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FONDAZIONE CRT Tre innovativi progetti di inclusione

Tre innovativi progetti di inclusione, presentati da associazioni non profit in partnership con istituzioni pubbliche e imprese, sono pronti a partire in Piemonte e Valle d’Aosta con il finanziamento della Fondazione CRT. Le idee progettuali, selezionate tramite call, sono finalizzate al sostegno alle famiglie, uno dei goal strategici dell’Agenda della Disabilità della Fondazione CRT e della CPD-Consulta per le Persone in Difficoltà che, nell’ultimo anno, ha “conquistato” anche il mondo for profit. Ad oggi, infatti, sono oltre 60 le imprese che hanno aderito all’Agenda, in aggiunta a 300 enti non profit.

 

  1. Il progetto Da adesso in poi, con la regia dell’Associazione Rubens di Torino, propone azioni a supporto della genitorialità, ma anche attività ludiche e di svago. La composizione del partenariato e la previsione di supporti adeguati renderanno le attività fruibili anche da famiglie di migranti.
  2. Sguardi al futuro, con capofila la Fondazione Time2, amplierà l’applicazione e la fruizione dell’Officina della Vita indipendente, avviata dall’Università di Torino, estendendo la tipologia di attività previste e raggiungendo ulteriori territori e beneficiari. Trasversale a tutte le azioni progettuali è il coinvolgimento di dipendenti-volontari della Lavazza nell’ambito del programma di volontariato aziendale.
  3. AutOri, con capofila Angsa Biella, si focalizza sulla transizione alla vita adulta, supportando i nuclei familiari verso una maggiore consapevolezza dei talenti, delle caratteristiche e delle competenze delle persone con autismo. Il progetto affronta anche il tema dell’approccio al mondo del lavoro, prevedendo azioni di orientamento dei giovani e di preparazione del contesto aziendale ad accogliere lavoratori con disabilità.

 

Queste tre nuove sfide – annunciate al Convegno sull’Agenda della Disabilità che si è tenuto  alle OGR Torino – partiranno nel 2024 grazie al sostegno della Fondazione CRT.

 

L’Agenda della Disabilità promossa da Fondazione CRT e CPD sta alimentando ‘un’onda’ di buone idee e buone pratiche per una società realmente inclusiva: una nuova ‘disability culture’ che coinvolge in modo sempre più pervasivo anche il mondo delle imprese, accanto alle associazioni non profit e alle istituzioni pubbliche”, afferma il Segretario Generale della Fondazione CRT Andrea Varese.

 

“L’obiettivo principe dell’Agenda della Disabilità – dichiara Giovanni Ferrero, direttore della CPD – è fare incontrare il mondo non profit con il mondo profit, affinché insieme possano attuare un cambio di paradigma intorno al modo con cui ci si approccia al tema della disabilità. Il concorso di idee da cui sono stati selezionati i tre progetti vincitori e la creazione del DIR, ne sono la perfetta incarnazione. Di conseguenza sono queste le azioni che, tra le altre, porteremo avanti nel tempo in modo da elevare sempre di più il livello di impatto e di incisività delle persone con disabilità, sia dal punto di vista di progettazione del mondo non profit, sia e soprattutto dal punto di vista del mondo profit per quanto riguarda la creazione di una nuova cultura”.

 

Attorno all’Agenda si è sviluppato anche un nuovo progetto, frutto della collaborazione tra CPD e SAA: il DIR – Disability Inclusion Roadmap è un percorso rivolto alle imprese, chiamate a dotarsi progressivamente, a partire dal 2024, di un bilancio di sostenibilità, per migliorare il proprio impatto rispetto all’inclusione delle persone con disabilità. Si tratta di un questionario di autovalutazione che risponde a domande quali: quanto i prodotti/servizi dell’azienda sono for all? Quanto la comunicazione interna/esterna dell’impresa è inclusiva?

Quanto la cultura aziendale va oltre la compliancy? Quanto il welfare aziendale promuove e sostiene l’inclusività? Quanto le policy interne favoriscono l’inserimento di lavoratori con disabilità?

 

La Fondazione CRT e CPD hanno implementato l’Agenda con altre tre iniziative:

AgenData, un’apposita sezione sulla piattaforma www.agendadelladisabilita.it che riporta fonti statistiche, ricerche, approfondimenti sui temi della disabilità (25 le fonti informative ad oggi pubblicate);

il gioco di cooperazione Space Ability, che vede i giocatori coinvolti in un’avventura spaziale in cui, per vincere, bisogna lavorare insieme e fare in modo che tutti si sentano accolti e inclusi;

il vademecum Eventi per Tutti: una vera e propria bussola per l’accessibilità – intesa come politica strutturale e non accessoria – che fornisce indicazioni progettuali, gestionali e tecniche per l’organizzazione di concerti, fiere, manifestazioni, mostre, convegni, seminari pienamente inclusivi e accessibili per tutte le tipologie di pubblico.

 

www.agendadelladisabilita.it

 

Cremazione? Sì, forse, dipende

In una società in forte espansione (complessivamente sul pianeta siamo quasi 8 miliardi) il problema di seppellire i defunti diventa rilevante. Pensiamo soltanto a periodi di epidemie, durante i quali il numero di sepolture supera quello delle estumulazioni, che costringono a costruire (e, prima, progettare e reperire i fondi) nuovi luoghi di sepoltura.

La cremazione, l’interesse verso la quale è notevolmente aumentato negli ultimi due decenni, sembrerebbe essere la soluzione ottimale: minori spazi (una celletta ha dimensioni ridottissime rispetto al tradizionale feretro), l’urna non richiede esumazioni dopo un tot numero di anni (solitamente la concessione della celletta è di 99 anni, contro i 10-15 delle inumazioni ed i 50 delle tumulazioni).

Vi sono tuttavia due ordini di problemi.

Primo problema: perché la salma possa essere cremata occorre che tutti gli eredi siano d’accordo (è sufficiente che uno solo sia in disaccordo e non si può procedere) ragion per cui molti preferiscono affidare la loro volontà ad una Associazione apposita che, se dotata di personalità giuridica, agisce da esecutore testamentario (tizio aveva espresso la volontà di essere cremato, quindi si procederà in tal senso).

Secondo problema: la Chiesa cattolica, sebbene pochi ancora seguano le sue indicazioni, accetta la cremazione ma non la dispersione delle ceneri né, tantomeno, che queste vengano utilizzate per creare diamanti sintetici, souvenir ecc.

Riguardo la volontà testamentaria, come ho scritto, è sufficiente iscriversi alle apposite associazioni e il problema è risolto.

Per quanto riguarda il secondo problema la cosa si complica. La Congregazione per la dottrina della fede, cioè quell’ente vaticano che fino al 1965 si chiamava “Sant’Uffizio” e che mandò tanti oppositori alla graticola (Savonarola, Giovanna d’Arco, Giordano Bruno, Finnicella) oppure al confino (Galileo Galilei),nell’istruzione Ad resurgendum cum Christo ha stabilito che “Qualora per motivazioni legittime venga fatta la scelta della cremazione del cadavere, le ceneri del defunto devono essere conservate di regola in un luogo sacro, cioè nel cimitero o, se è il caso, in una chiesa o in un’area appositamente dedicata a tale scopo dalla competente autorità ecclesiastica.”

