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Anteprima regionale sabato 11 e domenica 12 marzo al Maffei per “Al suo posto”

Un modo nuovo di raccontare la violenza sulle donne: invece di parlare di vittime e mettere in scena donne straziate, abusate, uccise, far parlare gli uomini. Non uomini che parlano di donne o che fanno le donne, ma uomini che si calano, letteralmente, nei loro panni.

 

Sabato 11 e domenica 12 marzo alle 21 al Teatro Maffei, via Principe Tommaso 5, arriva a Torino

“Al suo posto”, messo in scena dalla Compagnia TeatRing di Milano. Una doppia data per l’anteprima regionale del testo scritto e diretto da Marianna Esposito, che vede salire sul palco Alberto Corba, Alessandro Cassutti, Diego Paul Galtieri, Giulio Federico Janni.

Come vivrebbero gli uomini, se il mondo fosse sempre stato matriarcale?

Lo spettacolo ha scelto di non far parlare le donne, ma gli uomini che narrano di tutti i piccoli e grandi abusi che vivono nel corso della loro vita, delle continue attenzioni per salvaguardarsi.

Ecco scene che le donne conoscono bene come il cambiare marciapiede se, in una via deserta, si scorge un gruppetto di uomini, come il tenere le chiavi di casa già in mano quando si scende dalla macchina di notte, come il non andare a passeggio in città da sole di notte, come l’essere state, tutte, senza esclusione apostrofate, chiamate con fischi o epiteti volgari; toccate, strusciate, sbavate, abusate nel corpo e nell’anima in modi piccoli e grandi, sottili o evidenti.

Qui la prospettiva è ribaltata.
Un mondo non patriarcale, ma matriarcale.

Il testo

In questo mondo all’inverso, protagonisti sono quattro amici al bar. Ognuno di loro è alle prese con i problemi di tutti i maschi del mondo: mantenersi giovani e belli, conciliare carriera e paternità, contrastare le discriminazioni di un mondo al femminile, vivere in un mondo dove un uomo deve fare il doppio della fatica per potersi realizzare ed essere preso sul serio…

In un’atmosfera da commedia americana si comincia ridendo molto, per poi scivolare nel buio di vicende mai raccontate, che appartengono a “tutti gli uomini” di questo mondo. “Al suo posto”, che è stato semifinalista al Premio Teatrale Dante Cappelletti,  pone lo spettatore di fronte a uno specchio magico per lasciar scorgere, attraverso un mondo appositamente distorto, quanti “no” gli uomini devono ancora imparare ad accettare e le donne a dire.

L’unicità di questo spettacolo

In tema di ingiustizie, disparità sociali, violenza, siamo abituati alla narrazione delle vittime. La produzione culturale è piena di spettacoli che narrano la storia di donne vittime di violenze, stupri, abusi.  Queste narrazioni, sebbene sicuramente utili per restare all’erta, non sollevano alcun contraddittorio, poiché davanti alle vittime non esiste nessuno che non denunci.

«Quello che ci interessa con questo spettacolo è mostrare la radice della violenza, non i suoi frutti. Perché solo osservando la radice si può estirpare una cultura impari» dice Marianna Esposito, autrice e regista dello spettacolo.

«Al suo posto», nel suo «plot» drammaturgico, inverte l’ordine dei fattori: cambia il mondo attorno e, rendendolo da sempre matriarcale, mostra uomini che hanno gli stessi problemi delle donne del nostro mondo. «Il focus dello spettacolo è affermare che la violenza parte da lontano, spesso da piccoli gesti, abitudini, o linguaggio, che instillano nelle menti la disparità – continua Esposito –  Anziché santificare le vittime e crocifiggere i carnefici, che è operazione alquanto semplicistica, si può lavorare tutti perché cambi l’humus nel quale la violenza nasce, si nutre e cresce».

La Compagnia TeatRing è già nota al pubblico italiano per progetti che coniugano teatro e attualità sociale, come “Dr Jeckyll e Mr. Aspie” – primo spettacolo sulla Sindrome di Asperger in età adulta – o “Come se non fosse un fulmine“, presentato nella stagione 19-20 del Teatro Elfo Puccini e dedicato ai grandi Giusti della Storia.

 

 

Il biglietto costa 10 euro.

Biglietti per l’11 marzo: https://www.cinemaffei.it/eventi/al-suo-posto/

Biglietti per il 12 marzo: https://www.cinemaffei.it/eventi/al-suo-posto-2/

Informazioni: info@cinemaffei.it

LO SPETTACOLO IN BREVE

“Al suo posto”
Progetto realizzato con il contributo della Fondazione Caritro e della Provincia Autonoma di Trento

Testo e regia: Marianna Esposito.

Con: Alberto Corba, Alessandro Cassutti, Diego Paul Galtieri, Giulio Federico Janni.

Assistente alla regia: Francesca Ricci.

Scenografie: Stefano Zullo.

 

BIOGRAFIE

Compagnia TeatRing Fondata nel 2004 da Marianna Esposito, è composta da un gruppo eterogeneo di attori, danzatori, musicisti. Le attività della compagnia sono la produzione, l’organizzazione di eventi culturali e la formazione e la sua ricerca si focalizza sul teatro poetico di metafora e d’immagine, alla ricerca di una fusione organica e indissolubile tra tutti gli elementi scenici.

Tra gli spettacoli sino ad ora realizzati ricordiamo SottoSopra – perché ho più diritto di te a suicidarmi, Vincitore dei concorsi “OFFerta Creativa – Teatrinrete” e “La Fabbrika Teatro”, Finalista al Festival Inventaria; Tu, mio tratto dal romanzo di Erri De Luca, vincitore di “Premio AEnaria 2015 – miglior spettacolo” e finalista ai festival “VDA – Voci Dell’Anima 2016” e “Ad Arte, Calcata cineteatro festival”; MattaTtori, la vita di Magnani e Gassman, omaggio ai due grandi artisti italiani; Creaturamia… presentato al Fringe Festival di Edinburgo, finalista a UNO Concorso Nazionale di Monologhi Teatrali, Festival Status Quo, Rassegna EmargiNati, Festa del Teatro di Milano; Baccanti, la paura delle donne, finalista al concorso internazionale di regia Fantasio Piccoli. www.teatring.it

Marianna Esposito Regista, dramaturg e attrice. Inizia la formazione teatrale giovanissima, studiando a Milano presso CTA, Quelli di Grock, Studio laboratorio dell’attore di Raul Manso. Si diploma al Corso di Formazione Superiore per Attori di Emilia Romagna Teatro. Studia inoltre con Cesar Brie, Michele Abbondanza, Paolo Nani, Cristina Pezzoli, Living Theatre, Marco Baliani, Maria Grazia Mandruzzato.

