SPETTACOLI

Torino Fringe Festival. La Vita è un Varietà

C’è stato un tempo in cui il teatro era sogno, trasformismo, eccesso. Nel cuore della Belle Époque, il varietà era il regno dell’immaginazione, un turbinio di luci e colori, di canzoni e battute fulminanti, di eleganza e irriverenza. La XIII edizione del Torino Fringe Festival 2025 ne raccoglie lo spirito trasformando la città in un palcoscenico diffuso dove il passato incontra il presente in un’esplosione di creatività: “La Vita è un Varietà” è un omaggio alla grande tradizione italiana del varietà e del teatro di rivista, dei cabaret, dei cafè chantant e degli anni del proibizionismo.

Dal 13 maggio all’1 giugno, più di 40 spettacoli, tra prosa, danza, musica e performance, più di 15 eventi speciali, 6 prime assolute, nazionali e anteprime, più di 170 repliche, rendono omaggio all’arte del varietà mescolandola con le nuove frontiere della drammaturgia contemporanea. Dai protagonisti della scena teatrale italiana indipendente alle compagnie emergenti under 35, il Torino Fringe Festival sarà un viaggio tra il teatro civile, la comicità tagliente della stand-up comedy, il teatro fisico, le drammaturgie originali e le sperimentazioni più audaci. Tra i nomi: Arturo Brachetti, il grande Maestro del trasformismo internazionale e Matthias MartelliDomiziano Pontone, autore di spettacoli sul cinema; Francesca Cola, l’artista che esplora i confini tra danza, performance e arti visive; Simone Sims Longo, l’artista sonoro che opera tra musica elettronica, sound design e installazioni. La Conventicola degli ULTRAMODERNI, il cabaret italiano per eccellenza; Alessandro Ciacci, Premio Alberto Sordi 2022, vincitore di LOL Talent Show 2 e nel cast di LOL5; Igor Sibaldi, lo scrittore, studioso di teologia e storia delle religioni; Giorgia Mazzucato, attrice, autrice e regista, miglior artista internazionale al San Diego Fringe Festival; Caroline Baglioni e Michelangelo BellaniWalter Leonardi, attore, giullare e comico, volto storico de Il Terzo Segreto di Satira. Lucia Raffaella Mariani, Premio Hystrio alla Vocazione Ugo Ronfani 2018; Mauro Piombo e Gilda Rinaldi Bertanza; lo scrittore Alessandro Ferraro; Flavio AlbaneseMassimiliano Loizzi; la compagnia Enchiridion che porta in scena testi inediti di autori stranieri mai rappresentati; Teatro Strappato, la compagnia nomade di attori-artigiani che disegna e crea le sorprendenti maschere; Garu e Isaac, il Duo Padella, artisti di strada, giocolieri, equilibristi, clown.

Palcoscenico del festival di teatro off e delle arti performative tra i più originali d’Italia, l’intero capoluogo piemontese, dai luoghi considerati più canonici a quelli off, anticonvenzionali e quasi sconosciuti, come The Heat Garden, impianto di accumulo e riserva calore del Gruppo Iren completamente immerso nel verde; Le Roi, tempio storico dello spettacolo torinese firmato da Carlo Mollino; il Polo del ‘900.

 

«Siamo felici di celebrare il 13° anniversario del Torino Fringe Festival con un’edizione che omaggia il mondo del Varietà, intitolata “La Vita è un Varietà” – spiega Cecilia Bozzolini, direttrice del Torino Fringe Festival -. Per tre settimane, Torino si anima di teatro e arti performative e la creatività prende forma nei luoghi più inattesi della città. Con questo tema, abbiamo voluto abbracciare la vitalità e la molteplicità dei linguaggi artistici per offrire una riflessione profonda sulla complessità del nostro presente. Il Varietà, con la sua capacità di mescolare leggerezza, ironia e visione, è il punto di partenza per attraversare il contemporaneo con occhi nuovi, valorizzando la contaminazione tra generi, formati e sensibilità. Ogni spettacolo è un tassello di un mosaico che racconta la vita, in tutta la sua varietà, tra contraddizioni, poesia ed eccentricità. In un’epoca di cambiamento profondo per il mondo dello spettacolo dal vivo, il Fringe ribadisce la sua natura inclusiva e aperta alla sperimentazione. È un festival che parla a tutte e tutti, che cerca di portare il teatro fuori dai teatri e la cultura dentro la quotidianità. Ringraziamo il pubblico, nuovo e affezionato, che ogni anno sceglie di attraversare con noi questo viaggio artistico, e le istituzioni che, da tredici anni, credono e investono in questa visione».

