Annunziato e la colonna sonora del compositore Danny Elfman eseguita dal vivo durante il film.

Si tratta di un grande spettacolo che vedrà sul grande schermo del Teatro Colosseo il classico film Disney natalizio di Tim Burton in tutta la sua gloria Sinfonica, con la colonna sonora del compositore vincitore del Grammy Danny Elfman, eseguita dal vivo dall’Estemporanea CineSimphony Orchestra, diretta da Paolo Annunziato.

Basato su un testo originale in forma di poesia e sui personaggi creati da Tim Burton, il film è uscito per la prima volta nel 1993 con il titolo “The Nighmare bifore Christmas”. Diretto da Henry Selick, il film segue le avventure stravaganti di Jack Skellington, l’amato re delle zucche del paese di Halloween. Annoiato della solita routine di Halloween , fatta di spaventi e urla, Jack desidera provare qualche cosa di nuovo ed è convinto di poter diffondere la gioia del Natale. Contro il consiglio di Sally, una bambola di pezza premurosa e intelligente, Jack arruola tre dispettosi dolcetti scherzetti, Vado, Vedo e Prendo, per rapire Babbo Natale, ma l’allegra missione di Jack metterà in pericolo Babbo Natale, creando un incubo per i bravi bambini e bambine di tutto il mondo.

 

Mara Martellotta

Tracce di luce, eventi del Natale a Carmagnola

Nel periodo dal 20 al 26 dicembre il cartellone natalizio “Tracce di luce” a Carmagnola propone appuntamenti con concerti, spettacoli, mercati e momenti dedicati alla spiritualità del Natale.

Tra i principali appuntamenti il Concerto “Incanto di Natale” con la società Filarmonica di Carmagnola e lo spettacolo “Un mondo da scoprire”, a cura dell’associazione FA.VO.LHA. sino al 6 gennaio sono in programma la mostra dei presepi diffusa nelle chiese cittadine e nei borghi, con il presepe meccanico nell’abbazia di Casanova. Anche quest’anno il progetto “Tracce di luce”, avviato 7 anni fa, sta rendendo unica l’atmosfera natalizia con spettacolari illuminazioni artistiche. La torre civica, la chiesa di San Filippo e la chiesa di Sant’Agostino si trasformano grazie a suggestive proiezioni, mentre il salone fieristico di viale Garibaldi si aggiunge agli spazi degli edifici storici illuminati, come la tettoia napoleonica e casa Cavassa. In piazza Sant’Agostino una maxi Cometa luminosa è stata posizionata dietro al monumento ai Caduti, verso la chiesa, mentre un’aiuola scenografica con renne, igloo e un pupazzo di neve ha preso il posto del tradizionale abete, regalando un nuovo e originale allestimento natalizio pensato per grandi e piccini. Lungo via Torino, una delle principali arterie d’ingresso, le decorazioni cambiano quest’anno con l’aggiunta di stelle giganti e alberi di Natale nelle rotonde, regalando un’accoglienza festosa a chiunque entri in città. Nel periodo che inizia da sabato 21 dicembre, il cartellone natalizio propone appuntamenti con concerti, spettacoli, mercati e momenti dedicati alle famiglie e alla spiritualità del Natale. La giornata di sabato si aprirà con un appuntamento dedicato ai più piccoli presso il museo Civico Navale, dove dalle 10.30 alle 12 si terranno le letture animate di “Una stella in fondo al mare”, curata dalla Biblioteca Civica Raineri-Berti. Le storie intrecceranno il fascino del mare alla magia del Natale, regalando un momento speciale ai bambini e alle loro famiglie. Nel pomeriggio, dalle 15 alle 17.30, Babbo Natale, con il calessino, farà tappa in piazza Garavella per distribuire caramelle ai bambini grazie all’organizzazione ASCOM di Carmagnola. La sera, alle ore 21, la Società Filarmonica di Carmagnola si esibirà nel concerto “Incanto di Natale” presso la chiesa beata Enrichetta Dominici, con un repertorio dedicato alle melodie della Festività. Contemporaneamente, al salone Antichi e Bastioni, l’associazione FA.VO.LHA famiglie e volontari per l’handicap presenterà lo spettacolo “Un mondo da scoprire”, in cui saranno coinvolti ragazzi affetti da disabilità. Domenica 22 dicembre torna protagonista Babbo Natale in piazza Sant’Agostino dalle 15 alle 17.30, a disposizione dei più piccoli per un incontro magico con il calessino e la distribuzione di dolci. Via Valobra sarà animata tutta la giornata dal mercato straordinario, una preziosa occasione per completare gli acquisti natalizi con proposte uniche e artigianali. Dalle 15 la magia della tradizione natalizia si diffonderà per le strade con zampognari e animazioni itineranti, che porteranno la melodia e l’atmosfera delle Feste in ogni angolo della città. Martedì 24 e 31 dicembre, la Vigilia di Natale e San Silvestro, saranno dedicati al tradizionale mercato in via Valobra, che sarà anticipato al mattino fino alle 14. Il 5 gennaio è in programma “La Befana vien di notte”, evento che avrà inizio alle 20.30 nel cortile del Comune con la discesa della Befana dal cielo. Animazioni, musica, offerte di cioccolata calda e panettone a cura della Pro Loco Carmagnola APS, in collaborazione con il CAI sezione di Carmagnola, Croce Rossa italiana volontari del soccorso, associazione Vigili del Fuoco volontari delegazione Carmagnola, Associazione Nazionale Alpini gruppo di Carmagnola. Le Festività si concluderanno il 6 gennaio con un concerto alpino tenuto dal coro alpino La Bissòca di Villanova d’Asti, dedicato alla tradizione musicale alpina presso la chiesa di San Giovanni decollato. Il suggestivo presepe meccanico dell’abbazia di Casanova offre ai visitatori un’esperienza affascinante tra tradizione e creatività, grazie ai dettagli animati e l’ambientazione unica. Il presepe è stato donato all’abbazia da Gino Baravalle, che nel corso della sua vita l’ha meccanizzato dando vita a materiali di recupero.