Inizia a lavorare come attrice a 18 anni, alternando lavori su scrittura a collaborazioni con collettivi teatrali. Nel 2004 fonda la Compagnia TeatRing.

Da oltre vent’anni lavora anche come insegnante di recitazione in accademie, scuole di teatro e in progetti legati alla disabilità. Studia e approfondisce la sindrome di Asperger e collabora con strutture sociali che si occupano di autismo ad alto funzionamento e di Asperger, per le quali ha messo a punto una pedagogia teatrale volta all’apprendimento e affinamento delle abilità sociali quali empatia, linguaggio del corpo, comunicazione.

Riconoscimenti: Finalista al Concorso Internazionale di Regia Fantasio Piccoli, Finalista Premio per attrici Bianca Maria Pirazzoli, Premio della stampa a VDA Voci dell’anima 2019.

Consulenti del lavoro insieme per la legalità

Protocollo d’intesa tra l’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Torino e l’Associazione Giovani Consulenti del Lavoro di Torino: insieme per l’orientamento al lavoro e la legalità

 È con l’orgoglio dell’appartenenza che l’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Torino e l’Associazione Giovani Consulenti del Lavoro di Torino hanno sottoscritto un Protocollo d’intesa che formalizza la collaborazione tra le due realtà per lo sviluppo di progetti sulla tematica dell’orientamento al lavoro e dei principi di etica e legalità del lavoro.

La presidente dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Torino, Luisella Fassino, e il presidente dell’Associazione Giovani Consulenti del Lavoro di Torino, Claudio Larocca, hanno espresso tutta la loro soddisfazione per questo importante accordo, che rappresenta un passo storico per la categoria dei consulenti del lavoro torinesi.

“Questo Protocollo, che si inserisce in un momento di crisi delle vocazioni verso le libere professioni da parte dei giovani, permetterà di migliorare lo scambio di idee e consolidare collaborazioni infra- generazionali per sviluppare iniziative mirate all’orientamento al lavoro, e alla legalità, – ha dichiarato la presidente Fassino – Questi temi sono fondamentali per l’attrazione e le crescita dei giovani verso una professione che dispiega il suo importante ruolo sociale verso  le imprese, le persone e le istituzioni”

Il presidente Larocca ha aggiunto: “Per noi, giovani Consulenti del Lavoro, questa sottoscrizione rappresenta un grande onore e un’opportunità unica di crescita e formazione. Siamo certi che insieme all’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Torino potremo portare avanti progetti innovativi e utili per i cittadini e per il mondo del lavoro”.

Il Protocollo d’intesa prevede la realizzazione di iniziative formative e informative per i giovani e le imprese sui temi dell’orientamento al lavoro e della legalità, nonché la promozione di attività di networking e di scambio di buone pratiche tra professionisti del settore.

L’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Torino e l’Associazione Giovani Consulenti del Lavoro di Torino si impegnano a lavorare insieme con passione e dedizione per promuovere i valori etici e professionali della categoria e per sostenere il progresso e lo sviluppo della nostra società.Grazie

Valerio Castronovo amico e maestro

Domani alle 15,30 si tengono i funerali al Tempio Crematorio di Torino 
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IL COMMENTO Di Pier Franco Quaglieni

Gianni Oliva ha scritto un ricordo così esaustivo sullo storico Valerio Castronovo  che mi esime dallo scrivere di lui, ritrovandomi pienamente nell’articolo di Gianni.  Mi limiterò a qualche ricordo personale. Con Valerio non ho avuto una consuetudine assidua di frequentazione,  ma in parecchie  occasioni c’è stata la concreta possibilità  di  un incontro  molto proficuo. Era si’ uomo di sinistra, ma fu sempre socialista assolutamente non marxista. Per certi versi si poteva considerare un salveminiano  che non aveva dimenticato il Salvemini anticomunista collaboratore con Pannunzio al “Mondo“ , un  periodo spesso ignorato da alcuni che dovrebbero conoscerne la vita, ma in cui la faziosità filo gramsciana spesso  prevale sempre. Valerio con la visione egemonica gramsciana non ebbe nulla da spartire. Era un uomo che amava il pluralismo e la libertà di pensiero. Ricordo che ci scambiammo una telefonata quando cadde il Muro di Berlino e mi colpì il suo entusiasmo. Anche sul fascismo non ripete’ mai le vulgate e collaboro’ anche con Renzo De Felice.
Volle che collaborassi con lui ad una colossale storia di Torino che non ebbe il successo che meritava proprio perché  era uscita in un clima culturale dominato dalla sinistra egemonica torinese
 che voleva subordinare tutto ai suoi dettami arroganti. Lo si inserisce  nella triade composta da  Tranfaglia e Salvadori, ma Castronovo non fu mai un militante e non aspiro’ mai al seggio parlamentare come gli altri due. A parte le faziosità di Tranfaglia, Salvadori vide nell’euro comunismo lo sbocco della storia contemporanea che svolto’ invece  in tutt’altra direzione:  un errore non da poco. Valerio si dedicò anche alla biografia, un genere che gli storici marxisti giudicano non storicamente adeguato. Io ricordo che quando con il Sindaco  Piero Fassino decisi di ricordare – tra l’oblio generale – il centenario della nascita di Franco Venturi, non ritenendo idonei nessuno degli ex allievi diretti a ricordare il maestro da cui si erano discostati, telefonai a Castronovo, che aveva insegnato anche storia moderna,  chiedendogli se sarebbe venuto nell’Aula del Consiglio comunale di Torino a ricordarlo. Valerio accetto’ subito  e tenne su  Venturi una grande lezione. Furono assenti gli allievi accademici di Venturi, ad eccezione di Adriano Varengo che fu stretto collaboratore di Franco alla “Rivista  storica italiana” e di Walter  Barberis. Il figlio di Venturi Antonello forse allusivamente mi regalo’ un libro sul socialismo del padre  che Venturi, quando lo conobbi e frequentai, aveva del tutto abbandonato.
Castronovo storico di fama internazionale come Venturi non ebbe l’accoglienza dovuta dal solito clan torinese. Che fosse stato il Centro “Pannunzio“ (che si impegno’ nel 1994  per il conferimento della cittadinanza onoraria al nostro storico più importante) a ricordare il centenario della sua nascita, invitando Castronovo non piacque, anche se la Sala Rossa era affollata.
Una piccola notazione sui titoli  usati da due quotidiani: hanno confuso  la biografia di Giovanni Agnelli fondatore della Fiat scritta da Castronovo con  il nipote, l’Avvocato. Valerio non fu lo storico dell’Avvocato, come appare. In un titolo si legge anche “ lo storico vercellese “ che appare una definizione davvero un po’ angusta e provinciale. Valerio nacque a Vercelli, ma fu storico di sconfinati orizzonti. Meritava di più . Ma basta il ricordo di Oliva a farci capire che sia stato e sarà lo storico mancato ad ottantotto anni che ha dedicato la vita agli studi storici in modo davvero esemplare.