Per l’Assessorato alla Cultura della Città di Torino, questa edizione del Torino Fringe Festival lancia un prezioso messaggio di diversità e contaminazione artistica, coinvolgendo tutta la città con tanti luoghi in zone diverse, portando la cultura nella quotidianità, vicino alle persone e rendendo l’arte accessibile e viva per tutti. E questo è di particolare rilevanza, oltre al fatto che la manifestazione si espande e costruisce nuove reti come la collaborazione con Napoli Fringe Festival in occasione delle celebrazioni di Napoli 2500. Il Torino Fringe Festival dimostra, grazie alla collaborazione di enti, istituzioni e partner che hanno deciso di sostenere il progetto, che solo lavorando insieme si può offrire ai cittadini un’importante offerta culturale.

 

IL GRAND OPENING

Il sipario si alza martedì 13 maggio alle 20.30 con un evento speciale a Le Roi Music Hall: un omaggio al teatro di varietà come arte della trasformazione e dello stupore. La Conventicola degli ULTRAMODERNI, il cabaret italiano per eccellenza diventato un luogo cult della Città Eterna, per il Grand Opening del Torino Fringe Festival XIII, porta in scena ULTRAvarietà! Dal trapassato prossimo al futuro anteriore, l’intera kermesse romana con 14 artisti pronti a far rivivere i fasti del varietà tra numeri di burlesque, canzoni d’epoca, sketch comici e coreografie spettacolari. Una serata dal fascino retrò, realizzata in collaborazione con Salone OFF 2025 e Club Silencio, per un tuffo nel passato tra sciantose e maliarde, fini dicitori e macchiettisti, musicisti e ballerine, tra numeri di burlesque, canzoni d’altri tempi e sketch irresistibili.

TorinoFilmLab raddoppia a Cannes

TorinoFilmLab per la prima volta è presente nella Competizione Ufficiale del Festival di Cannes con DUE FILM.

Ricchissima la presenza di opere sostenute dal laboratorio del Museo Nazionale del Cinema di Torino alla prossima edizione del festival.

 

In Concorso Renoir di Chie Hayakawa, già nota per Plan 75 – premiato con la Camer d’Or Speciale a Cannes 2022, e Romería di Carla Simón, che al TFL ha sviluppato anche il suo lavoro precedente, Alcarràs, vincitore dell’Orso d’Oro alla Berlinale 2022, a cui si aggiungono i nuovi titoli degli alumni Julia Ducournau e Oliver Laxe.

Inoltre, sono tre i film targati TFL selezionati nella sezione Un Certain Regard.

Gazzè, Silvestri, Fabi: una storia di amicizia, musica e silenziosa rivoluzione raccontata in “Un passo alla volta”

In una primavera torinese che comincia a vibrare di vita e attese, il Cinema Eliseo di Torino ha ospitato una serata densa di emozioni e memoria: la proiezione di Un passo alla volta, il documentario diretto da Francesco Cordio che racconta, con delicatezza e intensità, l’anima condivisa di tre protagonisti della canzone d’autore italiana: Max Gazzè, Daniele Silvestri e Niccolò Fabi.
Il film ruota attorno alla costruzione del concerto-evento del 6 luglio 2024 al Circo Massimo, una celebrazione collettiva di oltre 50.000 persone per i trent’anni di carriera del trio. Ma ciò che emerge con forza non è solo la musica: è il legame umano, il rispetto artistico, il piacere autentico dello stare insieme su un palco. Un’intesa rara, silenziosa e potente, che si fa musica, gesto, armonia.
Suonare il pezzo dell’altro durante il concerto– raccontano – non era una pausa, ma la forma più pura di condivisione. Non siamo ‘cantanti’ in senso stretto, siamo autori, siamo amanti della musica. In un’epoca dominata dall’egocentrismo, abbiamo scelto di raccontare una storia tra amici.”
Il documentario torna anche alle origini: agli anni ’90, a Il Locale di Roma, fucina di talenti e di incontri irripetibili. “Non ci sentivamo in competizione,” dice Fabi, “ma parte di un flusso continuo di contaminazione e crescita.” Gazzè aggiunge: “Passiamo ore a discutere su dettagli del suono che nessuno nota. È questo che ci rende musicisti.”
 