 

Mara Martellotta

L’Orchestra dell’Auditorium Rai di Torino, per festeggiare il Natale, propone Lo Schiaccianoci

Per il Natale dell’OSN Rai viene proposto Lo Schiaccianoci, la fiaba di Čajkovskij da Mario Acampa e diretta da Andrès Orozco-Estrada, in programma domenica 22 dicembre all’Auditorium Rai di Torino

L’Orchestra dell’Auditorium Rai di Torino, per festeggiare il Natale, propone Lo Schiaccianoci domenica 22 dicembre e martedì 24 dicembre, alle 10.40, su Rai 1, e mercoledì 25 dicembre, alle 20.30, su Rai 3. 

“Il simbolo del Natale per antonomasia è una storia senza tempo, che ancora oggi dice molto del passaggio dalla fanciullezza all’età adulta, oltre che sul rapporto che ognuno di noi ha con il proprio bambino interiore”, così Mario Acampa, regista, autore e divulgatore descrive il suo progetto de Lo Schiaccianoci di Čajkovskij, uno dei più celebri balletti al mondo, ispirato a un racconto di Ernst Theodore Amadeus Hoffmann, e proposto dall’OSN Rai e dal suo direttore principale Andrès Orozco-Estrada per il suo tradizionale concerto di Natale. 

“È Natale – prosegue Acampa, anche voce recitante insieme a Elisa Lombardi – la città è piena di luci e di vetrine addobbate, e come spesso accade è proprio durante le festività che il cuore si sente più solo. Qui Mary incontra Ernst e rivede in lui fragilità speculari alle sue. Entrambi capiscono che non possono sanare le ferite dell’altro, ma possono darsi la mano per affrontare la vita insieme. Volevo raccontare il sogno di Mary non solo come un’evasione  dalla realtà o come una mera fantasia, ma anche come motore di elaborazione e del dolore. Un percorso catartico fatto di lacrime e ricordi scomodi, ma anche ironia e calviniana leggerezza”.