Le mimose alla maestra Bergoglio l’8 marzo

E allora … per me è la 65esima volta, anzi per la 66esima volta W l’otto marzo festa della Donna.

66 volte perché la prima volta che lo festeggiai ero nella pancia di mia madre. Sono cose che difficilmente si scordano. Fu la Kollontaj che propose all’Internazionale comunista, la data per la lotta per i diritti delle donne.
Ovviamente tassativamente vietata durante il fascismo. Una ricorrenza istituita dalla repubblica italiana cresciuta in questi ultimi decenni. E quanti ricordi. Dai tempi, inizi anni 60 , dove si era quattro gatti in croce. Raro trovare le mimose. Mia madre le ordinava giorni prima e poi mi “spediva” dalla maestra Bergoglio con un bel mazzo di fiori. Mi beccavo del lecchino dai compagni di classe ed io mi difendevo dandogli degli ignoranti. Con il 68 cambiò tutto. Metà anni 70, addirittura due manifestazioni. Al mattino con gli studenti tra il giallo delle mimose ed al sabato pomeriggio  l’evento indetto da partiti e sindacati. Nel 1975 in via Principe Amedeo, seduti sul gradino chiesi a Patrizia di uscire quella sera insieme. Cuore in gola e la certezza di un diniego. Fortunatamente mi sbagliavo. Anni turbolenti per noi maschi.
Nel 1977 addirittura un corteo di sole donne inibito agli uomini. Accompagnai Antonella e poi una birra con i compagni. Ne è passata di acqua sotto i ponti. Molte cose positive. Come la presenza attiva delle donne in politica. Ma molte cose sono decisamente peggiorate. Femminicidi, stupri e violenze di ogni genere. I Talebani che non vogliono far studiare le donne. Ragazzine in Iran avvelenate perché così non vanno a scuola.  Uccise perché rivendicano i loro diritti di libertà. Come si diceva una volta tanto si è fatto ma tanto, tanto è ancora da fare.
Non sarà un 8 marzo solo di gioa e felicità.
Dalle guerre alle stragi di immigrati.
Ancora una volta libertà e diritti vanno a braccetto. Come chi non vuole queste libertà e questi diritti. Ci si mettono anche gli anarcoidi che mettono a ferro e fuoco la nostra Città perché il loro capo vuole lasciarsi morire ed ovviamente è  incolpato lo Stato che loro combattono con armi e bonbe.
Ossia uno stato colpevole di volersi difendere. Non c’è è mai limite al peggio.
Un nuovo 8 marzo difficile e al tempo stesso speranzoso. Speranza per chi non demorde e non vuole demordere per l’uguaglianza che vuol dire libertà.
Buon 8 marzo a tutte le donne. Proprio tutte quante dall’Italia al più sperduto paesello ed anfratto del mondo. Eguaglianza vuol dire civiltà al di là del credo politico e religioso.
Buon 8 marzo alle donne che ho amato e poi stufandole hanno smesso di amarmi. Anche nel loro no mi hanno insegnato qualcosa.
Ed un particolare Buon 8 marzo ad una donna conosciuta quasi 50 anni fa. Livia Turco ministro ed icona delle battaglie per la parità di genere. Ci si è rivisti e sentiti in questi ultimi anni. Una donna che ha saputo valorizzare Nilde Jotti, troppe volte dimenticata. Livia mi h fatto leggere le lettere d’amore di Palmiro Togliatti alla giovanissima Nilde. Una visione decisamente umana del segretario del PCI soprannominato, non a caso il Migliore. Palmiro Togliatti ebbe anche dei grattacapi, nell Italia bacchettona per questo suo,  per questo loro amore.
La stessa Nilde Jotti, anche dopo la morte di Togliatti ebbe da subire angherie nello stesso pci. Poi la Presidenza della Camera fu il giusto compimento della sua esperienza politica. Noi “maschietti ” siamo in debito verso queste donne che hanno fatto la Storia con la esse maiuscola.
Buon 8 marzo a tutte le donne. In particolare  a chi ancora patisce le pene dell’inferno.
8 marzo per ieri, per oggi e per il futuro.
8 marzo per sempre.