Silvestri, con lucidità, riflette: “Negli anni ’90 c’era una combinazione irripetibile. Oggi, con la facilità della produzione digitale, si è perso il senso della condivisione. La musica è diventata spesso solitaria. Noi volevamo mostrare che un’altra via è possibile.”
Un altro tema forte è il dialogo tra generazioni. “C’è un’intera scena di giovani artisti – osserva Gazzè – che rischiano di rimanere per sempre emergenti. È drammatico. Bisogna creare spazi reali, veri, non solo vetrine.” Fabi ricorda le tre cantautrici -Anna Castiglia, Daniela Pes ed Emma Nolde- che hanno aperto il concerto: “Non erano lì per caso. Esistono famiglie emotive che attraversano le generazioni. Noi non ci sentiamo maestri, ma parte di una linea verticale, che continua.”
Anche la tecnologia entra in scena, ma senza nostalgie: “Oggi registro con un iPad, ma nulla può sostituire la presenza, lo stare insieme,” dice Gazzè. “La macchina deve essere al servizio della creatività, non il contrario.”
E sul futuro? Fabi è onesto: “Abbiamo fatto questo documentario anche per guardarci dentro. Ora, prima di fare un altro passo, vogliamo che abbia significato. Se abbiamo avuto credibilità agli occhi del pubblico è perché abbiamo sempre voluto dare un senso al nostro unione.”
 
Un passo alla volta è, alla fine, questo: la testimonianza sincera di tre uomini che hanno scelto la musica come strumento di relazione, di ascolto reciproco e di bellezza condivisa. Non un monumento a se stessi, ma un invito gentile a credere che, insieme, qualcosa di più grande si può ancora fare.
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 Valeria Rombolá 

Rock Jazz e dintorni a Torino: Lucio Corsi e i Negrita

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Martedì. Alle OGR suona il trio del sassofonista Jerry Weldon. Al teatro Concordia si esibisce Lucio Corsi.

Anteprima del Torino Jazz Festival con 4 appuntamenti: alla Bocciofila Rami Secchi suona il quartetto di Paolo Agrati, al Comala Pietro Paris quartet, al circolo Mossetto il trio Bellavia- Chiappetta-Deidda, allo Spazio 211 il trio High Fade. Al Capodoglio è di scena Dario Sansone.

Mercoledì. Al Fame Club si esibisce Caterina Cropelli. Al Vinile sono di scena i The Club. Al Capolinea 8 suona Feu Marinho & Federico Zaltron. Al teatro Concordia si esibiscono i Negrita. Per l’anteprima del TJF alla bocciofila Rami Secchi suona il quintetto di Claudio Bonadè. Al Comala la jam session mista Marmellata Jam (musicisti, poeti, disegnatori).

Giovedì. Al teatro Concordia si esibisce Eugenio in Via Di Gioia. Al Vinile sono di scena Tony Degruttola & Giulia Piccarelli. All’Hiroshima Mon Amour si esibisce Cristiano Godano. Allo Ziggy suona il trio Sommacal-Ardizzoni-Cignoli. Per l’anteprima del TJF al Magazzino sul Po è di scena il The New Maurizio Brunod Ensemble, al Folk Club suona Attilio Zanchi Quintet, al Blah Blah si esibisce Aleloi & The Toxic Jazz Factory. All’Off Topic è di scena Il Mago del Gelato.

Venerdì. Al Circolino suona Max Gallo con Pino Daniele Jazz. Al Peocio di Trofarello si esibisce la Neil Zaza Band. Al Capolinea 8 suonano gli Edna. Al Magazzino sul PO è di scena Stefano Pilia. Al Blah Blah si esibiscono i The Trip.