Ma ciò che maggiormente perplime è che nell’istruzione succitata è chiaramente indicato che “[..] per evitare ogni tipo di equivoco panteista, naturalista o nichilista non sia permessa la dispersione delle ceneri nell’aria, in terra o in acqua o in altro modo oppure la conversione delle ceneri cremate in ricordi commemorativi, in pezzi di gioielleria o in altri oggetti, tenendo presente che per tali modi di procedere non possono essere addotte le ragioni igieniche, sociali o economiche che possono motivare la scelta della cremazione. [..] Nel caso che il defunto avesse notoriamente disposto la cremazione e la dispersione in natura delle proprie ceneri per ragioni contrarie alla fede cristiana si devono negare le esequie, a norma del diritto”.

In altre parole, il sacerdote che venga a conoscenza dell’intenzione degli eredi di disperdere le ceneri nel roseto della rimembranza o nel mare o, semplicemente, di portare a casa l’urnetta cineraria (salvo “circostanze gravi ed eccezionali, dipendenti da condizioni culturali di carattere locale”) potrà rifiutarsi di celebrare il funerale religioso; per meglio inquadrare la situazione va ricordato che l’ex Sant’Uffizio riabilitò Galileo Galilei soltanto dopo circa 360 anni dalla condanna per eresia, 31 anni fa, quando ormai le sue tesi erano accettate da secoli dagli scienziati di tutto il mondo.

Il problema dello spazio, sempre più necessario per costruire nuovi luoghi di sepoltura, i costi richiesti agli eredi per la concessione di un loculo ed il rischio biologico sempre presente in una sepoltura, specie quando vi sia in corso una epidemia (peste, colera e covid insegnano) sono evidentemente sconosciuti in piazza del Sant’Uffizio al punto che non possono essere addotti come motivi per infrangere l’istruzione del 2016.

L’istruzione vaticana non pare toccare particolarmente i fedeli stante che le cremazioni sono aumentate nel 2022 del’1,22% rispetto all’anno precedente e sono in continua ascesa.

Quel che lascia maggiormente perplessi è che molte persone chiedono l’estrema unzione, la benedizione della salma, mettono questa in un feretro con sui lati il bassorilievo di San Pio, chiedono il funerale cattolico ma nascondono l’intenzione di disperdere le ceneri perché la Chiesa è contraria.

I farisei erano dilettanti al confronto.

Sergio Motta

E’ Natale: «Paghiamo gli stipendi»!

Sostenere la retribuzione mensile degli oltre 40 ragazzi con disabilità cognitive o di tipo autistico ai quali è stato dato un lavoro regolarmente retribuito: questo il risultato che l’impresa sociale ATT raggiungerà con Paghiamo gli stipendi. L’iniziativa è rivolta a giovani uomini e giovani donne tra i 20 e i 30 anni – dipendenti, tirocinanti o stagisti – che si occupano di distribuire merende durante gli intervalli nelle scuole del territorio.

Con “Paghiamo gli stipendi”, anche a Natale è possibile contribuire a un progetto in grado di restituire dignità a giovani adulti e di rendere il mondo più sostenibile. La sfida è ambiziosa, ma non certo impossibile: arrivare al traguardo delle mille persone desiderose di impegnarsi e garantire un’offerta mensile di almeno 10 euro. Il fine è nobile: raggiunto l’obiettivo, infatti, sarà possibile sostenere l’intero monte stipendi degli oltre 40 ragazzi con disabilità cognitive o di tipo autistico che proprio grazie all’impresa sociale ATT hanno un vero lavoro.

L’obiettivo della campagna Paghiamo gli stipendi è raccogliere liquidità per il pagamento degli stipendi dei ragazzi, fine al quale chiunque può contribuire con una donazione deducibile. I ragazzi imparano a mettersi in gioco e a superare così, è proprio il caso di dirlo, tutte le barriere verso una piena autonomia e realizzazione. Questo l’IBAN per le donazioni: IT05U0501801000000017073750.

«Anche una piccola cifra versata, con un bonifico ricorrente, il 27 di ogni mese può fare la differenza e siamo certi che in corrispondenza del Natale tante persone vorranno, con una donazione deducibile, contribuire a un progetto nel quale ogni singolo euro donato è destinato integralmente ai giovani con disabilità.» dichiara l’Amministratore dell’Impresa Sociale Carlo Maria Tresso. «Quello proposto da ATT è un percorso di vera crescita e di autentica autonomia, dal momento che i ragazzi imparano competenze professionali, gestionali e relazionali di livello. Siamo sicuri che saranno tante le persone che, convinte della bontà del progetto, decideranno di sostenerlo: da parte nostra, proviamo a stimolarne la generosità con questa sorta di sfida giocosa e con l’obiettivo di arrivare a quota mille sostenitori.»

L’impresa si occupa formare i giovani dal punto di vista professionale nel campo della preparazione alimenti e nella loro vendita e li aiuta in un percorso di crescita dell’autostima, della capacità di lavorare in gruppo, di maneggiare denaro, di relazionarsi con i clienti in modo allegro e positivo. Inoltre le scuole presso le quali i giovani di ATT vendono, durante l’intervallo, la merenda, hanno degli ulteriori benefici: gli alimenti distribuiti sono sostenibili dal punto di vista ambientale, sono di ottima qualità e proposti a prezzi contenuti.

ATT Srl è un’impresa sociale nata dalla volontà di un gruppo di amici determinati che si proponevano un obiettivo preciso, quello di garantire l’inclusione e la crescita personale dei ragazzi con autismo attraverso un’esperienza formativa nell’ambito della ristorazione. La storia dell’impresa è una storia di impegno e perseveranza che, grazie al coinvolgimento di numerosi istituti scolastici, ha dimostrato la capacità di sensibilizzazione oggi anche di tanti cittadini.

 

Vitamine Jazz Festival, la musica che cura

Domenica 3 dicembre, alle ore 16.45 al Teatro Juvarra di Torino, seconda edizione del Vitamine Jazz Festival,
curato da Raimondo Cesa, con una rappresentanza dei musicisti che volontariamente, da sei anni, donano la
loro arte nei reparti dell’Ospedale S. Anna per rispondere all’appello della Fondazione Medicina a Misura di
Donna.

Nel corso del concerto saranno rievocate le musiche che hanno caratterizzato “Vitamine Jazz”. Le sonorità
jazzistiche daranno il loro colore a motivi classici, mediterranei e sudamericani.
Le “Vitamine Jazz”, il più articolato, ampio e longevo programma al mondo di esecuzioni di jazz realizzate in
un ospedale, 370 dal 2017, sono riprese all’Ospedale Sant’Anna in presenza, per la settima stagione
consecutiva, a partire dal 15 novembre 2023.