PATRIZIO TOSETTO

Cultura, turismo e rigenerazione urbana. Aziende e soluzioni per le città del futuro

SOLUZIONI URBANE INNOVATIVE. AL VIA A TORINO LA SECONDA CALL4TESTING “FUTURE CITY”
SU CULTURA, TURISMO E RIGENERAZIONE URBANA, SMART SERVICES, GESTIONE DEL
TERRITORIO E SOSTENIBILITÀ

Una dotazione di circa 500 mila euro per la sperimentazione di nuove tecnologie utili alla città del
futuro focalizzate sui temi Cultura, turismo e rigenerazione urbana; Smart services; Gestione del
territorio e sostenibilità

Da lunedì 6 marzo, fino al 28 aprile la seconda edizione di Call4Testing a tema Future
Cities, per lo sviluppo di stili di vita urbana intelligenti, lanciata dal Comune di Torino nell’ambito di
CTE NEXT, la Casa delle Tecnologie Emergenti torinese. Un progetto quadriennale finanziato dal
Ministero per le Imprese e il Made in Italy e realizzata in collaborazione con tutti i partner e gli
stakeholder della Casa.

Con il nuovo Avviso Pubblico “Future City”, la Casa delle Tecnologie rafforza il suo ruolo ormai
consolidato di centro di trasferimento tecnologico diffuso sulle tecnologie emergenti legate al 5G
stimolando lo sviluppo sperimentale e il testing in condizioni reali di soluzioni tecnologiche
innovative allo stadio pre-commerciale in grado di migliorare la qualità di vita in città, abilitate dal
5G e dalle tecnologie emergenti (AI, IoT, Blockchain), con un focus particolare su robot
collaborativi, Realtà Virtuale ed aumentata, Metaverso e software per simulazioni, anche in vista
di una loro successiva diffusione sul mercato. Questa seconda call intende promuovere
sperimentazioni in tre ambiti diversi:

● Gestione del territorio, sostenibilità e rigenerazione urbana, con l’obiettivo di promuovere
strumenti, strategie e soluzioni innovative per la riprogettazione di spazi ed edifici pubblici
secondo criteri anzitutto di sostenibilità – perseguendo l’obiettivo della neutralità climatica
al 2030 a cui la Città di Torino ha aderito nell’ambito della “Mission 100 Città
Climaticamente Neutrali” – nonché di sicurezza, accessibilità e vivibilità sociale.
● Smart services per innovare le modalità di erogazione di servizi pubblici o di interesse
pubblico, tramite le soluzioni digitali “Smart Services”, perseguendo obiettivi di efficacia,
efficienza, sostenibilità, usabilità e accessibilità per tutti.
● Cultura, turismo, eventi ed education, per incoraggiare la valorizzazione e la fruizione del
patrimonio culturale, naturalistico, industriale, urbano da parte dei city user. Il tutto con
l’obiettivo di promuovere la vocazione della Città di Torino quale hub culturale e sede di
grandi eventi artistici, musicali e sportivi, non dimenticandone le ricadute in termini di
rigenerazione urbana e di education.

Rispetto allo scorso anno, la call è stata anche arricchita da tre challenge messe a punto grazie alla
collaborazione con tre attori del comitato stakeholder di CTE Next. La Regione Piemonte – Azienda
Sanitaria ZERO, NUE 112 – propone la “challenge” di progettazione e realizzazione di un sistema
che consenta di automatizzare la traduzione nelle lingue dei segni del testo scritto proveniente
dall’operatore del 112 a favore dei cittadini interessati da situazioni di emergenza. Planet Smart
City ha segnalato il proprio interesse a osservare, fornire supporto e accompagnamento dedicato a
proposte di sperimentazione che ricadano nell’ambito “proptech”, ovvero tecnologie applicate al
mondo delle costruzioni e dell’immobiliare. Infine, la challenge di Iren che spinge per soluzioni
nell’ambito del monitoraggio e della gestione degli asset e delle infrastrutture urbane.

“La capacità di sperimentare e sviluppare soluzioni tecnologiche innovative è un fattore decisivo nel
percorso che la Città di Torino sta portando avanti, anche per il raggiungimento di un obiettivo
importante come quello della neutralità climatica, insieme ad altre 8 Città italiane nella missione
europea NetZeroCities. La seconda edizione della Call4Testing ‘Future Cities’ conferma la vocazione
della nostra città, pronta ad accompagnare e supportare la realtà urbana nelle sfide presenti e
future, collaborando con innovatori, imprese, partner pubblici e privati e stakeholder, nella ricerca
di soluzioni replicabili, capaci di coniugare la transizione digitale con una maggiore sostenibilità
ambientale e una migliore qualità di vita delle persone” dichiara l’Assessora all’Innovazione della
Città di Torino Chiara Foglietta.

Con circa 500.000 euro di fondi a disposizione, start-up e PMI lavoreranno per co-disegnare e
testare per un periodo di nove mesi, insieme alla Cittàdi Torino, ai partner e agli stakeholder di
CTE Next, i servizi e i prodotti abilitati dal 5G e dalle tecnologie emergenti per rendere Torino più
accessibile, sostenibile ed efficiente. I progetti proposti saranno vagliati da una commissione
rappresentativa dei 13 partner della Casa delle Tecnologie Emergenti di Torino – Università degli
studi di Torino, Politecnico di Torino, I3P S – Incubatore del Politecnico di Torino, 2i3T – Incubatore
imprese Università di Torino, Competence Industry Manufacturing 4.0, 5T – Tecnologie
Telematiche Trasporti Traffico Torino, CSI Piemonte, Digital Magics, Fondazione Links, Talent
Garden, TIM e Fondazione Piemonte Innova – e saranno finanziati fino al 70% per un importo fino
a 70 mila euro ciascuno su un massimo di 100 mila euro. Una somma nettamente superiore alla
prima edizione, che prevedeva contributi fino a 25.000 euro per impresa a copertura di massimo il
50% delle spese di sperimentazione.

Possono partecipare alla call le Start up e le PMI italiane che abbiano un interesse economico e di
ricerca e sviluppo sul territorio torinese. I documenti per la candidatura sono scaricabili dal sito
istituzionale del Comune di Torino http://www.comune.torino.it/bandi/ e dal sito di progetto CTE
NEXT https://www.ctenext.it/. Il prossimo 22 marzo, inoltre, coloro che sono interessati a
partecipare avranno l’opportunità di conoscere i successi e gli utilizzi della precedente edizione
della call, nonché di scoprire le opportunità offerte dalla nuova edizione con un evento dedicato
alle OGR Torino.