Sabato. Allo Ziggy suona la Disharmonic Orchestra + Miscreance. Alla Divina Commedia sono di scena i Number 9.

Domenica. Per l’anteprima del TJF suona il quartetto della sassofonista Melissa Aldana all’Double Tree by Hilton. Alla Divina Commedia si esibisce La Bbbanda.

Pier Luigi Fuggetta

La nuova comunicativa musicale dell’Ensemble Tamuz con l’Unione Musicale

Lunedì 14 aprile, al teatro Vittoria, alle ore 20, giunge al traguardo per questa edizione la serie “L’altro suono” che l’Unione Musicale celebra con l’Ensemble Tamuz proponendo due magnifici quartetti d’archi di Boccherini e di Schubert.

L’Ensemble Tamuz, nato nel 2017 a Berlino, riunisce musicisti di diverse nazionalità, con la comune passione per il repertorio musicale meno esplorato dell’età classica e romantica, da riproporre in esecuzioni storicamente informate. Nell’intervista rilasciata in esclusiva per l’Unione Musicale, i musicisti raccontano: “Il fatto di prevenire da Paesi, tradizioni e culture diverse è un grande arricchimento umano, di conseguenza musicale. La nostra ricerca interpretativa, volta al lato comunicativo ed emozionale si riflette e trova corrispondenza nello scambio musicale e umano tra noi, cinque amici dai background così diversi”.

La loro ricerca storica e filologica, oltre agli aspetti interpretativi, include anche quelli relativi alla ricezione. Le musiche a cui gli artisti dell’Ensemble si dedicano erano originariamente destinate ai privati, dove erano suonate fra famigliari e amici: una situazione completamente diversa da quella molto formale dei concerti attuali. Per questo i musicisti hanno messo in campo una serie di strategie per riportare in vita quell’approccio conviviale in chiave moderna.

“Come musicisti freelance – spiegano i musicisti – ognuno di noi ha fatto esperienza della crisi che sta attraversando la musica classica nel rapporto con il pubblico. Mettere in discussione la struttura tradizionale del concerto è stato un punto di partenza per la nostra riflessione su questo tema. Pensiamo che la distanza con il pubblico vada ridotta tornando a una dimensione più umana nel fare musica, che si basi sulla comunicazione  e l’interscambio, un maggiore focus sulla natura espressiva ed emozionale e, pertanto, più imperfetta nell’interpretazione, ponendo maggiore attenzione all’evento unico del concerto come evento aperto al dialogo e all’estemporaneità. Spesso suoniamo in cerchio con il pubblico intorno a noi, abbattendo la distanza tra palco e platea, luce e buio, entrata del pubblico e ingresso artisti. Con il nostro pubblico ci piace chiacchierare, intrattenerci, prendere un bicchiere di vino, scambiare commenti e critiche , e questo influisce sul nostro fare musica, perché stiamo raccontando una storia a qualcuno, comunicando con tanti individui e non con una massa indistinta e impersonale”.

I due Quintetti in programma a Torino presentano un’impronta intimista importante, che favorisce la complicità tra pubblico e artisti. Boccherini ha scritto i suoi quintetti quando risiedeva a Madrid presso la corte spagnola, dove impartita lezioni e faceva musica con il quartetto costituito dai membri della famiglia reale, aggiungendosi ai due violini, viola e violoncello. Il Quintetto di Schubert, per quanto sia musica di straordinaria profondità e dal colore quasi lunare, fu concepito in un ambiente cameristico, per un’esecuzione intima tra amici e dilettanti, ed è a questa dimensione che aspira l’Ensemble Tamuz con la sua lettura.

Biglietti: online sul sito www.unionemusicale.it oppure presso la biglietteria dell’Unione Musicale in piazza San Carlo 206

Orari: martedi-venerdi dalle 10.30 alle 14.30 – mercoledì dalle 13 alle 17. Il giorno del concerto dalle ore 19.30 presso il botteghino del teatro Vittoria, in via Gramsci 4.