Alternate alla narrazione di Mario Acampa, reduce dal successo come regista dell’opera “Il cappello di paglia di Firenze” di Nino Rota, andato in scena lo scorso settembre al Teatro della Scala, l’OSN Rai propone una scelta delle più celebri pagine del Balletto, dal “Valzer dei fiocchi di neve” a “La danza della Fata Confetto”, passando per il divertissement come le danze spagnola, araba, cinese e russa. L’idea per Lo Schiaccianoci, rappresentato trionfalmente al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo nel 1892 con le coreografie di Maius Petipa e Lev Ivanov, fu suggerita a Čajkovskij da un racconto di Alexandre Dumas padre, intitolato “Histoire d’un casse-noisette”(Storia di uno schiaccianoci), che riprende a sua volta una fiaba di Hoffmann, “Nussknaker und Mausekönig”(Schiaccianoci e il re dei topi), pubblicata nel 1816. Il balletto conserva la medesima opposizione tra la sfera onirica e quella del reale che caratterizza la favola. 

Sul podio è impegnato Andrès Orozco-Estrada, nato a Medellin, in Colombia, nel 1977, e che ha debuttato con l’OSN Rai nel maggio 2022, e nell’ottobre 2023 ha iniziato la sua collaborazione come direttore principale. Mario Acampa, autore e regista del progetto, oltre che voce recitante, ha iniziato la sua carriera come primo attore al Teatro Stabile di Torino, diretto tra gli altri da Ugo Gregoretti, Filippo Crivelli e Chiara Noschese. Ha debuttato alla regia lirica al Carignano di Torino nel 2015, con l’opera “Il Piccolo Principe”. Dal 2021 ha iniziato una collaborazione con il Teatro alla Scala, dove scrive e firma la regia della serie di concerti “Lalla e Skali”, oltre che de “Il cappello di paglia di Firenze” di Nino Rota. 

Mara Martellotta

Natale in musica con la Filarmonica di Torre Canavese

Un evento  musicale molto partecipato e apprezzato, quellotenutasi nei giorni scorsi in occasione del Concerto di Natale organizzato dalla Filarmonica di Torre Canavese, diretta dal Maestro Donato Lombardi.

Un appuntamento con la buona musica e un momento ideale per respirare il clima natalizio della tradizione

Il consigliere regionale Sergio Bartoli, presidente della Commissione Ambiente  ha portato i saluti del Consiglio Regionale del Piemonte e rivolto a tutti i presenti gli  auguri di buone feste.

Tra i presenti l’Onorevole Daniela Ruffino, il Sindaco di Torre Gian Piero Cavallo che ha fatto gli onori di casa, la Sindaca di San Giusto Giosi Boggio e Cristina Barello, che ha presentato l’evento.

È stato un albero carico di colorati addobbi natalizi ad accogliere il  numeroso pubblico intervenuto a Torre Canavese per il tradizionale concerto di Santa Cecilia organizzato dalla Filarmonica.

Nel pomeriggio di domenica 15 Dicembre la grande struttura polivalente di via Ruetta 12 ha ospitato circa 40 musicisti, componenti della Filarmonica di Torre Canavese, che si sono esibiti in un concerto dedicato alla patrona della musica, Santa Cecilia.