Il programma si avvale di oltre 300 jazzisti di fama nazionale e internazionale che portano il benvenuto alla
vita nei reparti di maternità, accompagnano le cure oncologiche durante le chemioterapie e danno valore ai
tempi di attesa nelle sale d’aspetto e al pronto soccorso.
La diffusione delle “Vitamine Jazz” durante la pandemia è avvenuta tramite social e ha contato più di un
milione di visualizzazioni, annoverando anche molte utenze estere.
Il progetto, che si colloca nel percorso strategico sull’alleanza virtuosa tra “Cultura e Salute” varato dalla
Fondazione nel 2011, è stato valutato “benefico per le pazienti e per gli operatori sanitari, nel sistema delle
relazioni” nel corso dei focus group condotti da Catterina Seia, Responsabile progetto “Cultura e Salute” della
Fondazione, insieme ai ricercatori di Pier Luigi Sacco, Economista della Cultura, con infermieri e medici
esposti ogni giorno alla sofferenza.
Le donazioni ricevute saranno destinate ai progetti di ricerca, prevenzione e cura delle disabilità invisibili
della donna, tra cui l’endometriosi e le cefalee, uno degli assi di impegno della Fondazione Medicina a
Misura di Donna, che sostiene borse di ricerca e servizi di medicina integrativa.
Per informazioni e prenotazioni: eventi.fondazionemamdmail.com, 339.4307283 e 335.1320634
Donazione minima 25 euro.

Modalità di versamento:
▪ link (https://aderenti.medicinamisuradidonna.it/donazione/vitamine-jazz-festival/),
▪ QR code
▪ bonifico (IBAN IT64 G030 6909 60610000 0062 768 Intesa San Paolo. Causale: Concerto di Natale)

La rivolta delle immagini: quando l’arte si fa attivista

Schierati per la parità di genere, emergenza climatica e uguaglianza sociale

È ricomparsa.
La bella Venere botticelliana sta di nuovo facendo un giro del web, adesso in gradita compagnia di altri emblematici volti angelici, tra cui La ragazza con lorecchino di perladi Vermeer, lautoritratto di Frida Khalo e la Marylin Monroedi Andy Warhol.
Lultima volta che la dea aveva momentaneamente lasciato la sua conchiglia era stato per travestirsi da influencer, e, forse un poscocciata dalla monotonia delle coste di Zante, aveva deciso di prendersi una vacanza al grido del glamour e della mondanità.
Spogliata dellintrinseco valore culturale, ora la sorridente figlia della spuma del mare di Cipro si riappropria della preziosità storico-artistica che la contraddistingue e scende in campo nuda e cruda, ammutolendo le masse attraverso lesternazione estetica e visiva della realtà dei fatti.
Venere sostiene lo sguardo degli spettatori attraverso la grazia magnetica dei lineamenti sinuosi, nuovamente rimaneggiata, Afrodite ora si mostra tumefatta, con il volto deturpato e segnato da lividi, gli stessi che si possono notare sulle fattezze delle altre sette fascinose opere darte facenti parte dellinstallazione artistica realizzata dal Comune di Gazzo, in provincia di Padova, titolata Ogni donna è unopera darte; non sfregiarla, rispettala!, realizzata per celebrare il 25 Novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Ad ulteriore supporto dellopera, viene realizzato uno spot pubblicitario riguardante la violenza domestica, in cui una Gioconda sfregiata torna pian piano allantico splendore grazie allaiuto di una persona che la ripulisce dalle sofferte ferite.
In questo caso ben quattro secoli di pittura vengono scomodati, modificati e digitalizzati per riflettere sulla sempre più preoccupante questione della violenza di genere: ogni opera deturpata rievoca le tante mogli, madri, figlie e sorelle che ogni giorno sono costrette a subire violenza in tutte le sue sfaccettature: da quella fisica a quella psicologica e economica.(Ritratti di donne deturpati da lividi: così larte dice no alla violenza, articolo a cura di Paola Pilotti).
Linstallazione padovana non è certo un unicumnella storia contemporanea, infatti mai come in questultimo periodo larte si trova invischiata in proteste socio-politiche, sia quando si tratta di rielaborazioni grafiche, sia quando latto del contestatorecoinvolge le opere concretamente.
Si pensi ad esempio alla quantità di immagini di sculture o quadri rimaneggiati digitalmente circolano sul web con lo scopo di far riflettere la gente, o alle rivisitazioni decontestualizzate, come ad esempio Il baciodi Tvboy, attualizzazione ai tempi del COVID dellomonima opera di Hayez, fino ad arrivare alle azioni tangibili degli attivisti che agiscono direttamente sullopera, talvolta con la cognizione di preservare il bene culturale, talvolta con la volontà di deturparlo o distruggerlo.
Larte è simbolo, larte è mezzo di comunicazione, larte è rappresentazione, larte è ideale.
Essa serve a scuotere gli animi, è impiegata per ponderare concetti alti quali la bellezza, larmonia, la sensibilità dellanimo, ma luomo se ne può avvalere anche per gridare dissenso quando i diritti dei cittadini non sono rispettati.
Gli artisti da sempre svolgono un ruolo attivo allinterno della società civile, attraverso i loro elaborati offrono contributi essenziali per riflettere su sofferenze, guerre e momenti di difficoltà condivisa, essi portano a maturazione un sentimento privato e collettivo al tempo stesso attraverso unistintiva urgenza espressiva che sfocia nella responsabilità sociale.