Mara Martellotta

Manon Lescaut di Giacomo Puccini: Lirica a Corte nella Palazzina di Caccia di Stupinigi

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Domenica 13 aprile, ore 19

 

 

Primo successo maturo e consapevole di Puccini (Torino, Teatro Regio 1893), Manon Lescaut rilegge in chiave sentimentale e patetica un romanzo moralistico settecentesco dell’abate Prévost, Storia del cavaliere Des Grieux e di Manon Lescaut (1731). La vicenda scabrosa e tragica degli amori tra la giovane Manon e l’effervescente Des Grieux, che era già stata messa in musica da Daniel Aubert (1856) e Jules Massenet (1884), si accende di romanticismo e musicalità appassionata, plasticamente testimoniando il conflitto tra il vizio e la virtù in una favola dal sapore amaro ma dalla struggente malinconia.

 

INTERPRETI

Eugenia Braynova, soprano

Dario Prola, tenore

Paolo Grosa, pianoforte

Roberto Tagliani guida il concerto

 

PROGRAMMA

Tra voi, belle, brune e bionde (Des Grieux, cavatina)

Cortese damigella… Donna non vidi mai (Des Grieux, Manon, scena e aria)

Vedete? Io son fedele alla parola mia (Des Grieux, Manon, scena)

In quelle trine morbide (Manon, aria)

Tu, tu, amore? Sei tu, ah, mio immenso amore? (Manon, Des Grieux, scena e duetto)

Ah! Manon mi tradisce (Des Grieux)

Intermezzo (pianoforte)

Tutta su di me si posa… Le mie colpe travolgerà l’oblio (Manon, Des Grieux)

 

LIRICA E MUSICAL A CORTE

Per la rassegna domenicale nel Salone d’Onore della Palazzina di Caccia di Stupinigi, organizzata in collaborazione con STM – Scuola del Teatro Musicale e Fondazione Ordine Mauriziano, il Teatro Superga propone tre appuntamenti con concerti antologici della grande lirica per Lirica a Corte: Lucia di Lammermoor (9 marzo), Mefistofele (30 marzo), Manon Lescaut (13 aprile); e tre di teatro musicale per Musical a Corte: Tim Burton & Musical (17 novembre), Shakespeare in Musical (23 marzo), Opera in Musical (6 aprile). Tutti gli appuntamenti sono preceduti da un aperitivo di benvenuto incluso nel prezzo.

 

Info

Domenica 13 aprile 2025, ore 19

Lirica a Corte nel Salone d’Onore della Palazzina di Caccia di Stupinigi – Nichelino (TO)

Manon Lescaut

Biglietto: prezzo 38,50 euro

011 6279789 biglietteria@teatrosuperga.it

www.teatrosuperga.it

IG + FB: teatrosuperga

Orari biglietteria: dal martedì al venerdì dalle 15 alle 19

I biglietti si possono acquistare presso la biglietteria del Teatro Superga, sul luogo dell’evento nei giorni di spettacolo dalle ore 18, online su Ticketone.it

Barricalla, premio a “L’ultima ape”

L’ultima ape, il cortometraggio animato dedicato all’ambiente di Barricalla realizzato dallo studio Mu Film riceve la menzione speciale al Premio Film Impresa 2025

Il cortometraggio animato L’ultima ape, realizzato dallo studio torinese Mu Film per Barricalla, ha ricevuto la menzione speciale al Premio Film d’Impresa 2025 di Unindustria conclusosi ieri sera a Roma.

 

L’ultima ape è un progetto innovativo che nasce pensando fuori dagli schemi, uscendo dalle strade già tracciate da linguaggi e modalità abituali con cui si parla oggi di ambiente e, in particolare, di rifiuti speciali, oggetto delle attività di Barricalla, che da oltre trent’anni è un presidio ambientale che smaltisce in maniera rigorosa rifiuti speciali pericolosi e non. Il cortometraggio mira a sensibilizzare gli spettatori su alcune delle più importanti urgenze ambientali come la difesa delle api, la lotta alle ecomafie, la necessità di impianti di smaltimento sicuri per tutti quei rifiuti che non possono essere riutilizzati, riciclati e valorizzati, la scelta di stili di vita sostenibili. La scommessa alla base di questo cortometraggio era riuscire a realizzare un racconto diretto e coinvolgente, capace di condensare in pochi minuti temi di grande rilevanza.