Presa per mano dalla bacchetta del Maestro Donato Lombardi la Filarmonica ha offerto un repertorio ricco e diversificato, spaziando tra generi e stili completamente differenti. Dalla marcia moderna al capolavoro musicale dell’ “Arlésienne” di George Bizet, dall’omaggio alle grandi voci italiane di Renato Carosone e Fabrizio De Andrè agli immortali classici pop internazionali firmati da Frank Sinatra e Perez Prado, dalle colonne sonore di Ennio Morricone alle imponenti musiche di scena dei Carmina Burana, passando per le dolci note di quella che è a tutti gli effetti una dichiarazione d’amore in musica, ovvero il brano “Can’t help falling in love” conosciuta grazie ad Elvis Presley.

 

 

“Cuori infranti tour” di Giorgieness

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In programma il 20 dicembre, presso il CAP10100, la data torinese 

 

Giorgieness prosegue con il “Cuori infranti tour”, che porta dal vivo a Torino il nuovo album “Giorgieness e i cuori infranti”, uscito il 1° novembre per SoundToBe. Special Guest, L’evento è previsto per sabato 20 dicembre presso il CAP10100.
La special guest sarà Queen of Saba.

“Credo che per comprendere il mio mondo sia fondamentale vederlo succedere, live, occhi negli occhi – spiega Giorgieness – non esiterebbe la mia musica senza quella speciale connessione che si crea con chi l’ascolta e solo i concerti riescono a rendere reale qualcosa di impalpabile come le canzoni. Ho scritto questo album immaginandomi come sarebbe stato portarlo dal vivo e finalmente ci siamo, si comincia. Cuori infranti di tutte le latitudini, vi aspetto, sarà speciale.»

Ad aprire il live di Giorgieness ci sarà Obi, giovane artista hip hop che in 12 mesi ha vinto il premio Amnesty – Voci per la Libertà 2023 nella sezione emergenti e il premio della critica con “Attimo” e il
Deejay Onstage in agosto con “Odissea sul Divano” ed è ora fuori col singolo “Roma”.

Giorgieness presenta il nuovo album in studio, “Giorgieness e i cuori infranti”, uscito il 1° novembre 2024. Il disco è stato anticipato dai singoli “Cuori Infranti” e “Cazzate”, e include anche “Eclissi”, uscito nel 2023. L’album è stato realizzato con il sostegno del MIC e di SIAE nell’ambito del progetto del programma “Per Chi Crea”.
Giorgieness e i Cuori Infranti ha due anime che si muovono parallelamente: da una parte è un break-up album in pieno stile e dall’altra è un disco sul diventare “grandi” e iniziare a volersi
un po’ più bene. Oltre ai contenuti, che abbracciano e raccontano i piccoli grandi drammi della vita di ognuno, esteticamente Giorgia ha voluto che il disco e tutto ciò che lo circonda riprendessero
l’immaginario dell’adolescente degli anni 2000: collage, diari, glitter, telefonini, tv, stickers, e tanto tantissimo rosa.

“Mi piace l’idea di costruire un racconto attraverso le canzoni – continua Giorgieness – sono affezionata al concetto di “album” vecchio stile, così do molta importanza alla tracklist perchè permette anche a me di capire cosa è successo mentre scrivevo quei brani e come uno dopo l’altro stanno cercando di dirmi qualcosa”.

“Volevo partire da uno statement – conclude Giorgieness – un manifesto che riguardasse le persone a cui sto parlando, per poi introdurre subito l’altro tema portante dell’album. Nella parte centrale c’è tutto un esorcismo delle mie paure profonde, di tutto quello che mi ha bloccata, c’è il rapporto con mia madre e pure il mio compleanno. Mi piaceva l’idea di finire con due canzoni in profondo contrasto, proprio come sono spesso le mie emozioni. Con questo album voglio dimostrare che la gentilezza e l’amore non sono mai ridicoli, ma potenti. Le relazioni, anche le più complicate, meritano di essere vissute con coraggio. I riferimenti visivi agli anni 2000 all’adolescenza riflettono proprio questo, un periodo in cui spesso si è più vulnerabili e confusi, ma anche più veri”.