Ecco perché il valore delloggetto artistico non risiede esclusivamente- nella connotazione estetica, bensì nella sua funzione civica, educativa, storica e pedagogica, poiché esso è capace di trasformare la cronaca in Storia.
I primi dunque ad utilizzare larte per cercare di far scaturire reazioni nelle persone sono gli artefici stessi, un esempio per tutti: Ai Weiwei. Artista totalecinese, designer, attivista, architetto, regista e gestore per alcuni anni di un blog di pagine autobiografiche e discorsi poetici, lui stesso parla chiaramente del suo operato: Non separo mai la mia arte dalle altre mie attività. C’è un impatto politico nelle mie opere e non smetto mai di essere artista quando mi occupo di diritti umani. Tutto è arte, tutto è politica.
Altri artisti-intellettuali, inscrivibili nel movimento definibile come Artivismo(neologismo utilizzato a partire dal 1997 e derivante dallinglese Artivism), che prediligono limpegno politico al semplice fare arte sono ad esempio Banksy, Anselm Kiefer, Maurizio Cattelan, Björk se si parla di musica, Gianfranco Rosi per quel che riguarda il cinema, fino ai fumetti di Zerocalcare. Non da meno è ancora il lavoro di Iena Cruz (Federico Massa), interessato alla realizzazione di murales con particolari vernici colorate capaci di intrappolare gli agenti inquinanti, come lo smog, contribuendo così a ripulire laria circostante e partecipando in prima linea alla risoluzione della problematica dellinquinamento e dellallerta climatica.
Vi sono poi i profanidellarte, gente più o meno esperta del settore che tuttavia ne riconosce il valore intrinseco e utilizza loggetto darte come mezzo per mandare un messaggio alla comunità.
Rientrano in questa categoria ad esempio i manifestanti per la parità di diritti di cui ancora oggi non tutti godono. La questione ha interessato in particolare gli Stati Uniti con il movimento Black Lives Matter, scaturito dalla vergognosa morte di George Floyd, tragico avvenimento che ha aperto un acceso dibattito culturale sul tema del razzismo. A seguito di queste proteste alcune statue commemorative di importanti figure storiche quali Cristoforo Colombo, Montanelli, Jefferson Davis, o il generale Robert Lee sono state rovinate o addirittura distrutte. Dalla cronaca si è passati ad un piano più ampio e concettuale che ha portato numerosi manifestanti a vandalizzare alcune opere darte intese dalla mentalità comune come simboli e icone di una tradizione razzista ancora vincolata a richiami di unideologia suprematista. La denuncia sociale necessita talvolta, per farsi sentire fino alle alte sfere, unazione forte e netta: la distruzione effettiva del simbolo, la dissoluzione dellarte che rappresenta quella storia.
È il finale auspicato anche da Alan Moore nel suo capolavoro illustrato da David Lloyd, V for Vendetta: lesplosione dello storico palazzo del Parlamento inglese come simbolo della vittoria contro un regime corrotto e totalitario.
Distruggere un bene culturale per distruggere unideologia, può essere giusto o eccessivo:ai posteri lardua sentenza.
Ancora inscrivibili in questa categoria sono i moderni eco-attivisti, particolarmente suscettibili alle questioni climatiche, si pensi ai gruppi Just Stop Oil, Extinction Rebellion, nonché laggregazione italiana Ultima Generazione. Si tratta di giovani se non del tutto giusti, quasi niente sbagliati” –parafrasando De André– che per sobillare gli animi lanciano cibaglie sui quadri esposti nei musei o si incollano ai vetri protettivi dei capolavori del passato. Tanto si è dibattuto su questo peculiare modo di manifestare, lopinione pubblica si dimostra assai sensibile al riguardo, concentrando tuttavia lattenzione sullazione e non sul significato di tale agire, finendo con lo sminuire leffettiva intenzione dei manifestanti. Tutto è iniziato il 29 maggio deL2022 al Louvre di Parigi, con limbrattamento del sorriso più conosciuto della storia dellarte, quello di Lisa Gherardini, meglio nota come Monnalisao Gioconda. Il dipinto viene preso di mira non solo perché conosciuto in tutto il mondo, ma per una motivazione decisamente più sottile e concettuale: gli attivisti ritengono Leonardo da Vinci come una sorta di loro precursore, in quanto egli è stato il primo acuto osservatore della natura e studioso meticoloso dei fenomeni naturali; lartista, con occhio scientifico e meticoloso, proponeva nei suoi lavori anche nellenigmatica Gioconda- la riproduzione di paesaggi realistici soggetti alle variazioni climatiche che egli osservava con costanza; con il medesimo zelo gli attivisti climatici osservano come faceva Leonardo- la natura che ci circonda, ne notano i drammatici cambiamenti e cercano di farli notare alla comunità.

Lopera rinascimentale è stata la prima ad aprire la strada a questo particolare sistema di protesta, in seguito molti altri capolavori sono stati colpiti-nel vero senso del termine- quali The Hay Waindi John Constable, La Primaveradi Botticelli, I girasolidi Vincent Van Gogh, Il pagliaiodi Monet, senza contare poi gli incatenamenti alla struttura che sostiene la scultura Forme uniche della continuità nello spaziodi Umberto Boccioni o ancora il presidio di tre giorni nella Cappella degli Scrovegni a Padova.
Per chi volesse ascoltare, i membri stessi di questi gruppi spiegano chiaramente il loro intento: Il nostro non è vandalismo, ma il grido di allarme di cittadini disperati che non si rassegnano ad andare incontro alla distruzione del Pianeta e, con esso, della propria vitae ancora: non ce ne faremo nulla dellarte e dei capolavori su un pianeta che brucia. Servirà a poco la bellezza quando non avremo acqua né cibo.
Tutto sta divenendo più complicato, anche comprendere larte, tanto più se si tratta di arte socialmente impegnata, o capire gli intenti dei nuovi manifestanti. Lideologia novecentesca della politica, delle problematiche sociali e civili, lascia ormai spazio ad un attivismo globaleostico da comprendere poiché intrinsecamente collegato a fenomeni di sensibilità diffusa, pulsioni e urgenze condivise su larga scala. Inoltre è ormai necessario fare i conti con il dilagare della spettacolarizzazione del mondo, così come denuncia Vincenzo Trione, nel suo ultimo libro Artivismo, edito Einaudi: Gli scenari più drammatici del nostro tempo, spesso, non evocano più choc, né rischi e neanche timori, esistono soprattutto come proiezioni, schermi, simulacri, spettacoli a oltranza, fatti di immagini prodotte dai media.
In questo periodo di profondo cambiamento, a modificarsi è soprattutto la comunicazione, pare soprattutto quella dei giovani. La dimensione virtuale dilaga a trecentosessanta gradi, tant’è che ormai pensare ad una vita priva della dimensione digitale è del tutto impossibile oltre che anacronistico, i social sono mezzo obbligato per dichiarare pensieri, sentimenti e bisogni, sia privati che pubblici, persino le notizie sono fruibili sulle pagine web prima ancora che attraverso i telegiornali.
Eppure, mentre il doppio tecnologico di noi stessi dilaga come il Nulla ne La storia infinita, alcuni elementi utili per salvare la nostra Fantàsia” permangono: la voglia di giustizia e parità, il sogno di un mondo migliore e larte, in tutte le sue sfaccettature.
Daltronde, dopo aver vinto i mondiali del 2006 tutti gli italiani cantavano di volere indietro la nostraGioconda, riconoscendone con felice ironia il valore inestimabile.
Ecco, ora che bene o male tutti sappiamo che larte è importante, non ci rimane che capire quanto sia importante studiarla e tramandarla alle generazioni successive, imparando anche ad usarlanon a sproposito.

 

ALESSIA CAGNOTTO

 

 

 

 

‘La luce oltre l’estate’, percorsi dell’Educatorio della Provvidenza

‘La luce oltre l’estate’. Questo il titolo splendidamente evocativo dato ai percorsi di inserimento  di bambini e ragazzi disabili nei centri estivi per la prossima estate, che coinvolge la Fondazione Educatorio della Provvidenza e gli Amici dell’Educatorio della Provvidenza.

Secondo recenti dati Istat bambini e ragazzi disabili sono in aumento.  Nell‘anno scolastico 2021/2022 c’è stato un incremento del 5% degli alunni con disabilità rispetto al biennio precedente. Riguardo ai tipi di disabilità, secondo  l’ASS.Con i Bambini, nell’anno scolastico 2018/2019, dei 284 mila alunni disabili ( 3,3% del totale degli iscritti) l’1,5% aveva una disabilità di tipo visivo, il 2,1% di tipo uditivo, il 96,4% di tipo psicofisico dalle molte e diverse fragilità riconosciute.

L’inserimento nelle scuole è ancora carente. Solo il 2%è  attrezzato con tutti gli ausili sensopercettivi per gli alunni disabili sensoriali, impedendo ad una rilevante parte di loro l’accessibilità ai luoghi istituzionali dell’apprendere.

I problemi dei ragazzi disabili investono anche ambiti extrascolastici, in particolare la loro qualità della vita nel periodo estivo poiché troppo sovente viene loro negata la possibilità di partecipare a un centro estivo, fondamentale per il loro benessere, ma anche per l’organizzazione dei genitori e per la loro gestione quotidiana.

Il progetto si sviluppa  a livello sistemico in iniziative che “limitino ogni tipologia di povertà dei minori con disabilità e delle loro famiglie”, proponendo azioni capaci di garantire una vita inclusiva.