 

In quest’ottica sono particolarmente significative le motivazioni della giuria, “Per il lirismo e l’intensità della composizione visiva con le quali sensibilizza alla soluzione di un problema cruciale”. La giuria è stata presieduta da Caterina Caselli, cantante e produttrice discografica – Sugar Music, e composta da Giuseppe Biazzo, presidente Unindustria; Leopoldo Destro, delegato Presidente Orsini – Confindustria – Gruppo Tecnico Industria del Turismo e della Cultura; Elisabetta Olmi, produttrice cinematografica – Ipotesi Cinema; Antonella Sabrina Florio, presidente Anima per il sociale nei valori d’impresa; Lavinia Biagiotti Cigna, presidente Biagiotti Group; Alvaro Moretti, vicedirettore Il Messaggero; Giovanni Veronesi, sceneggiatore, regista e attore; Francesco Gheghi, attore; Gian Rodolfo Bertoli, presidente Premio Salute e Sicurezza sul Lavoro Unindustria.

Ora tocca al pubblico che può esprimere la propria preferenza sul sito https://pfi2025.filmimpresa.it/

 

Mauro Anetrini, presidente di Barricalla dichiara: “La menzione che oggi riceviamo con grande soddisfazione rappresenta un riconoscimento alla qualità del messaggio veicolato da un filmato nato dalla felice intuizione di Alessandro Battaglino, successivamente realizzato da Mu Film con chiarezza e semplicità in un contesto emozionale intriso di speranza in un futuro migliore, ma nella consapevolezza che l’impegno e la dedizione al lavoro pagano sempre”.

 

Credo che questo riconoscimento sia alla visione, oltre che al bel cortometraggio realizzato da Andrea Deaglio e Monica Torasso” – sottolinea Alessandro Battaglino, consigliere delegato di Barricalla. Da molti anni Barricalla ha intrapreso un cammino per raccontare non solo quello che si realizza all’interno dell’impianto di Collegno, alle porte di Torino, ma anche quello che caratterizza un settore non semplice quale quello dei rifiuti speciali, pericolosi e non pericolosi. Dagli open day ai convegni, dal bilancio di sostenibilità a questo cortometraggio che, in modo originale, racconta i rischi che si corrono quando non si costruiscono impianti, quando non si decide sulla base di elementi oggettivi, quando si lascia che i luoghi comuni e le ideologie determinino i criteri con cui si sceglie. Conoscere per deliberare dice una massima di Luigi Einaudi. Credo che questo cortometraggio ne interpreti al meglio l’essenza più autentica”.

 

Andrea Deaglio e Monica Torasso, autori del cortometraggio evidenziano che “La comunicazione aziendale odierna tende a essere sempre più standardizzata, spesso basata su immagini e musiche preconfezionate o su contenuti generati dall’intelligenza artificiale. In questo contesto, L’ultima ape, il cortometraggio animato prodotto da Barricalla, rappresenta un’iniziativa coraggiosa. Il progetto si distingue per la qualità del lavoro del team: dalla creazione dei disegni fatti a mano all’animazione realizzata fotogramma per fotogramma, fino alla composizione musicale originale”.

 

L’ultima ape parla di ambiente e di rifiuti speciali, un argomento spesso gravato da luoghi comuni e praticamente sconosciuto alle persone. Infatti lo smaltimento di questo tipo di materiali – che rappresentano circa l’80% di quelli prodotti quotidianamente – non riguarda la vita quotidiana degli individui che, dunque, non hanno modo di informarsi correttamente, incorrendo nelle trappole del “sentito dire” e dei cliché, spesso imbevuti di ideologie e preconcetti infondati.

Manca, infatti, a livello nazionale, un’informazione organica sul tema, troppo spesso affidata all’iniziativa delle singole realtà. Alcune, come Barricalla, hanno scelto di associare all’attività produttiva anche una finalità divulgativa.

Nel corso degli ultimi dieci anni non solo ha organizzato convegni per raccontare e raccontarsi ma ha aperto più volte le proprie porte per far toccare con mano cosa succede all’interno di un impianto di smaltimento di rifiuti speciali, pericolosi e non.

Con L’ultima ape si è fatto un ulteriore passo in avanti nel percorso di divulgazione e trasparenza,raccontando come il mondo dei rifiuti sia connesso a molti altri temi ambientali.