La prima stagione di Call4Testing ha ricevuto 27 proposte da altrettante start-up, di cui ne sono
state selezionate 9, sui temi della mobilità, dell’accessibilità e dell’innovazione nel mondo
sanitario. ALBA ROBOT ha sperimentato una tecnologia di guida assistita e rilevazione degli
ostacoli su mezzi esistenti per persone a mobilità ridotta in spazi indoor ed outdoor. HIPERT lavora
su un sistema di sicurezza per i pedoni che attraversano la strada. WATERVIEW potenzia le
telecamere esistenti come sensori per il meteo e per individuare condizioni di visibilità ridotta,
allagamenti o innevamenti della strada. DROPPER analizza i flussi di persone con grandissima
precisione per la gestione emergenza in caso di grandi affollamenti e profila i flussi turistici e la loro
provenienza. ABZERO sviluppa il trasporto di materiale sanitario con droni autonomi e abilitati da
algoritmi di intelligenza artificiale. MAVTECH utilizza droni ultraleggeri a basso costo per analizzare
il patrimonio verde urbano. CITYFRIEND sperimenta esperienze turistiche inclusive secondo il
modello del “museo diffuso”, sia indoor sia outdoor. ARES2T è focalizzata su una soluzione per la
raccolta dei dati di consumo energetico, la profilazione dei consumi a diversi livelli di aggregazione
e il controllo dinamico in tempo reale dei carichi energetici. ZERODIVISION opera su strumenti di
realtà aumentata abilitati dal 5G a supporto degli operatori tecnici impegnati nella manutenzione
degli apparati in un contesto industriale.

CTE Next, la Casa delle Tecnologie Emergenti di Torino, è un progetto con capofila il Comune di
Torino, formalmente inaugurato il 6 luglio 2021, con l’obiettivo di realizzare un centro di
trasferimento tecnologico diffuso sulle tecnologie emergenti abilitate dal 5G, in stretta
collaborazione con gli atenei cittadini e gli altri partner strategici. A oggi sono 400 le imprese che
hanno aderito alla community di innovatori vicini alla Casa di cui oltre 160 coinvolte attivamente:
fra queste prevalgono le imprese digital e deep tech con una preponderanza in ambito Smart
Mobility e Smart City.

Sono inoltre 83 i servizi erogati, 71 le imprese servite e 82 i soggetti beneficiari di corsi di
formazione. 20 le sperimentazioni e 310.000 euro di contributi a rimborso dello sviluppo dei
modelli di business 5G e della dimostrazione in campo. Vasto anche il catalogo di servizi per
accompagnare le imprese dall’idea di business fino alla sperimentazione in campo, passando per
un continuum di opportunità ed eventi di community, networking e formazione. Da segnalare
l’ulteriore apporto del Comitato Stakeholder di CTE Next: ovvero un gruppo attivo di corporate e
antenne territoriali che ha ampliato le opportunità della Casa con numerose attività e servizi.
Il progetto ha un valore di oltre 13 milioni e mezzo di euro e si sviluppa in quattro anni, durante i
quali l’obiettivo è di lavorare in rete con start-up, imprese, cittadini e istituzioni.

CTE NEXT ha inoltre attivato un Comitato Stakeholder allargato che ha l’obiettivo di ampliare le
opportunità e le sinergie del progetto con altri attori pubblici e privati di rilievo per l’ecosistema
locale dell’innovazione.