Si vuole offrire supporto e risorse per soddisfare le “esigenze educative speciali” contrastando “povertà educativa” in cui idisabili molto sovente incorrono più facilmente per difficoltà di accesso ai servizi e maggiore esposizione economica. Si vuole con questo progetto l’inserimento dei bambini con disabilità di “età 6/13”nel Centro Estivo Inclusivo gestito dalla Fondazione Educatorio della Provvidenza, garantendo alta qualità per la presa in  carico in un  contesto accogliente, adeguato alle loro necessità,  seguiti da operatori specificatamente formati. Gli operatori del centro saranno formati attraverso un processo di 30 ore per acquisire elementi teorici e strategie operative necessarie per relazionarsi con i bambini disabili.

Il progetto modifica il paradigma per cui l’interazione bambini disabili/normodotati giovi solo ai primi dimostrando che, con un “modello di empowerment” e “uguaglianza opportunità “ si ottiene un apprendimento reciproco. I coetanei normodotati acquisiranno importanti lezioni di vita come empatia, accettazione e capacità di valorizzazione delle piccole vittorie.

Il progetto si articola in sette fasi: costituzione del comitato scientifico,  colloqui per individuare educatori per il centro, formazione gratuita degli educatori, coordinamento tra le diverse associazioni,  verifica del comitato scientifico sulle richieste  ecolloqui con i genitori,  progettazione di attività educative, culturali, ludiche e sportive, ricerca con i partecipanti del Centro, disabili e non, loro genitori, e anche non partecipanti di Associazioni di disabili, dei problemi incontrati nella quotidianità e raccolta di proposte per risolverle.

Il progetto è frutto della collaborazione tra : Associazione Amici dell’Educatorio odv ets, Fondazione Educatorio della Provvidenza ets, CPD Consulta perle Persone in Difficoltà odv ets, A.P.R.I servizi onlus, Associazione Pro Retinopatici e Ipovedenti, A.L.I.Ce PIEMONTE Onlus -Associazione Lotta Ictus Cerebrale,  FIDAPA BPW Distretto Nord Ovest Sezione Torino Val di Susa, Saa School of Management, Circoscrizioni 1,23,45,6,7,8; Comune di Sangano, VolTo Centro Servizi per il Volontariato della Provincia di Torino, è con il contributo della Regione Piemonte.

 

Mara Martellotta

La “sfida digitale”: Flixbus e Parkingmycar ospiti di LibeRI!

La trasformazione che la digitalizzazione ha apportato al mondo odierno è la più grande sfida lanciata dalla Rivoluzione Industriale. Essa è stata in grado di apportare un cambiamento che non è solo tecnico, ma è un vero ripensamento della struttura organica della società e della sua identità culturale. Le aziende ed industrie, nel corso degli anni, hanno dovuto inevitabilmente adattare le loro strategie a processi sempre più tech per essere in grado di garantire servizi e prodotti al passo con i tempi. Di questa modernissima sfida ne conoscono sfumature, difficoltà e dettagli i giovani imprenditori del mondo delle startup digitali, Manuele Caldarella e Mattia El Aouak, ospiti dell’incontro la “Sfida Digitale” che si è tenuto sabato 25 novembre presso la sede di Euroedizioni in Via Osasco 62 a Torino curato e presentato dall’Avv. Stefano Callà.

Tante le questioni dibattute mettendo a confronto le due diverse realtà da cui provengono i due imprenditori. Caldarella è Haed of Busness Development di Flixbus Italia, mentre El Aouak è CEO e Founder di ParkingMycar.

Qual è stato il percorso che vi ha portato a ricoprire le vostre attuali posizioni lavorative?

Caldarella: dopo la laurea in ingegneria civile ho avuto molte esperienze diverse nel mio ambito di competenza oltre a quello della ricerca. Nel momento decisivo della mia carriera ho però deciso di intraprendere la strada meno “sicura”: una posizione da stagista in una start-up come Flixbus. Ad oggi, dopo vari periodi spesi all’estero, sono tornato a vivere a Milano dove ricopro il ruolo di responsabile di quello stesso team in cui 7 anni fa ero entrato come stagista. El Aouak: dopo una prima fase della mia vita in cui mi volevo dedicare al mondo calcistico, ho scelto di fare imprenditoria senza avere pregresse esperienze. La determinazione mi ha portato ad aprire 4 aziende in varie parti del mondo e in settori merceologici diversi, fino ad approdare definitivamente a ParkingMycar. Sono stato sempre spinto da una forte passione che ha da sempre ha motivato il mio percorso.

Provenite da due realtà diverse ma simili per innovazione e cura dell’aspetto digitale. Come descrivereste le vostre realtà aziendali?

Caldarella: Il modello di business di Flixbus si basa su una gestione logistica dell’intera infrastruttura. Abbiamo voluto garantire al consumatore una nuova esperienza di viaggio attraverso un mezzo che da sempre è stato sottovalutato ovvero l’autobus. Dopo molte difficoltà, ad oggi, siamo in più di 40 paesi nel mondo e garantiamo 5000 destinazioni per mezzo di 4000 bus e 15 treni su rotaia (solo in Germania e Svezia). La nostra mentalità è sempre più green tanto da aver raggiunto un risparmio di oltre 400.000,00 tonnellate di CO2 proprio per mezzo delle innovative modalità di viaggio che offriamo. La tecnologia è stata da sempre parte del nostro progetto trasformativo. El Aouak: Dal punto di vista operativo stiamo crescendo e a Torino, per esempio, siamo una realtà consolidata con i parcheggi garantiti in quasi tutte le zone della città, oltre che nell’aerea aeroportuale. Arriveremo presto anche nelle strisce blu. L’avanzamento tecnologico è stato essenziale per il nostro sviluppo e la nostra crescita. La nostra azienda è formata da persone che credono fortemente nel progetto su cui stiamo investendo. Potrei dire che la fiducia che si è creata tra i nostro collaboratori è alla base stessa dell’azienda.

L’Italia sembra però essere un Paese in cui solo la piccola impresa riesca a fare davvero successo. Come sono stati recepiti i vostri progetti sul territorio nazionale?

Caldarella: Flixbus è un’azienda tedesca e affermasi nel paese ospitante non è stato facile. Inizialmente gli ostacoli erano moltissimi, anche quando si voleva lavorare con le imprese locali. Talvolta abbiamo realmente lottato per sopravvivere, ma una volta che è stata compresa l’importanza del progetto, abbiamo sviluppato un’ottima rete di collaborazione con le imprese locali. Le stesse, grazie alla partnership stretta con Flixbus, hanno avuto la possibilità di entrare in mercati a cui diversamente avrebbero avuto accesso. El Aouak: Anche se la mia idea andrà contro il pensiero generale, fare start up in Italia è stata un’esperienza positiva e stimolante. Nelle classifiche europee il nostro Paese è ancora considerato uno dei migliori in cui far partire un progetto di questo tipo.

LibeRI!, grazie ad un dibattito chiaro ed efficace, offre di nuovo al pubblico l’opportunità di capire il mondo che ci circonda portando al pubblico la testimonianza diretta di due realtà aziendali moderne e tecnologiche che vedono nella digitalizzazione l’unico modo efficace di fare impresa. E l’epilogo di questo dibattito ci insegna che “non c’è alternativa alla trasformazione digitale. Le aziende visionarie si ritaglieranno nuove opzioni strategiche – quelle che non si adattano falliranno”.