 

Mara Martellotta

Al “FolkClub” si fa musica con “L’Usignolo”

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In avvicinamento alle Feste del Natale, al “Club” di via Perrone a Torino, si chiude la XXV Stagione con “Il Trio dell’Appennino”

Venerdì 20 dicembre, ore 21,30

Non è banale né un semplice luogo comune dire che al torinese “FolkClub” ( fra i migliori Club d’Europa di musica dal vivo, fondato sotto la Mole nel 1988 da Franco Lucà e dal 2008 passato in gestione al figlio Paolo) la XXV Stagione, ormai in zona Cesarini, abbassa le serrande in tutta bellezza. Non è banale no, dal momento che a chiudere il 2024, al “Club” di via Perrone, sarà una serata musicale, titolata “L’Usignolo”, che vedrà protagonista sul palco, venerdì 20 dicembre (dalle 21,30) la musica incantata e incantevole de “Il Trio dell’Appennino”.

Nel “menù” della serata, mazurche, valzer, ballate e alessandrine (danze di cerchio con schema fisso) dalle “Terre dell’Appennino”, territorio crocevia delle valli appenniniche comprese fra il corso dei fiumi Trebbia, Scrivia, Borbera e Staffora, (noto come “Quattro Province”) e raccontato in musica da tre artisti, “Il Trio dell’Appennino” per l’appunto, tra i più importanti nell’ambito della “musica popolare” italiana. I loro nomi: Stefano Valla suonatore di piffero, Daniele Scurati alla fisarmonica e Fabio Rinaudo, da oltre trent’anni attento studioso ed interprete della cornamusa.

Nello specifico:

Per Stefano Valla e Daniele Scurati, il piffero è accompagnato dalla fisarmonica cromatica, che nella prima parte del secolo scorso ha soppiantato la musa, la “cornamusa appenninica”. La lunga pratica di coppia ha fatto sì che i due strumenti abbiano raggiunto una straordinaria comunione, più che unica in termini sia di tecnica sia di spirito interpretativo. Da notevoli musicisti quali sono, Stefano e Daniele si pongono in continuità con il linguaggio popolare, ma fondono magistralmente la loro sensibilità contemporanea, che si traduce nella capacità di aggiungere sfumature ritmiche e armoniche ai due  strumenti tradizionali nonché di dialogare con il “jazz”, la “classica”, la “canzone d’autore”. Hanno inciso svariati “cd” e tenuto concerti nei più importanti Festival di “musica tradizionale” in Italia, in tutta Europa e in Cina.

Fabio Rinaudo, prestigioso conoscitore e studioso della cornamusa, è uno dei più rinomati interpreti italiani dello strumento. Specializzato nelle cornamuse Nord Italiane, del centro Francia e d’Irlanda, nella sua carriera ha tenuto più di 3mila concerti in Italia, Germania, Spagna, Austria, Francia, Svizzera, Belgio, Olanda, Repubblica Ceca, Scozia, Galles, Inghilterra, Irlanda, Portogallo e Canada. È il fondatore della band “Birkin Tree”, con la quale si è esibito in migliaia di concerti in Italia, Irlanda, Europa e Canada incidendo 6 cd. Ha all’attivo più di 90 lavori discografici e numerose incisioni per importanti emittenti Nazionali. Collabora attivamente e a livello mondiale con importanti musicisti di “musica antica” come Vittorio GhielmiRodney PradaCristiano Contadin e la rinomata flautista tedesca Dorothee Oberlinger. Con loro ha inciso 2 dischi e tenuto decine di concerti in prestigiosi Festival in Germania, Austria e Italia.

Ottimo finale di stagione, dunque. La prossima (incentrata sull’incontro fra tradizione ed innovazione) avrà inizio la sera (ore 21,30) di venerdì 10 gennaio con l’attesissimo concerto di Jesper Lindell, talento emergente della scena folk-rock svedese, e Scarlet Rivera, violinista leggendaria del tour “Rolling Thunder Revue” di Bob Dylan.