Il fumo tra piacere e salute. I divieti in arrivo

IL COMMENTO Di Pier Franco Quaglieni
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In una intervista sul “Corriere della Sera “Patty Pravo racconta che a dieci anni fumo’ la prima sigaretta e che non ha mai smesso. Aggiunge testualmente: “Mi davano 50 lire per la gondola, io andavo a scuola a piedi e le spendevo per le Nazionali Super, poi sono passata alle Marlboro rosse. A quattordici anni anziché  a scuola sono stata a far l’amore ( …), mi è piaciuto tanto“ . Il pomeriggio torno’ a farlo. Oggi Patty ha 75 anni e fuma ancora e dichiara di aver provato anche tutte le doghe  leggere e pesanti, salvo la cocaina.
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Pravo che deriva  il nome dalle dantesche “anime prave” dell’Inferno fu il mito della trasgressivita’ già a metà  degli Anni 60. Ricordo il Piper di via XX Settembre a Torino. Anche lì si fumava in modo quasi sfrenato. Ricordo Maria Grazia, una mia compagna di liceo, che già a diciassette anni arrivava al pacchetto giornaliero, per  non dire della mia amica Luisa che una volta mi disse con una certa  spavalderia  è quasi con orgoglio che mai avrebbe rinunciato alle Marlboro rosse . “A  casa mia -aggiunse  – potrebbe non esserci il pane, ma mai almeno una stecca di sigarette”. Fumava  quasi disperatamente anche negli ultimi anni,  malgrado una delicata operazione che avrebbe imposto l’assoluta astinenza dal fumo.
“Le Marlboro rosse – mi diceva Luisa – sono una passione a cui non posso resistere da quando provai ad aspirare avidamente il fumo all’età di 14, un piacere a cui non potrò mai rinunciare“.
Ho voluto citare qualche esempio di  alcune tabagiste perché le donne sono fumatrici molto più accanite.  Ci sono persino donne che hanno bisogno della sigaretta quando fanno l’amore,  per  poter aggiungere ad un piacere un altro piacere.
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La sigaretta ha rappresentato un simbolo  trasgressivo per molte generazioni e molte donne fumavano in passato per manifestare anche  una parità con gli uomini. Oggi si fuma per piacere o perché non più in grado di liberarsi dal vizio contratto in età sempre più giovane. Si ha un bel dire che il fumo fa male, ma aspirare una sigaretta per molti diventa qualcosa di irrinunciabile.Basta vedere la frenesia con cui i viaggiatori in stazione escono dai vagoni già con la sigaretta in bocca per poter fumare anche solo mezzo minuto, aspirando  con tiri lunghissimi in modo da consumare quasi tutta la sigaretta in pochissimo tempo .
Io ricordo le difficoltà con cui venne accolta la normativa che vietava di fumare nei locali cinematografici e nelle scuole.  Ricordo che tante professoresse non riuscivano ad adattarsi e ricorrevano a sotterfugi,  pur di fumare. La legge Sirchia ha dato più sistematicità ai divieti anche nei ristoranti e in altri luoghi . Sirchia è stato davvero un ministro della Sanità che non è arretrato di fronte alle proteste.Oggi si vuole estendere il divieto di fumare  ai tavoli esterni dei ristoranti, alle fermate  all’aperto di bus, metro, treni e traghetti e persino, sembra, nei parchi.
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Il fumo a me oggi da’  fastidio, dopo aver fumato con piacere decine d’anni . Quando accesi la prima sigaretta, riuscendo finalmente ad aspirare il fumo nei polmoni,  fu una gioia immensa. Prima compravo qualche volta le sigarette, ma non le apprezzavo.  Dopo la prima volta presi subito  il vizio a cui dovetti rinunciare per ragioni di salute lo scorso decennio . Altrimenti, avrei sicuramente  continuato  perché il fumo era qualcosa di speciale, come diceva  Mario Soldati che ha continuato a fumare anche in tardissima età. Montanelli continuo ‘ a fumare due sigarette al giorno dopo i pasti quando aveva più di ottant’anni .
Oggi mi da’ fastidio il fumo, ma non ho  dimenticato  il piacere del fumo e quindi capisco e in qualche modo invidio chi fuma.  Se qualcuno mi tentasse, magari farei volentieri un tiro. La via dei divieti può essere un modo per ridurre il fumo? Certo è modo per tutelare i non fumatori dal fumo passivo che non so, in verità,  se faccia così male,  abituati come siamo all’aria inquinata delle grandi città. Certamente  bisogna trovare il modo di dissuadere ad iniziare a fumare,  ma ho i miei dubbi circa i risultati. Nelle scuole e nelle università ragazzi e soprattutto ragazze fumano in gran numero.
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Ricordo di una mia allieva che usciva  da lezione per andare a fumare.  Quando, chiacchierando con alcuni  studenti,   stavo fumando in loro compagnia e   dissi che io mi limitavo alle sigarette, notai un certo stupore   in quei giovani che forse erano abituati anche alle canne. Questo è un tema che ci porterebbe distanti perché oggi le canne sono quasi una consuetudine  non solo giovanile e presto si arriverà alla loro legalizzazione in totale  controtendenza con il proibizionismo nei confronti del tabacco. Le campagne contro il fumo forse non bastano, forse  occorrono i divieti e le sanzioni per indurre almeno a ridurre il fumo.
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O forse i divieti potrebbero rendere persino più attrattivo il fumo. Il proibizionismo negli Stati Uniti non ridusse gli alcoolisti. Questa è storia.
Lo Stato ha il dovere di tutelare la salute pubblica e i non fumatori, ma è giusto proibire a chi vuole fumare di poter di fatto fumare, se non a casa o sul balcone , ammesso che non ci siano vicini che protestano? E’ una vecchia questione  quella secondo cui lo Stato non dovrebbe proibire le scelte sbagliate dei cittadini. Ma quando queste scelte danneggiano altri lo Stato deve provvedere a tutelare gli  altri.  Anche le sigarette elettroniche sono comprese nei divieti e nessuno finora sta stabilito in modo chiaro e definitivo se siano così dannose come le sigarette vere. Conosco fumatori che non hanno mai abbandonato le sigarette per quelle elettroniche che non li soddisfano affatto. Su Facebook c’è un club delle fumatrici che è fermo a qualche anno fa e che esalta il fumo addirittura per le donne in gravidanza: una vera farneticazione.
Personalmente  ritengo che i divieti non basteranno a frenare il vizio del fumo che dura da secoli.  Neppure l’alto prezzo dei pacchetti riesce a frenare la corsa dal tabaccaio.
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Forse l’unico modo per rallentarla sarebbe quello di costringere i fumatori a pagare dei ticket  aggiuntivi sui servizi sanitari a cui ricorrono. Non so come si possa procedere  su questo terreno e forse è una idea non percorribile  perché la salute e ‘ un diritto costituzionale. In ogni caso il fumo resta un tema divisivo, malgrado la scienza medica abbia dimostrato i gravi danni che provoca.

Se la ricerca chiama, Torino risponde Record di presenze per la Just the Woman I am

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21 mila partecipanti per raccogliere fondi per la ricerca sul cancro.

Si è appena conclusa la Just the Woman I am, la corsa non competitiva per raccogliere fondi per la ricerca sul cancro.

Domenica 5 marzo, si è concluso, con una corsa non competitiva, l’evento di respiro internazionale Just the woman I am Il programma di tre giorni che ha alternato eventi dedicati alla prevenzione, workshop e incontri incentrati sul fitness e il benessere.

I torinesi hanno risposto con grande partecipazione tanto che gli organizzatori parlano di record di affluenza, oltre 21 mila presenze.

Articolo e foto di

LOREDANA BAROZZINO 

Non sono bella, piaccio

Ogni epoca ha avuto il proprio ideale di bellezza, i propri canoni ed il relativo maquillage; in questo articolo tratterò in particolare la bellezza femminile.

Nell’antico Egitto, e la scoperta della tomba di Tutankhamon lo dimostra, le donne conoscevano ed usavano l’eye-liner.

Nell’antica Grecia, per esempio, nelle donne erano apprezzate le forme sinuose, vengono raffigurate con fianchi larghi e con seno e glutei rotondi, sodi ma non troppo prominenti.