VALERIA ROMBOLA’

“Mi fai una storia?” Festival di Scrittura, Lettura e Ascolto 0 – 6 anni

Alla “Biblioteca Archimede” di Settimo Torinese. Sabato 2 e domenica 3 dicembre

Settimo Torinese (Torino)

Il progetto è coraggioso, ma molto stimolante: un nuovo “Festival di Scrittura, Lettura e Ascolto” pensato per bimbi piccolissimi, dagli 0 ai 6 anni. E sì, perché, come sostengono gli organizzatori (supportati da un gran fior fiore di educatori), l’iniziativa risponde proprio ad un’esigenza del bambino e a un comportamento al quale andrebbe abituato fin dai primi mesi di vita: leggere con i propri genitori ascoltando la loro voce, seguendo ed interpretando i disegni, commentando gli spunti offerti dalle pagine. Bello il titolo – “Mi fai una storia?” – domanda spesso così formulata dai più piccoli ai “grandi” ed ispirato a un libro, edito dall’ editrice torinese “Il leone verde”, della scrittrice per bambini (Premio “Nati per leggere” 2018), la romagnola Elisa Mazzoli. Alla sua primissima edizione, il Festival é in programma sabato 2 e domenica 3 dicembre negli spazi della “Biblioteca Archimede” di Settimo Torinese, in piazza Campidoglio 50.

E’ completamente gratuito ed è organizzato – all’interno del progetto “Lo scrittore, il libro, il lettore” della “Federazione Unitaria Italiana Scrittori (Fuis)” – dall’Associazione “Il bambino naturale” in partnership con “Il leone verde Edizioni” e con la collaborazione della “Biblioteca Civica Multimediale Archimede”, della “Fondazione ECMEducazione Continua in Medicina”“Nati per Leggere Piemonte” e dell’ “Associazione Palaver” (dedicata “alla genitorialità desiderata, vissuta e perduta”), con il patrocinio della Città di Settimo Torinese. Decisamente importanti le cifre: in due giorni, il festival prevede qualcosa come 27 appuntamenti: da un lato, una serie di incontri, letture, laboratori per famiglie e bambini (che, per necessità, è necessario prenotare www.mifaiunastoria.it), insieme a scrittori edesperti provenienti a Settimo da tutta Italia. Dall’altra, una serie di conferenze (in contemporanea) pensate per i genitori ma anche per insegnanti, educatori, nonni, per approfondire meglio il grande mondo della lettura con i bimbi e tutta una serie di aspetti a essa collegati.

“La ‘Biblioteca Archimede’ – dice la sindaca di Settimo Torinese, Elena Piastra si conferma un polo di formazione e cultura di eccellenza, soprattutto nell’ambito della promozione alla lettura e il Festival rappresenta una delle più importanti esperienze di settore a livello nazionale, che unisce operatori della cultura, professionisti dell’editoria e naturalmente le famiglie. È un orgoglio ospitarlo nella nostra Città, che ha investito moltissimo in questo settore e continuerà a farlo.

Particolare attenzione sarà riservata al pensiero di Maria Montessori, tenendo ben presente “il contesto della lettura – specificano gli organizzatori – che è ascolto e osservazione, ma che si compone anche di esperienze di benessere più generale che il bambino percepisce in modo immediato e che richiedono cura non solo nel preparare l’ambiente dedicato, ma anche nell’attuare comportamenti e modalità che appartengono a quell’ambiente psichico che, come affermava la pedagogista, nutre lo spirito del bambino”.

Non mancherà, infine, la “musica”, perché l’“ascolto” è anche “musica”: é quindi previsto che alcuni incontri saranno accompagnati dal canto, dalla lettura ad alta voce tramite “parole musicate” o ad “esperienze musicali” da poter condividere fra famiglie e bambini.

Per info sul programma dettagliato e prenotazioni: “Biblioteca Civica Multimediale Archimede”, piazza Campidoglio 50, Settimo Torinese (Torino); tel. 011/8028724 o www.mifaiunastoria.it

g.m.

Nelle foto:

–       Immagine guida Festival

–       Elisa Mazzoli, Ph. Marco Foglia

–       Spettacolo “Associazione Teatrulla”

–       Irene Greco, ex-libraia, scrittrice, formatrice ed ideatrice del progetto

Con ‘Icona Callas’ l’Università di Torino si apre alla cittadinanza nel progetto UniVerso

Il mito di Maria Callas rivive nel programma di eventi promossi dall’Università degli Studi di Torino per i cento anni dalla suanascita, dal titolo “Icona Callas”, presentati lunedì 20 novembre scorso.

Si tratta di un palinsesto di iniziative organizzato dall’Università degli Studi di Torino nell’ambito del progetto UniVerso, che partirà il 6 dicembre prossimo per animare il palazzo del Rettoratoe altre location cittadine, con mostre, proiezioni, concerti, masterclass e un convegno internazionale di studi. Il tutto realizzato in collaborazione con Fondazione Teatro Regio di Torino, Archivio Storico Ricordi, Archivio Intesa San Paolo e Gallerie d’Italia, Marina Abramovic Institute,  Museo Nazionale del Cinema, Conservatorio Statale di Musica Giuseppe Verdi di Torino, Ono Arte,  Fondazione Ellenica di Cultura e con il patrocinio di Regione Piemonte,  Città di Torino, Città Metropolitana di Torino, Accademia Albertina di Belle Arti, Consulta Universitaria del Cinema, Fondazione Zeffirelli e con il supporto di Fondazione CRT.

Il programma “Icona Callas” sarà aperto da alcune masterclass, la prima delle quali il 6 dicembre prossimo con la fumettista e illustratrice Vanna Vinci che, per Feltrinelli Comics, ha pubblicato la graphic novel ‘Io sono Maria Callas’, una biografia per immagini in cui il soprano è al contempo un personaggio da tragedia greca e una superstar. Il 7 dicembre Mario Riberi, docente di Storia del Diritto Medievale e Moderno all’Università di Torino, indagherà il rapporto tra diritto e opera lirica. L’11 dicembre prossimo Pierluigi Ledda, direttore dell’Archivio Storico Ricordi, condurrà il pubblico nell’esplorazione della Medea di Cherubini, un disco leggendario che sancì l’ingresso di casa Ricordi nel mondo della discografia come Dischi Ricordi, etichetta che pochi anni dopo avrebbe dato vita al fenomeno dei “cantautori”.

II 12 dicembre verrà indagato il rapporto tra Maria Callas e quella che era conosciuta come la sarta della soprano, Elvira Leonardi Bouyeure (1906-1999), in arte Biki. A farlo la docente di Storia della moda dell’Università di Bologna Simona Segre Reinach.

II 14 dicembre l’autore del libro Maria Callas, Alberto Bentoglio, illustrerà il profilo del soprano come cantante-attrice, nelle relazioni con i registi con cui ha lavorato.