Per info: “FolkClub”, via Perrone 3bis, Torino; tel. 011/19215162 o www.folkclub.it

g.m.

Nelle foto: “Il Trio dell’Appennino” in esibizione

Gian Mesturino veste i panni di Gelindo al Teatro Erba

Al teatro Erba di Torino si rinnova in un’unica data, domenica 22 dicembre, alle ore 16, la tradizione della favola del Natale in piemontese. A interpretare Gelindo è l’architetto dei Teatri Gian Mesturino, in un’edizione storicissima della Compagnia Torino Spettacoli con i Germana Erba’s Talents e la partecipazione di Elia Tedesco e Rosario Farò.

Ecco l’affettuoso ritorno di un must delle Feste di Natale. Tra i pastori del Presepe c’è quello che semplice, burbero e dal cuore d’oro si porta una pecora sulle spalle per portare da mangiare al bambino Gesù. È Gelindo, uno dei protagonisti più amati della Natività e dal teatro popolare piemontese, che incarna i sentimenti più autentici. Per obbedire al censimento dell’imperatore, Gelindo lascia la sua casa sulle colline del Monferrato, attraversa un bosco e, per la magia delle favole, si ritrova a Betlemme. A vestire i panni di Gelindo sarà Gian Mesturino, scenografo, autore teatrale e architetto che ha ristrutturato un bel numero di teatri della città, nonché preside del liceo Germano Erba, che torna a vestire i panni del personaggio cui diede vita “quando era magro”, come afferma egli stesso. Gelindo è diventato un must della compagnia Torino Spettacoli e della famiglia Mesturino. Prima di sposarsi, Mesturino faceva interpretare la parte della moglie di Gelindo alle sue varie fidanzate e, da quando si è sposato, alla moglie Germana Erba. Gelindo, per molti anni, ha assunto il volto e la voce di Giovanni Mussotto, il Gianduia della Famija Turineisa. Mesturino ne ha preso il posto e spera di trovare qualche attore in grado di poterlo interpretare, anche se è difficile trovare dei giovani che parlino piemontese.

Simpaticissima la galleria dei numerosi personaggi che affiancano Gelindo, tra i quali la moglie Alinda, la figlia Aurelia innamorata di Medoro. Il testo, ispirato alla tradizione, è dalla notte dei tempi di Gian Mesturino, per la regia di Girolamo Angione e con le coreografie di Gianni Mancini. Lo spettacolo propone il testo nell’originale stesura monferrina e vede protagonisti i Germana Erba’s Talents. Completano il cast due incursioni e partecipazioni speciali: in scema troviamo il cantante Rosario Farò e il comico Elia Tedesco. Accanto a loro ci sarà Maria Luisa Seravesi, nel ruolo che fu di Germana Erba, e Luca Simeone. L’incasso sarà devoluto alle borse di studio dei Germana Erba’s Talents.

Teatro Erba -Corso Moncalieri 241 – unica data domenica 22 dicembre alle ore 16

 

Mara Martellotta

“La signora delle camelie” di Giovanni Ortoleva debutta al Teatro Astra

“La signora delle camelie” di Giovanni Ortoleva debutta il 17 dicembre al Teatro Astra, dove rimarrà in scena fino al 22 dicembre prossimo. È liberamente tratto dal romanzo di Alexander Dumas figlio. Regia e drammaturgia sono di Giovanni Ortoleva, le scene di Federico Biancalani, i costumi di Daniela De Blasio.