Arriviamo alla civiltà romana, dove la ricerca della bellezza riguarda anche gli uomini. Le donne devono avere occhi grandi e ciglia lunghe; anche qui troviamo testimonianze dell’uso dell’eye-liner ottenuto mescolando antimonio, fuliggine e piombo applicato con un attrezzo realizzato appositamente in osso o legno; un finto neo, nell’angolo superiore della bocca, era un’aggiunta ulteriore che, a seconda della posizione, comunicava qualcosa di preciso a chi lo guardava.

Attraversando i vari secoli, il concetto di bellezza ha subito profondi cambiamenti, particolarmente con la conoscenza di nuove civiltà con le loro tradizioni.

Mai come nella nostra epoca, però, la bellezza e, in generale, l’aspetto fisico hanno avuto tanta importanza da discriminare chi non rispecchi determinati canoni o non si adegui allo stile imperante.

Nell’immediato primo dopoguerra assistiamo ad una bellezza femminile quasi androgina, poco seno, capelli alla “garçonne”; i capelli lunghi sono fuori moda, compaiono i pantaloni anche per le donne.

Gli anni 30 del secolo scorso vedono un ritorno alla sensualità, alla femminilità: icone come Marlene Dietrich, anche se è vestita spesso da uomo e fuma, o Greta Garbo sono il modello cui molte donne si ispirano.

Via via attraverso i decenni assistiamo ad un cambiamento continuo di stili, di mode, di acconciature; il clima politico ed economico influenzano enormemente le tendenze: dalla minigonna degli anni 60, in pieno boom economico, alla gonna maxi nel periodo delle contestazioni femministe, per giungere ai jeans quando si comincia a parlare di parità).

Mai come ai giorni nostri, però, la bellezza è stata da un lato trascurata o travisata e, al contempo, usata come mezzo di discriminazione già in tenera età.

Con la complicità dei social, chiunque si discosti dalla bellezza ideale di quel momento viene additato come se fosse un untore, un individuo in grade di nuocere alla società, indegno di farne parte.

Nel film “Vacanze di Natale” la scena tra Billo (Jerry Calà) ed il proprietario del locale in cui Billo suona è diventata iconica. Billo è sempre circondato da donne molto belle e, per questo, spesso si distrae dal suo compito. Il proprietario del locale lo apostrofa “Ma cosa ci troveranno mai le donne in un pupazzo come te?” E Billo pacificamente risponde “Non sono bello, piaccio.”

Per definire questo disprezzo, questa discriminazione a seconda dell’aspetto fisico rispondente o no a determinati canoni è stato coniato il termine bodyshaming.

Questo senso di inadeguatezza, spesso inculcato dalle persone che ci sono più vicine, che noi consideriamo positive ma che, evidentemente, non lo sono affatto porta ad un vero e proprio distress, per risolvere il quale non di rado chi ne sia affetto ricorre a sedute di psicoterapia, prodotti cosmetici costosi, sedute in palestra o continui acquisti di nuovi abiti mentre la cosa, banalmente, più efficace sarebbe non curarsi di quelle critiche.

Chi ha stabilito cosa sia meglio? O cosa sia giusto? O cosa sia bello? Spesso una ragazza o anche una donna matura che mi chiede un servizio fotografico, soprattutto se sono sessioni di fotografia terapeutica, mi dice, con tono di domanda indiretta:“Dovrei perdere qualche chilo” oppure “Dovrei eliminare un po’ di cellulite”. solitamente rispondo che non è con me che deve parlarne ma col suo medico: se il sanitario ritiene che il suo sovrappeso sia dannoso per la salute (cuore, ginocchia, colonna vertebrale, ipertensione) allora adotterà i provvedimenti opportuni (dieta, attività fisica, ecc).  Ovviamente giro la domanda alla ragazza: “perché vuoi dimagrire?” Quasi sempre la risposta è perché “mi sento grossa”, “perché sembro un baule”, “perché nessuno mi guarda”.

E’ evidente che sia una motivazione che nasce dalla modella stessa, perché si paragona con i modelli sbagliati che la pubblicità ci propina con ogni mezzo, perché associa la riuscita sentimentale delle sue amiche al loro aspetto fisico (trascurando che spesso hanno trovato un qualcuno che era stato scartato da tutte le altre) ed è altrettanto evidente che il mondo circostante rafforzi questa sensazione isolando chi non rispecchi determinati parametriperché sovrappeso, strabico, senza capelli perché calvo o sottoposto a chemioterapia, o patologicamente magro perché paziente oncologico.

L’attrice Martina Colombari ha posato di recente senza alcun makeup dichiarando che “È una lotta, quella all’aspetto ideale, che impegna con accanimento crescente le donne fin dall’età pediatrica e poco importa se questo feticcio di adeguatezza ad uno standard artificiale e malsano venga raggiunto a prezzo di un imponente disagio psicologico, minaccia all’identità sociale, dispercezionecorporea, disturbi della nutrizione, dell’alimentazione e dell’umore che lasciano strascichi nell’arco dell’intera esistenza. Questa idea di bellezza è il burqa dell’occidente dietro cui si nasconde tutto il resto che costituisce il vero valore di una donna: la sua essenza, unicità, i suoi talenti e capacità”

Secondo voi le compiante Rita Levi Montalcini o Margherita Hack, Maria Montessori o Anna Magnani, Nilde Iotti o Hannah Arendt sono diventate famose per il loro aspetto fisico, per la loro avvenenza?

Personalmente, e so di non essere l’unico, ritengo che chi affida unicamente al proprio fisico il compito di renderlo famoso, lo faperché non possiede altro; inoltre, e mi rivolgo soprattutto alle donne, pensate che il fisico prima o poi ci abbandona per l’età, un infortunio, le gravidanze o fattori epigenetici: come pensate di vivere quando il vostro fisico non attrarrà più gli sguardi di chi incontrate?

Ora mi rivolgo ai maschietti: quando non potrete più valorizzare opportunamente il fisico della vostra compagna, sarebbe opportuno che cultura, dialogo, ironia occupassero i vostri momenti; pensateci, quando scegliete una compagna o criticate la compagna di qualcun altro; non soppesate la vostra compagna per ciò che può darvi, esteticamente o culturalmente; pensate a ciò che avete da offrirle voi.