Non mancherà la rassegna cinematografica,  dall’8 all’11 dicembre, in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema dal titolo “Maria Callas e il cinema”. Verranno proiettati al cinema Massimo in via Verdi 18 la Medea di Pier Paolo Pasolini, Maria by Callas, “In her own words” di Tom Volf, “Callas forever”di Franco Zeffirelli e “Callas assoluta” di Philippe Kohly.

L’8 dicembre al Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino si terrà il recital intitolato “100 +1: Maria Callas e Irene Papas”, ideato  e prodotto da Maria Mitsopoulou, per la regia di NIkaito Kontouri, che pone in relazione il percorso artistico di Maria Callas con quello di Irene Papas, altra icona della cultura greca del  Novecento, scomparsa lo scorso anno.

Quattro mostre inedite inaugureranno il 17 dicembre al palazzo del Rettorato, capaci di esplorare la figura di Maria Callas, attraversando diversi linguaggi. Saranno presenti dieciingrandimenti scenografici  che vestiranno il cortile del Rettorato per la  mostra fotografica “Maria Callas fuori dal palco. Ritratti dall’archivio Publifoto Intesa Sanpaolo”. Verrà poi allestito il nuovo spazio espositivo dall’Ateneo intitolato galleria di UniVerso  che ospiterà l’installazione video “Seven Deaths” di Marina Abramovic. Nella Sala Athenaeum, si terrà  una mostra in collaborazione con l’Archivio storico Ricordi dal titolo “Callas-Medea. Storia di un disco”, un percorso espositivo che ricostruisce la vicenda di un disco leggendario, Medea, attraverso preziosi materiali originali dell’epoca per la prima volta in mostra. Nellesale storiche della biblioteca Graf saranno esposte 25 tavole originali realizzate dalla fumettista Vanna Vinci, per la sua graphic novel “Io sono Maria Callas”. Da lunedì 18 a mercoledì 20 dicembre, al Teatro Regio, nell’Aula Magna della Cavallerizza Reale e poi in quella del Rettorato, si riuniranno più di sessanta studiosi italiani e stranieri, che si confronteranno nel convegno internazionale “Maria Callas at 100: Opera, Celebrity, Myth”, per affrontare in una prospettiva multidisciplinare e transmediale la figura di Maria Callas, una personalità d’artista che ha segnato la storia dell’opera, ma anche più in generale l’immaginario, divenendo una vera e propria icona del ‘900.

Il convegno si aprirà domenica 17 dicembre alle ore 17:00 nell’Aula Magna della Cavallerizza Reale, con una tavola rotonda dedicata ai grandi archivi in cui sono raccolti importanti documenti che raccontano la figura di Maria Callas da diverse prospettive. Gli interventi previsti sono di Pierluigi Ledda (Archivio Storico Ricordi), Simona Segre Reinach (Archivio Biki), Barbara Costa (Archivio Publifoto), Caterina d’Amico (Fondazione Zeffirelli) e Simone Solinas (Archivio Storico Editoriale Teatro Regio di Torino).

“Con il progetto ‘Icona Callas’ – ha dichiarato il Rettore dell’Università di Torino Stefano Geuna – il nostro programma di eventi culturali UniVerso dimostra di voler investire con sempre maggiore impatto l’obiettivo di aprire spazi universitari alla cittadinanza, e di contribuire da protagonista al potenziamento dell’offerta culturale del territorio. UniVerso è stato inaugurato nel 2021 e ha intrapreso un percorso guidato dall’idea di mettere in rete quel capitale di conoscenza che è la più grande risorsa strategica dell’Università, connettendola al fianco al più ampio sistema culturale di Torino e del Piemonte. Questo progetto nuovo e articolato è dedicato a un’artista che ha segnato il ‘900 e che ha un rapporto privilegiato con la nostra città, ed è una straordinaria dimostrazione dell’alto valore pubblico della divulgazione culturale. In un momento storico nel quale c’è molto da riaffermare il significato di ciò che è e che deve essere pubblico, anche grazie a ‘Icona Callas’, ognuno potrà fare esperienza dell’Università come spazio aperto per fruire di una proposta culturale di livello internazionale. Quale immagine migliore, quella di Callas, per rappresentare il pubblico come bene di tutti e alla portata di ognuno. Lei, che ha scritto le pagine più alte del melodramma, e che è stata a sua volta ‘melodramma’.”

“Il programma di eventi dedicati a Maria Callas nel centenario della nascita, ideati da UniVerso Università di Torino – ha dichiarato la Prorettrice dell’Università di Torino Giulia Carluccio – propone un percorso multidisciplinare e trasversale che intende offrire un ritratto sfaccettato di una delle più potenti icone del ‘900, ma anche evidenziare l’impatto che la grande artista continua ad avere nella cultura contemporanea. Attraverso diversi format, e con la preziosa collaborazione di numerose istituzioni culturali, con ‘Icona Callas’ UniVerso realizza un vero e proprio festival in cui esposizioni, performance, incontri e proiezioni si integrano con l’importante occasione di studio costituita dal convegno internazionale ‘Callas at 100’, in cui circa sessanta relatori e relatrici interverranno da diverse prospettive disciplinari per ricostruire l’arte, la vita e il mito di Maria Callas”.

“Due debutti diversissimi fra loro e in due fasi differenti della vita dell’artista – ha precisato il Sovrintendente del Teatro Regio Mathieu Jouvin, ricordando che i due grandi debutti che la Callas realizzò per il Teatro Regio furono il primo nel 1948, quando in una delle sue prime presenze in Italia Maria Callas interpretò per la prima volta il ruolo di Aida sotto la direzione di Tullio Serafin. Il secondo debutto avvenne esattamente cinquant’anni fa, quando il Teatro Regio le affidò, prima e unica volta per lei, la regia dei ‘Vespri siciliani’ di Giuseppe Verdi, che inaugurarono il nuovo teatro progettato da Carlo Mollino – abbiamo ricordato questa storica produzione con un concerto speciale prima dell’estate e ora siamo molto felici di contribuire al programma di ‘Icona Callas’”.

“Il nostro patrimonio musicale ci permette di ripercorrere il processo creativo dei grandi capolavori del melodramma italiano, nonché le vicende di Casa Ricordi, un’industria culturale stratificata e complessa”, ha dichiarato Pierluigi Ledda, Direttore dell’archivio storico Ricordi. “È con Maria Callas nel disco ‘Medea’ che l’editore milanese ha avviato nel 1958 la propria etichetta discografica, quella ‘Dischi Ricordi’ che sarebbe diventata la ‘casa dei cantautori’. La collaborazione a ‘Icona Callas’ ci permetterà di analizzare e condividere l’importante progetto artistico ricostruendo l’intreccio di vite e professionalità che ne ha permesso la genesi e il ruolo fondamentale che ebbe la ‘Divina’ a determinarne il successo”.

“Fu Pier Paolo Pasolini a mostrare al cinema, sotto un diverso punto di vista, il grande talento scenico della soprano – ha dichiarato il Direttore del Museo Nazionale del Cinema Domenico De Gaetano.

“Medea, con cui sia apre la programmazione dei film al Cinema Massimo nei giorni del convegno è testimonianza della versatilità di Maria Callas e della sua forza interpretativa, che vengono descritte e esaminate in altri momenti topici della sua vita e della sua carriera”.