Prosegue la terza stagione del triennio 2022-2024 dedicato al rapporto dell’uomo con la verità, indagata attraverso la lente speciale del teatro. Dopo ‘Buchi Neri’, incentrata sul nostro rapporto con la verità scientifica e Cecità, dedicata alle verità che stanno davantinai nostri occhi ma che ci rifiutiamo di vedere, la Stagione teatrale 2024-2025 del TPE Teatro Astra si intitola Fantasmi, un invito a confrontarsi con quelle verità che ci sfuggono o che si manifestano soltanto per qualche breve istante per poi sottrarsi definitivamente alla nostra vista. Fantasmi interiori che spesso si nascondono dentro di noi, come accade con quelle verità che ci sfuggono e che ci ostiniamo a voler cercare, ma che rischiano di trasformarsi in fissazioni che ci limitano e ossessionano. Fantasmi che spesso appaiono fuori di noi, fenomeni che ci spaventano e che continuiamo a fissare con la paura e il segreto timore che non riusciremo mai a farli sparire del tutto, quali le guerre, la violenza, le crisi climatiche.

I fantasmi sono i veri personaggi della letteratura e del teatro, che permangono quali spettri nell’immaginario culturale collettivo.

Se Marguerite Gautier è effettivamente il fantasma al centro del racconto si Armand Duval, nel lavoro di Ortoleva si manifesta una forte riflessione sul fantasma di una società patriarcale, che sfoga le sue tensioni sul corpo femminile.

“La signora delle camelie” di Alexander Dumas figlio è un testo di sorprendente violenza sociale, che ha dato origine ad uno degli stereotipi femminili più intensi dell’Ottocento, diventando modello di moltissimi prodotti artistici di grande successo quali balletti, opere liriche, test teatrali e film.

Nel corso dei secoli l’amore impossibile tra Marguerite Gautier e Armand Duval ha continuato a ripetersi diventando forse il più grande mito romantico moderno, ma il romanzo di Dumas figlio è basato su un fatto vero, che ha mantenuto intatta tutta la sua brutalità, nonostante le intenzioni reazionarie e moralizzanti del suo autore. E così mentre il mito, ripetizione dopo ripetizione, si fa più stucchevole e sentimentale, “La Signora delle camelie” diventa la cronaca impietosa di un omicidio sociale, in cui la violenza classista smaschera il Romanticismo che l’ha coperta.

“Ho scelto un testo – spiega il regista e drammaturgo Giovanni Ortoleva – che mi ha sempre sconvolto per la sua ferocia cortese. La signora delle camelie non fa sconti nel raccontare la sua epoca, muovendosi tra misoginia, classicismo, privilegio, patriarcato. È una parabola che, se non si fosse travestita da storia d’amore, avrebbe potuto accendere le piazze. Roland Barthes scrive in “Miti d’oggi” che a Margherita Gautier, alienata ma servire, mancherebbe pochissimo per diventare una fonte di critica della società in cui è immersa. Era un invito troppo allettante per lasciarselo sfuggire, soprattutto “La signora delle camelie” è un testo sulla visione, sul bisogno di vedere tutto sempre di più. Penso ai prototipi di uomini del futuro creati da un’azienda americana pochi anni fa, dotati di occhi enormi per meglio consumare la miriade di immagini che abbiamo di fronte nell’ultimo secolo, in crescita esponenziale. Penso a come il bisogno spasmodico da cui Dumas è attraversato ci abbia colonizzato: vedere e avere, possedere con gli occhi. Anche la morte di Margherita è una merce da consumare. Con “La signora delle camelie”, Alexandre Dumas figlio si denuda, racconta con una sorta di incoscienza, con una limpidezza di cui evidentemente si pentirà. Il suo rapporto con le donne, l’amore e il possesso, non si fa sconti. Racconta le sue ossessioni, la sua piccolezza, si ridicolizza. L’unico desiderio che ho avuto affrontandolo è stato di non farmi sconti a mia volta, partendo dal classico e dal sapore ottocentesco e scivolando sempre più avanti a me e a noi per guardarci”.

TPE Teatro Astra – 17-22 dicembre 2024

Orari: mercoledì ore 19/giovedì ore 20/venerdì ore 21/sabato ore 19/domenica ore 17

Mara Martellotta