 

La trama

Una giovane ape riposa in un fiore lungo un corso d’acqua quando improvvisamente tutto intorno a lei appassisce. Un’aurea di morte si è diffusa nell’ambiente che la circonda a causa di un liquido riversato di nascosto nel fiume da due figure scappate via furtivamente. Stordita e incapace di comprendere cosa sia accaduto, l’ape vaga per la città in cerca di un posto sicuro. Approda su un davanzale. Dentro, un giovane annoiato guarda distrattamente la televisione mentre armeggia al cellulare. Sullo schermo scorrono le immagini del telegiornale che parla dell’allarme per l’estinzione delle api. È davvero l’ultima ape al mondo? Triste e malconcia vaga nel buio della città, finendo nel traffico di un’autostrada, dove, sfinita, viene raccolta da un camion. Quando riapre gli occhi però lo scenario è totalmente diverso. Si trova in un prato fiorito, dove sono posati dei pannelli solari tra persone impegnate in attività di yoga all’aria aperta. Una volpe la accoglie e la conduce verso l’alveare: non è dunque l’ultima ape sopravvissuta! Qui è al sicuro e potrà unirsi alle altre api per continuare la sua vita in sicurezza.

Il luogo della salvezza è proprio Barricalla, che da anni dedica un’area dell’impianto alle api, straordinario indicatore biologico della qualità ambientale. La specie infatti è estremamente sensibile a ogni forma di inquinamento, oltre che al cambiamento climatico: l’allarme per la sua estinzione è una delle urgenze ambientali più pressanti. La perdita delle api comporterebbe danni irreparabili all’agricoltura, basti pensare che si stima che l‘80% delle piante produttrici di cibo dipenda da questi insetti.

 

Il trailer del cortometraggio è visibile a questo linkhttps://youtu.be/NIAMPCdXDUU

Serata speciale dedicata alla regista Ida Lupino con “Outrage

 

Lunedì 14 aprile una serata speciale sarà dedicata ad Ida Lupino con la proiezione del film “Outrage” al Cinema Classico alle ore 20.30.

Aiace Torino organizza al Cinema Classico una serata dedicata a Ida Lupino e a uno dei suoi film più travolgenti, intitolato “La preda della belva” risalente al 1950, introdotto dagli interventi della prorettrice dell’Università di Torino Giulia Carluccio, del critico cinematografico Paolo Mereghetti e dalla regista Costanza Quatriglio.

L’iniziativa intende riportare alla ribalta e all’attenzione del pubblico una delle figure femminili più all’avanguardia, e allo stesso tempo più trascurate della storia del cinema classico hollywoodiano.

Attrice e poi regista, unica donna capace di esprimersi liberamente dietro la macchina da presa nel clima repressivo e puritano degli anni Cinquanta, anche grazie ad una sua casa di produzione indipendente. Ida Lupino si attenne al genere melodrammatico, allora in voga, ma fu anche in grado di rompere i clichés affrontando nei suoi film temi per l’epoca scabrosi, controversi e interdetti come la bigamia, la malattia fisica e la maternità al di fuori del matrimonio e, nel caso di Outrage, lo stupro.

“Ida Lupino – ha sottolineato Paolo Mereghetti- ha portato sullo schermo il suo essere femminile, confrontandosi con argomenti che il cinema maschile preferiva ignorare. Una scelta pagata cara perché, di fatto, la sua carriera di regista non riuscì mai a decollare quanto avrebbe meritato”.

Sottoposta in decenni più recenti a una progressiva riscoperta e rivalutazione, considerata come espressione di un “cinema al femminile”, in eccezionale anticipo sui tempi, quanto non addirittura proto- femminista, l’opera di Ida Lupino trova uno dei suoi titoli di punta in “Outrage”, primo film hollywoodiano mainstream ad affrontare direttamente il tema dello stupro dopo Johnny Belinda di Jean Negulesco.

Grande estimatore della regista, da lui considerata una vera pioniera, Martin Scorsese definisce il film “un freddo studio comportamentale del male nell’ambiente più ordinario”.