“Non credo esista uno studente di canto di un conservatorio italiano che inizi i suoi studi senza guardare al mito di Maria Callas – conclude il Direttore del Conservatorio Statale di Musica Giuseppe Verdi, Francesco Pennarola – un mito che, in quanto tale, porta con sé grande musica, successo e soprattutto sogni. Una voce come quella di Maria Callas, la sua presenza scenica e la capacità di calarsi nei personaggi che portava in scena, sono il più straordinario modello per ogni cantante, ma posso tranquillamente dire per ogni musicista che deve affrontare il pubblico in recital e concerti”.

 

Mara Martellotta

Giornata contro l’AIDS. Le iniziative della Città di Torino

Le attività di ‘Torino Fast Track Cities’

 

Come ogni anno dal 1988, il 1° dicembre ricorre la Giornata Mondiale di Lotta all’AIDS, una celebrazione per sensibilizzare e mantenere alta l’attenzione su un’emergenza di salute globale su cui l’informazione, la prevenzione e lo screening e i trattamenti sono sempre necessari.

In questa Giornata la Città di Torino ribadisce l’impegno sul tema dell’HIV-AIDS, promuovendo strategie e azioni per il raggiungimento degli obiettivi prefissati dalla Dichiarazione di Parigi che l’Amministrazione Comunale ha sottoscritto nel 2020 aderendo alla rete globale delle ‘Fast Track Cities’. L’iniziativa mira a mettere in rete città di tutto il mondo disponibili a condividere azioni locali per porre fine all’AIDS e ad altre epidemie entro il 2030.

La promozione della salute vede l’Amministrazione cittadina e l’Azienda Sanitaria Locale Città di Torino congiuntamente impegnate nella realizzazione di azioni e interventi in una molteplicità di ambiti, anche in collaborazione con il Terzo Settore. Città e ASL hanno pertanto avviato una progettualità specifica dedicata alla prevenzione delle Infezioni Sessualmente Trasmesse (IST) denominata ‘Torino Fast Track City’, coinvolgendo gli enti del Terzo settore attraverso gli strumenti della coprogrammazione e coprogettazione.

A partire da un Tavolo finalizzato alla lettura condivisa delle esigenze e dei bisogni della comunità, il percorso si è concluso con la sottoscrizione di un accordo di collaborazione tra la Città di Torino, l’Asl Città di Torino, e le associazioni locali Anlaids, Arcobaleno Aids, Casa Arcobaleno, Croce Rossa, Giobbe, Gruppo Abele, Lila Piemonte.

Come proprio contributo al progetto ‘Torino Fast Track City’, l’Amministrazione Comunale ha messo a disposizione gratuitamente uno spazio in via Mazzini 44E al piano terreno, dove avrà sede il ‘Check point’, in cui si svolgeranno attività di testing e promozione della salute sessuale, in particolare attraverso la realizzazione di testing HIV e Sifilide gratuiti. La struttura, che verrà inaugurata nelle prossime settimane, sarà operativa a partire dal 15 dicembre e, successivamente, sarà aperta il secondo venerdì di ogni mese con la presenza di personale delle associazioni e dell’Asl Città di Torino.

Saranno previste ulteriori aperture a cura delle associazioni. Vi si potrà accedere possibilmente in fasce orarie diverse da quelle di accesso dei servizi sanitari pubblici per intercettare una fascia di cittadine e cittadini che è più facile avvicinare in spazi non connotati come servizi sanitari.

Oltre al personale, l’Asl Città di Torino fornirà il materiale per l’esecuzione di 2mila test all’anno e il Centro Multidisciplinare per la Salute Sessuale (CeMuSS) attiverà percorsi ad accesso diretto per la presa in carico ed il follow up degli eventuali positivi in collaborazione con gli ambulatori dell’Ospedale Amedeo di Savoia.

Le associazioni si occuperanno delle attività che riguardano la gestione del ‘Check point’ e lo svolgimento degli screening relativi alle infezioni sessualmente trasmesse, il supporto e counseling per le cittadine e i cittadini eventualmente reattivi, la formazione e l’aggiornamento per i volontari coinvolti e il contrasto allo stigma e al minority stress.

Per celebrare la Giornata, il 1° dicembre la Città di Torino illuminerà la Mole Antonelliana con il nastro rosso, simbolo della lotta all’AIDS, e la scritta U=U che significa “Undetectable equals Untransmittable” (Non Rilevabile è uguale a Non Trasmissibile): una persona con HIV che segue una terapia antiretrovirale efficace e mantiene una carica virale non rilevabile non trasmette il virus ad altre persone, anche nei rapporti sessuali non protetti. Il medesimo slogan sarà ripreso nella campagna di comunicazione che parte negli stessi giorni.

Numerose le iniziative di Città, ASL Città di Torino e rete delle associazioni che hanno aderito a ‘Torino Fast Track City per la Giornata mondiale di lotta all’aids 2023, come da programma allegato.

Il Torino Film Festival, in collaborazione con l’assessorato ai Diritti e alle Pari opportunità della Città di Torino, dedicherà un momento di riflessione al tema della promozione di una cultura della salute, della prevenzione e dei diritti con un intervento di Laura Morante, attrice ospite del Festival con il film ‘Folle d’amore – Ada Merini’ di Roberto Faenza.

“La prossima inaugurazione del ‘Check point’ in uno spazio della Città è motivo di orgoglio per l’Amministrazione. L’auspicio è che questo nuovo servizio, realizzato grazie alla collaborazione con l’ASL e le organizzazioni del Terzo settore, possa incoraggiare un numero sempre maggiore di persone a fare il test. Il nostro impegno per la promozione della salute e la lotta contro lo stigma e i pregiudizi continua, e si manifesta anche attraverso gesti simbolici come l’illuminazione della Mole” ha sottolineato Jacopo Rosatelli, Assessore al Welfare, Diritti e Pari opportunità della Città di Torino.

“Alla luce dei recenti dati pubblicati dall’Istituto Superiore di Sanità, che confermano che le nuove diagnosi di HIV sono sempre più tardive, appare particolarmente importante l’accordo siglato oggi con la Città di Torino e con il coinvolgimento degli Enti del Terzo Settore, per offrire ai cittadini la possibilità di testarsi per l’HIV, anche al di fuori dei contesti classici e degli orari dei servizi sanitari” – ha dichiarato Carlo Picco Direttore Generale dell’ASL Città di Torino.

“Il Checkpoint, importante risultato della sinergia tra soggetti pubblici (Comune di Torino e ASL Città di Torino) e la rete associativa Fast Track City, oltre ad essere esempio di capacità di coprogettazione, sarà punto di riferimento fondamentale per la popolazione non solo per le specifiche attività di screening, alla base della battaglia contro l’HIV, ma anche per favorire la prevenzione e combattere la disinformazione che crea stigma, paure, pregiudizi. La CRI di Torino coglie l’occasione per ringraziare tutte le Associazioni della rete Fast Track City (Arcobaleno AIDS, Casa Arcobaleno, Associazione Giobbe, Lila Piemonte, Fondazione Gruppo Abele ed ANLAIDS Sezione Torino) per l’impegno e la dedizione dimostrata nel perseguire l’obiettivo comune” ha precisato Giuseppe Vernero Presidente Croce Rossa Italiana Comitato di Torino.