Sergio Motta

Donna: immagini e poesie

Una Mostra Fotografica e Poetica si terrà il prossimo 4-5 marzo a Rivarossa

 DONNA: IMMAGINI E POESIE 

un interessante connubio fra scatti fotografici e versi poetici per raccontare scorci del mondo femminile… in occasione appunto della festa della donna.

Le foto sono della fotografa Donata Ponchia e le poesie della poetessa Barbara Barducco.

L’evento si terrà a Rivarossa presso la Sala Consiliare Comunale  in Via Frescot 21

L’apertura della mostra è  prevista alle ore 16 di sabato 4

domenica 5 esposizione dalle 9,00 alle 18,00.

Il futuro dell’impresa in una ricerca del Politecnico. Crescono gli incubatori e acceleratori in Italia

Più di 3600 startup incubate, circa 1700 dipendenti e un fatturato di oltre 550M€. Oltre il 50% degli incubatori supporta startup a significativo impatto sociale o ambientale.

 

Il team di ricerca Social Innovation Monitor (SIM)con base al Politecnico di Torino ha presentato i risultati delle analisi relative all’ecosistema degli incubatori e acceleratori in Italia.

Dal Report emerge che gli acceleratori e gli incubatori nel nostro Paese sono 237 e occupano un totale di circa 1700 dipendenti; la maggior parte opera nel Nord-Ovest della nostra penisola, con prevalenza in Lombardia, dove ne sono presenti 57. Nel resto del Paese si distinguono per il loro impegno Emilia-Romagna, Lazio, Toscana e Campania, rispettivamente con 29, 22, 18, 16 incubatori.

Gli incubatori e acceleratori sono un importante elemento del sistema imprenditoriale evidenzia Davide Moro, vicedirettore della ricerca. Secondo il report SIM, infatti, gli incubatori e acceleratori sul territorio hanno incubato circa 3600 startup e hanno fatturato circa 550 M€.

In Italia, più della metà degli incubatori (57%) sono costituiti come società a responsabilità limitata. Il 17% sono invece società per azioni. Tra le altre forme giuridiche più comuni troviamo SCARL, SCPA, fondazioni, consorzi e SocCoop.

Per quanto riguarda i principali servizi offerti dagli incubatori il primo risulta l’“accompagnamento manageriale”, seguito da “supporto allo sviluppodi

 

relazioni” e dal “supporto alla ricerca di finanziamenti”. Altri servizi rilevanti sono la fruizione di spazi fisici e la formazione imprenditoriale e manageriale.

Il valore aggiunto apportato da incubatori e acceleratori nel nostro ecosistema non si limita al supporto alla nascita di nuove organizzazioni.  L’86% degli incubatori e acceleratori hanno infatti dichiarato di svolgere anche attività non direttamente riconducibili alle attività di incubazione e accelerazione. Tra le attività più frequenti troviamo partecipazione a progetti e bandi, gestione e promozione di eventi, attività a titolo oneroso di scouting e open innovation per aziende corporate e/o altri soggetti, servizi di coworking.

Come per gli anni precedenti, anche questo Report ha posto un focus speciale sull’impatto sociale e ambientale degli incubatori e delle startup incubate.

Circa la metà degli incubatori e acceleratori in Italia rientra nella categoria “Business Incubator”, mentre l’altra metà rientra nella categoria “Mixed” o “Social Incubator”. Dalle analisi del report risulta che un incubatore su due supporta organizzazioni a significativo impatto sociale o ambientale.

I settori più rappresentati, per le organizzazioni incubate a significativo impatto sociale o ambientale, sono quelli relativi alla salute e benessere (incluso sport) e sviluppo della comunità.

Nel corso del 2021 sono stati creati 16 nuovi incubatori (e diversi incubatori nati negli anni precedenti hanno cessato le loro attività). Il numero degli incubatori nati nel 2021 risulta in crescita rispetto all’anno 2020, probabilmente in parte per la generale ripresa di tutti i settori dalla situazione pandemica.

Quest’anno la ricerca ha analizzato anche gli acceleratori creati a partire dal 2021 da Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) nella «Rete Nazionale Acceleratori CDP – Venture Capital». Alla fine del 2021 risultavano avviati i primi 8 dei 16 acceleratori della rete. Tali acceleratori, realizzati in partnership con altri soggetti, sono distribuiti uniformemente nel territorio italiano: sono stati avviati 5 acceleratori nel Nord-Ovest della penisola, 4 nel Nord-Est, 4 nelle regioni del Centro e 3 in Sud e Isole.

Come dichiarato dal Direttore della ricerca, Prof. Paolo Landoni “oltre ad essere ripresa, la crescita degli incubatori e acceleratori si sta anche specializzando. Non solo gli Acceleratori CDP hanno dei focus verticali, altri soggetti si stanno concentrando su diversi settori o diversi approcci, come quelli già visti l’anno scorso del venture builder e degli startup studio. Per questo motivo quest’anno oltre all’approfondimento sugli acceleratori CdP abbiamo anche iniziato a differenziare tra incubatori e acceleratori”.

L’attenzione all’ecosistema degli incubatori arriva anche dal governo e dalle istituzioni. All’evento di presentazione del report hanno infatti partecipato Stefano Soliano, Vice Presidente di Innovup, Giorgio Ciron Direttore di Innovup, Federica Garbolino, Responsabile mercato e servizi di Invitalia, Stefano Molino, responsabile Fondo Acceleratori di CDP Venture Capital SGR e Maurizio Montemagno, Direttore Generale per la politica industriale, l’innovazione e le piccole e medie imprese.

“I risultati della ricerca ci restituiscono la realtà di una filiera dell’innovazione in salute, ma con ancora un grande potenziale inespresso. Per creare un meccanismo di crescita virtuoso per le startup e i centri di innovazione coinvolti oggi, una revisione del contesto normativo attuale è più che mai necessaria, sia per quanto riguarda le definizioni e per le agevolazioni previste per i soggetti che già vi partecipano, sia e per tutti coloro che vorrebbero farne parte” conclude Stefano Soliano, Vice Presidente di Innovup.