Costruito come un noir, Outrage non si sofferma , infatti, sull’atto di violenza subito dalla giovane Ann alla vigilia delle nozze, inequivocabile seppure mai esplicitamente indicato come “stupro” nel film, in osservanza dell’allora imperante codice Hays. Si concentra piuttosto sul trauma profondo e difficilmente superabile che esso induce in chi lo subisce, sui cambiamenti che provoca nei rapporti con gli altri, sulle reazioni che provoca nell’ambiente circostante, introducendo, con lucida preveggenza, temi focali di quella che oggi chiamiamo “cultura dello stupro”, come sostiene il critico Richard Brody.

“Outrage è una speciale conquista artistica. Lupino affronta il tema dello stupro con una visione ampia dei suoi aspetti sociali. Integra una rappresentazione interiore e profondamente compassionevole di una donna vittima di stupro con una visione incisiva dei numerosi fallimenti della società che contribuiscono al crimine. Tra questi l’incapacità legale di affrontare la diffusione dello stupro e la generalizzata pruderie e censura sessuale che rendono il crimine indicibile in senso letterale e finiscono per umiliare la vittima”.

 

Mara Martellotta

“La Conversazione”, così Gene Hackman anticipò il tema della privacy

La recente dipartita dell’attore americano Gene Hackman, riporta il suo cinema all’onore delle cronache. Ma è in particolare su un suo film, che intendo attrarre l’attenzione del lettore del Torinese: “La Conversazione” di Francis Ford Coppola(Studio Canal, dvd, Blu-ray riedito e nelle sale restaurato in 4k). Perché, questa pellicola e la sua trama, anticipa di decenni il problema dello spionaggio politico nell’era Internet, dei big data, di Cambridge Analitica e del Grande Fratello. In sostanza della tenuta della privacy nell’epoca della informatizzazione globale. Un tema extra cinematografico, molto sociale e politico. Harry Caul è un detective privato a cui si affida un uomo d’affari, per indagare sulla consorte e la sua relazione extraconiugale.Caul (Hackman) porta avanti il suo compito con precisione e professionalità, ma quando vagliando i nastri registrati si accorge che i due amanti stanno correndo un grave rischio, esita a concludere il suo incarico. I nastri gli vengono rubati e l’uomo allora decide di mettere sull’avviso i due indagati nell’albergo dove si incontrano…


Il film vincitore della Palma d’oro a Cannes 1974, si ispira al romanzo “Il lupo della steppa” di Herman Hesse e per alcune sequenze al “Blow up” di Antonioni. L’opera uscì in concomitanza al caso Watergate, che portò all’impeachment di Richard Nixon. Coppola aveva scritto in precedenza la sceneggiatura della “Conversazione” e questo rende tutta la vicenda raccontata, ancora più profetica e inquietante. Questo film ci pone delle domande importanti per la nostra società del “panopticon” della comunicazione. Questo nostro tempo orwelliano, dove, come e quando deve limitarsi? Dove la nostra privacy viene violata impunemente? Quali sono le implicazioni etiche del villaggio globale, dove l’uomo più vicino a Donald Trump, il suo “spin doctor” Steve Bannon, tramite la filiale londinese della sua azienda di gestione di big data, controllava i flussi informativi da e per la Casa Bianca, durante la campagna elettorale della prima elezione? In questo “siamo tutti spiati” il film di Coppola ridiventa magnificamente attuale rivederlo oggi. Ci aiuta a sviluppare il senso critico, nel valutare i limiti e le possibilità tecniche della società dell’informazione, nel suo passaggio d’epoca, dal “naturale” mondo analogico all’ “artificiale” mondo digitale, come ci ricorda Alfonso Beradinelli in un suo recente intervento sul quotidiano il Foglio, riguardo alla sua edizione redatta in AI. Curiosità finale: alcuni apparecchi usati per le intercettazioni al Watergate, sono gli stessi di Harry Caul, compreso il microfono “di sua costruzione” inventato per captare i labiali, tagliando fuori i rumori di fondo, usato nella sequenza d’apertura. Grazie all’immortale talento attoriale del grande Gene Hackman, il cinema ci apre uno sguardo illuministico, sull’attualità di questo travagliato nostro tempo.

Aldo Colonna